Parrocchia Cristo Re - Milano
Scuola parrocchiale di teologia - AP 2013-14
FEDE E VITA
IL CREDO e L'ENCICLICA LUMEN FIDEI
V incontro: lunedì 4 novembre 2013
CREDO LA CHIESA
“Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica”.
L’affermazione sulla Chiesa non viene all’inizio del Credo. All’inizio ci sono le
affermazioni che riguardano Dio, il Suo Mistero di amore, la Sua Rivelazione, l’azione
del Padre, del Figlio e dello Spirito. Il nostro “credere in”. Ora affermiamo “credo
la…”: la Chiesa è tuttavia la prima in questo “elenco” di verità di fede; senza questa
affermazione sulla Chiesa, verrebbe a decadere il resto del Credo.
1. Chiarmimenti introduttivi
Il termine Chiesa significa “convocazione”. Un termine che viene dal greco
Ecclesìa che deriva dal verbo kaleo che significa “chiamare”. Quindi l’Ecclesìa è la
convocazione, è l’assemblea. Il termine greco traduce l’ebraico veterotestamentario
qahal che significa appunto “riunione”, “assemblea”; in termini religiosi significa la
convocazione fatta da Dio. La Chiesa, la qahal JHWH dell’Antico Testamento, è il
popolo di Dio, la convocazione fatta da Dio, di uomini e donne, a costituire il Suo
popolo; nel Nuovo Testamento questa santa convocazione si chiama Chiesa.
La Chiesa, questa santa convocazione, santa riunione o popolo, è originato nel
disegno eterno di Dio, è nella mente di Dio, nella Sua volontà. Prefigurata dal popolo
eletto dell’Antica Alleanza, questa Chiesa è fondata da Gesù attraverso la chiamata
degli Apostoli e dei Discepoli. Si realizza nella morte e nella Risurrezione di Gesù.
Attraverso il sacrificio di Gesù viene cementata. Viene fortificata e manifestata al
mondo il giorno di Pentecoste, quando gli Apostoli, i Discepoli vengono corroborati
dallo Spirito Santo e costituiti come Chiesa, comunità del Signore, chiamata ad andare
nel mondo a spargersi nella Terra fino agli estremi confini del mondo e fino alla fine dei
tempi.
La sua missione è quella manifestata da Gesù quando inviò gli Apostoli al
termine della Sua vicenda terrena. La missione della Chiesa non è una missione politica,
né una missione sociale pura e semplice, né una missione economica, neppure una
missione culturale. Consiste piuttosto nell'annunciare il Regno di Dio, Gesù Cristo
morto e risorto e l’amore di Dio per ogni creatura, come si è manifestato appunto in
Gesù Cristo, morto e risorto, salito al cielo. Un Regno “che non è di questo mondo” –
dice Gesù davanti a Pilato – “ma inizia già in questo mondo”, in coloro che accolgono
la Parola e vivono secondo giustizia, verità e amore. Questo Regno di Dio inizia già su
questa terra e la Chiesa ne è germe iniziale, segno, presenza, manifestazione, nell’attesa
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di un compimento finale in cui Dio regnerà su tutti, e tutti riconosceranno la Sua
Signoria.
La Chiesa – va detto subito – siamo noi, molto concretamente. Ma certo ci
accorgiamo subito che se da una parte la Chiesa è ben visibile, dall'altra rimane realtà
misteriosa. Nella visibilità rientrano anche i nostri peccati, le nostre miserie, i nostri
tradimenti per cui la Chiesa spesso appare piena di rughe nei suoi membri, perché il
peccato di coloro che ne fanno parte si ripercuote nel suo volto.
Alcuni si scandalizzano di questo e preferiscono allontanarsi o non entrare nella
Chiesa. Qualcun altro forse prende a pretesto questo fatto per non buttarsi nella mischia,
non accogliere la provocazione che la Chiesa indubbiamente pone in nome di Cristo a
tutti. Se la Chiesa ha indubbiamente un volto visibile fatto dalla concretezza della sua
vita e, purtroppo anche dai peccati delle sue membra, essa non è solo realtà visibile.
