Appunti di Astronomia egizia
Chiara Rossi
premessa
“Desiderio”deriva dal latino ‘de sidera’, dalle stelle,
che sono complici dei sogni degli uomini.
L'Astronomia per la sua multidisciplinarietà, avvalendosi infatti degli ultimi ritrovati di altre discipline, è considerata da molti come la regina delle scienze. Non potendo det e rminare se ciò sia corretto e se sia lecito stilare una graduatoria di importanza delle
discipline scientifiche, si può tuttavia esser sicuri che l'astronomia è certamente “la più
antica delle scienze”.
Fin da quando l'uomo primitivo fu in grado di formulare un pensiero coerente furono
gli astri a dargli, pur inconsapevolmente, l'orientamento, e quando l'introduzione dell'agricoltura rivoluzionò la vita quotidiana, furono la necessità di prevedere il ritorno
delle stagioni e dei periodi favorevoli alla semina o al raccolto a spingere lo stesso uomo primitivo ad affidare all'interpretazione del movimento degli astri la gestione dei
propri lavori nei campi. Si cominciarono così a elaborare calendari e a calcolare e mis u rare il tempo, ossia a dar corpo alla prima applicazione pratica derivata dall'osservazione del cielo.
Pa rallelamente all'astronomia si sviluppò l'astrologia, che riveste un'enorme importanza per capire meglio quanto i nostri progenitori si sentissero "dipendenti" dagli
astri. Eventi così "magici" come il sorgere e il tramontare o la capacità di segnalare
con tanta precisione l'avvento della stagione della semina o della neve non potevano
non avere influenza anche sulla vita e sulla caratterialità degli esseri umani nati sotto
una particolare disposizione astrale piuttosto che sotto un'altra.
I Caldei, gli Egizi ed i Cinesi sono generalmente considerati i primi astronomi, ma
questo corrisponde solo in parte a verità: è vero che questi antichi popoli dividevano le
stelle fisse in gruppi o "costellazioni" e distinguevano anche pianeti, comete ed eclissi,
ma di fatto non possedevano alcuna ve ra conoscenza sulla nat u ra dell'unive rso e nemmeno della terra stessa, sicché è difficile definirli astronomi nel vero senso della parola. All'incirca nel 3000 a.C., l'anno di 365 giorni fu per la prima volta adottato in Egitto
ed in Cina, ma l'Astronomia nella sua vera forma inizierà solo con i Greci, che non solo eseguirono delle osservazioni, ma tentarono anche di dare corpo a queste delle spiegazioni.
2
oltre 3000 anni di storia...
Il ra p p o rto tra Egizi e volta celeste fu davvero molto particolare: gli occhi di un antico egiziano il proprio paese era un'enorme distesa piatta e desertica attraversata nel
mezzo dal grande fiume Nilo e circondata da montagne. Il tutto immerso nel Gra n d e
Oceano derivato da N u n, il caos primordiale. All'inizio dell'estate le piogge equatoriali
raggiungevano le sorgenti del Nilo Bianco e lo scioglimento delle nevi sulle montagne
dell'Abissinia riempiva il Nilo Azzurro: in questo modo enormi quantità di acqua
fluivano ve rso Nord fino a sfociare nel Mar Mediterraneo e durante i mesi successivi
allagavano e fertilizzavano l'intero Egitto.
◗ La storia egiziana può iniziare dall'età paleolitica, epoca in cui la vallata del Nilo
e ra molto dive rsa da come si presenta oggi: il fiume copriva pressoché tutta la regione
e questo fatto, unito al clima che era certamente più umido di quello attuale, faceva sì
che uno sterm i n ato acquitrino si estendesse fino al delta. Il clima cominciò a mutare
verso la fine del paleolitico ed anche il Nilo modificò il suo cors o, assumendo quello
odierno. La lenta ma progressiva tra s formazione in deserto delle zone limitrofe permise la concentrazione della vita umana proprio lungo le fertili rive del fiume.
◗ In epoca neolitica, il cui inizio è fatto risalire a circa 10.000 anni prima di Cristo, si
potevano già contare due popolazioni ben distinte provenienti da altrettante zone diverse: un primo gruppo di razza africana, risalente dal centro dell'Africa, e un secondo di razza mediterranea, dal nord dell'Africa. Si fo rmarono così due gruppi di civiltà:
uno si fermò nel nord del paese, sul delta (il primo agg l o m e rato urbano fu Merimda),
l'altro si stabilì nel sud (eleggendo a capoluogo Tasa).
◗ Nonostante la successiva unificazione del Pa e s e, sopravvisse quell'impronta di divisione del territorio in hesep: l'Alto Egitto ne aveva 22, quello Basso 20. Questa era
l'alba della civiltà egiziana, che gli egiziani av r e bbero chiamato “i tempi del dio”, quelli in cui sul trono d'Egitto sedeva il re Osiride. Questo regno terrestre del supremo dio
egiziano ci è documentato dai “Testi delle piramidi”. Osiride dunque, secondo la leggenda, avrebbe fuso i due gruppi, ma l'unificazione non sarebbe stata di lunga durata:
bisognerà giungere al 3.200 a.C. ca. perché si possa parlare più propriamente di storia
egiziana, che inizia con il re Narmer (alcuni lo identificano nel mitico re Menes), cui si
d eve la grande impresa dell'unione dei due regni, dopo la quale ebbe inizio la prima
delle 31 dinastie che si avvicendarono sul trono egizio fino al 332 a.C., anno della conquista di Alessandro Magno.
