IOARCH Costruzioni e Impianti [ n. 42/2012] Essenze stagionali Oltre 700 alberi in circa 1700 metri lineari di sviluppo di vasche in facciata: Bosco Verticale Confalonieri: 54 alberi grandi, 108 alberi medi, 95 alberi piccoli Bosco Verticale De Castillia: 65 alberi [ n. 42/2012] IOARCH Costruzioni e Impianti piantagione delle specie Le strutture destinate ad ospitare circa 17.000 presenze arboree, risultano anch’esse innovative e all’avanguardia. 119 alberi 1 2 3 4 di grandi dimensioni 360 alberi di media altezza 5 Il verde pensile di Bosco Verticale è il risultato di uno studio durato più di due anni. Trattandosi di un progetto senza precedenti tutte le considerazioni preliminari e le verifiche di fattibilità, sia sotto il profilo botanico sia dal punto di vista vivaistico, logistico, costruttivo e di sicurezza sono stati pianificati attentamente. La scelta delle essenze e la loro distribuzione, nel progetto dell’agronomo Laura Gatti con la collaborazione di Emanuela Borio, coniugano l’aspetto architettonico e quello 232 alberi 6 di piccole dimensioni 7 9 8 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. Amelanchier Fagus Parrotia Prunus Prunus sub. ‘Autumnalis’ Acer campestre Corylus colurna Gleditschia Malus ‘Profusion’ 4.300 arbusti da fiore più di 30 specie diverse estetico con considerazioni riguardanti gli orientamenti delle facciate e le altezze, la superficie delle chiome e la permeabilità all’aria, la resistenza al vento e all’ambiente urbano, le caratteristiche igieniche, scartando le piante che possono causare allergie e quelle che risultano facilmente attaccabili da parassiti. Ogni pianta, precedentemente coltivata in vivaio, al fine di soddisfare pienamente le esigenze progettuali, una volta messa a dimora sui terrazzi, sarà successivamente messa in sicurezza tramite un ancoraggio ad una fune, la quale eviterà la possibile caduta di rami o tronchi. Il controllo e la gestione del sistema del verde saranno centralizzati, con l’opportunità del residente, nel caso in cui lo desideri, di occuparsi della loro piccola porzione di bosco. La presenza di questo vestito arboreo, oltre a portare notevoli benefici ambientali, come l’isolamento acustico, il filtraggio delle polveri sottili e la produzione di ossigeno, non consumerà acqua potabile per l’irrigazione. Grazie ad un sistema di pompe di calore e sensori, verrà utilizzata l’acqua non potabile già utilizzata per gli impianti termici. architetture religiose strutture per invaso arper Le strutture destinate ad ospitare circa 17.000 presenze arboree, risultano anch’esse innovative e all’avanguardia. Per gli alberi ganci e vincoli di sicurezza [6] La peculiarità del progetto strutturale sta nella definizione attenta di temi quali i carichi statici, gli sbalzi, le esigenze architettoniche e la messa in sicurezza degli alberi. Le sollecitazioni alle quali ogni terrazzo a sbalzo deve resistere sono infatti quelle di carico verticale dato dal peso di alberi che raggiungono un’altezza fino a 6 metri e di carichi orizzontali dati dalle sollecitazioni dinamiche del vento. Un dimensionamento delle vasche destinate ad accogliere oltre a 5 metri cubi di terra, il rinforzo della rete elettrosaldata del fondo, su cui faranno presa le radici degli arbusti, prove di resistenza all’aria effettuate nella galleria del vento del Politecnico di Milano per testare la resistenza degli alberi, la cui crescita stimata è tra i 6 e i 9 metri di altezza. A tutto questo si affianca un progetto di sicurezza, il quale prevede tre livelli di protezione: un dispositivo di vincolo tem- poraneo (ancoraggio degli alberi al fondo della vasca tramite cinghie di vincolo nella zolla), un dispositivo di vincolo di base (fissaggio degli alberi ad una fune di ritenuta ancorata al terrazzo soprastante), un dispositivo di vincolo ridondante (per alcuni alberi, una cesta d’acciaio di vincolo della zolla alla struttura in cemento armato). Nulla è lasciato al caso, al fine di rendere possibile lo sviluppo in verticale di una superficie verde di circa 10.000 mq ■ Tra terra e cielo L’architettura dei luoghi di culto ha sempre assunto una forte connotazione simbolica, dalle prime chiese rupestri alle piramidi, eterno segno del potere dei faraoni, ai grandi templi dell’età ellenistica. L’architettura ha prodotto dei modelli che nelle varie civiltà si sono evoluti, raggiungendo vette di perfezione. Per rimanere nell’ambito della cristianità, il riferimento non può non considerare le grandi cattedrali romaniche, gotiche e le chiese barocche, soprattutto quelle di Bernini e Borromini, ma anche quelle situate in aree periferiche come il barocco Leccese e il barocco del Val di Noto, dove eccellenti architetti, facendo un uso estremamente moderno del materiale dell’epoca, la pietra, hanno prodotto alcuni edifici sacri che rappresentano davvero uno spazio simbolico “tra terra e cielo”. Vorrei citare l’opera di Rosario Gagliardi e i suoi capolavori del S. Giorgio di Ragusa Ibla e del S. Giorgio di Modica, imponenti chiese svettanti sul paesaggio con le loro altissime facciate torri. L’architettura moderna si è confrontata con il tema del sacro producendo molti capolavori, da Ronchamp di Le Corbusier alla piccola chiesa di Riola di Alvar Aalto. Giovanni Michelucci ha lungamente esplorato il tema, dandogli un significato comunitario con le sue chiese assembleari di San Marino e Longarone, oltre alla grande tenda che accoglie i pellegrini della chiesa dell’autostrada del Sole a Campi Bisenzio. Le nuove chiese progettate negli ultimi anni, pur approfondendo il tema dello spazio sacro, si caratterizzano per una estrema varietà di risultati formali, come appare evidente anche dagli esempi pubblicati. Non esiste più un modello codificato e l’esito del progetto è strettamente correlato con la cultura e la sensibilità del progettista, il che riflette bene la contraddizione tra omogeneità e frammentazione del mondo contemporaneo. Gaetano Manganello Sopra, Cathedral Folds, progetto di Axis Mundi per una nuova cattedrale a Strasburgo (a pag. 11). IOARCH Costruzioni e Impianti [ n. 42/2012] [ n. 42/2012] IOARCH Costruzioni e Impianti spettacolare soprattutto di notte, quando le luci artificiali interne filtrano attraverso l’involucro esterno. Rivolto verso il corso d’acqua, il fronte maggiore della chiesa presenta un lungo porticato che lega i tre accessi all’edificio con i locali della parrocchia. L’ingresso principale è posto a sud, sul principio dell’asse orizzontale e tangente al campanile triangolare a punta: all’opposto, sul lato nord un ulteriore passaggio collega gli uffici parrocchiali e le aule per la cultura religiosa con la zona della sacrestia e con l’edificio di culto. Un terzo accesso è collocato lungo l’asse minore perpendicolare al corpo della chiesa, in direzione di un ponte pedonale in legno posto come attraversamento del corso d’acqua. Al centro della chiesa, fulcro visivo e simbolico, la liturgia Eucaristica e la liturgia della Parola sono officiate sulla pedana di pietra rialzata del presbiterio. Su di essa son posti uno di fronte all’altro lungo l’asse centrale dell’aula l’altare a base rettangolare e l’ambone per le letture e la predica. Il tabernacolo del S.S. Sacramento è collocato nella cappella invernale, uno spazio in separato dalla sala liturgica da una parete vetrata inclinata e facilmente accessibile durante la celebrazione. La cappella invernale è direttamente collegata attraverso la parete vetrata con la sacrestia, che apre il percorso del sacerdote attraverso l’assemblea dei fedeli. Sul perimetro della chiesa, lungo il lato maggiore est che presenta una progressione ritmica di pareti spezzate, sono disposti i “segni” liturgici. Partendo dall’estremità sud dell’edificio, il battistero è posto sotto la torre campanaria triangolare, con il fonte sezione di parete perimetrale lato sud-est L’ingresso principale della Chiesta è una fenditura di vetro posta tra la torre del campanile a pianta triangolare e il portico laterale che conduce ai locali della parrocchia. Sotto, sezione del prospetto visto dal lato ovest. Chiesa della Trasfigurazione A Mussotto d’Alba, immersa nel verde e in prossimità di un corso d’acqua, la chiesa progettata dallo studio Archicura si dispiega verso l’alto come una tenda, e dalle capanne nomadi prende ispirazione anche per l’organizzazione degli spazi interni, con la liturgia della Parola al centro dell’assemblea. La conformazione allungata dell’area su cui sorge il complesso della Trasfigurazione, a ridosso di un canale artificiale, spiega l’andamento orizzontale della chiesa e dell’annesso corpo secondario contenente le opere parrocchiali a piano terra, la casa canonica al primo piano e un piano interrato sottostante, con salone e locali accessori. La caratteristica principale della chiesa è la sua forma a capanna: come un telo che si svolge [8] per azione del vento, il manto di copertura è rivestito da pannelli di lamiera in lega di zinco-titanio di colore grigio cangiante, sostenuti da una struttura nascosta in ferro. Strette fenditure vetrate in parte fisse e in parte apribili sono poste sulla sommità del tetto e sulle pareti laterali e permettono alla luce naturale di raggiungere l’interno della sala principale. Simili a squarci attraverso il tessuto, le vetrate hanno un effetto Squarci di luce con Poliedra-Sky 50 S METRA Via Stacca, 1 - 25050 Rodengo Saiano (BS) www.metra.it Poliedra-Sky 50 S, il sistema METRA a montanti e traversi in alluminio, consente la realizzazione di facciate continue verticali e inclinate di forme e dimensioni particolari con un’ampia gamma di soluzioni, sia dal punto di vista funzionale che estetico (coperture, piramidi, verande). La versatilità architettonica del sistema deriva anche dall’aspetto esterno “tutto vetro” o con bordo perimetrale, e dalle elevate prestazioni di tenuta e isolamento termico. Il sistema consente l’inserimento di moduli trasparenti o ciechi, vetrati pannellati con spessori variabili da 24 mm a 32 mm. La struttura a montanti e traversi (50 mm di ingombro in prospetto) consente di occultare i cablaggi in appositi alloggiamenti ispezionabili. Inoltre Poliedra-Sky 50 S, come Poliedra-Sky 50 CV, Poliedra-Sky 50i, Poliedra-Sky 60, può essere integrato con un nuovo apribile a sporgere, a taglio termico, in diverse versioni (strutturale, semistrutturale, con vetro ad infilare, con vetro piano) e portata da 180 fino a 300 kg. [9] IOARCH Costruzioni e Impianti [ n. 42/2012] [ n. 42/2012] IOARCH Costruzioni e Impianti battesimale visibile attraverso una parete vetrata. Sulla soletta che copre l’ingresso