Intervista Antonio Brambilla

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Antonio Brambilla
Responsabile Assistenza Distrettuale, Pianificazione e Sviluppo Servizi Sanitari,
Regione Emilia Romagna, Assessorato alle Politiche per la Salute
In Emilia Romagna
la “Rete reumatologica metropolitana”:
una mossa vincente per i pazienti e le Istituzioni
In Emilia Romagna i dati ottenuti dall’indagine realizzata da A.M.R.E.R. sono stati già
utilizzati. È stato messo a punto un documento di best practice che ha permesso di avviare
un processo di presa in carico dei pazienti esenti per ciascuna patologia reumatica. Può
spiegare in che cosa consiste nel concreto l’attivazione di questo percorso innovativo?
Vale la pena precisare un fatto che noi riteniamo molto importante, vale a dire il rapporto con
A.M.R.E.R., che è ormai datato, e che in anni recenti si è consolidato ed ha permesso lo scambio
di dati e informazioni riguardanti le malattie reumatiche, dal quale è scaturita una collaborazione
fattiva anche in ambito di programmazione. I dati riguardanti gli esenti sono stati utilizzati per
realizzare un atto deliberativo che permettesse l’ampliamento delle prestazioni in esenzione,
ritenendo ormai obsolete quelle esistenti poiché nel tempo sono state introdotte alcune novità
importanti nella terapia e nelle indagini delle malattie reumatiche. I dati raccolti hanno permesso a
tutti gli attori di mettere mano a un tema che l’Assessorato intendeva affrontare già da tempo: la
riorganizzazione dei servizi in ambito reumatologico. L’esperienza si è concretizzata con il progetto
per la realizzazione di una “Rete reumatologica metropolitana” sul territorio di Bologna, quanto mai
ampio e complesso. Partecipano attivamente, ormai da un paio d’anni, a questo e al suo
monitoraggio, l’Assessorato, A.M.R.E.R., la AUSL di Bologna con le sue importanti realtà
ospedaliere, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria S. Orsola, il Rizzoli e la CTSS di Bologna
(Conferenza Territoriale Sociale Sanitaria, rappresentante gli enti locali) che congiuntamente
hanno ridefinito ed unificato il percorso assistenziale, ridisegnando al contempo la rete dei servizi.
Il modello alla base del funzionamento della rete è quello del “percorso diagnostico-terapeutico”
centrato sulla presa in carico dei pazienti. Il percorso parte dalla rilevazione della sospetta
patologia da parte del MMG o di altri specialisti e dall’accesso entro 7 giorni da parte dello
specialista reumatologo dei soggetti che presentano segni e sintomi “red flags” sospetti per una
importante patologia reumatologica all’esordio. I centri specialistici che si occupano di malattie
reumatiche sono stati riorganizzati secondo il modello Hub & Spoke al fine di equilibrare prossimità
e concentrazione delle casistiche più complesse.
I centri operano in stretta connessione secondo gli steps previsti nel percorso, e sono dotati di
standard omogenei in funzione del loro ruolo all’interno della rete. Tutti i casi vengono gestiti con
un modello di presa in carico che prevede la programmazione da parte dello specialista di tutte le
ulteriori indagini necessarie e delle visite di controllo informaticamente e direttamente dal proprio
ambulatorio, evitando al paziente ulteriori prenotazioni o ricerche di appuntamenti. I casi a
maggiore complessità vengono inviati e trattati nei centri Hub, che grazie al modello organizzativo
del Day Service, consente al paziente di eseguire in tempi brevi ed in giornate predefinite tutte le
valutazioni cliniche necessarie, in modalità ambulatoriale. I centri Hub sono gli unici autorizzati alla
prescrizione dei farmaci biologici e responsabili del follow up dei pazienti trattati. L’assistenza ai
pazienti complessi era in precedenza erogata in regime di ricovero secondo il tradizionale modello
del Day Hospital.
Il nuovo modello è stato orientato, grazie ad una piena presa in carico, alla continuità delle cure e
all’appropriatezza, e non al contenimento della spesa, nella consapevolezza che l’esistenza di
standard di percorso avrebbe consentito a migliorare appropriatezza e garanzia di qualità ma
anche l’opportunità per un più razionale utilizzo delle risorse.
Attraverso una mappatura dei setting dei bisogni specifici legati a ciascuna malattia
reumatica avete potuto razionalizzare le prestazioni LEA collegate alle esenzioni. Come
siete arrivati a questa efficientazione?
Come dicevo, non ci siamo posti il problema di risparmiare quanto piuttosto abbiamo
deliberatamente lavorato sull’efficientamento del percorso assistenziale e sulla sua appropriatezza.
È stato possibile arrivare alla razionalizzazione attraverso la condivisione con gli altri attori,
pazienti in primis, di quelli che ritenevamo essere gli esami e le indagini strumentali più appropriate
per singola patologia e su questi abbiamo attuato le esenzioni. Lo scopo era rendere le risposte
del Servizio Sanitario Regionale più appropriate ai bisogni dei pazienti, nel rispetto delle nuove
chance terapeutiche oggi a disposizione e anche di sanare, tra le altre cose, le carenze che
potevano emergere a seguito della chiusura dei posti letto di Day Hospital.
Considerando i bisogni di questi pazienti cronici in termini di diagnosi, terapia,
mantenimento e follow up, è possibile già una stima dei risparmi ottenuti o che si prevede
si otterrano da questi cambiamenti?
Proprio in queste settimane stiamo strutturando un progetto di ricerca per portare avanti dalla
secondo metà del 2015 uno studio di impatto del nuovo sistema di percorso per le patologie
reumatiche, che ci aiuterà a valutare il “prima” e il “dopo”. Dovremo misurare i costi reali per il
pubblico, non sul tariffato come riportano alcuni studi, che devono essere valutati attraverso la
contabilità analitica delle Aziende della Rete metropolitana bolognese per le malattie reumatiche,
confrontandola anche con le altre realtà regionali. È chiaro che tutto questo potrà iniziare quando il
processo sarà diventato abbastanza omogeneo, quindi passerà ancora un po’ di tempo. Pur non
potendo adesso fare stime, prevediamo un risparmio. Va comunque detto che l’intera operazione è
stata sostanzialmente realizzata ad iso-risorse fino ad oggi, nel senso che abbiamo aumentato i
diritti dei cittadini senza spendere nulla di più. I risparmi sulla spesa li attendiamo perché abbiamo
lavorato sull’appropriatezza. Teniamo presente che in quasi tutti i settori della specialistica
ambulatoriale c’è un grado di inappropriatezza, e quindi un cattivo utilizzo di risorse, del 20-40%.
Avendo lavorato proprio sugli esami e eliminando quelli che non servono e aggiungendo quelli
veramente necessari, quanto meno ci si attende un contenimento dei costi.
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