◗ L'Antico Impero inizia ve rso il 3.200 a.C., è considerato il più grande periodo di tutta la civiltà egiziana ed è anche noto come Impero Menfita, dal nome della capitale che
si sposta da Abydos a Menfi. Si creano le prime leggi civili e religiose, i canoni art i s t ici e la scrittura. Il primo grande faraone è Zoser, che inizia la III dinastia: a lui si deve
la costruzione del primo imponente edificio in pietra dell'Egitto (la piramide di
S a k k a ra) e la nomina di un primo ministro che lo aiutasse nell'amministrazione reale.
La IV dinastia inizia con Snefru che dà vita alle piramidi a facciata liscia: alla sua stessa dinastia appart e n gono tre dei più famosi faraoni: Cheope (Khufu), Kefrem (Ka e f ra)
e Micerino (Menkaure), i costruttori del celeberrimo complesso di Giza. Dalla V dinastia in poi tutti i faraoni saranno chiamati “figli di Ra”. Si compongono in questo pe-
3
riodo i T esti dell e pir amid i. Alla fine della VI dinastia, viene a mancare il potere centrale, che si fraziona in mano dei nomarchi (principi feudatari) che si trasmettono il potere l'uno con l'altro senza che il faraone possa intervenire o opporsi.
◗ Si ha così il primo periodo intermedio, un'epoca assai agitata e oscura che vede
l'Egitto cadere in un lungo periodo di anarchia e di sconvolgimenti sociali (2.180 a.C.
- VII dinastia - fino a circa il 2.130 a.C. - l'inizio dell'XI).
◗ Il Medio Impero ha inizio ve rso il 2.060 a.C., con la fine dell'XI dinastia. Il fara o n e
Montu-Hotep I ristabilisce il potere sul Basso Egitto servendosi dell'appoggio della
borghesia egiziana. Con i suoi successori si intensificano i commerci, si apre una via
commerciale ve rso il Mar Rosso e si riprende la politica di espansione ve rso la Nubia.
Verso l'anno 2.000 a.C., ebbe inizio la XII dinastia, una delle più celebri e più importanti di tutta la storia egiziana. L'Egitto conosce un periodo di grande prosperità.
◗ Nel 1.580 a.C. comincia il cosiddetto N u ovo Regno che sancisce il passaggio del potere nelle mani dei militari e la nascita della politica espansionistica dei faraoni
Ramsete I e II e Seti I che portano l'Egitto ad essere una nazione progredita e temuta.
Ramsete II “il grande” si impegnò a combattere con tutte le sue forze per sconfiggere
l'armata degli Ittiti; nei suoi sessantasette anni di regno, espresse tutta la sua potenza
con grandiosi monumenti (Abu-Simbel, Ka rnak, Luxor). Alla sua morte gli successe
il figlio Mineptah e con lui iniziò la lenta ma inesorabile decadenza dell'impero: l'anarchia interna e l'arrivo delle popolazioni indo-europee romperanno il già precario
equilibrio interno. Nel 524 a.C., durante la XXVII dinastia, i Persiani conquistano per
la prima volta l'Egitto; nel 332 gli egiziani chiameranno in loro aiuto Alessandro
M a g n o. Dichiarato “figlio di Ra”, fondò la nuova città di Alessandria che diventerà in
breve la raffinata capitale culturale del mondo antico. Alla sua morte ebbe inizio la dinastia tolemaica che iniziò il processo di ellenizzazione del paese.
◗ I due secoli che precedono la nascita di Cristo vedono sempre più l'indebolimento del
paese e la supremazia dell'astro sorgente di Ro m a: di quest'ultima l'Egitto diventò ben
presto una colonia. Infine, nel 595 d.C., alla morte di Teodosio, l'Egitto entra a far parte dell'Impero d'Oriente.
la nascita dell’Universo
Secondo gli Egizi in principio esisteva solo il Caos, Nun, identificato con l'Oceano primordiale in cui viveva Atum che sorse dall'acqua ed iniziò a splendere sotto forma del
Sole (R a). Ra generò due figli: S h u, dio dell'aria, e Te f n u t, dea dell'umidità; da questi
nacquero G e b, dio della terra, e Nut, dea del cielo. Da questi nacquero infine Osiride e
Seth, I s i d e e Neftis e H o ru s. Ra si era stancato di regnare sulla Terra e decise di salire
al cielo; Nun per aiutarlo chiamò Nut e la tra s fo rmò in una vacca: Ra salì sulla sua
groppa ma quando Nut si rizzò sulle zampe posteriori si spaventò e Shu la sostenne e
da ciò il cielo viene rappresentato sostenuto dalla Vacca celeste sotto il cui ventre
splendono le stelle e attraverso il quale la barca di Ra at t rave rsa il cielo nel suo perc o rso da oriente ad occidente.
