Large Animals Review, Anno 8, n. 4, Agosto 2002 57 RICERCHE SULL’INFEZIONE DA VIRUS MAEDI-VISNA CONDOTTE IN ALLEVAMENTI OVINI IN ALCUNE REGIONI ITALIANE D. SALVATORI1, E. LEPRI2, M. SFORNA2, A. NOCENTINI3, V. ROSA4, A. PELLICANÒ5, G. VITELLOZZI2 2 1 Dipartimento di Scienze Veterinarie, Università di Camerino; Dip. di Scienze Biopatologiche Veterinarie dell’Università di Perugia, Via San Costanzo 4, 06126 Perugia 3 Provincia di Siena, 4 ASL 10, Camerino. 5 Veterinario Libero Professionista Riassunto La ricerca ha avuto come obiettivo quello di apportare un contributo conoscitivo sull’entità della diffusione del virus MaediVisna (MVV) negli allevamenti ovini di alcune regioni del Paese. L’indagine ha riguardato 203 allevamenti, di cui 25 situati al Nord (Lombardia), 72 al Centro (Marche, Umbria, Lazio, Emilia-Romagna, Toscana) e 106 al Sud (Molise, Basilicata, Calabria, Puglia) del Paese. Si è trattato di indagini sierologiche, condotte mediante l’impiego della tecnica della immunodiffusione e della prova immunoenzimatica (ELISA), e che hanno riguardato un numero complessivo di 15.101 campioni di siero nonché di indagini anatomopatologiche e virologiche eseguite su 15 pecore, che al momento dell’abbattimento presentavano sintomi clinici riportabili a Maedi-Visna (MV). I risultati ottenuti possono essere schematizzati nella maniera che segue. Su un totale di 203 allevamenti esaminati nelle varie regioni del Paese, ben 145, e cioè il 71,4% ospitavano animali sierologicamente positivi nei confronti di MVV. Per quanto concerne le indagini anatomopatologiche, su tutti i soggetti è stato possibile riscontrare la presenza di lesioni macroscopiche e istologiche riportabili a MV, particolarmente concentrate nel polmone e nei linfonodi tracheobronchiali. Dal polmone di una pecora è stato isolato il virus MV. Summary The aim of the project was to gain further information on the spread of Maedi-Visna virus (MVV) infection among sheep in several flocks located in some Italian Regions. Thus, 203 herds, of which 25 from Northern (Lombardia), 72 from Central (Marche, Umbria, Lazio, Emilia-Romagna, Toscana) and 106 from Southern Regions of the Country, were considered. Immudiffusion and ELISA tests were carried out on a total of 15.101 serum samples. Moreover, macroscopic and microscopic observations as well as attempts for virus isolation were made on 15 sheep which were killed because clinically affected by the typical MV syndrome. Among the 203 herds considered in the different Regions of Italy, 145 (71,4%) had animals seropositive for MV virus. In all 15 animals which were subjected to the necropsy typical lesions for MV infection were detected. The lesions were particularly significant in the lung and the adiacent lymphonodes. From the lung of one sheep MVV was isolated. INTRODUZIONE Il virus Maedi/Visna (MVV) è un lentivirus appartenente alla famiglia Retroviridae ed è strettamente correlato al lentivirus responsabile dell’artrite encefalite della capra (CAEV)1. La duplice denominazione Maedi-Visna, utilizzata per indicare lo stesso virus, è di origine islandese e vuole significare, rispettivamente, malattia respiratoria (Maedi) e sindrome neurologica (Visna)2. MVV, come tutti gli altri lentivirus, induce un’infezione a carattere persistente ma, a differenza del virus dell’immunodeficienza acquisita dell’uomo (HIV), il lentivirus della pecora non provocherebbe uno stato di immunodepressione nell’ospite. È ormai accertata la responsabilità da parte di MVV, oltre che come agente eziologico di sindrome respiratoria e neurologica, anche nel determinismo di forme croniche di mastite3,4, sebbene molto spesso questo aspetto della pato- 58 Ricerche sull’infezione da virus Maedi-Visna condotte in allevamenti ovini in alcune regioni italiane logia spontanea a cui il virus è sicuramente associato, non sia adeguatamente