Fondamenti di Trasporto Radiativo Luminosità e Flusso della radiazione Sorgente astrofisica che emette energia dE in tempo dt. La luminosità è la quantità di energia irraggiata nell’unità di tempo: dE L= dt [ erg s 1 , oppure L ] la luminosità, e non l’energia irraggiata, è la quantità che meglio caratterizza una sorgente astrofisica. Dato un elemento di superficie dA, attraversato da una quantità di energia dE nel tempo dT posso definire il flusso della radiazione come dE F = dAdt [ erg s 1 cm 2 ] ovviamente bisogna considerare con segno opposto la radiazione che entra o esce dalla superficie. Il modulo del vettore di Poynting è pari al flusso di dA radiazione e.m. attraverso una superficie perpendicolare alla direzione di propagazione c ~ ~ ~ S= E⇥B 4⇡ A. Marconi Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 2 Relazione flusso - luminosità Sorgente puntiforme che emette radiazione in modo isotropo (es. una stella); è sorgente di onde sferiche, con luminosità L. Nel tempo Δt irraggia energia ΔE = L Δt. Dopo un certo tempo, questa energia attraversa una superficie sferica di raggio r centrata sulla sorgente, per cui il flusso attraverso quella superficie è F (r) = E 4 r2 r L = t 4 r2 questa relazione è valida per ogni r, per la conservazione dell’energia (ovvero se non ci sono processi di emissione o assorbimento della radiazione oltre a quelli nella sorgente). F dipende dall’inverso del quadrato della distanza dalla sorgente. A. Marconi Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 3 Luminosità e flusso specifici L e F così definite sono quantità “bolometriche” ovvero integrate su tutto lo spettro e.m. E’ utile considerare le quantità specifiche, ovvero per unità di banda di frequenza (o lunghezza d’onda): dE L⌫ = [ erg s 1 Hz dt d dE F⌫ = [ erg cm dA dt d ovviamente risulta 1 2 L= ] s 1 Hz 1 ] F = Z +1 L⌫ d 0 Z +1 F⌫ d 0 L⌫ F⌫ (r) = 4 r2 Ricordiamo che il flusso monocromatico è legato allo spettro del campo elettrico 2 c F! = ⌧ Ê(!, ⌧ ) 1 Ê(!, ⌧ ) = 2⇡ A. Marconi Z Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 ! = 2⇡⌫ ⌧ /2 E(t)ei!t dt ⌧ /2 4 Luminosità e flusso specifici Relazioni analoghe valgono per unità di banda di lunghezza d’onda ovvero dE L = dt d dE F = dA dt d L d = L⌫ d⇥ F d = F⌫ d⇥ dove le relazioni con le quantità per unità di banda di frequenza si ottengono banalmente dalla conservazione dell’energia. Ad esempio nel caso del flusso si ha F = F⌫ dato che A. Marconi d⇥ c = F⌫ (c/ ) 2 d F = ⇥F⌫ d⇥ ⇥ c = 2 = d Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 5 Intensità (brillanza) della radiazione Il flusso è una misura dell’energia trasportata da tutti i raggi che attraversano la superficie dA indipendentemente dalla direzione da cui provengono. Come si caratterizza l’energia trasportata lungo un raggio ovvero lungo una direzione definita? I ,perp dE = dA dt d d [ erg cm 2 s 1 Hz 1 sterad 1 [ erg cm 2 s 1 Hz 1 arcsec 2 raggio ale dΩ norm Consideriamo tutti i raggi che attraversano dA attorno alla normale alla superficie. L’intensità specifica o brillanza è l'energia per unità di tempo, superficie, angolo solido e banda di frequenza, ovvero ] ] dA dove “perp” ricorda che si considera solo la radiazione lungo la perpendicolare alla superficie. A. Marconi Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 6 Intensità (brillanza) della radiazione dove θ è l’angolo tra la direzione di propagazione e la normale alla superficie. norm dE I⌫ = cos dA dt d d⇥ ale In generale se dA non è perpendicolare