Unità Operativa di Urologia
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ISTRUZIONI PER I PAZIENTI CHE DEVONO SOTTOPOSRSI
AD INSTILLAZIONI ENDOVESCICALI
Le instillazioni vengono effettuate in regime ambulatoriale; è consigliabile che il paziente venga
accompagnato da una persona e che non debba tornare a casa guidando mezzi di trasporto.
Alla prima instillazione il paziente ASL deve recare impegnativa ASL per “Ciclo di instillazioni
endovescicali” con i successivi appuntamenti settimanali o mensili.
Per i pazienti con assicurazione o privati non serve alcuna impegnativa (a meno che non venga
espressamente richiesta dall’ente assicurativo).
Prima dell'instillazione:
Iniziare terapia orale con Levofloxacina 500 mg, 1 cp al giorno, da 1 giorno prima dell’esame e
proseguendo il giorno stesso ed il giorno dopo l’instillazione.
Se il paziente è allergico a farmaci chinolonici, si consiglia eseguire la preparazione con Bactrim Forte 1
cp x 2 volte al giorno (mattina e sera), dal giorno prima dell’esame e proseguendo il giorno stesso
dell’esame ed il giorno dopo.
Eseguire: Esame urine + urino coltura + antibiogramma e recarli al momento della prima
Instillazione
Presentarsi all’esame a vescica vuota ed avendo assunto i farmaci abituali, avendo bevuto liquidi e avendo
fatto colazione o un pranzo leggero; non presentarsi a digiuno.
In caso di instillazione con BCG
Eseguire test Tine
Eseguire RX torace
Eseguire visita pneumologia
In caso dei tre richiami settimanali con BCG
Eseguire test Tine
Eseguire RX torace
Eseguire visita pneumologia
In caso di instillazioni con BCG si consiglia di avere a disposizione, per eventuale iperpiressia post
instillazione, farmaci antitubercolari (Etanicozid B6 1+1 cp /giorno o Nicozid 1+1 cp/giorno)
Dopo l'instillazione:
Mantenere il chemioterapico instillato in vescica per almeno 1 – 2 ore, cercando di assumere diverse
posizioni per farlo defluire nelle diverse parti della vescica.
Nelle ore successive all’esame potrà verificarsi un leggero fastidio o bruciore alla minzione, dovuto al
cateterismo ed al farmaco; le urine potranno essere di colorate secondo la soluzione instillata.
È importante ritirare il consenso informato prima dell’esame e, dopo averlo letto attentamente,
riportarlo adeguatamente compilato e firmato in sede di esame; in caso di mancata consegna del
consenso, mancata preparazione antibiotica, macroematuria in atto, urino coltura positiva,
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cateterismo difficile o mancanza di impegnative mediche o di mancanza di documentazione clinica
urologica, l’esame non sarà eseguito e sarà rimandato sino alla risoluzione del problema o alla
consegna della documentazione.
INSTILLAZIONI ENDOVESCICALI – COSA SUCCEDE DOPO LA LORO ESECUZIONE
Le instillazioni endovescicali sono generalmente ben tollerate e poco dolorose ; si dovrà evitare di urinare
in luoghi pubblici nelle ore successive all’instillazione. Quando si urina occorre mettersi seduto sulla toilette,
per evitare di schizzare farmaco in giro.
Per le prime 5/6 ore dopo il trattamento versare una tazza di candeggina nel water dopo avere urinato e la
lasciarla agire per 15 minuti e poi risciacquare il water. Occorre lavarsi minuziosamente le mani e l’area
genitale dopo aver urinato. Questo aiuterà ad evitare l’irritazione della cute. Passate due ore dalla
somministrazione del farmaco si dovrà bere più del solito, almeno per le prime 24 ore, per pulire la vescica
dai residui del farmaco.
Dopo l’instillazione si ha la possibilità di avere:
Sensazione di bruciore quando si và ad urinare (dovuta all’irritazione provocata dal farmaco),
Frequenza ed urgenza ad urinare
Presenza di sangue o frammenti di tessuto nelle urine dovuti all’azione del farmaco sulla mucosa
vescicale.
