INFLUENZA DELLA DISTANZA SUL PRIMO SVILUPPO DELLE PIANTE DI DUE CULTIVAR DI OLIVO ( Secondo contributo) ISTITUTO DI COLTIVAZIONI ARBOREE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI - BARI In una precedente nota abbiamo segnalato gli effetti di un sesto d'impianto molto ridotto (cm. 40 sulla fila) sullo sviluppo vegetativo e sulla influenza reciproca manifestatisi in piante di Olivo (cv. Cellina di Nardò ed Ogliarola di Lecce) di ventinove mesi di età dall'innesto e di venti dall'impianto. In tale nota concludemmo affermando che la funzione vegetativa aveva palesato chiaramente: « 1) maggiore vigoria e maggiore allungamento della chioma nella Cellina di Nardò, maggiore tendenza all'allargamento della chioma nella Ogliarola di Lecce, confermando le caratteristiche delle piante adulte; 2) influenza negativa della vicinanza delle piante, manifestata nell'epoca del rilievo dei dati e delle osservazioni, con la presenza di rami secchi e in via di deperimento. Ciò fa supporre che tale influenza negativa aumenterà sempre più con l'accrescimento e con l'infoltimento della chioma, in particolar modo dell'Ogliarola di Lecce che ha minore tendenza a sopraelevarsi ». *** I due filari rispettivamente di Cellina di Nardò e di Ogliarola di Lecce situati, come è noto, in agro di Squinzano (Lecce), in ambiente edafico climatico assai adatto per la coltivazione dell'Olivo, nel biennio 1965-66. furono sottoposti, come per il passato, alla tecnica colturale più attenta, tempestiva e completa e precisamente, oltre la lavorazione profonda autunno-invernale, furono praticate alcune sarchiature in primavera ed in estate e abbondanti concimazioni; l'irrigazione ebbe luogo dalla fine di giugno fino a settembre, ogni quindici giorni, saltando ovviamente l'adacquamento allorquando eventuali precipitazioni piovose erano ritenute a tale scopo sufficienti. Le piante non furono mai potate e. a causa del loro perfetto stato sanitario, non ebbero mai bisogno di alcun trallatnento insetticida o aolicrittogainico. Nei primi giorni di ottobre del 1965 e del 1966, furono rilevati separatamente per ciascuna pianta dei due filari i seguenti dati: 203 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce kbeLza totale della pianta; 30 cm. dal terreno; Diametro del fusto Numero di rami esistenti sul fusto, Il ti ,•criti; itetta dullinserzione fusto della ramificazione pio lunga e più robusta: LungheziA della rainific:,,ione più lunga e più robusta ( dalla inserzione sul fusto); 11 I i Fig. 1 Conseguenza della limitata luce nella cv. Cellina. Notare come oltre la defogliazione basale tenda a spostarsi verso la parte alta. Lunghezza dei rami a frutto o misti; Forma naturale acquisita dalla pianta. Nella seconda decade del novembre successivo, sempre nel 1965 e nel 1966, si è proceduto, inoltre, al rilevamento dei dati delle produzioni e precisamente: nel 1965 al solo conteggio dei frutti, a causa del modesto numero di piante che hanno dato luogo a produzioni, mentre nel 1966 al peso complessivo. data la notevole produzione e l'elevato numero di piante fruttificanti. 291 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce * * * I rilevamenti effettuati negli anni 1965-1966 hanno permesso di dedurre quanto segue: — Altezza totale delle piante. Come è stato reso noto nei primo contributo, in ambo le cultivar, l'altezza di alcune piante si accrebbe a mezzo dei rami laterali. Questa caratteristica ha trovato ulteriore conferma anche in questo ciclo di osservazioni. Nel 1965, 1' altezza massima delle piante di Cellina di Nardò raggiunse m. 3,20 mentre nell'Og/iaro/a di Lecce m. 2,80. L'incremento massimo annuale dell'altezza delle piante di Cellina di Nardò raggiunse m. 1.60 mentre quello delle piante di Ogliarola di Lecce m. 1,90. La media dell'incremento annuale dell'altezza fu rispettivamente: Cellina di Nardò cm. 48,67 ± 19,74. Ogliarola di Lecce cm. 103.93 + 42,19. Nel 1966, dopo il diradamento, le piante rimaste in sito risultarono alte al massimo rispettivamente m. 3.40 per la Cellina di Nardò e m. 3,20 per FOglia- rola di