Cambiamenti climatici: le informazioni base

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Cambiamenti climatici: le informazioni base
In questa pagina:
I CAMBIAMENTI CLIMATICI SONO FRA NOI ................................................................................................................... 1 GLI UMANI SONO I PRINCIPALI COLPEVOLI DEI RECENTI CAMBIAMENTI DEL CLIMA ................................... 3 I CAMBIAMENTI CLIMATICI COLPISCONO TUTTI ......................................................................................................... 4 GLI ACCORDI INTERNAZIONALI E LE INIZIATIVE PER CONTRASTARE I CAMBIAMENTI CLIMATICI ............ 4 DA KYOTO A DOHA ................................................................................................................................................................ 5 NOI POSSIAMO FARE LA DIFFERENZA ............................................................................................................................ 6 IMPARA COSA PUOI FARE TU ............................................................................................................................................. 6 1. Le cause dei cambiamenti climatici sono soprattutto antropiche ................................................................ 7
2. I cambiamenti climatici hanno un impatto su salute, ambiente ed economia ........................................ 7
3 Gli indicatori degli impatti osservati ......................................................................................................................... 8
4 I cambiamenti climatici prossimi venturi ................................................................................................................ 9
I cambiamenti climatici sono fra noi
Ogni giorno, in ogni angolo del mondo, sono effettuate migliaia di misurazioni della temperatura della superficie terrestre e degli oceani, grazie a stazioni meteorologiche fisse o mobili (su navi, boe, alianti, palloni sonda, satelliti, ecc.). Le misure registrate sono elaborate, esaminate per rimuovere errori casuali e sistematici, e poi finalmente combinate per produrre serie storiche, di decine di anni, di variazione della temperatura media globale. Queste misure ci dicono che l’atmosfera della nostra Terra si sta riscaldando. Secondo gli scienziati dell’Agenzia USA per gli Oceani e l’Atmosfera, NOAA, la temperatura media combinata della superficie terrestre e degli oceani nel 2012 è stata di 0,57 °C maggiore di quella del XX secolo, raggiungendo il livello di 13,9°C (http://www.ncdc.noaa.gov/cmb-­‐faq/anomalies.php#mean). Una quisquilia, molti potrebbero pensare. Eppure va ricordato che piccole variazioni della temperatura media del pianeta possono tradursi in cambiamenti grandi e potenzialmente pericolosi del clima e del meteo. Gli stessi scienziati ci dicono che tra i 14 anni più caldi del pianeta degli ultimi 133 anni (da quando sono in uso gli strumenti per la misurazione della temperatura) figurano tutti gli anni del secolo in corso, dal 2000 al 2012 (http://www.ncdc.noaa.gov/cmb-­‐faq/anomalies.php#mean). La tendenza al riscaldamento è confermata anche da altre osservazioni, come ad esempio lo scioglimento dei ghiacciai alpini in ogni continente, la riduzione del grado di copertura nevosa, l’anticipo della fioritura delle piante in primavera o il ritardo della caduta delle foglie in autunno, la contrazione del periodo in cui alcuni fiumi e laghi rimangono ghiacciati, il contenuto di calore degli oceani, la riduzione negli anni del volume marino ghiacciato e l'innalzamento del livello del mare. La maggior parte degli scienziati non ha dubbi. L'aumento della temperatura media globale è accompagnato da cambiamenti del sistema climatico e delle condizioni meteo. Uno studio pubblicato quest’anno sulla rivista Geophysical Research Letters dimostra che, a causa dell’effetto serra e del conseguente riscaldamento globale, una maggiore presenza di