ROMANI
I millennio a.C. nella zona tra il fiume Tevere e la costa del Tirreno si insediarono i Latini. Fondarono i
primi villaggi sui Colli Albani posizione favorevole per la difesa e luogo di terra fertile grazie all’origine
vulcanica. La terra fertile e il fiume favorirono l’agricoltura e l’allevamento.
I villaggi erano formati da gruppi di GENS con al suo interno diverse familiae che erano legate tra loro da un
antenato in comune. Ogni familia era governata da un pater familia che amministrava i beni.
Dal 900 a.C. i 7 villaggi ( nei 7 colli – aventino, campidoglio, celio, esquilino, palatino, quirinale, viminale )
attorno al Tevere ebbero una forte sviluppo economico grazie alla navigabilità del fiume quindi all’
incremento del commercio specie del sale che serviva alla conservazione del cibo. Da questo sviluppo i
villaggi piano piano si unirono.
Nel 753 a.C. grazie a questa espansione nacque Roma per opera di Romolo (primo re) ed inizia l’età
monarchica romana. Tra il 753 e 509 a.C. Roma fu governata da 7 re alcuni di origine sabina ( Numa
Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio ) altri di origine etrusca ( Tarquinio Prico, Servio Tullio, Tarquinio il
superbo)
Nel VII sec. a.C. Roma estese i suoi possedimenti sulla città di Alba Longa e verso la costa dove fondò il
porto di Ostia. In questo periodo alcune famiglie etrusche furono attirate dallo sviluppo commerciale e
divennero influenti nell’attività politica di Roma. Grazie alle loro conoscenze architettoniche dotarono la
città di mura difensive, bonificarono alcune zone paludose del Lazio meridionale, costruirono canali di
irrigazione, reti fognarie, edifici pubblici, acquedotti.
Politica: l’età politica degli antichi Romani è divisa in tre periodi. Ogni periodo corrisponde a un
tipo di governo diverso. I tre periodi stabiliti dagli storici sono:
● 753 a.C. – 509 a.C. Periodo monarchico
● 509 a.C. – 29 a.C. Periodo repubblicano
● 29 a.C. – 476 d.C. Periodo imperiale
Età Monarchica - Roma era governata da una monarchia elettiva : il re eletto da un consiglio di anziani,
il senato con potere politico, militare e religioso.
La società in epoca monarchica era divisa in due gruppi: patrizi e plebei. I primi erano discendenti di
famiglie potenti che possedevano terre e amministravano la città detenendo il potere militare, erano divisi
in 3 tribù e ogni tribù era costituita da 10 curie. I plebei erano contadini, artigiani e commercianti. Potevano
diventare clienti della famiglie patrizie e quindi ricevevano protezione. Nascono i comizi curiati (assemblea
romana che approvava l’elezione del re – curiati viene dalla parola curia da cui veniva i patrizi )
L’età monarchica si concluse con l’ostilità dei patrizi ( che sostenevano i costi della guerra ) verso le scelte
espansionistiche dei sovrani e quindi si ribellarono. Nel 509 a.C. i patrizi scatenarono una rivolta e
cacciarono Tarquinio il Superbo proclamando la repubblica di Roma. Orazio Coclite eroe mitico romano si
narra che nel 508 a.C. riuscì ad arrestare l'avanzata degli Etruschi mentre i compagni demolivano il ponte
Sublicio per impedire che i nemici passassero il Tevere
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Età Repubblicana – i primi tempi della repubblica il potere politico e militare fu affidato a 2 consoli
eletti annualmente, potevano avere compiti diversi ma ognuno aveva potere di veto sull’altro. Il senato
continuò ad essere l’istituzione più importante. Era composto da 300 membri e rimanevano in carica tutta
la vita.
La società in epoca repubblicana nel corso del V sec. a.C. fu istituita una nuova assemblea dei cittadini
romani i comizi centuriati, che si basavano sulla suddivisione in centurie e in
classi basate sulla ricchezza, veniva utilizzata anche per l’arruolamento
nell’esercito. I comizi centuriati erano convocati dai magistrati per l’elezione dei
consoli o per approvare o respingere qualche legge. Rimaneva la divisione tra
patrizi e plebei, ma a seguito di violente lotte tra il V e IV secolo a.C. ( 494 a.C.) i
plebei ottennero il riconoscimento di nuove magistrature, le assemblee della
plebe (tutta la plebe suddivisa in tribù territoriali) dove si eleggevano i tribuni
della plebe (all’inizio 2 in seguito 10 ed erano sacri e inviolabili) che avevano
diritto di veto e potevano bloccare le proposte di legge dei consoli. Tra il 451 e
450 a.C. fu realizzata la stesura delle leggi delle 12 tavole di bronzo ed esposte
al pubblico che consentì di limitare gli abusi dei patrizi contro la plebe e
introdusse importanti leggi giuridiche (leggi non modificabili). Nel 445 a.C.
furono consentiti i matrimoni tra patrizi e plebei, fu concesso ai plebei di ricoprire tutte le cariche
pubbliche. Nel 443 a.C. furono istituiti i censori che stabilivano il censo dei cittadini romani. Nel 421 a.C.
furono istituiti i questori. Nel 367 a.C. con le leggi Licinie-Sestie fu consentito ai plebei di accedere al
consolato e di essere eletti Consoli. Nel 326 a.C. con la legge Petilia fu abolita la schiavitù per debiti. Nel
287 a.C. con la legge Ortensia le delibere del concilium plebis (plebisciti) furono riconosciute come leggi di
Stato: la plebe poteva influire direttamente sulle scelte politiche del governo di Roma.
