ROMA ORIGINI DI ROMA Le origini di Roma sono narrate da tre leggende: 1. Enea esule da Troia che si rifugia sulle coste del Lazio e fonda Lavinio 2. Ascanio/Iulo, figlio di Enea, fonda Alba Longa (attuale Castel Gandolfo) 3. Romolo che uccide Remo e fonda Roma nel 753 a.C. La fondazione di Lavinio e Alba Longa sono delle premesse alla fondazione di Roma. La data della fondazione di Roma è credibile perché sono stati rinvenuti de resti di palizzata (buchi dei pali) sul colle Palatino risalenti al VIII secolo a.C., periodo in cui alcuni villaggi dei 7 colli di Roma (le pianure erano paludose) con ognuno una necropoli spariscono, quindi si riunirono in un’unica città (sinecismo). La leggenda, sviluppata otto secoli dopo, vuole celebrare la grandezza di Roma rendendo la sua discendenza divina mitizzandone le origini: fa discendere Roma dal dio Marte e dall’eroe Enea. Il legare e proprie origini ad eroi fondatori era una tendenza nell’antichità, come scrive anche Tito Livio (cfr. Mosè). Le origini di Roma, al di là della leggenda, sono difficili da ricostruire perché le fonti documentarie sono limitate, le opere più antiche sono quelle di Dionigi di Alicarnasso, Diodoro, Tito Livio, Plutarco, che basano le loro opere su autori più antichi di cui non sappiamo niente. Uno di questi è Quinto Fabio Pittore (III secolo a.C.). Inoltre, i reperti archeologici non sono chiari perché Roma ha subito varie costruzioni e ricostruzioni. Tra le popolazioni italiche, i Latini si stabilirono nel Lazio (da latus), un territorio adatto all’allevamento, sulle colline perché la pianura era paludosa. Alba Longa divenne sede della federazione latina, alleanza religiosa, di cui facevano parte i villaggi dei 7 colli di Roma, che poi si unirono nel Settimonzio e poi nella città di Roma. Roma era inizialmente basata su un’agricolura e pastorizia (pecunia: pecus) povera, ma la sua fortuna commerciale fu determinata dalla posizione geografica, infatti si trovava sulla riva sinistra del Tevere, nel punto in cui il Tevere fa un’ansa, quindi la corrente è mitigata (c’erano infatti sedimenti: isola Tiberina). Venne costruito il ponte Sublicio per attraversare il Tevere. Inoltre, per Roma passavano la via Latina (Etruria-Campania) e la via Salaria (saline di OstiaAppennino-Adriatico). Attraverso il commercio Roma si incontrò con le popolazioni italiche più evolute e si sviluppò. MONARCHIA Nella monarchia (753-509 a.C) la sovranità era delegata al rex, eletto, che aveva potere assoluto: politico, militare e religioso (quando qualcuno ne abusò i cittadini protestarono e posero fine alla monarchia). I re di Roma furono 7: Romolo + Tito Tazio?, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio (re romano-sabini), Tarquinio Prisco, Servio Tullio, Tarquinio il Superbo (re etruschi). Questa versione è però ritenuta leggendaria dagli storici, perché: c’è un’incongruenza temporale (in 250 anni di storia i re non possono essere stati 7 perché ognuno avrebbe regnato 35 anni, quasi l’aspettativa di vita media in quel periodo storico). I nomi dei 7 re sono probabilmente dei soprannomi e non i loro nomi reali (Romolo prende il nome da Roma e non viceversa) Quindi, questa leggenda è usata per sintetizzare una porzione di storia di Roma. 1. Romolo introduce la proprietà privata e il matrimonio monogamico, fa il “ratto delle Sabine”, dopo il quale governò con Tito Tazio, questo può alludere alla fusione tra Romani e Sabini all’origine di Roma oppure ad un aspetto particolare del matrimonio per cui durante il corteo nuziale si fingeva che la sposa fosse strappata dalla casa dei genitori. 2. Numa Pompilio (sabino), pacifico, istituì il culto di Giano (custode delle porte della città), riformò il calendario. 