4
Nella religione egiziana sono dive rsi i miti che riguardano la creazione del mondo; ciascuna delle grandi città sede di culti religiosi tendeva con un proprio mito a far prevalere se stessa (il proprio dio "patrono") sulle altre.
◗ Eliopoli (oggi Tell Hist, un sobborgo de Il Cairo)
Al principio sono le acque di Nun, il caos nelle cui profondità giace addorm e n t ato lo
spirito del creatore. Da Nun emerge una collinetta sabbiosa
( rappresentazione dell'Egitto), sulla quale, prendendo l'aspetto di una fenice, si posa il creatore, Atum-ra, il Sole. Atum-ra ,
"tenendo il fallo in pugno ed eiaculando diede vita ai gemelli
Shu (dio dell'aria) e Tefnut (dio dell'umidità)". Ve rsioni meno
esplicite dicono che fu uno sputo o uno starnuto a dare vita ai
gemelli. Dai due gemelli nascono Nut (il cielo) e Geb (la terra).
Dice il mito che Geb e Nut, innamorati, se ne stavano tutto il
tempo abbracciati, impedendo alla vita di germogliare. Atumra allora comanda a Shu di sep a rarli. Shu calpesta Geb e con le
mani e solleva Nut (che infatti é sempre rappresentata inarcata
e con le mani ed i piedi aggrappati a Geb).
Da Geb e Nut nascono Osiride, Seth, Iside e Nefhti che con Horus (figlio di Osiride ed
Iside) ed i quattro dei loro progenitori fo rmano la grande Enneade.
◗ Ermopoli (oggi El-Aschmuneim, anticamente era Khnum)
Esiste una materia primordiale nella quale nuotano otto creature (Ogdoade): Nun e
Nanhet, le acque primigene, Het e Hanhet, lo spazio infinito, Kek e Hehet, l'oscurità,
Amon e Amanuet, l'ignoto. Essi fecero nascere il sole e crearono Atum. Si fusero in un
grande uovo dal quale nacque il creatore. Dopo di ciò si estraniarono dall'universo
creato. Questi otto dei quindi precederebbero l'Enneade.
◗ Menfi (oggi Mithahina)
Dal caos (Nun) nasce l'idea di Atum-ra che prende corpo nel cuore divino di Ptah.
Quindi l'idea viene espressa dalla bocca di Ptah. Segue la creazione di tutta l'Enneade.
◗ Teologia Predinastica
Neith (in seguito signora dei mestieri) stende il cielo nel suo telaio. Con la navetta pazientemente vi tesse il mondo. Ultimata la tessitura Neith intreccia alcune reti con le
quali pesca gli esseri viventi dalle acque primigenie. Quindi inventa il parto e lo esperimenta su di sè per dare vita a Ra.
La maggior parte di questi miti venne raccolta in svariati “libri”, tra i quali spicca per
importanza il L ibr o d elle Po rte, una serie di incantesimi che i defunti dovevano correttamente eseguire per at t rave rsare incolumi gli Inferi. Erano dodici i portali che il
carro solare di Ra doveva at t raversare. Ogni porta, corrispondente a ciascuna delle dodici ore della notte, era controllata da un demoniaco custode e da numerosi servitori.
Ra doveva recitare correttamente i nomi della porta, del custode e dei suoi servitori attrave rso una fo rmula magica prima di passare alla porta successiva. In seg u i t o, il faraone defunto doveva declamare la recitazioni per unirsi nella salvezza al padre Ra.
Gli Egizi identificarono le stelle meno brillanti con i serv i t o r i, quella più luminosa con
il portiere e la loro posizione celeste con il portale stesso. La recitazione rituale che consisteva nel pronunciare i nomi di queste divinità era inizialmente solo un accorgimento mnemonico che assicurava il riconoscimento di ogni gruppo di stelle. Quando gli
5
Egizi trasferirono nella scrittura questi racconti, descrissero separatamente og n i
gruppo associato alla propria porta. Le origini astronomiche di questi miti forniscono
utili indicazioni per comprendere lo sviluppo del calendario egiziano.
Un calendario riguarda un periodo elementare la cui unità fondamentale è normalmente il periodo di rivoluzione della Terra. Il ciclo sacro per gli antichi Egizi era ovviamente pari al tempo impiegato da Ra per fare ritorno ogni anno al suo luogo di nascita, presso l'orizzonte sud-orientale durante il solstizio di inverno.
il calendario
Nell'Antico Egitto vi erano tre calendari:
❂ quello delle stagioni basato sulla piena (per il lavoro dei campi, i contadini si basarono sempre unicamente sul ciclo nat u rale delle stagioni), ❂ quello dei mesi, basato sulle fasi lunari (calendario essenzialmente usato per le feste religiose e per il calcolo dei giorni fasti e nefasti), e ❂ quello s o l a re, basato sulla levata eliaca di
Sothis/Soped (=Sirio), usato solo dalla pubblica amministrazione per la tassazione e
per il computo degli anni di regno di ogni fara o n e.
