San Severo dopo l’8 settembre 1943 Dopo l’armistizio dell’8 settembre, i tedeschi, nell’Italia Meridiona le, si trovarono a fronteggiare una situa zione certo diversa da quella esistente nel Nord, dove essi furono favoriti dalla presenza di un ricostituito governo fascista. Qui fu maggiore lo sbandamento dei comandi militari e delle truppe dislocate nelle varie città, perché più rapida apparve ed anche più traumatizzante la reazione dei tedeschi, che aggredirono non solo le caserme e le truppe isolate e prive di precisi orientamenti operativi, ma spesso operarono contro le popolazioni, facendo accrescere sia il timore di più feroci rappresaglie sia il generale sbandamento. A San Severo le truppe tedesche operarono con immediatezza, proprio all’indomani dell’armistizio; dopo aver agito con terrore addirittura la sera stessa dell’8 settembre in altri centri della provincia di Foggia, soprattutto a Troia, dove il comando tedesco controllava e gestiva in proprio un grande panificio, che provvedeva all’approvvigionamento dei vari aeroporti dislocati nel Tavoliere e delle truppe qua e là interessate alla difesa delle vie di maggiore comunicazione con il Nord. A Troia, inoltre, già da qualche settimana, si erano trasferiti da Foggia, a causa dei violenti bombardamenti aerei e della distruzione quasi totale della città, alcuni uffici ed enti militari. Anche San Severo era certamente nelle mire del piano di emergenza dei tedeschi, perché qui si era trasferito il Distretto Militare di Foggia, sempre per le conseguenze dei bombardamenti aerei: era prevista una operazione di guerra vera e propria mediante la distruzione di taluni impianti e installazioni di rilevanza civile e militare, da attuarsi dopo aver reso inoffensivo il piccolo presidio militare del 107° Battaglione Territoriale Mobile. Il 9 settembre sparsasi ormai la voce, sin dalla sera precedente della reazione dei tedeschi contro le truppe italiane e contro i comandi militari della provincia, il reparto che aveva alloggio nell’ex caserma di Corso Garibaldi e che dipendeva dal Comando Sottozona aveva provveduto sin dal mattino a tenere ben chiuso il portone della caserma, istituendo anche un servizio di sentinella. Il reparto, oltre la sentinella, che aveva il compito soprattutto di lanciare l’allarme, nel caso si fossero avvicinati soldati tedeschi alla caserma, aveva anche provveduto ad organizzare qualche posto di difesa vicino alle finestre dell’edificio e lungo il muricciolo del terrazzo, deciso com’era ad evitare la consegna delle armi. Alle ore 14 circa, i tedeschi con una pattuglia di pochi uomini, avvicinatisi al portone chiedono ad alta voce l’apertura della caserma e la consegna delle armi. Alla finestra sovrastante il portone c’era il Cap. Piccoli e un soldato, mentre gli altri ufficiali Attanasio e Clara, con tutti i sold ati si erano appostati sul terrazzo dell’edificio, avendo a disposizione i propri fucili e 4-5 cassette di bombe a mano.Alla richiesta dei tedeschi, comunque, il Cap. Pic coli, che era a minor distanza, rispondeva negativamente dall’interno della finestra, verso la quale giungeva immediatamente una scarica di fucile mitragliatore. Dì fronte a tale reazione il Cap. Piccoli e il soldato che stava con lui raggiungevano anch’essi il terrazzo dell’edificio, piuttosto terrorizzati. I due giovani ufficiali, però, consigliarono di rispondere al fuoco sia per pren dere tempo sia per non apparire alla mercè totale dei tedeschi. Infatti, furono sparate scariche di fucileria e lanciate alcune bombe a mano che fecero pensare per un po’ che i tedeschi essendo pochi, volessero andare via. Il che non avvenne, perché dopo un breve momento di silenzio fu notato, purtroppo, l’arrivo di altri tedeschi e soprattutto di