STORIA DEI PAPI – SAN GREGORIO II PAPA
San Gregorio II Papa
11 febbraio
m. 731
(Papa dal 19/05/715 al 11/02/731)
Romano, promosse l'evangelizzazione della Germania, dove mandò san Bonifacio. Fece
restaurare molte chiese di Roma e il monastero di Montecassino.
Martirologio Romano: A Roma presso san Pietro, deposizione di san Gregorio II, papa, che, nei
tempi funesti dell’imperatore Leone l’Isaurico, difese la Chiesa e il culto delle sacre immagini e
inviò san Bonifacio in Germania a predicare il Vangelo.
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STORIA DEI PAPI – SAN GREGORIO II PAPA
STORIA DEI PAPI – SAN GREGORIO II PAPA
Nativo di Roma apparteneva al rango dei "suddiaconi" (il suddiaconato fu per lungo tempo
considerato il primo gradino degli ordini clericali intrinsechi alla Chiesa Cattolica. Il primo rango
maggiore al quale veniva richiesto il voto di castità e quindi del celibato. I paramenti di
distinzione nella liturgia furono istiutiti attorno al III secolo ma ufficializzati solo nel XII e
consistevano in una "camiciola" una "tunicella" ed un cordone di tessuto bianco cinto in vita. I
suddiconi non potevano portare la "stola" riservata ai ranghi superiori, ovvero dal "diacono" in
su. Il rango di suddiacono fu abolito solamente nel 1972, mentre persiste nell'ortodossia grecoortodossa).
Quindi, ancora una volta fu eletto pontefice: un povero e comune cristiano. Correva il giorno 19
maggio del 715, quando imperatore d'oriente era Anastasio II, mentre la penisola italica era quasi
tutta sottomessa al re longobardo Liutprando.
Inizialmente il pontificato di Gregorio II sembrò vacillare sotto una serie di contrapposizioni
politiche e di dominio.
Le contrapposizioni rientrarono comunque grazie alla "diplomazia" che, sulla scorta delle
esperienze maturate nei secoli stava facendo diventare il papato un regno temporale.
Nel frattempo a Benevento si insediò il duca longobardo Romoaldo II, il quale aveva preso
possesso anche di Cuma ( importante ed antica città campana di origine etrusco-romana situata
sulla via Domiziana, la cui datazione viene fatta risalire al 730 a.c. - nda: probabilmente
l'odierrna Pozzuoli -), Ancora, nel 717, quando i longobardi stavano sottomettendo le
popolazioni in nome e per conto del cristianesimo, imperversando da settentrione verso il
meridione della penisola italica, il pontefice disconobbe tale mandato e con un repentino cambio
di intenti si rivolse al " napoletano dux Giovanni" (prima console dell'imperatore d' oriente
Anastasio II e dopo la sua defenestrazione console del suo successore Teodoro), nell'intento di
arginare l'avanzata longobarda, probabilmente memore, attraverso la storia, delle loro
scorribande accadute tra il 581 ed il 589.
Oltre ai citati fatti questo pontefice fu meritorio per la tutela del cosiddetto "ceto medio" , nel
quale si annoverava la maggior parte della cittadinanza laboriosa, ovvero i mercanti che
investivano i propri patrimoni in spedizioni navali e terrestri pur di soddisfare la domanda
economica interna. Così come riuscì in qualche modo a tutelare gli interessi delle comunità
attraverso la tutela dell'artigianato e la protezione delle arti.
Oltre a questo si distinse sicuramente nell'opera di evangelizzazione dei popoli nordici a partire
da quelli germanici con la conversione di Teodo e l'incisività patriarcale presso i "frisoni", tanto
è vero che il teologo e filosofo Winfrith fu insignito delle più alte cariche ecclesiastiche al fine di
ricondurre le popolazioni germaniche sotto le insegne di Roma anzichè ricondurle alla
soggezione dell'impero d'oriente.
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L'attività evangelica però, non fu sempre limpida e spesso si tradusse in aspetti qualche volta
devastanti per le popolazioni coinvolte nelle azioni da diverse interpretazioni, sopratutto quando
salì al trono imperiale Leone III.
L'intransigenza bizantina, spesso in conflitto con Roma si era definitivamente eretta a sentinella
della "porta d'oriente" presso il patriarcato di Ravenna, l'unica insormontabile difficoltà negli
interessi ideologici rimase quella del "culto alle immagini", permessa da Roma e negata in
oriente. (nda: in nome di quell'immagine raffigurante l' Acheropita).
L'epistolario tra il papa e l'imperatore si presenta ancor oggi molto ricco, nonostante il trascorrere
dei secoli, difficile fu come è stabilire le ragioni rappresentate da ambo le parti, proprio per le
diverse prerogative sia temporali che teologiche.
Certo è che ancora una volta le contrapposizioni temporal-teologiche riuscirono ad innescare
un'ulteriore guerra ideologica.
Ancora una volta però davanti alla minaccia degli "unni" comandati da re Liutprando, il papa si
rimise in cammino per fermare le orde barbariche e come il suo antesignano Leone Magno riuscì
nel suo intento, riuscendo a ricondurre a più miti considerazioni sia il re che tutto il resto del
popolo attraverso una messa celebrata in campo aperto.
Le truppe bizantine già scese in campo si ritirarono, così come fecero gli Unni, lasciando libere
le popolazioni sotto l'influenza papale.
La realtà storica vuole invece che al di là delle prese di posizione iconografiche o iconoclastiche,
ci fossero solamente dei giochi di potere per i quali chi ci rimise letteralmente la testa, perchè
decapitato fu il duca "Tiberio Petasio", il quale autoproclamatosi imperatore "tuscio" (nda:
quindi dell' odierna Italia) si dovette scontrare sia con il potere imperiale di Ravenna, governato
dall'imperatore d' oriente, sia con quello itinerante dei longobardi, degli Unni e dei Visigoti i
quali ogni tanto riuscivano ad eleggere un'unico presunto re, rivendicando ora il presidio di
Ravenna, ora quello di Rimini oppure quello di Eraclea.
Dimenticando spesso che Roma ed il suo pontefice si stava mano a mano organizzando anche
con un proprio esercito ma, contando soprattutto sulle forze alleate di esercitici intrinsechi alle
piccole o grandi signorie feudali, ormai completamente o parzialmente sganciate da una o l'altra
potenza militare.
Gregorio II morì il giorno 11 febbraio del 731 e fu sepolto in San Pietro.
Autore: Franco Prevato
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