Politica estera – tra il V e III sec. a.C. Roma affrontò numerose guerre, prima per difesa poi di conquista. Nel
IV sec. a.C. i Celti saccheggiarono Roma per andarsene dopo il pagamento di un forte riscatto. Superata la
crisi Roma si estese al sud contro i Sanniti in 3 guerre distinte (popolazione degli Appennini dell’Abruzzo e
Molise ), poi contro la Magna Grecia. Dopo aver unificato la penisola Roma divenne rapidamente la più
grande potenza del Mediterraneo e si pose in concorrenza con Cartagine. Le due città fino ad allora
avevano mantenuto rapporti di alleanza si contesero l’egemonia sul Mediterraneo in 3 grandi conflitti, le
Guerre Puniche ( il nome deriva da Puni come venivano chiamati i Fenici) dal 264 al 146 a.C.
264 a.C. Prima guerra Punica in Sicilia. Roma confisse Cartagine (nord Africa) e le impose il pagamento di
una pesante indennità. Poi Roma conquistò anche la Sardegna e la Corsica.
219 a.C. Seconda guerra Punica. I Fenici cercarono di espandersi sulla terraferma nella penisola Iberica con
Annibale ma la penisola era alleata di Roma che intervenne subito. Annibale alla testa di un esercito con
elefanti attraversò le Alpi (218 a.C.) e si alleò con i Galli insediati nella
pianura padana dove sconfisse i Romani. La guerra durò 16 anni e
Roma subì terribili sconfitte ma nel 203 a.C. col generale Scipione
(poi chiamato l’Africano) sconfisse direttamente i nemici sul loro
territorio in Africa e Annibale fu richiamato in patria dove nel 202 a.C.
a Zama venne sconfitto.
149 - 146 a.C. Terza guerra Punica. ci fu l’ultimo attacco a Cartagine e
dopo 3 anni di assedio di arrese ai Romani. In questi territori fu fondata la provincia d’Africa.
Tra il 215 a.C. e 148 a.C. guerra contro la Grecia e Macedonia. Vinsero e queste terre vennero divise in 4
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stati che divennero province. Dopo la sconfitta della Grecia e
Macedonia, Roma continuò ad espandersi verso Oriente
sottomettendo l’Asia. Mentre verso Occidente conquistò
Spagna e parte meridionale della Francia Cisalpina.
Romanizzazione della penisola – Con il sistema politico
instaurato, l’espansione e la crescita demografica, Roma
attua dei cambiamenti crea dei rapporti di alleanza con le
terre conquistate che devono a Roma tributi, truppe.
Nascono municipi e colonie. Istituì il principio di doppia
cittadinanza per gli abitanti dei municipi ed avevano gli stessi
diritti dei cittadini romani. Le colonie invece di dividevano in 2 gruppi: le colonie romane che erano
insediamenti di cittadini in armi con pieni diritti (diritti civili, politici e di carica politica) e sottoposti al
volere dei consoli e le colonie latine erano invece amministrativamente indipendenti, per lo più gruppi di
militari a difesa del territorio e contadini a cui veniva dato pezzi di terra da coltivare, i cittadini non
godevano di diritti politici ma solo civili (es. sposarsi coi romani e commercio). Con l’aumento della
popolazione Roma inizia a far nascere le prefetture per un controllo rigido del territorio, la costruzione di
una efficiente rete stradale che è in uso tutt’ora, reti fognarie, acquedotti. La cittadinanza Romana era più
facile da ottenere di quella Greca, prevedeva diritti e doveri che erano tasse, esercito. 212 a.C. con il
console romano Lucio Settimio detto Caracalla la cittadinanza romana venne estesa a tutti gli uomini liberi
del territorio imperiale. I nuovi territori diventarono PROVINCE dove i loro abitanti NON hanno diritti ma
solo il dovere di pagare tributi a Roma e erano esclusi dal servizio militare. Ciascuna Provincia era
governata da un proconsole o propretore con l’ausilio di un contingente militare, mentre
l’amministrazione e la riscossione dei tributi fu affidata ai cavalieri nuova classe che era composta da
commercianti e cittadini non nobili, inoltre fornivano cavalleria all’esercito.
ECONOMIA – Con le conquiste su Roma affluì molta ricchezza. Roma era al centro del commercio, inoltre
grazie all’unificazione del Mediterraneo Roma ha l’egemonia marittima. Alcuni cittadini romani, non
appartenenti alla nobiltà, si arricchì a dismisura e si formò una nuova classe, i
cavalieri. Il commercio era vietato ai senatori, ma praticato dai cavalieri e dai plebei
arricchiti. La loro ricchezza era data dai bottini, dai tributi e dai commerci. Mentre i
piccoli proprietari terrieri che costituivano una grossa fetta dell’esercito, erano in
crisi a causa delle guerre che dovettero cedere le loro terre ai ricchi che divennero
latifondi in mano ad un solo proprietario (patrizio). La società in questo periodo era
divisa in antica nobiltà senatoria (proprietari di latifondi e controllano la vita
politica), cavalieri con plebei ricchi (commercio, esercito, ma sono esclusi dalle alte
cariche politiche) e popolo (ex contadini ora nullatenenti – plebe romana). Un tentativo per far fronte alla
grave crisi dei piccoli proprietari venne affrontata dai fratelli Gracchi (nipoti di Scipione) che promisero una
riforma agraria che prevedeva una redistribuzione delle terre pubbliche ponendo il limite di 500 jugeri.
