GUIDELINES: WHAT IS THE BEST FOR CLINICAL PRACTICE a cura di Teresa Capriati Una Consensus Statement sulla vitamina D nella salute della popolazione europea A Consensus Statement about vitamin D in healthy European pediatric population Teresa Capriati (foto) Unità Operativa Semplice di Nutrizione Artificiale, Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”, Roma Key words Vitamin D • Metabolism of calcium and phosphorus • Milk derivatives Abstract In this position paper the ESPGHAN summarize the published data on vitamin D intake, prevalence of vitamin deficiency in the European paediatric population and provide recommendations for the prevention of vitamin D deficiency in this population. The serum concentration > 50 nmol/L (> 20 ng/mL) indicate sufficiency and a serum concentration < 25 nmol/L (< 10 ng/mL) indicate severe deficiency. Infants should receive an oral supplementation of 400 IU/day of vitamin D and should be encouraged to follow a healthy lifestyle associated with a normal body mass index, including a varied diet with vitamin D – containing foods (fish, eggs, dairy products) and adequate outdoor activities with associated sun exposure. Indirizzo per la corrispondenza Teresa Capriati Unità Operativa Semplice di Nutrizione Artificiale, Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” piazza S. Onofrio 4, 00165 Roma E-mail: [email protected] 178 Le raccomandazioni La Consensus statement 1 della Società di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione (ESPGHAN) riassume le conoscenze relative al metabolismo e agli effetti sulla salute della vitamina D e i dati relativi alla assunzione della vitamina D e alla prevalenza di carenza di vitamina D nella popolazione pediatrica europea. Al termine della Consensus vengono riportate le raccomandazioni per la prevenzione della carenza di vitamina D nella popolazione sana; vengono esclusi da queste raccomandazioni i bambini con malattie croniche e i neonati prematuri, per i quali sono state pubblicate dall’ESPGHAN raccomandazioni a parte 2. La Consensus è stata realizzata andando a identificare le pubblicazioni rilevanti uscite fino a novembre 2012 tratte dai database di PubMed, ISI Web of Science, e dalla Cochrane Library. La vitamina D è un nutriente, ma può anche essere sintetizzata nella pelle umana attraverso l’esposizione alla luce solare. Alcuni studi sottolineano che l’esposizione solare è il fattore più importante nel determinare il livello sierico di vitamina D. La principale funzione della vitamina D è di regolare il metabolismo calcio-fosforo ed è quindi essenziale per il mantenimento della salute delle ossa. Sono stati studiati tuttavia nei bambini e negli adolescenti tanti altri effetti della vitamina D ed in particolare la prevenzione di malattie immuno-correlate (asma, diabete mellito tipo 1), di malattie infettive (infezioni respiratorie, influenza), e delle malattie cardiovascolari. Negli adulti, inoltre, la vitamina D avrebbe un ruolo nel corretto funzionamento neurofisiologico e nella prevenzione del cancro. Nella Tabella I sono riassunti i momenti fondamentali del metabolismo della vitamina D e nella Tabella II gli effetti principali della vitamina D sulla salute di lattanti, bambini e adolescenti secondo quanto riportato dalla Consensus. Per scopi scientifici e clinici, il Committee of Nutrition dell’ESPGHAN raccomanda l’uso pragmatico di una concentrazione sierica di 25 (OH) vitamina D > 50 nmol/L (> 20 ng/mL) per indicare la sufficienza e una concentrazione sierica < 25 nmol/L (< 10 ng/mL) Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2016;VIII:178-186; doi: 10.19208/2282-2453-139 GUIDELINES: WHAT IS THE BEST FOR CLINICAL PRACTICE Una Consensus Statement sulla vitamina D nella salute della popolazione europea TABELLA I. Fonti, assorbimento, metabolismo e conservazione della vitamina D (calciferolo). FONTI Fonti alimentari Pesci grassi (salmone, sgombro, sardine) Tuorlo d’uovo e alcune specifiche qualità di funghi (in minore quantità) Alimenti fortificati con vitamina D come latte, derivati del latte, margarina, cereali e succhi di frutta (in certi paesi europei) NB: Il contenuto di vitamina D nei latti formulati deve essere da 40 a 100 UI/100 kcal e da 40 a 120 UI/100 kcal nei latti di proseguimento (Direttiva 2006/141/EC Commissione europea) 3 Fonti solari La pelle umana produce vitamina D con l’esposizione al sole (UVB con lunghezza d’onda 280-315 nm), per conversione del naturale 7-deidrocolesterolo (presente in alte concentrazioni nella