Tutti questi sintomi spariranno entro 24-48 ore.
Instillazioni con BCG: in caso di manifesti sintomi di infezioni indotte dalla terapia con BCG i pazienti
dovrebbero essere adeguatamente trattati con chemioterapia antitubercolare; quando è presente infezione
sistemica, (è possibile una attivazione del BCG a livello sistemico con la manifestazione di un quadro di
tubercolosi generalizzata specie nei pazienti immunodepressi), viene somministrata una terapia
pneumologica specialistica per le infezioni da TBC (a 3 farmaci : isoniazide - rifampicina - etambutolo).
In questi casi, sono controindicate ulteriori instillazioni. Le infezioni sistemiche si possono manifestare con
polmonite, epatite, cistite e prostatite granulomatosa, dopo un periodo di febbre e malessere durante il quale
i sintomi aumentano progressivamente.
È importante ricordare che le instillazioni con bcg possono creare disturbi locali persistenti quali:
aumento della frequenza della minzione per parecchio tempo (minzione dolorosa, minzione urgente: sintomi
presenti nel 90% dei pazienti sottoposti ad immunoterapia). I disturbi aumentano di intensità con le
successive instillazioni per raggiungere l’acme alla 4^instillazione. Un terzo dei pazienti riferisce ematuria
macroscopica.
Disturbi sistemici sono fortunatamente meno frequenti: più comunemente i pazienti lamentano disturbi di
tipo influenzale quali febbre, brividi, malessere, mialgie. In alcuni pazienti (5%) la febbre supera i 38,5°C.
Seppur rara, la peggior complicanza secondaria al trattamento con BCG è la sepsi: febbre elevata e
persistente, brividi scuotenti, sintomi/segni di infezione sistemica, ipotensione, shock e rischio di decesso. In
questi casi si deve far ricoverare d’urgenza il paziente in ospedale . Altri effetti collaterali delle instillazioni
con BCG sono la riattivazione di pregresse infezioni tubercolari ed alterazioni dei parametri seminali (oligoastenospermia, teratospermia con sterilità). In rari casi, possono presentarsi artriti/artralgie, grave ematuria,
eritema, ostruzione uretrale transitoria, orchite.
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Se la febbre persiste rivolgersi al pronto soccorso o contattare l’ambulatorio di Urologia (02/69517473 02/69516530) ed assumere farmaci antitubercolari.
Data di consegna del consenso informato al Paziente …………………
Nome del Paziente ………………………………………..
data di nascita del paziente ………………....
firma del Paziente…………………………………………
firma del Medico …………………………….
COSA SONO LE INSTILLAZIONI ENDOVESCICALI
Le neoplasie vescicali superficiali vengono di preferenza trattate con resezione endoscopica (TUR vescicale)
seguita, nei casi a rischio di recidiva e/o progressione, da instillazioni endovescicali. Questa terapia comporta il
posizionamento di un catetere in vescica e l’introduzione di farmaci secondo cicli settimanali e mensili alternati
da cistoscopie, ecografie, ctm urine ed urografie/urotac di controllo. I farmaci utilizzati sono di preferenza
chemioterapici (Farmorubicina o Mitomicina: azione diretta contro le cellule tumorali) o immunoterapici
(BCG: bacillo della tubercolosi inattivato con azione indiretta attraverso la stimolazione di risposta anticorpale
contro le cellule tumorali). La scelta del farmaco dipende dal grado istologico o dalla frequenza di recidiva della
neoplasia o dalla presenza di carcinoma in situ. Le instillazioni con A. Jaluronico vengono effettuate per la terapia
di cistiti interstiziali o nei casi di cistiti non batteriche che non rispondono alle comuni terapie mediche.
COME SI ARRIVA ALLA DIAGNOSI E QUINDI ALL’INTERVENTO
Secondo le attuali Linee Guida delle principali Società Nazionali ed Internazionali di Urologia (Siu , Auro ed EUA), le
instillazioni endovescicali sono indicate come terapia adiuvante (dopo la resezione trans uretrale) nella cura di
neoplasie superficiali della vescica , in caso di pazienti a rischio di recidiva di malattia o in caso di diagnosi istologica
di carcinoma in situ.