Venne varata la legge frumentaria, che consentiva ai cittadini romani di comprare una volta al mese
frumento a basso prezzo. Ma la riforma dei Gracchi fallì a causa dell’opposizione della nobiltà. Questo portò
ad un lungo periodo di crisi con una guerra civile.
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Decadenza della repubblica Romana – Nel II sec. a.C. dagli squilibri presenti della società romana si
formano 2 partiti i populares (cavalieri, plebei arricchiti, qualche famiglia nobile, plebe
romana – vogliono allargare la partecipazione alla vita politica, ridistribuzione delle
terre al popolo) e gli optimates (antica nobiltà senatoria – vuole conservare i suoi
privilegi politici e difende i valori tradizionali). Nel 107 a.C. fu eletto il console popolare
Caio Mario che riformò l’esercito rendendo il servizio militare volontario e retribuito
(tutti possono arruolarsi e dopo 16 anni di servizio vengono congedati con un campo di
terra di loro proprietà – si instaurò un legame tra soldati e generali) ma questo non gli valse la riconoscenza
della cittadinanza che si ribellò - prima guerra sociale. Caio Mario venne sostituito da Lucio Silla che
divenne dittatore ed emise le liste di proscrizione (tavole su cui venivano segnati quelli ritenuti nemici della
repubblica e quindi condannati a morte) Silla ridusse i poteri dei tribuni della plebe e cancellò i diritti
ottenuti con le leggi di Gracco. Dopo il ritiro di Silla ci fu Spartaco che capeggio la rivolta degli schiavi
soffocata da Crasso (potente cavaliere). Sulla scena politica si affaccia Pompeo (partito degli optimates)
importante generale ed assieme a Crasso furono eletti consoli. Strinsero un accordo con Caio Giulio Cesare
e questo accordo fu definito il primo triunvirato, serviva per ottenere vicendevolmente appoggi politici. Nel
59 a.C. Giulio Cesare fu eletto console e poi proconsole delle Gallie.
ETA’ IMPERIALE - Tra il 49 e 45 a.C. Giulio Cesare padrone incontrastato di Roma divenne imperatore,
pontefice massimo e tribuno a vita, ottenne di essere nominato dittatore
perpetuo. Grazie ai suoi poteri iniziò la riforma dello Stato romano: migliorò
l’amministrazione, introdusse trattamenti equi tra province, diminuì la
disoccupazione promuovendo grandi opere pubbliche e riformò il
calendario. Nel 44 a.C. venne ucciso pugnalato da una congiura promossa
dall’aristocrazia, per il ritorno alla repubblica, per mano di Bruto.
Dopo la morte di Cesare e nuove guerre civili, che finiscono con la vittoria di Ottaviano (figlio adottivo di
Cesare) nel 31 a. C. ad Azio che lo portano al potere e con lui finisce la repubblica
romana ed inizia l’Impero. Ottaviano non vuole presentarsi come sovrano ma come
politico che restaura la repubblica e restituisce il potere al senato, così crea un
nuovo sistema di governo, dove il potere era concentrato nelle sue mani. I poteri di
Ottaviano: principe del senato (è il primo a votare in senato, carica che durante la
repubblica spettava al senatore più anziano, il votare per primo implicava
influenzare il voto degli altri), potere di tribuno (ha il diritto di veto su tutte le
decisioni del senato o dei magistrati, è un potere sacro ed inviolabile, può
convocare senato e comizi, propone leggi), comando proconsolare con autorità
superiore e illimitate (controlla l’esercito e tutte le province per questo è chiamato imperatore), pontefice
massimo (è magistrato che controlla la vita religiosa).
Nel 27 a.C. ottiene il titolo di Augusto (=degno di venerazione, colui che aumenta la grandezza dello Stato).
Il senato e assemblee popolari restano solo per garanzia di repubblica ma sono senza potere. Tutto il
potere è in mano all’imperatore.
La SOCIETA’ in questa epoca venne garantita dalla mobilità sociale che consenti a molti abitanti di
migliorare la proprie condizioni di vita. Al vertice di questo piramide c’era l’Imperatore seguito dal senato,
poi veniva l’ordine equestre composto da finanzieri a appaltatori, poi i decurioni che erano amministratori
locali della città provinciali infine i liberti gli ex schiavi liberati (ma con grosse ricchezze grazie all’aiuto dei
padroni). Alla base della piramide c’erano i proletari composti dalla plebe urbana e dai contadini. La plebe
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era mantenuta dallo stato. I servi e i coloni mantenevano con i lavori agricoli tutta la società.