alcune autoblinde. Intanto, il piccolo gruppo dei soldati italiani, data anche la scarsezza delle munizioni e il pericolo derivante dall’esporsi sul muricciolo del terrazzo cessò di fare uso dei fucili e si limitò ad operare con le bombe a mano, che venivano lanciate a tempo intermittente, mentre i tedeschi iniziavano tiri con le armi pesanti in dotazione alle autoblinde. Anche un aereo da ricognizione sorvolava nel frattempo la caserma, guidando forse il tiro delle armi a terra. Dopo circa due ore di una situazione, certo drammatica per i pochi soldati italiani, e nella constatazione che le bombe a mano stavano per finire, si delineò in tutta la sua durezza il problema della soluzione a cui giungere. Arrendersi? Attendere o sperare che i tedeschi si allontanassero per raggiungere altri obiettivi? Fu allora che un soldato, aggirandosi sul terrazzo e rifacendo la scalinata che portava verso gli alloggi, scoprì che verso la parte posteriore della caserma, dopo il magazzino di casermaggio c’era ‘la possibilità, attraversando qualche finestra, di accedere ad un piccolo chiostro dal quale forse si poteva giungere ad una uscita posteriore. Immediatamente, ‘appresa la informazione, un graduato ed altri soldati esplorarono non solo tale possibilità, ma cercarono di accertare soprattutto che la parte posteriore dell’edificio non fosse sotto la sorveglianza dei tedeschi. L’esito della ispezione esplorativa si rivelò favorevole ai nostri I soldati e gli ufficiali, infatti, riuscirono ad allontanarsi fortunatamente approfittando sia delle stradette vicine, tortuose e strette, sia soprattutto dell’aiuto di cittadini che abitavano nelle immediate adiacenze, i quali fecero entrare a gara l’uno o l’altro dei soldati nelle loro case con enorme loro rischio e pericolo. Un altro episodio riguardò San Severo il 27 settembre del 1943. Quattro soldati inglesi, che a scopo esplorativo procedevano, come pattuglia di avanguardia, a distanza dal loro reparto, a bordo dì una jeep, giunti all’altezza dell’edificio dell’attuale macello comunale, furono inaspettatamente aggrediti da soldati tedeschi in postazione nella zona e barbaramente annientati con l’uso di lanciafiamme in dotazione al reparto nemico. Alcune interviste a testimoni INTERVISTA AD ALFREDO 72 ANNI. Ricordi qualche episodio accaduto negli anni della guerra? Sì, ricordo un bombardamento a San Severo alla stazione. E’ successo all’inizio della guerra. Uno o due aerei americani hanno bombardato la stazione per colpire dei serbatoi di benzina. Alcuni concittadini avevano tentato di nascondere i serbatoi, ma gli americani li hanno colpiti. I nemici cercavano di colpire i serbatoi di benzina per non far circolare i mezzi. Ci sono state delle vittime? Mi sembra di no. Come reagirono i sanseveresi al bombardamento? Molti sono scappati nelle cantine, altri nelle case in campagna. Quando si avvicinavano aerei nemici c’erano delle sirene che avvisavano la popolazione. Nelle campagne si rifugiavano in baracche o casette. Sulla via di Torremaggiore [centro a 7 km ovest da San Severo] c’erano dei capannoni con 7 o 8 famiglie. Anche su via Apricena [centro a 12 km nord da San Severo] e su via San Paolo [centro a 12 km nord da San Severo] c’erano dei rifugi. Quando c’erano feriti, compresi quelli di Foggia [capoluogo di provincia a 28 km sud da San Severo], venivano portati alla scuola elementare De Amicis e alla “Scuola di avviamento” che era una scuola media che si trovava nell’attuale ospedale di San Severo. C’è qualche altro episodio che ricordi? Sì, quando dopo l’armistizio gli americani sbarcarono in Sicilia e arrivarono a Foggia per poi giungere a San Severo. Qui i tedeschi prepararono un agguato a porta Foggia e precisamente vicino allo scannaggio [il macello]. Hanno tagliato degli alberi di pino e li hanno messi di traverso sulla strada che unisce Foggia a San Severo per coprire delle mine messe per gli americani. Quando sono passati dei cingolati inglesi sono saltati e sono morti 4 soldati che ora sono sotterrati al nostro cimitero. Ci sono stati altri episodi di combattimento a San Severo tra tedeschi e inglesi? Nella zona dell’attuale teatro comunale e della chiesa di San Benedetto c’era la caserma militare sanseverese. Qui ci fu uno scontro con i tedeschi che attaccavano la caserma nascondendosi dietro l’angolo del palazzo di fronte dove ora c’è il negozio di Agricola. Ma i tedeschi come si comportavano con la popolazione? Ricordo che dopo l’armistizio nell’attuale zona del Liceo Scientifico allora era tutta campagna. Lì un ragazzo di 14 anni stava prendendo delle tavole di legno e fu ucciso da alcuni tedeschi. Il padre lo ha preso e se lo è messo sulla spalla morto per portarlo a casa sua con altre persone che lo hanno seguito. E degli inglesi a san Severo che ricordi? Ricordo che ad un chilometro e mezzo da viale “ giugno verso via Fortore c’era il cimitero degli inglesi. I morti venivano messi in sacchi di tela. Alla fine della guerra hanno riportato tutti i morti indietro. INTERVISTA AD AGOSTINO 75 ANNI. A San Severo ricordi qualche scontro a fuoco con i tedeschi? Sì dopo l’armistizio. La sera dell’8 settembre 1943 venne stipulato l’armistizio e quindi italiani e tedeschi credevano che la guerra fosse finita, tant’è che una squadra di soldati tedeschi resero omaggio alla Madonna del Soccorso [patrona di San Severo]. Ma la notte si venne a sapere che Badoglio, “maresciallo di Italia” (come veniva chiamato dai sanseveresi) fece l’armistizio con gli alleati e si alleò con gli americani all’insaputa dei tedeschi; questi, traditi, decisero di attaccare la caserma dei soldati italiani. Questa caserma era situata dove adesso c’è la galleria Schingo. I sanseveresi, quindi, barricati in questa caserma tentarono in un primo momento di tenere testa all’attacco tedesco, anche se possedevano poche armi. In che modo e da dove attaccavano i tedeschi? I tedeschi erano appostati all’angolo del teatro (vicino all’attuale edicola) e all’angolo del Palazzo Fantetti (dove adesso c’è Agricola). Da qui mitragliavano la caserma, danneggiando l’angolo del teatro e del convento dei Benedettini. I soldati italiani non potevano tenere testa ai tedeschi così fuggirono dalla caserma e si rifugiarono nelle case civili. Da questo momento, fino all’arrivo degli alleati i tedeschi hanno occupato San Severo e hanno istituito un durissimo coprifuoco che tutti erano intenzionati a rispettare. Ma i soldati che dalla caserma si sono rifugiati nelle case civili vi hanno fatto irruzione o sono stati accolti dalle persone? Sono stati accolti dai cittadini sanseveresi, che non solo hanno offerto loro del cibo, ma anche dei vestiti da cambiare in modo che i tedeschi, non vedendoli più in uniforme militare, non li riconoscessero. Ricordi qualcos’altro accaduto a San Severo durante la guerra? Alla fine del settembre ’43 quattro soldati inglesi, che venivano da Foggia, giunti davanti al macello sulla via di Foggia sono saltati in aria con il loro mezzo (un cingolato o camionetta) per una bomba che era stata posta lì. L’esercito a Foggia nel frattempo aspettava loro notizie e dei sanseveresi sono andati ad avvisarli che non erano mai arrivati i compagni inglesi e che a San Severo non era rimasto più nessuno. Infatti i tedeschi se ne erano andati e per evitare di essere raggiunti dagli alleati, giunti nel pomeriggio, ruppero i ponti della ferrovia e fecero saltare la strada per Torremaggiore. Comunque come dicevo prima, nel pomeriggio sono arrivate le truppe