le specie - Fabrizio Viola ed Associati

IOARCH Costruzioni e Impianti [ n. 42/2012]
Essenze stagionali
Oltre 700 alberi in circa 1700 metri lineari
di sviluppo di vasche in facciata: Bosco
Verticale Confalonieri: 54 alberi grandi,
108 alberi medi, 95 alberi piccoli
Bosco Verticale De Castillia: 65 alberi
[ n. 42/2012] IOARCH Costruzioni e Impianti
piantagione delle specie
Le strutture destinate ad ospitare circa 17.000 presenze arboree, risultano anch’esse innovative e
all’avanguardia.
119
alberi
1
2
3
4
di grandi
dimensioni
360
alberi
di media
altezza
5
Il verde pensile di Bosco Verticale è il risultato di uno studio durato più di due anni.
Trattandosi di un progetto senza precedenti tutte le considerazioni preliminari e
le verifiche di fattibilità, sia sotto il profilo
botanico sia dal punto di vista vivaistico,
logistico, costruttivo e di sicurezza sono
stati pianificati attentamente. La scelta
delle essenze e la loro distribuzione, nel
progetto dell’agronomo Laura Gatti con
la collaborazione di Emanuela Borio, coniugano l’aspetto architettonico e quello
232
alberi
6
di piccole
dimensioni
7
9
8
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
Amelanchier
Fagus
Parrotia
Prunus
Prunus sub. ‘Autumnalis’
Acer campestre
Corylus colurna
Gleditschia
Malus ‘Profusion’
4.300
arbusti
da fiore
più di 30
specie
diverse
estetico con considerazioni riguardanti gli
orientamenti delle facciate e le altezze, la
superficie delle chiome e la permeabilità
all’aria, la resistenza al vento e all’ambiente
urbano, le caratteristiche igieniche, scartando le piante che possono causare allergie
e quelle che risultano facilmente attaccabili
da parassiti.
Ogni pianta, precedentemente coltivata
in vivaio, al fine di soddisfare pienamente
le esigenze progettuali, una volta messa a
dimora sui terrazzi, sarà successivamente
messa in sicurezza tramite un ancoraggio
ad una fune, la quale eviterà la possibile caduta di rami o tronchi.
Il controllo e la gestione del sistema del verde saranno centralizzati, con l’opportunità
del residente, nel caso in cui lo desideri, di
occuparsi della loro piccola porzione di bosco. La presenza di questo vestito arboreo,
oltre a portare notevoli benefici ambientali, come l’isolamento acustico, il filtraggio delle polveri sottili e la produzione di
ossigeno, non consumerà acqua potabile
per l’irrigazione. Grazie ad un sistema di
pompe di calore e sensori, verrà utilizzata
l’acqua non potabile già utilizzata per gli
impianti termici.
architetture religiose
strutture per invaso arper
Le strutture destinate ad ospitare circa 17.000 presenze
arboree, risultano anch’esse innovative e all’avanguardia.
Per gli alberi
ganci e
vincoli
di sicurezza
[6]
La peculiarità del progetto strutturale sta
nella definizione attenta di temi quali i carichi statici, gli sbalzi, le esigenze architettoniche e la messa in sicurezza degli alberi.
Le sollecitazioni alle quali ogni terrazzo a
sbalzo deve resistere sono infatti quelle di
carico verticale dato dal peso di alberi che
raggiungono un’altezza fino a 6 metri e di
carichi orizzontali dati dalle sollecitazioni
dinamiche del vento. Un dimensionamento delle vasche destinate ad accogliere oltre
a 5 metri cubi di terra, il rinforzo della rete
elettrosaldata del fondo, su cui faranno
presa le radici degli arbusti, prove di resistenza all’aria effettuate nella galleria del
vento del Politecnico di Milano per testare
la resistenza degli alberi, la cui crescita stimata è tra i 6 e i 9 metri di altezza.
A tutto questo si affianca un progetto di
sicurezza, il quale prevede tre livelli di
protezione: un dispositivo di vincolo tem-
poraneo (ancoraggio degli alberi al fondo
della vasca tramite cinghie di vincolo nella
zolla), un dispositivo di vincolo di base (fissaggio degli alberi ad una fune di ritenuta
ancorata al terrazzo soprastante), un dispositivo di vincolo ridondante (per alcuni
alberi, una cesta d’acciaio di vincolo della
zolla alla struttura in cemento armato).
Nulla è lasciato al caso, al fine di rendere
possibile lo sviluppo in verticale di una superficie verde di circa 10.000 mq
■
Tra terra e cielo
L’architettura dei luoghi di culto ha sempre assunto
una forte connotazione simbolica, dalle prime chiese
rupestri alle piramidi, eterno segno del potere
dei faraoni, ai grandi templi dell’età ellenistica.
L’architettura ha prodotto dei modelli che nelle varie
civiltà si sono evoluti, raggiungendo vette di perfezione.
Per rimanere nell’ambito della cristianità, il riferimento
non può non considerare le grandi cattedrali romaniche,
gotiche e le chiese barocche, soprattutto quelle di Bernini
e Borromini, ma anche quelle situate in aree periferiche
come il barocco Leccese e il barocco del Val di Noto,
dove eccellenti architetti, facendo un uso estremamente
moderno del materiale dell’epoca, la pietra, hanno
prodotto alcuni edifici sacri che rappresentano davvero
uno spazio simbolico “tra terra e cielo”. Vorrei citare
l’opera di Rosario Gagliardi e i suoi capolavori del S.
Giorgio di Ragusa Ibla e del S. Giorgio di Modica, imponenti
chiese svettanti sul paesaggio con le loro altissime
facciate torri. L’architettura moderna si è confrontata
con il tema del sacro producendo molti capolavori, da
Ronchamp di Le Corbusier alla piccola chiesa di Riola di
Alvar Aalto. Giovanni Michelucci ha lungamente esplorato
il tema, dandogli un significato comunitario con le sue
chiese assembleari di San Marino e Longarone, oltre
alla grande tenda che accoglie i pellegrini della chiesa
dell’autostrada del Sole a Campi Bisenzio.
