SALUTE LA RICERCA MARTEDÌ 14 DICEMBRE 2010 ■ 46 Al congresso mondiale in Florida sulla malattia illustrata la scoperta della parte di Dna che controlla lo smaltimento dei rifiuti del metabolismo, tossici per le cellule nervose che comandano i movimenti Ma la Sla continua a mietere vittime tra gli sportivi, soprattutto calciatori ✑ Sclerosi Laterale Amiotrofica Le lettere Nutrizione LA DIETA ZONA? NESSUNA SCIENTIFICITÀ Voglio augurarmi che, nel vasto florilegio delle Diete truffa, comprendiate anche la cosiddetta Dieta Zona, perché dall’intervista a Barry Sears, ciò non risulta abbastanza chiaro Sicché non vorrei che tra i lettori si ingenerasse la convinzione che la Zona possa avere una qualche valenza scientifica e possa esser seguita senza rischi Giovanni B. Panatta, Nutrizionista clinico, specialista in Scienza dell’alimentazione Primo spiraglio nel mistero Colpa del gene “spazzino”? Psichiatria CASSANO, DIVERSITÀ E MALEDUCAZIONE Gentile dottor Cornaglia, il suo pezzo “Quel ribelle di Cassano Ma la diversità è una risorsa” mi ha lasciato davvero sconcertata. Quello che si evince dal suo scritto è che uno può essere altamente maleducato, insultare e strepitare (per una semplice richiesta del suo datore di lavoro, Garrone) perché tanto è giustificabile la sua rabbia incontenibile, perché Cassano ha difficoltà di relazioni sociali Allora dovremmo lasciare che faccia il bello e il cattivo tempo, strepiti, urli, insulti e la sua diversità sarebbe da accogliere e accettare? Ma via, stiamo perdendo il senso della misura, io vorrei vivere in un consesso di gente civile ed educata e non dover subire le sceneggiate di un isterico dichiarandoli comportamenti diversi “che sono una risorsa” Ma stiamo scherzando? Flavia De Petri ------Grazie per il commento, del tutto legittimo per chi non ha conoscenze psichiatriche Esistono persone condizionate dalla propria funzione cerebrale, che hanno un controllo scarso delle proprie emozioni; tra queste ci sono quelli affetti da patologiche espressioni di rabbia, compulsive e incontenibili, delle quali non conservano memoria anche a breve distanza. Cassano potrebbe essere una di queste, anche se non so se abbia fatto un percorso diagnostico adeguato. Se queste persone sono educate in ambienti violenti, il loro recupero è difficile. Ci sono persone Asperger, dentro lo spettro autistico, che passano per maleducate e invece sono solo diverse; capire di chi si tratti diventa molto importante per una società che voglia definirsi civile e che sarà sempre più sfidata ad accogliere diversi per censo, religione, etnia, educazione (pcf) e abitudini sessuali © RIPRODUZIONE RISERVATA DAL NOSTRO INVIATO EMANUELA AUDISIO S ORLANDO tudiano un killer invisibile che toglie la vita in maniera crudele: non ti fa più respirare, deglutire, muovere. Ti lascia lì solo, ferito come Giulio Cesare da tante troppe coltellate, senza farti capire qual è la mano che uccide. Hai male dappertutto, ma l’aggressore resta nascosto nel buio, ti toglie fiato e dignità, e da vigliacco non firma il suo delitto. Ci vuole un anno per dare un nome alle tue ferite, e in dodici mesi sei diventato un malato senza speranza. Ti devono imboccare, soffiare il naso, un vecchio neonato bisognoso di tutto, causa la progressiva degenerazione dei motoneuroni nel midollo spinale e nel cervello. Non c’è cura, se non cercare di difenderti, e rallentare la brutalità. Ma co- Il presidente dell’Aisla quando scoprì la malattia si mise in lista per il suicidio assistito. Poi cambiò idea e iniziò a combattere me fai: se non puoi nemmeno alzare le braccia? La Sla, sclerosi laterale amiotrofica, in Europa si chiama anche malattia di Charcot dal nome del neurologo francese che la descrisse per primo nel 1860, nei paesi anglosassoni è conosciuta come morbo di Lou Gehrig, giocatore americano di baseball. Un killer con identità diverse che uccide persone diverse: Charlie Mingus, Mao, David Niven, un jazzista, un uomo politico, un attore. In Italia la Sla è famosa perché viaggia con il pallone, falcia i calciatori, ne ha colpiti più di 40, da Signorini a Adriano Lombardi, a Borgonovo, ma