pelle umana) in vitamina D3. Tuttavia, la quantità di sole può variare notevolmente da persona a persona. La produzione di vitamina D dipende dalla quantità di UVB e quindi da: • pigmentazione della pelle; • uso di creme solari: la produzione cutanea di vitamina D può essere completamente abolita quando ci si attiene alla quantità di crema solare e fattore di protezione solare (SPF) raccomandato dalla OMS; • tipo di abbigliamento; • stagione dell’anno; • latitudine geografica. L’esposizione al sole non può portare a concentrazioni di vitamina D tossiche. METABOLISMO Le 2 forme principali sono la vitamina D2 (ergocalciferolo) e la vitamina D3 (colecalciferolo). Le vitamine D2 e D3 derivanti da fonti nutrizionali vengono assorbite nel piccolo intestino. L’assorbimento è dipendente dalla presenza dei grassi, in quanto questi stimolano la produzione di lipasi pancreatica e di acidi biliari. Le vitamine D2 e D3 sono entrambi pro-ormoni inattivi che si legano alla vitamina D-binding protein per essere trasportati al fegato, dove vengono convertiti in 25-idrossivitamina D (25-(OH)-D) grazie all’enzima 25-idrossilasi. La 25-(OH)-D subisce ulteriore idrossilazione da parte dell’enzima 1a-idrossilasi nel rene e diventa il metabolita attivo 1,25-diidrossivitamina D (1,25-(OH)-D). Questo secondo step di idrossilazione è regolato da calcio e fosfato e le concentrazioni dall’ormone paratiroideo (PTH). L’escrezione di metaboliti della vitamina D avviene principalmente attraverso la bile, e, in misura molto minore, attraverso l’urina. DEPOSITO La vitamina D si deposita e viene mobilizzata dal tessuto adiposo con meccanismi ancora sconosciuti. Bambini, adolescenti e adulti obesi hanno una concentrazione sierica di 25-(OH)-D, inferiore rispetto ai soggetti con BMI normale probabilmente a causa della sequestro della vitamina D da parte del tessuto adiposo in eccesso. Attualmente, tuttavia, non ci sono prove che la carenza di vitamina D associata ad aumento del grasso corporeo abbia conseguenze negative sulla densità minerale ossea e sulla salute delle ossa in età pediatrica. per indicare la grave carenza. Il dosaggio della 1,25 (OH) vitamina D, invece, non è utilizzabile per i suddetti scopi, in quanto ha una breve emivita sierica e il suo livello non è regolato solo dalla assunzione di vitamina D, ma anche da altri fattori quali il paratormone (PTH). Nella Tabella III sono riportate le definizioni di sufficienza e carenza di vitamina D secondo l’ESPGHAN e i gruppi a rischio per lo sviluppo di carenza di vitamina D. A completamento dei dati riportati nella Consensus nella Tabella IV vengono riportati gli intake di vitamina D confrontati con la prevalenza nella popolazione pediatrica del deficit di vitamina D e i dati relativi alla tossicità della vitamina D. Nella Tabella V riportiamo infine le raccomandazioni per la prevenzione del deficit di vitamina D nella popolazione europea pediatrica. 179 T. Capriati TABELLA II. Conclusioni dell’ESPGHAN sugli effetti principali della vitamina D sulla salute di lattanti, bambini e adolescenti. Salute dell’osso L’importanza della vitamina D per la salute ossea in neonati e bambini è ben nota (in base a studi epidemiologici infatti la supplementazione di vitamina D durante l’infanzia impedisce il rachitismo e l’osteomalacia). L’integrazione con vitamina D nei bambini < 1 anno di vita con deficit può determinare un aumento della densità minerale ossea, mentre non ci sono prove a sostegno della supplementazione nei bambini con > 1 anno di vita e negli adolescenti con vitamina D. Non vi sono prove sufficienti per sostenere o rifiutare la supplementazione di routine di vitamina D oltre l’anno di vita. Forza muscolare I neonati e bambini con grave carenza di vitamina D e rachitismo possono presentarsi con sviluppo motorio ritardato, ipotonia muscolare, e debolezza (associati o no a ipocalcemia). Nonostante questa associazione ben nota (carenza di vitamina D e funzione muscolare alterata), il Committee of Nutrition ESPGHAN non ha potuto identificare rilevanti evidenze di un effetto benefico della supplementazione di vitamina D sulla funzione muscolare in neonati sani, bambini e adolescenti. Prevenzione delle malattie infettive Diversi studi suggeriscono che le malattie infettive hanno una maggiore prevalenza tra i neonati e i bambini con carenza di vitamina D e alcuni studi suggeriscono che la supplementazione di vitamina D possa essere associata a un ridotto rischio di infezioni respiratorie. In realtà su questo argomento ci sono