Perché c’è una realtà invisibile che è il Cristo dentro i nostri cuori, che è l’opera dello
Spirito Santo che ci anima, che ci unisce; c’è la santità di qualcuno di noi, sicuramente;
la santità di coloro che ci hanno preceduto nel segno della fede. C’è qualcosa che non si
vede ma che pure costituisce la Chiesa. Essa ha una dimensione invisibile, misteriosa,
che il mondo non vede, non coglie, non può cogliere. Vediamo anche il nostro essere
qui stasera. Alla fine che cos’è che ci unisce, se non la voglia di ascoltare la Parola di
Dio? Se non la voglia di conoscere il Signore? Questo è un altro nostro modo di essere
Chiesa ma un modo che non coglie il sociologo, non la coglie la stampa, non coglie
l’occhio del mondo… Lo coglie la fede!
Visibilmente siamo semplicemente un gruppo di persone riunite ad ascoltare una
che parla. Invisibile però è l'azione dello Spirito che ci ha mosso e ci anima e ci unisce,
ci fa stare insieme. Il motivo del nostro incontro è solo perché nella fede riconosciamo
di essere discepoli di Gesù. La Chiesa è Mistero umano-divino, come del resto Gesù. La
Chiesa è modellata su Gesù. Gesù è uomo e Dio nello stesso tempo. Gli occhi del corpo
vedono l’uomo Gesù, la fede coglie nell’uomo Gesù il Figlio di Dio. Così la Chiesa,
non potrà mai essere compresa senza la fede. Al di fuori della fede la Chiesa resterà
sempre un mistero incomprensibile. La sua stessa esistenza da 2000 anni è un mistero
incomprensibile alla semplice ragione umana. Se non si mettesse in campo quello che la
fede dice, e cioè che questo agglomerato di persone per niente speciali è animato dallo
Spirito Santo lungo i secoli si potrebbe comprendere ben poco della Chiesa e del
prodursi tante volte nella storia di fiori di santità meravigliosi davvero stupefacenti.
Ecco perché nonostante tutti i suoi limiti la Chiesa è segno universale di
salvezza, nel senso che mostra e opera come strumento nelle mani di Dio, perché tutta
l’umanità sia una cosa sola, una famiglia sola, una fraternità di fratelli che riconoscono
il Padre comune, che si amano e si coinvolgono nella comunione l’uno con l’altro.
“Segno e strumento dell’unità del genere umano”, dice Lumen Gentium
Vista così, è davvero un grande dono essere partecipi della Chiesa, essere
membri della Chiesa. E noi ne dobbiamo essere sempre grati al Signore, ne dobbiamo
essere anche fieri, è un dono che ci è stato fatto. E’ anche una responsabilità,
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naturalmente, perché più noi saremo santi, più le nostre comunità, le nostre parrocchie
vivranno il Vangelo, tanto più la Chiesa brillerà, sarà credibile e potrà compiere meglio
la sua missione, quella che Dio in Gesù Cristo le ha affidato.
2. Alcune immagini della Chiesa
Vi sono parecchiee immagini che descrivono la Chiesa. Mi mi soffermo solo su
alcune.
La prima di queste immagini è quella del popolo. La Chiesa come “popolo di
Dio”. Il popolo indica appunto un insieme, una variegata presenza. Popolo dice il
contrario dell’individuo. Il popolo è fatto di più individui, di persone; ed è fatto di
funzioni diverse, come una storia, di un cammino. La Chiesa è popolo. Con questa idea,
con questa immagine si esprime quella che è la volontà di Dio sull’uomo. Lo dice il
Concilio esplicitamente nella LG al n.9 “In ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio
chiunque lo teme e opera la giustizia (cfr. At 10,35). Tuttavia Dio volle santificare e
salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle
costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse secondo la verità e lo servisse nella
santità.”