anche tennisti come Roberto Lombardi. In Italia ci sono 5 mila malati, 1.500 nuovi casi all’anno, tre al giorno. E una ricerca che s’impegna. Perchè come dice il neuro- CHI SONO STEPHEN HAWKING Astrofisico, “padre” dei buchi neri LUCA COSCIONI Economista Morto nel 2006. Radicale FULVIO BERNARDINI Calciatore Deceduto nel 1984 NARCISO SOLDAN Calciatore Deceduto nel 1987 GIANLUCA SIGNORINI Calciatore Deceduto nel 2002 LAURO MINGHELLI Calciatore Deceduto nel 2004 ADRIANO LOMBARDI Calciatore Deceduto nel 2007 logo Gabriele Mora, direttore dell’unità Sla, fondazione Maugeri di Milano: «L’atteggiamento è cambiato da quando il dottore diceva al malato: vai a casa e aspetta di morire. Grazie soprattutto alla diversa attenzione di Forbes Norris, professore americano, morto nel ’93. La Sla è brutale anche per il medico che la segue, si sente impotente, ad ogni controllo c’è un peggioramento, è lo specchio della morte. Ma oggi io non potrei seguire altri pazienti perché i malati sviluppano una profondità e un amore per la vita che noi nemmeno ci sogniamo e ci danno la spinta per scoprire qualcosa di più». E al 21esimo congresso mondiale sulla Sla, appena chiuso ad Orlando, una novità importante è arrivata appunto dall’Italia. Da uno studio compiuto fra Torino e Orlando, in Florida. La scoperta di un gene contenuto nel cromosoma 9, Vcp (Valosin Containing Protein) che accende o spegne i meccanismi patogeni: se alterato, il gene favorisce nelle cellule nervose l’accumulo di rifiuti cellulari che in condizioni normali dovrebbero essere “smaltiti”. I rifiuti intossicano e uccidono i neuroni motori, portando gradualmente alla paralisi. Spiega uno degli autori della ricerca, il professor Adriano Chiò, del Centro Sla del dipartimento di neuroscienze dell’università di Torino presso le Molinette: «È un altro passo avanti. Ci siamo arrivati grazie al sequenziamento degli esoni, quelle parti del Dna che codificano le proteine, grazie ad una tecnica che ora ha costi accessibili, da un milione di euro a persona a duemila. Questo non significa che domani o dopodomani ci sarà una cura, ma che forse tra dieci anni riusciremo ad individuare subito la malattia, ad aggredirla, a impedire che avanzi. Abbiamo analizzato tutto il Dna codificante di varie famiglie italiane e americane, e proprio l’analisi dell’ereditarietà in una nostro gruppo con 4 malati di Sla in sette generazioni ha dato la svolta alla ricerca. Il gene scoperto è responsabile di circa il 2 per cento dei casi di Sla. Non ci arrendiamo, grazie anche ai pazienti che ci stimolano a non rassegnarci. Putroppo ci vuole tempo, presto partirà la sperimentazione, ma chi muore ha fretta di vivere». A qualcuno sembrerà una moderna Armata Brancaleone, ma ai congressi Sla i malati arrivano con le loro carrozzelle e organizzazioni a mostrare i loro corpi, come a dire alla scienza: guardate come siamo ridotti, sbrigatevi a trovare un rimedio. Viaggiano, non stanno a casa, non si nascondono. C’è l’importante uomo giapponese che arriva assistito da cinque persone (chi gli massaggia i piedi, chi le mani, chi si occupa del computer) e c’è Mario Melazzini, 52 anni, globe trotter di questa malattia, presidente nazionale dell’Aisla (associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica) che non si risparmia fatiche. Primario di oncologia presso l’ospedale di Pavia, sposato, tre figli, Michele, Federica, Niccolò, si accorge di avere il fiato corto, fatica a sali- Repubblica Nazionale @ PER SAPERNE DI PIÙ www.mndassociation.org www.aisla.it ■ 47 INFOGRAFICA PAULA SIMONETTI MARTEDÌ 14 DICEMBRE 2010 re le scale. Nel 2002 la diagnosi: Sla. Melazzini si separa, si isola, è medico, sa che la sua è una condanna, si rivolge ad una clinica in Svizzera per chiedere il suicidio assistito. La trafila è lunga, alla fine arriva il consen- so. Ma Mario a quel punto non vuole più morire come un numero. Guarda le sue montagne, scopre altri malati, li ascolta, anche se il loro è un sussurro straziato, se ne fa portavoce, sperimenta su se stesso, co- mincia a vedere le cose “dall’altra parte”, viaggia, combatte, con un nuovo gusto per la vita. E