I Pianeti del Sistema Solare Un Giorno da Astrolo: Le giornate didattiche di Andrea Argoli Ottavo Incontro - 9/11/2013 - Palazzo Ducale di Tagliacozzo www.progetto-comune.it/astro - [email protected] Adolfo De Sanctis - Michela Rampa Associazione Culturale Progetto Comune www.progetto-comune.it Sommario In questo incontro parleremo del nostro Sistema Solare e dei Pianeti che lo costituiscono. Gli antichi popoli della Terra li chiamavano stelle erranti, oggi sappiamo che questi punti luminosi nel cielo notturno sono, in realtà, Pianeti che orbitano attorno al Sole. Lo spazio attorno al nostro Sole è aollato di oggetti celesti, tra cui otto pianeti: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno; Comete; Pianeti nani (di cui il più importante è Plutone) e Asteroidi. Tutti questi corpi orbitano in modo preciso e ben noto, per cui la loro posizione può essere prevista. Tra gli oggetti che possiamo osservare più facilmente con strumenti amatoriali ci sono i pianeti più vicini alla Terra (Mercurio, Venere e Marte) e i pianeti Giganti (Giove e Saturno). Molti di questi pianeti hanno almeno una Luna, alcuni molte di più, anch'esse osservabili. La storia dell'osservazione del Sistema Solare è anche la grande storia del Metodo Scientico e della nascita della moderna Scienza. Grandi personaggi hanno lottato contro un modo di pensare antico e superstizioso per aermare le verità scientiche, e la più grande rivoluzione fu proprio spostare la terra dal centro dell'Universo alla periferia di una Galassia. Indice 1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 1.1 Galileo Galilei: da Giove la nascita della Nuova Scienza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 4 1.2 2 1.1.1 Sistema geocentrico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.1.2 Sistema eliocentrico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 La legge di Titius-Bode e l'astronomo Giuseppe Piazzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 L'osservazione dei Pianeti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.0.1 Strumenti e accorgimenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.0.2 Posizione dei Pianeti e loro caratteristiche osservative . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 5 6 2 1 Introduzione 1 Introduzione Lo studio del Sistema Solare è iniziato in tempi antichi quando i popoli si riferivano ai Pianeti come stelle erranti a discapito delle cosiddette stelle sse. L'osservazione visuale dei Pianeti (così come di tutti gli altri corpi celesti) però è molto recente e nasce con l'invenzione del cannocchiale in Olanda e il suo impiego in astronomia da parte di Galileo Galilei. Ed è proprio da uno dei padri della Scienza moderna, anzi IL padre della scienza moderna, che inizieremo questa lezione. 1.1 Galileo Galilei: da Giove la nascita della Nuova Scienza Galileo nasce a Pisa nel febbraio 1564, e muore ad Arcetri nel 1642; di Galileo potremmo parlare per ore ma ciò che ci interessa in questo contesto è il suo contributo all'Astronomia. Il primo contributo fu nel cosiddetto periodo padovano, infatti in questo periodo ci fu la prima testimonianza della sua adesione alle tesi copernicane (maggio 1597), e nell'Agosto dello stesso anno ricevette una copia dell'opera kepleriana: Mysterium cosmographicum, nella quale la teoria eliocentrica era difesa e spiegata tramite operazioni matematiche. Galileo ne lesse la prefazione e scrisse una lettera a Keplero in cui dichiarò l'adesione all'idea che la Terra si muove, ma cosa più importante in questa lettera Galilei espresse per la prima volta la sua paura a rendere pubbliche le sue posizioni. (a) Replica di un carteggio autografo di Galileo sulla scoperta dei satelliti medicei. Da notare i disegni del pianeta e la posizione relativa dei satelliti (le stelline) nei diversi giorni. Fonte: NASA (c) (b) Giove fotografato il 7/11/2013 da Tagliacozzo, nella costellazione dei Gemelli. Si notano due piccoli puntini in prossimità del pianeta: sono i due