1 UNA PARTITA A “ LA GRANDE GUERRE “ Partita commentata da Lodovico Badali Questo è il resoconto, un po’ stile reportage di guerra, dello scenario campagna de “ La Grande Guerre “ giocato con grande partecipazione e dispendio d’energia da due intrepidi giocatori: il sottoscritto e Giancarlo DeColle. Il tutto verrà narrato in terza persona con la massima obiettività possibile. Preliminari Alea iacta est! L’ultimatum alla Serbia ormai giunto a Belgrado scatena le reazioni delle principali cancellerie europee. Da anni si viveva in un’aria elettrica, nell’aspettazione che il bubbone purulento delle rivalità europee scoppiasse. Nulla poteva far presagire la catastrofe che tale atto avrebbe provocato. In sequenza la Russia mobilita e dichiara guerra all’Austria-Ungheria, poi di seguito la Germania alla Russia e la Francia alla Germania ed all’Austria-Ungheria. L’Inghilterra rimane fuori del conflitto anche se pro Intesa e ad un livello diplomatico che non può che scontentare il giocatore dell’Intesa per la sua sfortuna iniziale. Si scelgono i piani di guerra: la Francia opta per un attacco in Alsazia-Lorena portato non subito ma dopo una certa preparazione, la Russia un piano di aiuto alla Serbia che prevede un massiccio attacco in Galizia per distogliere le forze della Duplice Monarchia dal loro obiettivo principale, l’Austria-Ungheria con molta oculatezza sceglie “ il Piano Libero “ che le permette di disporre subito di un’armata in più e di schierare il suo apparato militare liberamente sulla mappa, infine la Germania opta per il “ Piano von Moltke “ che prevede lo spostamento di tre intere armate dal fronte occidentale a quello orientale ( la prima, la seconda e la terza ) per attaccare subito in forze le truppe zariste lungo i confini della Prussica Orientale: l’ingente movimento di mezzi da occidente ad oriente non passa inosservato ai servizi segreti dell’Intesa, tuttavia il giocatore dell’Intesa non muta i piani iniziali di Russia e Francia, come da regolamento potrebbe fare. Giunge il momento di verificare l’impatto sugli altri paesi europei dello scoppio delle ostilità: ognuno di essi subisce dei contraccolpi che ora vanno a favore dell’ Intesa ora degli Imperi Centrali senza però spingere nessuno nella guerra. Le più attese sono l’Inghilterra e l’Italia. La prima, che garantisce l’indipendenza del Belgio, visto che la Germania si è ben guardata dall’attaccare proditoriamente piccole ed indifese nazioni in pace, rimane alla finestra; un duro colpo per l’Intesa che si trova senza il mitico BEF e senza l’appoggio della dominatrice dei mari; un grande sollievo per gli Imperi Centrali che possono ancora godere del libero commercio. La mossa tedesca puntava proprio a tener fuori il vasto Impero Britannico il più a lungo possibile, senza illudersi di poterlo fare ad libitum. L’Italia ha una leggera oscillazione pro-Intesa che al lato pratico non serve a molto e preannuncia una contesa diplomatica non meno aspra di quella che si sta iniziando sui campi di battaglia. Si va ora ad iniziare una partita dall’esito incerto e piena di incognite dove entrambe i giocatori vivranno momenti di esaltata fiducia seguiti da abissi di sconforto. Un senso di “ fare “ la storia aleggia sul campo di gioco quasi si fosse tornati indietro nel tempo per riscrivere la Storia; si guardano la mappa e le pedine, che offrono un colpo d’occhio spettacolare, con la consapevolezza che rappresentano uomini reali, sofferenze e ferite reali che mai il tempo dovrebbe cancellare dalla memoria. Strategie Tutta la partita per il giocatore dell’Intesa sarà saper sfruttare al meglio le potenzialità di ogni paese dell’alleanza che dovrà agire in sintonia con gli altri come una grande orchestra, con la consapevolezza che nessuna nazione da sola può reggere il confronto con il Reich tedesco e che condurre una guerra su due fronti senza grandi possibilità di collegamenti è un’impresa difficile come difficile è governare paesi come Francia e poi anche Inghilterra che padroni dei due più grandi imperi coloniali devono sempre fare i conti con possibili gravi problemi interni; inoltre la partita dell’Intesa deve essere a tutto campo, le forze terrestri devono interagire con quelle navali ed ogni aspetto della situazione bellica non può venir sottovalutato. Insomma un compito difficile reso ancora più pesante dall’iniziale neutralità dell’Inghilterra. Gli Imperi Centrali hanno una gestione più semplice dato che le loro flotte come le loro colonie non rivestono un’importanza strategica e sono un lusso di cui si può fare a meno. Tuttavia dopo una partenza sicuramente esaltante il continuo logorio della guerra su due fronti fa sentire i suoi effetti per cui ci si sente sempre più con l’acqua alla gola man mano che passano i turni e non si riesce a sferrare il colpo decisivo. Il 1914 L’inizio della partita va oltre le più rosee aspettative e l’aver ottenuto una non belligeranza da parte dell’Inghilterra è sicuramente un grande successo ed insieme la prova che dimostrarsi un po’ meno tedeschi ed un po’ più diplomatici non fa male. Iniziano i primi scontri lungo i confini: ad ovest tutto tace, la Francia è impegnata a programmare bene i suoi attacchi in Alsazia-Lorena e la Germania non ha nessun interesse a subire perdite su un fronte che per il momento è secondario: ad 2 est, invece, i cannoni tuonano dal Mar baltico alle montagne serbe. Da una parte gli austriaci, impegnati contro i coriacei serbi e contro una natura ostile, subiscono pesanti perdite per avanzamenti insignificanti e le sei armate russe schierate in Galizia strapazzano quelle austriache che sono costrette ad arretrare pur senza lasciare in mano ai russi nulla che non siano esagoni di campagna. Ma i camerati tedeschi rendono vano ogni sforzo russo, le loro quattro formidabili armate fra cui la I, armata principale, con l’appoggio dell’artiglieria d’assedio austriaca sotto il comando del maresciallo von Kluck spazzano letteralmente via le due armate russe incapaci di opporre una se pur credibile resistenza. Le truppe tedesche, come un fiume in piena, dilagano dalla Prussia Orientale conquistando e distruggendo una dopo l’altra tutte le patetiche fortezze erette dai russi lungo il confine, il fronte vacilla paurosamente e le perdite russe sono vertiginose anche per un impero di quelle dimensioni. Solo i problemi logistici legati al grande costo della trasformazione delle ferrovie russe a scartamento ridotto impedisce di avanzare fino al confine tra Lettonia ed Estonia. Le armate dello zar sono costrette ad arretrare lungo l’intero fronte per non essere accerchiate e debbono abbandonare a settembre tutti i progressi fatti in Galizia ad agosto, per l’Austria è l’opportunità