OMERO
LE ORIGINI DELL’EPICA GRECA
La civiltà micenea si sviluppò in Grecia dal XVI al XII sec. a.C.
I centri micenei si sviluppavano intorno al palazzo ove risiedeva il sovrano che deteneva il potere
assoluto. Alla base della piramide sociale stava il popolo.
La civiltà micenea scomparve nel XII secolo a.C. a causa dell’arrivo dei Dori, popolo di guerrieri
provenienti da nord. Essi presero il potere con la forza, ma assorbirono la cultura preesistente.
Attorno alla metà del XIII sec. a. C. le città micenee (Micene, Pilo, Sparta, Corinto) si allearono per
condurre una spedizione contro la città di Troia che controllava gli stretti del Bosforo e dei
Dardanelli, importante nodo di comunicazione tra il Mar Nero e l’Egeo.
Questa impresa militare ispirò per secoli narrazioni orali, che fra l’VIII e il VI secolo a. C. vennero
messe per iscritto diventando la base dell’epica greca.
Nel XIII-IX secolo a. C. i cantori di miti e leggende erano gli aèdi (dal greco adein, cantare), che
tramandavano le storie di generazione in generazione e svolgevano la loro attività presso le corti
regie. Essendo il ricordo del passato affidato all’oralità, essi erano io depositari della memoria
collettiva. Durante i banchetti, l’aèdo narrava queste storie accompagnandosi con la cìtara o cetra.
Con il tempo agli aèdi si sostituirono i rapsodi (dal greco rhapsoidòs: cucire insieme canti). Essi
tessevano la trama del racconto con frasi e formule fisse imparate a memoria e furono loro a
determinare il passaggio dal canto alla recitazione. Gli episodi narrativi degli aèdi sotto forma di
canto, vennero fusi fino a comporne dei veri e propri poemi recitati.
La poesia greca nacque così dalla memoria del popolo e assunse un’ altissima funzione educativa
a testimonianza di un antico passato, di valori morali e credenze religiose.
Nella narrazione epica le vicende non hanno una precisa collocazione storica ma sono trasferite
nella dimensione mitico - leggendaria con valore assoluto e significato universale.
OMERO: FONDATORE DELLA TESTUALITA’ OCCIDENTALE
In origine la poesia epica greca era in dialetto eolico perché eolici erano i primi aèdi ed eoliche le
storie che raccontavano; poi questa poesia si diffuse in tutta l’Ellade. Qui gli Ioni avevano la
supremazia politica e quindi le narrazioni furono tradotte in dialetto ionico mantenendo tracce della
lingua precedente. Si formò così con l’andare del tempo una lingua colta, ricca e complessa: la
lingua di Omero.
Omero fu il primo poeta a redigere le sue opere per iscritto: Iliade ed Odissea.
Con Omero ha inizio l’uso della scrittura con finalità artistiche, proprio a partire da lui la civiltà
Occidentale diventerà una civiltà scritta e testuale (J.Latacz) che conserva per iscritto tutto il suo
sapere.
LA QUESTIONE OMERICA
Si definisce “questione omerica” l’insieme delle discussioni e delle teorie relative a diversi
problemi critici: l’esistenza di Omero, il tempo nel quale sarebbe vissuto (VIII sec.a.C.), il luogo di
nascita (Atene, Smirne, Chio, Colofonie?), i momenti della composizione delle sue opere.
(Per il resto si vedano appunti presi in classe durante la lezione).
ILIADE
IL CICLO TROIANO
ANTEFATTI
Nell’Iliade compaiono molti riferimenti a una materia leggendaria: il ciclo Troiano. Esso
comprendeva i miti di Teti e di Paride.
Il mito di Teti: Zeus si era invaghito di Teti (ninfa marina) ma l’oracolo aveva predetto che dalla
loro unione sarebbe nato un figlio più forte del padre. Zeus, allora assegnò a Teti come marito
Peleo (re di Ftia- Tessaglia). Dalle nozze nacque Achille. Teti immerse Achille nelle acque dello
Stige per renderlo immortale, ma lo tenne sospeso per il Tallone e Achille restò vulnerabile proprio
in quel punto.