Le nuove chiese progettate negli ultimi anni, pur
approfondendo il tema dello spazio sacro, si caratterizzano
per una estrema varietà di risultati formali, come appare
evidente anche dagli esempi pubblicati. Non esiste più un
modello codificato e l’esito del progetto è strettamente
correlato con la cultura e la sensibilità del progettista,
il che riflette bene la contraddizione tra omogeneità e
frammentazione del mondo contemporaneo.
Gaetano Manganello
Sopra, Cathedral Folds,
progetto di Axis Mundi
per una nuova cattedrale
a Strasburgo (a pag. 11).

IOARCH Costruzioni e Impianti [ n. 42/2012]
[ n. 42/2012] IOARCH Costruzioni e Impianti
spettacolare soprattutto di notte, quando
le luci artificiali interne filtrano attraverso
l’involucro esterno.
Rivolto verso il corso d’acqua, il fronte
maggiore della chiesa presenta un lungo
porticato che lega i tre accessi all’edificio
con i locali della parrocchia. L’ingresso
principale è posto a sud, sul principio
dell’asse orizzontale e tangente al campanile
triangolare a punta: all’opposto, sul lato
nord un ulteriore passaggio collega gli uffici
parrocchiali e le aule per la cultura religiosa
con la zona della sacrestia e con l’edificio di
culto. Un terzo accesso è collocato lungo
l’asse minore perpendicolare al corpo della
chiesa, in direzione di un ponte pedonale in
legno posto come attraversamento del corso
d’acqua.
Al centro della chiesa, fulcro visivo e
simbolico, la liturgia Eucaristica e la
liturgia della Parola sono officiate sulla
pedana di pietra rialzata del presbiterio.
Su di essa son posti uno di fronte all’altro
lungo l’asse centrale dell’aula l’altare a base
rettangolare e l’ambone per le letture e la
predica. Il tabernacolo del S.S. Sacramento
è collocato nella cappella invernale, uno
spazio in separato dalla sala liturgica da
una parete vetrata inclinata e facilmente
accessibile durante la celebrazione. La
cappella invernale è direttamente collegata
attraverso la parete vetrata con la sacrestia,
che apre il percorso del sacerdote attraverso
l’assemblea dei fedeli.
Sul perimetro della chiesa, lungo il lato
maggiore est che presenta una progressione
ritmica di pareti spezzate, sono disposti i
“segni” liturgici. Partendo dall’estremità
sud dell’edificio, il battistero è posto sotto
la torre campanaria triangolare, con il fonte
sezione
di parete
perimetrale
lato
sud-est
L’ingresso principale della Chiesta è una fenditura
di vetro posta tra la torre del campanile a pianta
triangolare e il portico laterale che conduce ai locali
della parrocchia.
Sotto, sezione del prospetto visto dal lato ovest.
Chiesa della Trasfigurazione
A Mussotto d’Alba, immersa nel verde e in prossimità di un corso d’acqua,
la chiesa progettata dallo studio Archicura si dispiega verso l’alto come una
tenda, e dalle capanne nomadi prende ispirazione anche per l’organizzazione
degli spazi interni, con la liturgia della Parola al centro dell’assemblea.
La conformazione allungata dell’area su cui
sorge il complesso della Trasfigurazione,
a ridosso di un canale artificiale, spiega
l’andamento orizzontale della chiesa e
dell’annesso corpo secondario contenente
le opere parrocchiali a piano terra, la casa
canonica al primo piano e un piano interrato
sottostante, con salone e locali accessori. La
caratteristica principale della chiesa è la sua
forma a capanna: come un telo che si svolge
[8]
per azione del vento, il manto di copertura
è rivestito da pannelli di lamiera in lega di
zinco-titanio di colore grigio cangiante,
sostenuti da una struttura nascosta in ferro.
Strette fenditure vetrate in parte fisse e in
parte apribili sono poste sulla sommità del
tetto e sulle pareti laterali e permettono alla
luce naturale di raggiungere l’interno della
sala principale. Simili a squarci attraverso
il tessuto, le vetrate hanno un effetto
Squarci di luce con Poliedra-Sky 50 S
METRA
Via Stacca, 1 - 25050 Rodengo Saiano (BS) www.metra.it
Poliedra-Sky 50 S, il sistema METRA a
montanti e traversi in alluminio, consente la
realizzazione di facciate continue verticali e
inclinate di forme e dimensioni particolari con
un’ampia gamma di soluzioni, sia dal punto
di vista funzionale che estetico (coperture,
piramidi, verande). La versatilità architettonica
del sistema deriva anche dall’aspetto esterno
“tutto vetro” o con bordo perimetrale, e dalle
elevate prestazioni di tenuta e isolamento
termico. Il sistema consente l’inserimento di
moduli trasparenti o ciechi, vetrati pannellati
con spessori variabili da 24 mm a 32 mm.
La struttura a montanti e traversi (50 mm
di ingombro in prospetto) consente di
occultare i cablaggi in appositi alloggiamenti
ispezionabili. Inoltre Poliedra-Sky 50 S,
come Poliedra-Sky 50 CV, Poliedra-Sky 50i,
Poliedra-Sky 60, può essere integrato con un
nuovo apribile a sporgere, a taglio termico, in
diverse versioni (strutturale, semistrutturale,
con vetro ad infilare, con vetro piano) e
portata da 180 fino a 300 kg.