considerato. La replicazione virale nel parenchima mammario ha come conseguenza l’eliminazione del virus con il colostro e con il latte e, a questo proposito, giova ricordare il reperto secondo cui l’isolamento del virus sia stato realizzato dalle pecore fino 5 mesi di distanza dal momento del parto3,4. La trasmissione del virus mediante il materiale seminale è una evenienza da tenere presente e ciò, in maniera particolare, quando si osservasse un processo infiammatorio dell’epididimo2, mentre non risulterebbe ancora dimostrata la trasmissione intrauterina5. L’evoluzione clinica della malattia è decisamente lenta, tanto che l’insorgenza dei sintomi clinici talvolta viene osservata in soggetti di 4-5 anni di età. In riferimento alla reazione immunitaria, la comparsa di anticorpi viene apprezzata dopo un certo tempo dall’avvenuta infezione, di solito dopo alcune settimane o diversi mesi6. Il lungo periodo di incubazione che caratterizza le varie forme d’infezione costituisce una preoccupante remora per gli allevamenti ovini, considerando che gli animali rappresentano dei diffusori permanenti del contagio molto tempo prima della comparsa delle manifestazioni cliniche. Allo scopo di ridurre il rischio della propagazione del virus, l’unico mezzo attualmente disponibile è rappresentato da un continuo monitoraggio sierologico, seguito dall’eventuale eliminazione dal gregge degli animali sieropositivi. Tale strategia viene ampiamente usata in Gran Bretagna, in Francia, Spagna e Germania. Gli unici Paesi esenti dall’infezione sono l’Australia e la Nuova Zelanda, oltre all’Islanda dove la malattia è stata eradicata, anche se in virtù di notevoli sacrifici di ordine economico. Per quanto riguarda l’Italia, MVV è presente negli allevamenti ovini già da diversi anni. In un’indagine sierologica condotta in Toscana nel 1984, l’infezione fu riscontrata nell’8,9% dei 23 allevamenti considerati 7, mentre in una ricerca eseguita su 34 greggi situati in diverse regioni del Paese, 26 avevano soggetti sieropositivi 8. Un ulteriore accertamento condotto in Sicilia su 12.508 pecore, la positività sierologica per MVV è risultata pari al 5,45% degli animali saggiati9. Sempre in Italia, il virus è stato isolato da una pecora in assenza di sintomi clinici di malattia10. Lo scopo del presente lavoro è stato quello di apportare un contributo conoscitivo nei confronti della situazione epidemiologica riferita a MVV in Italia, estendendo la ricerca ad allevamenti in alcune regioni situate al Nord, al Centro e al Sud del Paese, affiancando, laddove possibile, alle indagini sierologiche anche una verifica virologica e anatomopatologica. MATERIALI E METODI Piano sperimentale La ricerca ha riguardato 203 allevamenti ovini, di cui 25 situati al Nord (Lombardia), 72 al Centro (Marche, Umbria, Lazio, Emilia Romagna, Toscana) e 106 al Sud (Molise, Basilicata, Calabria, Puglia) del Paese. L’indagine sierologica è stata eseguita su 15.101 campioni di siero provenienti dagli allevamenti delle varie regioni citate. Le prove sierologiche sono state seguite da indagini anatomopatologiche e virologiche in tutti quei casi di sierologia positiva in animali con sintomi clinici manifesti. Il numero di pecore saggiate nei vari allevamenti considerati, non è stato al di sotto del 10% degli effettivi del gregge; in alcuni casi l’indagine è stata estesa a tutti i componenti dell’allevamento. Un comportamento metodologico particolare ha riguardato la Provincia di Siena. In questo caso le indagini sono state particolarmente concentrate su 6 greggi di ovini di razza sarda dove da anni erano in atto programmi di miglioramento genetico. Gli arieti appartenenti ai suddetti allevamenti, essendo di elevato pregio genetico, vengono utilizzati per la fecondazione artificiale, pertanto, a termine di legge (Legge n.30 del 15/1/1991), essi debbono essere