di riprendersi senza colpo ferire tutta la Galizia orientale ed anche qualche esagono di Ucraina e di potersi concentrare in Serbia, dove appare ormai chiaro che la lotta non si concluderà entro il ’14. Ad occidente il tanto atteso attacco francese si è risolto in una carneficina, le truppe tedesche avvantaggiate dal terreno aspro della regione e dalla poderosa fortezza di Metz hanno respinto con facilità ogni tentativo di sfondamento: ma a tutti è chiaro che ogni soluzione sul fronte francese, a meno di non invadere il Belgio, sarà così sanguinosa da rivelarsi spesso una vittoria di Pirro. Il resto dell’Europa rimane tranquillo con oscillazioni che portano l’Italia molto vicino all’Intesa e l’Impero Ottomano specularmente agli Imperi Centrali. L’Inghilterra si avvicina lentamente alla guerra come la Germania aveva previsto e il piccolo Belgio guarda con terrore le poderose armate che si fronteggiano vicino ai suoi confini forse temendo di più la Francia, che, una volta l’Inghilterra in guerra, potrebbe invaderlo senza conseguenze diplomatiche pesanti e minacciare l’alta pianura tedesca del tutto sguarnita. La Germania a sorpresa gioca la carta Mata Hari che purtroppo viene subito scoperta e fucilata grazie all’avvenimento segreto “ Agente Doppio “ giocato dall’Intesa. Con ottobre le operazioni belliche subiscono una inevitabile frenata in parte dovuta all’inizio della brutta stagione, che sul fronte orientale giunge particolarmente precoce, in parte al graduale passaggio alla guerra di trincea che porta un po’ di sicurezza alle potenze dell’Intesa duramente provate, soprattutto ad est, dalle poderose armate teutoniche. Ad ovest tutto tace: la Francia senza l’aiuto inglese preferisce abbandonare qualunque velleità di conquista, alla Germania preme far collassare l’Impero Russo il prima possibile per poi marciare su Parigi: ad est la contesa non si ferma, sul fronte russo le armate tedesche continuano la loro avanzata e saggiamente il Gran Duca Nicola dal GHQ preferisce arretrare all’interno del territorio dell’impero. Il grosso punto di forza della Russia è il potersi permettere di perdere anche otto esagoni di mappa dal confine con Germania ed Austria senza in realtà aver perso nemmeno un pezzetto di territorio russo vero e proprio, ma unicamente i possedimenti polacchi, gli stati Baltici e l’Ucraina con moderate perdite in volontà nazionale ed in punti economici. Il tremendo clima di quelle zone, la scarsezza di ferrovie inevitabilmente frena sia le armate tedesche sia quelle austriache, che approfittano del ripiegamento generale russo, in attesa che i collegamenti logistici permettano di avanzare ancora. Una mossa questa che senza grandi perdite permette alla Russia, duramente provata dagli scontri di agosto e di settembre, di evitare l’annientamento di altri corpi che verrebbero sacrificati senza alcuna speranza di frenare la marea tedesca. Solamente in Serbia si combatte accanitamente, le due armate austriache a prezzi altissimi riescono a guadagnare terreno, ma l’esercito serbo pur battuto non mollerà fino all’ultimo: per l’Impero Asburgico sarà l’unica vera guerra di conquista e di sangue. Si avvicina la fine del ’14 e la situazione militare non si discosta dai turni precedenti, l’unico sussulto viene dalla diplomazia con l’entrata in guerra dell’Impero Ottomano a fianco degli Imperi Centrali e un conseguente spostamento dell’Italia verso l’Intesa che fa pensare a una sua discesa in campo già per l’inizio del ’15. Appare oramai chiaro che il fronte principale è ad est e che passate le nevi invernali o gli alleati ad occidente si inventeranno qualche cosa o le armate zariste, non potendo arretrare all’infinito, non avranno scampo. E’ interessante notare come si stia delineando una guerra completamente diversa da come uno se la poteva aspettare; l’Intesa a corto di argomenti da usare per la sua propaganda sulla “ malvagità “ tedesca deve prendere atto che in queste condizioni battere la Germania è impossibile, già non si riescono a fermare le armate imperiali in difesa figurarsi tentare folate offensive, ma gli Imperi Centrali pur chiudendo l’anno con una impressionante serie di successi militari e diplomatici ( basta solo l’aver tenuto per tutto il ’14 l’Inghilterra fuori dal conflitto ) iniziano a comprende che capitalizzare tali successi in vittorie politiche sarà un compito assai duro. L’interfase di inverno ’14 viene spesa nel destinare sempre più denaro alla produzione bellica e nel potenziare al massimo gli eserciti di terra a detrimento della nuova arma aerea e della marina. Inizia così un processo che andrà facendosi più chiaro nel proseguo della partita e che porterà a eserciti al pieno delle loro capacità, ma scarsi da un punto di vista dell’innovazione tecnologica e del supporto dell’aviazione. Inverno 1915 Con Gennaio ’15 finalmente L’Inghilterra rompe gli indugi e scende in campo; il mitico BEF oramai disciolto ha permesso la creazione della prima e della seconda armata, la marina di sua maestà prende orgogliosamente il dominio dei mari e instaura il blocco che per il momento riguarda solo gli Imperi Centrali, ma che evoca lo spettro della fame. L’indignazione e la rabbia serpeggiano nel popolo tedesco, affamare donne e bambini è un’azione degna solo degli inglesi, ma la vendetta non si farà attendere!; i cantieri navali iniziano la costruzione di un gran numero di u-boot e 3 quando finalmente giungerà il momento l’Inghilterra non avrà sufficienti occhi per piangere le sue perdite. Il pericolo ora più immediato è l’eventuale entrata in guerra dell’Italia, ammaliata dalle sirene menzognere dell’Intesa: con l’Austria impegnata duramente in Serbia e con le difficoltà su tutto il fronte russo dovute al terribile rigore invernale l’apertura di un terzo fronte ai danni della già debole duplice monarchia avrebbe effetti pesanti sulla conduzione della guerra, costringendo i tedeschi a inviare aiuti agli alleati. E’ tutto un fervore nelle cancellerie delle grandi potenze, si sa bene di essere ad un punto cruciale della partita e l’Italia con il suo considerevole esercito e la sua potente marina può fare la differenza. La sorte vuole che siano gli Imperi Centrali a “ chiamare “ l’Italia e la sorte continua ad essere benevola, d’Annunzio perora la loro causa e le ambasciate vanno a buon fine ( il livello diplomatico dell’Italia passa da -2 a +4, da ricordare che a -5 l’Italia entra in guerra con l’Intesa ), per il momento il pericolo è scongiurato e si può trarre un sospiro di sollievo. Nel duro inverno del ’15 le azioni militari sono scarse e le armate tedesche sul fronte russo sono impegnate nel modificare il più velocemente possibile le ferrovie russe per essere