alla direzione di propagazione la definizione di intensità si generalizza come θ Questa definizione si spiega col voler considerare la superficie “vista” dalla radiazione nella sua propagazione. cosθ dA è proprio la superficie proiettata perpendicolarmente alla direzione di propagazione. dΩ dA Nel caso in cui cosθ = π/2, l’energia dE che attraversa una superficie vista di “taglio” è ovviamente 0. A. Marconi Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 7 Intensità (brillanza) della radiazione norm ale raggio norm ale dΩ dA A. Marconi ϑ dΩ dA Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 8 Relazione tra intensità e flusso In base alle definizioni dE = I⌫ cos ⇥ dA dt d d⇤ = F⌫ dA dt d⇤ F⌫ = I⌫ cos ⇥ d dove δFν è il contributo al flusso dato dalla radiazione lungo la direzione considerata per Iν. Per ottenere Fν occorre integrare su tutto l’angolo solido F⌫ = Z I⌫ ( ) cos d 4⇡ I⌫ = I⌫ ( ) per evidenziare la dipendenza dalla direzione di propagazione dΩ angolo solido e, rispetto a coordinate sferiche, vale d A. Marconi Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 = sin d d⇥ 9 Relazione tra intensità e flusso Esempi: Campo radiazione isotropo F⌫ = I ⌫ Z cos d = I⌫ ( ) = cost. Z 2⇡ d⇥ 0 Z ⇡ d cos sin = 0 0 Se I⌫ ( ) = cost. ma la radiazione proviene da un solo lato della superficie dA (ad esempio, sulla superficie di una stella) allora F =I A. Marconi Z cos d = Z 2⇥ d⇤ 0 Z ⇥/2 d cos sin = ⇥I 0 Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 10 Relazione tra intensità e densità energia La densità di energia della radiazione elettromagnetica è t d c dE = u⌫ d⌫ dV dE u⌫ = d⌫ dV [ erg cm 3 Hz 1 ] P dA Ω Il contributo alla densità di energia in P dalla radiazione trasportata lungo la direzione Ω è dato dall’energia contenuta nel cilindro di altezza c dt dE(⌦) = du⌫ (⌦) d⌫ dA c dt = I⌫ dA dt d⌦ d⌫ Considerando intensità media su angolo solido J⌫ = I⌫ per radiazione isotropa du⌫ (⌦) I⌫ = c d⌦ Z 1 J⌫ = I⌫ (⌦) d⌦ 4⇡ ⌦ Si ottiene: c J⌫ = u⌫ 4⇡ A. Marconi Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 11 Pressione di radiazione dE⌫ = I⌫ cos dA dt d d⇥ norm ale Riguardo alla pressione di radiazione, ricordiamo la definizione di intensità θ se invece dell’energia passo al numero di fotoni dE⌫ I⌫ dn⌫ ( ) = = cos dA dt d d⇥ h⇥ h⇥ dΩ P dA ciascun fotone ha una quantità di moto (diretta lungo il raggio di propagazione) pari a h q⌫ = c ovvero la quantità di moto trasportata nella direzione Ω è dE⌫ h dE⌫ dQ⌫ ( ) = q⌫ dn⌫ ( ) = = h c c A. Marconi Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 12 Pressione di radiazione la pressione di radiazione in P sulla superficie dA e dovuta ai fotoni che si muovono nella direzione Ω è quindi dF? dQ ( ) cos I cos2 d⇥d Prad ( ) = = = dA dt dA c 1 0 I d⇥ Z 2⇥ d⇤ 0 Z ⇥ cos2 sin d 0 norm Prad 1 = c Z ale per ottenere la pressione totale occorre integrare su frequenza e angolo solido (supponiamo Iν isotropa) dA θ dΩ Conservazione della Brillanza 1 2 dΩ1 R s dΩ2 dA1 dA2 Perché la brillanza è utile? Perché si conserva lungo la linea di vista (in assenza di processi di emissione o assorbimento). Consideriamo solo i raggi che attraversano 1 e 2. Lungo la direzione di propagazione, le superfici 1 e 2 sono attraversate dalle quantità di energia A. Marconi dE1 = I⌫1 dA1 dt d 1 d dE2 = I⌫2 dA2 dt d 2 d Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 14 Conservazione della Brillanza 1 2 dΩ1 R dA1 A. Marconi s dΩ2 dA2 Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 15 Conservazione