alleate di liberazione e nel frattempo la guerra si era spostata verso gli Abruzzi, dove a Montecassino erano in corso bombardamenti. Adesso San Severo era in mano agli inglesi e agli americani che come i tedeschi imposero un coprifuoco ma che nessuno rispettava, perché erano molto più tranquilli dei tedeschi. Come si comportavano gli inglesi e gli americani a differenza dei tedeschi? Gli inglesi e gli americani no n erano violenti e addirittura molti sanseveresi lavoravano per loro in officine, in botteghe o nei campi. Comunque gli inglesi erano più schivi nei nostri confronti mentre gli americani erano più aperti, più socievoli e infatti c’erano un sacco di sanseveresi che stavano con loro (Pasqualino, Calabrese…). I tedeschi invece erano molto più aggressivi e bisognava stare attenti a come ci si comportava nei loro confronti. Puoi farmi un esempio su come si comportavano, c’è un evento preciso che ti ricordi? Si. Devi sapere che i tedeschi avevano occupato tutta la zona dalla stazione a piazza Incoronazione e per proteggere la zona l’avevano tutta recintata. Bene qui i tedeschi avevano armi oltre che cibo; ricordo che avevano grosse casse di patate. Un giorno un gruppetto di ragazzini erano andati a rubare le patate ma furono scoperti dai tedeschi, un ragazzo di 11-12 anni, D’Angelo, venne sparato e gli altri compagni corsero ad avvisare i genitori; così il padre del ragazzo lo andò a prendere e se lo portò a casa. Quali zone invece presero gli americani e gli inglesi dopo il loro arrivo? Gli americani stavano al de Amicis mentre gli inglesi a Palazzo Lufino (via Reggio), entrambi però avevano occupato la villa dove continuamente abbattevano alberi, soprattutto nella zona del parco giochi (all’epoca era chiamato dai ragazzini il “boschetto”) per fare accampamenti. Sempre in villa poi avevano il loro deposito di armi nella casetta che si affaccia ai salesiani e che si trova sotto le montagnelle. Dopo la guerra in questa casa vi andò ad abitare il custode della villa. INTERVISTA AD ANTONIO (81 ANNI) Vuoi raccontarci la tua esperienza della guerra? Sono partito al Febbraio del ‘40, fui spedito nel distretto militare a Foggia nel corpo nono dell’artiglieria. Appena arrivai mi venne data la divisa militare. Qui formarono un reggimento composto da 3 gruppi, ogni gruppo aveva 4 batterie e a ogni batteria appartenevano circa 100 soldati. Ogni batteria era formata da 4 cannoni e ad ogni cannone erano assegnati 10 soldati dove uno era il cosidetto “Capo pezzo” e gli altri i “Servitori Goniometristi”, cioe’ coloro che calcolavano le distanze sino al punto a cui mirare. Il comandante del reggimento era un colonnello e a capo di ogni gruppo c’era un maggiore e a capo di ogni batteria c’era un capitano. Hai trascorso tutto il tempo a Foggia? No da Foggia siamo partiti per Melfi diretti al “Campo di Istruzione “ di tiri per i cannoni e siamo stati lì per 2 mesi. In seguito siamo stati spediti nella provincia di Lecce. Da qui a Napoli per poi imbarcarci per Bengasi. Vogliamo arrivare al periodo dell’armistizio? Ricordi qualche episodio accaduto a San Severo? Il 13 Settembre del 1943 arrivato l’armistizio, quando il governo italiano si arrese agli avversari, i tedeschi (nostri alleati) non essendo d’accordo alla resa “disertarono” gli italiani e così ci fu’ una lotta tra italiani e tedeschi. A San Severo si attendevano gli Americani poichè i tedeschi saccheggiarono tutti i mulini. Per le strade tra Foggia e San Severo, quando arrivarono le prime due camionette americane e inglesi, vennero abbattute le ultime retrovie tedesche rimaste. Il giorno dopo, il “grosso dell’esercito americano” che era arrivato, fece fuggire i tedeschi verso il nord. Sfollati sanseveresi nella quartiere di S. Bernardino