pronte alla grande offensiva che gli stati maggiori hanno deciso per Maggio ’15 con obiettivo Brest-Litovsk, ultima grande città polacca in mano russa. Nei mari lontani i raider tedeschi danno del filo da torcere alla marina di sua maestà che se li vede sfilare sotto il naso senza riuscire ad intercettarli; la vita nelle isolate colonie tedesche continua tranquilla senza la minima avvisaglia di attacchi da parte inglese e ancora ci si chiede il perché di tanta inerzia. Non si può certo dire che la situazione militare sia delle migliori per Francesi e Russi, i primi pur con un esercito bene armato sanno che ogni tentativo offensivo in Alsazia-.Lorena costerebbe tanto, forse troppo e l’invasione del Belgio sarebbe una buona alternativa salvo il pregiudicare un po’ le relazioni con l’Italia e soprattutto con gli Stati Uniti che potrebbero essere un prezioso alleato se la guerra dovesse durare a lungo. Nell’incertezza si opta per una grande offensiva a giugno con obiettivo la cittadina di Morhange, esattamente l’esagono a sud di Metz, con l’appoggio degli inglesi e con il Gran Duca Nicola si decide di far coincidere l’offensiva sul fronte francese con quella russa contro gli austriaci che si spera ancora impegnati sul fronte serbo. E intanto avanzano anche le ricerche scientifiche, anche se a rilento, e a farne le spese è soprattutto l’aviazione che in entrambi i campi non va al di là della ricognizione senza alcuna possibilità di scontri aerei. Estate 1915 Finito oramai l’inverno, inizia il turno di maggio che vede l’entrata in guerra della Grecia ( con il suo piccolo esercito ) dalla parte dell’Intesa e della Bulgaria con gli Imperi Centrali e questa è si una buona notizia visto il valore ed il peso dell’esercito bulgaro tanto che si decide di utilizzarlo in aiuto degli austriaci che sono ancora impegnati con grandi sacrifici in Serbia. I raider fanno il loro sporco lavoro beffando le flotte di sua maestà, ma questo,all’apparenza, sembra un turno di calma assoluta sul fronte francese e su quello russo con l’eccezione delle solite battaglie minori, che continuano ad indebolire l’esercito dello Zar. Invece, imprevista e violenta, scatta la grande offensiva tedesca verso Brest-Litovsk aprofittando di un mese anticipato di bel tempo. La prima e l’ottava armata scatenano un inferno di fuoco sulle trincee utilizzando la tattica del bombardamento massiccio e potendo contare su grandi scorte di munizioni. L’impatto è devastante le difese russe si sbriciolano ancora prima dell’assalto e quando le truppe tedesche ingaggiano il corpo a corpo l’alto comando zarista invia tutti i rinforzi disponibili, ma ormai è troppo tardi ogni tentativo di resistenza viene spazzato via e non resta che la Guardia Imperiale a tenere il fronte, ma l’eroico coraggio dei difensori dei Romanov non può molto contro la violenza dell’attacco. Le perdite sono enormi, in un turno la Russia brucia tutti i rimpiazzi disponibili e gran parte delle munizioni, nell’eroico tentativo di difendere il suolo dell’impero un HQ d’armata viene fatto prigioniero. La strada per Brest-Litovsk è aperta ed anche se l’offensiva non ha ancora raggiunto il suo obiettivo è chiaro che nulla potrà fermarla: l’euforia invade gli stati maggiori tedeschi e lo sconcerto misto a cupi presagi si impadronisce degli alti comandi alleati. Nessuno si aspettava un’offensiva così presto sul fronte russo che inevitabilmente scombina tutti i piani e pone la domanda: quanto vale realmente lo sterminato esercito russo e per quanto il paese, arretrato e retto da un regime oramai fuori dalla storia, potrà e vorrà sopportare un costo così elevato? Mentre le cancellerie discutono giunge la calda estate del ’15 con una serie impressionante di rivolgimenti militari e politici. Dal lato della diplomazia è sempre l’Italia al centro di enormi pressioni che però non giungono a nulla visto che la nazione mantiene una stretta neutralità: al contrario la Romania rompe gli indugi e scende in campo a fianco dell’Intesa come un fastidioso cuneo dietro la schiena delle armate austriache sul fronte russo ed infatti, in tutta fretta, l’esercito bulgaro viene richiamato dalla Serbia per affrontare quello rumeno prima che crei guai nelle retrovie della Duplice Monarchia. Nel Mare del Nord avviene un fortuito scontro fra la Scauting Fleet inglese e la Erleuchtung Flotte tedesca, che, prima dell’arrivo della Home Fleet, rompe il contatto dopo uno scontro breve ma intenso che danneggia l’appena varata Queen Elisabeth e lascia in fondo al mare un AC tedesco. L’Inghilterra ha finalmente avuto una piccola rivincita dopo le pesanti perdite inflitte dagli u-boot e toglie alla Germania ogni velleità di dominio marino, se mai ce n’è stata. Altre buone notizie giungono dal Medio Oriente dove la sesta armata inglese agli ordini del generale Townsend sta risalendo il corso del Tigri e dell’Eufrate puntando decisa su Baghdad e la quinta armata inizia a muoversi dall’Egitto in direzione della Palestina: di fronte a loro tre armate turche sgangherate e con basso morale, specchio fedele di un impero giunto alla fine. A Berlino ci si comincia a chiedere se sia stato un buon affare volere a tutti i costi che la Turchia fosse della partita, ma ormai è troppo tardi e già le previsioni più catastrofiche fanno temere che senza un consistente aiuto tedesco l’Impero Ottomano non reggerà a lungo. Le notizie si alternano buone e cattive su entrambi i 4 fronti e per tutti e due gli schieramenti. Dopo un’eroica resistenza l’armata serba imprigionata a Belgrado si arrende con il suo grande comandante Putnik, che diviene il primo alto generale a cadere in mano nemica; l’esercito austriaco, non certo coperto di gloria, dopo un anno di aspri combattimenti finalmente ha ragione della piccola nazione che ha difeso l’onore oltre ogni dovere. In tutta fretta l’armata al comando di Boroevitch, conquistatore di Belgrado, viene spedita sul fronte italiano, benché la situazione sia tranquilla, ma, si sa, con i giri di walzer dell’italica stirpe la prudenza non è mai troppa. In Russia si consuma la tragedia del suo esercito che impotente contro le trabordanti armate teutoniche deve sgomberare Brest-Litovsk e ora l’intera Polonia, liberata dal dominio russo, può essere eretta a reame indipendente, naturalmente sotto stretto controllo tedesco. Inaspettata, ma gradita, arriva agli alleati la notizia che la Germania paga della sua grande offensiva vittoriosa preferisce cessare le operazioni in grande stile e così va gettata al vento la possibilità di penetrare in profondità nel territorio russo e di distruggere quello che resta dell’esercito zarista: una decisione dovuta all’inesperienza di fronte alla guerra di trincea e che