della Brillanza Consideriamo solo i raggi che attraversano 1 e 2: l’energia si conserva ovvero dE1 = dE2 i raggi passanti per 1 che attraversano 2 sono quelli entro l’angolo solido d 1 = dA2 /R 2 i raggi passanti per 2 che attraversano 1 sono quelli entro l’angolo solido d 2 = dA1 /R 2 combinando queste tre relazioni con le espressioni per dE1 e dE2 si ottiene I⌫1 = I⌫2 ovvero la conservazione della brillanza (in assenza di processi di emissione o assorbimento lungo la direzione di propagazione). La brillanza osservata è la stessa di quella emessa dalla sorgente. A. Marconi Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 16 Equazione del trasporto radiativo La conservazione della brillanza lungo la direzione di propagazione si può esprimere come: dI =0 ds s Se lungo la direzione di propagazione avvengono fenomeni di emissione possiamo aggiungere a secondo membro un “coefficiente di emissione” dI⌫ = j⌫ ds s il significato fisico del coefficiente j𝜈 è facilmente intuibile, infatti dE = I⌫ d⌫ dt dA d⌦ = (j⌫ ds) d⌫ dt dA d⌦ ma ds dA è un volume per cui si può scrivere dE = j⌫ d⌫ dt dV d⌦ ovvero jν ha le dimensioni A. Marconi [ erg cm 3 s 1 Hz 1 sterad Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 1 ] 17 Equazione del trasporto radiativo Se lungo la direzione di propagazione avvengono fenomeni di assorbimento, la diminuzione di intensità deve essere proporzionale all’intensità stessa (una frazione della luce è assorbita) per cui si deve avere dI⌫ = ds s ↵⌫ I⌫ con α ν coefficiente di assorbimento. Se l’assorbimento è dovuto all’interazione con n atomi (elettroni, ecc.) per unità di volume ed il processo ha sezione d’urto 𝜎𝜈 allora il numero di assorbitori nel volume ds dA è n ds dA e la superficie che assorbe la radiazione è dAass = n 𝜎𝜈 ds dA La quantità di energia assorbita sarà pertanto data dalla radiazione emessa nell’angolo solido d𝛺 che attraversa la superficie dAass dE = dI⌫ dA d⌦ dt d⌫ = I⌫ (n da cui dI⌫ = n ⌫ I⌫ ds ovvero ⌫ dA ds)d⌦ dt d⌫ ↵⌫ = n Mettendo insieme assorbimento ed emissione si ottiene l’Equazione del Trasporto Radiativo A. Marconi ⌫ dI = ds Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 I + 18 Equazione del trasporto radiativo Posso definire la profondità ottica d⇥ = dI = d⇥ ds I + In caso di solo assorbimento posso facilmente ottenere la soluzione Iν(0) Iν(s) s dI = d I dI dI= d I = d I ⇥ I (0) e I = I = I (0) e ⇥ Posso riuscire a vedere sorgenti solo attraverso una profondità Un esempio è la “visibilità” nella nebbia: una visibilità di 100 m significa che la profondità ottica diventa ~1 dopo 100 metri. A. Marconi Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 ⌧⌫ ⇠ 1 19 Equazione del trasporto radiativo La profondità “ottica” di un mezzo è quindi data da d⇥ = Z Z s s Ovvero ⌧⌫ (s) = ↵⌫ ds = s0 n ds ⌫ ds s0 Se il mezzo è a densità costante, si può quindi scrivere ⌧⌫ (s) Z s n ⌫ ds =n ⌫ s s0 Supponiamo di avere una nube di gas ionizzato (solo H) con n ~ 106 cm-3 atomi, come si può trovare nel mezzo interstellare o in un nucleo galattico. Quali sono le sue dimensioni lineari perché la sua profondità ottica sia ~1, ovvero sia otticamente spessa alla radiazione? Nel gas ionizzato il meccanismo di opacità (che è anche quello più semplice considerato) è la diffusione della luce da parte di elettroni liberi (scattering Thomson) caratterizzata da ✓ 2 ◆2 8⇡ e 25 2 = = 6.7 ⇥ 10 cm T 3 me c2 σT è la sezione d’urto Thomson; è la minima sezione d’urto per l’interazione tra materia e radiazione. Equazione