TECNOLOGIE Dove si allenano i top gun della neurochirurgia LORENZO DI PALMA A ll’Istituto Carlo Besta di Milano nasce il primo centro europeo per l’addestramento dei chirurghi. Aspettando il “brevetto” per usare il bisturi come già accade per i piloti dell’aviazione. Nella medicina moderna è di certo fra le discipline più “pericolose” per medico e paziente. Infatti, anche quando è svolta secondo i migliori standard di qualità, la neurochirurgia costituisce l’atto medico con il rischio più alto, tanto che si registrano complicanze chirurgiche in una proporzione che varia in media, e a seconda del tipo di intervento, dal 3 al 16%. Non è quindi strano che proprio negli istituti di neurochirurgia ritroviamo le esperienze più interessanti e avanzate di risk management, la gestione del rischio, una disciplina che deve molto all’ossessiva ricerca della sicurezza da parte dell’industria aeronautica prima, aerospaziale poi. Pilotare una sala operatoria In Italia, per esempio, all’Istituto Neurologico Carlo Besta, già nel 2009, per rendere massimi i margini di sicurezza in sala operatoria è stato sviluppato un progetto chiamato “Inpatient Safety On Board (Isob)”, realizzato con un gruppo di esperti nel settore della gestione aerea e di sicurezza del volo (piloti civili e militari) del Centro Studi di Competenze Aeronautiche Aviation Lab. Team leader del progetto è Mauri- Surgical Theatre è formato da due strumenti, uno per la pianificazione degli interventi (Surgical Planner) e l’altro per la navigazione all’interno di una ricostruzione virtuale dell’anatomia del paziente (Surgical Navigation Advanced Platform). Quest’ultimo permette di identificare e valutare prima dell’intervento le particolarità che l’anatomia di ogni persona presenta, definire la migliore procedura da seguire e prevedere con buona approssimazione come reagirà alle azioni del chirurgo. È inoltre compatibile con gli strumenti di sala operatoria e quindi può essere usato durante l’intervento per vedere in realtà virtuale ciò che è nascosto agli occhi del chirurgo nella realtà fisica. A oggi, è già stato usato in Usa per pianificare oltre 600 casi, tra tumori e interventi cerebrovascolari, facendo registrare un miglioramento dell’esito degli interventi e una riduzione del tempo operatorio. Attraverso immagini ricavate da esami Tac e Rm, ricostruisce un modello 3D e interattivo del cranio del paziente. Riproduce anche l’uso di tutti gli strumenti usati dal chirurgo durante l’intervento. Inoltre, rispetto all’anatomia del paziente ricostruisce non solo le forme ma anche le reazioni dei suoi tessuti alle azioni del chirurgo, consentendogli di prevedere con buona precisione che cosa succederà durante l’intervento. Il suo software è stato sviluppato dagli stessi ingegneri che hanno progettato i simulatori di volo dei caccia F-16. Per esempio nel caso del trattamento di un aneurisma consente d’osservare da ogni angolazione la clip usata per “pinzarlo” e renderlo inoffensivo, facendo ruotare di 360 gradi il modello 3D del cranio in tutte le direzioni. Ciò consente al chirurgo di valutare come la clip interagirà con i tessuti e le strutture circostanti, ottenendo un risultato impossibile da raggiungere nella realtà dell’intervento chirurgico. Inoltre, il simulatore prevede, sulla base delle caratteristiche meccaniche dei tessuti, come reagirà la parete del vaso sanguigno all’azione della clip. zio Cheli, astronauta con 380 ore di permanenza nello spazio e primo italiano a essere stato responsabile di una missione. Questo singolare connubio tra medicina e aeronautica permette di adattare ed esportare protocolli già sperimentati con successo in campo aeronautico, in campo medico-chirurgico con il fi ne di ottenere risultati analoghi. Riducendo il rischio di errori e aumentando la sicurezza del paziente, primi obiettivi del progetto insieme con: una maggiore difesa del sistema dalle conseguenze successive all’errore; il miglioramento delle qualità delle prestazioni e un aumento dell’efficienza, attraverso l’insegnamento e l’applicazione di comportamenti che facilitino la prevenzione del rischio e ne agevolino la gestione; e la valorizzazione delle persone che sono parte della squadra che opera in sala. Check list, near miss e formazione continua Così come avviene sulla pista di decollo per essere sicuri che l’aereo sia perfettamente funzionante, anche in sala operatoria si usano check list che riportano le azioni da svolgere e i parametri da verificare. La check list viene verificata prima (sign in, prima d’addormentare il malato), durante (a metà dell’intervento: time