fomenta aspre polemiche all’interno degli stati maggiori. Nel settore mediorientale l’avanzata inglese procede lenta ma inesorabile e porta come conseguenza la rivolta degli Arabi che, male armati e peggio organizzati, possono però dare parecchio fastidio alle linee di comunicazione turche: fortuna vuole che la proverbiale spocchia degli inglesi impedisca loro di comprendere le potenzialità di quei quattro straccioni e che l’avvenimento segreto ” Lowrence “ sia gelosamente custodito dagli austriaci. Arriva ora il momento dell’offensiva francese, con l’appoggio degli inglesi, sul fronte occidentale; offensiva che parte già zoppa, priva com’è dell’appoggio russo ad oriente, infatti a causa della vittoriosa grande offensiva tedesca i russi sono costretti ad annullare la loro. L’ esagono obiettivo si trova a sud di Metz e le truppe francesi dopo un buon fuoco preparatorio, che viene in parte vanificato dalle poderose trincee tedesche ( gli Imperi Centrali hanno già trincee di livello due, il massimo è tre, mentre l’Intesa è ancora al palo ), inizia un titanico scontro per la conquista del primo lembo di terra tedesca. Le operazioni sono comandate dal generale Sarrail e tutte le migliori truppe, con in testa la Legione Straniera, vi prendono parte. Gli inglesi preferiscono attendere e attaccare violentemente l’esagono di Metz in caso di sconfitta tedesca, in modo da ottenere il massimo effetto dirompente sulle linee tedesche, aprofittando del loro indebolimento a seguito dell’attacco francese. La battaglia si protrae per tutto il turno ed ogni assalto francese viene inesorabilmente respinto con pesanti perdite: non scoraggiati dai primi insuccessi i francesi continuano la loro grande offensiva anche nel turno seguente sperando nei primi segnali di cedimento dei tedeschi e nell’aiuto inglese, che però non arriva. Le truppe inglesi rimangono inspiegabilmente alla finestra anche se la loro dotazione di artiglieria è buona, le munizioni non mancano e il valore d’attacco dei corpi inglesi è ottimo; forse il timore di pesanti perdite non facilmente rimpiazzabili per un paese che si affida ancora all’arruolamento volontario o l’attenzione rivolta contro i turchi spingono l’alto comando inglese ad una inutile attesa che verrà caramente pagata nel futuro. Nel frattempo la potenza dell’attacco francese va diminuendo e dopo un altro turno di inutili tentativi i francesi abbandonano la loro grande offensiva. E’ l’ora di fare i conti per entrambi i contendenti: da una parte i francesi hanno la conferma che attraverso l’AlsaziaLorena è impensabile raggiungere anche il pur minimo successo ( come già accaduto nell’estate del ’14 ); dall’altra i tedeschi imparano che se in difesa la linea del fronte sul settore francese è impenetrabile ben diverso sarebbe il discorso se si tentassero operazioni d’attacco. Il computo delle perdite è spaventoso per entrambi; il solo esercito tedesco ha perduto in due turni più di quanto non abbia perduto in tutti i turni di inverno ed estate ’15 sul fronte russo. A questo punto a Berlino ci si rende conto che una guerra di usura portata avanti dagli alleati su entrambi i fronti non darebbe scampo alla Germania e in caso di entrata in guerra dell’Italia una cosa simile accadrebbe anche per gli austriaci, ma con effetti ben peggiori: in questo scorcio d’estate dopo un anno di guerra gli Imperi Centrali, pur vincitori su tutti i fronti e profondamente incuneati nel territorio russo, iniziano a sentire i primi effetti di una guerra su due fronti, che, grazie a tanta fortuna, per l’Austria è solo una guerra su un fronte, per cui si inizia a sentire il bisogno di vincere in fretta, entro un anno, al massimo un anno e mezzo, dopo sarà probabilmente troppo tardi. Anche le potenze dell’Intesa hanno i loro pensieri, primo fra tutti come aiutare concretamente l’alleato russo il cui esercito si sta sgretolando di fronte alle truppe tedesche oramai alle porte di Riga e con la chiara intenzione di puntare su San Pietroburgo ed inoltre l’assenza dell’Italia e l’ormai conclusa campagna serba permettono all’Impero Asburgico di concentrare tutte le sue forze contro i russi per appoggiare l’attacco tedesco. Vorremmo spendere due parole per ricordare che la nostra amata patria, figlia dell’Impero Romano, è una potenza chiave in questa simulazione, senza di essa molto difficilmente l’Intesa può farcela e il suo esercito, valido e finalmente non sottovalutato, sono un contributo indispensabile per gli Alleati. Chiusa la breve parentesi possiamo riprendere il filo della narrazione. In tutto ques to anno di partita non si è mai parlato degli Stati Uniti, quasi fossero inesistenti, in realtà dal loro isolazionismo iniziale sono oramai passati ad un chiaro appoggio all’Intesa anche se limitato a forniture militari ed aiuti economici: tuttavia il loro peso diventa sempre più evidente e una volta in guerra, anche se il loro non è un esercito particolarmente numeroso ( solo 21 corpi a fronte dei, per esempio, 66 della Francia, a ranghi completi ), gli Stati Uniti con i loro corpi validissimi sia in attacco che in difesa , la loro potente marina ed il loro immenso supporto psicologico unito a delle risorse vastissime provocano un forte impatto sugli Imperi Centrali, soprattutto dal ’17 in poi quando le scorte di uomini freschi si fanno sempre più scarse e la spossatezza dovuta ai duri anni di conflitto si fa sentire pesantemente. 5 Autunno 1915 I turni estivi lasciano il posto a quelli autunnali e nell’interfase che li separa la Germania decreta la guerra sottomarina ad oltranza, unica risposta possibile al duro blocco imposto dall’Inghilterra, blocco che stenta ancora a far sentire i suoi effetti, ma che diventa ogni giorno più pesante strozzando il commercio degli Imperi Centrali. In compenso gli u-boot fanno il loro dovere e l’Inghilterra inizia a comprendere che la nuova guerra sottomarina non solo crea grossi danni ma è altrettanto difficile da combattere efficacemente ed infatti solo uno degli u-boot tedeschi viene distrutto. Tutti i paesi in guerra intensificano la loro produzione bellica e gli eserciti di tutti i paesi sono meglio armati e la dotazione di artiglieria e di munizioni è al primo posto nelle priorità di ogni contendente. A settembre si ripete il gran lavorio diplomatico: come oramai di consuetudine, l’Italia è al centro di intrighi di ogni genere e questa volta l’Intesa la spunta respingendo il livello diplomatico italiano a-2: di fatto non cambia molto, tutto viene rinviato alla prossima chiamata, Gennaio ’16, ma per l’Austria vi è la consapevolezza che in quella data se la stella della fortuna non sarà tutta dalla sua parte si aprirà per lei il fronte sud con conseguenze