Focalizzare è trasformare Barbara Fusco pag. 1 Presentazione: In questo studio ho cercato di spiegare come ogni atto di consapevolezza e contatto con una sensazione corporea, ricordo o esperienza, implichi una trasformazione. Nel Focusing questo cambiamento percepito a livello corporeo viene chiamato “felt-shift”. Dopo una breve presentazione del fenomeno basata su un'esperienza personale, ho indagato e descritto i meccanismi che ne sono alla base. pag. 2 Focalizzare è trasformare “Quel che vedi, tu diventi” (Veda) Focusing, il contatto con la consapevolezza corporea interna Era sabato pomeriggio, mancavano solo un paio di ore all'arrivo dei miei amici ed io avevo ancora tutta la cena da preparare. L'ansia aveva imbrigliato ogni mia azione, ogni slancio creativo, ogni gusto nella preparazione di quella serata in compagnia. Eppure avevo trascorso anni e anni felicemente in cucina per la gioia dei miei amici. Cosa stava succedendo? Cosa c'era di diverso e nuovo? Il trascorrere delle ore aveva ingigantito quell'ansia che avevo ostinatamente cercato di ignorare. Quasi non riuscivo più a respirare e il corpo rigido rendeva ogni gesto un'impresa faticosa, scomoda e al limite del dolore. Alla fine mi arresi. Dovevo cercare una soluzione per salvare quella serata. Posai lo strofinaccio e il cucchiaio di legno, mi sfilai il grembiule e mi accomodai sul divano. “Allora”, chiesi a me stessa, “cos'è quest'ansia?”. Non arrivò nessuna risposta. L'ansia sembrava anzi approfittare di quella pausa per divorarmi fino in fondo. Prima di arrendermi, provai a farmi delle domande. Forse non sono tranquilla a mostrare la mia casa? Provai a chiedere direttamente alla mia ansia cosa ne pensasse: “Se in questo momento avessi una casa bellissima, il massimo dei miei sogni, mi sentirei tranquilla?”. Niente. L'ansia continuò a stritolarmi e soffocarmi come prima. Ero fuori strada. Allora forse non è abbastanza pulita? Provai di nuovo a chiedere: “Se tutto risplendesse e fosse perfetto come se una squadra di pulizie avesse rivoltato la casa da cima a fondo per giorni e giorni?”. Niente da fare. Continuavo a sentire i morsi odiosi dell’ansia. Continuai a farmi tutte le domande più o meno sensate, a esplorare il mondo che conoscevo e con il quale ero solita dialogare. Tutto vano. Nessuna soluzione sembrava potermi ridare la tranquillità. Stavo quasi per rialzarmi sconsolata, quando mi venne un'immagine. Vidi me stessa che apriva la porta di casa. Sentii subito che lì c'era qualcosa d’interessante. L'ansia era ancora compatta e forte, ma era come se la sua solidità avesse ricevuto una lieve scossa. Interessata e incuriosita analizzai la scena che avevo appena visto. C'era qualcosa in quella scena, in quel gesto, che non andava. Cosa? La domanda successiva sorse spontanea. “Se non fossi sola ad aprire la porta, se vicino a me ci fosse un compagno, mi sentirei più tranquilla?”. Come per magia, l'ansia scomparve. Non un po' alla volta. Improvvisamente. Del tutto. Come se avessi sgonfiato un palloncino. Rimasi senza parole. Non ci potevo credere. Era proprio quello allora? Ero così agitata perché avrei ricevuto i miei amici da single? Misi a fuoco che, in effetti, era la prima volta che organizzavo una cena dopo il divorzio. Non avrei mai potuto immaginare che questo potesse costituire un problema per me. Ne ero pag. 3 assolutamente inconsapevole. Anzi, se qualcuno me lo avesse suggerito, avrei negato fermamente, immagino piuttosto innervosita e scandalizzata. Ma la reazione del mio corpo non poteva lasciarmi dubbi. Sì, era proprio quello il problema! Un gran problema per me. Sorrisi a me stessa e con calma ricominciai a preparare la cena. Poi, sempre con calma, andai ad aprire la porta ai miei amici. Non avevo trovato una soluzione al mio problema, ma lo avevo visto, ascoltato e accettato. E lui non tornò più a tormentarmi con l'ansia. Fu così che scoprii il Focusing, prima ancora di sapere che esistesse. L'esperienza che mi rimase subito impressa fu la totale e immediata trasformazione corporea, collegata “solo” a una nuova consapevolezza. Non c'era neanche l'ombra di una soluzione all'orizzonte, ma l'ansia scivolò via con tutte le sue manifestazioni fisiche appena riuscii a vederla e riconoscerla. “La ragione per cui il riconoscimento è così potente”, scrive Ann Weiser Cornell, “è che le vostre sensazioni significative sono qui per comunicare con voi. Non a caso parlo delle sensazioni significative come se fossero persone. La verità è che esse vogliono essere ascoltate. Probabilmente il senso di costrizione... diventava sempre più intenso perché temeva di non essere ascoltato ed era preso dal panico”1. La “sensazione significativa”, per tornare alla mia esperienza, era quell’ansia particolare, corporea, legata alla mia condizione di solitudine, che a poco a poco riuscì a farsi ascoltare e capire da me, rispondendo a modo suo alle mie domande fino a guidarmi, attraverso un’immagine, alla comprensione. Eugene Gendlin, il padre e fondatore del Focusing, chiama la sensazione significativa (o sentita o significato percepito, a seconda delle traduzioni) “felt-sense” e lo definisce come “un tipo particolare di consapevolezza corporea interna… è la sensazione corporea di un particolare problema o di una particolare situazione” 2. “Non la possiamo riconoscere a prima vista, è vaga e oscura. Ha un significato ma non lo conosciamo”3. Una delle caratteristiche del felt-sense è quella, infatti, di essere impreciso, di richiedere tempo e pazienza per essere rilevato e per sentirsi riconosciuto in maniera corretta attraverso le parole. E' una sensazione dai “bordi sfumati”4. “Imparare il Focusing significa imparare a dare valore e perfino ad amare ciò che è lento, sottile e vago”5. Quando mettiamo “a fuoco” il nostro felt-sense con il Focusing, una serie di porte invisibili sembrano aprirsi davanti a noi, invitandoci a percorrere strade nuove, davvero sorprendenti, impreviste e inimmaginabili. “Se permetterai alla sapienza del tuo corpo di fare luce sulle esperienze che ti spaventano e che hai difficoltà ad accettare, ti si rivelerà una storia sorprendente – di solito assai diversa da ciò che la ragione potrebbe farti presagire”6. 