esenti anche da MVV. Ciò premesso, tutti i soggetti presenti nei suddetti 6 allevamenti sono stati sottoposti, e lo sono ancora, a controlli sierologici ogni 6 mesi. Inoltre, 15 soggetti sieropositivi con sintomi manifesti di malattia, venivano abbattuti e sottoposti ad indagini anatomopatologiche e virologiche. Si è trattato di animali di sesso femminile, di età superiore a quattro anni e che al momento dell’abbattimento presentavano notevole dimagramento, dispnea, in alcuni casi zoppia e una significativa diminuzione della produzione del latte che in alcuni soggetti si associava a mastite clinicamente evidente. In tutti gli animali, in corso di necroscopia, sono state apprezzate le lesioni macroscopicamente evidenti e prelevati campioni di encefalo, cervelletto, polmone, linfonodi tracheobronchiali, parenchima mammario, capsula articolare dell’articolazione carpica, milza fegato e rene. I vari campioni sono stati immersi in formalina neutra tamponata al 10% per indagini istologiche. Altri campioni, rappresentati da plesso coroideo, polmone, parenchima mammario sono stati prelevati e posti a –70 °C, e destinati ad indagini virologiche. Prima dell’abbattimento, da tutti i soggetti è stato prelevato un campione di siero da utilizzare in prove sierologiche. La raccolta dei sieri è stata eseguita dai veterinari addetti ai piani di profilassi per la brucellosi oltre che da veterinari dipendenti dalle Associazioni Allevatori delle regioni considerate. Gli animali destinati ai controlli sierologici per MVV dovevano essere scelti fra soggetti di oltre un anno di età e, su moduli allo scopo allestiti, per ogni animale veniva indicato il numero di matricola, il sesso, la razza e l’età. Prove sierologiche Sono state eseguite prove di immunodiffusione su mezzo gelificato (AGID), adottando la metodica messa a punto dal Laboratorio centrale di Weybridge (U.K), la quale prevede l’impiego di antigene e corrispondente siero immune di referenza 11. L’antigene era costituito da un estratto concentrato di cellule del plesso coroideo di agnello, infettate con lo stipite WLC-1 di MVV di origine americana. I componenti virali presenti nell’antigene sono rappresentati dalla proteina del core p28 (p.m. 28.000 D) e dalla proteina dell’envelope gp 135 (p.m. 135.000) e, mentre la prima è l’espressione dell’antigene di gruppo, l’altra si identifica con l’antigene tipo specifico. La prova ha comportato l’impiego di uno stampo microesagonale, in grado di produrre sulla superficie del gel una prima serie di fori Large Animals Review, Anno 8, n. 4, Agosto 2002 aventi la capacità di 40 µl, ciascuno dei quali da utilizzare per i sieri in esame, una seconda serie di fori più piccoli alternati ai precedenti, ciascuno della capacità di 25 µl, destinati a ricevere il siero immune di referenza, ed infine un foro centrale, anch’esso della capacità di 25 µl, riservato all’antigene. La lettura veniva effettuata dopo 12 ore di permanenza della piastra a 22 gradi centigradi. La reazione era giudicata positiva in presenza di una evidente linea di precipitazione fra il siero in esame e l’antigene. Nei casi in cui la reazione fosse stata giudicata debolmente positiva i sieri venivano sottoposti alla prova immunoenzimatica (ELISA) la cui fase solida dell’antigene era costituita da una proteina ricombinante derivata dalla proteina del core p25 di MVV e dalla proteina gp 46 di transmembrana12. Indagini anatomopatologiche Per ciascuno degli animali abbattuto veniva eseguita una necroscopia accurata esaminando tutti gli organi per la presenza di lesioni apprezzabili macroscopicamente. Una particolare attenzione veniva riservata all’apparato respiratorio, alla mammella e all’encefalo. Per quanto concerne le indagini istologiche, i campioni fissati in formalina sono stati manipolati in accordo alle normali metodiche, sezionati a 5 µm e colorati