366-368_verifiche_fine_sez.5 9-03-2008 11:59 Pagina 368 P. Stroppa F. Randazzo, Fisica per il nostro futuro, A.Mondadori Scuola © 2010 by Mondadori Education S.p.A Milano Un fisico tra i climatologi Intervistiamo il direttore del CMCC (Centro Euro-mediterraneo per i Cambiamenti Climatici), istituto che studia i cambiamenti climatici e i relativi impatti ecologici, economici e sociali sul nostro ecosistema. Qual è il compito di un fisico che si occupa di problemi legati a clima e meteorologia? La fisica da sempre studia e cerca di prevedere il comportamento di un sistema in specifiche condizioni. Che dire quando il sistema in esame, da guardare con gli occhi di un fisico, è la nostra atmosfera? Già all’inizio del Novecento, il fisico e meteorologo norvegese Vilhelm Bjerknes, con i suoi studi sulla dinamica dei fluidi, pose le basi di un approccio numerico alle previsioni del tempo. La ricerca delle soluzioni delle equazioni dinamiche e termodinamiche, che governano il moto e gli scambi di energia dell’aria che ci avvolge, sta alla base della fisica applicata alla meteorologia. Oggi un fisico che si occupa di clima ha, in pratica, il compito di progettare software e modelli matematici in grado di simulare il comportamento dell’atmosfera, per esempio al variare di certi parametri come la composizione chimica o la temperatura. Una volta riconosciute le cause del riscaldamento globale, che cosa possiamo dire sugli effetti del cambiamento climatico che stiamo vivendo? Gli sforzi della comunità scientifica (che comprende fisici, matematici, climatologi, biologi) hanno l’obiettivo di rendere consapevoli i governi che la causa principale del riscaldamento globale è l’uomo: esso è responsabile del degrado dell’ambiente e dell’aumento dell’effetto serra attraverso emissioni inquinanti sempre più massicce. Per quanto riguarda gli effetti del cambiamento climatico, sono davvero tanti i parametri che concorrono alla trasformazione futura del nostro pianeta, come il crescente aumento delle concentrazioni dei gas serra, l’assottigliamento della calotta glaciale, l’innalzamento del livello degli oceani, l’anomala intensificazione o durata di fenomeni climatici come gli uragani, l’avanzare delle aree desertificate, e così via... E non va dimenticato il “fattore uomo”, cioè gli effetti che le decisioni politiche ed economiche, le trasformazioni sociali, i divari tra aree industrializzate e non avranno sull’ambiente naturale e sul clima. La strada della simulazione al computer permetterà di costruire scenari futuri, i più realistici possibili, per effettuare studi dell’impatto dei cambiamenti climatici su economia, agricoltura, ecosistemi marini e terrestri, zone costiere e salute umana. Quindi siamo di fronte a un caso in cui, ora più che mai, la scienza e la società corrono sullo stesso binario? Certamente: le valutazioni scientifiche prodotte dai centri di ricerca per il clima sono necessarie a chi dovrà prendere decisioni politiche, e per l’elaborazione di progetti governativi internazionali in grado di contrastare i cambiamenti climatici in atto. Uno dei ruoli del CMCC è di fungere da interfaccia tra la comunità scientifica e gli amministratori dei vari enti che saranno chiamati, sempre di più nei prossimi anni, a effettuare scelte precise di sviluppo economico e sociale, e a elaborare provvedimenti destinati a ricadere anche sulla vita quotidiana di ogni cittadino.