La volontà di Dio è che la salvezza di ognuno si opera insieme; la Sua volontà è
che non ci si salvi da soli, ma che ci si salvi insieme, ognuno con la sua responsabilità,
ognuno con la sua libera scelta, è ovvio; ma Dio vuole costituire un popolo, una
comunità, una comunione.
Come Dio è comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, così la
Chiesa, il popolo di Dio, viene da questo Dio di amore e di comunione e dunque è
l’insieme di più persone. Con questa immagine di Chiesa popolo di Dio, si accantona
irrimediabilmente, si mette da parte ogni idea di cristiano “fai-da-te”, del cristiano “in
solitario”. Bisogna “fare squadra”. Per essere discepoli del Signore si deve appartenere
alla Chiesa e si deve vivere nel popolo di Dio. L’immagine concreta di questo popolo,
in fondo, è anche qui stasera. Qui ci siamo in diversi, diverse età, probabilmente di
diverse estrazioni sociali, provenienti da vari luoghi, siamo un popolo, un popolo
variegato. Ma riunito appunto da che cosa? Dalla fede in Dio, che è Padre, è Figlio e
Spirito Santo; è Lui che ci ha convocati.
Questo popolo che è la Chiesa, è partecipe della vita di Cristo, è partecipe in
modo particolare di quella triplice funzione che Gesù Cristo ha esercitato, secondo
quanto affermano le Scritture: sacerdote, re e profeta. Gesù Cristo è stato ed è Sacerdote
che offre il sacrificio di espiazione per i peccati del mondo sulla croce; è Re perché Egli
è il Signore dell’Universo, e tutto redime portando all’unità dell’amore; è Profeta perché
annuncia l’amore di Dio all’uomo con la Sua Parola e con la Sua vita. Il popolo di Dio
partecipa a queste dimensioni fondamentali di Cristo, perché è il popolo che Cristo si è
acquistato con il Suo sangue. E dunque si parla di Chiesa come popolo sacerdotale,
perché offre sé stessa insieme a Cristo in sacrificio spirituale; popolo regale perché ha la
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missione di orientare ogni cosa al Vangelo secondo l’amore di Cristo; popolo profetico
perché vive della Parola di Dio e la proclama al mondo, testimoniandola nella vita dei
suoi membri.
Questa del “Popolo di Dio” è dunque la prima immagine, quella che il Concilio
Vaticano II ha usato maggiormente per parlare della Chiesa. Ma non è l’unica. Ce n’è
un’altra, molto importante, nella Sacra Scrittura – soprattutto nelle lettere di Paolo.
Un’altra immagine molto bella che dobbiamo meditare e che va ad integrare appunto
quella di popolo: la Chiesa “Corpo di Cristo”. E qui c’è anche un’assonanza molto forte
con l’Eucaristia. Per i Padri della Chiesa all’inizio il Corpo di Cristo non è innanzitutto
il Corpo Eucaristico di Cristo, come forse noi tutti immediatamente pensiamo al sentire
questa epressione. Il “Corpo di Cristo” era ed è prima di tutto la Chiesa. La Chiesa che
si nutre del pane eucaristico. Questa è un’immagine potentissima – che San Paolo usa
particolarmente – immagine fondamentale. Indica quello che lo Spirito Santo realizza
nei credenti, unendoli a Cristo morto e risorto. Lo Spirito Santo fa dei molti un corpo
solo, una cosa sola in Cristo. Un corpo anche in questo caso variegato perché molte
sono le membra e le funzioni di un corpo, un corpo organico, un corpo fatto – come
quello umano appunto – di molte funzioni. Ma un corpo soprattutto che ha un capo, una
testa, che è Gesù Cristo. Il Capo del corpo è Gesù. Quindi insieme, il capo e le membra,
formiamo il Cristo totale, la Chiesa appunto. Il Cristo totale cioè noi uniti a Cristo,
diventati una cosa solo con Lui, a formare con Lui un corpo solo. Egli è il Capo del
corpo. La Chiesa dunque si può ben dire vive di Cristo, vive in Lui, vive con Lui. C’è
un rapporto essenziale di ogni battezzato con Cristo, senza del quale non c’è possibilità
di vivere vita cristiana, e non si può vivere la Chiesa. Questa idea della Chiesa Corpo di
Cristo, si manifesta e realizza molto significativamente nell’Eucaristia. Mangiando,
alimentandoci di Cristo, nutrendoci, ecco che il nostro corpo cresce, il corpo della
Chiesa cresce. E da questa idea, da questa immagine di corpo, deriva anche quella
dimensione fondamentale della Chiesa che va sotto il nome di “Comunione”. Tanto che
la parola comunione può benissimo identificare la Chiesa. La Chiesa si può anche
chiamare una Comunione. Il termine greco per esprimere questa comunione è koinonia.