dati contrastanti per cui il Committee of Nutrition dell’ESPGHAN conclude che “i dati attuali non sono sufficienti per raccomandare la supplementazione di vitamina D allo scopo di prevenire le malattie infettive nei neonati e nei bambini europei in buona salute”. Prevenzione delle malattie allergiche Un trial clinico randomizzato (RCT) ha suggerito una riduzione degli attacchi di asma (outcome secondario dello studio) in chi assumeva vitamina D. Uno studio osservazionale, tuttavia, ha riportato un’associazione tra supplementazione di vitamina D durante l’infanzia e aumento del rischio di malattie allergiche in seguito nella vita. Il Committee of Nutrition ESPGHAN conclude che “le evidenze disponibili sono insufficienti per sostenere la relazione tra supplementazione di vitamina D nei neonati e nei bambini e la prevenzione di malattie allergiche”. Prevenzione del diabete mellito tipo 1 Prove fornite da 5 studi osservazionali, 1 revisione sistematica e una meta analisi suggeriscono che la supplementazione di vitamina D può ridurre il rischio di diabete mellito tipo 1 durante l’infanzia e l’adolescenza. Nessun RCT ha mai affrontato la questione. Il Committee of Nutrition ESPGHAN conclude che i dati attualmente sono insufficienti per provare o confutare una relazione tra supplementazione con vitamina D e il rischio di diabete tipo 1. Prevenzione delle malattie cardiovascolari Ci sono alcune evidenze relative alla supplementazione di vitamina D come marker surrogato di rischio cardiovascolare; tuttavia, il Committee of Nutrition ESPGHAN conclude che sono necessari ulteriori studi prima di affermare l’effetto della supplementazione di vitamina D sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari. TABELLA III. Definizioni di carenza di vitamina D secondo il Committee of Nutrition ESPGHAN e categorie a rischio per lo sviluppo di tale carenza. In base a concentrazioni sieriche di 25-(OH)-D Categorie a rischio di insufficienza di vitamina D 180 Grave carenza Carenza Sufficienza < 25 nmol/L (= < 10 ng/mL) < 50 nmol / L (= < 20 ng/mL) > 50 nmol /L (= > 20 ng/mL) Pelle scura; Insufficiente esposizione solare (uso eccessivo di filtri solari, stare in casa molto tempo, abiti che coprono la maggior parte della cute, vivere a latitudini nordiche durante l’inverno); Obesità; Malattie croniche (epatiche, intestinali, renali); Uso di farmaci: antiepilettici (fenitoina e carbamazepina) e glucocorticoidi sistemici. GUIDELINES: WHAT IS THE BEST FOR CLINICAL PRACTICE Una Consensus Statement sulla vitamina D nella salute della popolazione europea TABELLA IV. Intake e livelli di vitamina D nella popolazione pediatrica europea e dati sulla tossicità della vitamina D. Intake di vitamina D in Europa % bambini con assunzioni < a 200 UI (raccomandate da OMS) Media di assunzioni Germania 80% tra 1 e 12 anni 76 UI/die (bambini) 100 UI (adolescenti) Finlandia / 100-200 UI/die (inclusi integratori) Spagna 86,9% 113,2-130,8 UI/die Livelli di assunzione massima tollerabili (UL) EFSA 4 IOM 1000 UI/die per i bambini da 0 a 12 mesi; 2000 UI/die per bambini da 1 a 10 anni; 4000 UI/die per bambini da 11 a 17 anni (e adulti). 1000 UI/die per i bambini età da 0 a 6 mesi; 1500 UI/die per lattanti dai 7 ai 12 mesi; 2500 UI/die per bambini da 1 a 3 anni; 3000 UI/die per i bambini dai 4 a 8 anni; 4000 UI/die per i bambini e gli adolescenti età 9 a 18 anni (e adulti). Legenda OMS: Organizzazione Mondiale della Sanità UL: tolerable upper intake level ossia livelli di assunzione massima tollerabili EFSA: European Food Safety Authority IOM: Institute of Medicine TABELLA V. Raccomandazioni ESPGHAN relative alla carenza di vitamina D. Una concentrazione sierica di 25 (OH) vitamina D > 50 nmol/L (> 20 ng/mL) indica una condizione di sufficienza di vitamina D mentre una concentrazione sierica < 25 nmol/L (< 10ng/mL) indica una grave carenza. Tutti i lattanti fino a 1 anno di età dovrebbero ricevere una supplementazione orale di 400 UI/die di vitamina D. Tale somministrazione va fatta sotto la supervisione di pediatri o altri operatori sanitari. In accordo con l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, il limite superiore di sicurezza per la supplementazione di vitamina D è fissato a 1000 UI/die per lattanti fino a 1 anno, 2000 UI/die per bambini dai 1 a 10 anni, e 4000 UI/die per bambini e adolescenti dagli 11 ai 17 anni. I bambini sani e gli adolescenti dovrebbero essere incoraggiati a seguire uno stile di vita sano (che si associa a un BMI normale), una dieta sana con alimenti contenenti vitamina D (ad esempio, pesce, uova, latticini) e a effettuare attività all’aria aperta con un’adeguata esposizione solare. Per bambini appartenenti a gruppi a rischio, deve essere considerata la supplementazione orale di vitamina D anche al di là di 1 anno di età. Le autorità nazionali dovrebbero adottare politiche volte a migliorare lo stato della vitamina D utilizzando misure come raccomandazioni dietetiche, fortificazione degli alimenti, supplementazione di vitamina D, esposizione solare corretta in base alle caratteristiche ambientali. 