In POLITICA INTERNA l’amministrazione dello stato era affidata ai funzionari nominati dall’Imperatore
chiamati prefetti che potevano essere cacciati in qualsiasi momento. Ristrutturò il sistema fiscale, creò un
corpo di guardia speciale, pretoriani a protezione del principe, riorganizzò l’esercito, favorì le classi più
povere, fece costruire edifici pubblici, promulgo leggi sulla protezione della famiglia chiamate Leges Iuliae.
In POLITICA ESTERA consolidò il suo impero fino al Reno e al Danubio, fece poche ma ricche conquiste
territoriali e garantisce pace e sicurezza nei confini dell’Impero, le province sono di 2 tipi: senatorie
(amministrate dal senato, sono pacifiche e non serve l’esercito) imperiali (amministrate dai funzionari
dell’imperatore con l’aiuto dell’esercito perché non sono pacifiche).
L’ECONOMIA, grazie alla stabilità politica, ha una grossa spinta con i
commerci e l’agricoltura. Le conquiste portarono all’erario immense
disponibilità come il grano egizio, il tesoro di Tolomeo, miniere d’oro e
d’argento e questi bottini permettono di ingrandire Roma.
Il suo impero durò dal 29 a.C. al 14 d.C. e fu complessivamente un
periodo di pace, la capitale fu abbellita da importanti monumenti come
l’Ara Pacis che simboleggia il ritorno ai valori della Roma Antica e in questo periodo molti poeti (Ovidio,
Virgilio..) e storici scrissero grandi opere, ospitati e mantenuti a corte tutti attorno a Mecenate amico di
Ottaviano. Durante il suo comando riesce a restaurare i buoni e antichi valori della tradizione romana
messi in crisi dalle guerre civili, dagli usi e costumi greco-orientali , dal lusso e dalla corruzione. Così opera
una restaurazione religiosa (restaura templi e riporta in vita antiche cerimonie) e morale (emana leggi che
puniscono comportamenti considerati immorali come l’adulterio, leggi che premiano le famiglie numerose).
Durante il periodo di Ottaviano Augusto in Palestina (provincia romana) nacque Gesù.
Alla morte di Augusto nel 14 d.C. l’impero era dunque al massimo della sua prosperità economica e della
stabilità sociale, ma aveva già in serbo le radici della crisi che si sarebbe scatenata pochi secoli dopo.
Con la morte di Ottaviano Augusto ci fu un problema di successione, la scelta cadde sul figliastro Tiberio
che Ottaviano aveva adottato e associato al potere, ricevendo la tribunicia potestas e l’imperium
proconsolare con il comando dell’esercito, affermando così il principio di successione dinastica.
IL GOVERNO DI TIBERIO dal 14 al 37 d.C. non incontrò opposizione da parte del senato. Il principe
ricambiò la cortesia trasferendo dai comizi al senato l’elezione dei magistrati ed
eliminò il ristretto “consiglio del Principe” che aveva assistito Ottaviano nelle sue
decisioni. I rapporti con il senato diventarono ottimi e di collaborazione. Tiberio
preferì farsi chiamare principe e rifiutò gli onori divini a lui attribuiti. Era un abile
generale e proseguì l’opera di consolidamento dell’Impero come aveva fatto
Ottaviano. Fu un abile diplomatico all’estero. Sul piano interno dovrò molte difficoltà
a far conciliare la crescente rivalità tra la vecchia aristocrazia senatoria con il nuovo
ceto di origine imperiale costituito da cavalieri, funzionari e militari. I contrasti
divennero sempre più forti quando il comandante dei pretoriani Elio Seiano, di famiglia equestre, si
avvalse della fiducia di Tiberio per mettere in atto una vasta offensiva contro l’aristocrazia che guastò i
rapporti tra Imperatore e il senato.
Tiberio disgustato dalle critiche e dall’opposizione senatoria e dagli intrighi di potere nel 27 d.C. si ritirò a
Capri abbandonando Roma nelle mani di Seiano. Questi approfittò del momentaneo potere per
commettere azioni giudiziarie verso i nobili e i senatori. Ma nel 31 d.C. Tiberio fece giustiziare Seiano.
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Lasciato sempre più solo e isolato Tiberio morì nel 37 d.C. lasciando come erede il nipote Gaio Cesare.
GAIO CESARE GERMANICO “CALIGOLA” dal 37 al 41 d.C. chiamato così per il tipo di calzari che indossava
(caligae) la sua politica fu l’opposta del suo predecessore e combattendo il senato con
l’evidente intento di trasformare il principato in una monarchia di tipo orientale, il
suo mito fu Alessandro Magno. Cercò l’appoggio dell’esercito e dei soldati
distribuendo generosamente denaro e organizzando giochi fastosi. Ma le continue
spese richiedevano nuove entrate, che Caligola otteneva confiscando i terreni e beni
agli oppositori inimicandosi l’aristocrazia e il ceto equestre. Celebrato con onori divini
nelle province orientali dell’impero, introdusse la divinizzazione della sua figura.
L’assolutismo dispotico gli mise contro tutti fino a quando venne ucciso in una
congiura ordinata da senatori e pretoriani.
