6 Febbraio 2016
SALUTE
MILANO FINANZA
Personal
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Nuove molecole e terapie per morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa
N
Intestino al sicuro
di Elena Correggia
F
armaci biologici di ultima generazione accendono le speranze per
terapie sempre più efficaci e personalizzate delle malattie infiammatorie croniche intestinali,patologie dalle
cause ancora sconosciute ma in crescita,che
interessano circa 200 mila pazienti in Italia
e colpiscono specialmente giovani fra 20 e
40 anni e pazienti in età pediatrica.
«Negli ultimi 30 anni si è registrato un
aumento di incidenza del morbo di Crohn
e della rettocolite ulcerosa del 300% e
i motivi risiedono soprattutto in fattori ambientali ancora da approfondire»,
spiega Silvio Danese, gastroenterologo e
responsabile del Centro malattie
infiammatorie croniche intestinali dell’Istituto clinico Humanitas
di Rozzano, «si è osservata per
esempio un’associazione fra l’aumento del consumo di antibiotici
in età infantile e il verificarsi di
queste patologie, che risultano
anche collegate a una frequente
alterazione della flora batterica
intestinale. Talvolta i sintomi, come i dolori addominali o l’intestino
irregolare, sono sovrapponibili a
quelli del colon irritabile ma, a differenza di quest’ultima sindrome,
il morbo di Crohn e la rettocolite
con il tempo possono progredire
e indurre complicanze ed è quindi fondamentale diagnosticarle
tempestivamente».
Fra i campanelli d’allarme che
suggeriscono un approfondimento
dello specialista ci sono la presenza di familiarità, dolori addominali
ricorrenti, una lieve febbre, anemizzazione, presenza di sistole ricorrenti e un
dimagrimento superiore al 5%. «Questi
parametri clinici, propri soprattutto del
morbo di Crohn, sono stati individuati
in uno studio multicentrico europeo che
ha coinvolto anche Humanitas ed è ora
in corso uno studio di validazione, sotto
l’egida del gruppo italiano di studio sulle
malattie infiammatorie croniche intestinali (Igibd), per una diagnosi precoce. Con
la collaborazione di circa 200 medici di
medicina generale verranno identificati i
pazienti con sospetta malattia, indirizzati
ai centri ospedalieri di riferimento per le
indagini necessarie».
Un arsenale per terapie su misura.
Fino a poco tempo fa erano disponibili solo
i farmaci biologici anti-tnf alfa, anticorpi
rivolti contro una citochina che gioca un
ruolo chiave nel processo infiammatorio.
A breve saranno invece introdotte nuove
molecole appartenenti a nuove classi
di farmaci e con differenti meccanismi
di azione, anche per il trattamento dei
soggetti che non rispondono alle attuali
terapie. Innanzitutto ustekinumab che,
diretto contro le interleuchine 12 e 23,
due mediatori dell’infiammazione, in
studi di fase III ha mostrato una buona
efficacia in caso di malattia di Crohn
moderata o severa.
«Entro il 2016 anche in Italia sarà poi
disponibile, sia per il Crohn sia per la rettocolite ulcerosa,Vedolizumab, un farmaco
biologico per via endovenosa che agisce in
maniera selettiva bloccando la proteina
integrina e fermando così il trasferimento
dei leucociti nel sito di infiammazione della
mucosa intestinale», afferma Fernando
Rizzello, professore dell’Università degli
studi di Bologna, Policlinico S. Orsola-Malpighi e segretario nazionale Italian group
for inflammatory bowel diseases. Molto
promettente negli studi di fase II e ora in
fase III di sperimentazione è Mongersen,
farmaco somministrato per via orale che
agisce per via topica ed è frutto della
ricerca italiana, coordinata dal professor
Giovanni Monteleone dell’Università
Tor Vergata di Roma. Il farmaco agisce
sopprimendo la produzione della molecola
Smad7 e consentendo di ripristinare i
normali meccanismi antinfiammatori
propri del soggetto sano.