181 GUIDELINES: WHAT IS THE BEST FOR CLINICAL PRACTICE Sergio Amarri (foto) Giulia Lamberti UO Pediatria, Azienda Ospedaliera IRCCS Santa Maria Nuova Reggio Emilia Indirizzo per la corrispondenza Sergio Amarri UO Pediatria, Azienda Ospedaliera IRCCS Santa Maria Nuova viale Risorgimento 80, 42100 Reggio Emilia E-mail: [email protected] Il commento La vitamina D è un micronutriente importantissimo in quanto contribuisce alla regolazione del metabolismo calcio-fosforo (ne aumenta l’assorbimento intestinale) e quindi ai processi di acquisizione della massa ossea. In presenza di livelli di vitamina D e quindi di calcio inadeguati nella dieta è possibile il riscontro, durante l’infanzia, anche di una condizione di osteomalacia e rachitismo come conseguenza dell’aumentato riassorbimento osseo del calcio e del fosforo. La vitamina D, inoltre, ha non solo importanti funzioni scheletriche, ma anche extrascheletriche immuni e non immuni. La vitamina D e la patologia correlata a una sua carenza, il rachitismo, sono da sempre oggetto di interesse, studio e ricerca da parte delle principali società scientifiche di pediatria, nutrizione ed endocrinologia. La Consensus presentata in questo commento 1 è stata scritta nel 2012 dall’ESPGHAN, la società scientifica di riferimento per l’epatologia, la gastroenterologia e la nutrizione pediatrica europee e concentra la sua attenzione sulla popolazione sana pediatrica europea, analizzando le attuali conoscenze sulla vitamina D (fonti alimentari e non, metabolismo, effetti benefici sulla salute del bambino, dati epidemiologici sul deficit di vitamina D in Europa) ed esprimendo delle raccomandazioni relative alla prevenzione del deficit di vitamina D in una popolazione considerata non a rischio. Accanto a que- 182 a cura di Teresa Capriati sta importante pubblicazione vanno ricordate anche le raccomandazioni dell’American Academy of Pediatrics (AAP) prodotte nel 2008 5 e aggiornate in 2 occasioni successive (2012 e 2013) 6, i nuovi apporti raccomandati di vitamina D pubblicati nel 2011 da parte dell’Institute of Medicine (IOM) 7 e nel 2012 in Italia, nell’ambito dei LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti e di Energia) 8 e infine la Consensus “globale” sulla prevenzione e il trattamento del rachitismo realizzata all’inizio del 2016 dall’Endocrine Society (ES) con la collaborazione di autori di tutti i continenti 9, e la Consensus italiana sull’argomento 10, redatta congiuntamente dalla Società Italiana di Pediatria (SIP) e dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS). Nelle raccomandazioni ESPGHAN 1 si precisa come il deficit di vitamina D debba essere definito attraverso la determinazione delle concentrazioni sieriche di 25-(OH)-D. Questo è infatti il migliore indicatore di stato della vitamina D a seguito di apporto nutrizionale e sintesi cutanea di vitamina D, in quanto la 1,25 (OH) vitamina D ha una più breve emivita sierica e ha un livello che è regolato non solo dall’apporto nutrizionale e dalla sintesi cutanea ma anche da altri fattori, come ad esempio il livello di paratormone. L’ESPGHAN poi utilizza nella definizione del deficit di vitamina D un approccio semplificato: una concentrazione di 25-(OH)-D > 50 nmol/L (ossia > 20 ng/mL) è considerata condizione di sufficienza, mentre una concentrazione < 25 mmol/L (ossia < 10 ng/mL) descrive una condizione di deficit (nella Tabella VI sono riportate abbreviazioni ed equivalenze relative ala vitamina D). Altre società (soprattutto nord-americane) definiscono con maggiore dettaglio lo spettro dei livelli sierici di vitamina D introducendo il concetto di insufficienza e differenziandolo da quello di deficit. Per esempio l’ES nella sua Consensus “globale”, distingue tre livelli: sufficienza (> 50 nmol/L ossia > 20 ng/mL), insufficienza (30-50 nmol/L ossia 13-20 ng/mL) e deficit (< 30 TABELLA VI. Terminologia ed equivalenze relative alla vitamina D. Equivalenze 1 µg = 2,5 nmol = 40 UI 1 ng/mL = 