Lecce. L'incremento massimo annuale dell'altezza delle piante di Cellina di Nardò raggiunse m. 1,80 e quello delle piante di Ogliarola di Lecce m. 2,20. La media dell'incremento annuale dell'altezza fu rispettivamente: Cellina di Nardò cm. 69,33 ± 27,72. Ogliarola di Lecce cm. 69.45 ± 25.50. — Diametro del fusto. Nel 1965, il diametro del fusto della Cellina di Nardò, a 30 cm. dal terreno, variò fino ad un massimo di 55 mm. e quello della Ogliarola di Lecce, fino ad un massimo di 60 mm. senza alcuna regola apparente tra le piante. In questa ultima cultivar, 26 piante, situate irregolarmente sulla fila, produssero ramificazioni al livello del terreno o a breve distanza da esso con un numero diverso di rami e in questa zona lo spessore variò fino a 64 mm. L'incremento annuale del diametro del fusto, a 30 cm. dal terreno, nella Cellina di Nardò raggiunse 28 mm. e, nella Ogliarola di Lecce, 25 mm. L'incremento medio annuo in ciascuna cultivar fu rispettivamente: Cellina di Nardò (a 30 cm. dal terreno) cm. 8,26 1- 3,84. Ogliarola di. Lecce (a 30 cm. dal terreno ) cm. 11,75 L 5,11 ( livelli del terreno ) cm. 15,36 5,28. Nel 1966, dopo il diradamento, il diametro del fusto delle piante di Cellina di Nardò, rimaste in sito, a 30 cm.. di:d terreno, vari(') tino 4 n1 un massim o di 211071 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce 77 min. e quello delle piante di O • /ialidu rii Lecce tino ad un massimo dí ►6 tuoi. I :incremento annuo ►lel diametro del fusto, a 30 cm. dal terreno, nella (;.Mirto di Nurdò variò lino a 46 mm., nella Ogliarolu di Lette, lino a 60 mm. e, .11 li ∎ e I lo del terreno, lino a 53 mm. o in ciascuna eultivar risultò come segue: L'incremento medio OH loo Cellina di Nurdò ( a 30 cm. dal terreno) cm. 18,16-. 6,50. Ogli,trola di Lecce (a 30 cm. dal terreno) cm. 26,50-L11,50. (livello del terreno) cm. 24.64-1 6.75. Fig. 2 - Parte basale delle piante di cv. Cellina di Nardò. Dai dati suesposti si rileva facilmente che il diametro del fusto della Cellina di Nardò, nei due anni di osservazione, raggiunse minore spessore rispetto a quello della Ogliarola di Lecce, sia a 30 cm. dal terreno che al livello del terreno stesso o in prossimità di questo. — Numero dei rami. Il conteggio dei rami nati sul fusto fu effettuato in ambo le cultivar solo nel 1965, poiché, come è noto, nel terzo anno di vegetazione su di esso raramente può nascerne qualcuno. In quell'anno, le due cultivar in esame mostrarono la tendenza a produrre nuovi rami su alcune piante, in altre, invece, essi rimasero numericamente invariati rispetto alle osservazioni dell'anno precedente. Nella Cellina di Nardò, infatti, il numero di piante che mantennero costante 206 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce il numero di rami sul fusto fu superiore a quello che l'aumentarono, il contrario avvenne per FOgliarola di Lecce. Le piante delle due cultivar, riunite in classi aventi il numero di rami compresi tra i limiti riportati nella testata della tabella, risultarono come segue: CULTIVAR 1-5 5-10 10-15 15-20 20-25 25-30 30-35 Totale piante Cellina di Nardò - piante che hanno aumentato i rami 15 1 7 7 3 2 1 36 - piante che hanno 98 mantenuto costanti i rami 30 14 12 4 2 - - 62 26 26 16 6 5 3 - 82 I Ogliarola di Lecce - piante che hanno aumentato i rami f i' 99 - piante che hanno mantenuto costanti i rami 10 5 - - 2 - - 17 — Altezza dell'inserzione sul fusto della ramificazione più lunga e più robusta. Nella Cellina di Nardò, nel 1965, l'altezza dell'inserzione sul fusto della ramificazione più lunga e più robusta variò fino ad un massimo di 140 cm.; nel1'00,c/rola di Lecce, fino ad un massimo di 100 cm. per 68 piante, mentre per le rimanenti 31., essa si riscontrò al livello del terreno. Le piante, riunite in classi aventi l'inserzione ad altezza progressiva di 20 cm. in 20 cm., risultarono come segue: CULT I VAR Liv. terr. Cellína di Nardo Ogliarola di 29 20 40 ()(1 So 23 24 2( ) IS I 01) 1 2() II 22 140 'rotale piante Media 45,30+20,42 17,08+8,40 207 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce Itil wt lo