Fondamenti di biologia in silico Davide Cittaro master in bioinformatica 2003 Il metabolismo è la collezione di interconversioni di specie chimiche effettuate da un organismo vivente. Esso è la somma di diverse migliaia di reazioni catalizzate da enzimi. Questo insieme di reazioni forma una rete altamente interconnessa, con una cinetica generale non lineare con le concentrazioni degli intermedi metabolici, è difficilmente modellabile. I biochimici conoscono i più importanti pathways metabolici, e hanno sudiato gli enzimi e i loro geni in dettaglio. Il loro scopo è capire il comportamento del metabolismo nel suo insieme in termini di proprietà dei diversi enzimi. Una volta compreso questo, ci si auspica di poter agire in maniera mirata, ad esempio, su una via per aumentare la produzione di determinato metabolita, o di poter intervenire farmacologicamente su una via metabolica per deprimerla. Il controllo di un flusso metabolico è un problema asimmetrico: si può facilmente ridurre un flusso inibendo l'attività di un enzima od eliminandolo, ma dall'altra parte è difficile aumentare il flusso verso un prodotto specifico. L'approccio è stato reso più difficile dalla credenza diffusa nell'esistenza di un unico rate-limiting step in ciascuna via metabolica. L'idea che non esista un rate-limiting step non è nuova, già nel 1964 Stephen Waley mostrò che la resa di una sequenza di enzimi non saturati (enzimi per cui la concentrazione di metaboliti è sotto la relativa Km) dipende non linearmente dai parametri cinetici di tutti gli enzimi1. Per definizione il rate-limiting step è il punto a minore velocità in un pathway anche se è facile accorgersi che in condizioni di stato stazionario tutti i punti lungo un pathway lineare procedono alla stessa velocità. In più se un rate-limiting step esiste allora variare l'attività del relativo enzima dovrebbe cambiere il flusso nel pathway, e variare qualunque altra attività non avrebbe alcun effetto. Ciononostante ci sono evidenze di numerosi pathway in cui il flusso è influenzato dall'attività di molti punti. Se il controllo è diffuso su un numero di punti, come si possono allora comparare i contributi relativi? L'analisi del controllo del metabolismo (MCA) definisce la relazione quantitativa tra il flusso in una via e l'attività di un enzima in termini di coefficiente di controllo di flusso. La differenza fondamentale tra il concetto di rate-limiting step e MCA è evidente se consideriamo la domanda che ci poniamo riguardo alla relazione tra il flusso metabolico e l'attività di un particolare enzima. Nel primo caso ci chiediamo se un enzima sia il ratelimiting step e la risposta può solo essere 'si' o 'no'. Nel secondo caso ci chiediamo come cambia il flusso al variare dell'attività di un enzima. Questo comporta una più dettagliata risposta e permette una gamma di possibilità tra la nulla e la totale dipendenza. Immaginiamo un pathway generico in cui un prodotto X0 è trasformato da una catena metabolica in X1: xase X0 ydh S1 Jxase ...Y S6... X1 Jydh e si consideri un piccolo cambiamento, δExase, della quantità dell'enzima Exase, e che 1 Waley SG, 1964. A note on the kinetics of multi-enzyme systems. Biochem J. 91(3):514-517 questo produca un piccolo cambiamento, δJydh, nel flusso J del pathway allo stato stazionario, misurato al punto catalizzato dall'enzima ydh. Il coefficiente di controllo del flusso C è: C J ydh E xase J ydh E xase J ydh xase (1) per δExase e δJydh tendenti a zero, cioè C J ydh xase ln J ydh (2) ln E xase ed è pari alla pendenza della tangente alla curva in fig. 1. Il valore di questo coefficiente può variare tra 0 e 1. Un valore di 1 corrisponde ad una relazione di proporzionalità tra il flusso e la quantità di enzima. E' possibile l'esistenza di coefficienti negativi. Per esempio, in un pathway ramificato, in cui un metabolita può seguire due differenti cammini, un aumento nell'attività di un enzima di un ramo aumenterebbe il flusso lungo quel ramo e conseguentemente diminuirebbe la quantità di metabolita disponibile per seguire l'altro ramo. ln