Un termine che nel Nuovo Testamento ricorre 20 volte ed esprime: comunione,
comunanza di beni, partecipazione, L’immagine del Corpo ci fa ben capire che siamo in
comunione gli uni con gli altri e primariamente con Cristo.
Ci sono poi altre immagini belle della chiesa. Possiamo solo accennarvi. Quella
della vite e dei tralci di cui parla San Giovanni (15,5): “Io sono la vite, voi i tralci”. La
vigna è un’altra immagine della Chiesa. Come quella della “sposa”. Immagine
anch’essa bellissima. La Chiesa è la Sposa di Cristo. Questo termine, questa immagine
evidenzia particolarmente il legame profondo, la comunione profonda che lo Spirito
Santo realizza tra noi e il Signore Gesù. Una comunione che appunto non riusciamo ad
esprimere se non forse nell’immagine dell’unione matrimoniale, dell’amore che lega un
uomo e una donna. Sul piano della esperienza umana questa è davvero un’immagine
speciale per dire la realtà della Chiesa formata da persone unite a Cristo come lo sposo
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alla sposa. Tutta la Comunità è tale. Gesù si definisce lo Sposo, e si definisce anche lo
Sposo che dà la vita per la sua Sposa.
Un’altra immagine è quella del “Tempio”. Nel Nuovo Testamento si usa alcune
volte l’immagine dell’Edificio Santo per parlare della Chiesa. Soprattutto nella 1Lettera
di San Pietro (2,5) “anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un
edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio,
per mezzo di Gesù Cristo.
3. Le “note” caratteristiche della Chiesa
Premettiamo subito che le “note” sono tali per la loro origine divina e non
sempre per la risposta umana: solo così possiamo capire la portata delle “note”, al di là
della dialettica visibile/invisibile.
Innanzitutto la Chiesa è una. E’ una sola. Ma qui c’è un grosso problema:noi ci
troviamo di fronte, purtroppo, al dramma della divisione. E’ una questione difficile e
complessa. Se la Chiesa è una, come è possibile questa divisione? Se è una e non può
che essere una, come possono esserci queste divisioni? Se la chiesa è una, ciò vuol dire
che in qualche modo, questa unità resiste nonostante le divisioni procurate dagli uomini.
Nello stesso tempo però, la frantumazione dei discepoli di Cristo che credono in Lui,
vero uomo e vero Dio, morto e risorto, è uno scandalo ed esige cammini di conversione
e di riconciliazione. Per tutto questo, il desiderio, la preghiera, l’anelito e lo sforzo della
buona volontà di ogni autentico cristiano non può che essere quello che Gesù ha
espresso nella Sua preghiera: “ perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in
me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai
mandato” (Gv 17,21).
Non possiamo non essere ecumenici, cioè cercare l’unità, pregando per essa,
pregando perché questa casa torni ad essere abitata senza divisioni, senza separazioni,
ma mettendo in comune le ricchezze di tutti.
