Le invasioni turche - Progetto integrato cultura del Medio Friuli

a cura di Danilo Buccaro
L’incursione del 1477: prima fase
Il 29 ottobre 1477 il comandante turco Iskander
Beg, forte di circa 10. 000 uomini, pone il campo
Fig. 1 - Incursori turchi (Akingy).
Fig. 2 - Torressa di Garzit.
nei pressi di Gorizia e ottiene dal conte il permesso di passare indisturbato, con l’impegno di non
saccheggiare i territori a lui appartenenti, anche
al di là del Tagliamento, come ad esempio Pordenone. Fra il 30 e il 31 i turchi si dividono in più
colonne e passano l’Isonzo a più riprese cogliendo impreparate le truppe venete e le cernide. Il
comando veneto, disorientato e diviso sul da farsi, subisce l’iniziativa del comandante turco che,
fingendo di ritirarsi, attira in un’imboscata nella
piana del Preval l’esercito veneto che era uscito
dalla fortezza di Gradisca al suo inseguimento. È
una vera strage: i bosniaci non fanno prigionieri
e chi non muore sul campo di battaglia, viene
ucciso tra atroci supplizi. Solo una piccola parte
dei veneti riesce a disimpegnarsi e a riparare precipitosamente nella fortezza. Da questo momento, completamente incapaci di reagire i veneti,
Scheda n° 4. 5. 1
Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli
Le invasioni turche: l’invasione del 1477
Per oltre due secoli (XVI e XVII) l’Europa subì la
pressione dell’impero turco che continuava ad
espandersi verso occidente. I due stati su cui ricadde, per la posizione geografica loro e dei loro
dominii, furono Venezia e l’impero d’Austria. Fu
un lunghissimo e tormentato periodo di ostilità,
intervallato peraltro da tregue e periodi di pace.
La penetrazione turca seguì due direttrici, la prima lungo il mare Adriatico e la seconda attraverso l’Europa orientale. Venezia, nonostante la
strenua resistenza, che prosciugò buona parte
delle sue ricchezze, perse un po’ alla volta tutti i
possedimenti nell’Egeo (1669 caduta di Candia);
Vienna, dopo che i turchi avevano conquistato la
penisola balcanica ed erano penetrati nell’Europa
danubiana, riuscì a stento a resistere all’assedio
del 1683. Solo più tardi la spinta turca, soddisfatta da tante conquiste, si esaurirà e nel 1718 il
trattato di Passarowitz tra Venezia, Austria e Turchia, sancirà un nuovo stabile assetto, ma Venezia perderà la Morea (Peloponneso). Sarà l’ultima
guerra col Turco. Accanto alle guerre, dichiarate,
l’impero turco però sviluppò delle guerre parallele, non “ufficiali” per aumentare la pressione
sull’occidente. Si trattava di sanguinosissime
scorrerie condotte da feroci ed eterogenee bande costituite in realtà soprattutto da bosniaci
islamizzati, inquadrati in milizie locali guidate
da ufficiali turchi, cui si aggregavano volontari
irregolari e di diversa provenienza. Queste incursioni rinnovarono gli orrori delle ultime invasioni
barbariche e contro di esse si rivelarono del tutto
impreparate e sciaguratamente inefficaci le organizzazioni difensive, quando queste c’erano.
La base di raccolta e partenza di qyesta banda
era Banja Luka, e il loro scopo non era occupare
territori ma procurarsi un ricco bottino. A più riprese nel corso del 1400 queste bande numerose,
abilissime e inafferrabili, penetrarono in Croazia,
Istria, Carniola, Carinzia, Stiria. Si muovevano
con gran conoscenza del territorio, raramente
attaccavano i luoghi ben fortificati perché non
avevano armi d’assedio e non volevano perdere tempo ma piombavano di sorpresa a cavallo
sui villaggi inermi, razziando ogni cosa di valore
facilmente trasportabile, catturando e portandosi dietro come prigionieri giovani d’ambo i sessi
e persone facoltose da liberare in cambio di riscatto o da vendere come schiavi, massacrando
gli altri e distruggendo tutto, paesi e campagne.
Anche il Friuli ebbe a soffrire più volte per queste
incursioni, due delle quali, la prima nel 1477 e
la seconda nel 1499 penetrarono in profondità
lasciandosi dietro una vera scia di sangue anche
nei nostri paesi.