J ydh C Jydh xase ln E xase Figura 1 - In un grafico bilogaritmico, il coefficiente di controllo di flusso è la pendenza della tangente alla curva nel punto di interesse. Le evidenze sperimentali che derivano dalla genetica dei diploidi inducono a pensare che i coefficienti di flusso siano generalmente piccoli. In primo luogo si consideri che gli organismi diploidi hanno due copie funzionanti di ogni enzima per ciascuna cellula e che la quantità di enzima e solitamente proporzionale alla dose genica. Si consideri poi che la maggioranza delle mutazioni che codificano per proteine inattive sono recessive, e questo comporta un fenotipo normale per gli eterozigoti. Dal momento che gli enzimi influenzano il fenotipo attraverso la loro azione e in definitiva attraverso il flusso nei pathways metabolici, l'osservazione che il wild-type è dominante significa che non vi sono cambiamenti evidenti nel flusso nell'eterozigote, anche se contiente solo metà dell'enzima presente nell'omozigote wild-type. Questo è possibile solo se il coefficiente di controllo del flusso è molto minore di 1, prossimo a zero. Dal momento che è così comune avere mutazioni recessive, l'implicazione è che la maggior parte degli enzimi hanno un coefficiente di controllo di flusso piccolo. Se il valore del coefficiente è noto, si possono fare predizioni approssimate su quanto cambierà un flusso se si cambia la quantità di enzima. L'equazione (2) integrata da J ln J ydh C xase ydh (3) ln E xase Questo corrisponde alla forma esponenziale: J aE C (4) in cui, per semplicità, si sono omessi gli indici mentre a è una costante di proporzionalità. Le equazioni (3) e (4) sono approssimazioni della relazione flusso-enzima migliori della seguente equazione lineare: J ydh J C xase ydh J ydh E xase (5) E xase Le equazioni fin ora presentate hanno un limitato potere predittivo per grandi variazioni nella quantità di enzima. Un migliore predittore è stato proposto nel 1993 e si applica solo ai casi in cui la relazione flusso-enzima è un'iperbole rettangolare: J ydh AE xase B (6) E xase dove A e B sono costanti. Un gran numero di valori determinati sperimentalmente sembrerebbe rispettare questa relazione in cui è lineare il rapporto tra 1/Jydh e 1/Exase. Quando questa relazione è vera in un pathway lineare permette il calcolo del coeffifciente di controllo al livello di enzima E1, attraverso le misure di due valori del flusso Jydh, J1 e J2, a due livelli molto diversi di enzima Exase, E1 e E2: C EJ J2 ! J1 E 2 E 2 ! E1 J2 (7) Con queste equazioni si possono fare previsioni sul flusso in dipendenza dalla quantità di enzima. Si supponga quindi sia possibile aumentare la quantità di enzima r volte: il flusso del pathway sarà aumentato di un fattore f dato dalla equazione; 1 f" 1# r# 1 J CE r (8) Cambiando la quantità di un sigolo enzima, l'effetto sul flusso del pathway sarà piuttosto limitato, a meno che il coefficiente non sia maggiore di 0.5 (fig. 2). Il massimo cambiamento si può ottenere per valori di r >> 1, per cui la (8) diventa: f" 1 J 1# CE (9) Quindi se CJE = 0.5, il si può avere un aumento del flusso di 2 volte al massimo. (2$ &0. 34 &0, 576 384 6 6 &1* _ &0( [ Z V^\ ] S YX 0& $ UVWU SR T . , * ( $ $ $%'& $% ( $% ) $% * $% + $% , $% 9;:=<?> >'@ AB@ < CBD <FE=@GA0:=CH':JI I :KEL@>MI NPOBOG:Q29 $% . $% / & Figura 2 - La variazione relativa del flusso per grandi aumenti della quantità di enzma. Se si considerano tutti gli enzimi che compongono una via metabolica, la somma dei loro coefficienti di controllo di flusso è pari a 1. Considerata una via metabolica allo stato stazionario, se aumentiamo la concentrazione di tutti gli enzimi del pathway di un rapporto α si avrà un pari aumento del tasso con cui ciascuna reazione enzimatica procede. Di conseguenza il flusso netto da o verso ciascun metabolita sarà invariato. Dal momento che ciò si applica a tutte le reazioni, ne segue che la concentrazione di tutti i metaboliti allo stato stazionario rimarrà invariata al termine di questa operazione e che il cambiamento del flusso allo stato