[9]
IOARCH Costruzioni e Impianti [ n. 42/2012]
[ n. 42/2012] IOARCH Costruzioni e Impianti
battesimale visibile attraverso una parete
vetrata. Sulla soletta che copre l’ingresso
principale della chiesa è collocato l’organo,
con le canne in legno e metallo dischiuse
come come steli vegetali. Seguono la schola
cantorum, disposta nel settore vicino
all’organo a lato del battistero, la cappella
invernale e la cappella del Sacramento.
Dall’altra parte, ai due estremi del fianco
ovest principale sono disposte le due
sale della conciliazione, chiuse da pareti
verticali che si alzano fino alla struttura
della copertura a tenda.
Gli interni della chiesa sono dominati dalla
luminosità del bianco delle pareti intonacate
con rasatura a calce e delle superfici interne
della copertura rivestite da lastre inclinate
di cartongesso supportate da sottostrutture
metalliche zincate. Alcune lastre sono
forate per garantire l’assorbimento acustico,
altre sono piene, lisce e riflettenti, disposte
in modo da favorire la diffusione sonora
ed evitare gli echi di riflesso. Un tocco
di colore è dato dal pavimento rivestito
in resina pigmentata blu, con una parte
centrale in cemento bianco sulla quale è
raffigurato un pesce, simbolo cristiano. Al
di sotto della pavimentazione passano le
condotte sintetiche per il riscaldamento
radiante a bassa temperatura.
Archicura
Fondato nel 1994 dagli architetti Paolo
Dellapiana (1967). Francesco Bermond des
Ambrois (1966) e Ugo Dellapiana (1939),
lo studdio Archicura rivolge una particolare
attenzione al benessere fisico e psicologico
trasmesso dall’architettura attraverso
forme, materiali, funzionalità e rapporto
con l’ambiente. Sperimentando in tutti i
campi della progettazione, da residenze
private a edifici pubblici a grandi opere
di qualificazione territoriale, lo studio ha
partecipato a numerosi concorsi nazionali e
internazionali. Un esempio è il disegno per
la nuova stazione di Porta Susa di Torino in
collaborazione con l’architetto giapponese
Kisho Kurokawa nel 2001. Il motto di
Archicura è di Goethe: “l’architettura
è musica sospesa, è come la musica
apparirebbe se la si potesse vedere”.
Da sinistra; Ugo Dellapiana, Paolo Dellapiana,
Francesc Bermond des Amboris, Paola Von Arx,
Alessandra Paracchi, Diego Stefani,
Alexandra Von Bassewitz.
Gotico 2.0
A destra, le sedute per l’assemblea dei fedeli in legno
laccato e acciaio sono disposte a semicerchio intorno
alla pedana centrale sopraelevata che ospita l’altare.
(foto ©PEPE fotografia, Torino)
Come tutti I visionari, anche John Beckmann, titolare dello studio di New York
Axis Mundi, fatica a riscuotere l’apprezzamento dei colleghi, specialmente
se si permette di immaginare una nuova cattedrale per Strasburgo e i suoi
render collocano l’idea in una piazza di Varsavia, come perfidamente I blog
non hanno mancato di documentare.
complesso parrocchiale
della Trasfigurazione
Luogo Mussotto d’Alba (Cuneo)
Committente Diocesi di Alba
Anno di realizzazione 2007-2009
Progettisti Paolo Dellapiana, Ugo Dellapiana,
Francesco Bermond des Ambrois
Collaboratori Ing. Massimo Cirio, strutture in cls;
Ing. Paolo Minuto, strutture metalliche
Committente Diocesi di Alba
Impianto termico Ing. Francesco Gobino
Impianto elettrico P.I. Alessandro Olivero
Impresa esecutrice Barberis Aldo s.p.a.
Fonte battesimale
Il battistero è collocato sotto la torre
campanaria triangolare all’estremità
sud della chiesa, protetto da una
parete vetrata che lo rende visibile
sia dall’esterno dell’edificio che
dall’interno dell’aula liturgica. La
grande vasca del fonte battesimale
permette sia la normale abluzione per
bambini che l’immersione completa
nel caso di battezzandi adulti.
[ 10 ]
Planimetria generale
della chiesa
Ma indipendentemente dal luogo dove
potrebbe sorgere, purchè sia in Europa, il
concept di questa architettura è geniale,
e maestoso come solo il gotico giunse ad
essere. Una serie di archi ogivali in cemento
creano volumi di pura luce e nascondono
all’esterno la tradizionale pianta a croce
latina in cui si articolano gli spazi interni,
a una navata e transetto, dove il puro
minimalismo dell’interno si riflette nelle
colonne esagonali in bronzo del pulpito,
ispirate alle colonne basaltiche della Giant
Causeway nell’Irlanda del Nord.
A questa immaginaria
cattedrale si
accede da un livello posto sotto la facciata
principale, sulla quale le forme del gotico
tradizionale riemergono, digitalizzate in
pixel di pietra collocati a sporgenze sfalsate,
come un enorme bassorilievo a riprodurre
la facciata di una autentica cattedrale gotica
(nei render Axis Mundi ha preso ad esempio
il Duomo di Milano) leggibile diversamente
secondo le ore del giorno e l’ombra che i
“pixel” in pietra di volta in volta proiettano
sulla liscia superficie in cemento.
Ci vollero più di quattrocento anni per
completare la cattedrale di Notre Dame di
Strasburgo, la seconda chiesa più visitata
di Francia (le difficoltà finanziarie non
mancavano nemmeno nel Medioevo). Icone
del loro tempo, la costruzione delle cattedrali
gotiche impose la ricerca di nuove soluzioni
costruttive e fu motore di innovazione. Oggi
le grandi architetture celebrano gli Stati, la
potenza già stanca del petrolio e i capitali
globali, mentre la consolazione delle masse
viene affidata a teatri e auditorium, ma
siamo sicuri che la torre di Deutschebank sia
più contemporanea di una nuova cattedrale?
XEctae reici bearis ad
quiderciate eatur? Qui
simaionsed et aut quos
inctur maximus sitias
quo ma nam suntisc
imporerianda nus.