disastrose per l’imperialregio esercito. Uno sguardo d’insieme lo merita la ricerca tecnologica dei due campi: gli Imperi centrali finalmente scoprono il gas cloro e poco più tardi la “ mostarda “ le loro trincee passano al massimo livello ( tre per il fronte occidentale uno e due livelli in meno rispettivamente per il fronte russo e per gli altri settori del fronte orientale ) langue la ricerca nel campo aereo, a fine ’15 non si è ancora in grado di avere una caccia decente e anche le famose Stosstrueppen sono di là da venire, in compenso la tecnologia “ u-boot “ dà maggiore efficacia alla guerra sottomarina e in questo momento viene considerata l’arma decisiva per piegare l’economia inglese. L’Intesa, da parte sua, non è ancora in grado di possedere delle trincee decenti, e questo influirà in modo decisivo sulle sorti del conflitto, in compenso la ricerca sui gas è buona e grandi miglioramenti vengono apportati nel campo aereo sia nella ricognizione sia nella velocità degli aeroplani, ma anche qui la capacità offensiva dei velivoli è decisamente ridicola. In generale si nota una arretratezza di entrambi i contendenti dovuta al fatto che tutti gli introiti vengono assorbiti dal potenziamento e dall’ingrandimento degli eserciti, più che da un loro miglioramento tecnologico. Nella parte finale del ’15 i raider tedeschi effettuano le loro ultime missioni ed ormai braccati dalle poderose flotte inglesi preferiscono rifugiarsi nei porti del Camerun e dell’Africa Orientale Tedesca essendo inutile un loro sacrificio. Per buona sorte della Germania l’inazione inglese non mette a repentaglio le colonie anche se l’entrata in guerra del Giappone significa la fine della presenza tedesca in Asia. Una dopo l’altra cadono le piccole ed indifese colonie di QinTao e dell’Arcipelago Bismarck , una vittoria più simbolica che altro per l’Intesa, che la guerra vera la dovrà vincere in Europa. E proprio nel vecchio continente lo scorcio del ’15 riserva fatti molto importanti che adesso andiamo a vedere nel dettaglio. Sotto la spinta della valente armata bulgara e della quinta armata austriaca l’esercito rumeno è costretto ad abbandonare completamente il suolo patrio e così la Romania è la seconda piccola potenza ad arrendersi agli Imperi Centrali: con saggia decisione l’Intesa preferisce salvare l’esercito rumeno portandolo in salvo in Russia dove prende posizione in difesa della città di Odessa e di alcuni esagoni vicini, in questo modo l’esercito russo può accorciare il fronte a tutto vantaggio della resistenza ai prossimi attacchi austro-tedeschi che si preannunciano violenti. Infatti a nord le truppe del Kaiser si impadroniscono di Riga e intravedono per il ’16 la possibilità di conquistare San Pietroburgo, a sud due armate austriache, coordinate dall’ottimo Conrad von Hoetzendorff, comandante in capo del K.u.K., con l’appoggio di una poderosa batteria d’assedio ( la stessa prestata ai tedeschi nel ’14 ) sfondano il fronte russo in direzione di Kiew e infliggono pesanti perdite ai russi. L’errore fatto dai tedeschi di non aver voluto continuare la grande offensiva limita l’attività sul fronte russo a due sole battaglie minori, che sono però sufficienti a disintegrare due intere armate russe più i numerosi corpi giunti in rinforzo; tutto questo a fronte di limitate perdite da parte degli Imperi Centrali. Ormai l’Impero Zarista è a corto di uomini e non si riesce a far fronte alle perdite subite al fronte. La volontà nazionale crolla, scoppia un primo sciopero a San Pietroburgo e cosa ancora più infausta l’esercito russo si ammutina in massa. A nulla vale il carisma del Gran Duca Nicola che viene rimosso dall’incarico e sostituito con il brillante Broussilov, fino ad ora distintosi più per le sue doti in difesa che per le sue capacità d’attaccante, tranne l’eccezione dei primi fortunati attacchi contro gli austriaci in Galizia nell’estate ’14. L’ammutinamento porta con sé la defezione di numerosi corpi ( circa un terzo degli effettivi ) e l’incapacità offensiva per tre turni. Lo sconcerto e lo sconforto regnano sovrani fra le fila degli Alleati che vedono disintegrarsi l’esercito russo dopo poco più di un anno di guerra. Naturalmente gli attacchi degli Imperi centrali contro i russi continuano fino alla fine del ’15 senza mai dare tregua alle oramai stanche armate zariste e portano a sfondare il fronte in più punti tanto da costringere Broussilov ad arretrare ancora l’intera linea, ma ora non c’è più spazio per indietreggiare di molto, come nel ‘14. La prima armata tedesca si trova a soli cinque esagoni da San Pietroburgo e l’armata bulgara con impavido coraggio conquista con ripetuti e feroci assalti la fortezza di Odessa rendendo vana ogni difesa da parte dell’esercito rumeno. Ogni fine turno è un supplizio per la Russia che vede crollare la sua volontà nazionale in zona instabile e solo l’eroica resistenza del popolo russo e la totale dedizione alla causa ed alla famiglia reale impediscono che scoppino rivolte o ancora peggio la Rivoluzione con il conseguente sfacelo dell’Impero stesso. Sempre sul fronte orientale gli inglesi, spavaldi ed arroganti come loro abitudine, avanzano sia nel Sinai che in direzione Baghdad dove la sesta armata agli ordini di Townsend pensa, a ranghi ridotti ( non possiede altro che tre corpi 6 e nessun appoggio d’artiglieria ), di poter affrontare due armate turche. A caro prezzo pagano la loro insolenza. L’armata di Townsend viene circondata e completamente annientata, l’intero quartier generale viene fatto prigioniero e Townsend diviene rispettato ospite del Sultano. E’ il primo generale di una grande potenza ad essere catturato e sarà anche l’unico: un’onta, questa, che l’esercito inglese non potrà più togliersi di dosso. Ma ciò che più sconcerta gli osservatori è la totale assenza di ogni attività sul fronte francese e se è comprensibile che non sia interesse tedesco quello di attaccare i francesi prima di aver chiuso i conti con i russi non si può certo capire la totale inerzia dei francesi e delle due armate inglesi. Gli uomini non mancano, le unità sono di valore, la dotazione di artiglieria e di munizioni è molto buona e tuttavia si guarda al tracollo dell’Impero Russo senza prestagli il minimo soccorso; sicuramente una costante e forte pressione ad occidente costringerebbe la Germania ad allentare la morsa ad oriente permettendo ai russi di riordinare le fila e di poter tirare un po’ il fiato in un momento così difficile. Non sapremmo dire la reale motivazione di un tale comportamento se non con il pensare ad un tracollo psicologico dell’Intesa nel suo insieme che si prepara alla sconfitta con pessimistica rassegnazione; noi, però, crediamo che la supremazia