del trasporto radiativo T 8⇡ = 3 ✓ 2 e me c2 ◆2 = 6.7 ⇥ 10 25 cm2 Ovviamente, poichè 𝜎T ~ 1/m2, l’interazione avviene con i soli elettroni, per cui la densità di “assorbitori” è pari alla densità di elettroni, a sua volta pari alla densità di atomi (solo H, completamente ionizzato). Per avere profondità ottica ~1 si deve quindi avere: 1 1 s= = 6 n T 10 cm 3 ⇥ 6.7 ⇥ 10 25 cm2 ⇣ ⌘ 1 n 18 = 1.49 ⇥ 10 cm ' 0.5 pc 6 3 10 cm Quindi per poter diventare “opaca” alla radiazione la nube deve essere lunga almeno mezzo parsec! Se la nube è più densa, può essere più corta. A. Marconi Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 21 Equazione del trasporto radiativo Torniamo all’equazione del trasporto radiativo e definiamo la funzione sorgente dI = d⇥ j⌫ S⌫ = ↵⌫ I + dI⌫ = d⌧⌫ I ⌫ + S⌫ e utilizziamo la profondità ottica come variabile di integrazione: moltiplichiamo membro a membro per definiamo le quantità I = I⌫ e l’equazione diviene dI =S d⌧⌫ la cui soluzione è A. Marconi e⌧⌫ ⌧⌫ I(⌧⌫ ) = I(0) + S = S⌫ e Z ⌧⌫ 0 ⌧⌫ S(⌧⌫0 )d⌧⌫0 Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 22 Equazione del trasporto radiativo La soluzione in termini di I e S è pertanto I(⌧⌫ ) = I(0)e ⌧⌫ + Z ⌧⌫ e ⌧⌫0 ) (⌧⌫ 0 S(⌧⌫0 )d⌧⌫0 Questa rappresenta l’intensità iniziale diminuita dall’assorbimento più la funzione sorgente diminuita a sua volta dall’assorbimento. E’ una soluzione solo “formale” perché spesso S dipende da I. Consideriamo il caso in cui S𝜈 sia costante, si può facilmente verificare che la soluzione dell’equazione del trasporto radiativo è I⌫ (⌧⌫ ) = I⌫ (0)e ⌧⌫ + S⌫ (1 e ⌧⌫ ) Nei limiti otticamente “sottile” e “spesso” diviene ⌧⌫ ⌧ 1 ⌧⌫ 1 I⌫ ' I⌫ (0) + [S⌫ I⌫ (0)]⌧⌫ I ⌫ ' S⌫ ovvero, ciò che si vede nel limite otticamente spesso è solo la funzione sorgente! A. Marconi Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 23 Equazione del trasporto radiativo Consideriamo adesso il caso in cui I𝜈(0)=0 e riscriviamo la funzione sorgente a partire dai coefficienti di assorbimento ed emissività I⌫ (⌧⌫ ) = S⌫ (1 ⌧⌫ e j⌫ )= (1 ↵⌫ e ⌧⌫ ) moltiplichiamo membro a membro per le dimensioni della sorgente R j⌫ R I⌫ (⌧⌫ ) = (1 ↵⌫ R e ⌧⌫ ) = j⌫ R ✓ 1 e ⌧⌫ nei limiti otticamente sottile e spesso si ha quindi ⌧⌫ ⌧ 1 ⌧⌫ 1 ⌧⌫ ◆ I⌫ ' j ⌫ R j⌫ R I⌫ ' ⌧⌫ cioè l’emissione nel limite otticamente sottile è da tutta la sorgente, mentre nel limite otticamente spesso è solo da una “buccia” di spessore R/𝜏𝜈 ovvero lo strato che è otticamente sottile. A. Marconi Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 24 Equazione del trasporto radiativo Ricapitolando, supponiamo di avere una sorgente sferica e otticamente spessa di radiazione: quella che giunge a noi è solo la radiazione emessa da una buccia di spessore 𝜏𝜈 (strato otticamente sottile indipendentemente dalle dimensioni della sorgente). l’intensità è pari alla funzione sorgente S𝜈 ⌧⌫ S⌫ Com’è fatta la funzione sorgente? Proviamo a capire qualcosa dalle stelle che si identificano bene con l’esempio appena fatto. Esempi di spettri stellari Scala lineare Scala logaritmica Perché si usa λFλ in scala logaritmica? Interessa l’integrale, ovvero l’area sotto la curva: F1,2 = Z 2 F d = 1 Z log 2 F ln 10 d log log log λFλ(λ) 1 log λ Spettri stellari Per studiare le proprietà dell’emissione continua delle stelle è utile introdurre il concetto di corpo nero. T= 40 00 0K T=1 5400 K Spettri stellari e spettri dei corpi neri che meglio li approssimano alle temperature indicate in figura K 0 0 2 8 T= 50 50 K T= 43 = T = 58 