m dati vile i nel I 96-i, la 1 ariabilita dell'altezza dell'inserzione sul fusto per le due cui 'vitt in eNtinte è risi, !tatti: (XLTIVAR 'iante che Piante ehe ebbero la inserzione ebbero t livariata. I i v, terr. I inserì,. la al I > iillitr dir ebbero inserz. bassa 24 Ogliarola di Le'c'ca 12 29 pii i 20 CIII. (MI. C11►, cill, CIII. 38 17 9 8 1 1 14 20 12 4 i'ln. C.ellina di Nardt) la Piante che ebbero l'insei /ione più alta. — 100 00 40 80 20 9 "rotale Piante 98 99 Si constata facilmente che le piante delle due cultivar, nel secondo anno, ebbero tino sviluppo molto diverso e che: 1) il numero di piante che emisero la ramificazione più lunga e più robusta al livello del terreno fu notevole nell'Ogliarola di Lecce, nullo, invece, nella Cellina di Nardò: 2) il numero di piante in cui la inserzione sul fusto della ramificazione più robusta rimase invariata fu maggiore nella Cellina di Nardò. 3) il numero di piante in cui la inserzione sul fusto della ramificazione più robusta risultò più bassa fu maggiore nella Cellina di Nardò; 4) il numero di piante in cui la inserzione sul fusto della ramificazione più robusta risultò più bassa fu maggiore nella Cellina di Nardò; Tale variabilità è dovuta, sia pure in parte, alla influenza negativa avutasi a causa della eccessiva vicinanza delle piante sulla fila. Nel 1966, l'altezza dell'inserzione sul fusto delle ramificazioni più lunghe e più robuste nella Cellina di Nardò variò fino ad un massimo di cm. 114 mentre nella Ogliarola di Lecce fino ad un massimo di cm. 80 La media dell'altezza dell'inserzione risultò la seguente: Cellina di Nardò cm. 51,33+27,30 Ogliarola di Lecce cm. 27,83+13,63. 20S Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce Nello stesso anno, le differenze di altezza della inserzione sul fusto della ramificazione più lunga e più robusta delle piante in parola riunite in classi progressivamente differenti di 20 cm., sono risultate come segue: COLTIVAR Piante che ebbero la inserzione invariata. Piante che ebbero la inserzione al I i v e llo l del terr. Piante che ebbero l'inserz. posta più bassa di Piante che ebbero l'inserzione posta più in alto di cm. cm.20 cm.40 20 40 60 80 2 Cellina di Nardò l 6 5 10 4 2 Ogliarola di Lecce 1 9 2 16 4 I 5 Totale Piante 30 37 — lunghezza della ramificazione più lunga e più robusta. Nel 1965, la ramificazione più lunga e più robusta (misurata dalla inserzione sul fusto all'apice dell'ultimo tratto) delle piante di Cellina di Nardò variò fino ad un massimo di 210 cm. mentre quelle delle piante di Ogliarola di Lecce, fino ad un massimo di 260 cm. L'incremento delle lunghezze delle ramificazioni della Cellina di Nardò raggiunse cm. 160. quello della Ogliarola di Lecce, cm. 170. L'incremento medio risultò: Cellina di Nardò cm. 42,44+19,47 Ogliarola di Lecce cm. 58,86+19,54 Nel 1966, la ramificazione più lunga e più robusta delle piante di Cellina di Nardò, variò fino ad un massimo di 285 cm. mentre quella della Ogliarola di Lecce, fino a 300 cm. L'incremento delle lunghezze delle ramificazioni della Cellina di Nardò variò fino a 200 cm., quello della Ogliarola di Lecce, fino a 190 cm. L'incremento medio risultò: Cellina di Nardò cm. 77,33_f_26,27 Ogliarola di Lecce cm. 62,97+20,78 E' agevole rilevare che la lunghezza delle ramificazioni in ambo gli anni fu maggiore nell'Ogliarola di Lecce e che, nel 1965, la media dell'incremento in lunghezza delle ramificazioni più lunghe e più robuste fu più grande nell'Ogharo. la di Lecce; nell'anno successivo dopo il di radamento, fu superiore nella Cellina di Nardò. — Lunghezza dei rami a frutto o misti. Nel 1966, dopo usi attento esame eseguito su ciascuna pianta delle due Cultivar, si rilevò la lunghezza dei rami a frutto o misti situati, ovviamente. in siti 2119 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce di\ ci-a della pianta. Questa nella Cellina di Nardò variò fino ad un massi o di cut, e nella Ogliarola di Lecce lino ad o n ilizo.,. sínio di 60 em, La forma della pianta. L' noto che l'Olivo e ,,pecie tipicamente eliofila. La limitazione della luce, e