2,5 nmol/L Abbreviazioni e sinonimi 25 idrossivitamina D = 25(OH)D = calcidiolo 1,25-diidrossivitamina D=1,25(OH)2D = calcitriolo Vitamina A = calciferolo Vitamina D2 = ergocalciferolo Vitamina D3 = colecalciferolo GUIDELINES: WHAT IS THE BEST FOR CLINICAL PRACTICE Una Consensus Statement sulla vitamina D nella salute della popolazione europea nmol/L ossia < 13 ng/mL). Questi ultimi soggetti e quelli con un deficit grave (come definito in alcune pubblicazioni) possono meritare una terapia importante per ripristinare con maggiore efficacia livelli di vitamina D normali. I fabbisogni di vitamina D definiti nel 2011 dall’IOM 7, accolti dall’AAP 6 e successivamente confermati anche dalla pubblicazione della “IV revisione dei LARN per la popolazione italiana” 8 vengono espressi sempre in termini di apporto adeguato o Adequate Intake (AI) ossia come livello di assunzione di un nutriente ritenuto adeguato a soddisfare i fabbisogni della popolazione e non di RDA (recommended dietary allowance, ossia dose giornaliera raccomandata), in quanto non ci sono sufficienti evidenze scientifiche per calcolare l’RDA o il fabbisogno medio. Relativamente, dunque, alla profilassi con vitamina D nel primo anno di età la maggior parte delle società scientifiche è concorde nell’iniziare la profilassi sin dai primi giorni di vita alla dose di 400 UI/ die, indipendentemente dal tipo di allattamento e in assenza di fattori di rischio di deficit di vitamina D. Infatti, i neonati e i lattanti vengono scarsamente esposti alla luce del sole. Il loro livello di vitamina D dipende da quello materno e il latte materno contiene quantità di vitamina D insufficienti (< 80 UI/l) per la prevenzione dell’ipovitaminosi D. La vitamina D contenuta nel latte materno, infatti, è circa 22 UI/l (range: 15-50 UI/l) in una madre con vitamina D sufficiente. Ipotizzando un consumo medio di 750 ml di latte al giorno, l’allattamento al seno esclusivo senza l’esposizione al sole fornirebbe solo 11-38 UI al giorno di vitamina D, che risulta di gran lunga inferiore anche alla vecchia assunzione minima raccomandata dall’OMS di 200 UI al giorno. Pertanto 400 UI al giorno (= 10 μg/die) sono sufficienti a prevenire il rachitismo e sono consigliate per tutti i bambini dalla nascita fino a 12 mesi di età, indipendentemente dalla loro modalità di alimentazione. Le indicazioni dell’AAP si discostano solo lievemente raccomandando 400 UI/die sicuramente per tutti i bambini allattati esclusivamente al seno, mentre per i bambini allattati con latte formula fortificato con vitamina D la fortificazione va consigliata solo nel caso in cui il volume giornaliero di latte sia inferiore a 1 litro. In realtà però 1 litro di latte formulato al giorno viene assunto solo da un bambino di 5-6 kg di peso corporeo (quindi alcuni mesi dopo la nascita) nell’epoca in cui un lattante avvia anche il divezzamento e quindi riduce la quota di latte formulato assunta, per cui sostanzialmente le indicazioni dalla AAP non si discostano da quelle dell’ESPGHAN. Tale integrazione con vitamina D deve essere avviata nei primi giorni di vita, non ha effetti avversi significativi e non ha costi alti. I lattanti prematuri e i lattanti/ bambini di pelle nera potrebbero avere bisogno di integrazioni maggiori, soprattutto se risiedono ad alte latitudini (ad esempio intorno a 40° di latitudine). L’ESPGHAN 1 non consiglia il dosaggio di routine della vitamina D, ma piuttosto una profilassi capillare sotto l’anno con una prescrizione individualizzata nei soggetti appartenenti a categorie a rischio. La AAP 6, per parte sua, aggiunge delle indicazioni su quando effettuare uno screening per valutare un’ipotesi di deficit di vitamina D: in particolare in caso di sintomi non specifici (scarsa crescita, ritardo neuromotorio, irritabilità inusuale), bambini con pelle nera che vivono ad alte latitudini (in inverno e primavera), bambini che fanno terapie croniche (anticonvulsivanti, glucocorticoidi, antiretrovirali, antimicotici) o bambini con patologie croniche (insufficienza epatica e renale cronica) che sono associate a malassorbimento (fibrosi cistica e malattie infiammatorie croniche, celiachia alla diagnosi), bambini con frequenti fratture e bassa densità minerale ossea (in cui potrebbe essere importante mantenere un livello ottimale di vitamina D allo scopo di ottimizzare l’assorbimento del calcio). Tali situazioni corrispondono a quelle che vengono identificate dall’ESPGHAN come categorie di rischio. Lo scenario diventa molto più discorde fra le diverse