la Repubblica VENERDÌ 4 LUGLIO 2014 42 R2Diario CONTATTI [email protected] WWW.REPUBBLICA.IT DI REPUBBLICA Dietro la dichiarazione dell’Isis che ha proclamato uno Stato musulmano compreso tra l’Iraq e la Siria è nascosta la strategia di marketing di una nuova jihad Califfato Il mito islamico rinato a favore dei media LE CITAZIONI BERNARDO VALLI ADAM SMITH ricreare il “califfato” non basta una striscia di territorio che va dalla provincia irachena di Diyala alla siriana città d’Aleppo. Il gruppo di militanti integralisti armati che ha annunciato la rinascita di quell’istituzione religiosa e politica rappresenta molto poco per il miliardo e mezzo di musulmani sparsi nel mondo. L’iniziativa non è tuttavia banale. Vuole essere un’aperta sfida all’Occidente, e a quella parte dell’Islam accusata di essere al suo servizio. Questo è chiaro. Può anche avere toccato la sensibilità di non pochi credenti raggiunti dalla dichiarazione lo scorso weekend, proprio mentre iniziava il digiuno diurno del Ramadam. P ER L’impero dei califfi fu il primo Stato in cui il mondo sperimentò quel sistema di pace fondamentale per coltivare le scienze History of Astronomy, 1869 BERNARD LEWIS Durante tredici secoli il califfato attraversò varie vicissitudini ma è rimasto sempre un potente simbolo dell’unità musulmana The New Yorker, 2001 EDWARD W. SAID L’islam sviluppò una scuola modernista inadatta al mondo moderno: mahdismo, nazionalismo, il risorgere del califfato Orientalismo, 1999 { Un periodo di particolare fervore religioso. Il momento è stato scelto dai promotori con gli stessi principi che regolano la nostra società dei consumi. Hanno puntato su una stagione propizia. Ed è secondo la stessa mentalità, non proprio adeguata alla tradizione musulmana, che hanno accorciato il nome iniziale (Stato islamico in Iraq e nel Levante), adottando il più breve e incisivo Stato islamico. Un cambiamento tutt’altro che in- tutto questo è comprensibile. Non è comunque “storica” la significante, perché non designando più un paese e una re- proclamazione del califfato. Sagione, sparisce la limitazione rebbe azzardato definirla tale. geografica e risalta il carattere Contraddizioni e improvvisauniversale. Lo Stato islamico ha zioni mettono in luce la scarsa molte pretese: scavalca ideal- credibilità. Sarebbe stato più mente le frontiere, vuole esten- sensato se i promotori dello Stadere l’influenza a tutta la comu- to islamico avessero annuncianità musulmana, ricalcando il to la nascita di un semplice emicaliffato dei secoli scorsi. rato. Il quale implica un’estenMa come per le preoccupazio- sione territoriale più modesta, e ni mediatiche sui tempi dell’an- comporta meno ambizioni relinuncio, chi ha lanciato l’idea si è giose. I Taliban, non certo esemrivelata vittima dell’influenza plari nella moderazione, pur ococcidentale. Nessun califfato si cupando il novanta per cento è definito nella storia Stato isla- dell’Afghanistan, si sono limitamico. Nell’Impero Ottomano, ti a dichiarare un emirato. Cosi sua ultima sede, si diceva, è ve- hanno fatto gruppi ispirati da Al ro, “Sublime Stato”, ma si usava Qaeda, nello Yemen e nel Mali. soprattutto “Sublime porta”. Non si sono montati la testa al Gli integralisti sono stati ispira- punto da lanciare l’idea di un cati piuttosto, sia pure inconscia- liffato. Avrebbero fatto sorridemente, dallo Stato — nazione di re. Nel fanatismo non manca del stampo europeo. Il quale ha po- tutto il senso della misura. co in comune con i valori all’oriSe i guerriglieri con le bangine del califfato. Il cui caratte- diere nere che spadroneggiano re universale, religioso anche se tra la provincia irachena di nei secoli politico e guerriero