TIBERIO CLAUDIO UN BUON AMMINISTRATORE dal 41 al 54 d.C. furono i pretoriani ad imporlo al senato
come successore del nipote Caligola. Cercò di mantenere il favore dell’esercito con
enormi donazioni. Molto colto ma debole e incerto, Claudio ebbe verso il senato un
atteggiamento di grande rispetto, ma suscitò malcontento il suo tentativo di inserire
tra i senatori alcuni provinciali di origine gallica. Gli incarichi amministrativi furono
affidati a liberti di sua fiducia provocando il risentimento di senatori e cavalieri. I
liberti si occuparono della politica finanziaria, dell’edilizia pubblica, degli spettacoli e
dell’annona (approvvigionamento alimentare di Roma). Con l’aiuto dei liberti, Claudio
si rivelò un ottimo amministratore assicurando forniture regolari di grano e
potenziando la flotta mercantile costruendo ad Ostia un grande porto. Sul piano
militare Claudio fu molto attivo portando a termine nel 44 d.C. la conquista della Britannia e creando
nuove province in Africa e Oriente. Per favorire la progressiva romanizzazione dei popoli dell’impero,
concesse la cittadinanza ai veterani dell’esercito di origine provinciale. Fu la quarta moglie Agrippina ad
avvelenarlo nel 54 d.C. dopo averlo convinto a nominare Nerone, suo figlio prediletto, erede al comando
di Roma.
LUCIO DOMIZIO NERONE dal 54 al 68 d.C. guidato dal pretorio Burro, dal filosofo Seneca e dalla madre
Agrippina parve intenzionato a seguire la politica di rispetto verso il
senato. Ma dopo 5 anni di apparente concordia si verificò una svolta
politica importante che portò al rafforzamento i poteri di Nerone ed a
eliminare chi poteva condizionarlo come il fratellastro Britannico, la
moglie Ottavia e la madre Agrippina. Da quel momento il suo scopo fu
di abolire l’autonomia del senato e contrastare l’opposizione
dell’aristocrazia cercando il favore della plebe urbana e dell’esercito
con una dispendiosa politica di spesa. Nel 58 d.C. Nerone propose al
senato di abolire la portoria (dazi doganali) ma la proposta venne respinta a l’umiliazione spinse Nerone ad
una politica antisenatoria. Per guadagnarsi la simpatia popolare fece donazioni
alla plebe e a giochi spettacolari di tipo greco partecipandovi lui stesso e
costringendo a parteciparvi anche i senatori. La carenza di fondi lo spinse ad
accentuare la pressione fiscale e la confisca di beni per lesa maestà. Nel 64
d.C. Roma subì un disastroso incendio che la distrusse, le cause furono quasi
sicuramente incerte ma molti accusarono Nerone che approfittò per progettare una grandiosa
ricostruzione finanziata con un tributo speciale imposto alle province. Nel progetto di ricostruzione venne
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inserita anche la Domus Aurea. Allarmato dalla perdita di consenso, Nerone tentò di liberarsi dei sospetti
accusando la comunità cristiana di aver appiccato l’incendio per odio verso Roma. I cristiani vennero
arrestati in massa e uccisi. La popolarità rimase bassa a causa delle forti spese di ricostruzione e
l’aristocrazia tentò di approfittare della situazione con una congiura guidata da Gaio Pisone per uccidere
Nerone, ma venne scoperta e repressa. Furono giustiziati molti aristocratici e lo stesso maestro di Nerone,
il filoso Seneca. Nel 66 d.C. Nerone andò in Grecia per oltre un anno dove in suo onore vennero celebrati
giochi e gare poetiche. Nerone entusiasta esentò le città greche da ogni tributo e passò la Grecia da
provincia senatoriale a provincia Imperiale. Nel 68 a.C. le difficoltà finanziarie, l’irritazione delle province
Orientali trascurate rispetto alla Grecia, suscitarono un violento moti di protesta che si estese all’esercito
che si sollevarono contro Nerone. Dichiarato nemico pubblico dal senato e abbandonato dai pretoriani
Nerone fuggi da Roma e si fece uccidere da uno schiavo. Dopo la sua morte il senato condannò Nerone
alla damnatio memoriae, un provvedimento gravissimo che imponeva la cancellazione di ogni atto e
ricordo dell’imperatore. Si aprì così una gravissima crisi istituzionale.
L’ANNO DEI 4 IMPERATORI dal 68 d.C. al 69 d.C. molte legioni provinciali acclamarono imperatore il
proprio comandante e cercarono di imporlo con le armi. Dopo mesi di colpi di scena e battaglie prevalse
Tito Flavio Vespasiano un generale che non apparteneva alla vecchia aristocrazia romana ma proveniva
da una famiglia equestre di origine sabina.
