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9-03-2008
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P. Stroppa F. Randazzo, Fisica per il nostro futuro, A.Mondadori Scuola © 2010 by Mondadori Education S.p.A Milano
Un fisico tra i climatologi
Intervistiamo il direttore
del CMCC (Centro Euro-mediterraneo per
i Cambiamenti Climatici), istituto che studia i cambiamenti climatici e i relativi impatti ecologici, economici e sociali sul nostro ecosistema.
Qual è il compito di un fisico
che si occupa di problemi legati
a clima e meteorologia?
La fisica da sempre studia e cerca di prevedere il comportamento di un sistema
in specifiche condizioni. Che dire quando il sistema in esame, da guardare con
gli occhi di un fisico, è la nostra atmosfera? Già all’inizio del Novecento, il fisico e meteorologo norvegese Vilhelm
Bjerknes, con i suoi studi sulla dinamica
dei fluidi, pose le basi di un approccio numerico alle previsioni del tempo. La ricerca delle soluzioni delle equazioni dinamiche e termodinamiche, che governano il moto e gli scambi di energia dell’aria che ci avvolge, sta alla base della fisica applicata alla meteorologia.
Oggi un fisico che si occupa di clima ha,
in pratica, il compito di progettare software e modelli matematici in grado di simulare il comportamento dell’atmosfera, per esempio al variare di certi parametri come la composizione chimica o la
temperatura.
Una volta riconosciute le cause
del riscaldamento globale,
che cosa possiamo dire sugli
effetti del cambiamento
climatico che stiamo vivendo?
Gli sforzi della comunità scientifica (che
comprende fisici, matematici, climatologi, biologi) hanno l’obiettivo di rendere
consapevoli i governi che la causa principale del riscaldamento globale è l’uomo: esso è responsabile del degrado dell’ambiente e dell’aumento dell’effetto
serra attraverso emissioni inquinanti sempre più massicce.
Per quanto riguarda gli effetti del cambiamento climatico, sono davvero tanti i
parametri che concorrono alla trasformazione futura del nostro pianeta, come il crescente aumento delle concentrazioni dei gas serra, l’assottigliamento
della calotta glaciale, l’innalzamento del
livello degli oceani, l’anomala intensificazione o durata di fenomeni climatici
come gli uragani, l’avanzare delle aree
desertificate, e così via...
E non va dimenticato il “fattore uomo”,
cioè gli effetti che le decisioni politiche
ed economiche, le trasformazioni sociali, i divari tra aree industrializzate e
non avranno sull’ambiente naturale e
sul clima.
La strada della simulazione al computer
permetterà di costruire scenari futuri, i più
realistici possibili, per effettuare studi dell’impatto dei cambiamenti climatici su economia, agricoltura, ecosistemi marini e
terrestri, zone costiere e salute umana.
Quindi siamo di fronte
a un caso in cui, ora più che mai,
la scienza e la società corrono
sullo stesso binario?
Certamente: le valutazioni scientifiche
prodotte dai centri di ricerca per il clima
sono necessarie a chi dovrà prendere decisioni politiche, e per l’elaborazione di
progetti governativi internazionali in grado di contrastare i cambiamenti climatici in atto.
Uno dei ruoli del CMCC è di fungere da
interfaccia tra la comunità scientifica e
gli amministratori dei vari enti che saranno chiamati, sempre di più nei prossimi anni, a effettuare scelte precise di
sviluppo economico e sociale, e a elaborare provvedimenti destinati a ricadere
anche sulla vita quotidiana di ogni cittadino.