Essi furono unificati suddividendo l'anno in 3 stagioni di 4 mesi ciascuna e i mesi in 30
giorni:
◗ la s t agione dell'inondazione (autunno) akhet (=piena) (i cui quattro mesi erano chiamati: Tekhi, Menkhet, Hathor e Kaherk a)
◗ la s t agione della germinazione/semina (inverno) peret (= uscita della terra dall'acqua)
(i mesi: Shef-bedet, Reke h - 2 volte - e Renenouti)
◗ la s t agione della calura/raccolto (estate) shemu (i mesi: Khonsou, Khent-Khat, Epet e
Oupt-renpit).
Tutti i nomi dei mesi derivano dalle principali festività che cadevano durante quel periodo.
Il capodanno rimase basato sulla levata eliaca di Soped. Si comprende facilmente come
questi tre calendari non potessero coincidere essendo la piena del Nilo un fenomeno irr egolare; il ciclo lunare ha durate mensili differenti (28-30 giorni), mentre il ciclo solare ha esattamente 365 giorni e 1/4. Il calendario ottenuto dagli Egizi aveva una durata di 360 giorni e ciò causava un notevole slittamento: per corr eggerlo aggiungevano 5
giorni supplementari (chiamati dai Greci “ep agomeni”). Ma restava ancora uno slittamento di 1/4 di giorno all'anno (oggi noi lo corr eggiamo con l'aggiunta di un giorno
ogni 4 anni - l'anno bisestile) e quindi il capodanno arr i vava in anticipo di un giorno
ogni 4 anni rispetto alla levata eliaca di Sirio. Bastano pochi calcoli per rilevare che tale
levata eliaca e il capodanno potevano coincidere solo ogni 1.461 anni (un papiro ramesside infatti parla del paradosso per cui l'inverno è giunto d'estate e i mesi sono a rovescio!). Fu per queste ragioni che gli Egizi chiamarono l'anno ufficiale anno vag o.
Per designare una determinata data, si davano pertanto l'anno del reg n o, il mese della
stagione e il giorno. Ecco un esempio: anno IX di Zoserkare Amenhotep (I), terzo mese della calura (Epiphi), giorno 9 è, secondo il papiro medico Ebers, la data della leva-
6
ta eliaca di Sothis: l'anno egizio iniziava il giorno in cui Sirio esce dall'orizzonte nel
momento dell'alba. Questo fenomeno, che viene detto l evata eliaca di Sothis (= Sirio
“spariva” alla vista per un periodo di 70 giorni e poi riappariva per brevi attimi appena prima del sorgere del sole), corrisponde approssimativamente all'inizio della piena
del Nilo (la stella Sothis veniva anche considerata una forma della dea Iside e alle sue
lacrime veniva attribuito il fenomeno appunto coincidente con l'apparizione dell'astro:
la piena del Nilo), periodo importantissimo per l'economia di questo popolo di agricoltori perchè legato alla circostanza delle inondazioni. Questa data infatti - il 19 luglio del calendario giuliano o 15 giugno del nostro calendario, alla latitudine di Menfi
- segnava l'inizio dell'anno.
I cicli di 1.461 giorni, detti periodi sotiaci hanno aiutato gli specialisti nella ricerca della data precisa dell'introduzione del calendario. Sappiamo con cert ezza che la levata
eliaca di Sothis coincise con il primo giorno del calendario ufficiale nel 139 d.C. Un
semplice calcolo permette di constatare che tale coincidenza si è verificata anche nel
1322 a.C. (inizio della XIX dinastia), nel 2783 a.C. (fine del periodo tinita e inizio
dell'Antico Regno) e nel 4244 a.C. La prima data è troppo bassa; quanto alla seconda,
i Testi delle Piramidi di Saqqara lasciano supporre che nel 2783 a.C. il calendario fosse già stato costituito. Gli scienziati competenti hanno dunque accettata la data del
4244 a.C. che, secondo alcuni di essi, sarebbe la prima data storica cert a .
L'invenzione del calendario si attribuisce ai sacerdoti di Eliopoli i quali, a quanto aff e rmano alcuni studiosi, l'avrebbero compiuta in pieno periodo predinastico, in un'epoca in cui la città sarebbe stata capitale di un regno unificato. Il matematico tedesco
Naugebauer ha stabilito però l'inaccettabilità di tale data. L'analisi al carbonio14 infatti, ha mostrato che essa ci conduce in realtà in pieno neolitico del Fayyum e non è
certo possibile ammettere che l'invenzione del calendario abbia avuto luogo allora .
Così, se si ebbe una dominazione eliopolitana alla fine del predinastico medio, bisog n a
abbassare di un millennio la presunta data di introduzione del calendario, escludendo
decisamente il 4244 a.C.
le costellazioni
L'astronomia egizia rimase ancorata, nel suo complesso, a nozioni rudimentali.