TITO FLAVIO VESPASIANO dal 69 al 79 d.C. fu un imperatore saggio che ricucì i rapporti con il senato e con
la popolazione. Nel 71 d.C. associò al trono imperiale il figlio Tito che aveva
messo fine alla guerra in Giudea con la distruzione di Gerusalemme e la
deportazione come schiavi dei suoi cittadini. Nel 73 d.C. Vespasiano assunse la
carica di censore e costituì un nuovo senato inserendo molti cittadini delle
province. Riuscì a risanare le finanze statali (causa lo sperpero di Nerone),
riducendo le spese superflue e incrementando le opere pubbliche. Tra le opere
pubbliche da ricordare il Colosseo, emanò la
Lex de imperio Vespasiani, per cui egli e gli
imperatori successivi dovevano governare in
base alla legittimazione giuridica e non in base a poteri divini. Stipendiò
poeti, attori e insegnati di lettere latine e greche. Morì a Roma causa
infezione intestinale nel 79 d. C. volle morire in piedi dichiarando che
“un imperatore muore in piedi” . Alla sua morte gli succedette il figlio
Tito che governò solo per 2 anni perché nel 81 d.C. morì per malattia. In questo periodo Tito continuò a
governare nello stesso modo del padre e consolidando i confini imperiali.
DOMINIZIANO dal 81 al 95 d.C. che instaurò un potere dispotico e concentrò nelle proprie mani ogni
autorità e impose la divinizzazione della propria persona, era narcisista e vanesio.
Questo provocò la reazione del senato che Domiziano contrastò accusandoli di lesa
maestà e confiscando i loro beni e li utilizzò per risanare i conti pubblici. Fu un
valido imperatore dal punto di vista amministrativo grazie anche al controllo sui
funzionari. Per avere il consenso popolare e dell’esercitò spese ingenti somme per
organizzare giochi pubblici e alzare i salari dei soldati. Così iniziò ad aumentare le
tasse e confiscare i beni dei cittadini. Queste misure fecero crescere il mal
contento generale. Negli ultimi anni iniziò una crudele persecuzione contro ebrei e cristiani. Iniziò un
periodo di intrighi da parte dei senatori per uccidere Domiziano, che venivano prontamente scoperti, fino
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al 96 d.C. quando con una congiura organizzata dal senato il liberto Stefano lo uccise pugnalandolo. Fu
posto in una bara plebea con modesti onori funebri in una modesta casa di campagna.
Con la morte di Domiziano iniziò uno dei periodi migliori per l’impero romano, caratterizzato dalla
rinnovata concordia civile e dal raggiungimento massimo di estensione territoriale. Con questi propositi
inizia il II secolo d.C. definito l’ETA’ AUREA dell’impero romano.
COCCEIO NERVA dal 96 d.C. al 98 d.C. governò dopo Domiziano con il consenso dei senatori. Fu un uomo
di transizione ma riuscì a ristabilire un pieno accordo tra l’autorità dell’imperatore e i
senatori. Riformò il modello di successione al trono imperiale, da successione
dinastica a scelta tra i membri del senato e poi adottati dai predecessori. In questo
periodo la maggior parte dei senatori era di origine provinciale in particolare della
Spagna e della Gallia. Questo nuovo accordo favorì la compattezza dello Stato. Sempre
in questo periodo si diffusero i principi di stoicismo (filosofia sorta in Grecia durante
l’ellenismo) che considerava il corretto esercizio del potere come un dovere morale,
mentre gli epicurei erano quei filosofi che prendevano le distanze dalla politica.
MARCO NERVA TRAIANO dal 98 al 117 d.C. di origine spagnola seppe ottenere l’appoggio di tutte le classi
sociali grazie alla sua politica tollerante. Favorì l’assistenza sociale ai bisognosi, creando dei fondi gestiti
dalle autorità locali e concesse prestiti a basso interesse ai contadini pe incrementare l’attività agricola.
Migliorò il controllo delle amministrazioni provinciali e impose ai senatori di investire parte delle ricchezze
in possedimenti italiani per favorire la ripresa economica. Nel suo periodo l’impero
romano
si
espanse
ulteriormente e raggiunse la
massima
estensione
territoriale. Nel 114-116
d.C. vince la guerra contro i
parti e creò nuove province
in Assiria, Mesopotamia,
Armenia. Nel 117 d.C.
l’espansione si arrestò davanti alla rivolte delle
comunità ebraiche in varie regioni dell’Oriente. Morì
nel 117 d.C. di malattia e verrà ricordato come
Optimus Princeps sia per la conquiste, per
l’amministrazione interna e per l’assistenza ai deboli.
PUBLIO ELIO ADRIANO dal 117 al 138 d.C. di origine spagnola. La crisi dell’impero gli fece rinunciare
all’espansione militare e quindi privilegiare una politica di difesa dei confini. Fece
costruire il vallo di Adriano, una lunga muraglia per difendere
la Britannia dalle popolazioni del nord. Era un imperatore che
viaggiava molto per osservare le condizioni delle province
provvedendo ai loro bisogni e al loro sviluppo. Non le
considerava terre da sfruttamento ma da arricchire e
promuovere con commercio e artigianato. In politica interna si
occupò di riformare l’amministrazione pubblica e creò un
apparto di funzionari ben preparati appartenenti all’ordine
equestre. Promosse lo sviluppo sociale, economico e culturale. In campo giuridico
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fece allestire una raccolta delle norme emanate dei precedenti imperatori e le chiamò editto perpetuo. In
Italia presso Tivoli fece costruire Villa Adriana di straordinaria bellezza dotata di laghetto per il teatro
marittimo. Nel 131 d.C. si occupò del problema delle comunità ebraiche e promosse un’integrazione tra
romani ed ebrei. Nel tentativo di rafforzare il controllo sulla Palestina, Adriano impose alcuni culti romani e
proibì la pratica della circoncisione scatenando una nuova rivolta. La repressione fu durissima e gli ebrei
vennero privati di ogni diritto e considerati stranieri in tutto il territorio dell’impero. Adriano morì nel 138
d.C. a causa di una dolora malattia.