iniziale soprattutto tedesca costringa ad aspettare ed a stringere i denti almeno fino a metà ’16, se non fino ad inizio ’17, prima che il logorio di una guerra su due fronti, l’entrata in campo degli Stati Uniti, la debolezza profonda dell’Impero Ottomano permettano agli Alleati di prendersi le loro prime soddisfazioni e di iniziare a programmare una guerra di logoramento che li vede sicuramente favoriti. Inverno 1916 Giunti all’interfase di inverno ’15 gli Imperi Centrali giocano la carta della pace separata con la Russia che però declina l’offerta e stoicamente decide di rimanere in campo. Ogni paese belligerante spreme sempre di più la sua economia per le esigenze belliche e gli eserciti diventano sempre più imponenti con eccezione di quello inglese e di quello russo. L’Inghilterra, infatti, paga un prezzo altissimo alla guerra sottomarina ad oltranza che infligge tali perdite da paralizzare l’economia dell’Impero Britannico e la Russia nemmeno con il doppio degli uomini riuscirebbe a colmare le perdite dovute ai massicci attacchi tedeschi ed alla recente rivolta dell’esercito. Tutti gli stati maggiori studiano i piani per le grandi offensive del ’16. Gli Alleati decidono per riprendere, leggermente modificato il piano del ’15: ad ovest una grande offensiva francese, obiettivo Metz, con l’appoggio degli inglesi ad est la Russia, passato lo shock per la recente rivolta militare, decide di sacrificarsi ancora e di iniziare in contemporanea con gli alleati occidentali una grande offensiva nel settore austriaco del fronte. Per il ’16 la data di inizio degli attacchi è anticipata al turno di maggio, quando anche sul fronte russo è molto probabile prevalga il bel tempo e molto si conta nella sospirata discesa in campo dell’Italia a Gennaio ’16, che così potrebbe,mentre i tedeschi sono impegnati sul fronte francese, iniziare una grande offensiva contro gli austriaci al fine di permettere ai russi di sfondare le linee austriache in Ucraina in modo da costringere i tedeschi a portare aiuto ai loro alleati. Nulla viene deciso per il Medio Oriente; dopo la batosta subita in Iraq gli inglesi devono ancora leccarsi le ferite, più morali che materiali, ma forse proprio per questo più brucianti. Dal canto suo L’Alto Comando tedesco ha in serbo una micidiale sorpresa. Il governo tedesco dà il suo appoggio ed il Kaiser suggella con alcuni importanti suggerimenti la preparazione delle spallate decisive. Viene decisa una doppia grande offensiva: sul fronte occidentale l’obbiettivo iniziale è l’esagono ad est di Verdun, quello finale Verdun stessa, accanto alla grande battaglia due battaglie minori per disintegrare le difese francesi dalla Svizzera al Belgio; il tutto peserà interamente sulle spalle dell’esercito tedesco: per il fronte orientale la grande offensiva, portata avanti sempre dai tedeschi avrà come obiettivo San Pietroburgo e accanto ad essa gli austriaci con le battaglie minori si pongono l’obiettivo di conquistare Kiew e di spezzare in due tronconi l’esercito russo con la parte sud inevitabilmente destinata all’accerchiamento ed alla resa. Anche la Turchia, imbaldanzita per il recente successo sugli inglesi, si propone di dare un contributo importante alla vittoria con un attacco decisivo contro l’armata al comando di Youdenitch che difende l’importante centro di Kars, strada obbligata per penetrare nei possedimenti caucasici dell’Impero Russo. L’audacia e la determinazione dei comandi tedeschi è tale da sfidare perfino i rigori del tremendo inverno russo ed infatti il mese stabilito per l’inizio di tutte le grandi offensive è Gennaio in modo da cogliere impreparata l’Intesa. Si richiamano nuove classi sotto le armi e gli Imperi Centrali decidono di dare fondo ad ogni loro risorsa: ora il vantaggio è tutto loro, più si procede nel tempo, con l’incertezza dell’Italia e l’aumentata ostilità statunitense più le possibilità di vittoria si allontanano, per cui si decide di giocare il tutto per tutto, dovesse pure significare il collasso materiale ed umano perfino dell’Impero Tedesco. La fase diplomatica del primo turno del ’16 è attesa con particolare ansia da entrambe le parti: gli austriaci hanno rinforzato il confine con l’ottava armata ed ora ben tre armate imperiali si preparano a fronteggiare l’imminente dichiarazione di guerra dell’Italia e la sua prevedibile offensiva nel settore di Gorizia. La sorte decide che sia proprio l’Intesa a “ chiamare “ l’Italia, i punti ambasciata di entrambi i campi si equivalgono, l’appello a d’Annunzio è tutto a vantaggio degli alleati; ma la mala sorte è dietro l’angolo, il Vate non risponde al “ grido di dolore “ e non infiamma con la sua oratoria il parlamento italiano, che anzi propende per gli Imperi Centrali, così l’Italia rimane immobile nella sua neutralità e l’Intesa con la morte nell’anima sa per certo di aver fallito l’ultima possibilità di aprire il fronte italiano. A Vienna il sollievo è enorme e si può guardare al futuro con le spalle ben coperte. Il peggio per l’Intesa, però, deve ancora venire e quando inizia la fase militare gli Imperi Centrali svelano i loro piani, un brivido corre l’ungo la schiena dei francesi e dei russi e l’inelutabilità dell’esito finale cala come pesante ombra sugli alti comandi alleati. Nemmeno il tempo di rendersi conto della situazione che le poderose armate tedesche, da poco portate alla pienezza dei corpi che la Germania è in grado di schierare, dotate di tutte le batterie di artiglieria disponibili ( tra cui due d’assedio ) e di una 7 sterminata riserva di munizioni sferrano i loro devastanti attacchi. Si inizia sul fronte orientale dove a seguito di un bombardamento di inaudita violenza i russi sono incapaci, pur gettando nella mischia tutte le riserve disponibili e i corpi migliori, di reggere il confronto: numerosi esagoni vengono conquistati ed ora le truppe germaniche si trovano a solo due esagoni da San Pietroburgo. A sud le armate austriache sfondano in due punti il fronte infliggendo pesanti perdite ed in aggiunta i turchi dopo furiosi e sanguinosi combattimenti sconfiggono l’armata di Youdenitch, ridotta oramai ad un solo corpo smezzato, ed entrano trionfanti a Kars, oramai le porte per l’intera area caucasica sono aperte. I comandi russi cadono nella più totale incapacità di reagire e la sinistra ombra di Rasputin fa il suo ingresso alla corte imperiale. La volontà nazionale crolla, scoppia l’ennesimo sciopero, ma questa volta il morale dell’esercito regge malgrado in un solo turno l’Impero Russo abbia subito oltre sessanta perdite, l’equivalente di oltre trenta corpi! A seguito dell’incunearsi profondamente delle truppe tedesche a nord in direzione della capitale e della penetrazione austriaca