Rumque sandandiae
voluptur moluptat ello
odi iur, nossus venitio
Proposta per una nuova cattedrale
a Strasburgo
Data 2010/2011 - Slp 2.300 mq
Design Team John Beckmann, Masaru Ogasawara
e Viviane Liao
Renderings e diagrammi Viviane Liao and Masaru
Ogasawara
© 2010-2011 Axis Mundi
[ 11 ]
IOARCH Costruzioni e Impianti [ n. 42/2012]
[ n. 42/2012] IOARCH Costruzioni e Impianti
chiesa del
cristo risorto
Nella campagna bresciana, un edificio di culto circolare rimanda a una
visione simbolica d’insieme che si rivela in ogni dettaglio, dai materiali
impiegati all’organizzazione dello spazio
padiglione di meditazione
Acqua, luce, terra e aria animano una piccola oasi dedicata al raccoglimento
spirituale e priva di qualsiasi riferimento religioso diretto
Il padiglione è parte integrante del Centro
di Cardiochirurgia “Salam” realizzato
in Sudan per conto dell’organizzazione
umanitaria Emergency, unico complesso
in un’area di dieci milioni di chilometri
quadrati e trecento milioni di abitanti che
fornisce assistenza gratuita ai pazienti. Il
progetto ha rappresentato una sfida per lo
studio italiano TAMassociati, specializzato
in realizzazioni di carattere sociale:
realizzare per un luogo di cura uno spazio
di preghiera che racchiudesse la complessità
spirituale di un paese con una popolazione
composta per il 70 % di fede musulmana
e il 30% da cristiani e altri fedi religiose e
flagellato nel corso degli ultimi venti anni
Padiglione di meditazione e preghiera
Anno di realizzazione 2007
Luogo Karthum, Repubblica Federale del Sudan
Progetto Tam Associati
[ 12 ]
da sanguinose guerre inter-etniche ma
soprattutto inter-religiose. Di conseguenza,
i progettisti hanno voluto evitare di dare
priorità a qualsiasi forma di culto per creare
uno spazio neutrale, in grado di ospitare i
momenti di preghiera e di meditazione di
fedi diverse. Il padiglione è un formato da
due cubi bianchi sfalsati e comunicanti, con
una copertura semi-trasparente realizzata
con foglie di palma, che fornisce riparo e
ventilazione naturale creando trame di luce
e ombra negli interni. Bianchi, essenziali, gli
ambienti sono caratterizzati dalla presenza
di due alberi, elementi naturali all’interno
di uno spazio artificiale e unici riferimenti
diretti alla sacralità universale della natura
assieme all’acqua della grande vasca posta
all’esterno del padiglione. Prelevata dal
vicino fiume Nilo e poi reimpiegata per
l’irrigazione delle aree verdi dell’ospedale,
il prezioso elemento naturale abbraccia
il microcosmo spirituale e lo distacca dal
mondo esterno e profano. Inoltre, rimanda
alle purificazioni previste dalla religione
musulmana, professata dalla maggioranza
dei Sudanesi. Ma, sempre per evitare
riferimenti espliciti, il luogo delle abluzioni
diventa un semplice spruzzo d’acqua più
alto posto prima dell’ingresso, percepito
come elemento della vasca d’acqua e privato
di ogni connotazione religiosa.
A destra; pianta e prospetto A A’
Sotto, gli interni essenziali, privi di qualsiasi
decorazione o immagine simbolica, sono animati
unicamente dalle ombre della copertura a trama
semitrasparente di foglie di palma.
(foto ©Raul Pantaleo)
Progettata dall’architetto Fabrizio Viola
ispirandosi all’architettura del primo romanico, la chiesa si sviluppa seguendo un
percorso teologico-simbolico che inizia
dalla soglia, un portone in bronzo opera
dello scultore bresciano Federico Severino
decorato da sculture raffiguranti i quattro
evangelisti. Sulla sinistra dell’ingresso, il
campanile con pianta triangolare dall’ipotenusa curva segue l’andamento delle pareti
esterne. Varcando la soglia d’ingresso si accede al vestibolo, con il battistero collocato
sulla sinistra che ospita il fonte battesimale
in travertino giallo, opera di Flavio Senoner.
L’ambiente circolare destinato all’assemblea dei fedeli è strutturato con una pianta
a spicchi di circa 1.000 mq. Sul presbiterio
rialzato rivestito in marmo di Botticino e in
posizione sfalsata rispetto all’aula, l’altare
è il punto focale del progetto: da qui parte
una spirale ideale che genera due linee, una
esterna e l’altra più piccola interna. Posto
sul lato nord, l’abside si apre su una grande
vetrata istoriata che fa da sfondo alla statua
di Cristo Risorto posta sopra l’altare, opera
di Albano Poli. Alla sinistra del presbiterio
sono collocati il coro e l’organo. La volta del
soffitto è formata da due ampi ventagli di
travi in legno lamellare che, in corrispondenza della trave principale, generano due
aperture vetrate, la più grande delle quali si
trova in prossimità della cuspide d’ingresso. Sulle pareti perimetrali, le stazioni della
via crucis intagliate in legno sono opera di
Giuseppe Rivadossi, così come gli arredi e i
banchi lignei.
Per la chiesa sono stati utilizzati materiali attinti prevalentemente dal territorio locale, quale il
rivestimento esterno e interno in pietra di Credaro e il marmo di Botticino per il presbiterio.
Le pareti in pietra, in combinazione con la volta
del il tetto in legno e il pavimento in cotto grezzo, favoriscono l’ottima acustica della sala, utilizzata anche per concerti, in quanto abbattono le eventuali rifrazioni del suono grazie
alla loro naturale fonoassorbenza.
Il disegno mette in evidenza la conformazione
in pianta della chiesa; sulla facciata principale
spicca la croce fiammeggiante posta a 30 metri
d’altezza.
I banchi e gli arredi interni in legno soni stati
realizzati dall’atelier Giuseppe Rivadossi, autore
delle tavole intagliate della Via Crucis.
(foto ©Matteo Rodella, Marco Rosini, Moretti)
La grande copertura in legno
Chiesa di Cristo Risorto
Anno di realizzazione 2007
Luogo Padergnone di Rodengo Saiano (BS)
Progetto arch. Fabrizio Viola
Realizzata da Moretti Interholz, consiste in una doppia orditura
di travi inflesse impostate su di una struttura in elevazione in c.a.
realizzata in opera. Le 42 travi secondarie a sezione variabile (con
una luce max di 17m) sono disposte a raggiera e convergono nel
punto medio della trave principale di spina (luce di 26m) costituita
da due elementi accostati e incollati meccanicamente. L’orditura
secondaria è collegata alla trave principale per mezzo di una
grande piastra metallica a cavallotto. Le travi secondarie sono
state impostate ad asse rettilineo e curvilineo a quote differenti sul
muro perimetrale. L’orditura strutturale è chiusa da un pacchetto di
copertura composto da un primo assito a vista strutturale da 42mm
sopra il quale, oltre alla barriera al vapore, è stato posato un pannello
isolante interposto tra listoni. Il manto di copertura consiste in lastre
di rame fissate direttamente all’assito di chiusura.
[ 13 ]
IOARCH Costruzioni e Impianti [ n. 42/2012]
[ n. 42/2012] IOARCH Costruzioni e Impianti
CHIESA Beata
Vergine Immacolata
Anno di realizzazione 2003
Committente Parrocchia Beata Vergine Immacolata
Progettista capogruppo Gregotti Associati
International (Augusto Cagnardi, Vittorio Gregotti,
Michele Reginaldi)
Gruppo di progettazione
Gregotti Associati International con Giovanni Porta
Ing. Michele Ronzoni (Strutture)
Ing. Danilo Campagna (Strutture)
Energy Project (Impianti)
Pollice illuminazione (Illuminazione)
Direzione Lavori Studio Tecnico Associato
una chiesa metropolitana
La chiesa realizzata a Baruccana di Seveso, facente parte del progetto per
cinquanta nuove chiese della Diocesi di Milano è senz‘altro un esempio
molto particolare di realizzazione in legno lamellare
Un’opera caratterizzata da una solida
essenzialità. Il complesso parrocchiale
progettato da Vittorio Gregotti, Augusto
Cagnardi e Michele Reginaldi, nasce nel
2003 a Nord-Est della provincia di Milano,
a Seveso. Si compone attorno ad un asse
principale, segnato sul sagrato tramite l’uso
della pietra grigia chiara, che idealmente
congiunge la Chiesa con il piccolo paese di
Baruccana. Attorno a questo asse viene a
costituirsi un piccolo borgo, composto da
cinque edifici: la Chiesa parrocchiale, la sala
polifunzionale, la palestra, l’oratorio e la
residenza del parroco.
Apparentemente un unico blocco di serizzo
ghiandone, che nasconde uno scheletro
in cemento armato e legno lamellare, la
Chiesa, elemento principale, è caratterizzata
da un’altezza costante di 8 metri, sulla quale
[ 14 ]
liturgica attraverso il concerto di cinque
campane di bronzo, libere da qualsiasi
cellula protettiva. Una sezione a T capovolta,
dove sulla sommità, le ampie vetrate che
mostrano la struttura in legno lamellare,
catturano la luce, che riflettendosi sul legno
sbiancato delle travi illumina l’aula interna.
Luce dal cielo e luce dalla terra: oltre alle
vetrate in copertura, due tagli a livello del
pavimento sospendono da terra le due pareti
laterali per più di 20 metri in lunghezza,
illuminando parte dell’aula, ma soprattutto
i percorsi laterali ai banchi.
Osservandolo dall’esterno, l’essenzialità
dell’edificio viene tradita sul lato destro della
parete principale, dove viene resa leggibile la
forma cilindrica del fonte battesimale.
L’accesso frontale e quelli laterali, vengono
creati attraverso nette bucature, le quali
generano dei piccoli atri, spazi di raccolta
prima di introdursi nell’unica grande aula,
progettata per accogliere 500 fedeli, non
suddivisa in navate come richiesto dalle
regole liturgiche contemporanee.
Attorno
alla sala assembleare, vicino
all’accesso principale, il fonte battesimale
costituito da una mezza sfera di marmo
bianco di Carrara, i confessionali e la scala
di accesso al matroneo al livello superiore.
Sullo sfondo dell’aula, seguendo le linee
prospettiche, è presente invece la sacrestia,
i servizi e la cappella feriale, illuminata
con luce zenitale proveniente da aperture
praticate nella cuspide sopra l’altare, punto
focale dello spazio architettonico.
L’utilizzo dei diversi materiali, pietra, legno,
marmo e vetro, crea l’alternarsi di leggerezza
e gravità, opacità e trasparenza, negando
la rigidezza delle dimensioni squadrate e
inserendo l’aspetto di varietà.
Sopra; Immagine delle travi in legno lamellare
Holzbau, utilizzate per la torre campanaria e schizzo
del complesso parrocchiale.
Sotto; prospetto Ovest della chiesa
(immagini ©Gregotti Associati)
svetta una “lama” che la attraversa per tutta
la sua lunghezza, terminando nella torre
campanaria.
La “lama”, alta 22 metri, e visitabile tramite
passerelle fino al piano a quota 17, con la
sua altezza assume il compito di segnalare,
anche da lontano, la presenza della Chiesa.