1 Weiser, Ann Cornell. Focusing. Il potere della focalizzazione nella vita e nella pratica terapeutica. Spigno Saturnia (LT): Edizioni Crisalide, 2006 p. 38 2 Gendlin, Eugene. Focusing. Interrogare il corpo per cambiare la psiche. Roma: Astrolabio, 2001 Op. cit. p. 22 3 Gendlin, Eugene. Focusing. Op. cit. p. 22 4 Gendlin, Eugene. Focusing. Op. cit. p. 102 5Weiser, Ann Cornell. Op cit. p. 43 6Campbell, Peter A. McMahon, Edwin M Op. cit. p.39 pag. 4 Credo si possa dire che il Focusing, prima ancora di essere una tecnica, è un atteggiamento verso se stessi. “La Focalizzazione ci invita a porci in modo diverso nei confronti di ciò che percepiamo come qualcosa di sgradevole in noi stessi”7. E ancora: ”Focalizzare significa affrontare la possibilità che ogni fardello possa avere l’opportunità di raccontare la sua storia e che nel raccontarla possa essere cambiato dall’interno”8. Ann Weiser Cornell sintetizza felicemente scrivendo che “fare Focusing significa essere amici della nostra esperienza interiore”9. Inoltre, implica una scelta davvero importante: cercare aiuto e saggezza rivolgendosi al proprio corpo e aspettare con calma e pazienza, senza voler guidare e controllare, che da lì arrivino le risposte! Non è di per sé già un grande cambiamento? Il primo passo della Focalizzazione è una pausa; un momento sottratto all’attività, da dedicare a se stessi e al proprio corpo, con un’attenzione gentile e amorevole. E' un modo diverso di relazionarsi con il proprio sentire, con una “presenza premurosa e sensibile” ed “empatia rivolta a se stessi”10 , stabilendo un dialogo tra la propria mente conscia e razionale e quel mondo vago ed indistinto, al margine della coscienza11, attraverso il quale si esprimono il nostro corpo, la nostra memoria somato-sensoriale, il nostro inconscio. E' questo il territorio da esplorare per individuare la sensazione sentita, una messaggera che, emergendo da una nebulosa inizialmente sfocata, faticosamente ci consegna il cuore di tutto un nostro personalissimo e particolare mondo interiore, fatto di sensazioni fisiche, emozioni, pensieri, ricordi, immagini (relative a una determinata situazione, evento o persona che sia). Non posso qui approfondire il tema del Focusing nella sua complessità. Mi limiterò a metterne in evidenza alcuni aspetti fondamentali nella prospettiva delle sue potenzialità di trasformazione. La prima scoperta straordinaria a cui conduce il Focusing è che il corpo dialoga con noi attraverso il felt-sense, utilizzando un linguaggio basilare ed alcune semplici regole. Quando si sente capito, quando le parole o le immagini attraverso cui proviamo ad esprimerlo corrispondono al suo sentire (“risuonano”), risponde trasformando il felt-sense. Una sensazione che si può manifestare inizialmente come ansia, costrizione, soffocamento, dolore, cede spesso il posto ad un piacevole rilassamento. Come poter espirare dopo aver trattenuto a lungo l'aria. Come lasciar andare un pugno stretto con forza troppo a lungo. “La riprova di una giusta corrispondenza è che il felt sense (sensazione significativa) cambia leggermente, si ammorbidisce o si apre, per dir così, si sente veramente riconosciuta, come qualcuno che è perso fra la folla e all’improvviso si sente chiamare per nome da una voce amica”12. Gendlin scrive a questo proposito: “Per chi sta facendo focusing, un cambiamento corporeo è una sensazione fisica definita di qualcosa che cambia o che si muove 7Campbell, Peter A. McMahon, Edwin M. Op. cit. p. 37 8Campbell, Peter A. McMahon, Edwin M. Op. cit. p. 63 9Weiser, Ann Cornell. Op cit. p. 37 10 Rome, David. Alla ricerca della verità che è più giù della ricerca p. 2 11 Gendlin, Eugene T. Il cliente del cliente: il margine della coscienza. 12 Rome, David. Op. cit. p. 2 pag. 5 dentro, un nodo profondo che si scioglie”13 . E ancora: “La caratteristica più sorprendente è che una sensazione sentita, una volta individuata con il focusing, ha la capacità di trasformarsi. Possiamo davvero sentire questa trasformazione avvenire nel corpo. E’ una sensazione fisica ben definita, come di qualcosa che si muove o si sposta. E’ invariabilmente una sensazione piacevole: un senso di qualcosa che a mano a mano si sblocca o si libera di un crampo ”14. “Il cambiamento corporeo, la trasformazione della sensazione sentita, è il nucleo di questo processo... Un immediato senso di liberazione ci fa sapere che sta avvenendo un cambiamento corporeo. E’ il corpo che si muove verso una soluzione”15. Per accettare di dialogare, il felt-sense, proprio come delineato dalla terapia centrata sul cliente di Carl Rogers, ha bisogno di percepire ascolto empatico, accettazione incondizionata e di rimanere nel quadro del suo schema di riferimento emozionale interno. Queste sono le sue regole. Semplici e chiare. “Rogers scoprì che, mentre interpretazioni, deduzioni e spiegazioni concettuali erano inutili e solitamente provocavano resistenze, l’esatto riferimento al senso emozionale del cliente, momento per momento, era quasi sempre accolto dal cliente e sembrava liberasse in lui una espressione personale e una consapevolezza ulteriori e più approfondite…. Una comunicazione, mentre esprime soltanto poco in forma verbale, trae origine da moltissimo che è ora vissuto consapevolmente da chi parla. Io lo chiamo “senso emozionale”: .... Questa complessità implicita è l’interazione della vita corporea di una persona nelle sue situazioni”16. Il felt-sense è come un amico spesso impaurito e timoroso, pronto a scappare non appena venga trattato bruscamente o rigidamente, non appena percepisca fretta o il desiderio di essere ridotto in schemi, pensieri abituali, percorsi noti. Davide Rome scrive che “«le si tiene compagnia», come si farebbe con un bambino piccolo che sta cercando di esprimere qualcosa che ancora non riesce a mettere in parole”17. La Weiser Cornell lo paragona ad un animale selvatico: “Immaginate di trovarvi in un prato, al margine di una foresta. Mentre ve ne state lì tranquilli scorgete un timido animale che fa capolino tra gli alberi. Sapete che questo animale non è pericoloso per voi, né voi lo siete per lui e vi piacerebbe aiutarlo a sentirsi sicuro in vostra compagnia. Che cosa fate? Che tipo di ambiente cercate di creare? Che cosa evitate di fare? Certo non gli correte incontro urlando. Ve ne state invece fermi e pazienti. Se volete muovervi lo fate lentamente e con delicatezza. Gli concedete tutta la vostra attenzione, osservandolo con cura in cerca di segnali che vi dicano che potete avvicinarvi un po' di più”18. E’ la delicatezza che viene richiesta, la totale rinuncia al controllo, alla direzionalità, alla forza che gli hanno fatto guadagnare il titolo, a mio avviso evocativo e pertinente, 13 14 15 16 17 18 Gendlin, Eugene. Focusing. Op. cit. p. 26 Gendlin, Eugene. Focusing. Op. cit p. 49. Gendlin, Eugene. Focusing. Op. cit p. 38 Gendlin, Eugene. Una teoria di modificazione della personalità. Nota 6 p. 23 