più ancora la privazione totale, provoca gravi peri o rhanwift i alla pianta, che manifesta subito la filloptosi. Con l'accrescimento delle piante in esame, giusta previsione riferita nelle conclusioni del primo contributo e riportate nelle premessa della presente nota, le manifestazioni del loro stato di sofferenza si evidenziarono sempre più fino ad essere costretti, come si è detto, ad eseguire, nel febbraio 1966, lo svenimento delle piante alterne e di quelle molto deperite. Fig. 3 - Parte basale delle piante di cv. Ogliarola di Lecce. La mancanza di qualsiasi intervento cesorio, le cure colturali eseguite con tempestività e con abbondanti quantità di concimi e di acqua irrigua. la bontà dell'ambiente edafico-climatico, stimolarono e favorirono l'accrescimento vegetativo delle piante, provocando di conseguenza la massima vigoria e sviluppo, messi in evidenza con il rilievo dei dati esposti sopra, variabili tra le due cultivar. Le piante rimaste in sito subirono però forte e varia influenza negativa dovuta al ridotto sesto d'impianto, mostrando diversa forma, in ambo le cultivar in esame. Nella Cellina di Nardò, la vigoria si palesò prima che nella Ogliarola di Lecce e le piante raggiunsero altezze maggiori e di conseguenza la parte apicale 2â0 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce di esse risultò più vigorosa e più ramificata. Quella basale si indebolì ed intensificò la filloptosi e raramente mostrò rami penduli ( Fig. 1-2) . Le piante si presentarono molto disformi, variando dalla forma a cilindro più o meno schiacciato in corrispondenza delle piante vicine a quella a palmetta irregolare, ridotta talvolta soltanto a due branche ossia ad ipsilon ( Fig. 4) . Fig. 4 Conseguenza del ridotto sesto d'impianto: la pianta sviluppala lungo un piano verticale ortogonale al fi la re assumendo la forma ad Y. Nella Oglia rola di Lecce, la vigoria si manifestò con maggiore i.nien,ità nel secondo anno (1965) e le piante si presentarono più equilibrate tra la parte apicale e quella basale (Fig. 3 ) . Di conseguenza, la filloptt”i, } mi• essendo pio intensa nelle zone ad ttgg ia te della pianta, non dimostrò nntevole differenza tra la parte apicale e quella basale. La pendulita dei rami fu evidente a tutte le altezze. Come per la Celfina (li NordO. le forme delle piante rimaste in sito furono molto variabili: dal cilindra più n meno schiacciato alla palmetta irregolare. rami defogliati o prf. ‘i parzialmente di foglia nelle piante delle due 2II Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce coltivar, rimaste in sito dopo lo - ‘ ellintento, furono noniero,,i e in quantità maggiori nella Ogliarola di lo aprile dello stesso molo, dopo rioe due mesi dallo svellímento, i rami deperiti e non seeelti delle due cultivar ripresero la vegetazione con il germogliamento discontinuo dU gemme normali o delle sottogemme (Fig. 5-6). Fig. 5 Conseguenza del diradamento: notare la sollecita ripresa vegetativa nella cv. Cellina di Nardò. Foto eseguita il 15 aprile 1966. La Cellina di Nardò palesò maggiore attività di ripresa nei rami situati verso la parte apicale, mentre FOgliarola di Lecce per lo più in tutti i rami, segno tangibile dell'azione efficace dei raggi solari. — Produzione. Nell'autunno del 1965, ossia quando le piante contavano 32 mesi dall'impianto e 41 dall'innesto, in ambo le cultivar la maturazione delle drupe ebbe inizio. Data l'esiguità del prodotto, furono contati i frutti di ciascuna pianta. 