società scientifiche se si considerano bambini di età superiore ai 12 mesi di età (vedi Tabella VII). Diverse società, infatti, e tra queste l’ESPGHAN, consigliano la profilassi solo in presenza di fattori di rischio per deficit di vitamina D. Altre società invece danno indicazioni differenti. In particolare la Society for Adolescent Health and Medicine nel 2013, in funzione del fatto che gli adolescenti (insieme ai bambini di età compresa tra 0-12 mesi) presentano un aumentato rischio di rachitismo e osteomalacia da carenza di vitamina D a causa del rapido accrescimento, indica la necessità di supplementazione di 600 UI/die anche negli adolescenti senza fattori di rischio e una supplementazione di 1000 UI/die in quelli a rischio di insufficienza di vitamina D. Altre società consigliano la supplementazione solo nei periodi considerati a rischio, per esempio la profilassi (a dosi giornaliere o intermittenti) durante il periodo invernale se l’esposizione solare durante l’estate precedente è stata scarsa. Quest’ultima indicazione viene data anche nella recente Consensus italiana 10 in cui si suggerisce la profilassi continuativa nei bambini con fattori di rischio persistenti per deficit di vitami- 183 S. Amarri, G. Lamberti TABELLA VII. AI o PRI nelle diverse fasce di età per le diverse società scientifiche. Età Fonte AI o PRI 0-6 mesi IOM, 2011; AAP, 2012 LARN, 2012 ES, 2011 10 µg/die = 400 UI/die Non specificato 10-25 µg/die = 400-1000 UI/die 6-12 mesi WHO/FAO, 2004 5 µg/die = 200 UI/die IOM, 2011; LARN, 2012; ESPGHAN, 2013; ES, 2016 10 µg/die = 400 UI/die DACH, 2013; Nordic Council of Minister, 2014; Afssa, 2001 20-25 µg/die = 800-1000 UI/die WHO/FAO, 2004 Health Council of the Netherlands, 2012; DACH, 2013; Nordic Council of Minister, 2014 IOM, 2011; LARN, 2012; ESPGHAN, 2013; ES, 2016 DACH, 2013 5 µg/die = 200 UI/die 12-36 mesi 10 µg/die = 400 UI/die 15 µg/die = 600 UI/die 20 µg/die = 800 UI/die Legenda PRI (population reference intake): assunzione raccomandata per la popolazione per soddisfare i fabbisogni di quasi tutti (97,5%) i soggetti sani in uno specifico gruppo di popolazione AI (adequate intake): assunzione adeguata, osservata in una popolazione sana ed esente da carenze. Si ricava quando PRI non è desumibile da evidenze scientifiche AAP: American Academy of Pediatry LARN: livelli di assunzione raccomandati di nutrienti ed energia ES: Endocrine Society WHO/FAO: World Health Organization/Food and Agricolture Organization ESPGHAN: European Society for Paediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition; DACH: Germania, Austria e Svizzera Afssa: Agence francaise de sécurité sanitaire des alimentes na D e profilassi solo nel periodo invernale nei bambini in cui il fattore di rischio è legato a una scarsa esposizione solare nell’estate precedente. Un aspetto interessante è che mentre l’ESPGHAN non si esprime chiaramente in merito alla necessità di profilassi nei bambini e adolescenti obesi (si limita a dire che non ci sono evidenze che la carenza di vitamina D associata all’obesità abbia conseguenze negative sulla densità minerale ossea e sulla salute delle ossa in età pediatrica), la Consensus italiana mette l’obesità tra i fattori di rischio indicando la necessità di supplementare con vitamina D (dosi di 1000-1500 UI/ die) tra il termine dell’autunno e l’inizio della primavera (novembreaprile) ed eventualmente in tutto l’anno nei bambini obesi che non 184 hanno usufruito durante l’estate di un’adeguata esposizione solare. Naturalmente queste indicazioni vanno associate a quelle relative a un corretto stile di vita analoghe a quelle indicate dall’ESPGHAN. È importante sottolineare che la necessità o meno di profilassi con vitamina D oltre l’anno di vita dipende dall’esposizione al sole e dall’accesso a cibi fortificati. Una questione estremamente importante, ma ancora aperta, è la determinazione all’interno della popolazione europea della percentuale media di vitamina D derivante dalla produzione a livello cutaneo rispetto alla vitamina D fornita dal cibo. La maggior parte della vitamina D circolante sembrerebbe essere sintetizzata a partire dall’esposizione della pelle ai raggi ultravioletti B (UVB). Il 90% delle scorte di vitamina D di un individuo derivano dall’esposizione alla luce solare, mentre piccole quantità di vitamina D sono presenti in alcuni alimenti. Le radiazioni UVB stimolano la produzione di vitamina D da parte dell’epidermide, e un’adeguata esposizione solare dovrebbe consentire la sintesi di tutta la