Storia
Le invasioni turche: l’invasione del 1477
Storia
Le invasioni turche: l’invasione del 1477
gli invasori possono liberamente scorrazzare per
la regione e alla popolazione non rimane altro
che fuggire o rifugiarsi entro i castelli o i centri fortificati. Tra il 1 e il 3 novembre le bande
bosniache saccheggiano e devastano molti paesi,
imperversando soprattutto nella zona tra i fiumi
Torre e Tagliamento, senza superare quest’ultimo
però. Poi, carichi di bottino e prigionieri si ritirano sull’Isonzo e 3000 dei loro, con oltre 4000
prigionieri se ne tornano da dove erano venuti.
In questa prima scorreria viene catturato mentre
fuggiva dal castello di Isernico alla volta di Udine con la sua famiglia anche il conte Bernardino
Cossio di Codroipo. In seguito verrà riscattato e
potrà riacquistare la libertà.
Seconda fase: 5 novembre-10 novembre
Ne rimangono però altri 8/10. 000 che, dopo un
paio di giorni di riposo nascosti nelle boscaglie
nei pressi di Doberdò, ripassano l’Isonzo, ripercorrono la Stradalta (poco sopra la linea delle risorgive, più o meno il tracciato dell’attuale
Napoleonica), passano il Tagliamento, guadano il
Piave e penetrano nel trevigiano seminando distruzione. Poi improvvisamente se ne ritornarono
da dove erano venuti. Questi sono gli effetti del
loro passaggio nel nostro territorio. Mortegliano:
la cortina resiste ma i dintorni vengono saccheggiati. I morteglianesi assieme a cernide venute da
Codroipo e soldati venuti da Udine organizzano
una sortita e sorprendono nei pressi di Talmassons un gruppo di bosniaci rimasti a custodire
prigionieri, beni e animali razziati, sorprendono
e uccidono le sentinelle, liberano i prigionieri e
recuperano gran parte del bottino. Pantianicco:
la cortina resiste diversi giorni ma alla fine capitola con strage dei difensori. Bertiolo: era difesa
da una duplice cortina; quella esterna cede ma
non quella interna egli assalitori sono costretti
a desistere. Vengono attaccati anche Vissandone, Variano, Sedegliano, Talmassons, Flambro e
S. Vidotto, Pozzo, Goricizza, S. Lorenzo, Flaibano.
Codroipo, nei cui pressi è posto un campo base,
resiste perché la cortina è ben munita e presidiata da un buon numero di soldati e cernide più
organizzate che altrove.
Bibliografia
• R. Tirelli, 1499, Corsero li turchi la patria,
Biblioteca dell’Immagine, Pordenone
• A. Mattiussi, C. Bevilacqua, Pantianicco in cerca della
sua storia
• P. Paschini, Storia del Friuli, A. G. F., Tavagnacco
• G. Corbanese, Il Friuli, Trieste e l’Istria, vol. 2, Del Bianco
• A. Cremonesi, La sfida turca contro gli Asburgo e
Venezia, A. G. F., Tavagnacco
• G. Trebbi, Il Friuli dal1420 al 1797. La storia politica e
sociale, Casamassima
•T. Maniacco, Storia del Friuli, Newton Compton
Per ricercare e approfondire
• Ti proponiamo un semplice esercizio per ricostruire il
tracciato del percorso della seconda fase dell’incursione
turca del 1477; per svolgerlo con precisione ricontrolla
le informazioni sulla scheda:
· sovrapponi un lucido a una carta geografica del
Friuli, segna con un cerchietto rosso i paesi che sono
stati toccati o distrutti dai turchi nella seconda fase
dell’incursione (scrivi anche i nomi), con un cerchietto
nero i paesi (più importanti) che sono stati evitati;
· unisci con tratti di penna rossa i paesi toccati durante
il percorso di andata;
· unisci con tratti di penna blu i paesi toccati durante la
marcia di ritorno.
• Le scorrerie turche hanno ispirato diversi scrittori che
hanno scritto importanti opere sull’argomento. Per le
incursioni in Friuli ricordiamo:
· P. P. Pasolini, I turcs tal Friûl;
· G. Ermacora, Chi ha ucciso il pievano di Valvasone,
Messaggero Veneto, Udine.
Importanti romanzi sono ispirati alle scorrerie
nell’Europa orientale:
· I. Andrič, Il ponte sulla Drina, Mondadori.
· I. Kadaré, I tamburi della pioggia, Longanesi/Tea.
Scheda n° 4. 5. 1
Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli