Lezione 18ª 26 - 2 - 48 Ai Romani C. 6° v. 1

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Lezione 18ª
26 - 2 - 48
Ai Romani C. 6° v. 1-10.
Dice il Divinissimo Autore:
«Molti, fra i cristiani, e anche fra coloro che se alcuno dicesse loro che sono affetti da quietismo
si ribellerebbero come davanti ad una calunnia, cadono nell’eresia di credere che, posto che c’è Chi
ha espiato per tutti e dato la Grazia con abbondanza infinita, è inutile reprimersi dal peccare facendo
violenza al proprio io. Anzi spingono la loro eresia sino a dirsi e a dire che così facendo essi
aumentano la gloria e potenza di Dio, dimostrando che solo per i meriti infiniti dell’Uomo-Dio, e
senza cooperazione di buona volontà umana, gli uomini si salvano.
No. Così non è. Infinita l’abbondanza della Grazia. Ma quasi senza confini l’enormità di questa
eresia che è vilipendio del Sangue divino, del divino Sacrificio di Cristo.
Egli è morto per tutti, pietoso a tutti, medicina a tutti, salute a tutti, Vita a tutti. Ma questi tutti
devono avere la volontà di giustizia. Che se poi la loro debolezza li fa cadere, se il demonio
proditoriamente li atterra e trascina, Gesù, secondo il suo Nome218, salva, accorre, solleva, guarisce,
perdona, purifica. È l’eterno Riparatore.
Ogni sorgente può cessare di gemere, ogni bacino acqueo si può essiccare. Nei secoli e secoli
della Terra, interi mari e laghi si sono prosciugati dando luogo a sabbiosi deserti o a desolati e
petrosi bassopiani circondati da monti che prima si specchiavano in un lago. Ma una sorgente non si
prosciugherà mai, sino alla fine dei secoli. Generosa e santissima, Essa effonderà sempre il suo
flusso per misericordia degli uomini. Essa è la Sorgente scaturente dal Corpo dell’Agnello
immolato.
Ma lo pensate, voi, cristiani, quale onda continua di Sangue divino vi bagna e nutre di continuo?
Se un re fosse così ricco e munifico da congiungere le case dei suoi sudditi con un suo pozzo
meraviglioso fluente oro, i sudditi di questo re lo adorerebbero come un dio. Eppure quell’oro non
sarebbe eternamente loro. Alla loro morte essi dovrebbero lasciarlo. Ma il Sangue di Cristo, questo
Sangue più prezioso di ogni più prezioso metallo o gioiello, questo Sangue del Re dei re, non vi è
gratuitamente dato, riversato su voi con abbondanza, senza limite nel potere a nel tempo? Esso
Sangue vince la Morte, vince il Peccato, supera il tempo e dura, nei suoi frutti ricchissimi, per
l’eternità. Anzi è proprio in virtù di Esso che salite in veste porpurea, di re, al Regno; e nell’eternità,
nel Cielo, più che nel tempo e sulla Terra, godete dell’infinito Tesoro.
Egli, il Vivente, ha consumato l’orrore della morte perché voi moriste al peccato e risorgeste
nella Grazia. Non vi è dunque lecito ritornare al peccato e alla morte con previa volontà di tornarvi.
Egli disse: “Non si può servire insieme Dio e Mammona”219.
Io dico: “Non si può avere insieme la Vita e la Morte”.
Quando Gesù risorse testimoniò tre cose:
I. che era Dio, e perciò da Sé solo poteva risorgere;
II. che era realmente morto crocifisso. Per questo conservò nel Corpo glorioso le stimmate
della Passione. Da quel Corpo erano spariti tutti i segni della Passione, l’invecchiamento, le
sozzure, i balsami pesanti dell’imbalsamazione. Ma a mostrare che il Cristo reale, umano, e non una
figurazione incorporea di Lui, era stato affisso in croce, rimasero nella vera Carne i veri buchi dei
chiodi e il taglio della lancia.
III. Che aveva vinto per sempre la morte ed era risorto, da Dio, in Corpo ed Anima, per i secoli
dei secoli. Così come lo videro le pie donne al sepolcro, gli apostoli la sera della Risurrezione, i
discepoli nelle successive apparizioni220, così lo videro e lo vedono e lo vedranno nell’attimo del
giudizio particolare ogni spirito d’uomo trapassato dalla vita terrena a quella ultraterrena; e così lo
vedranno tutti gli uomini al Giudizio finale, come già lo videro apparire nel Limbo 221 e disserrarne
218
Matteo 1, 20-21
Matteo 6, 24; Luca 16, 13
220
Matteo 28; Marco 16; Luca 24; Giovanni 20-21
221
1 Pietro 3, 18-19
219
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le porte i giusti saliti con Lui al Cielo riaperto ai santi di Dio.
Ma una quarta cosa testimoniò il Cristo risorgendo, e la testimoniò con il simbolo del suo
risorgere dopo il sacrificio. Questa: che il cristiano, sommerso nelle onde salutari del suo Sangue,
sepolto in questo bagno salvatore come in una tomba che dal suo profondo esprime vita e non
morte, incorruttibilità e non corruzione, risusciti a vita novella, a vita gloriosa. Così come lo fu di
Lui, deposto nelle viscere del sepolcro “simile a lebbroso dalle ossa slogate e scoperte e le membra
trafitte”222, ma uscito da quelle viscere in una veste di così gloriosa bellezza che solo gli angeli e la
Purissima poterono mirarla nel suo completo splendore.