vitamina D necessaria all’individuo. Da 5 a 10 minuti di esposizione al sole di braccia, gambe o viso tre volte a settimana dovrebbero essere sufficienti a coprire il fabbisogno. In realtà esiste una notevole diversità geografica: per esempio tutta la penisola italiana si trova al di sopra del 34°N di latitudine, quindi interamente nella zona del così detto vitamin D winter, all’interno della quale la sintesi cutanea di vitamina D non è completamente GUIDELINES: WHAT IS THE BEST FOR CLINICAL PRACTICE Una Consensus Statement sulla vitamina D nella salute della popolazione europea efficace per l’intero anno. Pertanto la maggioranza dei pediatri di famiglia italiana ha promosso e prescritto l’utilizzo di supplementazione con vitamina D almeno nel periodo del tardo autunno e inizio primavera. In merito alle fonti nutrizionali di vitamina D va ricordato che la vitamina D si trova in un numero limitato di alimenti, e l’assunzione alimentare, a eccezione dei cibi fortificati, ha poco impatto sull’apporto complessivo. Le fonti naturali di vitamina D includono pesci grassi come salmone, sgombro e sardine, olio di fegato di merluzzo, fegato e frattaglie (che presentano un elevato contenuto di colesterolo), e tuorlo d’uovo (che presenta un contenuto variabile di vitamina D). Anche la modalità di cottura degli alimenti può alterare il contenuto di vitamina D. Ad esempio, la frittura del pesce riduce il contenuto di vitamina D attiva di circa il 50%, mentre la cottura al forno del pesce non ne influenza il contenuto. La maggior parte delle fonti naturali di vitamina D non vengono comunemente consumate dai bambini, pertanto, diventa importante fortificare gli alimenti con vitamina D se l’esposizione al sole risulta inadeguata. Esempi di alimenti fortificati con vitamina D sono: latte, olio, succhi di frutta. Negli Stati Uniti le formule per lattanti devono contenere da 40 a 100 UI di vitamina D per 100 kcal, perché questo contenuto potrebbe essere sufficiente a soddisfare la dose giornaliera raccomandata per i bambini. In Canada, la fortificazione con vitamina D è obbligatoria per alcuni alimenti come il latte e la margarina. Negli Stati Uniti la fortificazione di vitamina D degli alimenti non è un requisito obbligatorio, ma è necessario se l’etichetta indica che il cibo è fortificato. Per il latte e il succo d’arancia, il contenuto di vitamina D dopo la fortificazione dovrebbe includere 400 UI/l. L’utilizzo di cibi fortificati con vitamina D, in particolare il latte, è molto diffuso in Nord America (U.S. latte fortificato con 100 IU/250 ml e Canada 35-40 IU/100 ml). I dati della letteratura indicano che questa pratica è efficace nel prevenire il rachitismo e il deficit di vitamina D. Alla variabilità del contenuto di vitamina D degli alimenti, occorre aggiungere la variazione naturale di vitamina D a seconda della stagione e delle condizioni climatiche, lo stato di fortificazione degli alimenti sul mercato, e le variazioni nelle procedure utilizzate per fortificare il latte. Le indagini di conformità dei vari caseifici che effettuano processi di fortificazione in vitamina D negli Stati Uniti hanno indicato che molti campioni non risultano conformi (sono per lo più poco fortificati). In Europa, la margarina e alcuni cereali vengono arricchiti con vitamina D, mentre negli Stati Uniti viene presa in considerazione la fortificazione obbligatoria di formaggi, pane e cereali. Dopo la fortificazione del latte con la vitamina D nel Nord America e del latte, margarina e cereali nel Regno Unito, la prevalenza di rachitismo è drasticamente diminuita. La fortificazione obbligatoria degli alimenti con la vitamina D e calcio assicura un’adeguatezza nutrizionale. La fortificazione di cibi comunemente consumati fornisce un adeguato apporto per prevenire la carenza. La tossicità della vitamina D è un ultimo ma non meno importante aspetto su cui soffermarsi. Le raccomandazioni ESPGHAN non indicano chiaramente dei livelli massimi tollerabili, ma riportano i dati dell’European Food Safety Authority (EFSA) 4 e dello IOM 7 (vedi Tabella IV), nonostante vi sia una sostanziale carenza di dati relativi alle dosi tossiche di vitamina D in neonati, bambini e adolescenti. L’ESPGHAN ricorda anche come non vi sia nessun accordo sulla soglia di tossicità per la vitamina D. La prolungata assunzione giornaliera di vitamina D fino a 10.000 UI o fino a concentrazioni sieriche di 25-(OH)-D di 240 nmol/L sembra essere sicura. L’intossicazione acuta da vitamina D è rara e di solito si ha per