Assieme, anche la torre campanaria, divisa
dalla “lama” da una breve cesura di soli
2,5 metri, annuncia ai fedeli la funzione
Sopra; l’ingresso
principale della Chiesa
rivestita in pietra di
serizzo ghiandone e il
fonte battesimale
A fianco; prospetto
della facciata Sud.
[ 15 ]
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[ n. 42/2012] IOARCH Costruzioni e Impianti
Cappella Porciúncula
de la Milagrosa
Un piccolo edificio dalle dimensioni variabili costruito con materiali naturali
e mimetizzato nella foresta colombiana
dimensione spirituale all’esterno e rappresenta il passaggio tra due mondi, il sacro e
il profano. I colori naturali utilizzati per
le finiture contribuiscono alla mimetizzazione nella vegetazione e una lunga vasca
d’acqua fiancheggia uno dei lati della costruzione.
Immersa nella foresta,
la cappella è stata
progettata con pareti
laterali mobili che
ne modificano la
capienza.
9
2
3
11
4
5
8
10
6
7
13
12
(foto ©Alberto Fonseca,
Natalia Borda)
1
La semplice geometria rettangolare della
cappella di La Calera, nei pressi di Bogotà,
è stata concepita dall’architetto Daniel Bonilla per modificare nel minor modo possibile il territorio circostante e per inserirsi armonicamente nel paesaggio naturale.
Con una struttura rigida in pietra e pareti
mobili in acciaio, vetro e legno con una
superficie a trama intrecciata, la cappella
è progettata per modificare le proprie dimensioni e per aprirsi verso l’esterno. Le
pareti i rivolte a est e a ovest infatti pos-
sono scorrere lungo dei binari verso il
grande patio meridionale, consentendo ai
fedeli di riunirsi in piccoli gruppi privati
di circa trenta persone o grandi funzioni
pubbliche, una metamorfosi concreta e
allo stesso tempo simbolica in un paese
che vive forti contrasti sociali. L’apertura
delle pareti laterali trasforma lo spazio interno della cappella: la zona dell’altare diventa il coro e la navata principale diventa
navata laterale aumentando la propria capacità, una trasformazione che schiude la
Chiesa di Sant’Antonio
Essenziale e rigorosa, la casa di Dio
è realmente costruita sulla pietra
Un’architettura che mostri l’essenziale nel
più intenso dei modi possibili. È questa la filosofia che ha guidato l’architetto portoghese
João Luís Carrilho da Graça nella progettazio[ 16 ]
ne della Chiesa di Sant’Antonio a Portalegre.
Dall’esterno l’edificio appare come un volume
elementare definito da grandi pareti immacolate che rimandano alle abitazioni a patio della
tradizione iberica. I visitatori sono condotti
attraverso le imponenti mura di cinta verso
gli ambienti interni principali, definiti da una
Sezione trasversale del prospetto con pareti laterali
chiuse o aperte.
Cappella Porciúncula de la Milagrosa
Anno di realizzazione 2003-2004
Luogo La Calera, Bogotá (Colombia)
Progetto Daniel Bonilla Arquitectos
continuità spaziale di spazi chiusi e aperti.
Seguendo l’impianto a U, un lungo cortilesagrato interno rivestito da nuda roccia di
quarzo è fiancheggiato da due rampe laterali
che portano ai locali destinati alla comunità,
alla scuola materna e agli alloggi della parrocchia. In fondo al cortile, la chiesa si rivela un
ambiente estremamente semplice, con pianta e
altare di forma pressoché quadrata, pareti vetrate e un arredo essenziale. Sulla parete nordest della chiesa, visibile dietro l’altare attraverso una lunga sezione vetrata, appare l’ultimo
dei cortili, nel quale il fianco roccioso della
collina a ridosso della quale è stato costruito
il complesso, è stato lasciato visibile allo stato
naturale. Una quinta geologica spettacolare
che invita alla contemplazione e contribuisce,
assieme alla smaterializzazione degli spazi e
alla povertà assoluta di decorazioni, a definire
uno spazio totalmente dedicato all’esperienza
mistica individuale e collettiva.
Dalla strada, attraverso
colossali pareti bianche
si giunge al lungo cortile
interno e, in fondo ad
esso, alla chiesa.
Sotto, sezione prospetto
e sezione trasversale.
A destra, la roccia
della collina è visibile
dalla parete vetrata
posta dietro l’altare
(foto ©FG+SG Fotografia de Arquitectura)
Pianta della cappella
1. percorso di accesso
2. atrio
3. patio
4. ingresso
5. navata principale
6. altare
7. tabernacolo
8. vasca
9. percorso di accesso
10.laghetto
11.campanile
12.“giardino” di grano
13.passaggio
Chiesa di S. Antonio
Anno di realizzazione 2008
Luogo Portalegre (Portogallo)
St. Henry’s Ecumenical
Art Chapel
Luogo sacro, galleria d’arte, scultura di paesaggio. Tre anime distinte
convivono in un unico edificio dall’alto valore simbolico
Progetto João Luís Carrilho da Graça
Progettata dallo studio Sanaksenaho Architects, la St. Henry’s Ecumenical Art Chapel
si staglia su una delle colline che emergono dal paesaggio pianeggiante dell’isola
di Hirvensalo, in Finlandia. Raggiungibile
grazie a un percorso che risale sulla cima
della collina e allineata sull’asse est-ovest
del rilievo, la cappella diventa punto di riferimento nel paesaggio naturale. Il legame
con il territorio è stato un criterio fondamentale per la progettazione, evidenziato
dal rivestimento in rame che, diventando
verde nel tempo, inserisce armonicamente
l’edificio nella vegetazione. La forma lineare della cappella rimanda alla simbologia
del pesce, allegoria della prima cristianità
e riferimento al carattere ecumenico di un
luogo destinato a tutti i cristiani, indifferentemente dalla propria congregazione.