Diyala e la città siriana di Alepper lunghi tratti, non consente po, zone a stragrande maggiodi riconoscersi formalmente dei ranza sunnita, non suscitano confini. Il califfato non è acco- ironia, ma orrore, è perché hanstabile al papato. È un’altra co- no fatto precedere la proclamasa. Ma a un cristiano, che abbia zione del califfato con decapitasoltanto sfogliato i libri di testo zioni, crocifissioni e profanazioriguardanti la propria storia, ni di santuari sciiti, sufi e cri- L’IMMAGINE “La guardia del califfo” raffigurata in una miniatura del 1237 tratta dal manoscritto Le Sedute di Al-Hariri di Bagdad stiani. E perché li hanno pubblicizzati, mostrando video e fotografie, come se si trattasse di lanciare un prodotto o una moda. Anche la pretesa nascita del califfato rientra nella grande operazione mediatica. È stato un colpo di scena. Persino il dottor al-Zawahiri, successore di Bin Laden alla testa di Al Qaeda, e grande esperto in terrorismo, si è scandalizzato. Ha capito che l’annuncio del califfato era un episodio, un > SILLABARIO colpo basso, nella gara tra gruppi jihadisti. Per questo l’ha condannato. Al-Zawahiri li conosce bene quei suoi discepoli smarriti. Un tempo li ispirava Al Qaeda. Concorrente dello Stato islamico, in Siria, è ad esempio Jabath al-Nusra, altro gruppo radicale sunnita. È stato al-Baghdadi, nato Brahim al-Badri nella città irachena di Samarra, a dichiarare il califfato e quindi a promuoversi califfo. Alle origini era il modesto chierico in una CHRISTOPHER HITCHENS Califfato OME i nazisti, i gruppi della jihad hanno un desiderio di morte che costituisce il marchio del loro nichilismo. L’obiettivo di una sfida mondiale da parte di un’oligarchia dotata di geni teutonici, che può uccidere o rendere schiave altre “razze” secondo il proprio bisogno, non è più irrealizzabile dell’idea che un singolo Stato, per non parlare del mondo intero, possa essere governato dai precetti di un presunto libro sacro. Questo folle schema inizia col disconoscere i talenti (e i diritti) di metà della popolazione, vede con superstiziosa ripugnanza gli interessi finanziari, e invoca il diritto dei musulmani a imporre ai non credenti balzelli speciali e confische. Nemmeno l’Afghanistan o la Somalia, scenari delle avanzate più estreme sinora realizzate dalle forze a favore del califfato, potrebbero essere governate a lungo in questo modo senza generare miseria e declino. C © RIPRODUZIONE RISERVATA moschea sunnita, poi si è diplomato in pedagogia all’Università di Bagdad. La sua esperienza come terrorista è stata lunga, durante l’occupazione americana dell’Iraq. Quando furono tagliate e poi mostrate le teste di alcuni ostaggi occidentali lui era un giovane gregario. In seguito ha fatto carriera e ha fondato un suo movimento, fino a farne lo Stato islamico. Oggi è abbastanza sfacciato da considerarsi un discendente di Abu Bakr, il primo califfo. E califfo significa successore. Bakr fu appunto il successore di Maometto, alla sua morte, nel Settimo secolo. Come istituzione il califfato è rimasto al centro dell’Islam. Ha condotto alla rottura tra sunniti e sciiti, rivali nella lotta di successione al Profeta, e adesso ancora a confronto sul piano comunitario e religioso, in Iraq e in Siria. A fasi alterne, nei secoli, il califfato ha rappresentato una forza militare o ha esercitato un’autorità religiosa, o un’istituzione simbolica. O le due insieme. La sua ultima dimora è stato l’Impero ottomano, dissoltosi in seguito alla Grande guerra. Nel 1924 la Turchia repubblicana l’ha abolito. La sua rinascita è rimasta un’aspirazione avvolta nel mito. Alcuni movimenti (ad esempio il Partito della Libertà, Hizbal Tahrir, che conta un