3. Tullo Ostilio (romano-sabino) conquistò Alba Longa (grazie ai tre fratelli romani Orazi che uccisero i fratelli Curiazi di Alba Longa) 4. Anco Marzio (romano-sabino) fondò la colonia di Ostia, le prime mura di Roma, costruì il ponte Sublicio Dalla fine del VII secolo a.C. ci fu una dinastia etrusca (Tarquinia) al governo, che si installò senza conquista militare, perché gli Etruschi avevano acquisito un tale prestigio sociale a Roma (anche per l’arte divinatoria) da non averne bisogno. La presenza degli Etruschi a Roma è attestata dai reperti archeologici di elementi di tecniche di costruzione etrusche. 5. Tarquinio Prisco costruì il tempio dedicato alla triade capitolina (Giove, Giunone, Minerva), la Cloaca Massima (per bonificare la zona del Foro Boario); primo foro romano 6. Servio Tullio si espanse; “mura serviane” 7. Tarquinio il Superbo, tiranno al quale il popolo si ribellò nel 509 a.C., proclamando la repubblica. Durante la monarchia la società era divisa in patrizi (da patres), che appartenevano ad una gens, e plebei (da plebs). Il re era affiancato da due assemblee: il senato (formato dai capi delle gentes): eleggeva il re, era un organo consultivo del re. In seguito anche ai plebei fu concesso di partecipare al senato, ma avevano ruolo di pedarii. i comizi curiati (formati da 30 curie, da curia co-viria, 10 curie per ognuna delle 3 tribù: Tizies, Ramnes, Luceres): formavano l’esercito (ognuna forniva 100 fanti e 10 cavalieri), eleggevano il senato, dichiaravano guerra, riconoscevano il potere del re eletto dal senato. SOCIETÀ ROMANA ARCAICA patrizi maschi (gentiles: appartenevano ad una gens e dunque sostenevano di avere ascendenze divine) avevano diritti politici, perché si distinguevano per ricchezza, auspicia (avis+specio), conoscenza delle tecniche di guerra. plebei (da plebs, moltitudine) non avevano diritti politici; stranieri. Tra patrizi e plebei ci poteva essere un rapporto di clientela (“do ut des”) dove il patrizio era il patronus e il plebeo era il cliens, che in cambio di fides (fiducia reciproca) riceveva vari tipi di regali e aiuti. Schiavi (prigionieri di guerra, schiavi per debiti o perché figli di una schiava), di propretà del dominus e poi dei suoi eredi. Poteva essere emancipato dal dominus, in quel caso diventava un liberto, cittadino a tutti gli effetti, comunque legato da un rapporto di clientela con il padrone. REPUBBLICA Secondo la leggenda, la monarchia crollo (509 a.C.) perché Sesto Tarquinio, figlio di Tarquinio il Superbo, violentò Lucrezia, moglie di Tarquinio Collatino, che poi si trafisse con un coltello. Per vendicarla, Lucio Giunio Bruto insieme al popolo che aveva saputo dell’accaduto cacciò il re Tarquinio il Superbo da Roma. Allora, il governo fu affidato a due consoli: Lucio Giunio Bruto e Lucio Tarquinio Collatino. Secondo le fonti, effettivamente gli aristocratici e le famiglie plebee più ricche deposero violentemente i re etruschi, il cui potere era in declino, e fondarono la repubblica. Il potere venne allora diviso in diverse magistrature (da magister), accessibili solo ai patrizi (infatti fu una repubblica aristocratica, che aveva l’obiettivo di impedire l’abuso di potere del re e l’accesso dei plebei alla vita politica. Le magistrature erano: elettive temporanee: tutti i magistrati restavano in carica per un anno, tranne i censori (18 mesi) collegiali gratuite responsabili La prima carica era affidata a due consoli, che diventavano tali attraverso un cursus honorum (percorso delle cariche): 1. consolato: magistratura più importante. I consoli comandavano l’esercito, erano accompagnati dai littori/guardie littorie che portavano i fasces (fasci littori). Convocavano i comizi (cum+ire) e il senato, proponevano le leggi, erano eponimi (fasti consolari), giudicavano cause di diritto civile e penale, potevano condannare un cittadino in modo non esecutivo o in modo esecutivo solo se tentava di restaurare la monarchia. Esercitavano il diritto di veto (intercessio) a vicenda, potevano alternarsi in caso di conflitti prolungati. In caso di pericolo estremo il senato eleggeva un dittatore, che restava in carica per 6 mesi senza rielettura. 