La seconda nota della Chiesa è la santità. Non perché non ci siano peccatori al
suo interno. Ci siamo tutti noi e noi lo sappiamo bene di essere peccatori, quindi in
questo senso la Chiesa è fatta anche di peccatori. Ma è Santa perché Dio, da cui si
origina, è Santo; perché Cristo, che è il Suo Capo, è Santo; lo Spirito è Santo, Lui che la
anima e santifica uomini e donne, a cominciare – prima fra tutti – dalla Vergine Maria,
che è membro eccellente, membro qualificato, straordinario, proprio della Chiesa.
Dunque la Chiesa è santa per la sua origine, per ciò che amministra, i santi Segni, i
Sacramenti e infine santa perchè annovera tra i suoi membri oltre alla Maria, madre
della Chiesa, numerosissimi altri santi e santi, santificati attraverso l’opera dello Spirito.
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La terza nota della Chiesa è la “cattolicità”. La Chiesa è cattolica, e, secondo
l’etimologia greca, kata-olon, significa che è universale. Non intendiamo qui l’esser
cattolica nel senso che storicamente si è dato al termine per distinguerla dalla Chiesa
ortodossa o dalle chiese o confessioni protestanti. È universale in tutti i sensi, per tutti i
popoli che la compongono e a cui è destinata, per le culture che la formano e che può
assumere in sè, per le epoche della storia che ha attraversato e che attraverserà.
L’ultima nota è l’apostolicità. La Chiesa è apostolica, cioè fondata sugli
Apostoli. Gesù l’ha fondata sugli Apostoli e sulla predicazione degli Apostoli, sulla
testimonianza degli Apostoli. Inoltre significa che è mandata come gli Apostoli.
Apostolo – ancora una volta dal greco – significa “inviato”. Dunque la Chiesa è
mandata a portare il Vangelo in tutto il mondo. Dice Gesù “Come il Padre ha mandato
me, anch'io mando voi” (Gv 20,21). Ma questa missione, questa apostolicità, non
riguarda solo gli Apostoli e i loro successori, bensì tutto il popolo di Dio, tutti quanti. E’
missione che coinvolge tutti.
4. La Chiesa visibile
Non mi soffermo molto su questo punto: abbiamo già fatto insieme il corso sui
“laici” e abbiamo già affrontato alcune questioni, così come le abbiamo riviste nel corso
sul “Concilio Vaticano II”.
Come è fatto questo popolo di Dio che è la Chiesa? Quali sono le realtà presenti
in questo popolo? Abbiamo parlato appunto di funzioni diverse, abbiamo parlato di
membri diversi. Quali sono? Bisogna dire innanzitutto una cosa: prima di parlare di
distinzioni – di ministeri, di servizi, di carismi – bisogna riaffermare l’unità di questo
popolo. Siamo davvero tutti ugualmente partecipi dell’unico popolo santo di Dio. Tutti
uguali in quanto battezzati in Cristo morto e risorto. Abbiamo tutti la stessa dignità di
figli di Dio. Innanzitutto siamo dunque popolo, Corpo di Cristo, siamo la Sposa di
Cristo, il Suo Tempio Santo. L’elemento unitario, egualitario è primo rispetto alle
distinzioni. Prima di tutto c’è il popolo di Dio. Come ebbe a dire Sant’Agostino in un
famoso discorso (304) nell’anniversario della sua ordinazione episcopale: “Nel
momento in cui mi dà timore l'essere per voi, mi consola il fatto di essere con voi. Per
voi infatti sono vescovo, con voi sono cristiano. Quel nome è segno dell'incarico
ricevuto, questo della grazia; quello è occasione di pericolo, questo di salvezza. Il dono
di grazia che tutti ci accomuna è l’essere cristiani, l’essere battezzati, ‘ssere una cosa
sola con Cristo’.
