Per trovare la vita bisogna capirla Negli ultimi decenni i luoghi del nostro pianeta che ospitano forme di vita si sono allargati ci sono organismi in grado di cavarsela in condizioni che erano ritenute del tutto incompatibili con l’attività biologica: temperature altissime o bassissime, pressioni insopportabili, ambienti secchi, acidi e alcalini, privi di luce solare o esposti a radiazioni ionizzanti. D’altra parte, le prime forme di vita hanno dovuto sopportare un ambiente molto più ostile di quello attuale, e quindi è naturale che la vita abbia trovato il modo di evolversi e adattarsi in condizioni estreme. Il problema dei limiti ambientali è di enorme importanza per capire se la vita possa essersi sviluppata in altri mondi oltre che sulla Terra. Infatti sono stati pubblicati degli articoli su internet che spiegano che su altri pianeti del sistema solare esistono delle forme di vita ma molto probabilmente si tratta di forme di vita batteriche. Tradizionalmente, l’abitabilità è stata considerata in base a criteri molto restrittivi: tipo la presenza di acqua limpida o di energia irraggiata dalla stella ospite. L’unico pianeta che presenta queste caratteristiche è appunto la Terra. Ma se questi criteri fossero un po’ allargati l’abitabilità potrebbe essere estesa su altri pianeti, come Marte, oppure su lune di alcuni grandi pianeti come Giove e Saturno... Ma prima di pensare alle forme di vita su altri pianeti, bisogna prima capire l’unica forma di vita che conosciamo e uno dei modi per farlo è studiarne la presenza sui punti inabitabili della Terra. Se si vuole spingere al massimo le capacità degli esseri terrestri, perché non mandarli fuori nello spazio senza alcuna protezione? Proprio per questo l’agosto scorso due astronauti hanno messo in un laboratorio dell’astronave internazionale EXPOSE-R2 le forme di vita più tenaci presenti sulla Terra: batteri, funghi, licheni e muschi. Questo esperimento è stato sviluppato dall’ESA (Agenzia Spaziale Europea) che ha avuto anche la partecipazione italiana. L’EXPOSE-R2 contiene due esperimenti rilevanti per l’astrobiologia: BIOMEX (Biology And Mars Experiment) e BOSS (Biofilm Organism Surfing Space) pensati per investigare la resistenza degli organismi in condizioni presenti a bassa orbita terrestre.