Rome, David. Op. cit. p. 2 Cornell, Ann Weiser. Op. cit. p. 32 pag. 6 di “Arte del consentire”19. Tutto nel Focusing ha bisogno di essere spontaneo e naturale. Possiamo solo cercare di creare un’atmosfera adeguata che “consenta” alle cose di accadere. “Quando la Focalizzazione ha successo, i suoi frutti non sono mai il risultato di uno sforzo deliberato né, tanto meno, di una forzatura. Non ci si può volontariamente prefiggere di cambiare qualcosa attraverso la Focalizzazione. Il cambiamento è un dono, una grazia. La lotta interiore non fa perno sulla forza di volontà per cercare di far sì che qualcosa accada. Lo sforzo richiesto consiste, invece, nel restare fedeli alla vostra storia personale, nel credere alla profondità di voi stessi”20. Il felt-sense, quindi, è la strada attraverso la quale il corpo cerca di comunicarci qualcosa che non riusciamo a capire. “Il Focusing ci permette di udire i bisbigli del corpo prima che esso sia costretto a gridare”,21 scrive Ann Weiser Cornell. Proprio quando ci troviamo di fronte quei “blocchi interiori che guastano parzialmente la nostra vita” 22, ci accorgiamo che “esattamente come per le foto dimenticate, il corpo ne sa molto più di noi” 23. “Fino a quando esiste una sensazione significativa che richiede la vostra attenzione, c'è qualcosa che la riguarda che voi ancora non conoscete. Se state ancora sperimentando costrizione, paura, oppressione o paralisi, c'è qualcosa che il corpo sa e che sta cercando di dirvi”24. Il corpo ha un suo modo di percepire la realtà delle cose, molto diverso da quello della mente. Gendlin comprese che il modo con il quale il corpo conosce o si fa carico dei problemi personali è molto più importante dei problemi stessi e contiene, potremmo dire, l’essenza, il DNA del cambiamento. “Da un punto di vista terapeutico, il modo in cui una persona si fa carico di una difficoltà è spesso molto più importante del contenuto del problema stesso. Gendlin ed altri psicologi hanno notato che una terapia coronata da successo implica qualcosa di più del semplice apprendimento da parte del paziente di qualcosa di nuovo su se stesso. Il successo scaturisce, piuttosto, da un netto mutamento fisico del senso che il corpo ha di un problema o di una situazione della propria vita, un cambiamento percepito nel corpo, per usare la definizione di Gendlin”25. Il cambiamento, infatti, avviene nel presente e il corpo ha il dono di essere sempre nel presente. “Per accedere alla parte di voi che ha il potere di trasformare la vostra vita, tutto quello che dovete fare è portare la vostra consapevolezza nel corpo26”. Quando si Focalizza, quindi, si cerca di accostarsi e sintonizzarsi a poco a poco con il felt-sense, con il “significato percepito” del corpo, scoprendo e mettendo a fuoco il “suo” modo di esprimere e farsi carico dei problemi. Questo modo di interagire con se stessi e con il proprio sentire è naturale e 19Campbell, Peter A. McMahon, Edwin M. Biospiritualità. La Focalizzazione come via di crescita interiore. Spigno Saturnia (LT): Edizioni Crisalide, 2001 p. 43 20Campbell, Peter A. McMahon, Edwin M. p. 102. 21Cornell, Ann Weiser. Op. cit. p. 24 22 Gendlin, Eugene T. Op. cit. p. 51 23 Gendlin, Eugene T. Op. cit. p. 51 24 Cornell, Ann Weiser. Op. cit. p. 42 25Campbell, Peter A. McMahon, Edwin p. 107 26Cornell, Ann Weiser. Op. Cit. P. 24 pag. 7 spontaneo per alcuni di noi. La tecnica del Focusing, anzi, è il risultato di una ricerca effettuata da Gendlin e collaboratori sugli elementi che caratterizzavano i pazienti con maggior successo terapeutico. Perché, si chiesero, a parità di metodo e di abilità del terapeuta, alcune persone cambiano e risolvono i loro problemi e altre no? Ascoltando ore e ore di terapie registrate, Gendlin si rese conto che la differenza consisteva in una capacità di contattare il significato percepito nel corpo riguardo ai loro vissuti, spostando l’attenzione dalla mente e dai suoi percorsi abituali e noti, dalle interpretazioni e concettualizzazioni, ad un campo vago ed indistinto, nel quale procedere a tentoni, con uno sforzo di ricerca e scoperta interiore basata sulle sensazioni del corpo. Una differenza apparentemente insignificante che, tuttavia, aveva il potere di far prendere agli eventi una rotta diversa. Così cercò di sistematizzare questo metodo per insegnarlo anche a chi non lo faceva spontaneamente. E nacque il Focusing. Passiamo ora alla seconda scoperta straordinaria nel Focusing. Quando il corpo cerca di comunicarci un problema di cui non siamo a conoscenza, ne conosce implicitamente anche la soluzione! “Il corpo tende sempre verso il benessere”, scrive Gendlin.“. Il nostro corpo è un complesso sistema di mantenimento della vita…. Il malessere è dovuto alla conoscenza del bene da parte del corpo, e al suo spingere verso di esso. Qualunque malessere è energia potenziale che spinge verso un modo più giusto di essere, se vorremo concedergli l’opportunità di muoversi in tale direzione… Il corpo è un sistema incredibilmente raffinato all’interno della natura e del cosmo. La sua percezione olistica di ciò che è favorevole alla vita e di ciò che non lo è ci dà indicazioni molto più precise di qualunque pensiero o emozione”27 . Campbell e Mc Mahon scrivono che “c’è una saggezza sorprendente all’interno dell’organismo umano. Il nostro corpo conosce la via per ricondurci a noi stessi più di quanto siamo pronti a pensare. Sa dove si trovano tutti i blocchi interiori, che ostacolano la crescita, ed ha abbastanza buon senso da far affiorare i più forti al momento più opportuno e nella giusta sequenza, affinché possano essere risolti” 28 Il punto di vista del Focusing rispetto a questa “saggezza del corpo” è che “quando un’interazione necessaria viene a mancare e la sequenza implicita non può avere luogo, il corpo continua ad avere implicita la sua fase vitale successiva”29. Cosa vuole dire? Un esempio usato di frequente è la sensazione della fame. Il corpo sa che c'è una sequenza di azioni: quando lo stomaco è vuoto e le sostanze nutritive sono insufficienti, si percepisce una sensazione di fame, che induce, come azione successiva, ad assumere cibo. Quando il corpo percepisce la sensazione della fame, quindi, conosce già la soluzione al problema: mangiare! Lo stesso fenomeno si verifica ogni qualvolta venga bloccato un processo che avrebbe ancora uno sviluppo da seguire. “Quando un processo è bloccato, la persona va avanti in qualunque modo gli sia ancora possibile, ma spesso con un senso di costrizione e 27 Gendlin, Eugene. Focusing. Op. cit. p. 88 28Campbell, Peter