stazionario sarà pure aumentato di un rapporto pari ad α. Formalmente, se: dJ ` C 1J acb ... d C Jn ecfhg J ii n C Ji j (10) 1 e dJ J kml (11) allora deve essere per forza n n i o C Ji p 1 (12) 1 in cui i è l'i-esimo enzima degli n che compongono una via metabolica. Questa relazione è conosciuta come il teorema della somma. Il teorema della somma mostra che gli enzimi del pathway possono condividere il controllo del flusso. In un pathway lineare di enzimi con cinetica normale, tutti i coefficienti sono positivi o nulli e il massimo valore di un coefficiente potrebbe essere 1. Un enzima con un tale coefficiente sarebbe rate-liminting ed esisterebbe una relazione di proporzionalità tra l'attività dell'enzima e il flusso nel pahtway. La (12) dice che la somma è calcolata per i coefficienti di tutti gli enzimi nel sistema metabolico considerato, implicando potenzialmente la cellula intera. In pratica ci si aspetta che un flusso sia influenzato principalmente dagli enzimi di quel pathway, e forse solo da alcuni altri connessi con esso. I coefficienti di controllo di centiania, di migliaia, di enzimi in una cellula su un singolo flusso saranno nulli, quindi il controllo di ogni singolo flusso è solo virtualmente condiviso da tutti gli enzimi di una cellula. Un'altra conseguenza della natura ramificata e interconnessa del metabolismo è che, per un pathway in particolare, ci sono altri pathway che possono sottrarre reagenti o energia da esso causando la diminuzione del flusso, in questo senso quegli enzimi hanno un coefficiente di controllo negativo sul pathway che stiamo considerando. Il teorema della somma mostra che i coefficienti di controllo di flusso di un enzima sono una proprietà sistemica. Dal momento che i coefficienti diminuiscono all'aumentare della quantità di un enzima, il teorema della somma fa si che i coefficienti di un altro enzima aumentino fino a che la sommatoria sia nuovamente pari a 1. I coefficienti di controllo di flusso, quindi, non sono una proprietà degli enzimi stessi ma del sistema intero. Di conseguenza i valori dei coefficienti non possono essere determinati considerando le proprietà degli enzimi isolati e in più bisogna considerare che i valori possono ridistribuirsi tra gli enzimi a seconda delle circostanze. Come si possono applicare i presupposti teorici fin qui spiegati? Aumentare tutti gli enzimi in un sistema metabolico della medesima quantità causerà un pari aumento del flusso. Tuttavia questo non comporta un aumento dell'efficienza di conversione dal momento che bisognerebbe sintetizzare un pari aumento di biomassa. Se un gruppo di enzimi sono sovraespressi insieme, allora l'aumento di flusso sarà, nella migliore ipotesi, pari alla equazione (8) per la somma dei coefficienti degli enzimi del gruppo. Un migliore risultato può essere ottenuto sovraesprimendo gli enzimi con coefficienti di controllo significativamente elevati. Pianificare i cambiamenti necessari dipende dall'analisi dei profili di flusso in un organismo e dal calcolo di quanto debbano cambiare per supportare l'aumento di flusso nel prodotto voluto. Nel progettare il cambiamento non si può non tenere conto che il controllo accurato dei livelli di sovraespressione di un gran numero di geni va oltre le odierne conoscenze di biologia molecolare. Ciononostante alcuni esperimenti a questo riguardo si sono dimostrati interessanti e convincenti. Per esempio un ceppo di lievito, ingegnerizzato per la sovra-espressione di cinque geni della via del triptofano di un fattore 23, possedeva un flusso verso il triptofano aumentato di 9 volte (Niederberger et al., 19922). La sovra-espressione di almeno quattro dei geni è necessaria per ottenere un significativo aumento del flusso. Un altro sistema per ottenere aumenti del flusso lungo una via metabolica potrebbe essere di cambiare la struttura del controllo di un pathway. Abolire l'inibizione da feedback su un enzima all'inizio di una via dovrebbe, in teoria, aumentare il coefficiente di controllo di flusso di quell'enzima. Secondo la MCA, infatti, in una via metabolica