out) e dopo l’intervento (sign out, al risveglio del paziente). Si controlla che tutti gli strumenti chirurgici siano presenti e funzionanti e che il personale necessario sia presente e correttamente informato sulla procedura. Ma anche: identità del paziente; nome e correttezza della procedura; lato chirurgico (il lato del corpo su cui si interverrà); i rischi possibili per il tipo di procedura; si controllano le immagini preoperatorie; si verificano eventuali danni subiti alle strumentazioni durante l’intervento; si ricor- I QUATTRO SIMULATORI Immersive Touch è un simulatore per effettuare in “realtà virtuale”, prima di realizzarli sul paziente, interventi neurochirurgici (o anche solo fasi singole della procedura) che non richiedono uso di microscopio. Può essere sfruttato per la pianificazione degli interventi, in modo da definire al meglio tempi e vie d’accesso alle aree da trattare, e per la formazione dei medici. Dispone di una visione 3D d’immagini completamente in grafica digitale, di un sistema di simulazione ad alta fedeltà delle sensazioni tattili che si presentano al contatto con le diverse superfici e della possibilità di lavorare su più sezioni del corpo contemporaneamente, sempre mantenendo attivato il sistema di feedback tattile. Gli occhiali per la visione 3D segnalano l’orientamento e la posizione della testa del chirurgo in modo che il simulatore segua il movimento e offra sempre la prospettiva migliore. Anche l’audio è in 3D ed è in grado di rendere la sensazione della provenienza spaziale di un suono. Nel corso della simulazione dell’intervento il chirurgo può sovrapporre all’anatomia del paziente, grazie alla realtà virtuale, immagini ottenute con fluoroscopia e ruotare a 360° la ricostruzione del corpo del paziente. Partendo da immagini ricavate da Tac e Rm, infatti, il simulatore genera modelli in visione 3D della parte del corpo umano da operare perfettamente corrispondenti all’anatomia del paziente. Il chirurgo può così “provare” l’intervento e rendersi conto di particolarità individuali nella forma dell’anatomia, definendo una procedura personalizzata. Può essere usato con pc e tablet ed è l’unico strumento oggi disponibile che simula interventi di diverse specialità (ortopedia, neurochirurgia, oftalmologia ecc.) e con differenti tecniche (chirurgia aperta, percutanea, laparoscopia, microchirurgia ecc.). Neurotouch è stato progettato per la formazione dei neurochirurghi, applicando lo stesso principio dell’addestramento dei piloti di aerei. È lo strumento neurochirurgico più realistico e accurato oggi disponibile per simulare, in realtà virtuale e con visione tridimensionale, interventi al microscopio, per esempio l’asportazione di tumori cerebrali, e in endoscopia all’interno dei ventricoli cerebrali. Caratteristica innovativa del simulatore è la capacità di restituire al chirurgo la stessa risposta tattile che si avrebbe in un vero intervento - per esempio, simula la resistenza che il tessuto cerebrale offre a un’incisione con micro-bisturi o la vibrazione del trapano che intacca la scatola cranica - grazie a un software che riproduce le caratteristiche fisiche e fisiologiche dei tessuti e dei fluidi del corpo umano. È costituito da uno schermo che proietta immagini in grafica computerizzata che simulano l’intervento, da un visore tridimensionale (simile agli occhiali 3D) e da due manipoli (piccoli strumenti di dimensioni e forma simile a penne stilografiche) collegati alla console tramite due piccoli bracci meccanici che trasmettono la forza indispensabile per simulare la resistenza tattile. Il sistema prevede anche esercizi d’allenamento caricabili basati su casi reali e ha un sistema di misurazione automatico che verifica se le capacità tecniche del chirurgo raggiungono il risultato prefissato. Virtual proteins è un sistema per la visualizzazione dell’anatomia del paziente capace di ricostruire completamente e in 3D un vero e proprio paziente in realtà virtuale, partendo da semplici immagini Tac o di risonanza magnetica. Il modello così ricostruito può essere ruotato in tutte le direzioni e analizzato da tutte le angolazioni. Si tratta dello strumento che garantisce il maggiore realismo e livello di dettaglio. Può essere sfruttato in diverse specialità mediche e chirurgiche, ma è impiegato soprattutto per il trattamento di malformazioni vascolari in quanto ricostruisce l’albero dei vasi sanguigni in modo molto preciso e riesce a evidenziarlo con grande chiarezza, in modo da distinguerlo con precisione dalle altre strutture del cranio. Questa ricostruzione consente al chirurgo di analizzare