milione di aderenti nel mondo musulmano, e la stessa Al Qaeda) ne hanno proposto con più o meno insi- Il testo del Sillabario è tratto da The Enemy di Christopher Hitchens, scritto dall’autore nel 2011, dopo la cattura e l’uccisione di Osama Bin Laden. Hitchens è stato giornalista e saggista britannico naturalizzato statunitense. Ha scritto, tra gli altri, Consigli a un giovane ribelle e Dio non è grande (Einaudi). È morto il 15 dicembre 2011 GLI AUTORI { { IL SILLABARIO Renzo Guolo insegna Sociologia e Sociologia delle religioni presso le Università di Trieste, Padova e Torino. Tra i suoi saggi, L’Islam è compatibile con la democrazia?, Il fondamentalismo islamico e La via dell’Imam (tutti pubblicati da Laterza). Di Bernardo Valli, inviato in tutto il mondo, è in via di pubblicazione la raccolta dei reportage 43 La sfida di Al Baghdadi per la leadership e l’attacco interno ai rivali di Al Qaeda LE TAPPE I LIBRI Ecco come si costruisce il successore di Maometto nel mondo globalizzato RENZO GUOLO LE ORIGINI “Califfo” in arabo è il titolo attribuito ai successori di Maometto, che muore nel 632 d.C. Il primo è Abu Bakr LE DINASTIE Nel 661 salgono al potere gli Omayyadi che arrivano in Spagna. Nel 749 è la volta degli Abbassidi GLI OTTOMANI Bagdad viene distrutta nel 1258. Il titolo di califfo è assunto dal sultano ottomano fino al 1925 stenza la ricostituzione. Al-Baghdadi è andato oltre le intenzioni: l’ha proclamato. Il suo è il primo avventuroso ma concreto tentativo di realizzarlo sul serio. Molti musulmani hanno aderito al nazionalismo, opposto all’idea di califfato, altri sono repubblicani o democratici. Ma i gruppi radicali hanno guadagnato terreno. Li hanno favoriti i rais (come l’egiziano Mubarak o il tunisino ben Ali) che giustificavano l’autori- tarismo e la corruzione con la necessità di opporsi al fanatismo religioso. Il conflitto israelo-palestinese, gli interventi americani nei paesi musulmani, il fallimento economico di molti paesi arabi hanno fatto il resto. Le “primavere” (con l’eccezione tunisina) sono svanite e con loro, almeno per adesso, i progetti democratici. Il califfato di al-Baghdadi sembra un’allucinazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ISIS Lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante nasce nel 2000, fondato da al-Zarqawi, rivale di Bin Laden OME si diventa califfo nell’era globale? E chi riconoscerà Abu Bakr al Baghdadi, come successore o delegato, questo è il significato del termine arabo khalifa, del Profeta Muhammad? Al Baghdadi è stato scelto, in un’elezione secondo carisma, dal Consiglio della Shura dell’Isis, una sorta di assemblea consultiva che si pronuncia sulle questioni politiche più rilevanti e legittima le decisioni del leader del gruppo. Il carisma, il dono straordinario riconosciuto dai suoi seguaci, il misterioso Al Baghdadi, l’ha guadagnato sul campo. Riorganizzando una jihad che sembrava ormai alle corde. Partecipando al conflitto in Siria, l’Isis ha allargato il suo teatro d’azione sino alle provincie sunnite di quel paese. Scelta che ha consentito al gruppo di aprirsi un passaggio verso la Turchia, via privilegiata dei flussi di volontari, armi, denaro, rifornimenti. Sino a esercitare il controllo di un territorio transfrontaliero divenuto l’embrione del futuro Stato Islamico. Un indubbio successo politico e militare: in pochi anni l’Isis è divenuto il magnete che ha attirato centinaia di mujahidin provenienti dal Caucaso e dall’Europa, dalla Penisola arabica e dall’Asia Centrale e si è misurato con forme di governo territoriale meno semplificatrici, anche se non meno brutali, di quelle sperimentate dai qaedisti al tempo di Zarkawi. Riuscendo a