Tuttavia la sistemazione del calendario implicò il ricorso ad un apprez z abile corpo di
o s s e rvazioni. L'astronomia era una scienza a carattere religioso, quindi era praticata
dai sacerdoti, i quali, dalle terrazze dei templi, osservavano il cielo notturno per riuscire ad approntare una suddivisione sistematica della notte in ore in modo da poter
trarre una base per la determinazione della posizione del Sole nella sua mistica cors a
notturna. Tale studio aveva condotto gli Egizi all'individuazione di diverse costellazioni e di dive rse stelle: Orione, Cassiopea, Sirio, l'Orsa Maggiore, il Cigno. Gli astri
e rano stati divisi in due gruppi: gli I n d i s t r u t t i b i l i (ikhemu-sek), stelle circumpolari
sempre visibili, e gli I n f a t i c a b i l i (ikhemu-urz), vale a dire i pianeti erranti nel cielo.
A causa della scarsità di ritrovamenti archeologici a puro carattere astronomico non è
facile dare un volto preciso alle costellazioni egizie paragonabili a quelle che conoscia-
7
mo noi ed anche le identificazioni possono dare adito a discussioni; resta comunque
una ura n ografia molto semplice e legata ai moltissimi dei e riti religiosi praticati durante le loro festività.
Le pochissime info rmazioni che abbiamo sono quelle ricavabili dagli orologi stellari riprodotti sui sarcofagi delle mummie e dai soffitti dei templi (soprattutto quello di
Hathor a Dendera). I primi esemplari di orologi stellari risalgono al 2.000 a.C. circa e
vi sono raffigurate principalmente tre costellazioni: Orione (Osiride), l'Orsa
Maggiore (la zampa del Toro) e il Drago (un ippopotamo con un coccodrillo sulla
schiena) nonché la stella Sirio (raffigurata nelle vesti della dea Sothis); purtroppo esiste una possibile variante a questa interpretazione: la zampa del Toro o palo d'orm eggio potrebbe essere l'Orsa Minore, il Toro l'Orsa Maggiore e l'ippopotamo la costellazione del Boote. La costellazione di Orione veniva chiamata l'anima di Osiride. La
rappresentazione classica greca vede nel cielo il combattimento del cacciatore Orione
con il Toro mentre per gli antichi Egizi questa scena cambia totalmente. Osiride governava due regni: quello del cielo e quello dell'Oltretomba e nelle bende che avvo l g evano le mummie indossa la bianca corona d'Egitto che è appunto la costellazione che
noi chiamiamo Toro. Sotto la costellazione d'Orione abbiamo la costellazione del trono di Osiride o secondo altre tradizioni la Corona Rossa.
La leggenda di Osiride nasce con Thoth che introdusse tutte le arti e le scienze in Egitto compresa l'Astronomia e l'arte dei gerog l ifici ed era la rappresentazione di Mercurio per gli Egizi e come per
i Greci era anche il messaggero degli dei. Il faraone era divino e dopo la sua morte diveniva l'anima di Osiride.
Sul soffitto della tomba di Senmut, Orione e Sirio sono ra f f i g u rati
sulla propria barca e soprattutto la raffigurazione di Orione è curiosa in quanto sono riprodotte le tre stelle della cintura ed accanto a loro una figura tondeggiante che molto probabilmente è identificabile con la nebulosa! Grazie al clima secco e la pulizia del cielo molto probabilmente fin dai tempi più antichi gli astronomi si erano accorti della presenza di questo
oggetto peculiare. Una presenza costante nelle rappresentazioni presenti nelle tombe
è quella di un dio dalla testa di falco che in alcune rappresentazioni sembra colpire il
Toro con una lancia oppure tenerlo legato con una fune (Boote?).
La più importante rappresentazione delle costellazioni egizie resta comunque il soffitto del tempio di Hathor a Dendera con il suo zodiaco circolare e risale a pochi
decenni a.C. (una possibile datazione fa risalire l'inizio dei lavori al 54 a.C. ed il suo termine al 21 a.C.) e mostra chiaramente l'influenza della cultura assiro-babilonese at t raverso i greci; infatti in esso sono disposte le 12 costellazioni zodiacali,che hanno molto probabilmente una nascita sulle rive del Tigri e dell'Eufrate circondate dalle costellazioni egizie e risulta essere la mappa più completa di tutto il cielo antico.
i pianeti
Fin dalle primissime dinastie erano conosciuti,come in tutte le altre tradizioni antiche
grazie al movimento rispetto alle stelle fisse, cinque pianeti ma venivano indicati in un
ordine differente:
8
✹ Giove e ra una delle rappresentazioni di Horu s, rappresentato con una divinità con
la testa di falcone in piedi su una barca e con una stella sulla testa e veniva chiamato
stella risplendente o servitore del sud.
✹ Saturno e ra ancora una volta un aspetto di Horus e veniva chiamato la stella orien tale che at t rave rsa il cielo o Horus il toro; un'altra rappresentazione era quella del Dio
Ptah.
✹ Marte e ra H o rus il Rosso o Horus all'orizzo n t e.
✹ Mercurio e ra Seth nel crepuscolo serale ed un altro dio non ben identificato nel cielo mattutino e ve n i va chiamato il servitore del nord.