con precisione le caratteristiche della patologia, stabilire quale sia la terapia più efficace e, in caso di intervento, scegliere la migliore via per raggiungere il vaso malato, definendo in anticipo se ci sono strutture 61 cerebrali importanti da attraversare e se possono essere danneggiate. TO NUMERO TRE - MARZO DUEMILA15 TECNOLOGIE A sinistra Francesco Di Meco, a destra Alberto Guglielmo dano le precauzioni d’attuare al risveglio del paziente. Inoltre, è stato realizzato un sistema di incident reporting: un sistema anonimo di segnalazione da parte di un qualsiasi operatore del blocco operatorio, di situazioni negative chiamate in gergo aeronautico near miss: eventi che potevano generare problemi, fortunatamente non verificatasi. I casi vengono analizzati collettivamente in apposite riunioni, a cui partecipano esperti in risk management e in cui si ricostruisce la sequenza delle azioni e si ripercorre la catena causa-effetto per arrivare all’origine del problema. Non si va alla ricerca di colpe o mancanze, ma solo dei fatti, evitando colpevolizzazioni, per incoraggiare le segnalazioni di ulteriori near miss. Seguendo poi un piano formativo strutturato in modo che queste informazioni entrino in modo stabile nel bagaglio delle competenze professionali e abbiano ricadute positive sul comportamento, operatori sociosanitari (Oss), infermieri, specializzandi e neurochirurghi strutturati partecipano a un corso di formazione (Team Resource Management) sulla conoscenza dei fattori umani: quegli elementi che influenzano la prestazione individuale e dell’equipe in aree ad alta complessità (per esempio chirurgia, medicina d’urgenza e terapia intensiva) e che possono avere conseguenze anche gravi sulla sicurezza del paziente e l’efficienza del sistema. Il NeuroSim Center Per aumentare ulteriormente la sicurezza degli interventi e il bisogno dei chirurghi di formazione continua nel corso della loro attività professionale, questa esperienza si è arricchita lo scorso novembre di un nuovo capitolo con l’inaugurazione del primo centro europeo per la simulazione neurochirurgica e la formazione dei futuri chirurghi, il Besta NeuroSim Center, che dispone (ed è l’unico al mondo) dei quattro più avanzati modelli di simulatore attualmente disponibili, cosa che «rende il nostro istituto un punto di riferimento internazionale ed europeo», dichiara con orgoglio Alberto Guglielmo, presidente dell’Istituto. I simulatori, come accade già da anni nell’addestramento dei piloti dell’aviazione civile e militare, consentono di riprodurre in tre dimensioni e in realtà virtuale il cervello e ogni tipo d’intervento chirurgico relativo, anche il più complesso (per esempio l’asportazione di tumori cerebrali, la riduzione di aneurismi cerebrale, la ventricolostomia e la craniotomia) senza rischi per i pazienti. Fornendo ai medici anche i suoni e le sensazioni tattili di un vero intervento: utilizzando due joystick, il chirurgo ha infatti la stessa percezione che avrebbe nella realtà incidendo il tessuto cerebrale o effettuando un piccolo foro nella scatola cranica. I dati sull’uso dei simulatori in chirurgia dimostrano che un’ora di questo tipo di pratica equivale a cento ore in sala operatoria, per questo il Besta sta preparando un progetto didattico per accreditare il centro anche per la formazione continua dei medici. Un brevetto per i chirurghi «È fondamentale che il neurochirurgo periodicamente dia prova che le sue capacità sono intatte», sottolinea Francesco DiMeco, direttore del Centro e del Dipartimento di Neurochirurgia del Besta. «Anzi, l’appello che lanciamo ai Ministeri della Salute e dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca è proprio quello d’istituire il “brevetto da chirurghi”, come accade per i piloti di aereo, da rinnovarsi periodicamente, che obblighi lo specialista attraverso test al simulatore a certificare le proprie capacità operatorie». «Oggi c’è una forte tensione ad assicurare una preparazione teorica d’eccellenza ai medici di domani, eppure non si affronta il tema di quanto ridotta sia l’attività pratica svolta dai ragazzi», dice ancora Guglielmo. «Il nostro centro rappresenta una strada per aumentare il tempo speso in esercitazioni pratiche, assicurando agli studenti la possibilità di farlo con strumenti realistici. Negli Usa - da sempre all’avanguardia per nuove tecnologie e modalità d’insegnamento - le università che dispongono solo di alcuni di questi simulatori, stanno varando esami basati su interventi simulati». ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA 62 TO NUMERO TRE - MARZO DUEMILA15