Il Virus BVD: un vecchio compagno di viaggio Dr. Enrico Chiavassa Sono passati parecchi anni dalla prima volta che ho incontrato sulla mia strada di buiatra di campo il virus BVD. L’incontro risale al secolo scorso, un caso di malattia con sintomi conclamati: box di vitelli (5-7 mesi d’età) con diarrea incoercibile, assenza parassitosi e coccidiosi. La ricerca degli anticorpi (Ac) e degli antigeni (Ag) virali nel sangue evidenziava la presenza di 4 immunotolleranti e mi permise di “indovinare” (così disse l’allevatore) la morte dei soggetti interessati nel giro di poco tempo. La sensazione fu allora che questo virus sarebbe stato un assiduo compagno di viaggio nella mia avventura professionale ed il tempo ha confermato questa intuizione. Dopo quell’episodio sono stati numerosi gli incontri con il virus BVD, non certo tutti così appariscenti, da prima donna a cui piace mostrarsi. Col passare degli anni, grazie anche alle aumentate conoscenze del soggetto, all’affinarsi degli strumenti diagnostici (basti pensare alla PCR) ed al diffondersi delle vaccinazioni, la sua presenza, seppur palese, si è resa più discreta ed evanescente, quasi giocasse a nascondino, comunque perennemente in agguato. Ciò ha fatto sì che molti allevatori, col tempo, l’abbiano sottovalutata o addirittura dimenticata, spinti anche dal desiderio di fare economia in momenti di crisi, e quindi perché non risparmiare sulle vaccinazioni! Una delle domande più frequenti che ho ricevuto dagli allevatori che ho seguito in questi anni è stata e continua tutt’ora ad essere: “ma è proprio necessario vaccinare???” Consapevole dell’importanza del nostro ruolo di consulenti e del fatto che il futuro della nostra professione si giocherà sempre più nell’ambito della clinica di mandria e della gestione sanitaria globale degli allevamenti, è proprio a seguito di queste domande che è necessario mettere in campo al meglio le nostre competenze. Ogni allevamento ha la sua storia e le sue peculiarità, dovute ad una serie di cause multifattoriali che lo rendono unico; ciò richiede da parte nostra uno sforzo adeguato e strumenti altrettanto adeguati per comprendere ogni situazione, per renderla leggibile all’allevatore e per attuare le necessarie strategie. Negli anni ci siamo accorti, e ho toccato personalmente con mano, che il virus BVD, o meglio i virus BVD sono causa di innumerevoli problemi sanitari in azienda, più o meno evidenti, presenti singolarmente o insieme, ma sempre con gravissime implicazioni economiche: aborti, infertilità, malformazioni fetali, diarree incoercibili, ma anche scarsa vitalità dei vitelli alla nascita, deperimento cronico con successiva mortalità elevata nei primi mesi di vita, lesioni podali, minori performance produttive (produzione latte, incremento ponderale), maggior sensibilità ad altre patologie (vista l’azione sul sistema immunitario). A ciò si aggiungano i casi di infezione e malattia del 2013 in Germania e successivamente in Olanda, causati da un BVD tipo IIc altamente virulento (la prevalenza in Europa del genotipo II era stata fino ad allora marginale), caratterizzati da emorragie sistemiche, diarree emorragiche, forme respiratorie, trombocitopenia in animali giovani ed adulti, con mortalità elevatissime (30-50%). C’è materiale sufficiente per continuare a considerare la BVD come un ricercato speciale, a volte evidente, a volte ben nascosto ma sempre presente e prodigo a diffondere generosamente la sua scia infettante. Infatti, se dopo tanti anni siamo ancora qui a parlarne, vuol dire che le strategie utilizzate finora non sono state sufficienti ad affrontare il problema ed ha risolverlo definitivamente. La sua capacità di riproporsi costantemente, modificando ed adattando le sue caratteristiche ed azioni patologiche alle più diverse situazioni, mi fanno venire in mente un’Idra dalle tante teste. Non ci resta che vestire i panni di Ercole e mettere in campo tutte le armi necessarie per sconfiggere il mostro! Ecco un elenco di armi che servirebbero a noi veterinari di campo per contrastare il pericoloso nemico: - La possibilità di usufruire di strategie e metodiche attendibili e poco costose per la ricerca e l’eliminazione degli animali PI. - La disponibilità di vaccini che diano una protezione clinica adeguata e completa per le diverse forme patologiche. - La disponibilità di vaccini che diano una efficace protezione fetale (l’infezione fetale può considerarsi per la BVD come un cavallo di Troia!). - La possibilità di differenziare facilmente gli Ac vaccinali dagli Ac da virus infettante. - L’utilizzo delle necessarie misure di BIOSICUREZZA. Ho lasciato per ultimo il punto della biosicurezza non perché lo consideri meno importante (anzi lo ritengo fondamentale nella lotta alla BVD), ma perché è un argomento più di pertinenza di noi veterinari che operiamo in azienda. Purtroppo devo ammettere che è uno degli anelli più deboli della catena nella lotta alla BVD, ma anche nella lotta a molte altre patologie infettive. Negli allevamenti bovini, specialmente nelle vacche da latte e nella linea vacca/ vitello, si può affermare che le misure di biosicurezza sono quasi assenti, non tanto perché disattese dagli allevatori, quanto piuttosto perché non si pongono nemmeno il problema, ignorando probabilmente le più elementari basi di Profilassi Diretta ed i rischi a cui vanno incontro. La responsabilità è tutta nostra, della categoria veterinaria, che non ha saputo finora dare un adeguato e necessario supporto di competenze e consulenza. Basti pensare a tutte le problematiche relative alla movimentazione ed alla compravendita degli animali da rimonta: quando ad esempio si introduce in allevamento un animale gravido, spesso ci si dimentica che gli animali introdotti sono due ed è proprio il nascituro quello potenzialmente più rischioso! Per avere la coscienza apposto e meritarci il ruolo che ci spetta nell’ambito della salute animale e pubblica e per conquistarci un ruolo determinante nella redditività e sostenibilità delle aziende che seguiamo, abbiamo ancora molta strada da percorrere ed il mio augurio è che la si possa percorrere velocemente, con gli strumenti adeguati e nel miglior modo possibile.