satelliti Medicei Ganimede (in basso a sinistra) e Io (in alto a destra). Foto: Adolfo De Sanctis, Nikon D3000, 70mm f/5.3 I satelliti medicei; da sinistra a destra, in ordine di distanza crescente da Giove: Io, Europa, Ganimede e Callisto. Fig. 1 3 1.1 Galileo Galilei: da Giove la nascita della Nuova Scienza Nell'autunno del 1604, la comparsa si una stella nova (una supernova) diede a Galileo il pretesto per esprimere la sua idea che la materia celeste non era immutabile. Ma fu nel biennio 1609-1610 che Galileo dette il contributo più famoso all'astronomia, infatti fu proprio in questi anni che Galileo perfezionò il Cannocchiale, fu infatti nel luglio del 1609 che Galileo ebbe la notizia che in Olanda era stato inventato uno strumento in grado di ingrandire gli oggetti 9 volte, per cui nel 1610 dopo aver preso uno strumento che ingrandiva 15 volte iniziò a scrutare il cielo. Durante queste osservazioni Galileo scoprì che la Luna era coperta di montagne e ne riusci persino a stimare la loro altezza, ma non solo scopri che la Via Lattea si dissolveva in un ammasso di piccole stelle e furono scoperti i quattro satelliti di Giove. Se Giove (g. 1b) e i suoi satelliti ruotavano intorno ad un corpo centrale non si poteva più obiettare che l'idea della Terra orbitante intorno al Sole con la sua Luna fosse assurda, e fu in questo contesto che Galileo scrisse il Sidereus Nuncius (g. 1a), e lo dedicò a Cosimo II di Toscana e in suo onore i Satelliti di Giove appena scoperti (Io, Europa, Ganimede e Callisto, gura 1c) furono chiamato satelliti medicei . Sempre nel 1610 osservò che Saturno aveva una forma allungata e ritenne che il fenomeno fosse dovuto a due satelliti, collaterali rispetto al pianeta (il pianeta con le orecchie), ma, a ne 1612 i satelliti scomparvero del tutto... questo fu la prova che il Cannocchiale di Galileo non era abbastanza potente da vedere gli anelli di Saturno. Nel 1611 invece scoprì che Venere ha fasi come quelle lunari.. sì che necessariamente si volge intorno al Sole como anco Mercuro e tutti li altri pianeti - cit. Fig. 2: Illustrazione del sistema Geocentrico nella teoria di Tolomeo. Nell'autunno del 1618, l'apparizione di 3 comete in rapida successione, colpì sensibilmente l'opinione pubblica. Galileo pensava che le comete fossero un fenomeno ottico causato dalla rifrazione della luce nell'atmosfera e scrisse Discorso sulle Comete nel quale criticava le idee di Grassi. Grassi, professore di matematica al collegio romano, sosteneva che le comete erano corpi celesti che viaggiavano al di là della sfera della Luna. La sua replica espressa in Libra Astronomica ac philosophica , spinse Galileo a scrivere il Saggiatore in cui sviluppò la concezione corpuscolare della materia. L'opera fu dedicata al nuovo papa Urbano VII il quale accolse Galileo a Roma nel 1624 per ben 6 volte, per cui Galileo tornò a Firenze con la sensazione di poter esprimere le sue idee in piena libertà. E fu con questa consapevolezza che nel Gennaio 1630 scrisse il Dialogo sopra i due Massimi sistemi . L'opera è suddivisa in quattro giornate. Nella prima viene criticata la divisione aristotelica dell'Universo in due sfere nettamente distinte. Nella seconda giornata Galileo sostiene che il moto della Terra è impercettibile per i suoi abitanti e che la rotazione della Terra intorno al suo asse risulta essere più semplice della rotazione giornaliera della sfera celeste postulata da Tolomeo. Nella terza giornata Galileo invece aerma che la rivoluzione annua della Terra intorno al Sole ore a sua volta un'interpretazione più semplice delle posizioni di quiete apparenti e dei moti retrogradi dei pianeti. Nella quarta dichiara in maniera ingegnosa, ma sbagliata, che le maree comprovano il moto della Terra. È da qui che Galileo fu messo in cattiva luce alla Santa Sede ed iniziò il declino che tutti conosciamo con un epilogo che, forse, è stato la salvezza della Scienza moderna e senza il quale, probabilmente, ancora si dibatterebbe sulla perfezione delle sfere celesti. 