IL TRATTAMENTO /INTERVENTO /PROCEDURA PROPOSTA E MODALITÀ DI EFFETTUAZIONE
Ambulatoriamente, si posiziona un catetere vescicale e si inietta il farmaco; il paziente dovrà mantenere la sostanza in
vescica, evitando di urinare per almeno 2 ore. Le instillazioni endovescicali con chemioterapici (farmorubicina,
mitomicina) possono essere eseguite o subito dopo la resezione (instillazione precoce) o 30-40 giorni dopo la
resezione, previa esecuzione di esame urine + urinocoltura + antibiogramma, con in cicli settimanali e mensili (1 alla
settimana per 6 settimane + 1 al mese per 3 mesi) Le instillazioni con immunoterapici (bcg ) si esegue almeno 30-40
giorni dopo la resezione , previa esecuzione di adeguati controlli specifici (rx torace ,test tine/mantoux, visita
pneumologica, esame urine + urinocoltura + antibiogramma): il ciclo prevede un’instillazione alla settimana per 6
settimane (ciclo di attacco o induzione) seguito da un ciclo di 1 alla settimana per 3 settimane consecutive (ciclo di
mantenimento o consolidamento) . A volte è possibile modifica la dose del farmaco o eseguire la ripetizione del ciclo
di attacco in caso di mancata risposta al primo ciclo; i vari cicli saranno intercalati da controlli tramite esecuzione di
ctm urine , ecografia , urotac e cistoscopie.
LE PROBABILITÀ DI SUCCESO E I POTENZIALI BENEFICI
Le probabilità di successo dell’intervento sono alte; la terapia adiuvante delle neoplasie vescicali cura o riduce le
recidive di malattia, riducendo il numero di interventi a cui il paziente si deve sottoporre.
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LE CONDIZIONI MORBOSE CONCOMITANTI CHE COSTITUISCONI FATTORI DI RISCHIO
Piastrinopenie gravi (al disotto delle 80.000 piastrine), malattie della coagulazione e la terapia anti aggregante o anti
coagulante rappresentano un fattore di rischio per i sanguinamenti intra operatori, anche se i farmaci anti aggreganti /
coagulanti vengono sospesi per 5-7 g prima. Il sanguinamento persistente può richiede un ulteriore intervento
emostatico entro 24-48 ore dal primo intervento. Sanguinamenti saranno presenti anche in pazienti che assumono
farmaci anti aggreganti / coagulanti a causa di patologie cardio-circolatorie che ne controindichino la sospensione
anche durante l’intervento ed il post operatorio.
Pz immunodepressi ( infezioni da hiv, terapia cortisonica, terapia con farmaci immunosoppressivi o con gravi deficit
di anticorpi) possono sviluppare infezioni locali e sistemiche; in questi pazienti le instillazioni con bcg possono dare
effetti collaterali molto gravi (sepsi e morte). Alterazioni anatomiche dell’uretra (calibro non adeguato alla dimensione
del catetere) rendono impossibile l’esecuzione dell’instillazione. Sono controindicate anche in patologie che non
consentono un adeguato posizionamento del pz sul letto operatorio (prostesi d’anca o di ginocchio, gravi artrosi, esiti
di traumi al bacino) e infezioni delle vie urinarie in atto o infezioni tubercolari (per le instillazioni di bcg) o gravi
problemi respiratori, cardiocircolatori o neurologici anatomici che rendono rischiosa la procedura. Se possibile,
saranno risolte le situazioni morbose concomitanti e poi si valuterà se procedere all’instillazione. Le instillazioni con
bcg in pazienti con pregresse infezioni tubercolari non potranno essere eseguite; in alcuni casi questi pazienti potranno
sottoporsi a questa terapia con adeguata terapia medica durante il ciclo e con dosaggi di bcg da valutare. Gravidanza
ed allattamento controindicano l’uso di bcg.
