ACHILLE UN VALOROSO GUERRIERO ! L'Iliade, scritta dal poeta greco Omero, di cui poco si sa sulle sue origini, è una delle più grandi opere della storia. Stavano per essere celebrate le nozze tra Teti Dea del mare, e Peleo comune mortale entrambi genitori di Achille. A questo banchetto però, parteciparono tutti gli dei tranne Eris, la dea della discordia. Così ella, per vendicarsi, gettò sul tavolo una mela d'oro,chiamata pomo della discordia con scritto "alla più bella". Afrodite, Era e Atena cominciarono a discutere tra di loro e chiesero al capo degli dei, Zeus, di scegliere la più bella tra loro. Zeus prese la sua decisione; affidò il compito a Paride, il più bel giovane del mondo troiano che, dopo aver ascoltato le offerte delle 3 dee, scelse Afrodite, poiché il suo era stato il dono più attraente,questa, gli promise l'amore della donna più bella del mondo: la spartana Elena. Dopo il rapimento di Elena da parte di Paride, i greci, capitanati da Achille e Agamennone, volevano riscattarsi. Dopo nove anni di un lungo assedio, Agamennone non volle restituire a Crise, sacerdote di Apollo, la figlia Criseide. Il dio mandò perciò una terribile pestilenza nel campo greco, ed i troiani cominciarono a guadagnare terreno. Agamennone è quindi costretto a restituirla, prendendosi però come bottino di guerra, la schiava di Achille, Briseide. Egli prese ciò come un affronto, e si ritirò dalla guerra. Senza di lui la Grecia era persa: i troiani non facevano altro che guadagnare vittorie su vittorie . La ero - Con il nome di Omero (in greco Ὅμηρος Hómēros), pronunciato o-mè-ro, viene tradizionalmente identificato l'autore di due capisaldi della letteratura occidentale, l'Iliade e l'Odissea. Si ritiene che sia vissuto nel VIII secolo a.C. Omero è il più grande poeta che tratta delle origini greche: sulla vita di Omero ci sono pervenute le informazioni più disparate. Alcuni sostenevano che fosse figlio di una ninfa, altri lo credevano discendente di Orfeo, il mitico poeta della Tracia che rendeva mansuete le belve con il suo canto; altri lo descrivevano come un cantore cieco ("Homeros" nel dialetto di Cuma ha proprio questo significato) che errava da una città all'altra e c'era infine chi aveva costruito una biografia di Omero sulla base di un'altra etimologia del suo nome, che significherebbe "ostaggio". La tradizione ritiene tuttavia Omero nativo della Ionia, la regione dell'Asia Minore che si affaccia sul Mar Egeo. C'è chi lo ritiene contemporaneo alla guerra di Troia e chi lo considera vissuto in un epoca posteriore, o di alcuni decenni, o addirittura di secoli. La contraddittorietà di queste notizie non ha minimamente incrinato nei Greci la convinzione che il poeta fosse veramente esistito, anzi ha contribuito a farne una figura mitica, il loro poeta per eccellenza. Achille: Eroe della mitologia greca, figlio di Peleo e della nereide Tetide. È l'eroe principale dell'Iliade e uno dei personaggi più celebri nel mondo antico. il punto debole del guerriero Secondo antiche leggende, la madre avrebbe immerso A. nel fuoco, o nelle acque del fiume Stige, per renderlo invulnerabile; ma poiché era stato sorretto per il tallone, questa parte del corpo sarebbe rimasta vulnerabile (di qui l'espressione 'tallone d'Achille' per indicare il punto debole di una persona). A. fu poi consegnato al centauro Chirone perché lo educasse. Altre leggende narrano le imprese della sua giovinezza, a cui sembra doversi riferire l'epiteto di "piè veloce" presente nell'Iliade, e il periodo in cui l'eroe restò nascosto tra le figlie del re Licomede per evitare la morte che, secondo una profezia, l'avrebbe colto presso Troia se vi si fosse recato. Da una delle figlie di Licomede, Deidamia, ebbe il figlio Neottolemo. la guerra