Per i pazienti con morbo di Crohn che
non hanno ottenuto benefici dai farmaci
biologici potrebbe essere infine utilizzato
una sorta di pacemaker, ora allo studio
in cinque centri europei fra cui in Italia
l’Humanitas. «Ricerche preliminari hanno
infatti dimostrato come la stimolazione
elettrica del nervo vago, che innerva vari
organi fra cui il tratto intestinale, sia in
grado di ridurre il tipo di infiammazione
tipico di questa patologia», continua Danese. Nel trattamento della rettocolite
ulcerosa è stato invece testato con successo
il Tofacitinib, ora in fase III, un biologico
orale con cui è possibile bloccare contemporaneamente più citochine, le molecole
che promuovono l’infiammazione. Le citochine pro-infiammatorie sono il bersaglio
anche di Aapremilast, per il trattamento
della rettocolite ulcerosa in fase attiva
che riduce il loro rilascio con azione antinfiammatoria. Nella remissione della rettocolite ulcerosa sta dando buoni risultati
l’anticorpo anti-MAdCAM, utilizzato per
impedire il passaggio dei globuli bianchi
nell’intestino dove infiammano la mucosa.
«Per i soggetti affetti da rettocolite ulcerosa
che non hanno risposto ai farmaci anti-tnf
alfa è infine allo studio Etrolizumab, che
blocca il passaggio delle cellule immunitarie infiammatorie nell’intestino. Il
farmaco è sotto osservazione anche per i
pazienti che non hanno mai preso farmaci
anti-tnf alfa e per la malattia di Crohn»,
prosegue Danese.
Quando serve la chirurgia. L’innovazione farmacologica ha col tempo influenzato anche l’approccio alla chirurgia,
un tempo considerata l’ultima opzione
possibile per le malattie infiammatorie
croniche intestinali. «Oggi gli interventi
sono innanzitutto più conservativi, si
cerca infatti di risparmiare più intestino
possibile», precisa Rizzello, «inoltre, il
chirurgo e il gastroenterologo si confrontano fin dall’inizio per stabilire la migliore strategia terapeutica da mettere
in campo e in alcuni casi è vantaggioso
che la chirurgia integri precocemente
la terapia farmacologica. Se, per esempio, il paziente con malattia di Crohn
presenta una stenosi consolidata del
lume intestinale, con poche chance di
controllo, anticipare la chirurgia può
risultare benefico per poi riprendere
il trattamento farmacologico con più
e
efficacia».
Anche nel caso in cui
l malattia abbia un’estensione
la
m
molto
limitata si può valutare
l possibilità di un intervento
la
p
precoce
sulla lesione per garant un benessere prolungato e
tire
p
posticipare
il ricorso ai farmaci.
« maggiori benefici derivano
«I
p
proprio
dall’individuazione di
u terapia combinata medicouna
c
chirurgica
e per ottimizzare
l
l’esito
è necessario sempre più
c il chirurgo coinvolto abbia
che
u
un’esperienza
specifica relativ agli interventi per malattie
va
i
infiammatorie
croniche intestin
nali»,
conclude Rizzello.
C
Colon
irritabile, rimedio dall dieta. Caratterizzata da catla
t funzionamento intestinale,
tivo
d
dolore
e gonfiore addominale
m diversamente dalle precema,
denti patologie, a decorso assolutamente
benigno, la sindrome del colon irritabile
condiziona tuttavia fortemente la qualità
della vita di chi ne soffre. Studi clinici
internazionali suggeriscono come una
nuova indicazione per un buon controllo
dei sintomi provenga dall’alimentazione
e in particolar modo dall’eliminazione
di una serie di zuccheri definiti fodmap
(fermentabili, oligosaccaridi, disaccaridi,
monosaccaridi e polioli). «Si è infatti
visto come questi zuccheri, presenti ad
esempio nel latte, in alcuni frutti, verdure e carboidrati», conclude Danese, «in
soggetti sensibili non riescano a essere
ben digeriti dall’organismo e rimanendo
nel lume intestinale abbiano la tendenza
a richiamare forti quantità d’acqua e
quindi a fermentare e indurre diarrea e
gonfiore». (riproduzione riservata)