S0 S1 S2 v1 v2 S3 v3 in cui il metabolita S2 esercita un feedback negativo sulla reazione 1 con velocità di reazione v1, si ha che C q J 1 t u v2 S1 v3 S2 vxw v1 S1 y r v2 s v3 S1 S2 v3 zx{ v1 S2 S1 | v2 S2 }x~ v2 S1 v1 S2 (13) mentre senza inibizione il coefficiente di controllo dello stesso enzima sarebbe: C J 1 in cui v2 S1 vi Sj v3 S2 x v2 S1 v1 S1 v3 S2 v3 S2 x v1 S1 (14) v2 S2 è l'elasiticità3 della i-esima reazione rispetto alla variazione del j-esimo 2 Niederberger P et al.,1992. A strategy for increasing an in vivo flux by genetic manipulation: the tryptophan system of yeast. Biochem. J. 287: 473-479 3 l'elasiticità, definita come vi Sj vi Sj S j vi misura quanto un tasso di reazione vi sia responsivo ad un cambiamento di un qualunque modificatore Sj, dove per modificatore si intende un qualsiasi substrato. In alcuni casi, effettivamente, la distruzione dell'inibizione è servita a creare microorganismi per la produzione industriale di aminoacidi; tuttavia non è un procedimento generalizzabile e simulazioni al calcolatore suggeriscono che il principale effetto dell'abolizione dell'inibizione sia l'aumento degli intermedi metabolici piuttosto che dei flussi. Le stesse considerazioni possono essere riferite ad enzimi sottoposti a regolazione allosterica. Quando l'aumento dell'attività di un enzima è elevato, ad esempio dopo un intervento di modificazione genetica su una via metabolica, la MCA non è precisa dal momento che le variazioni nelle quantità enzimatiche non si possono considerare infinitesimali e quindi non valgono le relazioni da cui si ricavano i coefficienti di controllo di flusso. In questi casi si ricorre ad una estensione della MCA detta analisi dei cambiamenti finiti (Finite Change Analysis). La quantità centrale di questo tipo di analisi è l'indice di deviazione D VEj che definisce l'effetto sulla variabile V di un cambiamento di r volte nell'attività di un enzima Ej: D V Ej r V Ej Ej Vr (15) dove E j E j E j E j r 1 e V V r V 0 . V tipicamente è un flusso o una concentrazione di un metabolita. L'indice di deviazione è analogo al coefficiente di controllo di flusso della MCA classica, eccetto per il fatto che è scalato al nuovo valore dopo la variazione e non all'originale. Gli indici di deviazione hanno un certo numero di proprietà utili, se sono verificate alcune condizioni di comportamento delle vie metaboliche. Se il comportamento di ciascuna reazione di un pathway è lineare rispetto ai substrati ed ai prodotti, non vi è un significativo cambiamento nei livelli di saturazione di ciascuno step durante i cambiamenti di flusso considerati. Se esistono queste premesse si V può dimostrare che il coefficiente D Ej è indipendente da r. Il corollario è ugualmente V utile: se si trova che D Ej dipende da r allora le cinetiche delle reazioni considerate sono significativamente distanti dalla linearità. Queste considerazioni sono state utilizzate in alcuni esperimenti di sovraespressione di una fosfofruttochinasi batterica in tuberi di patata per mostrare che la PFK non controlla il flusso glicolitico, contrariamente a quanto ritenuto. La PFK, infatti, è un enzima candidato ad essere rate-limiting poichè si trova all'inizio della via metabolica, è regolato allostericamente e, nella patata, subisce inibizione da feedback da parte del fosfoenolpiruvato. Fatte le dovute approssimazioni sperimentali, l'espressione di livelli crescenti di PFK batterica (e quindi non suscettibile all'inibizione da feedback della patata) non comporta un aumento del flusso e gli indici di deviazione calcolati sui tassi respiratori sono piccoli. Si osserva invece un effetto sui metaboliti i cui indici di deviazione sono generalmente costanti, compatibilmente con le assunzioni fatte per la Finite Change Analysis4. r 0 0 parametro che influenza una reazioe (concentrazione di enzima, di metaboliti, pH...). 4 Thomas S et al., 1997. Finite change analysis of glycolytic intermediates in tuber tissue of lines of transgenic potato (Solanum tuberosum) overexpressing phosphofructokinase. Biochem. J. 322:111-117