Il sacro - SEI Editrice

annuncio pubblicitario
Percorso 2 ■ Il sacro
Il sacro
In Grecia, come in molte altre civiltà antiche, il mito
originariamente rappresenta l’interpretazione della
realtà. Nella coscienza del primitivo, la terra, che produce gli alimenti necessari per la vita degli uomini, è
una dea feconda, che nutre le stirpi mortali come una
madre allatta i figli. Anche il cielo, sereno o tempestoso, è la manifestazione di un dio, dalla cui benevolenza e dalla cui collera dipendono i cicli dei vegetali e i raccolti, quindi la sopravvivenza di uomini e
animali. Così si diffuse in tutta l’area mediterranea, fra il III e il II millennio a.C., una religione
arcaica che onorava la Grande Madre, detta
anche Potnia, «Signora», a cui era sottoposto un
dio di sesso maschile, di volta in volta figlio, sposo
o amante. In realtà la Potnia era una personificazione della terra e il paredro (cioè la divinità complementare di sesso opposto) rappresentava la pianta alimentare per eccellenza, il grano. Questo
mito esprimeva il rapporto primigenio tra la
terra e il vegetale da essa prodotto, necessario per
la sopravvivenza dell’uomo: questa pianta, al termine del suo ciclo vitale, feconda il suolo dal quale
è germogliata e così la sopravvivenza delle specie
umana è assicurata dalle nozze sacre tra madre e
figlio, cioè tra la terra e le piante alimentari.
Quando, alla fine del II millennio a.C. i Greci scesero dal Nord nella penisola e nelle isole dell’Egeo,
portarono con sé una religione di dei che risiedevano su una montagna altissima della Grecia Statue di divinità
femminili ritrovate
centrale, l’Olimpo, oppure genericamente nel
a Creta: la religione
greca arcaica
cielo: questi dei discendevano da Uranos, il cielo,
onorava la Grande
che si era unito alla Terra, e da suo figlio
Madre.
© SEI 2009 – V. Citti C. Casali L. Fort, Metis
1
Percorso 2 ■ Il sacro
Kronos. Da quest’ultimo nacque Zeus, che regna con i suoi figli nel mondo presente:
al posto degli antichi dei, violenti e orribili, gli dei del clan di Zeus rappresentano un
mondo ordinato anche moralmente, in cui i grandi fenomeni naturali, come le forze che
agiscono all’interno della coscienza degli uomini, sono personificate in una serie di
figure divine. La molteplicità delle forme dell’universo e la varietà delle esperienze che
gli uomini compiono nella loro esistenza trovano espressione in un politeismo riccamente articolato: in esso le tensioni che si verificano nel mondo e nell’animo degli
uomini sono rappresentate come contrasti tra diversi dei.
L’esposizione più compiuta della mitologia greca si trova nell’Iliade e nell’Odissea di
Omero e nella Teogonia di Esiodo. Gli stessi miti continuano ad animare, nei secoli
immediatamente seguenti, le rappresentazioni della poesia lirica,
soprattutto corale, e forniscono il contenuto alla tragedia, che
nell’Attica del V secolo prese il posto dell’epos come testo-base per la
formazione religiosa e politica dei cittadini.
Il politeismo greco sentiva la presenza della divinità negli atti quotidiani e in quelli eccezionali della vita: quando l’uomo combatteva
in battaglia, Ares era con lui; quando sbrigava i suoi affari, Hermes gli era vicino; quando s’innamorava, Afrodite o Eros agivano
accanto a lui o in lui. La riuscita felice degli atti
quotidiani implicava la presenza degli dei, diversi e molteplici in relazione ai molteplici stimoli della vita di ogni giorno.
Gli dei greci, anche se erano rappresentati sull’Olimpo, erano in
realtà presenti negli atti stessi della vita degli uomini. In que-
Zeus, re degli dei, ritratto mentre
scaglia il fulmine.
In questo frammento del fregio del Partenone si riconoscono
Poseidone, Apollo e Artemide,
importanti divinità greche.
© SEI 2009 – V. Citti C. Casali L. Fort, Metis
2
Percorso 2 ■ Il sacro
sto senso uno dei primi filosofi greci, Talete di Mileto, vissuto nel VI secolo a.C., disse
che «tutto è pieno di dei».
Verso l’VIII secolo alla società omerica governata dai re successe la polis e nella nuova
forma di vita associata il politico e il sacro erano strettamente connessi; ai nostri giorni,
quando prevale l’idea della distinzione di queste due sfere, è difficile immaginarne la
fusione. D’altronde il sacerdote di un dio non era una persona consacrata al culto, ma
un magistrato eletto a quella carica per un certo periodo.
