Il teatro del grande attore - Polo Universitario "Città di Prato"

Il teatro italiano di prosa dell’800
L’organizzazione del teatro italiano di prosa
del secondo Ottocento è gestita da tre poli:
- L’impresario
- L’agenzia teatrale
- La compagnia
L’impresario
Meno importante rispetto all’impresario del
teatro d’opera, su cui ricade tutto il peso
organizzativo, si pone come intermediario
tra la compagnia e il teatro, di cui ha la
gestione in appalto, fissando le date degli
spettacoli.
L’agenzia teatrale
Già attive dalla fine del ‘700 le agenzie teatrali
acquistano sempre più potere nell’800, soprattutto
nel teatro di prosa. Svolgono una centrale
intermediazione tra impresa e artista (nel teatro
d’opera) e tra compagnia e attori (nel teatro di
prosa).
L’agente provvede alle scritture degli attori in
compagnia e gestisce la stipula dei contratti
trattenendo delle “provvigioni” in ragione del 5%6% sulla paga dello scritturato.
L’agenzia teatrale
L’agenzia teatrale ha anche una fondamentale
funzione nel mercato dei copioni che importa
dall’estero (in particolare dalla Francia) fornendo
le traduzioni dei testi alle compagnie che decidono
di inserirli in repertorio.
Alle agenzie sono spesso collegati giornali e
riviste specializzate che forniscono puntuali
informazioni sull’attività teatrale nazionale
condizionandone l’andamento.
La compagnia
E’ la principale struttura organizzativa della realtà
teatrale ottocentesca ed è caratterizzata da
nomadismo, si tratta cioè di compagnie di giro.
Poche, e generalmente dialettali, quelle stanziali.
Le compagnie si dividono in:
primarie, si esibiscono nelle principali città;
secondarie, recitano nelle città di provincia;
di terz’ordine, operano nei piccoli paesi.
Il sistema garantisce una capillare diffusione dello
spettacolo su tutta la penisola.
Struttura interna della compagnia
Tutti i tipi di compagnie avevano una stessa rigida
organizzazione interna che si basava sul sistema
dei ruoli.
Il ruolo era una sorta di griglia precostituita – a cui
corrispondevano rigorose norme contrattuali –
che, individuate le caratteristiche essenziali di
interpretazioni tra loro affini, le codificava entro
formule generiche, valide per qualsiasi testo da
mettere in scena, ricondotto così entro categorie
fisse e riconoscibili.
I ruoli del teatro italiano
I ruoli si dividono in tre grandi categorie gerarchiche:
- ruoli maggiori o assoluti, sono i più prestigiosi e
costituiscono il punto d’arrivo della carriera di un attore
- ruoli minori, subordinati ai precedenti erano appannaggio
di attori giovani in cerca di affermazione o di attori ormai
alla fine della carriera
- i generici, i più bassi nel gradino gerarchico del sistema,
venivano utilizzati per le parti di contorno,
drammaturgicamente appena abbozzate
Ai ruoli corrispondevano determinate caratteristiche
stilistiche e fisiche (le physique du role) degli attori.
I ruoli maggiori
I ruoli maggiori del teatro ottocentesco
italiano sono:
- la prima attrice (o prima donna)
- il primo attore
- il brillante
- il caratterista
- la madre (o madre nobile)
La prima attrice
La prima attrice ottocentesca si esercitava
soprattutto nella parti amorose, di qualunque
genere (dramma, tragedia, commedia) e forma
(prosa, versi) del repertorio antico e moderno.
Componente indispensabile era l’arma della
seduzione che l’attrice esercitava sul pubblico con
ogni mezzo espressivo (mimica, dizione,
modulazione della voce, portamento) e fisico
(avvenenza, bella voce, ricco abbigliamento,
curata acconciatura).
La prima attrice
La prima attrice era il vero fulcro della
compagnia e le attrici che ricoprivano
questo ruolo erano di gran lunga le più
pagate.
Solitamente aveva diritto alla scelta della
parte, poteva cioè assumere o rifiutare
qualsiasi parte le venisse proposta dal
capocomico o dal direttore.
Il primo attore
E’ il principale ruolo maschile in
compagnia ha diritto alla scelta della parte e
il carisma necessario per attuare il proprio
individuale protagonismo scenico.
Deve essere fisicamente un bell’uomo dal
fisico imponente e dalla voce potente.
Il brillante
Caratteristiche del ruolo erano quelle di una
prestanza giovanile arricchita da spiccate
attitudini comiche, prima grossolane, poi
sempre più raffinate e ironiche.