✹ Venere è fonte di dive rse interpretazioni: U at i come stella serale e Tiu-Nutiri come
stella che preannuncia il mattino ma anche Hathor e Bastet (la dea gatto) rispettivamente dea dell'amore spirituale e dell'amore fisico.
il tempo di Orione
Gli eg i t t o l ogi, speculando sulla Grande Piramide, hanno trovato molte particolarità
di carattere matematico-geometrico, ed hanno accreditato agli antichi Egizi del 2500
a.C. grandi conoscenze matematico-astronomiche, come l'esatta misura della Te rra, il
suo peso e la sua densità, la distanza Terra-Sole, la durata dell'anno solare, la
conoscenza del pigreco. Ma in realtà, come abbiamo detto, la matematica egiziana non
avrebbe potuto arr i vare a tanto, e le loro conoscenze di geometria erano di carattere
" p ratico", sufficienti solo per ristabilire i confini delle coltivazioni dopo le piene del
Nilo, e la loro "astronomia" era, più che altro, simile alla "astrologia".
Hancock e Bauval hanno trovato che la disposizione delle piramidi corrisponde a quella di alcune stelle della costellazione di Orione, sacra per gli Egizi, che la identificavano con la dimora di Osiride.
Forse allora le piramidi non erano tombe, ma edifici di culto. Da queste constatazioni,
n egli anni sessanta, furono scritte alcune entusiasmanti pagine dell'eg i t t o l ogia come
lo studio dell'allineamento del condotto di areazione della "Camera del Re" con Zeta
Orionis mentre il condotto meridionale puntava su Sirio, la stella di Iside, nella posizione in cui queste stelle dovevano trova rsi nel 10.450 a.C.
La piana di Giza rappresenta quindi una specie di orologio stellare che segna l'epoca
di Osiride, l'epoca del "primo tempo"? Un'epoca che, ufficialmente appartiene al mito,
"l'età dell'oro" della mitologia greca. Un altro famoso monumento della piana di Giza,
la Sfinge, da recenti studi di paleoclimatologia, sembra confermare questa data. Ma
chi, nel 10.500 a.C. costruì questi imponenti monumenti-messaggio?
L eggendo i Testi delle piramidi di Unas, Bauval si ritrovò a riflettere su alcuni brani
dove il sov rano dichiara che il suo spirito “è una stella”. Questa affermazione è solo una
metafo ra per indicare la sua immortalità oppure va presa letteralmente? Negli stessi
testi vi sono precisi riferimenti alla costellazione di Orione: «O Re, tu sei la grande stel la, compagno di Orione, che at t raversa il cielo con Orione».
Si sa che la costellazione di Orione era sacra per gli antichi Egizi, i quali la identificavano con la dimora del dio Osiride, il sov rano del regno dei morti e compagno di Iside.
Bauval si chiese se questi riferimenti a Orione, che oltretutto si trova in una regione
9
stellare relativamente vicina al Cane Minore e quindi a Sirio, non potessero essere la
chiave per risolvere il mistero delle piramidi. Quando ebbe modo di osservare una veduta aerea del sito archeologico di Giza, Bauval notò la particolare disposizione delle
tre costruzioni principali. Le più grandi, quelle di Cheope e Chefren sono perfettamente allineate tra loro. Sarebbe possibile tracciare una linea retta tra l'angolo nordest della Grande Piramide e quello sud-ovest della piramide di Chefren.
Diversamente, la piramide di Micerino risulta spostata rispetto a questa linea, oltre ad
essere, tra le tre costruzioni, quella più piccola. Come può spiegarsi questa singolare
anomalia? La risposta, secondo Bauval, va cercata alzando gli occhi al cielo.
Se si osserva la costellazione di Orione si nota
che le tre stelle della cintura di Orione (Zeta,
Epsilon e Delta) sono disposte esattamente
come le tre piramidi di Giza. Dunque la Piana
di Giza poteva essere la riproduzione monumentale di quella regione celeste, compresa la
Via Lat t e a, in questo caso ra p p r e s e n t ata dal
fiume Nilo. Infatti gli Egizi concep i vano la Via
Lattea come una controparte celeste del loro
fiume. Ogni anno attendevano con ansia la piena del Nilo, che era insieme una benedizione e
una fonte di preoccupazione: avevano bisog n o
del fertile limo che il fiume trascinava con sé dagli altipiani dell'Etiopia e avevano bisogno che i
campi fossero irr i gati, ma nello stesso tempo avevano paura che il livello del fiume potesse salire troppo e inondare le loro case. Erano convinti che l'inondazione annuale
fosse controllata dagli dèi, e in particolare dai patroni dell'Egitto, Osiride e Iside.
A loro sembrava che l'elemento scatenante della piena, che si verificava a metà dell'estate, fosse la prima apparizione della stella di Iside, Sirio, dopo il periodo annuale in
cui restava invisibile. Questa apparizione era preannunciata dalla levata precoce di
Orione e, quindi, gli Egizi osservavano con acuta anticipazione le stelle di questa costellazione che confina con la Via Lattea. In tutto questo c'era, comunque, anche un altro aspetto. Gli Egizi credevano in un aldilà celeste in cui speravano che le anime trasmigrassero dopo la morte. Il L ibr o d ei M or ti, illustrato sulle pareti di alcune delle
p i ramidi più tarde, fornisce ampie prove del fatto che lo immaginavano situato nella
costellazione di Orione. Tutte le sepolture avve n i vano sulla riva occidentale del Nilo
che, insieme con i campi delle piramidi, simboleggiava la regione di Orione sulle sponde della Via Lattea.