4 1 Introduzione 1.1.1 Sistema geocentrico Il sistema geocentrico (g. 2) è in astronomia quel modello in cui la Terra è posta al centro dell'Universo. Il sistema geocentrico più conosciuto e famoso è quello di Tolomeo, ritenuto valido no alla formulazione, nel XVI secolo, della teoria copernicana. Per spiegare le irregolarità dei moti dei pianeti il sistema tolemaico prevedeva che ogni pianeta descrivesse un'orbita circolare chiamata epiciclo, il cui centro si sposta su un'altra circonferenza chiamata deferente, la quale era leggermente ellittica rispetto alla Terra. La composizione di questi due moti costituiva un'ottima approssimazione dell'apparente teoria dei pianeti. Come si può ben immaginare questa teoria era molto ane ai pensieri religiosi medioevali, per cui fu appoggiata in pieno dalla Santa Sede. 1.1.2 Sistema eliocentrico Il sistema eliocentrico (g. 3) è il contrario del sistema geocentrico, infatti prevede che il Sole sia sso al centro dell'Universo e del Sistema Solare e che i pianeti vi girino intorno (oggi sappiamo che sono vere solo le ultime due aermazioni, infatti il nostro Sole non è neppure al centro della nostra Galassia!). Fig. 3: Il sistema Eliocentrico e le diverse componenti del Sistema Solare. Nel 1543 l'astronomo Copernico con De rivolutionibus orbium coelestium propose la sua teoria eliocentrica la quale era basata su calcoli astronomici e probabilmente su lavori di alcuni studiosi arabi (da notare come gli arabi hanno dato molto alla scienza moderna, già in epoca antica) che ripresero le idee dei Greci. Copernico impostò la sua teoria al ne di ridurre la dicoltà dei calcoli necessari a prevedere le posizioni dei pianeti. Il successo della teoria eliocentrica venne denitivamente decretato con l'osservazione precisa dell'orbita di Mercurio. Mercurio, infatti, presenta un fenomeno che si chiama precessione dell'orbita, questo eetto non poteva essere calcolato (se non in maniera articiosa ed approssimativa) con la teoria geocentrica, mentre la teoria eliocentrica, assieme alla legge di gravitazione universale di Newton, dava ragione del fenomeno con calcoli semplici e privi di artici. 1.2 La legge di Titius-Bode e l'astronomo Giuseppe Piazzi La legge di Titius-Bode (o semplicemente di Bode) è una formula empirica che descrive con buona approssimazione i semiassi maggiori delle orbite dei pianeti del sistema solare. La relazione fu individuata nel 1766 da Johann Daniel Titius e pubblicata formalmente da Johann Elert Bode nel 1772, da cui il nome. Assumendo la distanza Terra-Sole pari ad una unità astronomica (UA), i semiassi maggiori (a) delle orbite di ciascun pianeta seguono approssimativamente la relazione a = (0.4 + 0.3 × k) UA (1) 5 k dove assume (dal secondo valore) valori corrispondenti alle potenze di due: 0, 1, 2, 4, 8, 16, 32, 64, 128... In tabella 1 è riportato il confronto tra il valore dato dalla legge e la misura reale delle distanze per i pianeti del sistema solare. Pianeta k Mercurio 0 1 2 4 8 16 32 64 128 Venere Terra Marte ? Giove Saturno Urano Nettuno Distanza teorica Distanza osservata 0.4UA 0.7UA 1.0UA 1.6UA 2.8UA 5.2UA 10.0UA 19.6UA 38.8UA 0.39UA 0.72UA 1.00UA 1.52UA ? 5.20UA 9.54UA 19.2UA 30.1UA Tab. 1: Legge di Titius-Bode e confronto con la reale distanza. Notate che in tabella 1 per ogni k c'è un pianeta, tranne che per k = 8. Per molti anni, infatti, questo ha fatto pensare che dovesse esserci per forza un pianeta in orbita tra Marte e Giove. Finalmente, il 1º gennaio 1801 (ebbene si, era la notte di Capodanno), l'astronomo italiano Giuseppe Piazzi scopre, dopo mesi di osservazioni meticolose e registrate, il pianeta mancante. Piazzi scoprì un oggetto brillante che si muoveva contro lo sfondo di stelle. La prima osservazione lo portò a ipotizzare che si trattasse di una stella ssa, non riportata dai cataloghi. Nei giorni seguenti, notò che il corpo celeste non si trovava più nella posizione iniziale, e sospettò che si