A. McMahon, Edwin M. Op. cit. p. 56 29 Rome, David. Op. cit p. 4 pag. 8 dolore. Quando ciò che è implicito può finalmente compiersi, questo si percepisce come un sollievo nel corpo (felt-shift)30. Un aspetto importante per la comprensione di questo fenomeno è la caratteristica di movimento del felt-sense. Questo, infatti, come l’energia e la corrente elettrica, tende a procedere seguendo una direzione precisa. ”Questo è il motivo per cui il significato percepito nel corpo è così diverso dai significati che possono essere concettualizzati ed elaborati mentalmente. Il significato percepito nel corpo ha una diversa funzione. E’ il suo scopo che è diverso. L’aspetto più importante del senso percepito nel corpo non è il contenuto, ma il movimento. E’ fatto per procedere”31. Come nel caso dell’energia, flusso e movimento corrispondono ad una situazione di salute e benessere, blocco e stasi creano malessere. Quando noi percepiamo un disagio, quindi, naturale movimento del felt-sense. La sensazione piacevole di rilassamento collegata alla sua trasformazione, il felt-shift, corrisponderà al “ripristino del processo interiore”32. E’ interessante notare che questo processo trova un riscontro ed una spiegazione energetica nella tradizione della medicina cinese: “Il fatto di trattenere a livello profondo (le emozioni n.d.a) richiede l’impiego di una notevole quantità di energia, producendo un generale senso di stanchezza e affaticamento. D’altro canto, le emozioni represse tendono per loro natura a volersi esprimere e, muovendosi a livello profondo, possono recare danno alle strutture fisiche ed energetiche del nostro corpo, con tutta una serie di segnali e sintomi. La loro liberazione, quindi, spesso porta da un lato alla sensazione di aver più energia disponibile e dall’altro alla scomparsa di quei disturbi che erano il segno del loro tentativo di uscire”33. Felt-shift e cambiamento La trasformazione del felt-sense, il felt-shift, è quindi, dal punto di vista del Focusing, la risposta positiva del corpo alla nostra attenzione ed al nostro dialogo. E' il suo modo di dire “si, è questo il problema”. Allo stesso tempo, tuttavia, è anche già un cambiamento vero e proprio, un primo passo verso la soluzione del problema stesso. Questa è la terza e, a mio parere, più straordinaria scoperta. La base dalla quale partire per analizzare questa ipotesi (e che approfondiremo ulteriormente con il contributo delle neuroscienze) è l'idea che esperienze e ricordi siano un processo attivo in continua trasformazione attraverso la relazione con il presente. “Ogni istante è una nuova costellazione in cui il passato è implicitamente attivo e in cui le aspettative sul futuro, accanto alle passate aspettative sul futuro, vengono ricontestualizzate. Ciò vale anche per ogni tipo di esperienza 30 Rome, David. Op. cit p. 4 31Campbell, Peter A. McMahon, Edwin M. Op. cit. p 108 32Campbell, Peter A. McMahon, Edwin M. Op. cit. p 109 33Bottalo, Franco. Il cammino dell’Anima in medicina cinese. Ibis, Como: Xenia, 2013 p. 93 pag. 9 passata. Il passato viene riconosciuto nuovamente in ogni ordinaria esperienza presente, come pure in ogni sensazione significativa”34. Nel suo testo sulla guarigione psicofisica Rossi scrive: “Questo riesame dà inizio all’attività di accesso e di ristrutturazione spontanea che è caratteristica di tutti i processi di memoria”35. “La caratteristica notevole di questo caso è che la donna come veniva gradatamente richiamando frammenti e parti dei suoi ricordi di quando aveva dato alla luce suo figlio, spontaneamente riorganizzava la propria identità personale.... per il fatto di aver riacquistato le memorie perdute, faceva esperienza di una maturazione spontanea della sua personalità.. Ogni accesso è una ristrutturazione”36. Far emergere alla coscienza (attraverso il corpo) aspetti importanti di eventi e ricordi del passato, porterà ad una loro nuova definizione anche a livello corporeo. “Quello che conta di più per i passi di cambiamento è precisamente la nuova implicita complessità della vita del corpo. Naturalmente il passato è in essa. Ma la sensazione significativa del momento presente è molto più dei contenuti del passato che possono risaltare in primo piano”37. Nel Focusing si parla di “far progredire” e di “ricostruire”: “«Far progredire» significa che simboli (o eventi) vengono ad interagire con aspetti già implicitamente funzionanti dell’esperienza in corso. «Ricostruire» significa che il processo si è messo in movimento e funziona implicitamente in aspetti in cui precedentemente non si svolgeva”38. Gendlin ci propone un esempio concreto: “Per esempio, c’è il modo in cui mi sentivo quando mio padre non mi dava ascolto, una sensazione di rabbia impotente. Non è la stessa sensazione di allora, che ho e che potrò avere ogni volta che mi tornerà in mente? Si, ma io non sarò mai questa stessa sensazione. Io sono un corpo nella sua interezza. Perciò, questa sensazione che definisco «rabbia impotente» sopraggiunge con una miriade di altre cose. Ogni volta che la riavrò, porterà con se una diversa complessità. Nel focusing, quando chiedo al corpo di darmi qualcosa di più di quello che è contenuto nella sensazione complessiva, il modo stesso in cui mi metto in rapporto con me stesso modifica la totalità. Lo stesso processo benefico del focusing tende a modificare molto di quello che sta intorno a ciò che produce quella sensazione. Il ricordo di quella sensazione della mia infanzia non cambierà, ma il modo in cui il corpo produce la sensazione sarà differente. E questo è un modo di capire perché il focusing consenta al corpo di cambiare quello che per tanto tempo è rimasto bloccato e immutabile in noi”39. Le nostre esperienze, passate e presenti, sono una processo in continua interazione e quindi trasformazione. Le neuroscienze sono di grande aiuto nella comprensione di questo processo. Come scrive Daniel Siegel:“La ricchezza e la complessità dei ricordi che si riferiscono a passate esperienze sono in 34 35 36 37 38 39 Gendlin, Eugene. Cosa si intende per felt-sense. p. 7 Rossi, Ernest L. La psicobiologia della guarigione psicofisica. Roma: Astrolabio, 1987 p. 95 Rossi, Ernest L. Op. cit. p. 174 Gendlin, Eugene. Il cliente del cliente. p. 3 Gendlin, Eugene. Una teoria di modificazione della personalità. p. 16 Gendlin, Eugene. Focusing. Op, cit, p. 109 pag. 10 parte determinate dagli stimoli interni ed esterni che li hanno sollecitati e che possono dare inizio a una cascata di ulteriori ricordi fra loro correlati. L’eforia iniziale (la corrispondenza fra gli stimoli e le