con ematossilina ed eosina (E&E). Le lesioni polmonari riconducibili a Maedi sono state classificate con il seguente criterio a punteggio: • 1 : lesioni di modesta entità, caratterizzate da lieve ispessimento dei setti interalveolari con modesta fibrosi ed infiltrato linfomonocitario focale. • 2 : lesioni di media entità, caratterizzate da marcato ispessimento dei setti interstiziali, fibrosi, lieve enfisema alveolare, infiltrato linfomonocitario diffuso o focale peribronchiale. • 3 : lesioni di grave entità, caratterizzate da marcata infiltrazione linfomonocitaria diffusa, iperplasia linfofollicolare, enfisema alveolare, iperplasia della muscolatura liscia bronchiolare. • 4 : lesioni di estrema gravità, caratterizzate da marcata infiltrazione linfocitaria diffusa, con formazioni linfofollicolari confluenti e sostituzione del parenchima polmonare. Indagini virologiche Si riferiscono a tentativi di isolamento del virus dai campioni di tessuto (plesso coroideo, polmone, parenchima mammario), prelevati in sede di necroscopia dai 15 soggetti abbattuti. Allo scopo, per ciascun campione sono state allestite sospensioni al 10% in terreno minimo essenziale (MEM), contenente antibiotici, penicillina 1000UI/ml, streptomicina 500UI/ml, anfotericina B (5UI/ml). Per l’allestimento delle sospensioni provenienti dal polmone e dal parenchima mammario venivano utilizzati omogenizzatori di vetro (Potter Elveyem) mantenuti in bagno di ghiaccio fondente. Il supernatante di ciascuna sospensione sottoposta a centrifugazione a 800 g per 15 minuti a 4°C, veniva inoculato alla dose di 0,1 ml in quattro 59 pozzetti di una piastra “Costar 24”, contenente monostrati di plesso coroideo fetale di agnello (PCFA) in coltura primaria, sviluppati in presenza di MEM contenente 10% di siero fetale di vitello. L’isolamento virale dai campioni di plesso coroideo veniva tentato seguendo la metodica della co-coltura. Le piastre venivano tenute in termostato (36,5°C) a CO2 ed osservate giornalmente per la comparsa di effetto citopatico (EC). I campioni che dopo tre passaggi seriali, eseguiti ad intervalli settimanali, non presentavano EC, venivano eliminati e considerati negativi. Nel caso invece di presenza di EC, l’identità del virus veniva accertata mediante prove di neutralizzazione in presenza di siero immune di referenza. Queste prove venivano eseguite in piastre “microtiter 96”. Diluizioni scalari del virus in esame da 1:5 a 1:5.000.000 venivano mescolate con una concentrazione fissa di siero di referenza tale da neutralizzare 100 DCP 50 di virus omologo e poste a soggiornare a temperatura ambiente (22°C) per 90 minuti. A titolo di controllo mescolanze analoghe venivano eseguite ponendo a contatto con le varie diluizioni del virus, siero normale. L’identità del virus veniva accertata se il titolo in presenza di siero normale risultava superiore di almeno 2 log rispetto al titolo registrato in presenza di siero immune. RISULTATI Indagini sierologiche Dalla Tabella 1 è possibile constatare che la maggiore percentuale di allevamenti con animali sieropositivi per MV è stata riscontrata nelle regioni centrali del Paese, dove su 72 allevamenti esaminati, 56 pari al 77,7% hanno fornito reazioni positive; al Nord, 14 allevamenti, su un totale di 25 allevamenti esaminati, ospitavano animali sieropositivi. Un valore intermedio è stato riscontrato nelle regioni meridionali dove la presenza di animali sieropositivi è stata accertata in 74 allevamenti sui 106 considerati, con una prevalenza di sieropositività del 69,8%. Sempre Tabella 1 Regioni di provenienza dei sieri ovini saggiati per la presenza di anticorpi nei confronti del virus Maedi-Visna Regioni N. Aziende considerate Aziende con pecore sieropositive N. % Nord Lombardia 25 14 56 Centro Marche Umbria Lazio Emilia-Romagna Toscana 32 4 12 12 12 24 4 10 7 11 75 100 83,3 58,3 91,7 