di troia Nell'Iliade A., re dei tessali mirmidoni, partecipa di propria volontà alla spedizione di Troia, ma un diverbio con Agamennone lo fa ritirare per un certo tempo dalla lotta. La morte dell'amico Patroclo lo spinge però alla vendetta e l'uccisione, dopo uno spietato duello, del campione dei troiani, Ettore, sembra decidere le sorti della guerra. Questo è quanto dice l'Iliade: altri poemi narrano fatti posteriori alla morte di Ettore, come l'uccisione dell'amazzone Pentesilea, di cui A. si sarebbe innamorato mentre la colpiva, o la morte dello stesso A. per opera di Paride la cui freccia, guidata da Apollo, avrebbe colpito l'eroe al tallone. Nell'Iliade la figura di A. è presentata con notevole coerenza: violento anche quando cede a sentimenti di pietà, un'ombra di dolore si proietta su di lui per la consapevolezza della morte vicina. L'arte antica raffigura A. nell'aspetto di un giovane guerriero (esempi nella ceramica dipinta greca, nelle pitture pompeiane, in rilievi metallici, in sarcofagi romani). Era: (gr. ῞Ηρα) Massima divinità femminile dell’Olimpo greco, figlia di Crono; sorella e sposa di Zeus. Fu la maggiore divinità di Argo, la dea poliade ( E. argiva); e qui fu elevata al grado di moglie di Zeus (mentre a Dodona tale fu considerata Dione). Il culto di E. è attestato specialmente nell’Elide, a Sicione, a Corinto e a Samo; poi in Occidente al promontorio Lacinio presso Crotone ( E. Lacinia), centro religioso dei Greci Italioti. In queste e altre località esistevano celebrati santuari di E., fra cui lo Heràion di Argo, quelli di Samo e di Olimpia e quello alla foce del Sele, presso Paestum; talora si celebrarono anche feste e agoni in onore della dea, le Eree (τὰ ῾Ηραῖα), per es. ad Argo (il secondo anno di ogni Olimpiade), a Elide, a Samo. Ovunque il culto amava celebrare il ricordo delle nozze divine di E. e di Zeus, specialmente all’inizio della primavera. Ma assai più trattato dal mito fu il tema delle contese di E. con Zeus e della gelosia di Era. Se, come Zeus, E. presiede alle manifestazioni atmosferiche e ha per sue ministre Iride e le Ore, gli aspetti più propri della dea rimasero sempre quelli derivanti dalla sua condizione di consorte di Zeus e di patrona della vita matrimoniale; bella tanto da gareggiare con Afrodite e con Atena nel noto ‘giudizio di Paride’, fedelissima al marito, veglia sulla fedeltà delle spose ed è la protettrice dei parti; come tale ha l’epiteto di Εἰλείϑυια, Ilizia. Dai Romani E. fu identificata con Giunone. L’immagine più antica di E. è la testa colossale con pòlos, trovata nel tempio di Olimpia; al 6° sec. a.C. risale la statua acefala dedicata da Cheramyes a Samo (oggi al Louvre). La dea non ha attributi caratteristici; porta sovente il diadema ed è sempre panneggiata. Era famoso il simulacro criselefantino di Policleto per il santuario ad Argo. Eris (dal greco antico Ἔρις, «conflitto, lite, contesa», in italiano anche "Eride") era, nelle religioni e nella mitologia dell'antica Grecia, la dea della discordia. È legata ad Ares, cui spesso si accompagna, e secondo alcuni faceva da guardia al palazzo del dio della guerra, in Tracia[1]. L'episodio più significativo cui la dea è legata è quello della mela della discordia: furiosa per l'esclusione dal banchetto nuziale di Peleo e Teti, Eris giunse perfino a contemplare l'idea di scagliare i Titani contro gli altri Olimpi, che erano stati tutti invitati, e detronizzare Zeus[2]. Poi, però, scelse una via più subdola per compiere la sua vendetta. Giunta sul luogo in cui si teneva il banchetto, fece rotolare una mela d'oro, secondo alcuni presa nel giardino delle Esperidi, dichiarando che era destinata "alla più bella" fra le divine convitate. La disputa che sorse fra Era, Atena e Afrodite