rappresentazioni immagazzinate dalla memoria) è seguita da legami associativi, a volte del tutto imprevedibili, che sono influenzati sia dal contenuto del ricordo, sia dalla situazione in cui ci troviamo nel presente. Questo insieme di associazioni e influenze può quindi intrecciarsi in vario modo e diventare parte di un ricordo “ricostruito”, attraverso un nuovo processo di assemblaggio di rappresentazioni che assomigliano a quelle del passato. Il richiamo dei ricordi diventa così, come hanno osservato Robert Bjork e collaboratori, un «modificatore di memoria»: il fatto di riattivare una rappresentazione permette di immagazzinarla nuovamente in forma modificata (Storm, Bjork, Bjork 2005)”40. Il nostro cervello è formato “da reti neurali, simili a ragnatele, che possono essere attivate in un'infinità di pattern e profili neurali diversi”41. Ne deriva che “ciò che viene immagazzinato nel cervello non sono «cose» reali, ma probabilità di attivazione di determinati profili neurali”42. La consapevolezza ed il processo di focalizzazione possono così attivare nuovi percorsi neurali ristrutturando di fatto l'esperienza o il ricordo. “I processi di valutazione portano all'attivazione di gruppi neuronali distinti nella creazione di un determinato stato della mente; la partecipazione della coscienza a questo insieme di attivazioni permette il reclutamento di altri processi, la manipolazione di rappresentazioni e la creazione di nuove associazioni all'interno della memoria di lavoro, la lavagna della mente”43. Quando si coglie il cuore del problema, la trasformazione che si percepisce nel corpo si riflette sull'intero sistema psicofisico anche in assenza di una consapevolezza immediata. Si parla di “Unfolding”, cioè svelamento, per descrivere il progredire complessivo della situazione. ”Non la sua riflessione sulla differenza prodotta dall’Unfolding, ma l’Unfolding stesso modifica la persona in tutte queste migliaia di aspetti. Il cambiamento avviene sia che egli pensi – o non pensi – ad un’applicazione dell’Unfolding, sia che egli consideri – o non – l’Unfolding una chiave per risolvere i suoi problemi. Perché, come ho messo in evidenza, il cliente può benissimo andarsene dicendo «non ho idea di cosa fare con questo, o come posso modificarlo». «Questo», tuttavia, è già cambiato e la vasta molteplicità di aspetti nei quali «questo» implicitamente funziona è tutta cambiata”44 . Vediamo ora in concreto come avviene questa trasformazione. 40Siegel, Daniel J. La mente relazionale. Neurobiologia dell'esperienza interpersonale. Milano: Raffaello Cortina, 2013 p. 67-68 41 Siegel, Daniel J. Op. cit. p. 46 42 Siegel, Daniel J. Op. cit. p. 49 43 Siegel, Daniel J. Op. cit. p. 306 44 Gendlin, Eugene. Una teoria di modificazione della personalità. p. 11 pag. 11 Memoria implicita e stato-dipendente La pratica della focalizzazione attiva la cosiddetta “modalità destra”, un approccio alla realtà di tipo olistico ed analogico: “Il lato destro del cervello media in maniera specifica rappresentazioni che si riferiscono a sensazioni, a immagini, ai significati non verbali polisemantici (multipli) delle parole; le percezioni visuospaziali sono un esempio di queste rappresentazioni non verbali e in molti casi spontanee, che spesso vengono definite «analogiche»”45. Perché questo è così importante per il processo di cambiamento? Per focalizzare è necessario contattare in qualche modo l'experiencing, quel mondo al margine della coscienza, come dice Gendlin 46, cui afferiscono esperienze, ricordi, modelli mentali, visione del mondo. I contenuti più delicati e importanti delle esperienze, tuttavia, sono spesso inaccessibili ai circuiti di razionalizzazione e coscienza propri dell'emisfero sinistro, a cui afferiscono la memoria lineare e biografica, il linguaggio, l'approccio analitico. Rossi scrive a proposito dei problemi psico-somatici: “Come tutti i casi di collegamento mente-corpo, i problemi psicosomatici sono manifestazioni estremamente individualizzate degli apprendimenti e delle esperienze di vita di ciascun individuo che sono stati codificati come informazione e comportamento legati allo stato. Dato che le fonti di questa informazione legata allo stato non sono facilmente accessibili alle associazioni e ai quadri di riferimento dei nostri abituali modelli di consapevolezza, noi tendiamo a una forma di amnesia nei confronti della causa sottostante al problema”47. E' la cosiddetta “memoria implicita” a registrare a livello corporeo percezioni e sensazioni, esperienze significative non processate dalla memoria esplicita: “I neonati percepiscono l’ambiente che li circonda fin dai primi giorni di vita; diversi studi hanno dimostrato che bambini anche molto piccoli sono capaci di avere ricordi di esperienze precedenti, che si manifestano in termini di apprendimento comportamentale, percettivo,, somatosensoriale ed emozionale….Questo genere di ricordi costituisce quella che viene definita come “memoria implicita”48. La memoria del corpo è anche custode degli eventi più intensi e traumatici che si verificano nel corso dell'esistenza: “Esperienze eccessivamente coinvolgenti e terrorizzanti possono invece stimolare meccanismi che portano a un’inibizione dei processi della memoria esplicita a livello dell’ippocampo, determinando un blocco nella registrazione esplicita di questi ricordi. Riportando i risultati di uno studio sulle influenze esercitate dall’ormone cortisolo sulla memoria, Elzinga e collaboratori scrivono: «Questi dati indicano che il cortisolo secreto in situazioni di stress influenza in modo specifico il consolidamento a lungo termine di ricordi dichiarativi….» (Elzinga, Bakker, Bremner, 2005). …nello stesso tempo meccanismi diversi, che includono l’attivazione dell’amigdala e la liberazione di noradrenalina in risposta allo stress intenso, possono 45 46 47 48 Siegel, Daniel J. La mente relazionale. Op. cit. p. 245 Gendlin, Eugene T. Il cliente del cliente: il margine della coscienza. Rossi, Ernest L. Op. cit. p. 164 Siegel, Daniel J. Op cit. p. 51 pag. 12 favorire la registrazione di ricordi a livello implicito” 49. La memoria implicita afferisce direttamente all'emisfero destro ed ha una via di accesso privilegiata attraverso la modalità destra del cervello. “Le sensazioni interne, che includono stati e movimenti del corpo (come stati di arousal, temperatura, tensione muscolare) vengono trasmesse in senso ascendente attraverso il midollo spinale e il nervo vago.... soprattutto nell'emisfero destro” 50. “...Le informazioni provenienti dal corpo afferiscono all’emisfero