diare la lingua curda. In varie città furono aperti diversi club, circoli e società culturali. Nel 1908 si pubblicò il “Sole Curdo”: fu l’organo divulgativo di una Società di Mutua Assistenza e Progresso ed ebbe anche carattere sociale. Purtroppo tra i vari gruppi intellettuali vi era una grossa rivalità, di cui beneficiarono i Turchi, che venivano informati anticipatamente delle varie attività, di volta in volta da uno dei vari gruppi intellettuali antagonisti. Il periodo che caratterizzò le aperture iniziali delle idee dei Giovani Turchi ebbe vita breve. Ben presto essi si resero conto che i veri gruppi nazionali mai avrebbero condiviso la loro concezione di unità, quindi iniziarono a mettere in atto un’unità centralizzata, attraverso l’istituzione di associazioni nazionaliste e l’applicazione di misure coercitive, quali la chiusura delle associazioni e dei circoli culturali, in virtù della legge sulle associazioni dell’agosto 1909, il cui articolo 4° vietava le associazioni politiche che traessero il loro scopo o il loro titolo da uno specifico gruppo nazionale. I Giovani Turchi pensarono di procedere all’unificazione del Paese, centralizzando il sistema educativo, creando un ispettorato delle scuole delle minoranze, cercando di imporre la lingua turca nelle scuole, nei tribunali, nei vari ministeri e di purificarla dalle influenze delle altre lingue. Questa politica di turchizzazione incoraggiò ulteriormente i Curdi ad organizzarsi meglio e ad instaurare anche rapporti con il vicino movimento armeno e con quello arabo per combattere la “dittatura” giovane-turca. LO SCOPPIO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE Il conflitto storico tra la Russia e la Turchia fece sperare i Curdi nell’aiuto russo, ma i Russi, in realtà, non andarono mai oltre la difesa dei loro interessi e non aiutarono mai concretamente le aspirazioni curde. Lo scoppio della prima guerra mondiale vide contrapporsi da un lato la Germania e dall’altro l’Inghilterra, la Francia e la Russia. Questi blocchi posero la Turchia, ancora Impero Ottomano, in una posizione molto difficile. In quegli anni i Giovani Turchi stavano consolidando il loro potere e considerarono la guerra una buona occasione per ripristinare l’antico dominio turco nei Balcani, ma erano anche consapevoli che la perdita della guerra avrebbe comportato inevitabilmente la fine dell’Impero stesso. Dopo avere considerato le caratteristiche dei membri dell’Intesa e non avendo ricevuto alcuna garanzia da parte dell’Inghilterra e della Francia, a proposito dell’ambizione della Russia, i Giovani Turchi scelsero di schierarsi con la Germania. Il 2 ago42 L’interno della cittadella di Diyarbakir, 1800. sto 1914, Germania e Turchia Ottomana firmarono un Patto Segreto di Alleanze, che sarebbe entrato in vigore in caso di attacco russo. L’Impero Persiano invece assunse un atteggiamento neutrale nei confronti della guerra, anche perché al suo interno non vi era una linea politica unitaria. La Turchia entrò in guerra il 29 ottobre 1914; il sultano e califfo Maometto V (1909-1918) proclamò immediatamente la Gihad, la guerra santa contro gli infedeli, e il Panislamismo, che contrastava fortemente con le aspirazioni nazionali dei singoli popoli, facenti parte dell’Impero. La contraddizione della politica turca era palese, la guerra proclamata contro gli infedeli, dimenticando di avere scelto un alleato di ferro, la Germania a sua volta un grande paese “infedele”. L’appello del califfo Maometto V non trovò molti riscontri tra i musulmani dell’Impero, soltanto i Curdi accettarono di partecipare alla Gihad. Il Kurdistan divenne un vero e proprio campo di battaglia tra le truppe turche, russe ed inglesi, le quali provocarono un gran numero di vittime tra i civili e gravi devastazioni am43 CUMA ERKUL Responsabile della comunità curda in provincia di Venezia (Venezia) All’intervistato, sotto sua specifica richiesta, viene data la griglia delle domande per iscritto. Egli risponde, a sua volta per iscritto, in un dialetto turco dell’Anatolia Sud-Orientale. Vi chiedo scusa se nelle mie risposte sono presenti errori. Purtroppo la storia della nostra vita non ci ha concesso di imparare una lingua in modo preciso, cercherò di spiegarne anche i motivi. Proprio per questo, non so scrivere correttamente né in turco, né in curdo e neppure in lingua italiana. Mi chiamo Cuma Erkul. Sono nato il 16 ottobre 1973 a Mus, in un villaggio del Kurdistan che si chiama Arkivang [nome di derivazione armena, parola composta da due radici in lingua armena: harki - prezioso e vank - convento, quindi Convento Prezioso, n.d.a.]