Per un progetto di recupero e condivisione della memoria

CANTIERI DI STORIA VI
La storia contemporanea in Italia oggi: ricerche e tendenze
Forlì 22-24 settembre 2011
www.sissco.it
Per un progetto di recupero e condivisione della memoria coloniale
Negli ultimi anni la memoria coloniale dell’Italia sta attraversando una nuova fase
di interrogativi e di ritorni sia a livello storiografico che letterario, favoriti e in
qualche modo sollecitati dalle nuove presenze migratorie in provenienza dall’eximpero fascista. Lo storico contemporaneo si confronta con nuove esigenze di
condivisione di fonti, di accesso a materiali e a terreni di ricerca spesso riservati o
poco accessibili, con la necessità di avviare percorsi di indagine multidisciplinari
e multinazionali non più isolabili in contesti univoci ed esclusivi.
Un approccio innovativo al recupero (e all’uso) della memoria coloniale in Italia
non può non tenere conto della molteplicità di voci, fonti e terreni di ricerca finora
trascurati avendo come obiettivo non soltanto il recupero e la conservazione di
questa memoria ma anche la sua condivisione con ricercatori esterni, in
particolare dei paesi ex-colonizzati. Il panel intende aprire una riflessione su
alcune iniziative in corso che partono da ricerche locali sul vasto giacimento di
memorie private riguardanti le avventure coloniali, e sulla possibilità di
coinvolgere in tali ricerche studiosi provenienti dalle aree già oggetto di dominio.
Il passaggio a un’ipotesi di condivisione di queste fonti e indagini è fortemente
suggerito dallo stato di sofferenza degli studi in questo campo dovuto a difficoltà
di lingua, a insufficienti strutture di ricerca, a differenze di organizzazioni
archivistiche, a lontananze più che geografiche fra gli studiosi della madrepatria e
delle colonie.
Una condivisione in grado di avviare progetti di ricerca comuni deve passare non
solo attraverso un’operazione di recupero delle fonti ma anche di restituzione
delle stesse, almeno in forma di copia; una possibilità reale grazie alla tecnologia
dello scanner e allo sviluppo del web. Per esempio, il progetto “Returning and
Sharing Memories”, qui presentato, ha fatto emergere inedite documentazioni e
testimonianze che, con il consenso dei donatori, sono state riprodotte e messe a
disposizione degli studiosi e del pubblico, in Italia e in Etiopia.
Abstract relazione 1:
Il progetto “Returning and Sharing Memories”
Si analizzano le origini e i risultati di un progetto che ha come obiettivo la
condivisione con il popolo etiope delle testimonianze scritte e visive degli italiani
che parteciparono all’occupazione coloniale nel Corno d’Africa. L’idea di
partenza è stata la consapevolezza di un enorme giacimento di memoria privata
sull’avventura coloniale, sparpagliata e spesso dimenticata nelle abitazioni dei
reduci e dei loro discendenti. Una volta recuperato e organizzato questo materiale
si può restituire e condividere, aprendo nuove possibilità di studio, confronto e
dialogo con i nostri ex colonizzati.
Oggi la tecnologia ci permette di duplicare documenti – producendo copie
identiche agli originali – senza ricorrere a cambiamenti di proprietà o spostamenti
di materiale. Possiamo restituire e condividere un passato semplicemente
copiandolo e mettendolo a disposizione di tutti (in archivi gemelli e in rete), dopo
avere affrontato una serie di problemi metodologici, legali e culturali.
Paolo Bertella Farnetti, (Università di Modena e Reggio Emilia
Abstract relazione 2:
Immagini e immaginari d’Oltremare
La memoria fotografica della guerra d’Etiopia è al centro del progetto “Returning
and Sharing Memories”: proprio la grande disponibilità di tale documentazione è
segno della forte volontà di conservare e tramandare un’esperienza che segnò
un’intera generazione. Partendo da alcuni casi di ricerca è possibile porre
questioni più ampie sul ruolo dei documenti fotografici della guerra d’Etiopia:
qual era il contesto di produzione e quali furono le modalità d’uso delle immagini,
per esempio dei materiali commerciali entrati a far parte di collezioni private? A
quali immaginari individuali e collettivi rimandano le fotografie? Quali spunti di
ricerca offre questo materiale rispetto a ciò che non rappresenta, ovvero il punto di
vista etiope? Quali sono le possibilità di costruire metodologie condivise di studio
e uso delle fonti che andranno a far parte di "archivi virtuali", oggetto della
restituzione e condivisione? La fotografia si pone quindi come strumento di
analisi degli eventi, documentazione, memoria e cooperazione culturale.