TITO AURELIO ANTONINO PIO dal 138 al 161 d.C. successore di Adriano e fedele al suo predecessore che
ne proseguì l’operato con il rafforzamento dei confini e il risanamento dei conti pubblici.
Restituì ai senatori vecchi privilegi. Costruì strade e acquedotti in Africa e Gallia.
Rinnovò l’incarico ai governatori delle province più meritevoli. Migliorò le condizioni di
vita degli schiavi punendo i padroni che li uccidevano o trattavano male. Pose fine alle
persecuzioni contro gli ebrei reintegrandoli in tutti i loro diritti. Alla sua morte nel 161
d.C. il potere passo nelle mani di Marco Aurelio.
MARCO AURELIO dal 161 al 180 d.C. si distinse per la sua saggezza e concretizzò gli ideali dello stoicismo
durante il suo mandato imperiale. Ma la sua bravura non riuscì a bloccare la crisi in
cui Roma era caduta anche aggravata dalla pressione dei barbari ai confini. Le tribù
germaniche si spinsero nelle regioni del nord fino ad occupare la città di Aquileia,
inoltre l’esercitò romano fu decimato da un’epidemia di peste. Nel 175 d.C. fu
raggiunto un accordo di pace che prevedeva la sottomissione dei quadi e il loro
inserimento nell’esercito romano come truppe ausiliarie per la difesa dei confini
lungo il Danubio. Nel 178 d.C. però questi popoli si ribellarono provocando un
nuovo conflitto nel quale Marco Aurelio (180 d.C.) morì lasciando il potere nella mani del figlio Commodo.
COMMODO dal 180 al 192 d.C. incapace di governare e dispotico come Imperatore, era anche di scarsa
intelligenza, adorava i giochi e spesso scendeva nell’arena contro i gladiatori. Si divertiva
ad uccidere animali esotici. Diede ordine di massacrare un villaggio perché un suo
abitante lo aveva offeso. Non gradito al senato, l’amministrazione dell’impero fu
affidata a truffatori che accumulavano beni e snaturavano il Senato e i Cavalieri. Roma
entrò in piena crisi economica con molte ribellioni e sommosse. Ci furono molte
congiure per ucciderlo. Fino al 192 d.C. quando ci riuscirono, annegandolo, grazie a un
gladiatore suo istruttore.
LA FINE DELL’ETA’ AUREA II SEC. D.C. porta ad una serie di guerre civili, fino all’imposizione di Settimo
Severo come imperatore.
Dal 197 al 235 d.C. inizia la dinastia dei Severi e la crisi dell’impero a causa della
pressione dei barbari ai confini. Settimo Severo promosse la divinizzazione della
figura dell’imperatore sulle basi delle tradizioni orientali. Il suo potere era assoluto,
il senato perse ogni potere e le sue funzioni erano ridotte alla semplice
approvazione delle leggi proposte dall’Imperatore. Nelle province sostituì la classe
senatoria con funzionari dell’ordine equestre. Tra i funzionari emerse il ruolo del
prefetto del pretorio che assunse i poteri di massima autorità amministrativa e
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giudiziaria. In base a queste trasformazioni amministrative la società si divide in 2 classi: gli honestiores
(rappresentati da senatori e cavalieri) e gli humiliores (rappresentati dalla massa di lavoratori e
nullatenenti). Settimo Severo aumentò le tasse per risanare il bilancio dello stato e anche per il
rafforzamento difensivo dei confini. Il potere assoluto di Settimo determinò la nascita di una nuova
dinastia associando il trono imperiale ai figli Marco Aurelio Antonino detto Caracalla e Geta. Alla morte
del padre nel 211 d.C. Marco Aurelio prende il potere e nel 212 d.C. fece uccidere il fratello. Sempre nel
212 d.C. emanò un editto noto come Costitutio Antoniana con il quale concesse la cittadinanza a tutti gli
abitanti delle province. Questo provvedimento era di natura economica ed un tentativo di trovare nuove
risorse finanziarie. Avendo lo stesso accresciuto il suo potere oltre misura, in una forma
di dispotismo assoluto, creò le premesse, come era successo in modo similare anche a Commodo
venticinque anni prima, per il suo assassinio nel 217 d.C. a cui prese parte, quasi certamente, il prefetto
del pretorio Macrino, che non apparteneva all'ordine senatorio e che a lui successe per poco tempo (217218 d.C.), pur non appartenendo alla dinastia dei Severi.
Dal 218 al 222 d.C. l’impero andò nelle mani di Eliogabalo incapace di governare (aveva appena 14 anni),
sperperò il denaro pubblico per soddisfare i suoi sfrenati piaceri e cadde vittima di una congiura pretoriana
nel 222 d.C.
