IL TRAMONTO DELL`IMPERO: LE COLONIE EUROPEE IN ASIA

Prof. Francesco Montessoro
Mercoledì 12 maggio 2004
IL TRAMONTO DELL’IMPERO: LE COLONIE EUROPEE IN
ASIA SUD-ORIENTALE NEGLI ANNI ’30.
Sintesi a cura di: dott.ssa Simona Grano
Le superpotenze che hanno disegnato il mondo moderno (in relazione all’Asia Sudorientale), sono oggi delle medie potenze.
Negli anni ’40 quasi tutta l’Asia era sotto il dominio coloniale. La Tailandia era
l’unico paese libero dagli stranieri.
Il dominio coloniale non era omogeneo. Vi erano forme di dominazione coloniale
indiretta, ad esempio.
La Gran Bretagna occupava posizioni chiave, con la Birmania, la Malesia e
Singapore.
La Francia controllava l’Indocina (Vietnam, Laos e Cambogia).
La terza potenza coloniale europea dell’epoca era l’Olanda che controllava le Indie
Orientali, ovvero l’Indonesia, elemento vitale e strategico per questa regione per via
delle risorse naturali e della sua posizione.
Gli U.S.A. si sono insediati nel 1898 nelle Filippine.
Sostanzialmente la colonizzazione dell’Asia ad opera delle potenze europee inizia
verso la fine dell’800 e prosegue fino al 1940 circa. In tutto quel periodo vige una
pace cosiddetta “coloniale” cioè ad opera di Francia, Inghilterra e Olanda.
I modelli di colonizzazione dei paesi europei sono diversissimi tra loro. La politica
degli Stati Uniti è un’eccezione. Dopo la guerra con la Spagna, gli U.S.A. si
stabiliscono nelle Filippine dichiarando però che vi staranno solo per un periodo di
tempo limitato. Infatti nel 1935 le Filippine diventano uno stato semi-indipendente.
Otterranno l’indipendenza nel 1946.
Gli U.S.A. però, non avendo una tradizione coloniale, non si ritireranno
economicamente.
Questo fenomeno si chiama: esperienza neocoloniale. Ovvero, non vi è più un
controllo politico ma un legame di dipendenza economica e difesa d’interessi
economici.
I francesi controllavano l’Indocina in modo ferreo e spietato.
Tra il 1897 e il 1902 grazie a Paul Dumè nasce un modello di sfruttamento coloniale.
Il sistema fiscale di questo modello si reggeva sui monopoli dell’alcool, del sale e
dell’oppio.
Una prima forma di governo coloniale detta dell’assimilazione sta a significare una
partnership tra soggetti uguali, assimilati al modello francese.
Una seconda teoria è quella dei protettorati, tipo di esperienza coloniale lubrificata.
Entrambe le forme furono sperimentate e trovarono dei freni nella difesa francese dei
propri interessi.
Fu scelto come metodo di colonizzazione l’assimilazione ma in modo amputato, nel
senso che si fornì il peggio della propria tradizione.
In Olanda nel 1901 vi era una falsa etica moralista che definiva l’attività di
colonizzazione come positiva anche se in realtà, anziché fare del bene ai soggetti, gli
olandesi erano spietati tanto quanto i francesi.
I motivi che dettavano la presenza europea in Asia erano economici e sociali.
A fine ‘800 l’Asia orientale viene integrata nel sistema industriale occidentale.
Sistema che aveva bisogno di materie prime.
Questo tipo di sistema economico è reso fragile proprio dalla dipendenza da sistemi
economici distanti come le colonie.
Le merci britanniche non potevano entrare nell’Indocina francese.
Vulnerabilità europea che inizia a farsi vedere dopo la depressione economica del
1929.
In quegli anni, infatti, non si sviluppa nessun settore nemmeno quello manifatturiero.
Non vi è una fabbrica di fiammiferi o di sapone in nessuno di quei paesi.
All’epoca, nonostante il costo del lavoro fosse già minore, le industrie erano
nazionali restavano in patria mentre le colonie fornivano le materie prime.
Emigrazioni di vietnamiti verso la Francia o verso il Pacifico. Indiani in Cina, cinesi
in Sud-oriente.
I vietnamiti, specialmente, erano trattati come schiavi e usati per il lavoro coatto per
costruire le ferrovie. Tutti dovevano pagare una tassa sulla persona.
La società in queste colonie era organizzata secondo una piramide.
Al punto più alto vi era l’élite bianca, poi il ceto medio mercantile, costituito spesso
da cinesi o indiani, e per ultimi gli indigeni anch’essi diversi tra loro. Vi erano quelli
delle vecchie élite e quelli delle nuove classi subalterne e frustrate.
Al vertice delle classi bianche troviamo materiale eterogeneo. Pertanto il postino
francese diventa direttore dell’Ufficio postale della Cocincina.
Tutti coloro che erano emarginati in madrepatria, come l’immigrato senegalese
francese naturalizzato, diventano qualcuno in Vietnam.
Le classi indigene del posto vogliono il dialogo pur essendo anti-coloniali proprio
nella speranza di favorire il rientro in patria delle forze imperialiste.
Le élite intellettuali del posto, invece, sono colte e occidentalizzate, parlano francese
e inglese alcuni si sono specializzati all’estero e altri hanno studiato in scuole miste.
Queste élite coglieranno tutti i movimenti di protesta, dal marxismo al nazionalismo.
Alcune aree come Sumatra e Giava in Indonesia e le Filippine, non ospitano
movimenti nazionalisti.
Spesso questi movimenti sono xenofobi non nei confronti dei colonizzatori ma nei
confronti dei cinesi o degli indiani per i privilegi di cui godevano.
Gli Stati Uniti non ostacolarono il nazionalismo filippino perché il più importante
partito delle Filippine era il partito degli agrari che producevano canna da zucchero
difendendo così gli interessi americani.
Gli inglesi hanno una atteggiamento flessibile nei confronti delle loro colonie fino a
quando il buddismo non diventa un movimento aggregante per la popolazione
indigena e pertanto potenzialmente pericoloso.
I francesi reprimono ottusamente sia i moderati sia gli intransigenti.
Di per sé il solo movimento nazionalista dei vari paesi, non sarebbe stato sufficiente a
far declinare l’impero occidentale.
Il crollo inizia nella stessa Europa, nelle metropoli e si riflette sugli imperi coloniali.
Con la 2° Guerra Mondiale la Gran Bretagna abbandona le colonie non essendo più
in grado di assicurare la difesa delle sue isole perché la madrepatria stessa è assediata
dai tedeschi.
Altro motivo di disgregazione dell’Impero è l’occupazione giapponese del Sud-est
asiatico che dà il colpo di grazia alle potenze coloniali.
L’occupazione giapponese non è solo un evento bellico ma qualcosa di più profondo.
Le truppe coloniali non ci sono più. I nazionalisti sono di 2 tipi: anti-giapponesi e
filo-giapponesi.
In Indonesia e Birmania i nazionalisti sono tutti filo-giapponesi.
Anche la Tailandia pur essendo indipendente è filo-nipponica.
Al Giappone si oppongono i nazionalisti vietnamiti perché è filonazista e danno vita
al condominio franco-nipponico.
Ho Chi Min si allea così a Stati Uniti e Russia che sono anti-giapponesi .
In Malesia sono anti-giapponesi i cinesi e non i malesi perché la Cina dal ’37 è
occupata dalle armate giapponesi.