GLOSSARIO IL GOVERNO DI TIBERIO dal 14 al 37 d.C. non incontrò opposizione da parte del senato. Il principe ricambiò la cortesia trasferendo dai comizi al senato l’elezione dei magistrati. Era un abile generale e proseguì l’opera di consolidamento dell’Impero come aveva fatto Ottaviano. Fu un abile diplomatico all’estero. Sul piano interno dovrò molte difficoltà a far conciliare la crescente rivalità tra la vecchia aristocrazia senatoria con il nuovo ceto di origine imperiale costituito da cavalieri, funzionari e militari. Tiberio morì nel 37 d.C. lasciando come erede il nipote Gaio Cesare. GAIO CESARE GERMANICO “CALIGOLA” dal 37 al 41 d.C. chiamato così per il tipo di calzari che indossava la sua politica fu l’opposta del suo predecessore e combattendo il senato con l’evidente intento di trasformare il principato in una monarchia di tipo orientale, il suo mito fu Alessandro Magno. Caligola confiscò i terreni e beni agli oppositori inimicandosi l’aristocrazia e il ceto equestre per portare soldi alle casse dello stato. Introdusse la divinizzazione della sua figura. L’assolutismo dispotico gli mise contro tutti fino a quando venne ucciso in una congiura ordinata da senatori e pretoriani. TIBERIO CLAUDIO UN BUON AMMINISTRATORE dal 41 al 54 d.C. furono i pretoriani ad imporlo al senato come successore del nipote Caligola. Molto colto ma debole e incerto, Claudio ebbe verso il senato un atteggiamento di grande rispetto. Gli incarichi amministrativi furono affidati a liberti di sua fiducia provocando il risentimento di senatori e cavalieri. I liberti si occuparono della politica finanziaria, dell’edilizia pubblica, degli spettacoli e dell’annona (approvvigionamento alimentare di Roma). Per favorire la progressiva romanizzazione dei popoli dell’impero, concesse la cittadinanza ai veterani dell’esercito di origine provinciale. Fu la quarta moglie Agrippina ad avvelenarlo nel 54 d.C. dopo averlo convinto a nominare Nerone, suo figlio prediletto, erede al comando di Roma. LUCIO DOMIZIO NERONE dal 54 al 68 d.C. guidato dal pretorio Burro, dal filosofo Seneca e dalla madre Agrippina. Il suo scopo fu di abolire l’autonomia del senato e contrastare l’opposizione dell’aristocrazia cercando il favore della plebe urbana e dell’esercito con una dispendiosa politica di spesa. La carenza di fondi lo spinse ad accentuare la pressione fiscale e la confisca di beni per lesa maestà. Nel 64 d.C. Roma subì un disastroso incendio che la distrusse. Dopo la sua morte il senato condannò Nerone alla damnatio memoriae, un provvedimento gravissimo che imponeva la cancellazione di ogni atto e ricordo dell’imperatore. Si aprì così una gravissima crisi istituzionale. L’ANNO DEI 4 IMPERATORI dal 68 d.C. al 69 d.C. TITO FLAVIO VESPASIANO dal 69 al 79 d.C. fu un imperatore saggio che ricucì i rapporti con il senato e con la popolazione. Nel 73 d.C. Vespasiano assunse la carica di censore e costituì un nuovo senato inserendo molti cittadini delle province. Riuscì a risanare le finanze statali. Tra le opere pubbliche da ricordare il Colosseo, emanò la Lex de imperio Vespasiani, per cui egli e gli imperatori successivi dovevano governare in base alla legittimazione giuridica e non in base a poteri divini. Morì a Roma causa infezione intestinale nel 79 d. C. Alla sua morte gli succedette il figlio Tito che governò solo per 2 anni perché nel 81 d.C. morì per malattia DOMINIZIANO dal 81 al 95 d.C. che instaurò un potere dispotico e concentrò nelle proprie mani ogni autorità e impose la divinizzazione della propria persona. Fu un valido imperatore dal punto di vista amministrativo grazie anche al controllo sui funzionari. Per avere il consenso popolare e dell’esercitò spese ingenti somme per organizzare giochi pubblici e