destro, dalle cui attività emerge una parte importante del nostro senso di noi stessi e del mondo sociale” 51. “Le sensazioni introcettive che derivano da queste rappresentazioni viscerali nel cervello destro possono essere difficilmente traducibili nelle parole dell’emisfero sinistro; il «linguaggio dell’emisfero destro», le rappresentazioni non verbali, può fornire mezzi più diretti per percepire ed esprimere reazioni emotive primarie… Il cervello destro sarà quindi più facilmente coinvolto nella registrazione degli input somatici che contribuiscono a determinare la natura di un’esperienza emozionale e la regolazione dell’attenzione. Anche il controllo delle risposte del corpo sarà principalmente mediato dall’emisfero destro”52. “Il lato destro del cervello sembra essere capace di percepire olisticamente ordinamenti spaziali che il sinistro non è in grado di registrare, di cogliere l’essenza e il contesto delle esperienze e il significato globale degli eventi. I codici non verbali dell’emisfero destro si fondano principalmente su sensazioni e immagini che vengono associate rapidamente e ci permettono di avere una rappresentazione più diretta e immediata del mondo e di noi stessi”53. La memoria “stato-dipendente” o “stato-specifica” è legata ad una specifica condizione psicofisica. “La modalità stato-specifica di attivazione della memoria (non necessariamente traumatica) è esemplificata da un esperimento abbastanza noto durante il quale è stato chiesto a volontari in uno stato di ebrezza alcoolica di svolgere quattro compiti mnemonici. I soggetti, tornati sobri, svolgevano male tre compiti su quattro, ma i risultati miglioravano e ricordavano meglio se bevevano nuovamente alcool, se tornavano cioè nel precedente, specifico, stato somatico (Goodwin et al. 1969). Allo stesso modo, mutatis mutandis, possiamo affermare che al centro della regolazione dell'arousal (“da sobri”) non è possibile avere accesso completo alla memoria traumatica. Al contrario, nel momento in cui il paziente osserva in modo sufficientemente consapevole e non giudicante (mindful) le sensazioni corporee legate ad un ricordo traumatico e raggiunge, senza sregolarsi, uno stato di arousal simile a quello allora sperimentato, si attiva uno specifico pattern psicofisiologico stato-specifico che agisce come la chiave giusta per «aprire le porte» della memoria procedurale legata a quello specifico evento traumatizzante”54. E' interessante notare che le recenti metodiche di indagine hanno confermato l'importanza di un approccio non 49 50 51 52 53 54 Siegel, Daniel J. Op cit. p. 74 Siegel, Daniel J. Op cit. p. 232 Siegel, Daniel J. Op cit. p. 219 Siegel, Daniel J. Op cit. p. 248 Siegel, Daniel J. Op cit. p. 266 Tagliavini, Giovani. Modulazione dell'arousal, memoria procedurale ed elaborazione del trauma. In “Cognitivismo clinico (2011) 8,1, p. 70 pag. 13 verbale, analogico ed olistico basato sul corpo per l'elaborazione di esperienze intense, rilevando la disattivazione dell'area di Broca, deputata al linguaggio: “L'arousal disregolato causa una dissociazione di aree cerebrali normalmente collegate tra loro, obiettivabile con strumenti di neuroimaging (Lanius et al. 2005) e in alcuni casi anche all'EGG (Teicher et al. 1997)... Questi funzionamenti cerebrali dissociati (o non associati) sono visualizzati mediante risonanza magnetica funzionale ... In entrambi i casi è compromessa la connettività tra corteccia prefrontale e strutture sottocorticali, con conseguenti problemi di inibizione dell'iperattivazione sottocorticale (in particolare dell'amigdala), difficoltà nella discriminazione dello stimolo e nella mentalizzazione dell'esperienza. L'area di Broca, deputata al linguaggio, risulta inoltre funzionalmente disattivata. Ogni volta che, in seduta, emergono a vario titolo frammenti dell'esperienza traumatica, si verificherà nel paziente un riproporsi di questi pattern di funzionamento cerebrale, durante i quali la verbalizzazione non potrà essere un elemento terapeutico efficace, in quanto non è realmente a disposizione, vista la disconnessione prefrontale e la disattivazione dell'area di Boca....55”. La modalità destra del cervello favorisce quindi l'emergere e la rielaborazione di esperienze e ricordi che potranno a loro volta contribuire a trasformare ”stimolando la formazione di nuove connessioni sinaptiche e alimentando processi di sviluppo che possono proseguire per tutta la vita coinvolgendo anche i circuiti neurali che facilitano l’integrazione (Doidge, 2007; Craik, Bialystok, 2006; Lindenberger, 2001; Cozolino, 2006; Sohur et al. 2006)” 56 . In '”Autobiografia di uno Yogi” Paramahansa Yogananda parla della possibilità di trasformare i “solchi” impressi nella mente: “Il riverente contatto con un maestro magnetizza spiritualmente il discepolo; si genera tra loro una corrente sottile, che spesso permette di “cauterizzare” i meccanismi cerebrali che danno origine alle cattive abitudini del devoto e di operare alterazioni benefiche nei solchi impressi dalle tendenze materialistiche”57. Anticipò così il concetto di plasticità neurale, che spiega con maggiore precisione il reale processo di trasformazione. Dall'engramma alla resilienza neurale Nel suo importante studio “La mente relazionale”, Siegel ci spiega che quella da noi chiamata “mente” è il risultato di diversi fattori “incarnati” (sistema nervoso, cervello...), genetici ed esperienziali che si combinano fra di loro in una continua trasformazione: “La mente è un processo che emerge dal sistema nervoso esteso a tutto l’organismo e dai pattern di comunicazione che si instaurano nelle nostre relazioni con gli altri. Lo sviluppo delle strutture e delle funzioni cerebrali dipende dalle modalità con cui le esperienze, specialmente quelle legate alle relazioni 55 Tagliavini, Giovani. Op. cit. p. 63 56 Siegel, Daniel J. Op. cit. p. 356 57 Yogananda, Paramahansa. Autobiografia di uno Yogi. Roma: Astrolabio, 2009. p. 117 pag. 14 interpersonali, influenzano i programmi di maturazione geneticamente determinati del sistema nervoso…. In sostanza, le connessioni umane plasmano le connessioni neurali, ed entrambe contribuiscono allo sviluppo della mente”58. Un pensiero, esperienza o ricordo consiste in un determinato “pattern”, cioè modello o schema ricorrente di neuroni attivati e collegati fra loro. “Per «profilo di eccitazione neurale» si intende l’insieme funzionale dei neuroni che risultano eccitati contemporaneamente, creando un pattern di attivazione….”59. Il pattern di neuroni con il quale il nostro cervello configura per la prima volta