Dal 222 al 235 d.C. fu eletto il cugino Alessandro Severo anch’egli molto giovane ed inevitabilmente il suo
potere fu gestito dalla madre, Giulia Mamea, donna di notevoli virtù, che lo circondò di saggi consiglieri,
incidendo sullo sviluppo del suo carattere, e
determinando
la
futura
conduzione
dell'amministrazione imperiale. La madre cercò
di farlo passare come "figlio naturale" dello
stesso Caracalla per rafforzarne la legittimità a
regnare, oltre ad aggiungere al suo nome
quello di Severo, per accrescerne il richiamo
alla sua discendenza. La crisi economica
gravava sull’impero e anche le minacce dei
barbari
ai
confini
fece
aumentare
ulteriormente le tasse generando forti
tensioni nella popolazione e anche
nell’esercito. Nel 235 d.C. alla notizia che Alessandro Severo era disposto a pagare una forte somma per
convincere gli invasori a tornare indietro, fece ribellare l’esercito che lo uccise.
Tra il 235 e 285 d.C. con la fine dei Severi l’impero ha un periodo di crisi politica con 50 anni di anarchia
militare si succedettero ben 21 imperatori acclamati dall'esercito (legioni), quasi tutti morti assassinati.
Inoltre, l'Impero dovette affrontare contemporaneamente una serie di pericolose incursioni barbariche
(Goti, Franchi, Alemanni, Marcomanni) che avevano sfondato il limes renano-danubiano a nord e
l'aggressività della dinastia persiana dei Sasanidi, che aveva sostituito i Parti. Solo grazie alla
determinazione di una serie di imperatori originari della Dalmazia, l'Impero, giunto sull'orlo della
disgregazione e del collasso (intorno al 270 d.C. era avvenuta anche la secessione di alcune province, in cui
si erano formate due entità separate dal governo di Roma: l'Imperium Galliarum in Gallia ed in Britannia,
ed il Regno di Palmira in Siria, Cilicia, Arabia, Mesopotamia ed Egitto), riuscì a riprendersi. Nello stesso
periodo l’impero fu colpito da carestie ed epidemie di peste. Il commercio di fermò e ci fu una diminuzione
della produttività agricola. La crisi economica colpì soprattutto la parte occidentale dell’impero.
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Tardo impero dal 284 al 305 d.C. dopo circa mezzo secolo di instabilità, salì al potere il generale illirico
Gaio Aurelio Valerio Diocleziano, che riorganizzò il potere imperiale istituendo la tetrarchia di governo,
ovvero una suddivisione dell'impero in due parti con due imperatori (col titolo di Augusto) erano a capo
dei due territori ed erano coadiuvati da due successori (col titolo di Cesare) di loro scelta Il sistema, però,
questo sistema non resse in quanto la gestione di tutto portò ad un aumento di tasse. Gli ultimi anni di
Diocleziano al potere furono caratterizzati dall'ultima grande persecuzione dei Cristiani, iniziata
nel 303 d.C. e condotta con ferocia, soprattutto nell'Oriente, dove la religione cristiana era ormai
notevolmente diffusa.
Amareggiato dai fallimenti, Diocleziano nel 305 d.C. si ritirò a vita privata presso Spalato dopo aver
abbandonato gli affari di governo. Morì di malattia nel 313 d.C.. Dopo la sua morte scoppiarono nuove
lotte per il potere, dalle quali uscì vincitore Costantino, figlio di Costanzo Cloro.
Dal 312 al 337 d.C. ci fu l’imperatore Costantino fu una delle figure più importanti dell'Impero romano.
Riformò l'Impero venne ridisegnato e suddiviso in quattro prefetture, tutte facenti capo ad un unico
Imperatore e favorì la diffusione del cristianesimo. Tra i suoi interventi più significativi, la riorganizzazione
dell'amministrazione e dell'esercito, la creazione di una nuova capitale a oriente (Costantinopoli) e nel 313
d.C. la promulgazione dell'Editto di Milano sulla libertà religiosa. Nel 326 d.C. erano iniziati i lavori per la
costruzione della nuova capitale Nova Roma (Nuova Roma) sul sito dell'antica città di Bisanzio, fornendola
di un senato e di uffici pubblici simili a quelli di Roma. La città venne inaugurata nel 330 d.C. e prese
presto il nome di Costantinopoli. Nel 337 d.C. morì a Nicomedia.
Dal 379 al 395 d.C. l’imperatore fu Teodosio. Fu l'ultimo imperatore a regnare su di un impero unificato e
fece del Cristianesimo la religione unica e obbligatoria dell'Impero con l’Editto di Tessalonica nel 380 d.C.;
per questo fu chiamato Teodosio il Grande dagli scrittori cristiani. Sotto Teodosio il sacramento della
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Confessione fu reso segreto in quanto anche lui aveva dovuto pubblicamente vestire gli abiti del
penitente. Durante il regno di Teodosio le regioni orientali rimasero relativamente tranquille, anche se
i Goti e i loro alleati, insediatisi stabilmente nei Balcani, erano motivo di continuo allarme.
Dopo il 395 d.C., gli Imperatori d'Occidente erano di solito imperatori fantoccio.
Nel 476 d.C. inizia la caduta dell’Impero Romano d’occidente. Le cause furono sostanzialmente
le invasioni barbariche che con Odoacre riuscirono a raggiungere facilmente Roma.
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