per l'assegnazione del frutto e del relativo titolo, condusse al giudizio di Paride e in seguito al ratto di Elena che originò la guerra di Troia. Inizialmente la scelta spettava a Zeus, ma egli non voleva scegliere, perché avrebbe scatenato le ire delle dee "perdenti" in eterno. Decise quindi di affidare il compito ad un mortale. Scelse Paride, perché, come avevano testimoniato eventi passati, il giovane era abile e giusto nel giudicare. Ettore: Il più grande eroe troiano della guerra contro i Greci; era il figlio maggiore di Priamo e di Ecuba, sovrani di Troia, marito di Andromaca e padre di Scamandrio o Astianatte. Ha un ruolo di primo piano nell'Iliade. Combatté contro i più valorosi eroi greci; tra questi fronteggiò e infine uccise Patroclo, l'amico di Achille. La morte dell'inseparabile compagno indusse Achille a scendere in combattimento, mentre tutti i Troiani, anche i più valorosi, davanti al temibile spettacolo della sua forza si ritiravano entro le mura della città. Solo Ettore, nonostante le preghiere dei suoi che lo invitavano a mettersi in salvo, rimase fuori dalle mura; ma quando egli vide Achille il cuore gli mancò, e cominciò a scappare. Per tre volte compì il giro delle mura di Troia, di corsa, inseguito da Achille, il Piè veloce; infine cadde, colpito dalla lancia dell'eroe greco. Achille poi legò il corpo di Ettore al proprio carro e in tal modo lo trascinò fino al campo dei Greci; ma secondo tradizioni più tarde per tre volte egli gli fece fare il giro intorno alle mura della città. Per esplicito ordine di Zeus, poi, Achille riconsegno il corpo dell'eroe a Priamo, che era venuto a richiederlo, e che lo seppellì successivamente a Troia con grande pompa: l'Iliade si chiude con la descrizione del suo funerale. Ettore è una delle figure più nobili dell'Iliade. In lui sono condensate in altissimo grado tutte le virtù eroiche: è il più grande eroe di Troia e persino Achille trema quando lo vede avanzare. La sua nobiltà d'animo lo induce a preferire una resistenza eroica — anche se accompagnata dal presentimento della prossima caduta della sua città, e quindi della vanità di tutti i suoi sforzi e persino della morte —alla resa e alla schiavitù. Insieme, la figura di Ettore è resa umana dai suoi sentimenti di tenerezza e di affetto nei confronti della sposa, dei genitori, del figlio, che si affiancano alle virtù proprie dell'eroe e del guerriero. Zeus: (in greco Ζεύς[1]) nella religione greca è il re, capo, sovrano degli dèi, il sovrano dell'Olimpo, il dio del cielo e del tuono. I suoi simboli sono la folgore, il toro, l'aquila e la quercia. Figlio del titano Cronos e di Rea, era il più giovane dei suoi fratelli e sorelle: Estia, Demetra, Era, Ade e Poseidone. Nella maggior parte delle leggende era sposato con Era, anche se nel santuario dell'oracolo di Dodona come sua consorte si venerava Dione (viene raccontato nell'Iliade che Zeus sia il padre di Afrodite, avuta con Dione). È comunque famoso per le sue frequentissime avventure erotiche extraconiugali, tra le quali si ricordano anche alcune relazioni omosessuali, come con Ganimede o con Euforione. Il frutto dei suoi numerosi convegni amorosi furono i suoi molti celeberrimi figli, tra i quali Apollo e Artemide, Hermes, Persefone, Dioniso, Perseo, Eracle, Elena, Minosse e le Muse. Dalla legittima moglie Era secondo la tradizione ebbe Ares, Ebe, Efesto e Ilizia. Tali rapporti amorosi venivano consumati da Zeus anche sotto forma di animali (cigno, toro, ecc.) infatti tra i suoi enormi poteri egli aveva anche quello di tramutarsi in qualsiasi cosa volesse. La figura equivalente a Zeus nella mitologia romana era Giove, mentre in quella etrusca era il dio Tinia. Zeus ha anche molte analogie con il norreno Odino e lo slavo Perun.