Cristo dopo la Risurrezione raggiunse la completezza della perfezione del suo mistero. Prima
della Passione era già perfezione: perfezione dell’Uomo. Perfezione dell’Uomo-Dio. Perfezione di
Dio. Ma nella Passione la perfezione antecedente di Uomo-Dio si perfezionò in quella di
Dio-Redentore. E dopo la Risurrezione si completò in quella, misteriosa sino alla fine dei secoli,
contenuta e spiegata “nel nome noto a Lui solo” di cui parla Giovanni nel suo Apocalisse223.
Anche l’uomo, vivendo in Cristo (la lotta dell’uomo, la sofferenza, la passione diuturna lottata,
sopportata, consumata in giustizia) e risorgendo per Cristo e in Cristo, raggiungerà la perfezione che
dà adito ai Cieli e riceverà “il nome nuovo scritto sul sassolino bianco, il nome che nessuno conosce
se non colui che lo riceve”224.
“Io sono la vera Vite... Il tralcio se non può rimanere unito alla vite non dà frutto. Così voi se
non rimarrete innestati in Me non porterete frutto... e sarete gettati via come ramo secco” Egli
disse225.
È verità. Egli “ha portato tutti i vostri mali” perché ha portato a consumato tutte “le vostre
iniquità”226. Egli si è “disseccato come un coccio”227 perché per farvi vivere vi ha dato il suo
Sangue, la linfa vitale della vera Vite fruttifera.
Egli: Vite fruttifera. Voi: tralci selvatici incapaci di dar frutto. E il Padre suo e vostro, coltivatore
della Vigna eterna, ha preso voi, tralci sterili e selvatici, e vi ha innestati in Lui. Ed Egli ha accettato
di assorbire e consumare tutti i vostri succhi omicidi, tutte le vostre febbri di concupiscenza, sino a
morire nella carne vittima senza che la vostra corruzione turbasse e avvelenasse il suo spirito santo
di Innocente eterno, perché voi foste alla fine dei secoli come Lui gloriosi in anima e corpo avendo
rivestito di incorruttibile carne i vostri spiriti santi, e beati già foste prima ancora del giudizio primo
e di quello ultimo per l’amicizia di Dio, l’inabitazione in voi dello Spirito Santo, la fusione col
Cristo Amico e Pane del Cielo sulla Terra, e la pace in Dio dopo la morte in attesa della risurrezione
della carne per essere compartecipe della gioia e gloria dell’anima.
Il Pensiero e il Volere divini hanno operato un mistero volendo che, prima ancora che voi foste, i
peccati vostri fossero espiati da Cristo. “Egli ha preso su di Sé i peccati di molti” dice Isaia228. E
questi molti sono coloro che durante la vita, o almeno avanti la morte, per loro volontà buona, non
lasceranno inerti, per loro, i meriti infiniti di Cristo.
Sulla bilancia della Croce, su quel patibolo di Giustizia in cui erano tutta la Santità e tutta
l’Iniquità, e la prima consumava la seconda, ogni vostro peccato era infisso come una freccia nel
Corpo del Martire. Numerosissime le battiture dei flagelli, numerose le punture delle spine sul Capo
torturato, atroci gli spasimi dei chiodi. Ma nessuno dei tanti che compassionano il Cristo penante
delle torture date da una giustizia umana e crudele, si batte il petto dicendo: “Ecco: questo, questo,
questo, questi mille e diecimila aculei, io te li ho infissi nelle carni e nel cuore coi miei mille e
diecimila peccati. Tu mi hai conosciuto, o mio Redentore, con tutti i miei mille peccati. Non te ne è
stato ignoto uno solo. Io ti sono stato tortura nelle torture”.
Chi numera i milioni di milioni di peccati che il Purissimo ha sentito infissi nel suo Corpo
222
Isaia 53, 3
Apocalisse 2, 17
224
Apocalisse 2, 17
225
Giovanni 15, 1-6
226
Isaia 53, 1-12
227
Salmo 22, 16
228
Isaia 53, 12
223
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espiatore? Chi, meditando questo, non dovrebbe sentire l’odio perfetto al peccato, la fuga da esso,
l’obbligo, il dovere di non servire più il peccato, posto che il Sacrificio di un Dio vi ha affrancati da
esso?
Siete morti ad esso peccato. Il morto non compie più le opere che faceva da vivo. Come allora,
se in voi è fede sicura che la morte di Cristo e la Grazia che essa morte vi ha meritata vi hanno
affrancati dalla morte del peccato e dato i mezzi per rimanere affrancati, come allora voi similmente
a Cristo non risorgete per sempre da questa morte e vivete per sempre in Dio, così come Gesù - il
Figlio di Dio, il Figlio dell’Uomo, morto come Uomo per espiare la Colpa e le colpe dell’uomo vive “per Iddio”, ossia da Dio?
Ma non solo Lui Dio. Ognuno che vive in Cristo e per Cristo, ricordatelo, si divinizza divenendo
figlio dell’Altissimo.»
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