principale della chiesa è collocato l’organo, con le canne in legno e metallo dischiuse come come steli vegetali. Seguono la schola cantorum, disposta nel settore vicino all’organo a lato del battistero, la cappella invernale e la cappella del Sacramento. Dall’altra parte, ai due estremi del fianco ovest principale sono disposte le due sale della conciliazione, chiuse da pareti verticali che si alzano fino alla struttura della copertura a tenda. Gli interni della chiesa sono dominati dalla luminosità del bianco delle pareti intonacate con rasatura a calce e delle superfici interne della copertura rivestite da lastre inclinate di cartongesso supportate da sottostrutture metalliche zincate. Alcune lastre sono forate per garantire l’assorbimento acustico, altre sono piene, lisce e riflettenti, disposte in modo da favorire la diffusione sonora ed evitare gli echi di riflesso. Un tocco di colore è dato dal pavimento rivestito in resina pigmentata blu, con una parte centrale in cemento bianco sulla quale è raffigurato un pesce, simbolo cristiano. Al di sotto della pavimentazione passano le condotte sintetiche per il riscaldamento radiante a bassa temperatura. Archicura Fondato nel 1994 dagli architetti Paolo Dellapiana (1967). Francesco Bermond des Ambrois (1966) e Ugo Dellapiana (1939), lo studdio Archicura rivolge una particolare attenzione al benessere fisico e psicologico trasmesso dall’architettura attraverso forme, materiali, funzionalità e rapporto con l’ambiente. Sperimentando in tutti i campi della progettazione, da residenze private a edifici pubblici a grandi opere di qualificazione territoriale, lo studio ha partecipato a numerosi concorsi nazionali e internazionali. Un esempio è il disegno per la nuova stazione di Porta Susa di Torino in collaborazione con l’architetto giapponese Kisho Kurokawa nel 2001. Il motto di Archicura è di Goethe: “l’architettura è musica sospesa, è come la musica apparirebbe se la si potesse vedere”. Da sinistra; Ugo Dellapiana, Paolo Dellapiana, Francesc Bermond des Amboris, Paola Von Arx, Alessandra Paracchi, Diego Stefani, Alexandra Von Bassewitz. Gotico 2.0 A destra, le sedute per l’assemblea dei fedeli in legno laccato e acciaio sono disposte a semicerchio intorno alla pedana centrale sopraelevata che ospita l’altare. (foto ©PEPE fotografia, Torino) Come tutti I visionari, anche John Beckmann, titolare dello studio di New York Axis Mundi, fatica a riscuotere l’apprezzamento dei colleghi, specialmente se si permette di immaginare una nuova cattedrale per Strasburgo e i suoi render collocano l’idea in una piazza di Varsavia, come perfidamente I blog non hanno mancato di documentare. complesso parrocchiale della Trasfigurazione Luogo Mussotto d’Alba (Cuneo) Committente Diocesi di Alba Anno di realizzazione 2007-2009 Progettisti Paolo Dellapiana, Ugo Dellapiana, Francesco Bermond des Ambrois Collaboratori Ing. Massimo Cirio, strutture in cls; Ing. Paolo Minuto, strutture metalliche Committente Diocesi di Alba Impianto termico Ing. Francesco Gobino Impianto elettrico P.I. Alessandro Olivero Impresa esecutrice Barberis Aldo s.p.a. Fonte battesimale Il battistero è collocato sotto la torre campanaria triangolare all’estremità sud della chiesa, protetto da una parete vetrata che lo rende visibile sia dall’esterno dell’edificio che dall’interno dell’aula liturgica. La grande vasca del fonte battesimale permette sia la normale abluzione per bambini che l’immersione completa nel caso di battezzandi adulti. [ 10 ] Planimetria generale della chiesa Ma indipendentemente dal luogo dove potrebbe sorgere, purchè sia in Europa, il concept di questa architettura è geniale, e maestoso come solo il gotico giunse ad essere. Una serie di archi ogivali in cemento creano volumi di pura luce e nascondono all’esterno la tradizionale pianta a croce latina in cui si articolano gli spazi interni, a una navata e transetto, dove il puro minimalismo dell’interno si riflette nelle colonne esagonali in bronzo del pulpito, ispirate alle colonne basaltiche della Giant Causeway nell’Irlanda del Nord. A questa immaginaria cattedrale si accede da un livello posto sotto la facciata principale, sulla quale le forme del gotico tradizionale riemergono, digitalizzate in pixel di pietra collocati a sporgenze sfalsate, come un enorme bassorilievo a riprodurre la facciata di una autentica cattedrale gotica (nei render Axis Mundi ha preso ad esempio il Duomo di Milano) leggibile diversamente secondo le ore del giorno e l’ombra che i “pixel” in pietra di volta in volta proiettano sulla liscia superficie in cemento. Ci vollero più di quattrocento anni per completare la cattedrale di Notre Dame di Strasburgo, la seconda chiesa più visitata di Francia (le difficoltà finanziarie non mancavano nemmeno nel Medioevo). Icone del loro tempo, la costruzione delle cattedrali gotiche impose la ricerca di nuove soluzioni costruttive e fu motore di innovazione. Oggi le grandi architetture celebrano gli Stati, la potenza già stanca del petrolio e i capitali globali, mentre la consolazione delle masse viene affidata a teatri e auditorium, ma siamo sicuri che la torre di Deutschebank sia più contemporanea di una nuova cattedrale? XEctae reici bearis ad quiderciate eatur? Qui simaionsed et aut quos inctur maximus sitias quo ma nam suntisc imporerianda nus. Rumque sandandiae voluptur moluptat ello odi iur, nossus venitio Proposta per una nuova cattedrale a Strasburgo Data 2010/2011 - Slp 2.300 mq Design Team John Beckmann, Masaru Ogasawara e Viviane Liao Renderings e diagrammi Viviane Liao and Masaru Ogasawara © 2010-2011 Axis Mundi [ 11 ] IOARCH Costruzioni e Impianti [ n. 42/2012] [ n. 42/2012] IOARCH Costruzioni e Impianti chiesa del cristo risorto Nella campagna bresciana, un edificio di culto circolare rimanda a una visione simbolica d’insieme che si rivela in ogni dettaglio, dai materiali impiegati all’organizzazione dello spazio padiglione di meditazione Acqua, luce, terra e aria animano una piccola oasi dedicata al raccoglimento spirituale e priva di qualsiasi riferimento religioso diretto Il padiglione è parte integrante del Centro di Cardiochirurgia “Salam” realizzato in Sudan per conto dell’organizzazione umanitaria Emergency, unico complesso in un’area di dieci milioni di chilometri quadrati e trecento milioni di abitanti che fornisce assistenza gratuita ai pazienti. Il progetto ha rappresentato una sfida per lo studio italiano TAMassociati, specializzato in realizzazioni di carattere sociale: realizzare per un luogo di cura uno spazio di preghiera che racchiudesse la complessità spirituale di un paese con una popolazione composta per il 70 % di fede musulmana e il 30% da cristiani e altri fedi religiose e flagellato nel corso degli ultimi venti anni Padiglione di meditazione e preghiera Anno di realizzazione 2007 Luogo Karthum, Repubblica Federale del Sudan Progetto Tam Associati [ 12 ] da sanguinose guerre inter-etniche ma soprattutto inter-religiose. Di conseguenza, i progettisti hanno voluto evitare di dare priorità a qualsiasi forma di culto per creare uno spazio neutrale, in grado di ospitare i momenti di preghiera e di meditazione di fedi diverse. Il padiglione è un formato da due cubi bianchi sfalsati e comunicanti, con una copertura semi-trasparente realizzata con foglie di palma, che fornisce riparo e ventilazione naturale creando trame di luce e ombra negli interni. Bianchi, essenziali, gli ambienti sono caratterizzati dalla presenza di due alberi, elementi naturali all’interno di uno spazio artificiale e unici riferimenti diretti alla sacralità universale della natura assieme all’acqua della grande vasca posta all’esterno del padiglione. Prelevata dal vicino fiume Nilo e poi reimpiegata per l’irrigazione delle aree verdi dell’ospedale, il prezioso elemento naturale abbraccia il microcosmo spirituale e lo distacca dal mondo esterno e profano. Inoltre, rimanda alle purificazioni previste dalla religione musulmana, professata dalla maggioranza dei Sudanesi. Ma, sempre per evitare riferimenti espliciti, il luogo delle abluzioni diventa un semplice spruzzo d’acqua più alto posto prima dell’ingresso, percepito come elemento della vasca d’acqua e privato di ogni connotazione religiosa. A destra; pianta e prospetto A A’ Sotto, gli interni essenziali, privi di qualsiasi decorazione o immagine simbolica, sono animati unicamente dalle ombre della copertura a trama semitrasparente di foglie di palma. (foto ©Raul Pantaleo) Progettata dall’architetto Fabrizio Viola ispirandosi all’architettura del primo romanico, la chiesa si sviluppa seguendo un percorso teologico-simbolico che inizia dalla soglia, un portone in bronzo opera dello scultore bresciano Federico Severino decorato da sculture raffiguranti i quattro evangelisti. Sulla sinistra dell’ingresso, il campanile con pianta triangolare dall’ipotenusa curva segue l’andamento delle pareti esterne. Varcando la soglia d’ingresso si accede al vestibolo, con il battistero collocato sulla sinistra che ospita il fonte battesimale in travertino giallo, opera di Flavio Senoner. L’ambiente circolare destinato all’assemblea dei fedeli è strutturato con una pianta a spicchi di circa 1.000 mq. Sul presbiterio rialzato rivestito in marmo di Botticino e in posizione sfalsata rispetto all’aula, l’altare è il punto focale del progetto: da qui parte una spirale ideale che genera due linee, una esterna e l’altra più piccola interna. Posto sul lato nord, l’abside si apre su una grande vetrata istoriata che fa da sfondo alla statua di Cristo Risorto posta sopra l’altare, opera di Albano Poli. Alla sinistra del presbiterio sono collocati il coro e l’organo. La volta del soffitto è formata da due ampi ventagli di travi in legno lamellare che, in corrispondenza della trave principale, generano due aperture vetrate, la più grande delle quali si trova in prossimità della cuspide d’ingresso. Sulle pareti perimetrali, le stazioni della via crucis intagliate in legno sono opera di Giuseppe Rivadossi, così come gli arredi e i banchi lignei. Per la chiesa sono stati utilizzati materiali attinti prevalentemente dal territorio locale, quale il rivestimento esterno e interno in pietra di Credaro e il marmo di Botticino per il presbiterio. Le pareti in pietra, in combinazione con la volta del il tetto in legno e il pavimento in cotto grezzo, favoriscono l’ottima acustica della sala, utilizzata anche per concerti, in quanto abbattono le eventuali rifrazioni del suono grazie alla loro naturale fonoassorbenza. Il disegno mette in evidenza la conformazione in pianta della chiesa; sulla facciata