alzare i salari dei soldati. Così iniziò ad aumentare le tasse e confiscare i beni dei cittadini. Negli ultimi anni iniziò una crudele persecuzione contro ebrei e cristiani. Morì nel 96 d.C. da una congiura organizzata dal senato. Con la morte di Domiziano iniziò uno dei periodi migliori per l’impero romano, caratterizzato dalla rinnovata concordia civile e dal raggiungimento massimo di estensione territoriale. Con questi propositi inizia il II secolo d.C. definito l’ETA’ AUREA dell’impero romano. COCCEIO NERVA dal 96 d.C. al 98 d.C. governò dopo Domiziano con il consenso dei senatori. Fu un uomo di transizione ma riuscì a ristabilire un pieno accordo tra l’autorità dell’imperatore e i senatori. Riformò il modello di successione al trono imperiale, da successione dinastica a scelta tra i membri del senato e poi adottati dai predecessori. Sempre in questo periodo si diffusero i principi di stoicismo (filosofia sorta in Grecia durante l’ellenismo) che considerava il corretto esercizio del potere come un dovere morale, mentre gli epicurei erano quei filosofi che prendevano le distanze dalla politica. MARCO NERVA TRAIANO dal 98 al 117 d.C. di origine spagnola seppe ottenere l’appoggio di tutte le classi sociali grazie alla sua politica tollerante. Favorì l’assistenza sociale ai bisognosi, creando dei fondi gestiti dalle autorità locali e concesse prestiti a basso interesse ai contadini pe incrementare l’attività agricola. Nel suo periodo l’impero romano si espanse ulteriormente e raggiunse la massima estensione territoriale. Nel 114-116 d.C. vince la guerra contro i parti e creò nuove province in Assiria, Mesopotamia, Armenia. Nel 117 d.C. l’espansione si arrestò davanti alla rivolte delle comunità ebraiche in varie regioni dell’Oriente. Morì nel 117 d.C. di malattia e verrà ricordato come Optimus Princeps sia per la conquiste, per l’amministrazione interna e per l’assistenza ai deboli. PUBLIO ELIO ADRIANO dal 117 al 138 d.C. di origine spagnola. La crisi dell’impero gli fece rinunciare all’espansione militare e quindi privilegiare una politica di difesa dei confini. Fece costruire il vallo di Adriano. Non le considerava terre da sfruttamento ma da arricchire e promuovere con commercio e artigianato. In politica interna si occupò di riformare l’amministrazione pubblica e creò un apparto di funzionari ben preparati appartenenti all’ordine equestre. Promosse lo sviluppo sociale, economico e culturale. In campo giuridico fece allestire una raccolta delle norme emanate dei precedenti imperatori e le chiamò editto perpetuo. Adriano morì nel 138 d.C. a causa di una dolora malattia. TITO AURELIO ANTONINO PIO dal 138 al 161 d.C. successore di Adriano e fedele al suo predecessore che ne proseguì l’operato. Restituì ai senatori vecchi privilegi. Rinnovò l’incarico ai governatori delle province più meritevoli. Migliorò le condizioni di vita degli schiavi punendo i padroni che li uccidevano o trattavano male. Alla sua morte nel 161 d.C. il potere passo nelle mani di Marco Aurelio. MARCO AURELIO dal 161 al 180 d.C. si distinse per la sua saggezza e concretizzò gli ideali dello stoicismo durante il suo mandato imperiale. Le tribù germaniche si spinsero nelle regioni del nord fino ad occupare la città di Aquileia, inoltre l’esercitò romano fu decimato da un’epidemia di peste. Marco Aurelio (180 d.C.) morì lasciando il potere nella mani del figlio Commodo COMMODO dal 180 al 192 d.C. incapace di governare e dispotico come Imperatore, era anche di scarsa intelligenza. Non gradito al senato, l’amministrazione dell’impero fu affidata a truffatori che accumulavano beni e snaturavano il Senato e i Cavalieri. Roma entrò in piena crisi economica con molte ribellioni e sommosse. Nel 192 riuscirono ad annegarlo.