Sud Molise Basilicata Calabria Puglia 10 75 10 11 7 53 8 6 70 70,7 80 54,5 203 145 71,4 Totale 60 Ricerche sull’infezione da virus Maedi-Visna condotte in allevamenti ovini in alcune regioni italiane Tabella 2 Pecore selezionate nelle singole Regioni per la ricerca di anticorpi nei confronti del virus Maedi-Visna N. di pecore saggiate Pecore sieropositive N. % Regioni Nord Lombardia 1000 195 19,5 Centro Marche Umbria Lazio Emilia-Romagna Toscana 1500 104 3642 185 3356 335 33 721 17 401 22,3 31,7 19,8 9,1 11,9 Sud Molise Basilicata Calabria Puglia 812 3582 650 270 96 800 122 32 11,8 22,3 18,8 11,8 15101 2752 18,2 Indagini anatomo-istopatologiche Total Tabella 3 Controlli sierologici nei confronti del virus Maedi-Visna relativi a 6 allevamenti della provincia di Siena* I Prelievo (Gennaio 2001) Greggi N. pecore saggiate II Prelievo (Luglio-Agosto 2001) Pecore positive N. % N. pecore saggiate Pecore positive N. % 1 343 24 7 387 10 2,6 2 275 28 10,2 229 16 7 3 308 4 1,3 390 3 0,7 4 505 51 10 400 25 6,2 5 781 170 21,8 585 111 19 6 286 35 12,2 231 17 1,3 2498 312 12,5 2222 182 8,2 Tot. del Paese. Considerando i risultati nel loro insieme, a prescindere dalle regioni, su 15.101 ovini esaminati nel Paese, i sieropositivi sono stati 2752, pari al 18,2%. Per quanto attiene ai 6 allevamenti in provincia di Siena, dalla Tabella 3 si evince che, nonostante la eliminazione degli animali risultati sieropositivi al primo esame, reazioni positive, come del resto era prevedibile, sono state riscontrate ancora nel prelievo eseguito a distanza di sei mesi, anche se in alcuni casi (allevamenti n.1 e 6), la prevalenza di positività sembra avere subito una notevole flessione. * Consultare il “piano sperimentale” del presente lavoro. dai dati riportati nella Tabella 1, si deduce che su un totale di 203 allevamenti esaminati nelle varie regioni del Paese, ben 145, e cioè il 71,4%, hanno animali sierologicamente positivi nei confronti del virus MV. Considerando i risultati ottenuti negli allevamenti delle singole regioni prese in considerazione, dall’esame della Tabella 2, si ricavano i seguenti dati. Nell’unica regione considerata nel Nord (Lombardia), su 1000 pecore saggiate, 195, pari al 19,5%, presentavano anticorpi per MV. Nelle 5 regioni centrali (Marche, Umbria, Lazio, Emilia-Romagna, Toscana), su un totale di 8787 animali, le reazioni positive sono state rivelate in 1507 casi, pari al 17,1%, mentre nelle 4 regioni meridionali (Molise, Basilicata, Calabria, Puglia), reazioni positive sono state accertate nei sieri di 1050 soggetti, sui 5314 campioni saggiati, pari al 19,7%. A giudicare da questi dati non sembra esistere una differenza significativa nella prevalenza delle reazioni positive fra gli animali di allevamenti situati al Nord, al Centro o al Sud I principali reperti patologici riguardavano i polmoni: nella maggior parte dei casi non collassavano dopo l’apertura della cavità toracica e si presentavano aumentati di volume soprattutto nelle porzioni dorsali dei lobi basali, di colore rosa pallido con screziature grigiastre, consistenza leggermente aumentata non consolidata, aumentati di peso, con aree iperemiche nelle porzioni diaframmatiche dei lobi basali. In alcuni soggetti le porzioni anteroventrali del polmone apparivano consolidate, e lasciavano evidenziaziare un disegno acinoso parenchimale; occasionalmente a queste lesioni diffuse si associavano lesioni nodulari disseminate di probabile origine parassitaria, o noduli caseopurulenti riferibili a pseudotubercolosi. I linfonodi tracheobronchiali mostravano un diffuso aumento di volume con iperplasia corticale. La mammella di alcuni soggetti si presentava diminuita di volume, di consistenza granulosa ed a tratti fibrotica. Non si riscontravano lesioni macroscopicamente evidenti a carico di SNC, fegato, rene, milza. Dal punto di vista istopatologico