I POTENZIALI RISCHI E LE POSSIBILI COMPLICANZE INTRA E POST TRATTAMENTO /
INTERVENTO / PROCEDURA IMMEDIATE E A DISTANZA E LE MODALITÀ DI RISOLUZIONE
Le principali complicanze intra operatorie: complicanze generali legate a qualsiasi manovra invasiva / terapeutica
che sono dovute al cateterismo ed ai farmaci somministrati come reazioni allergiche, crisi vagali (abbassamento della
pressione arteriosa fino allo svenimento, diminuzione della frequenza cardiaca, riduzione del calibro bronchiale,
aumento della sudorazione, della salivazione, della lacrimazione e della secrezione gastrica, aumento della peristalsi
intestinale, nausea e talora conati di vomito). Sarà adottata adeguata terapia medica adeguata per risolvere l’urgenza.
Sanguinamenti (come specificato nel paragrafo: “Le condizioni morbose concomitanti che costituiscono fattori di
rischio”), dolore all’introduzione del catetere tale da non rendere possibile l’instillazione, danni secondari a
perforazioni della parete vescicale o all’uretra possono essere possibili durante il cateterismo, con perdita di sangue
dall’uretra ed ematuria ( in questo caso si sospenderà l’instillazione). Al momento delle dimissioni è valutata l’assenza
di grave e persistente sanguinamento dall’uretra e l’assenza di febbre o di dolore.
Le principali complicanze post operatorie e modalità di risoluzione: Sanguinamento persistente e grave è un
evento estremamente raro ed è più frequente in pazienti con deficit della coagulazione (come specificato nel paragrafo:
“Le condizioni morbose concomitanti che costituiscono fattori di rischio”). Pz immunodepressi o diabetici possono
sviluppare infezioni sistemiche , all’apparato urinario (come specificato nel paragrafo: “Le condizioni morbose
concomitanti che costituiscono fattori di rischio”. Infezioni urinarie malgrado l’utilizzo di antibiotici pre /intra e post
instillazione come profilassi, con: iperpiressia, orchiepididimiti (infezione ai testicoli); la risoluzione di questi
problemi sarà affrontata con esami specifici (emocoltura,urino coltura) e adeguata terapia antibiotica. In caso di
allergie o di ipersensibilità (farmaci, disinfettanti, lattice) possono manifestarsi effetti di solito transitori come gonfiori,
prurito, starnuti, dispnea, eruzioni cutanee, capogiri o vomito. È presente dolore in sede di cateterizzazione ed è
possibile una aumentata frequenza minzionale da irritazione vescicale da parte del farmaco e del cateterismo stesso.
Instillazioni con BCG: in caso di manifesti sintomi di infezioni indotte dalla terapia con BCG i pazienti dovrebbero
essere adeguatamente trattati con chemioterapia antitubercolare, seguendo le regolari schede di trattamento usate per le
infezioni da tubercolosi; quando è presente infezione sistemica, (è possibile una attivazione del BCG a livello
sistemico con la manifestazione di un quadro di tubercolosi generalizzata specie nei pazienti immunodepressi , come
specificato nel paragrafo: “Le condizioni morbose concomitanti che costituiscono fattori di rischio”), viene
somministrata prima la terapia a 3 farmaci (isoniazide - rifampicina - etambutolo) con o senza cicloserina per alcune
settimane, seguita poi dalla terapia con isoniazide e rifampicina. La rifampicina più isoniazide vengono somministrate
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quando vi sono sintomi di un’infezione attiva da BCG senza interessamento sistemico. In questi casi, sono
controindicate ulteriori instillazioni. Le infezioni sistemiche si possono manifestare con polmonite, epatite, cistite e
prostatite granulomatosa, dopo un periodo di febbre e malessere durante il quale i sintomi aumentano
progressivamente. E’ importante ricordare che le instillazioni con bcg possono creare disturbi locali persistenti quali:
aumento della frequenza della minzione per parecchio tempo ( minzione dolorosa, minzione urgente: sintomi presenti
nel 90% dei pazienti sottoposti ad immunoterapia). I disturbi aumentano di intensità con le successive instillazioni per
raggiungere l’acme alla 4^instillazione. Un terzo dei pazienti riferisce ematuria macroscopica. Disturbi sistemici sono
fortunatamente meno frequenti: più comunemente i pazienti lamentano disturbi di tipo influenzale quali febbre,
brividi, malessere, mialgie. In alcuni pazienti (5%) la febbre supera i 38,5°C. Seppur rara, la peggior complicanza
secondaria al trattamento con BCG è la sepsi: febbre elevata e persistente, brividi scuotenti, sintomi/segni di infezione
sistemica, ipotensione, shock e rischio di decesso. In questi casi si deve far ricoverare d’urgenza il paziente in
ospedale. Altri effetti collaterali delle instillazioni con BCG sono la riattivazione di pregresse infezioni tubercolari ed
alterazioni dei parametri seminali (oligo-astenospermia, teratospermia con sterilità). In rari casi, possono presentarsi
artriti/artralgie, grave ematuria, eritema, ostruzione uretrale transitoria, orchite. Esistono poi complicanze legate a
qualsiasi manovra invasiva / terapeutica quali: infarti, ictus snc, embolie, tromboflebiti, edema polmonare, sepsi (
queste complicanze sono possibili in tutte le procedure chirurgiche, ma molto rare).