E come la religione greca non aveva un clero che costituisse un corpo sociale a sé, così
non aveva un complesso di credenze fisse a cui prestar fede: le religioni moderne hanno
dei dogmi, ai quali deve credere chi le pratica, mentre la religione greca non ne aveva, ma
un poeta poteva inventare un mito diverso per illustrare un diverso modo di sentire il
sacro e nessuno se ne scandalizzava, anzi gli ascoltatori godevano della novità creata
dalla fantasia del poeta.
Non per questo era minore l’importanza della religione nella vita dei singoli e degli
stati: nella Vita di Licurgo scritta da Plutarco, leggiamo che il legislatore di Sparta aveva
ritenuto opportuno far sancire dall’oracolo delfico la costituzione che aveva dato alla
sua patria, mentre Tucidide (il grande storico greco) ricorda un solenne rito di purificazione che lo stato ateniese compì ufficialmente in tutta l’isola di Delo per ordine di
un oracolo, perché gli Ateniesi avevano violato la tomba di un eroe che vi era sepolto.
L’oratore ateniese Licurgo (ma non fu il solo) ritenne opportuno iniziare un discorso di
accusa contro un presunto traditore della patria invocando gli dei che la proteggevano.
Nello stesso discorso, egli ricorda come un antico re di Atene, Eretteo, sempre obbedendo a un oracolo, sacrificò la figlia per salvare la patria da un’invasione straniera, mentre
si racconta che un altro re di Atene, Codro, avendo saputo da un oracolo, durante un
Questa pittura del VI secolo a.C. mostra una scena di sacrificio in onore degli dei.
© SEI 2009 – V. Citti C. Casali L. Fort, Metis
3
Percorso 2 ■ Il sacro
conflitto con Sparta, che la città il cui re fosse stato ucciso dai nemici avrebbe vinto la
guerra, uscì dalla città travestito da mendicante e aggredì a bastonate i primi soldati
spartani che gli si fecero incontro; questi lo uccisero. Quando gli Spartani conobbero
l’evento, disperando di poter avere la meglio, si ritirarono senza combattere. Lo storico
Erodoto racconta che durante la battaglia di Maratona comparvero figure sovrumane
che partecipavano alla battaglia, mentre a Salamina un prodigio preannunciò l’intervento degli dei in sostegno degli Ateniesi.
Ma anche la vita quotidiana di un greco si svolgeva nella presenza continua del
divino: nei crocicchi di Atene si trovavano molti busti del dio Hermes e Alcibiade,
importante uomo politico, fu processato con l’accusa di averne infranti alcuni in una
notte di baldoria; nella campagna intorno ad Atene si trovavano innumerevoli olivi
sacri che non potevano essere abbattuti e perfino i ceppi degli olivi secchi non potevano essere tagliati, sotto pena di morte. Solenni riti con pubbliche processioni
erano celebrati in giorni stabiliti dell’anno in onore di diverse divinità e tutte le attività politiche erano in qualche modo celebrate con la protezione degli dei invocati in
queste occasioni.
Nel corso del V secolo a.C., in Atene diversi filosofi furono accusati di non onorare gli
dei della città: uno di questi, Socrate, fu condannato a morte e morì bevendo la cicuta,
mentre altri, come Anassagora, si salvarono andandosene prima del processo.
Particolarmente significativi sono
gli scritti di Platone riguardanti la
natura e le funzioni di Eros. I Greci
non dubitavano che la forza del
desiderio amoroso, che trascina
uomini e donne ad azioni che in altri
momenti non farebbero e che garantisce la riproduzione del genere
umano, fosse di natura divina e
chiamavano il dio con lo stesso
nome dell’istinto amoroso,
Eros. Ma per Platone Eros è
anche la forza divina che sollecita
alcuni uomini ad andare oltre
l’esperienza sensibile e a ricercare
l’essenza ideale delle cose: esso è
un desiderio intellettuale che
spinge l’uomo alla ricerca della
verità attraverso la filosofia.
Frammento del fregio del Partenone: due giovani conducono un toro
al sacrificio durante un rito.
© SEI 2009 – V. Citti C. Casali L. Fort, Metis
4
Percorso 2 ■ Il sacro
Per noi moderni la parola mito indica qualcosa di favoloso e non vero, mentre per i Greci questa parola indicava una
storia dotata di un significato importante. La poesia del V
secolo e più tardi l’oratoria impiegano il mito per affermare determinati valori che sono riportati all’età eroica,
mentre il dovere di portare aiuto a chi si trova nella
necessità e lo chiede supplicando è espresso dal mito di
Atene che avrebbe accolto i figli di Eracle, perseguitati
dopo la morte del loro padre.