Il pomo della discordia: alle nozze di Peleo e Teti avevano preso parte tutti gli dèi ad eccezione di
Eris, divinità della discordia. Per vendicarsi di non essere stata invitata, lasciò cadere sulla tavola
del banchetto una mela d’oro con la scritta: “ Alla più bella”. Poiché si contendevano questo titolo
tre dee, Era (moglie di Zeus), Atena (dea della sapienza) e Afrodite (dea dell’amore), Zeus decise
che avrebbero dovuto chiedere un giudizio al primo uomo incontrato sulla terra. Incontrarono sul
monte Ida, vestito da pastore, Paride (figlio del re di Troia Priamo e di Ecuba). Egli assegnò la mela
ad Afrodite creando una discordia eterna.
Alla nascita di Paride gli oracoli avevano predetto che egli sarebbe stato causa della rovina per
Troia. Suo padre affidò l’incarico di ucciderlo al pastore Agelao ma questi, non avendone il
coraggio lo tenne con sé sul monte Ida.
Il rapimento di Elena e la guerra di Troia: anni dopo Paride fu riconosciuto da Priamo e accolto
a palazzo. Mandato come ambasciatore a Sparta, si innamorò di Elena e la portò con sé a Troia.
Menelao (marito di Elena), sdegnato per l’oltraggio, organizzò una spedizione a Troia. Comandati
da Agamennone (fratello di Menelao) l’armata si diresse nella Troade e iniziò così il conflitto con i
Troiani. La città venne assediata e la guerra si trascinò con alterne vicende per dieci anni.
I TEMI
Nel poema il motivo conduttore è l’ira di Achille ma sono presenti anche altri temi tipici della
cultura greca arcaica: la gloria e l’onore.
Gli eroi aspirano alla gloria e ciò si ricollega alla funzione della poesia epica che garantisce
immortalità agli eroi morti valorosamente in battaglia. Grazie ai poeti gli eroi potranno
sopravvivere alla memoria degli uomini.
Gli eroi si fanno onore combattendo valorosamente e subiscono come una vergogna la sottrazione
della propria donna, moglie o schiava che sia (Elena viene sottratta a Menelao, Criseide ad
Agamennone, Briseide ad Achille).
L’INTERVENTO DEGLI DEI E LA SCARSA AUTONOMIA DEGLI EROI.
Sulle azioni degli eroi si esercita l’intervento fazioso degli dèi:
dalla parte degli Achei sono Era e Atena (protettrice di Achille);
dalla parte dei troiani sono Afrodite che ha suscitato l’amore di Paride per Elena e scende in
battaglia per proteggere il figlio Enea;
Apollo che punisce il torto arrecato al suo sacerdote Crise;
Zeus che aiuta i Troiani fino che gli Achei non si riconciliano con Achille.
LA SOCIETA’ DELL’ILIADE
Nell’Iliade Omero rappresenta la società così com’era stata descritta dagli AEDI precedenti a lui.
I re dei vari regni micenei sono contemporaneamente: giudici, legislatori e guerrieri.
Non sono influenzati dal popolo. I prigionieri di guerra sono ridotti in schiavitù.
Le armi degli eroi omerici sono in bronzo (in uso nell’epoca micenea) come risulta dai ritrovamenti
archeologici dell’epoca micenea (XIII sec. a.C.).
Riguardo le tradizioni funerarie: i Troiani bruciano sul rogo funebre il corpo di Ettore, atto tipico
del Medioevo ellenico, mentre nell’epoca micenea si praticava l’inumazione.
Queste discordanze confermano la tesi che la composizione sia avvenuta in tempi diversi da parte di
uno o più aedi. Ciò conferma la composizione in un unico testo scritto formato dal racconto di uno
o più testi narrativi orali.