La sua presenza inseriva una nota più
leggera nei testi seri e diventava
determinante in quelli comici dove diveniva
il centro dell’azione.
Il caratterista
E’ l’attore incaricato di recitare personaggi
fortemente contrassegnati sia fisicamente, sia nel
temperamento, come i personaggi di “carattere”
della drammaturgia molieriana e goldoniana. I
requisiti fisici sono quelli di una corporatura un
po’ obesa, di un volto paffuto o dai lineamenti
marcati che sottolineano i tratti caricaturali del
personaggio. Gli spettano parti bonarie o buffe di
vecchio dalle note prevalentemente comiche. Non
gli è però interdetto il repertorio drammatico.
La madre nobile
Il ruolo segnava il punto di approdo della
carriera di un’attrice che in gioventù aveva
rivestito ruoli di prima attrice.
Le si addicevano parti i cui toni erano quelli
della moderazione e della saggezza di chi ha
abbandonato da sé gli impulsi passionali.
I ruoli minori
I ruoli minori del teatro ottocentesco
italiano sono:
- il primo attore giovane
- la prima attrice giovane
- la seconda donna
- il promiscuo
- il generico primario
Primo attore e Prima attrice giovani
Ai ruoli di prima attrice e di primo attore
giovani spettavano generalmente parti
sentimentali caratterizzate da freschezza e
ingenuità. I requisiti fisici erano quelli
dell’avvenenza e dell’eleganza. Se gli attori
che ricoprivano il ruolo erano di talento
passavano con l’età alla scrittura come
prima attrice e primo attore della
compagnia.
La seconda donna
La seconda donna è, in scena, l’antagonista della
prima attrice. Nel triangolo amoroso ricopre in
genere la parte dell’amante, della macchinatrice
subdola e malevola. Caratteristica essenziale del
ruolo era l’avvenenza fisica che spesso coincideva
con una certa opulenza di forme. Si presentava in
secna con ardite toilettes e indossava abiti con
ampia scollatura e lungo strascico che la facevano
apparire intrigante e seduttiva.
Il promiscuo e il generico primario
Caratteristica principale del promiscuo era quella
di poter interpretare con uguale bravura parti
comiche e drammatiche e di riuscire a passare,
anche all’interno dello stesso dramma, dai toni
comici a quelli patetici.
Il generico primario è il più importante tra i
generici. Ricopre parti simili a quelle del
caratterista, ma di minore importanza scenica.
La compagnia come impresa
Dal punto di vista economico le compagnie si
dividono in:
- capocomicali, è la più comune. Il capocomico è
proprietario della compagnie e assume ruolo di
impresario
- sociali, tutti i componenti hanno diritto a
percentuali negli utili
- miste, è simile alla sociale, ma prevede la
presenza di attori solo scritturati
Il capocomico
I capocomici sono generalmente il primo
attore o la prima attrice della compagnia
che, in quanto proprietari, in assenza di
qualsiasi forma di finanziamento assumono
su di sé l’intero onere economico e il rischio
d’impresa. Il capocomico stipula i contratti
con gli attori e paga gli scritturati. I contratti
durano almeno un anno comico, ma
generalmente sono stipulati per un triennio.
Il capocomico
Il capocomico svolge anche funzione di
coordinamento artistico fra gli attori concertando
la messa in scena. Sceglie il repertorio (circa 30
testi diversi per stagione), assegna le parti secondo
il ruolo di scrittura, dirige le prove. Sempre al
capocomico spetta la cura della scenografia,
estremamente sommaria. Ai costumi
provvedevano invece i singoli attori pagandoli a
proprie spese.
Il fenomeno del “Grande Attore”
Il fenomeno del “Grande Attore” assume un
incontrastato predominio nel teatro di prosa
italiano intorno al 1850.
La storiografia tende a distinguere alcune
fasi seguendo le diverse generazioni di
attori che si sono susseguite nel tempo e che
risultano differenziate da differenti stili di
recitazione.
Le generazioni dei “Grandi Attori”
- I precursori. Il maggiore esponente è Gustavo Modena
(1803-1861).
- I “grandi attori” veri e propri. La fase è caratterizzata da
una triade: Adelaide Ristori (1822-1906), Ernesto Rossi
(1827-1896), Tommaso Salvini (1829-1915).
- La generazione di mezzo. Ne fanno parte Giovanni
Emanuel (1848-1902) e Giacinta Pezzana (1841-1919).
- I mattatori. Anche questa fase è segnata dalla presenza di
una triade: Eleonora Duse (1858-1924), Ermete Zacconi
(1857-1948), Ermete Novelli (1851-1919).