principale spicca la croce fiammeggiante posta a 30 metri d’altezza. I banchi e gli arredi interni in legno soni stati realizzati dall’atelier Giuseppe Rivadossi, autore delle tavole intagliate della Via Crucis. (foto ©Matteo Rodella, Marco Rosini, Moretti) La grande copertura in legno Chiesa di Cristo Risorto Anno di realizzazione 2007 Luogo Padergnone di Rodengo Saiano (BS) Progetto arch. Fabrizio Viola Realizzata da Moretti Interholz, consiste in una doppia orditura di travi inflesse impostate su di una struttura in elevazione in c.a. realizzata in opera. Le 42 travi secondarie a sezione variabile (con una luce max di 17m) sono disposte a raggiera e convergono nel punto medio della trave principale di spina (luce di 26m) costituita da due elementi accostati e incollati meccanicamente. L’orditura secondaria è collegata alla trave principale per mezzo di una grande piastra metallica a cavallotto. Le travi secondarie sono state impostate ad asse rettilineo e curvilineo a quote differenti sul muro perimetrale. L’orditura strutturale è chiusa da un pacchetto di copertura composto da un primo assito a vista strutturale da 42mm sopra il quale, oltre alla barriera al vapore, è stato posato un pannello isolante interposto tra listoni. Il manto di copertura consiste in lastre di rame fissate direttamente all’assito di chiusura. [ 13 ] IOARCH Costruzioni e Impianti [ n. 42/2012] [ n. 42/2012] IOARCH Costruzioni e Impianti CHIESA Beata Vergine Immacolata Anno di realizzazione 2003 Committente Parrocchia Beata Vergine Immacolata Progettista capogruppo Gregotti Associati International (Augusto Cagnardi, Vittorio Gregotti, Michele Reginaldi) Gruppo di progettazione Gregotti Associati International con Giovanni Porta Ing. Michele Ronzoni (Strutture) Ing. Danilo Campagna (Strutture) Energy Project (Impianti) Pollice illuminazione (Illuminazione) Direzione Lavori Studio Tecnico Associato una chiesa metropolitana La chiesa realizzata a Baruccana di Seveso, facente parte del progetto per cinquanta nuove chiese della Diocesi di Milano è senz‘altro un esempio molto particolare di realizzazione in legno lamellare Un’opera caratterizzata da una solida essenzialità. Il complesso parrocchiale progettato da Vittorio Gregotti, Augusto Cagnardi e Michele Reginaldi, nasce nel 2003 a Nord-Est della provincia di Milano, a Seveso. Si compone attorno ad un asse principale, segnato sul sagrato tramite l’uso della pietra grigia chiara, che idealmente congiunge la Chiesa con il piccolo paese di Baruccana. Attorno a questo asse viene a costituirsi un piccolo borgo, composto da cinque edifici: la Chiesa parrocchiale, la sala polifunzionale, la palestra, l’oratorio e la residenza del parroco. Apparentemente un unico blocco di serizzo ghiandone, che nasconde uno scheletro in cemento armato e legno lamellare, la Chiesa, elemento principale, è caratterizzata da un’altezza costante di 8 metri, sulla quale [ 14 ] liturgica attraverso il concerto di cinque campane di bronzo, libere da qualsiasi cellula protettiva. Una sezione a T capovolta, dove sulla sommità, le ampie vetrate che mostrano la struttura in legno lamellare, catturano la luce, che riflettendosi sul legno sbiancato delle travi illumina l’aula interna. Luce dal cielo e luce dalla terra: oltre alle vetrate in copertura, due tagli a livello del pavimento sospendono da terra le due pareti laterali per più di 20 metri in lunghezza, illuminando parte dell’aula, ma soprattutto i percorsi laterali ai banchi. Osservandolo dall’esterno, l’essenzialità dell’edificio viene tradita sul lato destro della parete principale, dove viene resa leggibile la forma cilindrica del fonte battesimale. L’accesso frontale e quelli laterali, vengono creati attraverso nette bucature, le quali generano dei piccoli atri, spazi di raccolta prima di introdursi nell’unica grande aula, progettata per accogliere 500 fedeli, non suddivisa in navate come richiesto dalle regole liturgiche contemporanee. Attorno alla sala assembleare, vicino all’accesso principale, il fonte battesimale costituito da una mezza sfera di marmo bianco di Carrara, i confessionali e la scala di accesso al matroneo al livello superiore. Sullo sfondo dell’aula, seguendo le linee prospettiche, è presente invece la sacrestia, i servizi e la cappella feriale, illuminata con luce zenitale proveniente da aperture praticate nella cuspide sopra l’altare, punto focale dello spazio architettonico. L’utilizzo dei diversi materiali, pietra, legno, marmo e vetro, crea l’alternarsi di leggerezza e gravità, opacità e trasparenza, negando la rigidezza delle dimensioni squadrate e inserendo l’aspetto di varietà. Sopra; Immagine delle travi in legno lamellare Holzbau, utilizzate per la torre campanaria e schizzo del complesso parrocchiale. Sotto; prospetto Ovest della chiesa (immagini ©Gregotti Associati) svetta una “lama” che la attraversa per tutta la sua lunghezza, terminando nella torre campanaria. La “lama”, alta 22 metri, e visitabile tramite passerelle fino al piano a quota 17, con la sua altezza assume il compito di segnalare, anche da lontano, la presenza della Chiesa. Assieme, anche la torre campanaria, divisa dalla “lama” da una breve cesura di soli 2,5 metri, annuncia ai fedeli la funzione Sopra; l’ingresso principale della Chiesa rivestita in pietra di serizzo ghiandone e il fonte battesimale A fianco; prospetto della facciata Sud. [ 15 ] IOARCH Costruzioni e Impianti [ n. 42/2012] [ n. 42/2012] IOARCH Costruzioni e Impianti Cappella Porciúncula de la Milagrosa Un piccolo edificio dalle dimensioni variabili costruito con materiali naturali e mimetizzato nella foresta colombiana dimensione spirituale all’esterno e rappresenta il passaggio tra due mondi, il sacro e il profano. I colori naturali utilizzati per le finiture contribuiscono alla mimetizzazione nella vegetazione e una lunga vasca d’acqua fiancheggia uno dei lati della costruzione. Immersa nella foresta, la cappella è stata progettata con pareti laterali mobili che ne modificano la capienza. 