ESERCIZI NELLA VITA ORDINARIA / 14 La vita spirituale è un avventura che lo conduce su strade di crescita; questo avviene in una storia, o meglio, crea una storia, al seguito di Cristo, storia densa di umanità, con rischi da correre, passaggi da fare, tanto più costosi in quanto comportano la rinuncia a dei sogni o a delle proiezioni, ma tanto più liberanti quanto più costosi. In questa storia, quando essa va nella direzione della crescita, niente è ripetitivo. L’uomo è chiamato ad andare sempre più avanti, offrendosi a una verità che gli fa scoprire di essere diverso da quello che immaginava. Una verità che lo chiama a crescere rompendo successivi legami, attraverso immagini lacerate, per andare e portare frutto ( cf. Gv 15, 16), per un’opera che non è sua ma di Dio Padre , Figlio e Spirito Santo. Anima di Cristo, santificami. Corpo di Cristo, salvami. Sangue di Cristo, inebriami, acqua del costato di Cristo, lavami. ES n° 44: LA CONFESSIONE GENERALE Chi liberamente vorrà fare la confessione generale, ne ricaverà, fra molti altri, questi tre vantaggi. 1° chi si confessa ogni anno non è tenuto a fare la confessione generale; ma se la fa, ne ricava maggior frutto e merito, per il maggior dolore attuale di tutti i peccati e di tutte le cattiverie dell’intera vita 2° durante gli esercizi spirituali, i peccati e la loro malizia si conoscono più a fondo che nel tempo in cui non si prendeva tanta cura della vita interiore; perciò se ne acquista maggiore consapevolezza e dolore, e si ricava maggior frutto e merito che in passato Passione di Cristo, confortami O Buon Gesù esaudiscimi Dentro le tue ferite nascondimi Non permettere che io mi separi da te Dal nemico maligno difendimi Nell’ora della mia morte chiamami E comandami di venire a te 3° per conseguenza, confessandosi meglio e con migliori disposizioni, si è anche più preparati e disposti a ricevere l’eucarestia; e questo aiuta, non solo a non ricadere in peccato, ma anche a mantenersi e a crescere nella grazia. La confessione generale si farà di preferenza subito dopo gli esercizi della 1a settimana. Perché con i suoi santi io ti lodi Nei secoli dei secoli. Amen. ES n° 55 MEDITAZIONE SUI PECCATI. Dopo la preghiera preparatoria e i due preludi, comprende cinque punti e un colloquio. La preghiera preparatoria: consiste nel chiedere a Dio nostro Signore la grazia che tutte le mie intenzioni, le mie attività esterne e le mie operazioni interiori tendano unicamente al servizio e alla lode della sua divina Maestà 1° preludio: composizione vedendo il luogo … 2° preludio: chiedo un profondo e intenso dolore e lacrime per i miei peccati 1° punto: consiste nel passare in rassegna i miei peccati: devo cioè richiamare alla memoria tutti i peccati della mia vita, esaminando anno per anno o periodo per periodo. A questo proposito sono utili tre considerazioni: - Rivedere il luogo e la casa dove ho abitato - Le relazioni che ho avuto con altri - Le attività che ho svolto 2° punto : valuto i miei peccati, considero la bruttura e la malizia che ogni peccato commesso ha per sua natura, anche se non si trattasse di cosa proibita 3° punto: considero chi sono io, ridimensionando me stesso mediante i confronti. a) chi sono io rispetto a tutti gli uomini b) che cosa sono gli uomini rispetto a tutti gli angeli e i santi del paradiso c) cos’è l’universo tutto rispetto a Dio: allora io da solo che cosa posso essere ? 4°punto: considero chi è Dio contro il quale ho peccato, confrontando i suoi attributi con i rispettivi contrari che sono in me: la sua sapienza con la mia ignoranza, la sua onnipotenza con la mia fragilità, la sua giustizia con la mi iniquità, la sua bontà con la mia cattiveria 5° punto: un grido di stupore con profonda commozione, considerando che tutte le creature mi hanno lasciato in vita e conservato in essa: gli angeli, mi hanno sopportato e custodito e hanno pregato per me; i santi hanno continuato a intercedere e a pregare per me; il cielo, il sole, la luna e le stelle , i frutti, gli uccelli, i pesci … tutti i viventi sono stati con me Alla fine farò un colloquio riflettendo sulla misericordia divina, ringraziando Dio nostro Signore per quanto ha fatto per me, e facendo il proposito di emendarmi con la sua grazia per l’avvenire. Terminerò dicendo un Padre Nostro Salmi: 51(50) e 103(102) L’esperienza del peccato , Viard C., in «Crescita spirituale », EDB Il peccato ci fa … soffrire o ci mette in imbarazzo, soltanto perché ci rimanda a un’immagine di noi stessi inaccessibile. Ma proprio qui sta il punto: perché la via della salvezza aperta in Gesù Cristo non ha il compito di nasconderci ciò che di noi è inaccettabile. Al contrario, essa è un cammino umile che conduce precisamene ad accettare ciò che c’è in noi d’inaccettabile, perché ci lasciamo accogliere e riconoscere da un Altro, al di là di tutte le immagini ideali e malgrado la loro perdita. La liberazione avviene nella relazione che ci fa vivere l’esperienza di essere accettati nel momento in cui sperimentiamo in noi stessi qualcosa di inaccettabile; perché questo «inaccettabile» rimanda spesso a qualcosa che è dell’ordine di un’immagine ideale. Ed è forse bene, in certi casi, che l’immagine ideale sia raggiunta dal peccato, affinché il soggetto si volga verso ciò che è chiamato a diventare, chiamato da un Altro. L’uomo non è condannato alla perfezione, soprattutto alla perfezione concepita e voluta a forza di immagini ideali. Secondo la rivelazione cristiana, l’uomo è chiamato alla santità fondata e ricevuta in Gesù Cristo. È chiamato a diventare ciò che è, figlio di Dio, anche attraverso i meandri della sua storia e nella pesantezza della sua umanità ferita. La salvezza in Gesù Cristo non si identifica con una perfezione idealizzata; ricordiamoci la parola di Gesù: «In verità , vi dico, i pubblicani e le prostitute vi precedono nel Regno di Dio » ( Mt 21, 31). Nel vangelo i criteri della salvezza offerti dalla parabola del giudizio, rimandano ad atteggiamenti di misericordia nei confronti del prossimo. Non presentano un catalogo di perfezioni, ma fanno riferimento a un preciso modo di vivere con i propri fratelli. Identificare troppo santità e perfezione morale fa correre il rischio del perfezionismo, che può diventare patologico. Inoltre una certa religione della perfezione può prendere la forma di un’idolatria quando induce a far prevalere le opere degli uomini sul dono di Dio. Il che equivale in fondo a volere, immaginare, pretendere…di salvarsi da sé – invece di accogliere la salvezza – prigionieri come siamo di immagini ideali che alla lunga diventano alienanti. Nella sua avventura spirituale , l’uomo è chiamato a nascere a se stesso ricevendo la vita da colui che lo chiama a essere, al di là di tutte le immagini che egli può produrre o nelle quali si proietta, fossero pure delle immagini di perfezione. Per crescere nella vita secondo lo Spirito, ripetiamolo, l’uomo è chiamato a fare l’esperienza di rinunciare a ciò che non è e a ciò che non ha. 2