00 K 64 T= T K 355 0K Il Corpo Nero Il corpo nero (Black Body) è un assorbitore perfetto, ovvero un corpo che assorbe tutta la radiazione a cui è esposto. Il corpo nero ha uno spettro di emissione caratteristico che dipende solo da un parametro ovvero la sua temperatura. Esempio di corpo nero: foro di una cavità molto grande. Tutta la radiazione che entra nel foro dopo molto riflessioni nella cavità viene quasi totalmente assorbita. Cavità di Corpo Nero A. Marconi Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 28 Lo spettro di Corpo Nero L’origine fisica dello spettro di corpo nero fu compresa da Planck alla fine dell‘800. Planck fece la famosa ipotesi di quantizzazione per il corpo nero (arrivando alla definizione della costante h) e riuscì ad ottenere la forma funzionale dello spettro della radiazione emessa dal corpo nero. Intensità della radiazione di corpo nero: 2h 3 B (T ) = 2 h c e 1 /kT 1 4⇡ u⌫ = B⌫ (T ) c T temperatura del corpo nero (in gradi Kelvin, K) h costante di Planck h = 6.6 × 10-27 erg s k costante di Boltzmann k = 1.4 × 10-16 erg K-1 [ hν/kT ] = numero puro [ 2hν3 / c2 ] = dimensioni di intensità (es. erg cm-2 s-1 Hz-1 = erg cm-2) B d = B⌫ d⇥ da cui si ottiene B (T ) = B⇥ A. Marconi d⇥ 2h c2 1 = 5 ehc/ kT d Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 1 29 Proprietà dello spettro di Corpo Nero L’emissione di corpo nero è isotropa. Il flusso emergente dalla superficie di un corpo nero (es. stella) è F⌫ = Z I⌫ cos d = ⇥I⌫ = ⇥B⌫ ⌦BB vedi gli esempi della relazione tra intensità e flusso. Il flusso alla superficie di una stella è F⌫ (r? ) = B⌫ (T? ) T★ temperatura superficiale della stella. La luminosità della stella è perciò L⌫ = 4 r?2 F⌫ (r? ) = 4 r?2 B⌫ (T? ) pertanto il flusso osservato a Terra è espresso come L⌫ f⌫ = = 2 4 d ⇣ r ⌘2 ? d B⌫ (T? ) funzione di tre parametri fondamentali, r★, T★ e d. A. Marconi Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 30 Proprietà dello spettro di Corpo Nero L’emissione del corpo nero integrata su tutto lo spettro è F = Z +1 F⌫ d⌫ = 0 F = +1 0 2h⇡ c2 ✓ +1 0 h z= kT cambio di variabile Z Z kT h ◆4 z3 1 d⌫ h dz = d kT 1 ez 2h⌫ 3 1 ⇡ 2 h⌫/kT c e 2⇡h dz = 2 1 c ✓ kT h ◆4 Z l’integrale vale 𝜋4/15 e si ha la Legge di Stefan-Boltzmann σ costante di S.-B. 2 5 k4 ⇥= = 5.7 ⇥ 10 2 3 15c h A. Marconi Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 5 erg s 1 +1 z3 ez 0 F = cm 2 K 1 dz T4 4 31 Proprietà dello spettro di Corpo Nero La posizione del picco di emissione del corpo nero si ottiene da dB⌫ =0 d dB =0 d oppure da cui si ottiene la legge di Wien h⇥max = 2.8 kT max T max 6= c/⇥max = 0.29 cm K poiché deve valere B d = B⌫ d⇥ pertanto il ν a cui c’è il picco di Bν non è lo stesso a cui c’è il picco di Bλ Dato che L⌫ = f⌫ (r? )4 r?2 integrando su ν si ottiene L=4 2 r? 4 ⇥T? relazione fondamentale che lega L, raggio r★, e temperatura superficiale T★. A. Marconi Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 32 La temperatura del Sole ... Applichiamo al Sole, di cui conosciamo L = L⊙ e r = r⊙, la relazione fondamentale ✓ L = 4 r?2 ⇥T?4 ◆1/4 L T = = 2 4 R ⇥ ✓ 3.8 ⇥ 1033 erg s 1 = 4 (7.0 ⇥ 1010 cm)2 ⇥ 5.7 ⇥ 10 5 erg cm 3 = 5.7 ⇥ 10 K 2 s 1 K 4 ◆1/4 = Il picco dell’emissione solare avviene per max 0.29 cm K = ' 5100Å 5700 K ovvero la luce verde. Gli animali diurni si sono adattati alla luce solare ed i loro occhi hanno la massima sensibilità proprio in corrispondenza del massimo dell’emissione solare. A. Marconi Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 