I VIAGGI DI CRISTOFORO COLOMBO E LA DIVISIONE
DELLE NUOVE TERRE TRA SPAGNA E PORTOGALLO
2 ottobre 1492, dopo sessantanove giorni di navigazione, Cristoforo Colombo gettava l’ancora della sua caravella, la
Il 12 ottobre 1492, dopo 69 giorni di navigazione (infatti era partito il 3 agosto 1492 da Palos della Frontera in Spagna),
Cristoforo Colombo gettava l’ancora della sua caravella, la Santa Maria (caravella che alla fine si sfasciò lungo le
coste dell’isola di Haiti), presso l’isola Guanahani (futura isola di San Salvador). Fu così che, nel tentativo di raggiungere
via mare il Catai ed il Cipango (le attuali Cina e Giappone) per una nuova e inesplorata via, l’ignaro navigatore fece
dono alla Spagna e all’Europa del Nuovo Mondo. La scoperta dell’America infatti avrebbe segnato l’irruzione nella storia
di una nuova umanità (e anche di una nuova Cristianità), ponendo l’Europa di fronte a uomini e culture diverse, di fronte
al problema dell’«Altro»; si usciva insomma dal Medioevo per approdare nei secoli della modernità.
Cristoforo Colombo era nato a Genova nel 1451. Eccellente navigatore, si era stabilito in Portogallo,
appassionandosi alle esplorazioni e studiando un modo più rapido per raggiungere via mare il Cipango (odierno
Giappone) e altre terre sconosciute. Intorno al 1484, aveva proposto il suo progetto al re del Portogallo Giovanni II; al
rifiuto del sovrano, Colombo si era rivolto ai monarchi Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona (i Re Cattolici,
titolo conferito loro da papa Borgia il 1494). Il primo rifiuto dei re spagnoli, nel 1487, non scoraggiò Colombo, che pochi
anni dopo, nel pieno fervore della guerra di riconquista cristiana della Spagna, riuscì ad accordarsi con i reali per il
finanziamento dell’impresa. Era la primavera del 1492. Il 3 agosto 1492 Colombo salpava verso Occidente da Palos con
tre imbarcazioni: la «Niña», la «Pinta» e la «Santa Maria». Dopo una sosta alle Canarie, l’8 settembre la piccola flotta
iniziava la traversata dell’Oceano Atlantico.
Nel 1455 papa Niccolò V Parentucelli emana la bolla ROMANUS PONTIFEX che sancisce che per il Portogallo il diritto
al traffico di schiavi, purchè catturati e ridotti in schiavitù a sud del Capo Bojador (nell’attuale Marocco, Sahara
occidentale).
Il 21 giugno 1481 papa Sisto IV della Rovere emanala bolla papale ETERNI REGIS, definendo che tutte le terre a sud
delle Canarie erano di proprietà del Portogallo. La bolla concede inoltre alla corona di Spagna le isole Canarie, che
appartenevano al Portogallo, in cambio dei possedimenti spagnoli dell’Africa occidentale.
Dopo il rientro di Colombo in Europa, avvenuto nel marzo 1493, papa Alessandro VI (lo spagnolo Rodrigo de Borja),
su richiesta dei sovrani spagnoli, timorosi delle rivendicazioni territoriali avanzate dal re Giovanni II di Portogallo,
emanò una serie di documenti, tra i quali il più importante è la bolla INTER CETERA del 4 maggio 1493. Il documento è
contenuto nel Registro Vaticano 777 dell’Archivio Segreto Vaticano. La Inter cetera (di cui esistono due redazioni) venne
retrodatata, nella sua versione definitiva al 4 maggio, anche se composta, spedita e registrata solo alla fine del giugno
1493. Con quel documento, definito anche «bolla di partizione», il papa – in virtù dell’autorità apostolica sulle terre
occidentali dell’ex Impero Romano, esercitata in forza delle prerogative attribuite ai papi dalla falsa donazione di
Costantino – concedeva ai sovrani spagnoli il possesso di tutte le isole e le terre scoperte e di quelle che
sarebbero state scoperte in futuro, a ovest di una linea di confine ideale Polo Nord/Polo Sud, idealmente tracciata a circa
cento leghe (una lega = 5,5 km, per cui 100 leghe = 550 km) dalle isole Azzorre e dalle isole di Capo Verde.
Con questo atto il pontefice delimitava il dominio marittimo e coloniale di Spagna e Portogallo. Il papa chiedeva poi ai
sovrani di provvedere al più presto all’invio di missionari cattolici che operassero per convertire alla vera fede di Cristo le
popolazioni indigene: bolla di partizione del mondo e bolla missionaria dunque, che tante ripercussioni avrebbe avuto
negli anni a venire.