umidità rende le piogge più intense e distruttive. Infatti in molte zone del pianeta sono cambiate sensibilmente la frequenza e il numero delle piogge intense e distruttive e il numero e la gravità delle inondazioni. Viceversa, in altre zone ancora si è verificato un allungamento del periodo di siccità e un’intensificazione delle ondate di calore. Gli oceani e i ghiacciai del pianeta sono soggetti a profonde trasformazioni a causa dei cambiamenti climatici: gli oceani si stanno riscaldando e diventando più acidi, le calotte di ghiaccio dell’Artico e dell’Antartico si stanno sciogliendo a velocità spaventosa e il livello del mare sta crescendo. Destinati a diventare sempre più pronunciati nei prossimi decenni, i cambiamenti climatici si presentano come una delle sfide più temibili per le nostra società e il nostro ambiente. Il rapporto Global Risks 2013, pubblicato all'inizio dell’anno dal World Economic Forum, basato sulle interviste a 1000 esperti di economia, indica l'aumento delle emissioni di gas a effetto serra come uno dei cinque principali rischi per l'economia globale e definisce il cambiamento climatico un X-­‐Factor in grado di moltiplicare e aggravare i rischi di altra natura. Gli umani sono i principali colpevoli dei recenti cambiamenti del clima Gli scienziati ritengono che ci sia un nesso ‘inequivocabile’ tra le attività umane e il riscaldamento globale. A causa della combustione delle fonti fossili d’energia -­‐ come gas naturale, petrolio, carbone -­‐ si sta verificando un accumulo crescente di anidride carbonica (CO2), di biossido di azoto (N20), metano (CH4) e di altri gas nell’atmosfera terrestre. Altri apporti all’aumento della concentrazione di questi gas in atmosfera vengono dalla distruzione delle foreste (circa 13 milioni ogni anno), dai processi industriali e da alcuni tipi di pratiche agricole e di allevamento degli animali. L'aumento della concentrazione di CO2, N2O, CH4 e altri gas d’origine industriale è alla base del cosiddetto effetto serra, termine che si usa per indicare la capacità di alcuni gas di assorbire la radiazione termica infrarossa emessa dalla superficie terrestre, dall'atmosfera e dalle nuvole, evitando che la stessa radiazione si allontani dall’atmosfera. L’effetto serra è un fenomeno naturale e senza di esso non sarebbe possibile la vita sulla terra. Tuttavia, il crescente accumulo dei gas serra in atmosfera può provocare un’alterazione del clima sulla terra e provocare effetti pericolosi e inaspettati sulla salute umana, sul benessere dell’umanità e sugli ecosistemi. La concentrazione in atmosfera di CO2, il più importante gas serra prodotto dell’attività umana, è cresciuta da un valore pre-­‐industriale di circa 280 ppm (parti per milione) a un valore di 396 ppm alla fine del 2012. Le analisi gassose delle ‘carote’ di ghiaccio prelevate dagli scienziati ci dicono che il valore attuale supera di molto il range naturale (da 180 a 300 ppm) del gas registrato negli ultimi 650 mila anni. Nel periodo 1995-­‐2012, il tasso di crescita della CO2 atmosferica è stato pari a quasi 2 ppm l’anno, il più alto da quando sono iniziate le misure dirette in continuo dell’atmosfera. I cambiamenti climatici colpiscono tutti La vita di ogni singolo essere vivente, incluso l’uomo, è legata al clima. Le società umane si sono adattate al clima relativamente stabile di cui abbiamo goduto dopo l'ultima glaciazione, conclusa diverse migliaia di anni fa. Adesso, il riscaldamento climatico sta portando a cambiamenti che possono alterare le nostre forniture di acqua, i sistemi di trasporto, l’agricoltura, la produzione di energia, l’alimentazione, l'ambiente naturale, ma anche la salute, la qualità della vita e la sicurezza delle persone. Alcune modifiche al clima sono inevitabili. L'anidride carbonica può rimanere libera nell'atmosfera per quasi un secolo, per cui la Terra è destinata a riscaldarsi nei prossimi decenni. Man mano che il clima diventa più caldo, maggiore è il rischio che si