33 Proprietà dello spettro di Corpo Nero 2h 3 B (T ) = 2 h c e 1 /kT 1 h ⌧1 kT 2h 3 1 B ' 2 h c 1 + kT h kT 2h 3 B⌫ ' 2 e c h kT λBλ(T) 00 K K 00 0K 500 10 00 2 coda di Rayleigh-Jeans coda di Wien 00 100 00 K 10 500 1 2kT = 2 c 1 K νBν(T) Spettri stellari: la fotosfera Temperatura di una stella varia con il raggio: T~106-107 K al centro (r = 0); T~103-104 K in superficie (r = r ). Spettro osservato della stella è costituito dai fotoni provenienti dallo strato superficiale esterno detto fotosfera (quello per cui lo spessore ha 𝜏𝜈~1) La base della fotosfera è la superficie dove i fotoni subiscono l’ultimo processo di diffusione (scattering) all’interno della stella. Materiale alla base della fotosfera emette spettro di Planck di corpo nero che viene modificato dal materiale più freddo e trasparente negli strati più esterni che costituiscono il resto della fotosfera. A. Marconi FOTOSFERA Ultima interazione del fotone Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 Interno della stella 35 Equazione del trasporto radiativo Torniamo all’equazione del trasporto radiativo e chiediamoci cosa sia la funzione sorgente dI⌫ = d⌧⌫ j⌫ S⌫ = ↵⌫ I ⌫ + S⌫ Ricordiamo che la soluzione con funzione sorgente costante è I⌫ (⌧⌫ ) = I⌫ (0)e ⌧⌫ + S⌫ (1 e ⌧⌫ ) Ovvero se I𝜈 > S𝜈 allora si deve avere dI𝜈/d𝜏𝜈 < 0 e I𝜈 tende a decrescere lungo il raggio. Viceversa se I𝜈 < S𝜈 allora dI𝜈/d𝜏𝜈 > 0 e I𝜈 tende a crescere. Quindi S𝜈 è la quantità a cui I𝜈 tende, e la raggiunge se si ha una sufficiente profondità ottica. In questi termini l’equazione del trasporto radiativo descrive un processo di “rilassamento”. Se le stelle sono otticamente spesse e gli spettri sono approssimativi come un corpo nero, è naturale supporre che S𝜈 ~ B𝜈(T). A. Marconi Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 36 Equazione del trasporto radiativo Consideriamo adesso un elemento a temperatura T che emetta termicamente e mettiamolo dentro l’apertura di una cavità di corpo nero alla stessa temperatura T. Sia S𝜈 la funzione sorgente. Per quanto appena detto, se S𝜈 < B𝜈 allora anche I𝜈 < B𝜈 (analogamente per S𝜈 > B𝜈 si ha I𝜈 > B𝜈). Ma la presenza del materiale non può alterare la radiazione di corpo nero che esce dal foro, perché anche con il corpo dentro la cavità è sempre quella di un corpo nero di temperatura T. Se ne deduce che T I⌫ B⌫ (T ) S⌫ = B⌫ (T ) questa è la legge di Kirchhoff. A. Marconi Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 37 Legge di Kirchhoff La legge di Kirchhoff comporta che, per tutti i corpi all’equilibrio termodinamico, vale sempre j⌫ S⌫ (T ) = = B⌫ (T ) ↵⌫ ovvero j⌫ = ↵⌫ B⌫ (T ) Quindi, se consideriamo la radiazione termica, l’equazione del trasporto radiativo diventa dI⌫ = d⌧⌫ I⌫ + B⌫ (T ) A questo punto, dobbiamo distinguere tra radiazione di corpo nero per cui I𝜈 = B𝜈 e radiazione termica per cui S𝜈 = B𝜈. La radiazione termica diventa radiazione di corpo nero in un mezzo otticamente spesso. A. Marconi Introduzione all’Astrofisica 2016/2017 38 Pressione di radiazione Ricordiamo che, supposta Iν isotropa, si ha Prad 1 = c Z 1 I d⇥ 0 Z 2⇥ d⇤ 0 Z ⇥ cos2 sin d 0 se il sistema è all’equilibrio termodinamico locale (cioè posso definire T punto per punto) Iν = Bν Z Z 1 F⌫ [BB]d = 0 ⇡ cos 0 Prad 2 Z 1 ⇥B⌫ d = ⇤T 4 0 2 sin d = 3 4 1 ⇥T 2 1 4⇥ 4 1 = 2 = T = aT4 c 3 3 c 3 Z 1 0 ⇤T 4 B⌫ d = ⇥ Prad 1 = u 3 si noti come la pressione di radiazione corrisponde dimensionalmente ad una densità di energia (u = aT4 è la densità di energia della radiazione)