un'esperienza viene chiamato “engramma” (“L’impatto iniziale che un’esperienza ha sul cervello è stato chiamato «engramma»”60) ed avrà un'importanza fondamentale perché da quel momento in poi i neuroni tenderanno sempre a riprodurlo. La spiegazione di questo dato, alla base delle dipendenze, di molti comportamenti compulsivi e cambiamenti improvvisi di stati della mente, ci viene fornito dal teorema di Hebb: “Neuroni che vengono eccitati contemporaneamente una prima volta tenderanno a essere attivati insieme anche in seguito”61. Siegel, a questo punto, ci dà per fortuna una buona notizia: “I collegamenti tra neuroni non sono statici; il cervello cambia continuamente le sue connessioni sinaptiche in risposta alle esperienze”62. Richiamare un ricordo, ci spiega, “non vuole dire semplicemente richiamare alla mente la registrazione originaria di un’informazione; il ricordo è l’esito della costruzione di un nuovo profilo di eccitazione neurale, che presenta caratteristiche proprie dell’engramma iniziale ma anche elementi della memoria derivati da altre esperienze, e che risente delle influenze esercitate dal contesto e dallo stato della mente in cui ci troviamo nel presente”63. Inoltre, le esperienze non solo trasformano di continuo i nostri profili di eccitazione neurale modificando quindi la nostra mente, ma possono incidere in maniera duratura sulla modalità di espressione dei geni. “Modificando l’attività e la struttura delle connessioni sinaptiche che collegano le cellule nervose, le esperienze plasmano i circuiti responsabili di processi come memoria, emozioni e autoconsapevolezza. Ora sappiamo che le esperienze e le attività dei neuroni possono indurre cambiamenti in molecole che regolano l’espressione genica – un fenomeno chiamato “epigenesi”64. Non sono i geni a venir trasformati, ma la modalità attraverso la quale essi decideranno di esprimersi, fenomeno all'origine dello sviluppo o meno di malattie, resistenza allo stress ecc. “I processi epigenetici non comportano variazioni di sequenza del DNA nei cromosomi, ma modifiche in molecole che controllano l’espressione dei geni….I cambiamenti indotti dalle esperienze nella regolazione epigenetica dell’espressione genica possono essere duraturi, ed essere anche trasmessi alla generazione successiva attraverso alterazioni di queste molecole regolatorie 58 59 60 61 62 63 64 Siegel, Daniel J. Op cit. p. 3 Siegel, Daniel J. Op. cit. p. 15 Siegel, Daniel J. Op. cit. p. 50 Siegel, Daniel J. Op. cit. p. 48 Siegel, Daniel J. Op. cit. p. 15 Siegel, Daniel J. Op. cit. p. 51 Siegel, Daniel J. Op. cit. p. 4 pag. 15 negli spermatozoi o nelle cellule uovo”65. Se, quindi, da una parte l'engramma di un'esperienza tende a mantenersi immutato nel tempo (trasmettendosi attraverso le generazioni!) e la sua particolare configurazione a riattivarsi ogni volta che le stesse condizioni si presenteranno, dall'altra nuove esperienze di integrazione e consapevolezza possono a poco a poco trasformare la configurazione iniziale: “Studi sulla neuroplasticità mostrano che la focalizzazione della consapevolezza su un’immagine generata internamente può alterare l’attività e le connessioni neurali in regioni cerebrali specifiche”66. Ed ancora: “Dagli studi sulla neuroplasticità deriva un altro dato rimarchevole: le modalità con cui apprendiamo a focalizzare la mente possono cambiare il cervello”67. Esperienze integrative come la meditazione, la consapevolezza, la focalizzazione possono quindi trasformare in maniera durevole la nostra mente. Siegel ci spiega come avviene il processo di trasformazione dell'informazione e di integrazione :“Le informazioni sono trasmesse attraverso il reclutamento di circuiti neuronali distinti in cluster di attivazione che vengono collegate funzionalmente, portando alla creazione di ulteriori rappresentazioni e stati della mente. Quando nuovi elementi di elaborazione delle informazioni sono incorporati in un nuovo stato del sistema, il collegamento di questi elementi differenziati in un sistema funzionale unitario è l’essenza dell’integrazione… A livello cerebrale, possiamo pensare che la capacità di integrare attività neurali di varia natura sia mediata da fibre nervose che mettono in comunicazione regioni anatomicamente distinte, permettendo il collegamento funzionale di modi di elaborazione delle informazioni differenziati (Budinger, Heil, Hess et al. 2006; Yu, Ballard, 2004; Fuster 2006). Inoltre, attraverso questi meccanismi basilari stati della mente particolarmente radicati possono venire integrati nel flusso generale degli stati del sistema” 68. A questo processo integrativo corrisponderà una maggiore empatia, un miglioramento delle relazioni interpersonali ”con cambiamenti nelle attività cerebrali che sono associati a una tendenza all’avvicinamento, piuttosto che al ritiro, anche in situazioni problematiche. Questo può essere considerato come un segno di «resilienza neurale»69. Come scrive Jaques Vigne a proposito della meditazione: “Ciò dimostra che queste esperienze, se si entra in uno stato profondo, hanno sul corpo un effetto di media durata, il che supera largamente il quadro di una reazione immediata ed effimera. L’attivazione dei geni è importante perché permette l’elaborazione di proteine che saranno in grado di modificare il cervello, e dunque rappresenta la radice della neuroplasticità”70. 65 66 67 68 69 70 Siegel, Daniel J. Op. cit. p. 21 Siegel, Daniel J. Op. cit. p. 36 Siegel, Daniel J. Op. cit. p. 9 Siegel, Daniel J. Op. cit. p. 355 Siegel, Daniel J. Op. cit. p. 42 Vigne, Jacques Op. cit. p. 192 pag. 16 Il mondo dell'infinitamente piccolo: Le particelle Il mondo dell'infinitamente piccolo, il mondo delle particelle, porta un contributo fondamentale alla comprensione del nostro tema. La fisica moderna ha letteralmente rivoluzionato le categorie stesse del pensiero, scardinando i punti essenziali della fisica newtoniana e della comune e condivisa “osservazione” della natura: “La nozione di spazio e di tempo assoluti e quella di particelle solide elementari, la natura strettamente causale dei fenomeni fisici e l'ideale di una descrizione oggettiva della natura”71. Se prima avevamo la sicurezza che la materia fosse costituita da solidi “mattoni”, gli atomi, la fisica quantistica ce l'ha tolta, sostituendola con concetti davvero difficili da digerire per il buon senso comune: abbiamo “onde di probabilità” e “tendenze ad avvenire”, particelle che sono allo stesso tempo onde..... Il fisico Fritjof Capra scrive: “La meccanica quantistica ha quindi demolito i concetti classici di