Nel linguaggio rituale il tra s p o rto di un cadavere attraverso il Nilo per la sep o l t u raera
connesso, in qualche modo, con la trave rs ata da parte dell'anima del Nilo celeste, la Via
Lattea, per raggiungere il paradiso sul quale regnava Osiride. La Via Lattea, dunque,
e ra il fiume dei morti, lo Stige primordiale che i morti dovevano superare se volevano
raggiungere l'aldilà. La funzione delle piramidi egizie, per quanto possiamo capire, era
di assistere il faraone in questo viaggio sfruttando la scienza delle corrispondenze: come in cielo così in terra. Si riteneva che il fara o n e, at t raversando il Nilo, sottoponendosi a certi riti e facendosi seppellire in una pira m i d e, si accertasse che la sua anima
non solo sarebbe ascesa fra le stelle di Orione ma sarebbe addirittura diventata una
10
stella essa stessa. Secondo Bauval la connessione fra le piramidi egiziane e la mappa
celeste è fin troppo evidente. Ma se esiste un tale legame, dovevano esserci altre piramidi nei posti corrispondenti alle altre stelle. Bauval scoprì che la piramide di Nebca
ad Abu Ruwash corrisponde alla stella del piede sinistro di Orione e la piramide di
Zawyat al Aryan a quella della spalla destra. Altre piramidi collegate alle stelle di
Orione non sono state scopert e, fo rse non sono mai state costru i t e.
Contro questa ipotesi abbiamo dei dati di fatto: la linea che collega le tre piramidi curva ve rso Sud mentre la cintura piega ve rso nord; l'angolo che la linea che collega le piramidi fo rma col Nord era di circa 50 gradi contro i 38 ipotizzati da Bauval, il cors o
del Nilo era molto variabile a causa delle sue piene annuali e non è possibile dire con
precisione come scorresse 12.000 anni fa. Resta comunque il fatto che all'interno di
ognuna delle piramidi di Giza furono costruiti dei corridoi o condotti d'aerazione che
al tempo della costruzione (circa 4.500 anni fa) puntavano ve rso stelle ben precise tra
cui quelle della cintura ma questo conferma solo l'identificazione con Orione del faraone e la sua aspirazione alla Douat (il regno dei cieli) identificato con il cielo settentrionale dove si trovano le stelle circumpolari (stelle imperiture).
documenti astrologici
Le conoscenze astronomiche egizie non possono essere dedotte da papiri “astronomici” come invece ne esistono per quanto riguarda la loro matematica ma solo dalle ra ff i g u razioni astronomiche che ritroviamo in varie fonti. Queste fonti possono essere
suddivise in otto cat egorie:
1) Coperchi di sarcofagi dell'Antico regno (2.850 - 2.180 a.C.) sui quali compaiono i decani, stelle singole o costellazioni, accompagnati da geroglifici di difficile decifrazione.
2) Coperchi di sarcofagi del Medio Regno (2.133 - 1.786 a.C.) sui quali fanno la loro
prima apparizione gli orologi stellari diagonali, vere e proprie effemeridi delle stelle.
3) Dall'inizio del Nuovo Regno compaiono gli orologi stellari dive rsi dai precedenti in
quanto erano indicati le culminazioni superiori delle stelle (transiti al meridiano).
4) Dalla XX dinastia vengono perfezionati gli orologi stellari.
5-6) Due papiri risalenti circa al 144 d.C.; i1 primo per quanto riguarda i decani e l'altro per quanto riguarda le fasi lunari.
7) Studi sull'orientazione delle
piramidi e sviluppo degli strumenti come ad esempio la clessid ra ad acqua, il merkhet e gli orologi solari.
8) Dal 300 a.C. compaiono sui
soffitti dei templi i primi zodiaci
eg i z i o - b abilonesi (il più famoso
dei quali è quello di Dendera e dal 200 a.C. i primi papiri, scritti anche in greco e democrito, di tipo astronomico-astrologici e testi planetari per a posizione dei pianeti rispetto alle costellazioni. In queste ultime fonti si vede chiaramente l'influenza ellenistica.
11
strumenti astronomici
◆ Il Merkhet è fo rm ato da una foglia di palma avente un intaglio sulla sommità ed
una squadra col filo a piombo. Questo strumento ve n i va usato per determinare l'asse
del tempio o delle piramidi, per osservare il transito al meridiano delle stelle ed anche
per misurare i campi. Per conoscere le ore della notte due o più osservatori stavano seduti ad una giusta distanza l'uno di fronte all'altro, secondo l'asse Nord-Sud, tenendo
lo strumento nelle mani. La nervat u ra della palma serv i va come mirino con il quale si
trag u a r d avano le stelle che culminavano at t rave rso il filo a piombo della squadra e riferendosi alla sagoma dell'osservatore che vo l g eva le spalle a sud; un aiutante leggeva
l ' o rasecondo la posizione che la stella aveva sulla tavola stellare.