ora dice: «Anche se hanno scritto che la finanziaria ha stanziato 100 milioni di euro per la Sla non è così, siamo figli di un dio minore, ci tengo a ribadire che non è solo la malattia dei calciatori, anche se il fatto che abbia colpito molti campioni l’ha resa più visibile e conosciuta. La Figc e la Lega calcio sono partner generosi men- tre il sindacato italiano calciatori è spaventato e si nasconde, stanzia appena 30 mila euro. Fossi un giocatore io sarei più generoso e ci terrei a sapere che cosa uccide in maniera così terribile a molti miei colleghi. A IL PERSONAGGIO FRANCESCO, DAL BASKET ALLA MARATONA DI PALM BEACH SPINTO DA QUATTRO AMICI “IL MIO GRIDO PER LA RICERCA E I DIRITTI DI NOI MALATI: ABITUATO A NON ARRENDERMI” ORLANDO — Per il mondo è il maratoneta « from Italy» . Quello che comunque corre, su una carrozzella. Spinto da quattro amici che si alternano. Perché lui non muove, né gambe né braccia. Gli altri applaudono questo ragazzo testardo che continua a sognare ad occhi aperti. A fare quello che faceva prima, prima di scoprire di avere la Sla. Francesco Canali, 43 anni, di Parma, è sposato con Antonella, ha due figlie, Laura e Martina, di 9 e 6 anni, e una famiglia di amici molto allargata che è volata con lui in America. Per correre a Palm Beach, per tagliare il traguardo, per urlare al congresso mondiale della Sla che lui non si arrende. «Voglio continuare a fare sport, a condividere emozioni, visto che per 25 anni ho giocato a basket. E voglio che si parli di questa malattia, che si raccolgano fondi. Non mi va di fare l’eroe, ma non ho altra scelta, se si vuole attenzione bisogna gridare, fare notizia. Per la società posso l’eccezionale, ma non il normale». Francesco è tecnico di laboratorio informatico in un istituto superiore di Parma mentre la moglie è impiegata in un’azienda farmaceutica. «Ho bisogno di essere trasportato al lavoro, a tre chilometri da casa. E ho anche bisogno di essere portato a fare fisioterapia. Il servizio del comune provvedeva solo all’andata, non al ritorno. Ho dovuto protestare con il sindaco: ma come, io riesco ad organizzarmi per correre 42 chilometri e mezzo dall’altra parte dell’oceano e voi non ci riuscite per tre? Per ora la faccenda si è risolta. Ma mi chiedo: se non fossi stato il personaggio del momento? Non possono esserci malati di seria A e di serie B. Altra cosa: dovrei avere diritto ad un servizio a casa, no?». Francesco Canali è arrivato fino in America perché crede nella ricerca. «La nostra è una malattia rara, non solo dei calciatori, ci vogliono finanziamenti, studio e impegno delle case farmeutiche. Ma per le cure tutto dipende dalla Regione: ognuna ha i suoi parametri, un integratore che a Novara è gratis, in Emila-Romagna non lo è. Senza la mia voglia sarei rimasto un malato qualunque, lo sport mi ha insegnato a non darmi per vinto, fino a quando non suona la sirena la partita non è finita». Francesco non si ferma, prossima corsa a Padova. «Fino a quando ce la faccio. La malattia può farmi prigioniero, ma non l’indifferenza». (e. aud.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Orlando si è parlato di cure palliative, della ricerca sulla genetica e di marcatori specifici della malattia. Se riuscissimo a dimezzare il tempo per individuare la Sla, diciamo a sei mesi, potremmo giocare in attacco e non in difesa». L’olandese Van den Berg, responsabile del consorzio europeo, aggiunge: «Non ci diamo per vinti, oggi scoperta viene messa in rete, condividiamo ogni informazione, l’Italia ha ottimi gruppi di ricerca. L’importante è che ognuno si concentri su un aspetto diverso, perché la Sla va aggredita da più parti. I prossimi dieci anni saranno decisivi per arrivare ad una cura». L’americana Merit Cudkowicz che si occupa di sperimentazione su cavie (topi nani) spiega che forse bisognerà cambiare animale e che il futuro è in un trattamento multipo. «In un insieme di cocktail che potranno fermare la malattia, ma non farla tornare indietro». La Sla resta un brutto avversario, ma da Orlando invece di abbassare gli occhi, si prova a fare gioco. © RIPRODUZIONE RISERVATA Repubblica Nazionale