trattasse di una stella diversa (in realtà dapprima pensò ad un errore di trascrizione delle coordinate da parte del suo assistente, che si vide rimproverato non poco...). Le successive osservazioni lo convinsero che il nuovo astro era dotato di moto proprio (e al grido di ...una scoperta! si scusò con il suo assistente). Piazzi non poté osservarlo abbastanza a lungo (entrando l'astro in congiunzione con il Sole) per determinare la sua orbita con i metodi esistenti, ma il rinomato matematico Carl Friedrich Gauss sviluppò un nuovo metodo per il calcolo delle orbite che permise agli astronomi di individuare di nuovo l'oggetto. Dopo che la sua orbita fu perfettamente determinata, fu chiaro che il presupposto di Piazzi era corretto e questo nuovo corpo celeste era un piccolo pianeta. Inoltre, esso si trovava esattamente dove la legge di Titius-Bode prevedeva l'esistenza di un pianeta. Piazzi lo battezzò originariamente Ceres (Cerere) Ferdinandea, in onore della dea romana Cerere, protettrice del grano e della Sicilia, e di Re Ferdinando III di Sicilia (anche noto come Ferdinando IV di Napoli che nel 1816 divenne Ferdinando I delle Due Sicilie). La parte "Ferdinandea" non era accettabile per le altre nazioni europee e fu eliminata. Ceres si rivelò il primo, e il più grande, degli asteroidi esistenti all'interno della fascia principale. Tra Marte e Giove, infatti, si estende una fascia di Asteroidi (corpi minori del Sistema Solare) molto popolata, di cui solamente i più grandi sono visibili con strumenti amatoriali (comunque di grandi dimensioni). 2 L'osservazione dei Pianeti L'osservazione amatoriale dei pianeti è sicuramente l'attività che può dare maggiori soddisfazioni all'astrolo. Molti pianeti, infatti, possono essere comodamente osservati anche con strumenti di piccole dimensioni, a patto che questi siano rifrattori di buona qualità ottica. 2.0.1 Strumenti e accorgimenti Per l'osservazione dei pianeti, infatti, gli strumenti dotati di lenti risultano migliori rispetto agli strumenti a specchi. Esiste una categoria di rifrattori detti apocromatici (in gergo APO) in cui l'obiettivo (lente principale) è costituito da 3 gruppi di lenti (si parla di tripletto APO ) anziché i 2 gruppi dei normali rifrattori (detti acromatici ). L'obiettivo APO è in grado di eliminare (o quantomeno ridurre signicativamente) l'aberrazione cromatica delle lenti. Questo difetto ottico è dovuto alla rifrazione della luce nelle lenti e nella sua conseguente scom- posizione in colori (eetto prisma) i quali hanno fuochi dierenti, per cui l'immagine di un oggetto luminoso appare con i bordi di colori diversi (rosso/ciano e verde/giallo) su lati opposti (gura 4b). Ovviamente la possibilità di ingrandire l'immagine è molto importante per l'osservazione di molti dettagli dei pianeti, così come la raccolta di luce e la risoluzione angolare. Un rifrattore di medie dimensioni (100 − 150 mm) con una focale da almeno 1 − 1.5 m è sicuramente la scelta migliore per l'osservazione planetaria. Se si dispone di un budget superiore si può investire in un APO delle stesse dimensioni. A questo si possono accoppiare 6 (a) 2 L'osservazione dei Pianeti Aberrazione cromatica per lenti ordinarie e lenti a bassa dispersione. Riducendo la dispersione cormatica del vetro è possibile ridurre l'eetto di aberrazione. (b) Un foto di Venere scattata con un obiettivo che presenta aberrazione cromatica: i bordi sono fuori fuoco e presentano una disparità di colori. Fig. 4 almeno due oculari di focali 20 − 30 mm e 7 − 12 mm (rispettivamente per le focali da 1 m e 1.5 m) così da avere 2×). a disposizione una buona gamma di ingrandimenti (duplicabile con l'uso di una lente di Barlow 2.0.2 Posizione dei Pianeti e loro caratteristiche osservative Il Sistema Solare, oggi, come sancito dalla IAU (International Astronomy Union) è composto da 8 pianeti e 2 pianeti nani. Gli otto pianeti sono: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Di questi i primi quattro (Mercurio, Venere, Terra, Marte) sono pianeti rocciosi, ovvero con una crosta esterna solida. I restanti sono pianeti Gassosi, ovvero fatti di gas e polveri, senza una crosta solida, di cui Giove e Saturno sono i Giganti. I primi due pianeti sono anche detti interni e da Marte in poi si dicono esterni (all'orbita terrestre). I due pianeti nani sono Plutone (una volta era classicato come pianete) e Eris (di dimensioni paragonabili a Plutone e in orbita oltre Nettuno). I pianeti nani non sono osservabili con strumenti amatoriali. Dalla Terra i pianeti interni mostrano le fasi (gura 5), esattamente come la Luna. Fig. 5: Fasi di Mercurio e Venere, come viste dalla Terra. Visti dalla Terra i pianeti sono posizionati sempre lungo una linea immaginaria che chiamiamo Eclittica, ovvero la linea tracciata nel cielo da Sole durante il giorno. Questo accade perché le orbite dei pianeti sono com- planari, ovvero si trovano tutte sullo stesso piano. Lungo l'eclittica sono disposte anche le moderne costellazioni dello Zodiaco. 7 Le orbite apparenti (ovvero disegnate sul cielo con lo sfondo delle stelle) dei pianeti seguono traiettorie ben precise. Per i pianeti esterni queste orbite, nel corso dell'anno, si avvolgono formando uno o più giri. Questo moto, detto retrogrado, è dovuto alla dierenza di velocità di rivoluzione della Terra e degli altri pianeti (gura 6). Fig. 6: Moto retrogrado di Marte. Nella teoria geocentrica la presenza degli epiclicli era necessaria proprio per spiegare questo moto, altrimenti assolutamente inspiegabile se la Terra era ferma al centro. Vediamo alcune caratteristiche dei singoli pianeti. Mercurio e Venere I due pianeti interni sono i più vicini al Sole. Mercurio è un piccolo pianeta roccioso molto caldo, a causa della vicinanza del Sole. Non è dotato di atmosfera, probabilmente perchè il vento solare (un fascio di particelle ad alta energia emesso dal Sole) non permette la sua formazione. Mercurio è possibile osservarlo solamente al tramonto o prima dell'alba ed è un oggetto di notevole dicoltà, non tanto per la sua luminosità (la magnitudine raggiunge −1.7) quanto per il fatto che, essendo molto vicino al Sole, lo precede o lo segue in poco tempo. Normalmente Mercurio è visibile per pochi giorni all'anno e solamente per alcune decine di minuti. Venere segue più o meno le stesse regole di Mercurio. A dierenza di questo è un pianeta dotato di atmosfera, molto densa e calda, principalmente fatta di ammoniaca. L'osservazione di Venere è più semplice di Mercurio, anche questo pianeta si mostra prima dell'alba (ad Est) o dopo il tramonto (ad Ovest) ma in posizione più distante dal Sole. Venere è normalmente molto brillante (con una magnitudine che arriva a −4.3, ed è il terzo oggetto più luminoso del cielo (dopo il Sole e la Luna). Per entrambi i pianeti è facilmente osservabile la fase, anche in un piccolo binocolo. In un telescopio di medie dimensioni pochi altri dettagli diventano visibili se non il colore per Venere. Marte Noto come il pianeta rosso, per via del colore dominante del suo suolo, Marte è un pianeta molto interessante da osservare. Purtroppo non si trova posizionato in maniera favorevole ogni anno. L'opposizione (ovvero quando il pianeta si trova allineato con la Terra e illuminato dal Sole) nei due punti dell'orbita detti Afelio, quando è più vicino e Perielio, quando è più lontano si verica ogni l'8 Aprile 2014 con un diametro apparente del disco di 1500 780 giorni in media (la prossima sarà −1.3). e una magnitudine di In un telescopio amatoriale alcuni dettagli della supercie sono ben visibili (g. 7a), in strumenti di medie dimensioni è possibile osservare le calotte polari del pianeta, queste sono fatte di ghiaccio d'acqua e anidride carbonica per cui riettono la luce del Sole. Marte possiede due Lune: Phobos (magnitudine con uno strumento di adeguate dimensioni (almeno 11.6) e Deimos 200 mm). (magnitudine 12.8), entrambe sono visibili 8 (a) 2 L'osservazione dei Pianeti Foto di Marte ripresa con