Benedetta Guerzoni (Istoreco) e Adolfo Mignemi (INSMLI
Abstract relazione 3:
Memoria coloniale: per un censimento delle fonti private
La presenza italiana in Etiopia, soprattutto durante la guerra del 1935-36, fu
largamente raccontata attraverso le immagini. La narrazione ufficiale della
propaganda – assai copiosa – da parte del Luce, dei ministeri della guerra e del
ministero delle colonie produsse un tipo di immagine che la ricerca storica
definisce “metaforica” mentre, da un altro lato, da parte dei privati – coloni,
militari, affaristi – venne prodotta una quantità di fotografie che è
qualitativamente diversa in quanto ha un carattere metonimico.
Con un censimento delle cosiddette fonti private il nostro progetto si pone
l’obiettivo innanzitutto di quantificare il patrimonio rimasto tutt’oggi nei cassetti,
di evitare una sua dispersione nell’ambito del collezionismo e/o degradazione di
tipo ambientale. Il censimento è una via di mezzo tra il momento di raccolta della
documentazione e quello della catalogazione perché mette in rete una serie di
informazioni di carattere generale sui singoli fondi (numero immagini, date,
luoghi, persone ritratte). Proprio per questo motivo esso include anche fondi già
noti, documentazione appartenente a privati o istituzioni che non partecipano al
progetto. Nel corso dell’intervento si illustreranno i problemi di metodo e i
risultati del censimento delle fonti private.
Cristiana Pipitone (Università di Cagliari
Abstract relazione 4:
Fotografia, società coloniale e guerra
La fotografia come fonte per la ricerca storica in contesto coloniale si è rivelata
estremamente flessibile, capace di raccontare vicende di carattere militare e di
cogliere diversità e sfaccettature della società. Tutti i reduci portarono fotografie.
La ricerca storica deve tener conto di ciò perché quelle fonti testimoniano sia la
visione che gli italiani avevano all’epoca dell’Etiopia e della sua gente, sia le
modalità impiegate per raccontare l’esperienza africana. Uno storico se vuole
comprendere la società coloniale deve tenere bene in considerazione questa
eterogeneità, a meno che non voglia fare una storia istituzionale o delle elite. È
evidente la discrasia tra il fatto che nessun reduce portò telegrammi o dispacci
mentre i ricercatori utilizzano quasi esclusivamente quel tipo di materiale. Nel
caso specifico del colonialismo fascista in Etiopia, la fotografia è uno strumento
che ci permette di cogliere permanenze e discontinuità rispetto all’epoca liberale,
divergenze e punti di contatto rispetto agli altri colonialismi europei. La centralità
dell’approccio militare è evidente per via della natura e della tipologia delle fonti
essendo la quasi totalità degli italiani nell’impero inquadrata militarmente.
Matteo Dominioni (Università di Torino)
Abstract relazione 5:
La spartizione degli archivi coloniali
Al momento della decolonizzazione, si è aperto un conflitto – in diversi casi
ancora non concluso – tra ex potenze coloniali ed ex paesi colonizzati, in merito
alla spartizione degli archivi coloniali. Tale conflitto si inserisce nell’ambito del
più generale problema della spartizione degli archivi a seguito di divisioni tra stati
o di trasferimenti territoriali a causa di guerre (l’Italia ha ancora vertenze aperte
con Slovenia e Croazia in materia di archivi). Nell’ambito della comunità
archivistica internazionale si è molto discusso e si continua a discutere della
materia. La difficoltà a trovare delle linee guida condivise è testimoniata dal fatto
che una convenzione in materia approvata a Vienna nel 1983, in sede UNESCO,
non è mai entrata in vigore per mancanza di sufficienti ratifiche. Tale quadro
sollecita riflessioni sia su di un piano archivistico e giuridico (come definire linee
guida condivisibili dalla comunità internazionale) e sia sul piano storiografico, sul
valore politico e culturale degli archivi.
Giulia Barrera, (Direzione generale per gli archivi
Discussant: Alessandro Triulzi (Università di Napoli “L’Orientale)