212 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce Per la Cellina di Nardò, le piante fruttifere furono 37 e quelle improduttive 61; i frutti n. 4232, variabili da 3 a 727 per pianta. Per l'Ogliarola di Lecce, le piante fruttifere furono 9 e quelle improduttive 90; i frutti n. 861, variabili da 1 a 582 per pianta. Nel 1966. dopo il diradamento delle piante, la produzione nelle due cultivar aumentò tanto che non si poterono contare i frutti, i quali, invece, furono raccolti separatamente per ciascuna pianta e subito pesati. Fig. 6 - Conseguenza del diradamento: notare la lenta ripresa della vegetazione nella cv. Ogliarola di Lecce. Foto eseguita il 15 aprile 1966. La produzione totale delle 30 piante di Cellina di Nardò fu di Kg. 45,240 con una media per pianta di Kg. 1,508. Tutte le piante fruttificarono. La produzione totale di 35 piante di Ogliarola (li Lecce fu di Kg. 31,580 e la media per pianta di Kg. 0,902. Le piante itnprodottive furono (hic. La produzione delle due cultivar fu certamente influenzata dal Vaduggiantento delle piante vicine. ESS/I non trasse alcun vantaggio dal h i svenimen to del_ 21:t Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce le piante avvenuto nel febbraio 9(,6, per►be il ger►ogliamento irregolare dei rami totalmente o parzialmente idilli inizio nel mese di aprile seguente, dopo cioè l'avvenuta differenziazione delle gemme fruttifere. Quanto sopra conferma chiaramente la ben nota diversità della messa a frutto e d•ll'intensità di produzione in•Ile ,ingole coltivar. * * * Dai dati e dalle osservazioni sopra esposti si può dedurre: 1) la eccessiva riduzione del sesto d'impianto nell . Olívo, verificandosi l'aduggiamento reciproco delle chiome, provoca grave perturbamento biologico e conseguente filloptosi, altera profondamente la naturale forma di accrescimento; 2) l'altezza delle singole piante varia in ciascuna cultivar; essa è certamete agevolata dalla eccessiva vicinanza delle piante dello stesso filare; 3) lo sviluppo vegetativo dei vari rami e delle ramificazioni (numero, altezza e lunghezza dell'inserzione sul fusto dei più sviluppati), e il diametro del fusto sono influenzati variamente in ciascuna pianta delle cultivar: 4) lo sviluppo diverso tra la parte apicale e quella basale delle piante di ciascuna cultivar comporta la necessità di dover intervenire con opportuni tagli cesori allorquando si vuole allevare le piante medesime con forme particolari. Infatti la presenza di più rami vigorosi in prossimità o meglio al livello del terreno agevola la formazione di cespugli aventi chioma molto densa nella parte basale; 5) le piante, alterate più o meno intensamente nella forma della chioma. anche quando saranno divelte le piante vicine, hanno bisogno di un lungo periodo di tempo per ripristinare la forma primitiva e naturale oppure questa non sarà giammai raggiunta; 6) la messa a frutto si manifesta variamente in ciascuna pianta e in ciascuna cultivar e non subisce ritardo anche in piante alterate dall'aduggiamento. mentre la quantità di prodotto è inversamente proporzionale alla superficie della chioma danneggiata dalla mancanza della luce. GIACINTO DONNO 214 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce SOMMARIO Le osservazioni, eseguite nel 1965 e 1966, seguono quelle rilevate e pubblicate nel 1964 e si riferiscono alla variabilità della vegetazione e della produzione delle due cultivar di Olivo salentine (Cellina di Nardò e Ogliarola di Lecce), impiantate alla distanza molto ravvicinata di cm. 40 sul filare. Si esamina: 1) l'altezza totale delle piante; 2) il diametro dei fusti a 30 cm. dal terreno; 3) il numero dei rami esistenti lungo i fusti, compresi i secchi; 4 ) [altezza della inserzione sui fusti del ramo più lungo e più robusto; 5) la lunghezza della ramificazione più lunga e più robusta; 6) la lunghezza dei rami a frutto o misti; 7) la forma naturale acquisita dalla pianta; 8) la produzione. Le ricerche hanno permesso di precisare l'influenza assai negativa di tale distanza ravvicinata delle piante sulla vegetazione e alcune reazioni vegetali di quelle maggiormente distanziate dopo aver praticato lo svellimento di quelle alterne e delle più deperite. L'influenza sulla messa a frutto è stata nulla o quasi in ciascuna cultivar ed ha confermato quella naturale di esse; quella sull'intensità produttiva è risultata inversamente proporzionale alla superficie della chioma danneggiata dall'aduggiamento. LAVORO CITATO Donno G., 1964, Influenza della distanza sul primo sviluppo delle piantine di due cultivar di Olivo. Annali della Facoltà di Agraria di Bari, XVIII: 197-210. 213 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce