Comunicato stampa
23 luglio 2013
Più nubi che sole
23 luglio 2013
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Risultati dell’indagine GfK sul Clima dei consumi in Europa per
il secondo trimestre del 2013
Milano, 23 luglio 2013 – La debole crescita economica e l’alto tasso di
disoccupazione continuano a preoccupare l’Europa. La crisi finanziaria ed economica non è ancora superata anche se, in alcuni Paesi
europei, la recessione ha raggiunto il suo punto più basso. Quanto
segue è il risultato dell’indagine GfK sul Clima dei consumi in Europa
che presenta una panoramica sullo sviluppo delle aspettative economiche e di reddito e della propensione agli acquisti fra i consumatori
di 12 Paesi europei.
Nel secondo trimestre del 2013 il dibattito nell’Unione europea (UE) ha
continuato a essere dominato dalla crisi finanziaria, oscurando parzialmente il nuovo ingresso della Croazia nella UE del 1° luglio. Il dibattito si è costantemente concentrato su come ridurre l’immensa condizione debitoria.
Su questo argomento si sono fronteggiate due opinioni, tra loro relativamente diverse e inconciliabili: da una parte, la Germania e altri Paesi
dell’Europa settentrionale sostengono la permanenza di una rigida politica
di austerità e di un percorso di consolidamento; dall’altra, i Paesi dell’Europa meridionale, e anche il Fondo monetario internazionale (FMI), insistono
sull’adozione, nel breve termine, di incentivi all’economia piuttosto che su
ulteriori tagli. Quest’ultima opinione si basa sulla convinzione che l’economia di un Paese debba prima adottare misure che consentano ai propri
cittadini di trovare un impiego e di guadagnare per passare, successivamente, al risanamento della condizione debitoria e all’adozione di misure
strutturali.
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Attualmente, il risultato sembra essere una combinazione di questi due
punti di vista. Di conseguenza, alla Francia e alla Spagna sono stati concessi altri due anni per riportare il proprio livello di indebitamento al di sotto
del limite di disavanzo ammesso, fissato al 3% del prodotto interno lordo
(PIL). Si prevede che l’Italia uscirà dalla procedura di deficit eccessivo come anche l’Ungheria, la Lettonia, la Lituania e la Romania. A causa dei loro
alti tassi di disoccupazione, Bruxelles non vuole sovraccaricare eccessivamente questi Paesi ma, al contrario, riconoscere gli sforzi dagli stessi intrapresi. Tuttavia, la Commissione europea (CE) insiste ancora sull’adozione
di riforme strutturali, in particolare quelle relative al mercato del lavoro, dei
sistemi pensionistici e dell’economia in generale.
Nel frattempo, in Europa aumenta la speranza che, nel medio termine, si
possa arrivare alla conclusione della crisi finanziaria. Anche se la Zona
euro continua a essere in recessione, la situazione economica appare leggermente migliorata rispetto all’ultimo trimestre del 2012. La Banca centrale europea (BCE) vede anch’essa segnali di un recupero graduale a partire
dalla fine di quest’anno, senza tuttavia prevedere una ripresa vera e propria. In tutti i Paesi della Zona euro si è assistito a un chiaro miglioramento
dei valori del sistema di allarme preventivo dell’Indice PMI (Purchasing
Manager Index) dell’istituto Markit. L’indice PMI viene considerato un indicatore preventivo particolarmente affidabile in quanto i dati si basano su
indagini e, pertanto, risulta essere più aggiornato rispetto alle statistiche
ufficiali. Comprende dati controllati, come la produzione, l’occupazione e i
prezzi. In Francia, il valore e salito a 46,4 punti, andando oltre i 45,5 punti
previsti; in Italia, a giugno, lo stesso indicatore ha raggiunto i 47,3 punti,
contro i 46,2 previsti e la Spagna ha visto un miglioramento impressionante, raggiungendo i 48,1 punti, il valore più alto da 24 mesi, e superiore ai
45,5 punti previsti. L’indicatore del Regno Unito si è ora stabilmente attestato sopra i 50 punti, il che indica una crescita economica, ed ora è attestato a 51,3 punti.