verifichino trasformazioni pericolose al clima e al sistema terrestre. Anche se è difficile prevedere con esattezza gli effetti del cambiamento climatico, si può affermare con certezza che il clima cui siamo abituati non è più un riferimento affidabile per cosa aspettarsi in futuro. Gli accordi internazionali e le iniziative per contrastare i cambiamenti climatici La prima risposta politica della comunità internazionale al problema dei cambiamenti climatici è stata l’adozione nel 1992 dell’United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC, www.unfccc.int) nel corso del famigerato Earth summit di Rio de Janeiro (Brasile). L’UNFCCC riconosce che i cambiamenti climatici sono una minaccia per l’umanità e stabilisce un quadro operativo all’interno del quale avviare azioni per stabilizzare la concentrazione atmosferica dei gas-­‐serra a un livello tale da impedire “interferenze pericolose con il sistema climatico: la riduzione dei consumi di combustibili fossili, il miglioramento dell’efficienza energetica, lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. Il testo dell’UNFCCC contempla, tra gli altri interventi, la conservazione e lo sviluppo degli ecosistemi agricoli e forestali, come opzioni decisive per contrastare l’effetto serra e i conseguenti cambiamenti climatici. L’UNFCCC, entrata in vigore nel 1994 e approvata a oggi da ben 192 Paesi, è stata integrata nel dicembre del 1997 dal Protocollo di Kyoto. Impropriamente denominato protocollo, esso è un trattato internazionale che impegna 40 Paesi industrializzati e con economia in transizione a contenere le loro emissioni di gas-­‐serra entro limiti ben definiti. Questi Paesi, elencati nell’ Allegato I dell’UNFCCC, http://unfccc.int/parties_and_observers/parties/annex_i/items/2774.php si sono impegnati a tagliare le loro emissioni complessive di sei gas-­‐serra del 5,2% rispetto a quelle registrate nel 1990, entro il periodo 2008-­‐2012 (conosciuto come first commitment period). I sei gas-­‐
serra sono la CO2, il metano (CH4), il protossido di azoto (N2O), gli idrofluorocarburi (HFC); i perfluorocarburi (PFC); l'esafluoruro di zolfo (SF6). La riduzione complessiva del 5,2% è suddivisa in maniera differenziata tra le nazioni. Ad esempio: per i Paesi dell'Unione Europea (UE) nel loro insieme la riduzione è dell'8%, per gli USA del 7%, per il Giappone del 6%. Per la Federazione Russa, la Nuova Zelanda e l'Ucraina, il Protocollo non contempla alcuna riduzione del livello delle emissioni del 1990, ma solo stabilizzazione. La Norvegia, l'Australia e l'Islanda possono, viceversa, addirittura ampliare le loro emissioni rispetto a quelle del 1990. I Paesi in via di sviluppo, cui non è chiesto dal Protocollo di Kyoto un impegno di contenimento delle emissioni gas clima-­‐alteranti, partecipano pure al processo, per esempio, ospitando progetti finanziati dai Paesi ricchi del mondo per contenere le proprie emissioni (si veda il paragrafo successivo). Infatti, molti di essi, compresi Cina e India— contrariamente a quanto spesso riportano i media—
hanno ratificato il Protocollo di Kyoto. Da Kyoto a Doha Nel corso dell’ultima sessione negoziale che si è svolta a Doha (Qatar) alla fine del 2012 i governi dei Paesi che hanno sottoscritto l’UNFCCC hanno consolidato i risultati raggiunti nei tre anni dei precedenti negoziati, aprendo la strada ad azioni più ambiziose per contrastare i cambiamenti climatici. Tra le altre cose a Doha è stato deciso di definire un percorso per raggiungere a un nuovo accordo entro il 2015 e che diventi operativo nel 2020 e di giungere a un accordo di sostegno economico e tecnologico ai paesi più vulnerabili di adattarsi ai cambiamenti climatici. Un rapporto del 2013 della Banca Mondiale, dal titolo "Turn Down the Heat: Why a 4°C Warmer World Must Be Avoided", dimostra che il pianeta si dirige verso un aumento di 4°C della temperatura media se dovesse permanere l’attuale livello, inadeguato, di ambizione di mitigazione dell’effetto