Ciò dà origine anche ad un’unica e comune vocazione: quella alla santità. Tutti
siamo chiamati alla santità. Non c’è una categoria che è chiamata alla santità e l’altra
no. Siamo tutti chiamati alla santità, a dare la nostra vita, nella lode di Dio per la
salvezza del mondo. Tutti siamo chiamati ad essere testimoni, a dare testimonianza alla
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nostra fede. Tra i martiri della fede ci sono infatti persone di ogni categoria. Ci sono
Papi, Vescovi, preti, diaconi, ci sono laici, madri e padri di famiglia, i ministri. Tutti
siamo parte di Cristo. Il legame che ci unisce è più forte di ogni distinzione. Anzi:
quando le distinzioni – di ministeri, di carismi, di movimenti, di ruoli, ecc. – prendono
il sopravvento sull’unità, vuol dire che siamo fuori, vuol dire che è entrato il divisore
dentro le nostre file. Quando le distinzioni diventano più importanti del senso dell’unità,
vuol dire che siamo fuori strada. Significa che siamo già a rischio peccato.
Fatta salva allora l’unità del Popolo santo di Dio, vediamo quali sono le distinzioni
fondamentali al suo interno. Queste sono fondamentalmente due. Forse potremmo dire
anche tre. La distinzione fondamentale infatti è tra i Ministri Sacri e i fedeli cristiani, i
laici. I Ministri Sacri: Vescovi, presbiteri e diaconi hanno il compito di pascere l’intero
popolo di Dio in nome di Cristo. E Dio dà a loro la possibilità, per la Grazia, di agire
per nome e per conto di Cristo; o come Diaconi di servire il popolo nel servizio della
Parola, della Liturgia, della carità. Il Vescovo, in particolare, ha un compito sicuramente
speciale, una responsabilità in quanto successore degli Apostoli. Forma con tutti gli altri
Vescovi un collegio, così come appunto gli Apostoli erano un collegio: Gesù li chiamò
e li mise insieme. Così i Vescovi, i successori degli Apostoli, formano il Collegio
Apostolico. In comunione tra di loro e soprattutto in comunione con colui che è il
successore dell’Apostolo che il Signore ha voluto a capo della Sua Chiesa: cioè San
Pietro. Essi sono chiamati anche sacra Gerarchia o gerrachia Ecclesiastica. Il Vescovo
esercita il suo Ministero a favore di tutta la Chiesa Universale; è responsabile di tutta la
Chiesa ma in modo particolare nei confronti di quella porzione del gregge che gli è
affidata dal successore dell’Apostolo Pietro: la Diocesi. Il Papa poi – che è il Vescovo
di Roma, il successore di Pietro – è principio visibile, fondamento dell’Unità della
Chiesa. Vicario di Cristo; capo del Collegio Apostolico; con una potestà piena e
immediata su tutta la Chiesa. I presbiteri, invece, i Sacerdoti, esercitano il Ministero
nella propria Chiesa particolare – anche se possono essere mandati in missione fuori,
rimanendo però legati alla Chiesa particolare –in comunione e sotto la guida del
Vescovo.
Oltre i Ministri Sacri nell’unico popolo di Dio ci sono i cristiani laici, che non
sono in secondo piano, in un gradino inferiore rispetto ai “chierici”. Sono invece alla
pari. In forza del Battesimo esercitano anch’essi il sacerdozio, la profezia e la regalità.
Come sacerdoti, tutti, anche i laici, offrono sé stessi nell’Eucaristia, tutta la propria vita
in sacrificio spirituale gradito a Dio, offrono in Cristo a Dio il mondo intero. Come
profeti accolgono la Parola di Dio nella propria vita e la meditano e l’annunciano al
mondo, la testimoniano dentro la vita del mondo. Come compartecipi dell’ufficio regale
di Cristo vincono in sé stessi e nel mondo il peccato, e animano con l’amore di Cristo
tutte le realtà e istituzioni umane.