L’Italia si discosta dal percorso di austerità
L’Italia è bloccata dalla più lunga recessione degli ultimi decenni. Il potere
economico, all’inizio dell’anno, è diminuito dello 0,5% e si prevede che nel
secondo trimestre scenda ulteriormente di XX%. La terza più grande economia della Zona euro ha subito una contrazione per sette trimestri consecutivi, la peggiore condizione dall’inizio delle rilevazioni, avviate nel 1970. Il
tasso di disoccupazione è ancora in crescita e ha raggiunto, ad aprile, il
12%. La situazione è particolarmente preoccupante per quanto riguarda la
disoccupazione giovanile: attualmente, più di 38% di giovani italiani di età
inferiore ai 25 anni è senza lavoro. Il perdurare della recessione ha ora un
impatto enorme sulla vita quotidiana, con milioni di italiani che non sono più
in grado di acquistare i beni essenziali e che, per fare fronte alle spese
quotidiane, devono attingere ai loro risparmi. Uno su cinque non è in grado
di sostenere le spese di riscaldamento domestico; la carne è diventato un
articolo di lusso e meno della metà della popolazione è in grado di permettersi una vacanza. Il Governo ha tratto le conclusioni necessarie e ha annunciato che, per quest’anno, non prevede ulteriori tagli o aumenti delle
tasse. Anche la Germania è orientata ad aiutare la terza più grande economia della Zona euro: come si è verificato per la Spagna, anche l’Italia
riceverà aiuti per le piccole e medie imprese. Il Governo tedesco fornirà
prestiti alle piccole e medie imprese locali che contribuiranno a rilanciare
l’economia.
Aspettative economiche:
Aspettative di reddito:
Propensione agli acquisti:
9,3 punti
−25,2 punti
−49,0 punti
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Aspettative economiche: dopo l’allontanamento dal percorso di
austerità, gli italiani sperano in una ripresa economica
I consumatori tedeschi, italiani, spagnoli e del Regno Unito sono convinti
che entro la fine dell’anno ci si possa aspettare una ripresa economica.
Tuttavia, nell’Europa orientale, le aspettative economiche rimangono stagnanti a un livello basso. La speranza di una svolta si sta affacciando, anche se molto lentamente, anche in Portogallo (−43,0 punti) e in Grecia
(−33,9 punti). Attestato ai −30,4 punti di maggio, il valore dell’indicatore
della Grecia è stato il più alto registrato dall’aprile del 2010. La Francia
continua a combattere contro la stasi congiunturale e, prima di rivedere una
crescita della propria economia, dovrà adottare dure riforme. Di conseguenza, il Paese ha anche registrato le più basse aspettative economiche,
il cui indicatore è attestato a −48,7 punti. Un livello simile di pessimismo lo
si riscontra fra i consumatori portoghesi (−43,0 punti) e greci (−33,9 punti).
La visione più positiva per una possibile ripresa economica nei prossimi
mesi la si riscontra (attualmente) in Germania (1,1 punti), in Austria (−6,9
punti) e in Bulgaria (−10,7 punti).
In Italia, l’indicatore delle aspettative economiche è sostanzialmente aumentato fino a raggiungere i 9,3 punti: a maggio era ancora a −32,3 punti.
Tuttavia, le ragioni principali di tale miglioramento sono da attribuire a una
serie di modifiche apportate alla metodologia di indagine e questo non consente una reale comparazione fra i dati attuali e i risultati precedenti. Ma,
anche in questo caso, la ritrovata speranza degli italiani non deve essere
sottovalutata. Il nuovo Governo ha recentemente annunciato di volersi discostare dal percorso di rigida austerità e di non prevedere, nel corso di
quest’anno, aumenti di tasse o l’introduzione di ulteriori tagli. Gli italiani
sperano che questo possa dare uno stimolo sufficiente all’economia, con3
sentendo così al Paese di imboccare il percorso di uscita dalla recessione,
in particolare grazie anche al fatto che le riforme avviate hanno effettivamente migliorato molte delle condizioni generali tra cui, per esempio, un
significativo miglioramento nella competitività delle aziende italiane.
I consumatori spagnoli stanno anch’essi nutrendo la speranza di una ripresa economica e pensano che i duri sforzi intrapresi possano definitivamente avere un impatto duraturo. L’indicatore è ora attestato a −24,4 punti,
il valore più alto da febbraio del 2012. Da molti mesi ormai, le riforme e i
percorsi di austerità adottati dalla Spagna sono stati elogiati dalla Troika
(CE, BCE e FMI). La Spagna, tuttavia, non è ancora uscita dalla recessione: dopo un −1,4% nel 2012, ci si aspetta che quest’anno i risultati economici scenderanno di circa l’1,5%. Il debito continua a crescere e il Governo
deve continuare a perseguire la propria politica di rigidi risparmi. L’estate
porterà occupazione nel settore turistico. Sebbene il tasso di disoccupazione abbia raggiunto il valore record del 27%, a maggio il numero dei disoccupati è stato sostanzialmente inferiore a quello previsto. Tutta la Spagna
spera che una buona stagione turistica possa contribuire a procedere, anche se limitatamente, nel percorso di uscita dalla stasi economica congiunturale.
In accordo con la Troika, il Governo portoghese ha introdotto un nuovo
programma di risparmi orientato a una ripresa economica nel medio termine che prevede, tra l’altro, che la settimana lavorativa passi da 35 a 40 ore
e l’innalzamento a 66 anni dell’età di pensionamento. Queste misure dovrebbero contribuire alla riduzione del disavanzo nazionale per portarlo,
entro la fine del 2015, sotto la soglia del 3% prevista dall’UE. Malgrado le
continue proteste contro le misure di risparmi adottate dal Governo, i consumatori sono sostanzialmente fiduciosi di poter uscire, nel medio termine,
dalla recessione. Le aspettative economiche rimangono attestate al loro
valore minimo di −43 punti, anche se l’indicatore ha mostrato un recupero
dal suo punto più basso di −57,1 punti, registrato a settembre del 2012,
stabilizzandosi negli ultimi mesi e segnalando, così, una tendenza verso un
lieve recupero.
Aspettative di reddito: i francesi si preparano a tempi duri
In molti Paesi le aspettative di reddito dei consumatori si sono stabilizzate,
ma rimangono ancora a livelli relativamente bassi. Dopo un lieve calo a
marzo, le aspettative di reddito dei tedeschi sono di nuovo migliorate. Solo
in Francia si assiste a un peggioramento costante: i consumatori francesi
prevedono le più ampie perdite di reddito, e questo si riflette sul valore
peggiore dell’indicatore all’interno dell’Europa, ora attestato a −57,4 punti.
La situazione è leggermente migliore in Portogallo (−43,6 punti) e in Grecia
(−41,4 punti). I tedeschi (36,2 punti), i cechi (8,4 punti) e gli austriaci (−3,2
punti) prevedono un possibile aumento o, almeno, una stabilità dei propri
redditi.
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In Francia è sempre più persistente la percezione della necessità di riforme generalizzate del mercato del lavoro e della società in generale, senza
le quali non vi sarà alcuna speranza di recupero economico. Il Governo,
solo recentemente, ha annunciato un nuovo programma di austerità per
tenere sotto controllo il debito e una riduzione della spesa pubblica di 1,5
miliardi di euro nel 2014, rispetto al 2013. Per la popolazione questo significa un aumento delle tasse e dei contributi, l’allungamento dell’orario di
lavoro a retribuzione invariata e un innalzamento dell’età di pensionamento. A questo si deve aggiungere l’aumento del tasso di disoccupazione che,
nel corso dei mesi, ha sempre raggiunto nuovi record, attestandosi, attualmente, al 10,4%. Di conseguenza, le aspettative di reddito dei francesi si
stanno muovendo in una sola direzione: verso il basso. A maggio l’indicatore ha raggiunto il suo livello più basso mai registrato, −60,8 punti e, dopo
un leggero aumento a giungo, ora è attestato a −57,4 punti.
Le aspettative di reddito della Repubblica Ceca sono sensibilmente migliorate rispetto all’inizio di quest’anno. A gennaio l’indicatore era ancora a
−32,4 punti, ma ora è salito a 8,4 punti. Uno dei fattori chiave di questo
recupero dell’indicatore è certamente attribuibile agli sviluppi positivi degli
ultimi mesi del mercato del lavoro: da marzo, il tasso di disoccupazione è
sceso di 0,5 punti percentuali e, in base alle rilevazioni della Repubblica
Ceca, a maggio si è attestato al 7,5%. Alla fine di giugno, una serie di
scandali ha costretto alle dimissioni il primo ministro Petr Nečas. I consumatori stanno ora riponendo le loro speranze nella formazione, in tempi
brevi, di un nuovo governo che sia in grado di adottare le riforme necessarie. Inoltre, il FMI sta consigliando il Paese di abbandonare il suo precedente percorso di rigida austerità per concentrarsi, invece, sull’adozione di
iniziative che possano stimolare una nuova crescita economica.
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In Grecia, le rigide misure di austerità stanno avendo un loro impatto:
l’economia continua a essere in recessione, ma le cifre della crescita stanno migliorando. Inoltre, le riforme adottate per rendere l’economia di nuovo
competitiva stanno iniziando a mostrare i propri effetti anche se ciò non si
riflette ancora sul miglioramento del tasso di disoccupazione. La stagione
estiva è alle porte e si prevede di poter attrarre circa 17 milioni di turisti:
una cifra mai raggiunta prima. I greci, pertanto, sperano legittimamente in
un miglioramento del tasso di disoccupazione, almeno nei mesi estivi. Un
altro segnale di speranza per i greci è il dibattito in corso su un ulteriore
taglio del debito. Molti esperti sono convinti che senza tali misure il Paese,
nel lungo termine, non sarà in grado di sopravvivere. Questi diversi aspetti
fanno sì che i consumatori prevedano un leggero aumento del proprio reddito, il cui indicatore è attualmente attestato a −41,4 punti e si sta stabilizzando dopo un costante recupero, a partire da settembre dell’anno scorso,
quando era ancora a −57 punti.
Propensione agli acquisti: gli austriaci sono stati colpiti duramente
dalle alluvioni
Nella maggior parte dei Paesi europei, i cittadini sono ancora costretti a
tenere sotto rigido controllo il loro denaro e a pianificare con molta attenzione il loro budget disponibile. I tedeschi (36,5 punti), gli austriaci (11,6
punti) e i bulgari (2,6 punti) sono abbastanza propensi a spendere denaro;
al contrario, in Italia (−49,0 punti), in Portogallo (−43,2 punti) e in Francia
(−42,2 punti), i cittadini sono molto più orientati a rigidi risparmi.
Il Regno Unito è una delle poche economie europee che, nel corso del
primo trimestre, ha registrato una crescita che, in base a quanto affermato
dalla British Chambers of Commerce, è stata dello 0,3%, con una previsio-
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ne, per il 2013, di una crescita globale dello 0,9%. Vi sono, tuttavia, alcuni
analisti economici che la prevedono ancora superiore. Di conseguenza,
l’indice PMI (Purchasing Manager Index) è salito, a maggio, a 51,3 punti, il
che significa un ritorno a una condizione di crescita. Le varie riforme del
Governo hanno lo scopo di rivitalizzare l’economia. Il tasso di disoccupazione è rimasto anch’esso ampiamente stabile per circa un anno e, attualmente, è attestato al 7,8%. In vista di questi fattori, i britannici, ancora una
volta, hanno una visione più ottimistica del futuro. Sebbene i consumatori
non siano ancora propensi a investire in prodotti ad alto valore, l’atteggiamento generale è significativamente migliorato: la propensione agli acquisti ha recuperato terreno dal suo valore temporaneo basso di agosto del
2012 (−51,5 punti) per portarsi agli attuali −29,5 punti, il valore più alto dal
dicembre del 2010.
In Austria, dopo un considerevole recupero dell’indicatore della propensione agli acquisti (24,1 punti fino a maggio), a giugno si è assistito a un crollo
a 11,6 punti dovuto, soprattutto, alle gravi alluvioni che, all’inizio di giungo,
hanno colpito in modo particolare l’Austria, la Repubblica Ceca e la Germania. Lo straripamento dei fiumi e le frane delle pendici montagnose hanno causato una considerevole devastazione in questo piccolo Paese alpino. Non è ancora possibile stimare le conseguenze globali di queste alluvioni, ma si prevede che l’impatto sarà significativo, in particolare sulle
regioni a vocazione turistica in quanto gli alberghi e i ristoranti colpiti dalle
alluvioni non potranno riprendere la loro attività, le aziende non sono in
grado di riprendere la produzione e gli austriaci dovranno sostituire molte
delle proprie apparecchiature domestiche e ristrutturare le proprie abitazioni che, in alcuni casi, dovranno essere completamente ricostruite. Questa
condizione lascia poco margine per altri tipi di investimenti. Per la seconda
metà dell’anno, queste spese ineluttabili contribuiranno al rilancio dell’economia.
La Romania, uno dei paesi più poveri dell’Europa, continua a combattere
contro deboli dati economici; nel primo trimestre del 2013, il PIL del Paese
è aumentato dello 0,7% su base trimestrale e del 2,6% su base annuale.
Tuttavia, il tasso di disoccupazione continua a crescere e, secondo Eurostat, è attualmente attestato al 7,5%. Anche l’inflazione è in crescita e attualmente è al 4,4%, una delle più alte d’Europa. Questa situazione si riflette sulla propensione agli acquisti dei romeni: molti di loro si affidano già alla
frutta e alla verdura coltivata nei propri orti e saranno particolarmente coinvolti nel caso in cui i prezzi degli alimentari dovessero anch’essi salire. Il
denaro a disposizione non va molto oltre quello necessario per fare fronte
alle spese essenziali della vita quotidiana. Di conseguenza, l’indicatore è
ora attestato a un valore basso di −22,5 punti.
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