strumentazione amatoriale. (b) Giove in un'illustrazione che mostra le bande e le diverse zone del pianeta. Fig. 7 Giove Il primo dei pianeti gassosi e il primo, e più grande, dei pianeti giganti. Giove si trova in opposizione ogni anno ed è un oggetto molto brillante (magnitudine no a −2.5) e molto spettacolare da osservare al telescopio. La prima caratteristica, immediatamente osservabile, è la sua supercie che appare a bande. Queste strisce, di diverse tonalità di arancione/marrone, sono dovute alla rapida rotazione del pianeta attorno al suo asse. Il gas che costituisce l'atmosfera di Giove viene così spinto ad assumere una congurazione a strati. bande denotano le diverse regioni in cui si suddivide il pianeta (gura 7b). Queste Altra caratteristica è la grande macchia rossa (GRS, great red spot) situata a sud-ovest del pianeta. Questa è formata da un grande ciclone, una specie di tempesta che, pur muovendosi lentamente, è lì da moltissimi anni, almeno da quando si è iniziato ad osservare il pianeta con strumenti astronomici. In un binocolo appaiono subito i quattro satelliti medicei la cui posizione è riportata sugli almanacchi astronomici e, oggi, anche su applicazioni per PC e smartphone. Giove, in realtà, possiede più di 60 satelliti ma solo pochi di questi sono realmente osservabili e, in buona parte, i quattro satelliti medicei sono gli unici visibili in strumenti amatoriali di piccole e medie dimensioni (gli altri satelliti hanno magnitudini inferiori a 14). Molto spesso capita che uno di questi satelliti passi davanti al pianeta proiettando su questo la sua ombra. Questo fenomeno è detto transito ed è osservabile in condizioni di seeing perfetto anche con strumenti di medie dimensioni. Fig. 8: Illustrazione di saturno e del suo sistema di anelli. Saturno Il secondo dei Giganti Gassosi, il pianeta degli anelli (gura 8). Forse questo è il più bel pianeta da osservare con il telescopio. Anche in strumenti modesti mostra tutta la sua bellezza. Si trova in opposizione 9 ogni 378 giorni in media (la prossima il 23 Maggio 2014 con un disco di 1900 e magnitudine +0.2). Il complesso sistema di anelli che compone il pianeta può essere osservato con strumenti di medie dimensioni e risulterà visibile la separazione principale tra i diversi ordini di anelli, la divisione di Cassini. Gli anelli del pianeta sono costituiti da rocce che orbitano a grande velocità attorno ad esso, probabilmente il residuo di quello che era il disco proto-planetario da cui si è formato. Urano e Nettuno Gli ultimi due pianeti gassosi sono Urano e Nettuno, scoperti in tempi relativamente recenti rispetto agli altri. Questi, a dierenza di tutti gli altri, non si vedono ad occhio nudo e possono essere visti solamente con il telescopio. In strumenti amatoriali, però, è molto dicile distinguerli da una stella, non fosse per il fatto che si muovono ogni notte, cambiando posizione. Non ci sono particolari caratteristiche osservabili con strumenti di medie dimensioni tranne che Urano, in strumenti di buona qualità e apertura, mostra un carattere nettamente dierente dalle stelle: un piccolo disco di colore blu (gura 9). Fig. 9: Urano e Nettuno, riprese fotograche con strumenti amatoriali. Plutone e Eris Plutone è stato un pianeta no al 2006 quando la IAU ha cambiato la sua denominazione in pianeta nano (denominato 134340 Pluto). Non è osservabile con strumenti amatoriali e, anche con gli strumenti professionali e con i telescopi spaziali, non mostra caratteristiche discernibili. I pianeti nani sono oggetti che appartengono alla cintura di Kuiper : una regione del Sistema Solare che si estende dall'orbita di Nettuno (alla distanza di 30 UA) no a 50 UA dal Sole. Si tratta di una fascia di asteroidi esterna rispetto all'orbita dei pianeti maggiori. Nella fascia sono stati scoperti più di 800 oggetti (Kuiper belt objects, o KBO). Il più grande è il pianeta nano Eris, scoperto nel 2005; prima di allora si riteneva che il primato spettasse a Plutone.