Le principali complicanze a distanza e modalità di risoluzione: sono gli esiti delle complicanze che eventualmente
si sono verificate dopo l’intervento. In caso di prostatite si può avere una cronicizzazione dell’infiammazione con
sintomi disurici ed alterazione del psa o con infezioni batteriche recidivanti (sarà impostata una adeguata terapia
antibiotica ed antinfiammatoria). Presenza di ipo/atrofia testicolare post infiammatoria, presenza di idrocele (raccolta
liquida infiammatoria nello scroto) che, se sintomatica necessita di una correzione chirurgica. Il posizionamento di
catetere vescicale può creare delle stenosi uretrali che necessiteranno di adeguata terapia chirurgica o endoscopica. A
volte può riattivare una infezione tubercolare silente con sintomi polmonari e all’apparato urinario, come in una
infezione primaria e/o post primaria.
I POSSIBILI ESITI IN CASO DI RIFIUTO DELLA PROCEDURA PROPOSTA
In caso di mancata esecuzione di istillazioni endovescicali per terapia adiuvante alla tur di vescica è possibile che si
assista alla recidiva della malattia con la necessità di sottoporsi ad altri interventi chirurgici o alla progressione della
malattia stessa con aggravamento della situazione oncologica vescicale, con possibilità di comparsa di neoplasie
multiple o infiltranti con possibile indicazione a terapie chirurgiche ( asportazione della vescica). Le instillazioni con
bcg sono la terapia del carcinoma in situ della vescica.
LE POSSIBILI ALTERNATIVE DI TRATTAMENTO /INTERVENTO /PROCEDURA E
RELATIVI BENIFICI /RISCHI /COMPLICANZE
Al momento non esistono terapie alternative alla terapia adiuvante con instillazioni endovescicali per la cura delle
neoplasie superficiali della vescica o del carcinoma in situ.
LA POSSIBILITÀ DI SCELTA TRA LE ALTERNATIVE PROPOSTE
Presso la nostra struttura è possibile sottoporsi a cicli con instillazioni endovescicali sia con chemioterapici che con
immunoterapici.
LE CONSEGUENZE SULLA VITA FAMILIARE, SOCIALE E LAVORATIVA
Dovrà evitare di urinare in luoghi pubblici nelle ore successive all’instillazione; quando si va ad urinare ci si deve
mettere seduti sulla toilette, per evitare di schizzare urina contenente chemioterapico. Per le prime 5/6 ore dopo il
trattamento disinfettare con una tazza di candeggina nel water dopo aver urinato, e la lasci agire per 15 minuti e poi
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può risciacquare il water . Lavarsi minuziosamente le mani e l’area genitale dopo aver urinato per evitare l’irritazione
della cute.
Se non vi sono complicanze, è possibile riprendere la vita abituale in modo graduale e progressivo; nei primi giorni
seguenti la instillazione si può riscontrare la necessità di urinare frequentemente e la presenza di urgenza minzionale
e bruciore.