coalizzare attorno alla sua linea, buona parte del mondo sunnita tra Iraq e Siria. Un mondo, in crisi di rappresentanza, deciso a regolare una volta per tutte i conti con il potere sciita e alawita. Anche alleandosi con il radicalismo islamista. Proclamando autonomamente la rinascita del Califfato, l’Isis ha lanciato una sfida dall’enorme rilevanza simbolica alla stessa galassia qaedista. Mostrando come uno dei nodi problematici dell’islam, l’essere una religione senza centro, priva di Ha attirato centinaia di mujahidin autorità riconosciuta da tutti, si riverberi anche in quel magmatico campo. La Shura delprovenienti dal Caucaso l’Isis ha operato secondo i principi del diritto e dall’Europa, dalla Penisola dinamico, pratica che, nella teoria radicale, arabica e dall’Asia Centrale consente alla comunità composta dai combattenti del jihad di assumere ritenute solo apparentemente non in linea con le fonti della tradizione. Qui, nel regno del Dio del Politico, sovrano è davvero chi decide nello stato d’eccezione. Forte del suo successo operativo, l’Isis, in una sorta di leninismo religioso, ha deciso di proclamare califfo Al Baghdadi. Quel che resta di Al Qaeda storica, in particolare la leadership di Zawahiri così come le diverse articolazioni regionali, è stato ignorato. Difficile che Al Qaeda nella Terra dei Due Luoghi santi, la penisola araba, o l’Aqmi, le due organizzazioni più forti della rete jihadista, accettino il patto di sottomissione al nuovo Califfo. La crisi di consenso di Zawahiri è anche la crisi delle leadership centralizzate, ritenute incapaci di leggere le esigenze locali del campo del jihad. Agli occhi di molti al Baghdadi è, dunque, innanzitutto il Califfo dello “Stato Islamico”. Anche se la sigla originaria dell’organizzazione ha perso due delle quattro lettere dell’acronimo, Iraq e Sham (Levante), nell’intento di proporsi come centro unitario. Esaltando così il carattere transnazionale del mito di fondazione dell’islam, che si vuole comunità su base religiosa e non nazionale. E rilanciando la lotta contro le frontiere tracciate dai geografi occidentali dopo la fine dell’impero ottomano. I nuovi seguaci del Califfo iracheno immaginano, per ora, uno Stato islamico sul territorio delle provincie sunnite un tempo teatro dello splendore dell’era abbaside. Ma, in prospettiva, il sogno è quello di riconquistare ogni terra che sia stata musulmana o dove vi siano dei musulmani, dall’Africa all’Europa sino all’Asia. Ovviamente l’ardita pretesa egemonica del nuovo Califfo dipenderà dal suo successo. Se davvero conquistasse Bagdad, distruggesse i luoghi santi alidi di Najaf e Kerbala, sconfiggendo gli odiati sciiti e facendo tremare le “potenze crociate”, quella legittimità sarebbe acquisita una volta per tutte. Ma il progetto di Al Baghdadi ha troppi nemici per riuscire. E molti, anche in campo jihadista, dove le rivalità e i personalismi prosperano, stanno a guardare. C © RIPRODUZIONE RISERVATA BERNARD LEWIS La costruzione del Medio Oriente Laterza Le origini della rabbia musulmana Mondadori Gli arabi nella storia Laterza GILLES KEPEL Oltre il terrore e il martirio Feltrinelli Jihad. Ascesa e declino Carocci TARIQ RAMADAN Maometto. Dall’Islam di ieri all’Islam di oggi Einaudi Islam e libertà Einaudi BAT YE’OR Verso il califfato universale Lindau TAHAR BEN JELLOUN L’Islam spiegato ai nostri figli Bompiani AMIN MAALOUF Le crociate viste dagli arabi SEI MAXIME RODINSON Maometto Einaudi MAOMETTO Le parole del Profeta Newton Compton CHRISTOPHER HITCHENS Dio non è grande. Come la religione avvelena ogni cosa Einaudi DAVID COOK Storia del jihad. Da Maometto ai giorni nostri Einaudi AA. VV. Dizionario del Corano Mondadori