Attraverso un piccolo atrio si accede al
grande “ventre” della sala a navata unica,
con l’altare posto al termine dell’asse
→
[ 17 ]
IOARCH Costruzioni e Impianti [ n. 42/2012]
Una facciata sul cielo
“l’architettura religiosa è un fatto di religione prima che di architettura”
(Gio Ponti)
spaziale. Piccolo edificio e allo stesso tempo grande scultura paesaggistica, la cappella è anche una galleria d’arte: i visitatori
infatti possono ammirare le opere esposte
nella parte posteriore della navata mentre
nella zona anteriore sono in corso le cerimonie religiose. Gli interni sono realizzati
interamente in legno di pino e l’articolazione dello spazio è enfatizzata dai contrasti
di luci e ombre, con faretti che illuminano
le grandi nervature della volta e un’intensa luce indiretta che filtra da entrambe le
estremità della cappella e soprattutto dalla
finestra dell’altare, opera dell’artista Hannu Konola.
Sopra, il rivestimento esterno in pannelli di rame.
A sinistra, la zona dell’altare inondata di luce
posta alla fine dell’asse della cappella. Gli interni
sono stati realizzati interamente in legno di pino.
In basso a sinistra, particolare della volta.
(tutte le foto ©Jussi Tiainen)
Disegni
1.pianta della chiesa
2.sezione
3.prospetto
4.sezione longitudinale
1
2
1964. Quando Mons. Guglielmo Motolese,
da due anni arcivescovo di Taranto, chiede a
Gio Ponti di disegnare una nuova cattedrale
per Taranto siamo in pieno Concilio
Vaticano II. Giovanni XXIII è morto l’anno
precedente e la Chiesa si sta aprendo alla
contemporaneità. Il grande architetto ha già
74 anni e questa potrebbe essere uno delle
sue ultime occasioni per partecipare al “moto
intimo di penetrare l’espressione religiosa
sino a comprenderla e a manifestarla nella
sua essenzialità e purezza”, rendendo l’opera
architettonica “un atto di coscienza della
religione” (Ponti 1960, p. 43).
Da sempre città portuale e da settant’anni
sede dell’arsenale militare marittimo,
Taranto sta per compiere il balzo verso
l’industrializzazione (il grande stabilimento
Italsider sarà inaugurato nel 1965, quando
prende il via anche il progetto esecutivo
della Gran Madre di Dio). Per i lavoratori
che affluiscono in città – in dieci anni la
popolazione è cresciuta del 20% - sorge una
nuova urbanizzazione, specie a sud-est del
Borgo Antico. È qui che prende forma la
concattedrale, in un contesto ancora rurale
e in un intreccio tra progetto ecclesiale e
progetto urbano destinato però, come nella
maggior parte degli sviluppi urbani del
dopoguerra in Italia, a rimanere irrisolto.
Sia dal punto di vista delle strutture della
Chiesa, che ambiziosamente immaginava
la costruzione di un’intera cittadella della
fede, sia, il che è ben più grave, dal punto di
vista urbano. Così le grandi vasche antistanti
l’ingresso, contributo fondamentale alla
poeticità dell’intervento con la grande vela
riflessa nell’acqua e elemento di connessione
tra il sacro e la città, sono desolatamente
vuote, e l’ignavia verso il bene collettivo ha
impedito, come era invece nelle intenzioni di
Ponti, che la chiesa diventasse un “giardino
dell’Eden”, malgrado la commovente risposta
spontanea della popolazione all’invito di
Ponti il giorno dell’inaugurazione: “la gente
di Taranto venne alla cattedrale portando con
sé vasi e piante da piantare, perché l’architetto
sognava che il verde rampicante coprisse le
pareti bianche della sua costruzione” (Da
Gio Ponti, l’opera di Lisa Licitra Ponti, 1990,
Leonardo).
La chiesa ha due facciate, quella convenzionale
dalla quale si accede all’aula dell’assemblea, e
la grande vela che si staglia contro il cielo a
53 metri d’altezza. Bianca, non comunicante
con l’interno dell’edificio, composta di due
pareti parallele in cemento armato distanti
un metro tra loro e rese solidali dalle torri
campanarie ai lati, i suoi trafori cantano nel
vento e dialogano con la luce. In altre parole
è questa l’autentica facciata le cui porte si
aprono verso il cielo e il suo mistero.
All’interno Ponti propone una forma chiusa
e compatta per l’assemblea, con le altre
funzioni ospitate in corpi separati. L’impianto
liturgico trova forza non già nella pianta ma
nel complesso spaziale. Il presbiterio è il
punto focale della bassa navata, ma può essere
al tempo stesso circondato dall’assemblea:
se nell’aula trovano posto quasi ottocento
fedeli seduti, più di duecento si trovano nello
spazio oltre l’altare. Altare che, realizzato in
calcestruzzo rivestito sul fronte da una lamina
in rame, è collocato nella zona più luminosa
della chiesa e su cui affacciano anche il coro
e quattro logge laterali. Verso l’assemblea si
protendono due amboni: a sinistra dell’altare
la cattedra affiancata da quattro seggi, e sul
3
St. Henry’s Ecumenical Art Chapel
Anno di realizzazione 2004-2005
Luogo Turku (Finlandia)
Progetto Sanaksenaho Architects
[ 18 ]
4
Nel disegno originale (1966/67), la sezione longitudinale con la vela innalzata
sopra il tiburio (courtesy Curia Arcivescovile di Taranto)
Inaugurata da poco, la concattedrale come appariva su Domus nel 1971,
con la vela e la facciata riflesse nell’acqua delle vasche antistanti, oggi vuote
(©Domus, courtesy Servizio nazionale per l’edilizia di culto)
L’altare, i seggi canonicali e scorcio della cappella mariana
(foto ©Arch. Andrea Longhi)
profili
IOARCH Costruzioni e Impianti [ n. 42/2012]
lato opposto gli stalli per i canonici. A stretto
contatto con il presbiterio, quasi a formare un
transetto, due cappelle devozionali, mentre
lo spazio per il battesimo è nella cappella
laterale destra, a fianco dell’ingresso laterale e
in relazione con l’assemblea. Specularmente,
a sinistra, la cappella alla memoria dei
marinai caduti nella II guerra mondiale.