concentrazioni molto superiori a 10.000 UI/die, anche se non è stata stabilita la soglia chiara per definire il rischio di tossicità acuta. La Consensus italiana 10 ricorda come i metaboliti o gli analoghi dei metaboliti (calcifediolo, alfacalcidiolo, calcitriolo, didrotachisterolo) non devono essere utilizzati per la profilassi del deficit di vitamina D, a parte casi particolari (condizioni patologiche specifiche), sia perché espongono a un rischio significativo di ipercalcemia, sia perché sono prodotti che in realtà non sono in grado di mantenere e/o ripristinare le scorte di vitamina D. Conclusioni La Consensus prodotta dall’ESPGHAN nel 2012 affronta solo alcuni degli aspetti relativi alla problematica della vitamina D. In particolare rivolge la sua attenzione alla profilassi del deficit nella popolazione europea sana, rimandando ad altre pubblicazioni sia la profilassi di alcune delle categorie a rischio (pretermine per esempio), che l’eventuale terapia di deficit effettivi. Le indicazioni date dall’ESPGHAN sono al momento ben recepite dai pediatri del territorio, che sempre più frequentemente somministrano una profilassi prolungata nel primo anno di vita. Più discorde è lo scenario relativo alla supplementazione nel bambino con più di un anno di età. 185 S. Amarri, G. Lamberti Bibliografia 1 2 3 4 Braegger C, Campoy C, Colomb V. Vitamin D in the healthy european paediatric population. JPGN 2013;56:692-701. Agostoni C, Buonocore G, Carnielli VP, et al. Enteral nutrient supply for preterm infants: commentary from the European Society of Paediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition Committee on Nutrition. JPGN 2010;50:85-91. Commission Directive 2006/141/ EC of 22 December 2006 on infant formulae and follow-on formulae and amending Directive 1999/21/ EC. Off J Eur Union 2006. EFSA Panel on Dietetic Products NaACA. Scientific opinion on the tolerable upper intake level of vitamin D. EFSA J 2012;10:45. 5 Misra M, Pacaud D, Petryk A, et al. Vitamin D deficiency in children and its management: review of current knowledge and recommendations. Pediatrics 2008;122:398-417. 6 American Academy of Pediatrics. Statement of endorsement. Dietary reference intakes for calcium and vitamin D. Pediatrics 2012;130:5. 7 IOM. Dietary reference intakes for calcium and vitamin D. Committee to review dietary reference intake for calcium and vitamin D. Washington, DC: National Academy Press 2011. 8 Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU). Livelli di assunzione di riferimento di nutrient ed energia per la popolazione italiana. LARN IV Revisione. Società Italiana di Comunicazione Scientifica e Sanitaria 2014. 9 Munns CF, Shaw N, Kiely M, et al. Global Consensus Recommendations on Prevention and Management of Nutritional Rickets. J Clin Endocrinol Metab 2016;101:394-415. 10 Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale. Consensus vitamina D in età pediatrica. Pediatria Preventiva & Sociale 2015;3:142-58. • Il dosaggio sierico della concentrazione di 25-(OH)-D se è > 50 nmol/L (20 ng/mL), indica una condizione di sufficien- za, se < 25 nmol/L (< 10 ng/mL) indica grave carenza. • Tutti i lattanti fino a 1 anno di età dovrebbero ricevere una supplementazione orale di 400 UI/die di vitamina D. • Oltre l’anno di età non ci sono chiare indicazioni sulla supplementazione di vitamina D e l’ESPGHAN rimanda alle raccomandazioni nazionali. Sicuramente i bambini sani e gli adolescenti dovrebbero essere incoraggiati a seguire uno stile di vita sano (comprendente adeguate attività all’aria aperta) associato con un BMI normale e una dieta sana con alimenti contenenti vitamina D (ad esempio, pesce, uova, latticini). La supplementazione dovrebbe essere considerata nelle categorie a rischio anche oltre l’anno di età. • I bambini appartenenti ai gruppi a rischio sono bambini con pelle nera che vivono ad alte latitudini (in inverno e pri- mavera), bambini che fanno terapie croniche (anticonvulsivanti, glucocorticoidi, antiretrovirali, antimicotici) o bambini con patologie croniche (insufficienza epatica e renale cronica), che sono associate a malassorbimento (fibrosi cistica e malattie infiammatorie croniche, celiachia alla diagnosi), bambini con frequenti fratture e bassa densità minerale ossea. • In conformità con l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, il limite superiore di sicurezza è fissato a 1000 UI/die per lattanti, a 2000 UI/die per bambini dai 1 a 10 anni, e a 4000 UI/die per bambini e adolescenti dagli 11 ai 17 anni. 186