9 2 3 11 4 5 8 10 6 7 13 12 (foto ©Alberto Fonseca, Natalia Borda) 1 La semplice geometria rettangolare della cappella di La Calera, nei pressi di Bogotà, è stata concepita dall’architetto Daniel Bonilla per modificare nel minor modo possibile il territorio circostante e per inserirsi armonicamente nel paesaggio naturale. Con una struttura rigida in pietra e pareti mobili in acciaio, vetro e legno con una superficie a trama intrecciata, la cappella è progettata per modificare le proprie dimensioni e per aprirsi verso l’esterno. Le pareti i rivolte a est e a ovest infatti pos- sono scorrere lungo dei binari verso il grande patio meridionale, consentendo ai fedeli di riunirsi in piccoli gruppi privati di circa trenta persone o grandi funzioni pubbliche, una metamorfosi concreta e allo stesso tempo simbolica in un paese che vive forti contrasti sociali. L’apertura delle pareti laterali trasforma lo spazio interno della cappella: la zona dell’altare diventa il coro e la navata principale diventa navata laterale aumentando la propria capacità, una trasformazione che schiude la Chiesa di Sant’Antonio Essenziale e rigorosa, la casa di Dio è realmente costruita sulla pietra Un’architettura che mostri l’essenziale nel più intenso dei modi possibili. È questa la filosofia che ha guidato l’architetto portoghese João Luís Carrilho da Graça nella progettazio[ 16 ] ne della Chiesa di Sant’Antonio a Portalegre. Dall’esterno l’edificio appare come un volume elementare definito da grandi pareti immacolate che rimandano alle abitazioni a patio della tradizione iberica. I visitatori sono condotti attraverso le imponenti mura di cinta verso gli ambienti interni principali, definiti da una Sezione trasversale del prospetto con pareti laterali chiuse o aperte. Cappella Porciúncula de la Milagrosa Anno di realizzazione 2003-2004 Luogo La Calera, Bogotá (Colombia) Progetto Daniel Bonilla Arquitectos continuità spaziale di spazi chiusi e aperti. Seguendo l’impianto a U, un lungo cortilesagrato interno rivestito da nuda roccia di quarzo è fiancheggiato da due rampe laterali che portano ai locali destinati alla comunità, alla scuola materna e agli alloggi della parrocchia. In fondo al cortile, la chiesa si rivela un ambiente estremamente semplice, con pianta e altare di forma pressoché quadrata, pareti vetrate e un arredo essenziale. Sulla parete nordest della chiesa, visibile dietro l’altare attraverso una lunga sezione vetrata, appare l’ultimo dei cortili, nel quale il fianco roccioso della collina a ridosso della quale è stato costruito il complesso, è stato lasciato visibile allo stato naturale. Una quinta geologica spettacolare che invita alla contemplazione e contribuisce, assieme alla smaterializzazione degli spazi e alla povertà assoluta di decorazioni, a definire uno spazio totalmente dedicato all’esperienza mistica individuale e collettiva. Dalla strada, attraverso colossali pareti bianche si giunge al lungo cortile interno e, in fondo ad esso, alla chiesa. Sotto, sezione prospetto e sezione trasversale. A destra, la roccia della collina è visibile dalla parete vetrata posta dietro l’altare (foto ©FG+SG Fotografia de Arquitectura) Pianta della cappella 1. percorso di accesso 2. atrio 3. patio 4. ingresso 5. navata principale 6. altare 7. tabernacolo 8. vasca 9. percorso di accesso 10.laghetto 11.campanile 12.“giardino” di grano 13.passaggio Chiesa di S. Antonio Anno di realizzazione 2008 Luogo Portalegre (Portogallo) St. Henry’s Ecumenical Art Chapel Luogo sacro, galleria d’arte, scultura di paesaggio. Tre anime distinte convivono in un unico edificio dall’alto valore simbolico Progetto João Luís Carrilho da Graça Progettata dallo studio Sanaksenaho Architects, la St. Henry’s Ecumenical Art Chapel si staglia su una delle colline che emergono dal paesaggio pianeggiante dell’isola di Hirvensalo, in Finlandia. Raggiungibile grazie a un percorso che risale sulla cima della collina e allineata sull’asse est-ovest del rilievo, la cappella diventa punto di riferimento nel paesaggio naturale. Il legame con il territorio è stato un criterio fondamentale per la progettazione, evidenziato dal rivestimento in rame che, diventando verde nel tempo, inserisce armonicamente l’edificio nella vegetazione. La forma lineare della cappella rimanda alla simbologia del pesce, allegoria della prima cristianità e riferimento al carattere ecumenico di un luogo destinato a tutti i cristiani, indifferentemente dalla propria congregazione. Attraverso un piccolo atrio si accede al grande “ventre” della sala a navata unica, con l’altare posto al