Le urine possono rimanere rosate anche per 1-2 giorni. Questa situazione è transitoria e destinata a migliorare nel
tempo, fino a risolversi. I rapporti sessuali dovrebbero essere protetti (per evitare di espellere residui di farmaco) per
tutto il ciclo delle instillazioni; durante un ciclo di instillazioni , consigliamo di non usare bicicletta o moto , evitare
sport da sella e lunghi viaggi in macchina, treno ed areo. L’attività lavorativa, se non vi sono complicanze, potrà essere
ripreso subito.
LA POSSIBILITÀ DI REVOCARE IL CONSENSO IN QUALUNQUE MOMENTO
Il pz ha la possibilità di revocare il consenso all’intervento quando lo ritenga opportuno, firmando e compilando il
consenso.
LA POSSIBILITÀ CHE DURANTE IL TRATTAMENTO VENGANO EVIDENZIATE ALTRE
PATOLOGIE
A volte si possono evidenziare stenosi uretrali o sclerosi del collo vescicale (restringimenti) che rendono difficoltoso o
traumatico il cateterismo vescicale o presenza di infezioni delle vie urinarie o sanguinamenti con le urine; in questo
caso non si procederà al ciclo di instillazioni e si procederà alla terapia della patologia,con adeguato ricovero.
LA POSSIBILITÀ CHE DURANTE IL TRATTAMENTO/ INTERVENTO/ PROCEDURA, DI FRONTE A
SITUAZIONI INASPETTATE O URGENTI, SI DEBBA CAMBIARE LA TECNICA INIZIALMENTE
PRESCELTA
In caso di stenosi uretrale grave che non permetta il posizionamento del catetere, si sospenderanno le instillazioni e si
procederà all’esecuzioni di accertamenti specifici e a terapia. In caso di complicanze cardiocircolatorie inaspettate ed
imprevedibili che accadano durante la procedura, l’intervento sarà sospeso e rimandato sino alla risoluzione del
problema.
I RISCHI SPECIFICI DEL TRATTAMENTO/ INTERVENTO/ PROCEDURA
DERIVATI DA PATOLOGIE CONCOMITANTI DI CUI IL PAZIENTE È AFFETTO
Sanguinamento persistente e grave, tale da dover ricorrere ad emotrasfusioni o a re-intervento emostatico è più
frequente in pazienti con deficit della coagulazione (come specificato nel paragrafo: “Le condizioni morbose
concomitanti che costituiscono fattori di rischio”). Pz immunodepressi (infezioni da hiv, terapia cortisonica, terapia
con farmaci immunosoppressivi o con gravi deficit di anticorpi) o diabetici possono sviluppare infezioni in sede di
intervento (come specificato nel paragrafo: “Le condizioni morbose concomitanti che costituiscono fattori di rischio”).
Per tale ragione il trattamento con bcg non è indicato.
Dovendo entrare in contatto con sostanze quali silicone e gel lubrificanti /anestetici si possono verificarsi inaspettate
ed imprevedibili reazione paradosse o allergiche che necessitano di adeguate terapie d’urgenza. Pazienti con pregresse
infezioni tubercolari possono avere una risposta intensa alla somministrazione di BCG con maggiori effetti collaterali.
Alterazioni anatomiche o malattie che non consentono un adeguato posizionamento del paziente sul letto operatorio
possono rendere estremamente difficoltoso l’intervento. Insufficienza d’organo (rene, fegato o apparato respiratorio)
rendono la manovra a rischio di complicanze.