serra. Insomma, occorrono impegni di riduzione delle emissioni di gas-­‐serra ben più ambiziosi di quelli attuali. Il gruppo di esperti intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC, www.ipcc.ch) pubblicherà il suo Quinto Rapporto di Valutazione (AR5) tra il 2013 e il 2014. La valutazione fornirà ai governi le ultime scoperte scientifiche sulla fisica e sugli impatti dei cambiamenti climatici, e le azioni e le politiche necessarie per affrontare i cambiamenti climatici. Noi possiamo fare la differenza Noi siamo in grado di ridurre i rischi che derivano dal cambiamento climatico. Facendo scelte che riducono l'inquinamento di gas a effetto serra (mitigazione) e preparandoci ai cambiamenti in atto (adattamento), possiamo ridurre i rischi del cambiamento climatico. Le nostre decisioni di oggi daranno forma al mondo che daremo in eredità ai nostri figli e nipoti. La principale responsabilità è nelle mani dei decisori politici, a tutti i livelli. Ma ognuno di noi può cambiare il corso delle cose. Attraverso i propri comportamenti, in casa o per strada, a scuola o in ufficio, al lavoro o in vacanza, ognuno di noi può ridurre le emissioni di gas-­‐serra e contenere i rischi associati ai cambiamenti climatici. Gran parte di questi comportamenti aiutano anche a risparmiare soldi; alcuni—per esempio andare in bicicletta o camminare—possono aiutare a stare bene e in forma. Ci sono tante opportunità per partecipare a iniziative e programmi per sostenere il risparmio e l’efficienza energetica, per promuovere le energie pulite. Impara cosa puoi fare tu Calcola la tua impronta di carbonio e trova le soluzioni per ridurre le emissioni di gas-­‐serra attraverso scelte e azioni individuali e quotidiane. Cambiamenti climatici: che cosa ci dice la scienza 1. 2. 3. 4. LE CAUSE DEI IMPATTI E INDICATORI DEGLI CAMBIAMENTI CAMBIAMENTI ADATTAMENTO IMPATTI CLIMATICI CLIMATICI OSSERVATI PROSSIMI VENTURI 1. Le cause dei cambiamenti climatici sono soprattutto antropiche La concentrazione in atmosfera di CO2, il più importante gas serra prodotto dell’attività umana, è cresciuta da un valore pre-­‐industriale di circa 280 ppm (parti per milione) a un valore di 396 ppm nel 2012 (www.co2now.org); questo valore supera di molto, come determinato dalle analisi gassose delle ‘carote’ di ghiaccio, il range naturale (da 180 a 300 ppm) del gas registrato negli ultimi 650 mila anni. L’attuale concentrazione del gas è in grado di produrre un forzante radiativo pari a +1,66 [±0,17] W m–2. Nel periodo 1995-­‐2009, il tasso di crescita della CO2 atmosferica è stato pari a 1,9 ppm l’anno, il più alto da quando sono iniziate le misure dirette in continuo dell’atmosfera. 2. I cambiamenti climatici hanno un impatto su salute, ambiente ed economia Il cambiamento climatico colpisce il nostro ambiente e le risorse naturali e investe il nostro stile di vita in molti modi. Per esempio: § l'innalzamento del livello del mare minaccia le comunità costiere, incluse le loro attività produttive, e gli ecosistemi § i cambiamenti del regime e della quantità delle precipitazioni, così come i cambiamenti nei tempi e nella quantità di flusso, possono influenzare l’approvvigionamento idrico, la qualità dell'acqua e la produzione di energia idroelettrica (l’acqua serve per il raffreddamento degli impianti) § l’alterazione degli ecosistemi influenzano la distribuzione delle specie e il range geografico di molte specie vegetali e animali (l’olivo sempre più a nord, per esempio) e il calendario delle fasi biologiche e di vita, come la migrazione e la riproduzione. § le temperature più calde aumentano la frequenza, l'intensità e la durata delle ondate di calore, che possono comportare rischi per la salute, in particolare per i bambini e gli anziani. Siamo in grado di prepararci ad alcuni dei probabili impatti dei cambiamenti climatici per ridurre il loro effetto sugli ecosistemi e sul benessere delle persone. Le misure per contenere gli impatti dei cambiamenti climatici fanno parte delle cosiddette misure di adattamento. Esempi di adattamento comprendono il rafforzamento dei programmi di conservazione dell'acqua, l’ammodernamento dei sistemi di raccolta delle acque piovane, lo sviluppo di sistemi di allarme per gli eventi estremi di calore e la preparazione agli effetti di uragani e alluvioni. 