9 Corriere della Sera Mercoledì 20 Gennaio 2016 ML Uso & Consumo 1 4 5 S apessi come è strano, riscoprirsi botanici metropolitani, a Milano. La scia di Expo ha lasciato in città un certo bisogno di alzare il proprio pollice verde. Progettando terrazzi e coltivando in modo meno banale ogni angolo della città sul modello nordeuropeo. Pietro Bruni e Alberto Jacini si conoscono da una vita. Il primo ha studiato Scienze naturali, il secondo da tempo si diverte a sviluppare software. Insieme hanno creato un «giardiniere artificiale»: Yougardener è un’applicazione attiva da qualche mese, con l’obiettivo di diventare il miglior sito web per la ricerca di piante ornamentali. Il colore dei fiori, la temperatura di sopravvivenza, il luogo di coltivazione, la grandezza delle foglie, le ore necessarie per mantenerle. Una serie di filtri per caratteristiche conducono alla pianta su misura. «In Rete si trovano tante informazioni disordinate: molte idee ma troppo confuse. Troppi blog, ma assenza di punti di riferimento». Yougardener è un database che contiene ogni pianta usata in Italia. A oggi sono 400, presto si arriverà al migliaio. Un grande vivaio online che in un futuro (non lontano) permetterà di acquistare direttamente in Rete la pianta. Royal Orticultural Society è una secolare istituzione di orticultura inglese. Giovanni De Bartolomeis, 33 anni, la consulta sul Web per ispirare il lavoro che gli ha cambiato la vita. Gli studi di design al Politecnico prima di una parentesi verde che passa dai giardini di Villa Necchi, dalle risaie del lodigiano fino ai trattori negli uliveti in Toscana. Negli ultimi mesi è diventato il green-sitter più ricercato di Milano. Attrezza gli spazi al verde, li colora. «Mi chiamano quando hanno bisogno di una cura: concimare, dare una pulita, combattere l’insetto che rende vani gli sforzi del pollice verde». L’estate scorsa ha coltivato il grande terrazzo del nuovo Ostello Bello dietro alla stazione Centrale. «Le esperienze più stimolanti sono quelle legate ai progetti di architetti. Faccio esperimenti, imparo a misurarmi con gli sbalzi di temperature. Sperimento: è un ciclo continuo che non si spegne mai». Così sta cambiando la filosofia dei terraz- 2 3 1 Gli inventori di Yougarden Pietro Bruni e Alberto Jacini 2 Le «flower shopper» Silvia Refaldi e Marzia Brandinelli dello studio Verde architettura 3 Il green sitter Giovanni De Bartolomeis 4 Il terrazzo dell’«Ostello Bello Grande» di via Lepetit 5 Gli attrezzi degli «Yougardener» in un terrazzo di via Cernaia (foto Piaggesi) I conGIARDINI le piante giuste anche D’INVERNO Scegliere (da soli) i fiori adatti o farsi aiutare da consulenti Così cambiano i terrazzi milanesi tra green-sitter e applicazioni web zi alla milanese per anni fatti con lo stampino. Ora si osa di più. «È per questo che dopo ogni intervento preparo un piccolo manuale d’istruzioni: bastano poche righe ma personalizzate di consigli per mantenere il proprio verde». Oasi metropolitane. Bastano pochi metri: importante è valorizzarli incastrando i dettagli. Per questo le architette Marzia Brandinelli e Silvia Refaldi hanno aperto Verde Architettura. Uno studio specializzato per riqualificare balconi.«Partiamo da un budget e proponiamo soluzioni ispirate al ritorno alla natura: sempre più famiglie sentono il bisogno di una proiezione esterna del proprio appartamento» spiega Silvia. Da perfette personal (flower) shopper conoscono i segreti di ogni pianta, in particolare quelle su misura per Milano. Perché le hanno studiate ma anche perché sono habitué di Orticola, Chelsea Flower a Londra o Courson a Parigi. «A Milano si vive un rinato bisogno d’intimità. Si cercano le piante adatte per chiudere eventuali orizzonti poco graditi» dice Silvia. Olea Fragrans, Rose di Natale, graminacee ornamentali che aiutano a ricreare le forme architettoniche. Infinite soluzioni, un’unica regola. «Le piante non sono oggetti d’arredo». Stefano Landi © RIPRODUZIONE RISERVATA Dalla parte vostra di Antonio Lubrano COME DIFENDERSI DAI FURBETTI DELLA TELEFONIA L La «app» Yougardener è un database che contiene tutte le piante ornamentali utilizzate in Italia A oggi sono 400, presto si arriverà a un migliaio Si potranno anche acquistare le piante online ECOSPESA Il «pane nero» color carbone (vegetale) che non si può vendere alla boulangerie Il pane è sempre presente sulla tavola degli italiani, ma c’è una novità: panini, focacce e cornetti neri come il carbone. È vero che i nutrizionisti consigliano il «pane nero» — quello integrale, ricco di fibre — però questi panini color della pece non contengono farina integrale ma carbone ve- getale. Una sostanza che per molti di noi non è nuova, perché utilizzata contro i sintomi di disturbi intestinali (come gonfiore e colon irritabile), indicata come «carbone attivo» e assunta in compresse, con una precisa posologia, ricordando che può interferire con l’assorbimento di farmaci. Il carbone vegetale, indicato con la sigla E153, può essere usato come colorante negli alimenti, ma non nel pane: la legge italiana prevede che gli ingredienti del pane possano essere solo farina, acqua, sale e olio di oliva – o strutto – altrimenti si parla di «prodotto della panetteria fine». D’altra parte nel pane questa sostanza è aggiunta in quantità così piccole da non aver alcun effetto benefico per i disturbi gastrointestinali. Insomma: il pane «nero» non fa male né bene, ma non può essere venduto come pane né tanto meno esaltato per proprietà benefiche che non ha. Valeria Balboni © RIPRODUZIONE RISERVATA 90 I grammi di pane consumati in media ogni giorno dagli italiani. Nel 1861 questa quantità era pari a 1.100 grammi e società telefoniche e i provider Internet italiani non gradiscono le nuove misure a garanzia degli utenti sancite da una recentissima delibera dell’Autorità Garante delle comunicazioni. Al punto che le loro associazioni (Asstel e Aiip) hanno presentato ricorso al Tar per salvaguardare, dicono, «la fluidità del mercato». Già, ma che cosa vuole l’Agcom? Contratti trasparenti. È grave? Le modifiche che vengono via via proposte devono essere chiare in modo che il cliente possa esercitare il diritto di recedere o di trasferirsi presso altro operatore, bloccando o almeno limitando «il rischio di attivazioni non richieste». Alcuni operatori infatti sono stati multati dall’Antitrust «per servizi a pagamento non richiesti sul cellulare». E dunque una trasparenza effettiva è la minima pretesa contro le furberie delle società. La delibera dell’Agcom non chiede la Luna, stabilisce la durata dei contratti: minima 12 mesi, massima 24. Oggi invece si arriva fino a 30 mesi.E infine l’obbligo di preavviso all’utente: 30 giorni. Bè, precisazioni che confermano come i diritti degli utenti non siano rispettati abbastanza. © RIPRODUZIONE RISERVATA