termine dell’asse → [ 17 ] IOARCH Costruzioni e Impianti [ n. 42/2012] Una facciata sul cielo “l’architettura religiosa è un fatto di religione prima che di architettura” (Gio Ponti) spaziale. Piccolo edificio e allo stesso tempo grande scultura paesaggistica, la cappella è anche una galleria d’arte: i visitatori infatti possono ammirare le opere esposte nella parte posteriore della navata mentre nella zona anteriore sono in corso le cerimonie religiose. Gli interni sono realizzati interamente in legno di pino e l’articolazione dello spazio è enfatizzata dai contrasti di luci e ombre, con faretti che illuminano le grandi nervature della volta e un’intensa luce indiretta che filtra da entrambe le estremità della cappella e soprattutto dalla finestra dell’altare, opera dell’artista Hannu Konola. Sopra, il rivestimento esterno in pannelli di rame. A sinistra, la zona dell’altare inondata di luce posta alla fine dell’asse della cappella. Gli interni sono stati realizzati interamente in legno di pino. In basso a sinistra, particolare della volta. (tutte le foto ©Jussi Tiainen) Disegni 1.pianta della chiesa 2.sezione 3.prospetto 4.sezione longitudinale 1 2 1964. Quando Mons. Guglielmo Motolese, da due anni arcivescovo di Taranto, chiede a Gio Ponti di disegnare una nuova cattedrale per Taranto siamo in pieno Concilio Vaticano II. Giovanni XXIII è morto l’anno precedente e la Chiesa si sta aprendo alla contemporaneità. Il grande architetto ha già 74 anni e questa potrebbe essere uno delle sue ultime occasioni per partecipare al “moto intimo di penetrare l’espressione religiosa sino a comprenderla e a manifestarla nella sua essenzialità e purezza”, rendendo l’opera architettonica “un atto di coscienza della religione” (Ponti 1960, p. 43). Da sempre città portuale e da settant’anni sede dell’arsenale militare marittimo, Taranto sta per compiere il balzo verso l’industrializzazione (il grande stabilimento Italsider sarà inaugurato nel 1965, quando prende il via anche il progetto esecutivo della Gran Madre di Dio). Per i lavoratori che affluiscono in città – in dieci anni la popolazione è cresciuta del 20% - sorge una nuova urbanizzazione, specie a sud-est del Borgo Antico. È qui che prende forma la concattedrale, in un contesto ancora rurale e in un intreccio tra progetto ecclesiale e progetto urbano destinato però, come nella maggior parte degli sviluppi urbani del dopoguerra in Italia, a rimanere irrisolto. Sia dal punto di vista delle strutture della Chiesa, che ambiziosamente immaginava la costruzione di un’intera cittadella della fede, sia, il che è ben più grave, dal punto di vista urbano. Così le grandi vasche antistanti l’ingresso, contributo fondamentale alla poeticità dell’intervento con la grande vela riflessa nell’acqua e elemento di connessione tra il sacro e la città, sono desolatamente vuote, e l’ignavia verso il bene collettivo ha impedito, come era invece nelle intenzioni di Ponti, che la chiesa diventasse un “giardino dell’Eden”, malgrado la commovente risposta spontanea della popolazione all’invito di Ponti il giorno dell’inaugurazione: “la gente di Taranto venne alla cattedrale portando con sé vasi e piante da piantare, perché l’architetto sognava che il verde rampicante coprisse le pareti bianche della sua costruzione” (Da Gio Ponti, l’opera di Lisa Licitra Ponti, 1990, Leonardo). La chiesa ha due facciate, quella convenzionale dalla quale si accede all’aula dell’assemblea, e la grande vela che si staglia contro il cielo a 53 metri d’altezza. Bianca, non comunicante con l’interno dell’edificio, composta di due pareti parallele in cemento armato distanti un metro tra loro e rese solidali dalle torri campanarie ai lati, i suoi trafori cantano nel vento e dialogano con la luce. In altre parole è questa l’autentica facciata le cui porte si aprono verso il cielo e il suo mistero. All’interno Ponti propone una forma chiusa e compatta per l’assemblea, con le altre funzioni ospitate in corpi separati. L’impianto liturgico trova forza non già nella pianta ma nel complesso spaziale. Il presbiterio è il punto focale della bassa navata, ma può essere al tempo stesso circondato dall’assemblea: se nell’aula trovano posto quasi ottocento fedeli seduti, più di duecento si trovano nello spazio oltre l’altare. Altare che, realizzato in calcestruzzo rivestito sul fronte da una lamina in rame, è collocato nella zona più luminosa della chiesa e su cui affacciano anche il coro e quattro logge laterali. Verso l’assemblea si protendono due amboni: a sinistra dell’altare la cattedra affiancata da quattro seggi, e sul 3 St. Henry’s Ecumenical Art Chapel Anno di realizzazione 2004-2005 Luogo Turku (Finlandia) Progetto Sanaksenaho Architects [ 18 ] 4 Nel disegno originale (1966/67), la sezione longitudinale con la vela innalzata sopra il tiburio (courtesy Curia Arcivescovile di Taranto) Inaugurata da poco, la concattedrale come appariva su Domus nel 1971, con la vela e la facciata riflesse nell’acqua delle vasche antistanti, oggi vuote (©Domus, courtesy Servizio nazionale per l’edilizia di culto) L’altare, i seggi canonicali e scorcio della cappella mariana (foto ©Arch. Andrea Longhi) profili IOARCH Costruzioni e Impianti [ n. 42/2012] lato opposto gli stalli per i canonici. A stretto contatto con il presbiterio, quasi