3 Gli indicatori degli impatti osservati Per portare avanti le giuste politiche e le azioni essenziali per affrontare i problemi ambientali occorre una informazione tempestiva, affidabile, indipendente. Questo genere d’informazione può assumere diverse forme, tra cui quella attraverso l’uso di indicatori. Gli indicatori ambientali—in forma di numero assoluto, frazione, percentuale, eccetera—forniscono informazioni chiave ai decisori politici e ai gestori delle risorse naturali e ragguagli su temi di grande priorità per l’ambiente. Gli indicatori devono essere anche semplici e comprensibili dal grande pubblico. Alcuni indicatori, come ad esempio l’estensione delle foreste in una nazione, la superficie di verde pubblico per cittadino, o l’estensione dei ghiacciai alpini, descrivono lo stato o la tendenza nel corso del tempo di un parametro ambientale. Gli indicatori possono essere usati anche per seguire i fattori che causano modificazioni all’ambiente e identificare gli impatti, per esempio, sugli ecosistemi o sull’atmosfera. Gli indicatori più comunemente usati per descrivere i cambiamenti climatici sono: • le emissioni di gas serra • la concentrazione atmosferica di gas serra • la temperatura media globale e nazionale • le temperature massime e minime • la precipitazione nazionale • la siccità • la temperatura della superficie marina • il livello del mare • l’acidità degli oceani • l’estensione dei ghiacciai • la copertura nevosa • la nevosità • il flusso idrico dei fiumi • la lunghezza del periodo vegetativo delle piante. • l’epoca di apertura delle gemme e di fioritura • il numero di morti collegate alle ondate di caldo 4 I cambiamenti climatici prossimi venturi Nel corso del XXI secolo il riscaldamento globale è destinato a continuare e i cambiamenti climatici a intensificarsi. Gli scienziati usano i cosiddetti modelli climatici (che hanno bisogno di supercalcolatori per operare), per ‘proiettare’ nel futuro i diversi componenti del clima: temperatura, precipitazioni, livello del mare, periodi di siccità, acidità degli oceani, eccetera. Molto dipende da quante emissioni di gas serra saranno emesse in atmosfera negli anni a venire e da come reagirà il sistema climatico. Gli scenari prospettati dagli scienziati sono poco rassicuranti. Il pianeta sta attualmente assorbendo un’energia dal sole in eccesso rispetto a quella che è ri-­‐emessa nello spazio. Uno studio della NASA ha dimostrato che, anche se il livello della concentrazione dei gas serra si stabilizzasse al livello attuale, comunque ci sarebbe un riscaldamento globale (di circa 0,1 °C ogni dieci anni) e un innalzamento del livello dei mari (tra 0,2 e 0,6 m, entro la fine del secolo). Se invece la concentrazione in atmosfera dei gas serra dovesse continuare a crescere al ritmo attuale, allora la temperatura media globale potrà salire da 0,2 °C a 0,4 °C ogni dieci anni. Un’eventualità, quest’ultima, con effetti terrificanti. L’ultima volta che si è registrato un riscaldamento di questa entità è stato 125 mila anni fa, quando il riscaldamento di questo calibro causò lo scioglimento dei ghiacciai polari e l’innalzamento del livello dei mari da 4 a 6 metri. L’International Energy Agency ha ammonito che, seguendo questo ritmo di livello di emissioni di gas serra, la concentrazione attuale della CO2 potrebbe raddoppiare entro il 2100, provocando un aumento della temperatura di 6°C, lo scenario peggiore previsto dall’IPCC nel suo Quarto Rapporto di Valutazione del 2007. Un riscaldamento di questa entità potrebbe avere conseguenze inimmaginabili
sulle condizioni climatiche. 
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