Qual è la vocazione propria del Cristiano laico? Quella dei Ministri Sacri è di
pascere il gregge di Dio e portare la Grazia di Cristo agli uomini. Il compito specifico
dei laici, dei cristiani laici, è cercare il Regno di Dio nel mondo, nel tempo; cercare il
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Regno di Dio illuminando e ordinando le realtà del tempo secondo Dio. È quindi una
vera e propria chiamata alla Santità e all’Apostolato, ma in modalità laicale, dentro le
complesse realtà del mondo. Dentro le realtà della famiglia, dentro le realtà della
società, della politica, dell’economia, del lavoro, dentro la realtà della cultura, delle
comunicazioni, ecc. La vocazione del laico non è quella di fare il “mezzo prete”,
surrogato della funzione dei Ministri sacri. La vocazione specifica propria è quella di
portare il Regno di Cristo nella società e testimoniarlo dentro la realtà del mondo. Un
cristiano laico quindi non risponde maggiormente alla sua vocazione, quanto più per
così dire è vicino all’altare. Paradossalmente si potrebbe invece dire che egli realizza la
sua vocazione, quanto più si allontana dall’altare; quanto più porta Cristo nel mondo.
Missione importantissima anche perché è lì che più difficilmente i Ministri Sacri
riescono ad arrivare.
I laici devono pretendere dai Sacerdoti non che li avvicinino al servizio
dell’altare, ma che li forniscano dei doni spirituali per poter essere testimoni nella
società: che gli annuncino la Parola di Dio, che diano loro i Sacramenti, che li
confessino e li sostengano con la Grazia di Cristo. Non è necessario invece che il
Sacerdote vada lui a fare le cose dei laici, dove spesso combina “pasticci”… Non ci
devono essere laici che fanno i preti e nemmeno preti che facciano i laici.
Ho accennato prima al fatto che all’interno del Popolo di Dio si può arrivare a
considerare anche una terza categoria di persone, ma dicevo che occorreva spiegarsi
bene. In effetti, come l’esperienza ci insegna, nella chiesa ci sono anche persone,
uomini e donne che vivono una esistenza particolare. È una categoria un po’ speciale,
perché in realtà al suo interno ha dei ministri sacri ma anche molti che non hanno
ricevuto il Sacramento dell’Ordine e tanti anche che vivono in gran parte al modo dei
laici. Sono i Consacrati, i Religiosi. Si definiscono “Consacrati” nella Chiesa coloro che
per vocazione particolare si consacrano con un voto personale a Dio, per il servizio del
Regno di Dio, per il bene della Chiesa, per il bene dell’uomo, per il servizio dell’uomo.
Si consacrano con un voto personale a Dio e al Vangelo, praticando in modo speciale i
Consigli Evangelici di povertà, castità e obbedienza. Son le suore, i frati, i monaci e le
monache, ma anche gli appartenenti agli Istituti secolari. Tra gli uomini, ce ne sono
diversi che ricevono il sacramento dell’Ordine, ma rimagono due cose diverse. I
consacrati hanno un ruolo importantissimo nella Chiesa, perché ricordano a tutti noi che
si può vivere di Dio e vivendo di Dio, solo di Dio, si può essere persone umane
profondamente capaci di amare e di servire il prossimo. Quindi i consacrati ci ricordano
che la nostra vita ha senso se è donata a Dio e agli altri. Essi ci ricordando infine che
non abbiamo qui una stabile dimora, ma che siamo tutti chiamati ad andare oltre la
storia, oltre il tempo. Essi ci annunciano già il Regno di Dio dove gli uomini “ non
prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli” (Mc12,25).
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5. La Chiesa invisibile
L’ultima tappa della nostra riflessione è breve, ma è bella, consolante. È un aprire gli
occhi su di una realtà “reale” anche se non visibile agli occhi del corpo.
La Chiesa non siamo soltanto noi, pellegrini su questa terra. È Chiesa anche
quella “trionfante”, quella del cielo”, fatta da tutti i Santi e le Sante, tra cui occupa un
posto primario la Vergine Maria. È Chiesa anche quella. Non è un’altra cosa. È la stessa
Chiesa di cui anche noi facciamo parte. Siamo noi, ma c’è anche tutto il mondo dei
Santi, di coloro che ci hanno preceduto nel segno della fede.