I confessionali, integrati nell’architettura,
sono allestiti nelle navate laterali, nella parte
più prossima all’ingresso, a sua volta protetto
da una bussola vetrata su cui è disposta una
tribuna per il coro e l’accesso a una loggia
in facciata. Una cripta, sotto l’abside della
chiesa, è collegata alle navate laterali ma è
dotata anche di accessi esterni autonomi,
assolvendo la funzione sia di cappella feriale,
sia di vera e propria chiesa parrocchiale.
Per tale ragione sono duplicati alcuni luoghi
Qui a fianco, i telai della
vela dopo il ripristino
funzionale completato
nel 2005 (foto ©Mancini)
e, a sinistra, il contesto
attuale della
concattedrale, vista
dal retro
■
Cattedrale di gio ponti
Luogo Taranto
Superficie lotto (escluse le vasche) 6.000 mq
Progetto preliminare 1964
Collaboratore Francesco Panettieri (uff. tecnico curia)
Le informazioni per
questo servizio sono
tratte dalla rubrica
“una chiesa al mese”
del sito del Servizio
Nazionale per l’Edilizia
di Culto della CEI,
dove si trovano ulteriori
approfondimenti e una
bibliografia completa:
Direzione lavori Salvatore Picciarelli
www.chiesacattolica.it
Progetto esecutivo 1965/66
Costruzione 1967/70
Dedicazione 6 dicembre 1970
Progetto Gio Ponti, studio Ponti-Fornaroli-Rosselli
Strutture Gaetano Angilella
La domotica semplifica la gestione della luce
peraltro hanno sempre avuto importanza
decisiva, basti pensare ai cambiamenti voluti dal
Concilio Vaticano II) è sempre stato all’ordine del
giorno ed è sorprendente osservare come, nella
maggior parte dei casi, gli ammodernamenti
almeno all’apparenza mutino di poco l’impronta
originaria dei luoghi. Per operare interventi poco
invasivi oggi arriva in soccorso la domotica,
ormai alla portata di ogni buon installatore:
sistemi di controllo e cavi di ridotte dimensioni
ad esempio semplificano la gestione di un buon
sistema di illuminazione, rendendo superflua
la maggior parte degli switch e facilitando
l’illuminazione puntuale.
Immaginiamo dunque di dover sostituire
le lampade della navata e del transetto di
una chiesa, parzializzando quattro distinte
zone da illuminare. Oggi i comandi sono
tutti in sacrestia o distribuiti nelle quattro
aree del nostro intervento. Ricordando che
indipendentemente dalla tecnologia adottata
è sempre buona norma dimensionare il carico
totale della linea al numero di lampade che
dovrà servire, procederemo individuando per
ogni singola zona la migliore linea presente (per
sezione del cavo e anno di posa) ed eliminando,
dopo averle utilizzate come traino per il nuovo
cavo Bus da posare, quelle eccedenti. Con la
tecnologia Bus possiamo collocare n moduli
[ 20 ]
architecture engineering integrated design
(foto ©Arch. Andrea Longhi).
liturgici, come i confessionali, integrati
nell’architettura, e il battistero.
Le decisioni di ordine iconografico non
furono semplici. Secondo Ponti, per il fascino
intrinseco della sua architettura la chiesa
avrebbe potuto fare a meno di opere d’arte.
Alla fine, per l’urgenza dell’imminente
inaugurazione, sarà l’architetto stesso a
dipingere la Vergine annunziata e l’angelo
sulla parete absidale, sotto i quali è posta la
croce.
Il tema mariano è ripreso da una scultura
bronzea del 1944 di Ettore Calvelli su disegno
di Ponti, donata alla chiesa da Ponti stesso
Per edifici destinati all’eternità il
tema della riqualificazione, al netto
di questioni di rappresentazione (che
progetto CMR
Schema distribuzione moduli e punti luce
linea elettrica + Bus campata A
linea elettrica + Bus campata B
linea elettrica + Bus campata C
da 4, 8 o 16 uscite a 230V AC sulle volte
dell’edificio a cui collegheremo, con brevi linee
elettriche volanti, invisibili dal basso, le nuove
lampade. Questo è tutto: in poco tempo,
senza più le linee di ritorno, indispensabili in un
impianto tradizionale, evitando qualsiasi traccia
avremo garantito al committente la possibilità
di gestire, da un unico comando, qualsiasi tipo
di accensione e, se le lampade lo consentono,
regolandone l’intensità; le accensioni potranno
addirittura essere programmate.
Knx, il protocollo che preferisco adottare nei
miei interventi, è lo standard europeo e offre per
questo la massima compatibilità, ma un’altra
tecnologia molto diffusa e compatibile con Knx
è Dali. Prodotti in grado di operare con entrambi
i sistemi sono distribuiti da ABB, Gewiss,
Siemens, Jung.
Sebastiano Abello
Ega Sistemi
www.egasistemi.it
Modulo Bus da 4 uscite
a 230V in AC.
less ego more eco: quello che sembra
uno slogan per progetto cmr è la
prassi quotidiana della professione.
Traducendo in architettura le istanze del committente,
ricercando fin nel dettaglio ogni occasione di miglioramento,
sia delle performance sia nella fruibilità dell’edificio, la società
di Massimo Roj ha dimostrato concretamente la convenienza
della sostenibilità, conquistando incarichi internazionali su
tutte le scale e raggiungendo dimensioni che la collocano,
unica tra le società di progettazione architettonica italiane, tra
i primi 100 studi del mondo.
(foto ©Oscar Ferrari)
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