PAZIENTI CHE ASSUMONO TERAPIA ANTICOAGULANTE O ANTIAGGREGANTE
Un elevato numero di pazienti assumono terapia antiaggregante piastrinica. I farmaci più usati sono: Aspirina (nomi
analoghi: Ascriptin, Cardirene, Aspirinetta, Cardioaspirin), la ticlopidina (Tiklid), il clopidogrel (Plavix). Questi
farmaci bloccano la funzione delle piastrine, che sono particelle del sangue essenziali per poter arrestare le emorragie e
che sono implicate anche nei processi di chiusura delle arterie (con rischi di comparsa di infarto, morte cardiaca,
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ischemia cerebrale, ictus). Questi farmaci, impedendo l’aggregazione delle piastrine, riducono il rischio di eventi
trombotici arteriosi (effetto benefico), ma rendono più facili le emorragie. Quando un paziente in terapia
antiaggregante deve essere sottoposto ad una procedura invasiva o un intervento chirurgico che presenta rischi
emorragici si pone il problema se è opportuno sospendere i farmaci antiaggreganti per evitare complicanze
emorragiche, poiché tale sospensione esporrebbe il paziente al rischio trombotico cardiovascolare. La modalità di
gestione della terapia antiaggregante piastrinica proposta è stata scelta sulla base di linee guida sulla base della
letteratura disponibile e dell'esperienza clinica. La gestione della terapia antiaggregante nel postoperatorio terrà conto
del rischio trombotico di base, del rischio emorragico del paziente, dei tempi di ripresa della terapia orale. La modalità
di gestione della terapia antiaggregante piastrinica consigliata cercherà di contenere i rischi cardiovascolari e nel
contempo limitare le complicanze emorragiche anche gravi della procedura invasiva/intervento chirurgico a cui verrà
sottoposto. Quando necessario il paziente sarà sottoposto a visita e parere cardiologico per valutare rischi e benefici
della sospensione /sostituzione o prosecuzione del farmaco anti aggregante per l’esecuzione dell’intervento.
Di solito non è necessaria la sospensione della terapia anti aggregante; in casi particolari si suggerisce di sostituirla con
eparine a basso peso molecolare.
Farmaco / farmaci antiaggreganti assunti : …………………………………
sospensione del farmaco da …. giorni prima dell'intervento
sua sostituzione con …………………………………da ….. giorni prima dell’intervento
PAZIENTI CHE DEVONO SOTTOPORSI A PROFILASSI PER ENDOCARDITE BATTERICA
L’Endocardite batterica è una infezione associata ad una reazione flogistica (in risposta al danno cellulare provocato
dall’infezione batterica) a carico delle valvole cardiache o dell’endocardio, ossia il foglietto epiteliale di rivestimento
delle camere cardiache. Si tratta di una affezione trattabile, ma potenzialmente letale che può condurre anche a gravi
conseguenze come lo scompenso cardiaco, l’ictus o l’insufficienza renale. È causata da un’infezione dell’endocardio
(che si instaura più facilmente se già leso) secondaria a batteriemia. Affinché un’endocardite si sviluppi occorre, oltre
ad una batteriemia, che sia presente una lesione dell’endotelio che favorisca l’adesione batterica; nelle affezioni
cardiache congenite o acquisite l’endotelio può essere danneggiato dalla turbolenza di flusso ematico rispetto al
normale flusso laminare. Molte procedure diagnostiche e chirurgiche possono causare batteriemia. Una profilassi
antibiotica può risultare efficace in: presenza di protesi valvolari cardiache, comprese valvole biologiche, autograft ed
homograft., storia di pregressa endocardite batterica, cardiopatie congenite cianogene complesse (con ventricolo unico,
trasposizioni dei grossi vasi, tetralogia di Fallot) e la maggior parte di cardiopatie congenite, presenza di shunt
sistemico-polmonari creati chirurgicamente, disfunzioni valvolari acquisite (es. stenosi valvolare post-reumatica),
cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva, prolasso valvolare mitralico con rigurgito valvolare o inspessimento dei lembi
valvolari. Saranno somministrare antibiotici adeguati quali Ampicillina e Gentamicina 30 minuti prima dell’inizio
della procedura; in caso di allergia a penicillina si somministra Vancomicina.
È importante ritirare il consenso informato prima dell’esame e, dopo averlo letto attentamente, riportarlo
adeguatamente compilato e firmato in sede di esame; in caso di:
-
mancata consegna del consenso,
mancata preparazione antibiotica,
mancanza di esami o urinocoltura positiva,
mancanza di impegnative mediche,
mancanza di documentazione clinica urologica,
cateterismo vescicale difficoltoso o sanguinamento in atto,
l’instillazione non sarà eseguita.