E poi è Chiesa anche quella cosiddetta “purgante”, fatta dai nostri cari defunti,
fratelli e sorelle morti che, pur salvati e ormai nelle braccia di Dio, hanno bisogno
ancora di purificazione per entrare nella pienezza della Luce. È questo tra l’altro il
motivo per cui in ogni Messa si ricordano i morti, si prega per loro, e si fanno celebrare
Messe in suffragio dei defunti. Sono Chiesa anche queste persone che pur essendo salvi,
hanno bisogno ancora di purificazione, e per questo della preghiera di noi. Essi non
possono più pregare per sé, siamo noi che possiamo pregare per loro. I Santi possono
pregare per noi e per loro; chi è nel Purgatorio non può pregare per sé. Noi invece
possiamo pregare per loro, ed è un gesto di grande carità. “Pregare Dio per i vivi e per i
morti” è una delle 7 opere di misericordia spirituale, non dimentichiamolo.
La Chiesa dunque è popolo in cammino lungo la storia, ma anche popolo giunto
nella terra promessa o in via di entrarvi. E quando si celebra l’Eucaristia tutta la Chiesa
è presente, quella del cielo e quella della terra. E infatti in essa si ricordano i Santi, si
ricorda la Madonna, come persone vive, reali; si ricordano i defunti, ugualmente come
viventi. La S.Messa è davvero la concentrazione più intensa di tutto il mistero cristiano.
La realtà che ho descritto è detta “Comunione dei Santi”. E nel Credo noi lo
confessiamo: “Credo la comunione dei Santi” La comunione dei Santi vuol dire
innanzitutto che siamo tutti uniti dalla partecipazione alle cose Sante: la fede, la Grazia
di Cristo. Siamo tutti accomunati dalle cose Sante. In secondo luogo significa proprio
quello che stavo dicendo: la comunione tra le persone Sante; noi santi per Grazia, ma
non ancora Santi in effetti; i Santi del cielo già come Santi realizzati; i Santi del
Purgatorio come ancora bisognosi di purificazione. Questa è la la bellissima comunione
dei Santi. Non più tardi dello scorso week-end abbiamo celabrato la festa di Ognissanti
e dei defunti: non avrebbe senso ricordare – anche liturgicamente e in parte
solennemente – queste due ricorrenze se non credessimo alla Chiesa invisibile e alla
comunione dei santi.
Concludiamo con un pensiero a Maria che noi veneriamo in particolare come
“Madre della Chiesa”. Così, al termine del Concilio Vaticano II, Papa Paolo VI volle
definire Maria. Maria è Madre della Chiesa perchè è madre di Cristo. Madre del capo,
ella è madre anche del corpo di Cristo, come ci ricorda il catechismo della Chiesa
Cattolica (964 – 968) e, prima ancora il Concilio nella Lumen Gentium (LG 61): “Ella
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ha cooperato in modo tutto speciale all'opera del Salvatore, con l'obbedienza, la fede, la
speranza e l'ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo
è stata per noi la Madre nell'ordine della grazia ».
Maria, Madre della Chiesa ci aiuta ad essere Chiesa perché lei in fondo è
l’esempio più luminoso del Popolo di Dio. Quello che è Maria, dovrebbe essere la
Chiesa. Quello che ha fatto Maria, il suo “sì”, ciò che ha operato, è quello che è
chiamata a operare la Chiesa. Dobbiamo rivolgerci a lei con venerazione, con amore,
con un culto che non è ovviamente quello che dobbiamo a Dio – perché solo a Dio
dobbiamo l’adorazione, a Maria dobbiamo la venerazione – ma è un segno vero di
affetto. Ella è la “icona” della Chiesa, immagine della Chiesa, segno di consolazione e
di beata speranza. Colei che appunto cammina davanti al popolo di Dio e che Dio in
qualche modo ha voluto che non fosse solo in Paradiso ma fosse anche con noi sulla
terra.
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