Prof. Cristina Antonini

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Prof.ssa CRISTINA ANTONINI
LA DECOLONIZZAZIONE E IL GUEVARISMO
Indice della relazione
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il legame con la storia dell’ottocento il processo di decolonizzazione
una speranza per i popoli oppressi: Ernesto Che Guevara
neocolonialismo e sottosviluppo.
1.
2.
3.
4.
5.
concetto di decolonizzazione
legame con il tema della guerra fredda
momenti salienti: documenti, fonti ecc.
la rivoluzione cubana e il guevarismo
il tema del neocolionalismo
Il concetto di decolonizzazione
Per poter parlare di decolonizzazione è opportuno fissare il concetto di colonialismo e
imperialismo così come lo conosciamo nel corso del XIX° secolo; con i due termini facciamo
riferimento al processo economico di conquista, da parte dei paesi ad economia capitalista, di
quelle zone del mondo che apparivano nella doppia veste di fornitrici di risorse e di possibili
mercati per merci obsolete nei paesi conquistatori.
Il riferimento storico in questo caso sono gli ultimi decenni del secolo scorso, quando si assiste al
consolidamento di alcune potenze economiche, non solo europee, grazie ad alcune trasformazioni
nella produzione e nella relazione tra finanza ed economia.
Mi riferisco al periodo della seconda rivoluzione industriale, caratterizzata dalla comparsa della
banca mista e nota come età dell’acciaio; in Europa paese protagonista fu la Germania, guidata al
tempo dal cancelliere Bismarck il quale piegò la politica diplomatica alle esigenze della politica
estera del paese da lui guidato. Obiettivo di Bismarck era il mantenimento di relazioni
diplomatiche che isolassero la Francia, inoltre suo principale interesse era che l’aggressività
reciproca dei paesi europei trovasse una via di sfogo altrove. A questo fine convocò due congressi a
Berlino, l’uno per dare sistemazione alla questione balcanica, l’altro – ed è quello che ci interessa
– per disciplinare la conquista europea a quelli che lui chiamava, con deformazione tipicamente
europea, territori vuoti. Grazie all’intervento di Bismarck il colonialismo, fenomeno che non si
era mai completamente esaurito, divenne un fatto di presenza militare, di confronto fuori dai
confini europei per tensioni politiche relative al ruolo in Europa dei diversi paesi. Qualsiasi
manuale di storia riporta le due cartine dell’Africa, l’una anteriore al 1884 l’altra successiva, e
confrontandole ci si rende conto della velocità della conquista che possiamo considerare conclusa
nel 1898 con l’episodio di Fashoda che contrappose Francia e Gran Bretagna lungo due direttrici,
destinate ad arrivare ad un punto di collisione.
Culturalmente il progetto imperialista era retto dalla convinzione europea della superiorità
dell’uomo bianco, superiorità che si traduceva nel diritto allo sfruttamento di terre e popolazioni;
lo sfruttamento assumeva modalità differenti, alcune morbide altre più decisamente razialiste e
le peggiori sono state quelle velate di paternalismo. A questo proposito è esemplare il testo di
Kipling, Il fardello dell’uomo bianco.
Tuttavia come spesso accade la storia è destinata a procedere attraverso processi imprevedibili e
quelle culture che venivano cancellate in nome della superiorità della razza bianca e dei suoi
costumi, economici o religiosi che fossero, seppero ibridarsi in un modo destinato a rivelarsi
dirompente: i figli delle élite, messi a contatto con la cultura europea ne trassero indicazioni
politiche e ideologiche destinate ad essere il grimaldello attraverso cui lottare per l’indipendenza
dei propri paesi. Esemplare fu il caso di Gandhi.
Da questo punto di vista il marxismo rappresentò una grande possibilità e una grande speranza
per milioni di persone.
Per fissare alcuni momenti dei processi di indipendenza e decolonizzazione di questo secolo,
possiamo prendere a riferimento le due guerre mondiali e la guerra fredda.
Vi presenterò una breve cronologia e poi discuteremo, se possibile in dettaglio, un paio di esempi.
1919/20 crisi dei paesi europei usciti dalla grande guerra e rivoluzione d’ottobre come possibilità;
1920: a Baku, sul Mar Caspio, si tiene il Primo congresso dei popoli oppressi dell’Oriente sotto
l’egida dell’Internazionale comunista; da qui esce la prima condanna del colonialismo e
dell’imperialismo.
1929/39 maturano i primi movimenti per l’indipendenza in Cina e India; solo con la seconda
guerra mondiale queste rivoluzioni diverranno vittoriose (1948 indipendenza dell’India, 1949
proclamazione della Repubblica Popolare cinese). Nello stesso arco di tempo si muove il Medio
Oriente attraverso la costituzione di un focolare ebraico in Palestina e il risveglio dei popoli arabi
intenzionati a liberarsi dall’Impero Ottomano.
La seconda guerra mondiale accelera il processo di decolonizzazione sia in Asia che in Africa.
Asia, Indocina: nell’arco di un decennio si emanciparono le colonie francesi con processi
relativamente poco traumatici, eccezion fatta per il Vietnam che riuscì a liberarsi dalla tutela di
altri con una guerra durata 30 anni e combattuta prima contro i francesi e poi contro gli USA:
Africa: tutti i protettorati britannici riuscirono a liberarsi nel periodo compreso tra il 1956,
indipendenza del Sudan e il 1968 con la liberazione dello Swaziland. Anche qui il processo si
mantenne su livelli di conflittualità relativa, eccezion fatta per i territori dove abbastanza forte
era la minoranza bianca: è il caso del Sudafrica , della Rhodesia del sud e del Kenya.
I protettorati francesi del Marocco e della Tunisia ebbero l’indipendenza nel 1956; caso tragico fu
quello dell’Algeria. il 1960 fu comunque l’anno dell’Africa .
Colonie portoghesi: il governo di Lisbona rifiutò di prendere atto delle trasformazioni e si trovò
coinvolto nella feroce guerra d’Angola, durata 15 anni e determinante per il crollo del regime
filofascista di Marcelo Caetano (la rivoluzione dei garofani, 1974)
aprile 1955, conferenza di Bandung dei paesi non allineati
La decolonizzazione non è indipendenza.
Attualità del neo colonialismo e del sottosviluppo, flussi migratori e lettera dei due adolescenti
La devastante guerra in Africa
La figura del Che.
n.b. alcune parti di entrambe le relazioni sono semplici promemoria per poter
articolare la relazione; sono a disposizione di chiunque voglia approfondire o ricevere
materiale e/o indicazioni bibliografiche.
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