oggetti solidi e di leggi rigorosamente determinate dalla natura. A livello subatomico, gli oggetti materiali solidi della fisica classica si dissolvono in configurazioni di onde di probabilità e queste configurazioni in definitiva non rappresentano probabilità di cose, ma piuttosto probabilità di interconnessioni. Un'attenta analisi del processo di osservazione in fisica atomica ha mostrato che le particelle subatomiche non hanno significato come entità isolate, ma possono essere comprese soltanto come interconnessioni tra la fase di preparazione di un esperimento e le successive misurazioni. La meccanica quantistica rivela quindi una fondamentale unità dell'universo: mostra che non possiamo scomporre il mondo in unità minime dotate di esistenza indipendente. Per quanto ci addentriamo nella materia, la natura non ci rivela la presenza di nessun «mattone fondamentale» isolato, ma ci appare piuttosto come una complessa rete di relazioni tra le varie parti del tutto. Queste relazioni includono sempre l'osservatore come elemento essenziale. L'osservatore umano costituisce sempre l'anello finale nella catena dei processi di osservazione e le proprietà di qualsiasi oggetto atomico possono essere capite soltanto nei termini dell'integrazione dell'oggetto con l'osservatore. Ciò significa che l’ideale classico della descrizione oggettiva della natura non è più valido. Quando ci si occupa della materia a livello atomico, non si può più operare la separazione cartesiana tra l'io e il mondo, tra l'osservatore e l'osservato. Nella fisica atomica, non possiamo mai parlare della natura senza parlare, nello stesso tempo, di noi stessi” 72. L'osservatore e l'osservato, in altri termini, si influenzano e modificano sempre a vicenda. Tutto questo vuole dire che non possiamo osservare qualcosa senza contemporaneamente trasformarla. Nel momento stesso in cui portiamo la nostra consapevolezza su un'immagine interiore, un ricordo, una sensazione, l'abbiamo già trasformata ed abbiamo al contempo cambiato noi stessi. 71 Capra, Fritjof. Il tao della fisica. Milano: Adelphi, 1982 p. 73 72 Capra, Fritjof. Op. cit. p. 81-82 pag. 17 Conclusione La Focalizzazione è, a mio avviso, un magnifico contributo dell’Occidente al percorso di consapevolezza e conoscenza di sé. Può portare grandi trasformazioni nella nostra vita e nel nostro modo di essere, avviando un processo interiore di conoscenza e accettazione, di dialogo con le nostre emozioni vissute a livello corporeo, con i nostri sentimenti. E’ una strada davvero gentile verso il cuore di se stessi, un modo per imparare a contattare il nostro mondo interiore senza paura. “Trattiamo le nostre sensazioni significative come ospiti indesiderati a una festa, di cui parlare, ma con cui non parlare mai direttamente”73. Insegnandoci ad ascoltare e a credere al nostro corpo, ci aiuta a scoprire una storia di noi stessi molto diversa da quella che siamo soliti raccontarci. E una volta ascoltata la nostra storia, così come viene narrata dentro di noi, a livello essenziale e corporeo, senza la mediazione della mente e degli altri, non abbiamo più voglia di ignorarla e dimenticarla. La nostra verità, fatta di cose semplici, di paure essenziali, di dolori, inizia straordinariamente ad accompagnare ogni nostro giorno e rende più semplice il passo verso il perdono di noi stessi. “Tornate al corpo”, scrive Ann Cornell Weiser, “è lì che si trova la verità”74. Il Focusing porta con sé il dono della fiducia in se stessi. E’ un “avanzamento in seno al centro stesso della coscienza di sé”75 che si può effettuare anche da soli o in compagnia di un amico/a che sappia ascoltarci. Gendlin ha voluto farne dono al mondo. Lo ha diffuso senza monopoli, ha organizzato gruppi di autoaiuto, incarnando il messaggio umanistico ed ugualitario che ne costituisce la linfa vitale e ci ricorda che “Al di là di tutte le nostre reazioni quotidiane c’è un Sé che conosce la via per tornare a casa. La Focalizzazione può contribuire a scoprire questa percezione che porta alla trasformazione”76. 73Cornell Weiser, Ann. Op. cit. p. 38 74Cornell Weiser, Ann. Op. cit. p.109 75Campbell, Peter A. McMahon, Edwin M. Op. cit. p 114 76Campbell, Peter A. McMahon, Edwin M. Op. cit. p. 115 pag. 18 Bibliografia Libri Bottalo, Franco. Il cammino dell’Anima in medicina cinese. Ibis, Como: Xenia, 2013 Bottalo, Franco. Il volo del cuore. Pavia: Ibis, 2014 Campbell, Peter A. McMahon, Edwin M. Biospiritualità. La Focalizzazione come via di crescita interiore. Spigno Saturnia (LT): Edizioni Crisalide, 2001 Capra, Fritjof. Il tao della fisica. Milano: Adelphi, 1982 Castaneda, Carlos. Il lato attivo dell'infinito. Milano: Bur, 2000 Chopra, Deepak. Guarirsi da dentro (Quantum Healing). Sperling & Kupfer 1992 Cohen, Kenneth S. L'arte e la scienza del Qi Gong. Genova: Erga edizioni, 2006 Dychtwald, Ken. Psicosoma. Roma: Astrolabio. 1978 Gendlin, Eugene. Focusing. Interrogare il corpo per cambiare la psiche. Roma: Astrolabio, 2001 Kharitidi, Olga. Il maestro dei sogni. Milano: Mondadori, 2008 Lowen, Alexander. Bioenergetica. Milano: Feltrinelli, 2012 Lowen, Alexander e Leslie. Espansione e Integrazione in Bioenergetica. Roma: Astrolabio, 1979 Panskepp, Jaak. Archeologia della mente. Milano: Raffaello Cortina, 2014 Pert, Candace B. Molecole di Emozioni. Milano: TEA, 2005 Rossi, Ernest L. La psicobiologia della guarigione psicofisica. Roma: Astrolabio, 1987 Siegel, Daniel J. La mente relazionale. Neurobiologia dell'esperienza interpersonale. Milano: Raffaello Cortina, 2013 Siegel, Daniel J e G. Amadei. Mindfulness e cervello. Milano: Raffaello Cortina Ed, 2009 Vigne, Jacques. Meditazione, emozioni e corpo cosciente. Le pratiche meditative alla luce delle neuroscienze. Milano: MC Editrice, 2012 Weiser, Ann Cornell. Focusing. Il potere della focalizzazione nella vita e nella pratica terapeutica. Spigno Saturnia (LT): Edizioni Crisalide, 2006 Yogananda, Paramahansa. Autobiografia di uno Yogi. Roma: Astrolabio, 2009 Articoli Tratti dal sito www.focusing.it: Hendricks, Marion D. Fondamenti della Ricerca sulla psicologia Esperienziale/Orientata al Focusing. Gendlin, Eugene T. Cosa si intende per felt-sense. Gendlin, Eugene T. Una teoria di modificazione della personalità. Gendlin, Eugene T. Il cliente del cliente: il margine della coscienza. University of Chicago Rome, David. Alla ricerca della verità che è più giù della ricerca. Tagliavini, Giovanni. Modulazione dell'arousal, memoria procedurale ed elaborazione del trauma. In “Cognitivismo clinico” (2011) 8,1 La foto in copertina è di Gregory Colbert. pag. 19