in tutti i soggetti esaminati, le lesioni risultavano limitate al polmone, ai linfonodi peribronchiali, alla milza e alla mucosa intestinale. In alcuni soggetti la parete dell’intestino tenue si presentava ispessita, sollevata in pliche; era anche presente una marcata tumefazione dei linfonodi meseraici. I campioni fissati in formalina sono stati trattati secondo le normali metodiche, sezionati a 5 µm e colorati con E&E. Le lesioni polmonari andavano da quadri di polmonite interstiziale di modesta entità fino ad aspetti di notevole gravità rappresentati da polmonite linfofollicolare diffusa ed ipertrofia delle fibre muscolari. Su 15 soggetti esaminati, lesioni polmonari riportabili all’infezione da MVV, in 5 casi (33%) erano di modesta entità (grado 1), in 6 (40%) di media entità (grado 2), mentre nei rimanenti 4 casi, in tre soggetti (20%) le lesioni erano gravi (grado 3) ed in 1 (7%) sono risultate di notevole entità (grado 4). Lesioni polmonari concomitanti erano rappresentate da focolai di broncopolmonite catarrale purulenta, infiltrati peribronchiali e perivascolari, prevalentemente eosinofilici e lesioni granulomatose di origine parassitaria. Nei linfonodi tracheobronchiali e nella milza dei soggetti più severamente affetti era possibile evidenziare una marcata iperplasia dei centri germinativi dei follicoli linfatici. Nelle mammelle macroscopicamente modificate era possibile apprezzare una marcata atrofia fibrosa del parenchima ghiandolare con infiltrazione diffusa di linfociti sia Large Animals Review, Anno 8, n. 4, Agosto 2002 61 nel connettivo perilobulare che all’interno del parenchima ghiandolare. In diversi soggetti la mucosa intestinale appariva ispessita per l’infiltrazione diffusa linfoplasmacellulare e granulocitaria eosinofilica. In due soggetti l’infiltrato intestinale era rappresentato da linfociti, plasmacellule e cellule epitelioidi, all’interno delle quali era possibile apprezzare, con la colorazione di Ziehl-Nielsen, numerosi batteri bastoncellari acido resistenti; analoghe lesioni granulomatose erano evidenti anche nei linfonodi meseraici. Indagini virologiche L’isolamento del virus ha avuto successo nel caso di un campione prelevato dal polmone di una pecora che in vita aveva presentato una sintomatologia respiratoria molto grave e alla necroscopia lesioni polmonari accentuate. L’isolamento è stato ottenuto al secondo passaggio su colture primarie di PCFA, quando è stata apprezzata la comparsa di EC tipico del virus MV. L’identità del virus, il cui titolo è risultato pari a 10 3,50 DCP50/0,1 ml, è stata dimostrata mediante sieroneutralizzazione da parte del siero immune di referenza. FIGURA 1 - Polmone di ovino con polmonite interstiziale. DISCUSSIONE I risultati delle indagini sierologiche depongono per un’ampia diffusione dell’infezione da MVV negli allevamenti ovini presi in considerazione. È anche chiaro che MV rappresenta un grave problema nelle greggi con un’alta percentuale di animali sieropositivi. La natura insidiosa di MV e la lenta evoluzione dei sintomi clinici sono elementi che contribuiscono a rendere difficile la diagnosi. Ad ulteriore testimonianza della presenza dell’infezione, dal polmone di una pecora con grave sintomalogia respiratoria è stato isolato il virus. Inoltre, in tutti i soggetti abbattuti esaminati è stato possibile osservare lesioni macroscopiche ed istologiche riconducibili ad infezione da virus Maedi-Visna, le quali, come segnalato in letteratura, riguardavano soprattutto il polmone e i linfonodi tracheobronchiali 15 (Figg. 1 e 2). Quasi costantemente associato alla polmonite interstiziale è risultato il riscontro di una mastite interstiziale linfocitaria con atrofia parenchimale (c.d. mastite indurativa) la cui gravità variava tra i diversi soggetti in esame indipendentemente dalla gravità delle lesioni polmonari, reperto che depone