a sud Brousislov deve ancora arretrare il fronte che ora dal Mar Baltico al Mar Nero segue una linea che a nord è situata due esagoni ad ovest di San Pietroburgo, poi fa una gobba di circa tre esagoni verso ovest prosegue per circa cinque esagoni verso sud e poi rientra per circa due esagoni verso est ( creando così un saliente di difficile difesa, ma che fa sprecare parecchi corpi per difenderlo ) nel bel mezzo delle paludi del Pripiat per poi scendere con varie gibbosità verso il Mar Nero, un esagono davanti Kiew ed uno dietro Odessa. L’armata turca al comando di Enver Pacha si prepara alla conquista di Tiflis e oramai, con l’armata di Youdenitch ridotta al solo HQ, tutte le strade sono aperte per penetrare nel cuore della Russia e minacciare le retrovie russe. Sul fronte francese due poderose armate al comando del Kronprinz dopo un pesante bombardamento assaltano le trincee francesi, lo scontro è violentissimo, le perdite sono enormi per entrambi, la battaglia prosegue fino al limite dei dieci round alla fine dei quali i francesi, benché stremati, mantengono ancora il possesso dell’esagono. Le due battaglie minori sono più fortunate ed i francesi non più in grado di assorbire le perdite devono cedere i primi due esagoni di territorio francese, uno al confine col Belgio, l’altro a nord della fortezza di Epinal. Gli alti comandi tedeschi, benché impressionati per l’elevato numero di perdite e per un consumo di munizioni che nemmeno la potente industria bellica tedesca può sostenere , decidono di continuare la grande offensiva, contando che nel turno successivo, quello di MarzoAprile, la Francia sconterà le enormi perdite subite nel primo turno del ’16. Oramai i piani tedeschi sono chiari e quelli alleati sono stati completamente stravolti dalle due offensive tedesche, inaspettate in pieno inverno e per la loro veemenza. Il seguente turno del ’16 vede l’inarrestabile marcia tedesca verso San Pietroburgo, che ora ha i tedeschi alle porte, le facili vittorie austriache e la baldanzosa avanzata dei turchi che ora puntano alla regione dell’Azerbaidjan. A seguito dei continui rovesci militari l’esercito russo si rivolta una seconda volta e Broussilov viene sostituito dal generale Alexeiev. Da turni oramai si susseguono nuovi governi nel tentativo di salvare la situazione; ma l’esercito russo è ridotto ad un terzo dei suoi effettivi, incapace non parliamo di folate offensive ma anche solo di una difesa credibile. Nonostante tutto l’immenso impero non molla e continua a sostenere lo Zar, con grande disappunto dei tedeschi che vorrebbero liquidare in fretta l’argomento Fronte Orientale per poi assestare il colpo decisivo alla Francia. Sul fronte francese i tedeschi reiterano i loro attacchi e finalmente la grande offensiva ha successo, Verdun è a portata di mano e la decisione di proseguire la grande offensiva, il cui obiettivo ora è proprio la poderosa fortezza di Verdun, appare scontata malgrado le perdite siano enormi ed il consumo di munizioni d’artiglieria sia vertiginoso. Gli Alleati sono costretti a causa della vittoriosa offensiva tedesca ad abortire la loro sul fronte francese e ogni velleità di “ revance “ deve essere abbandonata. Con fatalistica rassegnazione da parte dell’ Intesa si inizia il turno di Maggio, sapendo bene che la buona sorte che fino ad ora ha protetto la Russia non potrà durare per sempre e sperando che la macchina bellica tedesca spinta a tavoletta fonda prima o poi il motore. Estate 1916 Con l’ostinata neutralità italiana la fase diplomatica si gioca su piccole potenze per farle pendere da una parte o dall’altra onde ricevere qualche beneficio commerciale: mentre le tecnologie evolvono sempre molto lentamente la Germania acquisisce la tattica di combattimento che le permette di utilizzare i gas ( per il momento solo il cloro ). Finalmente il tempo è buono su tutti i fronti e le invincibili armate del Kaiser possono esprimere tutta la loro potenza. Sul fronte russo per la prima volta viene impiegato il gas, in modo massiccio, durante il bombardamento preliminare e durante la battaglia per la conquista di San Pietroburgo, le armate russe vengono letteralmente disintegrate dalla nuova arma già durante il bombardamento preparatorio e la battaglia vera e propria si riduce a ben poca cosa. Alla testa delle sue truppe vittoriose il maresciallo von Block entra nella capitale degli zar e la folla tremante si inchina davanti al suo cavallo per chiedere clemenza; su espresso ordine del Kaiser la città e la sua popolazione vengono trattate con il massimo rispetto e si fa tutto il possibile per ridurre il peso dell’occupazione militare. Nel resto del mondo il crollo di San Pietroburgo viene visto come la campana a morto per l’Impero Zarista e l’esecrazione per il massiccio uso dei gas in una battaglia che coinvolge una città fa fremere anche i cuori meno bellicisti: gli Stati Uniti si avviano ad entrare per la fine del ’16 nel conflitto. La cosa preoccupa poco Berlino convinta che la Russia sia oramai finita e che entro l’autunno anche la Francia dovrà piegarsi. Malgrado lo strabiliante successo l’Alto Comando tedesco decide di continuare la grande offensiva che ora punta su Mosca. Gli Austriaci con le loro due battaglie minori frantumano il 8 fronte sud e oramai avvolgono quasi da ogni esagono Kiev, anche i Turchi marciano senza incontrare resistenza nel cuore dei possedimenti trans-caucasici dell’ Impero Russo. Ora tocca ai francesi e dopo un bombardamento tremendo e l’impiego del gas inizia una dura battaglia per Verdun. Le truppe francesi resistono con grande tenacia agli attacchi tedeschi, le perdite sono disastrose per entrambi, ma alla fine la fortezza di Verdun capitola e si apre uno squarcio nella linea difensiva francese, il successo tedesco è coronato dalla conquista di altri due esagoni di suolo francese in uno dei quali si trova la fortezza di Epinal che viene demolita dalle batterie d’assedio teutoniche. Gli Alleati sono incapaci di creare qualunque opportunità offensiva e con l’aiuto degli inglesi si tenta di ricomporre il fronte in vista di prossimi attacchi. La grande offensiva sul fronte francese protratta per tre turni unitamente alle battaglie minori sono state così cruente da indebolire seriamente l’esercito francese, ma anche a Berlino si leggono i dati con molta attenzione. Il fronte occidentale ha prodotto nei prime tre turni del ’16 più perdite che il fronte russo e francese messi insieme dall’agosto ’14 a dicembre ’15; inoltre il consumo di granate d’artiglieria è stato così elevato da prosciugare a zero le riserve di munizioni dell’esercito tedesco. Tutto questo spinge all’inevitabile conclusione di non continuare la grande offensiva sul fronte