. Così come quasi tutti i nomi dei villaggi e delle città curde, anche il mio paese ha dovuto cambiare nome e prenderne uno turco. In lingua turca è Umurca Köyü. Ho frequentato le scuole elementari nel mio villaggio ma per frequentare le scuole medie e poter fare il liceo ho dovuto spostarmi a Til. Sono riuscito a studiare fino alla seconda classe del liceo e nel capoluogo dove questo si trovava, frequentavo una specie di collegio presso il quale potevo anche dormire. Riuscivo a tornare a casa ogni fine settimana, percorrendo a piedi i quindici Cuma Erkul, Venezia. chilometri che separavano il mio villaggio dalla scuola. In realtà, senza prendere alcun mezzo e passando per montagne e boschi la distanza si riduceva a soli quattro chilometri. Anche i paesi che sto citando avevano una doppia denominazione: nome curdo e turco. Per esempio, Til era diventato Korkut e la località presso la quale si trovava il mio liceo, che in curdo si chiamava Dirgas, in turco era diventata Hasköy. Ho fatto molta fatica ad arrivare fino al secondo anno del liceo. Per la verità mi ero sforzato anche per completare le elementari. Quando ho iniziato la scuola non conoscevo una parola di turco. 103 Vedute dal mondo curdo, dal monte Ararat verso il sud. 142 Hasankeyf e lago di Van, chiesa armena di Akhtamar. senza controllo. Questo passaggio non era molto elevato rispetto al livello del mare, e con poca cominciava la roccia. D’altra parte, per esperienza sapevo che i militari non facevano controlli difficoltà era possibile superarlo; comunque sia, evitavo di passare per la strada (per timore sui passanti, così ho pensato che fossero lì per una manovra, o un esercizio di routine, e mi che ci vedessero) cercando di passare attraverso il bosco, naturalmente vestito da alpinista, tranquillizzai un po’, ma non troppo, dato che dalla faccia si vedeva lontano un miglio che era- per non dare nell’occhio durante un eventuale avvistamento. Arrivati in una certa località, vamo stranieri; ero anche preoccupato per i compagni che ci dovevano aspettare in macchi- avremmo trovato ad attenderci due persone, parenti della coppia, che poi avrebbero dovuto na, dato che dopo tre ore di attesa – e di traffici dei militari – non li avevo ancora avvistati. Tra passare con la macchina il confine e raggiungere ad una determinata ora un certo punto in me e me pensai: “Cosa devo fare? Se andiamo verso la Francia la strada è molto lunga, e la Francia già stabilito. prima stazione ferroviaria è a 20 km di distanza, e così perdono il treno o non ne trovano altri Così noi tre cominciammo a salire, cercando di arrivare al luogo dell’appuntamento almeno per andare in una qualsiasi località”. un’ora prima e mantenendo una visuale completa del punto d’incontro; dopo un lungo cam- All’improvviso, udii il rumore di una macchina, e immediatamente pensai: “Ecco, stavolta sono mino, arrivammo sul punto più alto di tutto il passo, dove la strada serpeggiava in mezzo agli loro, i miei amici” ma dopo alcuni minuti vidi da lontano arrivare una monovolume che suc- alberi. Per avere una visuale maggiore della strada, piano piano, salii lungo il margine sinistro cessivamente si fermò; potei vedere alcune persone armate scendere dalla macchina e subi- della strada. Dopo un po’ sentii il rumore del motore di una macchina, in un primo momento to dopo udii l’abbaiare dei cani. In quel momento pensai: “Questa è la volta buona che mi pensai: “questi sono i miei amici”; ma quando potei avere una visuale maggiore, dall’alto, vidi prendono”, dato che dai cani è difficilissimo nascondersi. In più, la coppia che mi portavo che si trattava di automezzi militari, quindi con la massima velocità, arrivai sotto la parete, dove appresso non aveva esperienza nel campo dell’alpinismo; malgrado ciò ci avviammo attraver143