Schema prove dell’esistenza di Dio in Descartes Principi della Filosofia (1644) Le prove dell’esistenza di Dio che Descartes presenta nei Principi della Filosofia sono in tutto tre: una prova a priori e due prove a posteriori. Se si eccettua l’ordine, le prove presenti nei Principi ricalcano sostanzialmente quelle presenti nelle Meditazioni. Il problema dell’ordine Nelle Meditazioni Descartes introduce dapprima le due prove a posteriori (III Meditazione) e poi la prova a priori (V Meditazione). Nei Principi l’ordine è capovolto: prima c’è la prova a priori, poi seguono le due prove a posteriori. Perché Descartes ha deciso di introdurre questa variazione rispetto alle Meditazioni? Si tratta di un problema sul quale gli studiosi sono ancora in disaccordo: ü Alcuni interpreti riconducono tale capovolgimento alla variazione della cosiddetta ratio demonstrandi, non più analitica (che rappresenta l’ordine della scoperta), come nelle Meditazioni, ma sintetica (che rappresenta l’ordine dell’insegnamento), come nei Principi. Se le cose stanno così, allora sembrerebbe essere naturale partire dalla prova a priori, ossia dalla stessa essenza (definizione) di Dio perché se è vero che nell’ordine della scoperta io scopro solo ad un certo punto che l’idea di Dio è un’essenza (Meditazione V), nell’ordine dell’insegnamento le definizioni (così come gli assiomi) sono date subito. ü Altri interpreti respingono questa interpretazione e sostengono che non è assolutamente vero che i Principi procedono con ordine sintetico. In tal modo diventa però più difficile spiegare l’ordine delle prove. ü Quindi l’ordine delle prove resta un problema irrisolto. Se si esclude l’ordine, le prove dei Principi ricalcano sostanzialmente quelle delle Meditazioni. Tuttavia, si può riscontrare almeno una variazione che consiste nell’incorporazione, all’interno della II prova a posteriori e della prova a priori, della nozione cartesiana di causa sui: Dio può cioè conservare se stesso (l’espressione seipsum conservare, conservare se stesso, è del tutto assente nella III Meditazione). A) Prova a priori (§§ 14-16) È possibile dimostrare l’esistenza di Dio a partire dall’idea che abbiamo di lui (quella di ente perfettissimo). La prova a priori si scandisce secondo i seguenti passaggi: a) L’idea di Dio è l’unica idea distinta a contenere necessariamente l’esistenza. b) Dio esiste necessariamente (come dal fatto che nell’idea del triangolo concepiamo i tre angoli uguali a due retti deduciamo che i tre angoli sono uguali a due retti, così, dal fatto che nell’idea di Dio concepiamo inclusa l’esistenza necessaria deduciamo che Dio è necessariamente esistente). B) Prove a posteriori (§§ 17- 21) Le prova a posteriori si scandiscono secondo i seguenti passaggi: 1) Dall’idea di Dio nell’Io (§§ 17-19) a) Mediante la riflessione sulle diverse idee che ha l’io si vede con facilità che: se le consideriamo nella loro realtà formale, tra loro non c’è grande differenza; se le consideriamo nella loro realtà obiettiva, tra loro c’è molta differenza; b) La causa di un idea deve contenere almeno tanta realtà (perfezione) di quanta ce n’è nell’effetto; c) Troviamo in noi l’idea di un Dio o di un essere perfettissimo; d) Dio deve essere la causa dell’idea che è in noi; e) Dio deve quindi esistere. 2) Dall’Io che ha l’idea di Dio (§§ 20-21) a) non ci ricordiamo quando l’idea di Dio ci è stata comunicata, essa è dunque innata; b) è necessario sapere chi è l’autore di me in quanto ho l’idea di Dio; c) ciò che conosce qualcosa di più perfetto di sé non si è dato l’essere (altrimenti si sarebbe dato tutte le perfezioni); d) ciò che conosce qualcosa di più perfetto di sé può esistere solo perché causato da ciò che possiede tutte le perfezioni, ossia Dio; e) Dio esiste.