Questo oggetto, secondo alcune fonti, risale addirittura al 2.600 a.C. Molto probabilmente grazie a questo strumento era possibile nella costruzione delle piramidi raggiungere un grado di precisione di allineamento con i punti cardinali altissimo. Per fare un esempio nella costruzione della piramide di Khufu abbiamo un errore di appena
tre primi d'arco!
◆ Orologi solari: per misurare il tempo durante il giorno gli Egizi avevano orolog i
solari o quadranti d'altezza che servivano per indicare l'ora at t rave rso la variazione
della lunghezza dell'ombra e dovevano essere rivolti sempre con lo gnomone verso il
Sole ed i modelli più sofisticati erano dotati di un filo a piombo per migliorare la qualità dell'osservazione controllando che lo strumento fosse in piano.
◆ Clessidre ad acqua: simili alle clepsidae (clessidre a sabbia) greche ed il loro funzionamento era semplice: veniva riempito fino all'orlo al tramonto del Sole e quando
questa era scesa alla prima tacca secondo la scala mensile iniziava la seconda ora. Le
pareti interne contenevano quindi 12 scale mensili. Questo sembrerebbe un ottimo
s t rumento ma in realtà si basava sul concetto sbagliato secondo il quale l'abbassamento del livello dell'acqua doveva essere regolare portando così ad errori nella misurazione.
l’astrologia
L'antico Egitto non ha conosciuto i temi astrologici, nè la predizione del futuro in base alla posizione delle stelle nel giorno di nascita. Lo zodiaco, che costituisce uno dei
fondamenti dei sistemi astrologici, è un'introduzione d'epoca bassa. Tuttavia, gli Egizi
del Nuovo Regno hanno conosciuto ugualmente una forma di oroscopo. Sono stati
trovati papiri di quest'epoca che contengono una sorta di Calendario dei giorni fasti e ne fa s t i. Le ore, i giorni e i mesi erano posti sotto la protezione di una determinata divinità, cui era dato di intervenire nella vita degli uomini. Anche gli anniversari di avvenimenti relativi alla vita degli dei erano considerati, a seconda dei casi, fasti o nefasti, ed
e ra utile conoscerne la nat u ra per dare un preciso indirizzo al proprio comport a m e nto. Per quanto riguarda la nascita chi nasceva il 9 di Paophi avrebbe raggiunto la vecchiaia ma, chi veniva al mondo il 5 dello stesso mese, sarebbe stato ucciso da un toro;
chi nasceva invece il 6, giorno della festa di Ra, era destinato a morire in stato di ebbrezza, cosa considerata tre volte fausta; chi il 10 di Choilak, a tavola, circostanza
12
ugualmente tre volte fausta; il bambino che nasceva il 21 di Thot sarebbe morto in
grazia degli dei, ma quello che nasceva il 20 non sarebbe sopravvissuto. Il nato il 4 di
Athyr sarebbe morto di morte violenta; il 20 non sarebbe vissuto che un anno. Il 27 di
Athyr, giorno commemorativo della pace fra Horo e Seth, era considerato tre volte
fausto, ma il 26 di Thot tre volte nefasto, in quanto anniversario della lotta tra le due
divinità rivali: in quel giorno era bene astenersi da qualsiasi iniziativa o lavoro, mentre tutto ciò che si faceva il 16 di Paophi, giorno della festa di Osiride ad Abido, sarebbe stato coronato da successo.
l’eredità dell’Egitto
Gli storici della scienza attribuiscono un interesse scientifico a due soli elementi appartenenti all'eredità lasciataci dagli antichi egiziani: il calendario civile di 365 giorni usato persino in epoca tarda da Copernico durante il Medioevo, e la s u d d ivisione
sia del giorno che della notte in dodici ore. Questi contributi fondamentali possono sembrare a molti relativamente limitati, a dispetto dell' ingegneria delle piramidi e
della conservazione dei templi. Ma dobbiamo anche includere in questa eredità ciò che
essi ci hanno tram an d ato, vale a dire perché e come utilizzavano le loro concez i o n i
astronomiche per regolare la loro esistenza sia religiosa che secolare. Ci è stata così off e rta una prospettiva più realistica di una società che è durata più di 3000 anni.
fonti
http://www.racine.ra.it/planet/testi/egizi.htm
http://www.geocities.com/Athens/Oracle/4168/case_rel.htm
http://www.aton-ra.com/flash06/flash.html
http://www.anticoegitto.net/lezionegerog.htm
http://xoomer.alice.it/bxpoma/egypt/ancientegypt.htm
http://www.geocities.com/liceo_livio/archeo/iperegitto/astronomia_in_egitto.htm
http://www.geocities.com/liceo_livio/archeo/iperorionecassio/IpertestoFog l i Orlando/orione.htm
http://progettomatematica.dm.unibo.it/NumeriEgitto/par1.htm
http://web.unife.it/altro/tesi/A.Montanari/egitto.htm
M. DAMIANO, APPIA, “Dizionario enciclopedico dell'antico Egitto”, Mondadori-Leonardo arte,
Milano, 1996
e moltissimi altri libri...
13