Nel documento papale s’incontra fra l’altro l’esplicito riferimento alla missione svolta da Cristoforo Colombo (chiamato
nella bolla Cristoforus Colon), “uomo particolarmente degno e assai raccomandabile, nonché capace di compiere una
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così grande impresa”, incaricato dai sovrani spagnoli “di cercare non senza fatiche e pericoli certe isole lontanissime e
terre mai scoperte prima”.
Il TRATTATO DI TORDESILLAS venne firmato a Tordesillas, in Castiglia, il 7 giugno 1494; divise il mondo al di fuori
dell'Europa in un duopolio esclusivo tra l'Impero spagnolo e l'Impero portoghese lungo il meridiano nord-sud, 370
Leghe (1.770 km) ad ovest delle Isole di Capo Verde (al largo della costa del Senegal, nell'Africa Occidentale),
corrispondenti approssimativamente al meridiano di longitudine 46° 37' Ovest. Questo Trattato consentì al Portogallo
di annettersi il Brasile.
Le terre ad est di questa linea sarebbero appartenute al Portogallo e quelle ad ovest alla Spagna. Questo meridiano
veniva chiamato Raya. Il trattato venne ratificato dalla Spagna il 2 luglio, e dal Portogallo il 5 settembre 1494.
Alle restanti nazioni europee che conducevano esplorazioni, come Francia, Inghilterra, e Paesi Bassi venne
esplicitamente negato l'accesso alle nuove terre, lasciando loro unicamente opzioni come la pirateria, fino a quando
(come fecero in seguito) non rigettarono l'autorità papale sulla divisione delle terre non ancora scoperte. In particolare,
l’Inghilterra inviò il veneziano Giovanni Caboto verso il Nord (punto cardinale non menzionato da papa Borgia nella bolla
Inter Coetera) per scoprire, partendo da Bristol, il Labrador, l’isola di Terranova, la Nuova Scozia. Non seguì una guerra
con la Spagna solo perché il successore, Enrico VIII, si disinteressò di queste terre non ricche di oro.
Con il viaggio attorno al globo di Magellano, sorse una nuova disputa. Anche se entrambe le nazioni concordarono che
la linea doveva correre lungo tutto il globo, dividendo il mondo in due metà uguali, non era chiaro dove questa dovesse
essere tracciata dall'altra parte del mondo. In particolare, entrambe le nazioni sostenevano che le Molucche (importanti
come fonti di spezie in Indonesia) si trovassero nella loro metà del mondo. Dopo nuove negoziazioni, il TRATTATO DI
SARAGOZZA del 22 aprile 1529 decise che la linea doveva passare a 297,5 leghe ad est delle Molucche. La Spagna
ricevette in cambio un risarcimento monetario.
DONAZIONE DI COSTANTINO
Il documento pretende di riprodurre un editto emesso dall'imperatore romano Costantino I e risalente al 313. Con
esso, l'imperatore concederebbe al papa Silvestro I e ai suoi successori il primato sui 5 patriarcati (Roma,
Costantinopoli, Alessandria d'Egitto, Antiochia e Gerusalemme) e attribuirebbe ai pontefici le insegne imperiali e la
sovranità temporale su Roma, l'Italia e l'intero Impero Romano d'Occidente. L'editto confermerebbe inoltre la
donazione di proprietà immobiliari estese fino in Oriente e costituirebbe atto di donazione a Silvestro in persona del
palazzo Lateranense.
Il documento presenta la donazione come una ricompensa al papa per aver guarito l'imperatore dalla lebbra con un
miracolo, allorché i sacerdoti pagani avrebbero invece proposto a questo ultimo di immergersi in una fontana ricolma di
sangue di infanti. Papa Alessandro VI Borgia fece riferimento alla Donazione per giustificare il suo intervento nella
disputa tra Spagna e Portogallo sul dominio del Nuovo Mondo, concretizzatosi nell'emissione della bolla papale Inter
Caetera nel 1493. La supposta donazione di Costantino includeva infatti le isole della 'parte occidentale' dell'Impero
Romano. Nel 1440 l'umanista italiano Lorenzo Valla, sulla scia delle pesanti perplessità già espresse da Dante
Alighieri e, pochi anni addietro, dal cardinale Nicola Cusano, dimostrò in modo inequivocabile come la donazione fosse
un falso. Lo fece in un approfondito, sebbene tumultuoso studio storico e linguistico del documento, mettendo in
evidenza anacronismi e contraddizioni di contenuto e forma: in particolare, ad esempio, egli contestava la presenza di
numerosi barbarismi nel latino, dunque necessariamente assai più tardo di quello utilizzato nel IV secolo. Altri errori,
come la menzione di Costantinopoli, allora non ancora fondata, o di parole come feudo, erano addirittura più banali. Il
testo di Valla poté essere pubblicato solo nel 1517 e in ambiente protestante, mentre la Chiesa cattolica difese
ancora per secoli la tesi dell'originalità del documento.
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