francese e per il momento di attestarsi nelle posizioni raggiunte per dare il tempo alla Nazione di riprendersi sia in termini umani che economici. I fatti bellici portano con sé le inevitabili conseguenze sul piano della volontà nazionale. La Russia crolla ai minimi, scoppia l’ennesimo sciopero, una terza rivolta dell’esercito, una violenta insurrezione a Mosca, ma contro ogni previsione la Nazione non viene travolta da una rivoluzione né capitola, malgrado tutte le certezze tedesche. Non può passare inosservato che il suo esercito, ora agli ordini di Kornilov, è ridotto a meno di un quarto dei suoi effettivi e gli HQ piazzati sulla mappa servono più a nascondere esagoni vuoti che a comandare corpi oramai disciolti nel nulla. I francesi devono anche loro fare i conti con un ammutinamento nelle file dell’esercito, che indebolisce di parecchio le loro capacità belliche e che fa perdere alla Francia ogni capacità d’attacco fino all’autunno, il vecchio Joffre viene rimpiazzato con Nivelle. L’interfase di Primavera- Estate del ’16 non vede grandi cose se non l’Inghilterra la cui economia viene letteralmente azzerata dagli u-boot e pertanto continua l’incapacità inglese di poter disporre di sufficienti risorse economiche anche solo per produrre le munizioni necessarie ai suoi cannoni. Con il turno di giugno ’16 si ripropone la grande aspettativa sulle sorti dell’Italia, gli Imperi Centrali fanno la loro chiamata e per giocare d’anticipo sull’Intesa chiamano proprio la Grande Assente, questa volta il Vate non si pronunzia e così malgrado gli sforzi diplomatici tedeschi l’Italia rimane di una stretta neutralità, tuttavia svanisce ogni illusione alleata su una possibile discesa in campo dell’Italia e per l’Austria-Ungheria è la certezza di avere ancora le spalle coperte. Durante i tre turni estivi del ’16 si ripete un copione già visto. Sul fronte russo le armate dello Zar di dissolvono più per rivolte continue che per perdite dovute ai combattimenti; malgrado una situazione disastrosa, la perdita dell’intera Finlandia, dell’Ucraina, di parte della Siberia e l’ormai certa conquista di Mosca e malgrado il fatto che l’esercito russo abbia oramai una consistenza inferiore a quella dei bulgari la volontà nazionale pur costantemente in zona instabile regge ad ogni velleità rivoluzionaria e di capitolazione neanche si parla, tanto che i piani tedeschi sono oramai diretti verso la conquista totale dell’Impero Russo, unico modo per far capitolare la nazione senza bisogno di test. Sul fronte francese le cose sono molto più calme e la quinta armata tedesca, la conquistatrice di Verdun, agli ordini del Kronprinz si ritira di un esagono su posizioni meno esposte ad un’eventuale tentativo d’accerchiamento inglese. Non si sa mai. Al termine dell’estate, benché la Russia sia ancora in piedi e l’entrata in guerra degli americani vicina, le potenze dell’Intesa oramai consapevoli che nel giro di quattro-cinque turni l’Impero russo sarà in mano tedesca ed allora tutta la potenza della macchina bellica teutonica potrà sfogarsi contro la Francia e che certo gli americani non potranno mutare la situazione, al massimo rallentarla, decidono di capitolare dopo due anni di aspri combattimenti e di momenti di intensa emozione. Conclusioni Vorremmo, a conclusione di questo resoconto, far notare alcune cose che sono risultate molto importanti nella partita appena descritta. La prima, e crediamo la più importante, è il fatto che le potenze dell’Intesa se prese singolarmente non possono nemmeno sperare di sconfiggere la Germania, il loro, perciò, deve essere un gioco di squadra il più possibile affiatato anche se la mancanza di un collegamento terrestre fra alleati occidentali e Russia costringere quest’ultima a dover contare quasi esclusivamente sulle proprie forze. La vittoria è sicuramente possibile a patto che l’Impero Russo regga fino all’entrata in guerra degli Americani e che la Turchia e l’Austria-Ungheria vengano messe subito sotto pressione, in quanto alleati deboli dei tedeschi, e qui diviene evidente l’importanza dell’Italia. In questa simulazione, a differenza di troppe altre, l’esercito italiano non è sottovalutato e così una discesa in campo dell’Italia nel ’15 costringe l’Impero Austriaco a dover combattere su due fronti, se non tre contando anche i serbi, il che limita la capacità offensiva nei confronti dei russi e costringe i tedeschi a correre in aiuto del loro alleato non proprio irresistibile: senza l’Italia l’Intesa 9 perde un buona fetta del suo potenziale bellico e non si può far troppo conto sugli americani la cui discesa in campo, anche se quasi certa, è troppo lontana nel tempo. Un’altra cosa da notare è l’importanza e nello stesso tempo la difficoltà di gestione della totale supremazia navale, gli Alleati possono scorazzare per tutti i mari indisturbati e possono divenire molto pericolosi se effettuano degli sbarchi dietro le linee nemiche, purché ciò venga fatto con forze adeguate e con piani chiari inquadrati in una visione strategica globale. Per gli Imperi Centrali vi è da notare che tutto dipende dalla Germania, gli altri sono solo dei comprimari, questo rende molto più semplice la loro gestione che si incentra tutta nella potenza terrestre. Se si decide di stare dalla parte dell’Intesa bisogna mettere in conto che i primi due anni di guerra sono tutti a favore degli avversari e che la vittoria dipende in modo particolare dal saper superare psicologicamente quei momenti così frequenti fino al ’17 in cui nulla e nessuno pare in grado di fermare la marea tedesca ed aspettare il momento opportuno per andare al contrattacco, insomma la vittoria non può venire che sul lungo periodo. Se invece si decide per gli Imperi Centrali è necessario giocare tutte le carte nel migliore dei modi fin dal primo turno sapendo bene che una guerra su due fronti alla lunga può solo portare alla sconfitta. Un altro aspetto importante sono le tecnologie, soprattutto le trincee, anche quelle innovazioni che paiono sul momento inservibili prima o poi si ripagano. Ci preme qui fare ancora una importante considerazione: la vittoria militare se non porta ad una vittoria politica non serve a molto e la capacità dei giocatori sta nel tesaurizzare al massimo anche il più piccolo successo e nel saper rendere politicamente inutile anche la più grande vittoria avversaria. Questa simulazione lascia completa libertà ai giocatori fin dalle prime mosse per cui è veramente impossibile invocare la sfortuna per i propri insuccessi o i cattivi piani storici che, non è questo il caso, si è obbligati a seguire. Ne “ La Grande Guerre “ il successo è realmente frutto dell’abilità, della tenacia e del carattere di ogni giocatore. ¢