a formare un transetto, due cappelle devozionali, mentre lo spazio per il battesimo è nella cappella laterale destra, a fianco dell’ingresso laterale e in relazione con l’assemblea. Specularmente, a sinistra, la cappella alla memoria dei marinai caduti nella II guerra mondiale. I confessionali, integrati nell’architettura, sono allestiti nelle navate laterali, nella parte più prossima all’ingresso, a sua volta protetto da una bussola vetrata su cui è disposta una tribuna per il coro e l’accesso a una loggia in facciata. Una cripta, sotto l’abside della chiesa, è collegata alle navate laterali ma è dotata anche di accessi esterni autonomi, assolvendo la funzione sia di cappella feriale, sia di vera e propria chiesa parrocchiale. Per tale ragione sono duplicati alcuni luoghi Qui a fianco, i telai della vela dopo il ripristino funzionale completato nel 2005 (foto ©Mancini) e, a sinistra, il contesto attuale della concattedrale, vista dal retro ■ Cattedrale di gio ponti Luogo Taranto Superficie lotto (escluse le vasche) 6.000 mq Progetto preliminare 1964 Collaboratore Francesco Panettieri (uff. tecnico curia) Le informazioni per questo servizio sono tratte dalla rubrica “una chiesa al mese” del sito del Servizio Nazionale per l’Edilizia di Culto della CEI, dove si trovano ulteriori approfondimenti e una bibliografia completa: Direzione lavori Salvatore Picciarelli www.chiesacattolica.it Progetto esecutivo 1965/66 Costruzione 1967/70 Dedicazione 6 dicembre 1970 Progetto Gio Ponti, studio Ponti-Fornaroli-Rosselli Strutture Gaetano Angilella La domotica semplifica la gestione della luce peraltro hanno sempre avuto importanza decisiva, basti pensare ai cambiamenti voluti dal Concilio Vaticano II) è sempre stato all’ordine del giorno ed è sorprendente osservare come, nella maggior parte dei casi, gli ammodernamenti almeno all’apparenza mutino di poco l’impronta originaria dei luoghi. Per operare interventi poco invasivi oggi arriva in soccorso la domotica, ormai alla portata di ogni buon installatore: sistemi di controllo e cavi di ridotte dimensioni ad esempio semplificano la gestione di un buon sistema di illuminazione, rendendo superflua la maggior parte degli switch e facilitando l’illuminazione puntuale. Immaginiamo dunque di dover sostituire le lampade della navata e del transetto di una chiesa, parzializzando quattro distinte zone da illuminare. Oggi i comandi sono tutti in sacrestia o distribuiti nelle quattro aree del nostro intervento. Ricordando che indipendentemente dalla tecnologia adottata è sempre buona norma dimensionare il carico totale della linea al numero di lampade che dovrà servire, procederemo individuando per ogni singola zona la migliore linea presente (per sezione del cavo e anno di posa) ed eliminando, dopo averle utilizzate come traino per il nuovo cavo Bus da posare, quelle eccedenti. Con la tecnologia Bus possiamo collocare n moduli [ 20 ] architecture engineering integrated design (foto ©Arch. Andrea Longhi). liturgici, come i confessionali, integrati nell’architettura, e il battistero. Le decisioni di ordine iconografico non furono semplici. Secondo Ponti, per il fascino intrinseco della sua architettura la chiesa avrebbe potuto fare a meno di opere d’arte. Alla fine, per l’urgenza dell’imminente inaugurazione, sarà l’architetto stesso a dipingere la Vergine annunziata e l’angelo sulla parete absidale, sotto i quali è posta la croce. Il tema mariano è ripreso da una scultura bronzea del 1944 di Ettore Calvelli su disegno di Ponti, donata alla chiesa da Ponti stesso Per edifici destinati all’eternità il tema della riqualificazione, al netto di questioni di rappresentazione (che progetto CMR Schema distribuzione moduli e punti luce linea elettrica + Bus campata A linea elettrica + Bus campata B linea elettrica + Bus campata C da 4, 8 o 16 uscite a 230V AC sulle volte dell’edificio a cui collegheremo, con brevi linee elettriche volanti, invisibili dal basso, le nuove lampade. Questo è tutto: in poco tempo, senza più le linee di ritorno, indispensabili in un impianto tradizionale, evitando qualsiasi traccia avremo garantito al committente la possibilità di gestire, da un unico comando, qualsiasi tipo di accensione e, se le lampade lo consentono, regolandone l’intensità; le accensioni potranno addirittura essere programmate. Knx, il protocollo che preferisco adottare nei miei interventi, è lo standard europeo e offre per questo la massima compatibilità, ma un’altra tecnologia molto diffusa e compatibile con Knx è Dali. Prodotti in grado di operare con entrambi i sistemi sono distribuiti da ABB, Gewiss, Siemens, Jung. Sebastiano Abello Ega Sistemi www.egasistemi.it Modulo Bus da 4 uscite a 230V in AC. less ego more eco: quello che sembra uno slogan per progetto cmr è la prassi quotidiana della professione. Traducendo in architettura le istanze del committente, ricercando fin nel dettaglio ogni occasione di miglioramento, sia delle performance sia nella fruibilità dell’edificio, la società di Massimo Roj ha dimostrato concretamente la convenienza della sostenibilità, conquistando incarichi internazionali su tutte le scale e raggiungendo dimensioni che la collocano, unica tra le società di progettazione architettonica italiane, tra i primi 100 studi del mondo. (foto ©Oscar Ferrari)