Ancora, il mito della presa di Troia da parte degli
eroi guidati da Agamennone per riportare a suo fratello Menelao la moglie fuggitiva, Elena, è ispirato dall’idea della solidarietà che i Greci dovevano avere tra loro,
nel ricordo della grande e gloriosa spedizione compiuta
da tutta la nazione greca: Isocrate ricordava ai suoi contemporanei la spedizione vittoriosa a Troia per incitarli a
rivendicare la propria libertà contro l’espansionismo persiano
Su questo vaso sono
e anzi li invitava a intraprendere una spedizione in Oriente sul
ritratti i figli di Eracle che
chiedono protezione alla
modello di quella contro Troia. Lo stesso oratore esaltava
città di Atene dopo la
morte del loro padre:
ancora Eracle come fondatore dei giochi panellenici, nei quali
il mito riflette il dovere
i Greci di diverse città si incontravano per gareggiare tra loro e
di portare aiuto alle
persone in difficoltà.
per ammirare la virtù degli atleti, che dimostrava a tutti di
quali imprese fossero capaci i Greci.
Quando il sistema delle poleis entrò in crisi, dapprima a causa delle sanguinose guerre tra le principali città e in seguito per la soggezione imposta loro da Alessandro Magno
e dai suoi successori, anche la religione classica, che era religione della città, perdette la
sua antica efficacia: tra il singolo cittadino e lo stato lontano non esisteva alcuna mediazione, se non i rapporti privati di amicizia e di buon vicinato. Per alcuni spiriti colti
l’equilibrio interiore fu assicurato dalla filosofia, che in quell’epoca si occupò soprattutto del comportamento degli individui e non più della loro vita associata, ma per la maggioranza degli uomini semplici la risposta alle domande fondamentali sull’esistenza
dell’uomo e del mondo venne dalla religione. I culti che si diffusero nel mondo ellenistico, per lo più provenienti dall’Oriente, spesso rispondevano alle esigenze delle
coscienze più efficacemente che non la cultura della polis. Questa era fondata sulla superiorità «naturale» dei liberi sugli schiavi e, nell’ambito della famiglia, degli uomini sulle
donne. I nuovi culti si rivolgevano invece agli schiavi come ai liberi, alle donne non
meno che agli uomini, e promettevano loro soprattutto una salvezza dopo la morte.
Tra i movimenti religiosi che si affermarono, un posto particolare spetta al cristianesimo. Nato all’interno della comunità ebraica palestinese, ben presto si diffuse in
tutto il Mediterraneo e a Roma stessa. Il messaggio cristiano, espresso nei Vangeli e
nelle Lettere degli apostoli, soprattutto di Paolo, annunciava che il figlio di Dio si era
fatto uomo ed era morto su una croce per riscattare i peccati degli uomini e assicura© SEI 2009 – V. Citti C. Casali L. Fort, Metis
5
Percorso 2 ■ Il sacro
re a tutti la possibilità di accedere al regno del Padre. La sua lingua era inizialmente il greco, diffuso in tutto il Mediterraneo
orientale; in greco sono stati composti quasi tutti i documenti
delle prime comunità cristiane e gli scritti che diffondevano la
nuova fede e difendevano il diritto dei credenti a praticarla.
L’ultimo paganesimo, invece, si espresse in uno sforzo di
recupero delle coscienze attraverso l’esposizione dei
miti antichi, come nel caso della Biblioteca attribuita ad Apollodoro, composta in età imperiale
romana. Mentre i poeti della Grecia classica si riferivano ai miti di Omero e di Esiodo considerandoli noti a tutti, anche a chi non conosceva quei poemi,
la Biblioteca è una specie di «catechismo popolare»,
un’esposizione dettagliata delle storie degli dei che ci conferma che la religiosità tradizionale non viveva più come un
tempo nella coscienza della gente, ma doveva essere illustrata a chi non la conosceva.
La stessa crisi è rappresentata in termini diversi dalla
miscredenza di Luciano, che non ha altra fede se non nella
propria intelligenza e nelle sue brillanti capacità di scrittore:
per questo si diverte a parodiare, nei Dialoghi degli dei e nei
Dialoghi dei morti, le antiche credenze sugli dei, mostrandone
le contraddizioni e gli aspetti ridicoli.
Quando poi il cristianesimo, nel IV secolo, divenne religione di stato e cominciò ad adoperarsi per marginalizzare l’antica religione, gli intellettuali pagani produssero un ultimo
sforzo per dimostrare agli animi colti le profonde ragioni e la
grandezza della religione dei loro padri.
Il culto di Iside, divinità di origine orientale di cui vediamo qui una statua, si diffuse
nel mondo ellenistico.
6
© SEI 2009 – V. Citti C. Casali L. Fort, Metis
Scarica