per l’intervento di fattori individuali nella genesi delle lesioni polmonari o mammarie 3. Negli animali esaminati non sono state evidenziate lesioni articolari o del sistema nervoso, e ciò è in accordo con la relativa minore frequenza di queste lesioni in soggetti affetti da Maedi-Visna14. Infine è interessante notare come in due soggetti si siano osservate lesioni intestinali riconducibili ad enterite paratubercolare. Spesso gli Allevatori sono rimasti sorpresi e preoccupati dell’alta prevalenza di MV nelle loro greggi. La pecora infetta è un portatore permanente di virus nonostante la presenza di anticorpi, pertanto, ogni soggetto siero-positivo dovrà essere considerato infetto in maniera persistente e quindi suscettibile di trasmettere l’infezione agli altri componenti del gregge. Il controllo della malattia può essere FIGURA 2 - Pecora, polmone. Polmonite interstiziale cronica caratteristica della Maedi. realizzato attraverso il rilievo delle pecore sieropositive. In genere si consiglia l’applicazione di due metodi: 1. Se in un gregge il numero dei soggetti sieropositivi è limitato, si procederà alla eliminazione di tutti i soggetti sieropositivi ed alla ripetizione delle prove sierologiche ad intervalli di sei mesi. 2. Nelle greggi con molti soggetti siero-positivi, in genere vengono isolati gli agnelli subito dopo la nascita. Questi agnelli verranno portati in locali lontani da quelli delle madri ed alimentati con latte bovino o con latte artificiale. Questo metodo è stato utilizzato in molti casi con successo ma richiede impegno economico e molto lavoro14. È di essenziale importanza che tutte le pecore e gli arieti da introdurre in un gregge siano sierologicamente negativi e preferibilmente provenienti da un allevamento indenne da MV. CONCLUSIONI I risultati delle indagini eseguite hanno confermato un’ampia diffusione del virus Maedi-Visna negli allevamenti considerati. Vengono forniti suggerimenti per operare una razionale prevenzione al fine di contenere l’ulteriore propagazione del contagio. 62 Ricerche sull’infezione da virus Maedi-Visna condotte in allevamenti ovini in alcune regioni italiane Obiettivi La ricerca ha avuto come obiettivo quello di verificare la diffusione del virus Maedi-Visna in un certo numero di allevamenti di ovini localizzati in alcune Regioni italiane, selezionate al Nord, al Centro e al Sud del Paese, affiancando alle indagini sierologiche, laddove possibile, ricerche anatomopatologiche e virologiche. Bibliografia 1. 2. 3. 4. Ringraziamenti Si ringrazia il Prof. G. Castrucci, Lab. di Virologia “V. Cilli” dell’Università di Perugia, per il costante aiuto e inco raggiamento nelle varie fasi del lavoro. Si ringraziano la Dott.ssa M. Ferrari, Istituto Zooprofilat tico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia, per la rac colta dei sieri provenienti dal Nord Italia e il Dott. V. Ange lillo per i sieri provenienti dal Sud Italia. Inoltre un sentito ringraziamento viene rivolto a tutti gli ALLEVATORI che con grande entusiasmo e spirito di colla borazione hanno aderito all’iniziativa. 5. 6. 7. 8. 9. Simboli e Sigle MVV: virus Maedi-Visna; CAEV: virus dell’artrite encefali te della capra; AGID: immunodiffusione su mezzo gelificato; E&E:ematossilina-eosina; UI: unità internazionali; EC: effet to citopatogeno; MV: Maedi-Visna; ELISA: prova immunoen zimatica; HIV: virus dell’immunodeficienza dell’uomo. 10. 11. 12. Parole chiave Maedi-Visna, ovini, indagine epidemiologica. 13. 14. Key words Maedi-Visna, Sheep, Epidemiological survey. 15. PALSSON P.A. 1976, In “ Slow virus diseases of animals and man” Ed. R. H. Kimberlin. Pub. North Holland Publishing Co. pp 17-43. PEPIN, M., VITU, C., RUSSO, P., MORNEX, JF., PETERHANS, E. (1998) Maedi-visna virus infection in sheep: a review. J. Vet. Res. 29, 341-36. 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