2. edilità: 4 aediles curùli (sella curulis) si occupavano delle infrastrutture, vigilanza urbana, ordine pubblico, approvvigionamento, spettacoli teatrali (“panem et circenses”). 3. pretura: 2 poi 8 pretori amministravano la giustizia, avevano ruoli militari, amministreranno le province. C’era un pretor urbanus e un pretor peregrinus. 4. questura: 2 poi 40 questori si occupavano di questioni amministrative (finanza pubblica, tasse, stipendi) 5. censura: 2 censori facevano il censimento, quindi distribuivano la popolazione in classi sociali, controllavano gli aventi diritto a sedere in senato, potevano fare una “nota censoria”, cioè un giudizio negativo per violazione del mos maiorum che causava la perdita della carica di magistrati e dittatori. Il senato era l’organo più stabile e i senatori vennero scelti tra gli ex magistrati, perciò: divenne l’assemblea della classe dominante e siccome aveva una funzione consultiva dei magistrati e dato che i magistrati poi aspiravano a diventare senatori, le deliberazioni del senato (senatus consulta) avevano valore di legge. Aveva quindi molto controllo nella politica romana. In politica estera stabiliva relazioni con gli stati, decideva le strategie militari e faceva accordi di pace, in politica interna controllava i conti pubblici, amministrava i territori conquistati e giudicava i culti stranieri per ammetterli a Roma. Era dunque molto importante, perciò nacque l’espressione SPQR (Senatus PopulusQue Romanus). Il potere religioso era affidato al rex sacrorum (+ regina sacrorum), nominato dal pontifex maximus (che gestiva anche gli annales maximi), carica che aveva durata a vita. PARTECIPAZIONE POPOLARE Le guerre di espansione di Roma dimostrarono che bisognava includere anche i plebei nell’esercito, quindi organizzò la popolazione in centurie (forse la introdusse Servio Tullio con la riforma oplitica ma fu attuata solo in età repubblicana). La popolazione fu divisa in 5 classi in base alla proprità terriera e di bestiame: 1. prima classe: 98 centurie di 80 fanti e 18 cavalieri 2. seconda classe: 30 centurie di fanti oppure 20 3. terza classe: 30 centurie di fanti oppure 20 4. quarta classe: 30 centurie di fanti oppure 20 5. quinta classe: 5 centurie di fanti con armatura leggera oppure 30 Fuori dalle classi c’erano: proletari, che davano servizi accessori oppure 5 centurie di uomini non armati pedari Si ampliò quindi il numero di persone aventi diritto e furono costituiti i comizi centuriati, che sostituivano i comizi curiati ed eleggevano i consoli, pretori e censori; dichiaravano guerra e pace; approvavano le leggi proposte dai magistrati e condannavano a morte i cittadini. Nei comizi centuriati si votava per centuria e non testa, e dato che la prima classe dava 98 voti e tutte le altre solo 95, vinceva la prima classe dei più ricchi così da mantenere la repubblica aristocratica. Nel 300 ca a.C. ci fu una riforma che divideva la popolazione in 5 classi in base al censo, quindi si passò dalla repubblica aristocratica ad una repubblica oligarchica (e timocratica) perché anche i plebei potevano gestire il potere. 1. prima classe: più di 100 mila assi 2. seconda classe: 75 mila assi 3. terza classe: 50 mila assi 4. quarta classe: 25 mila assi 5. quinta classe: 12 500 assi I comizi centuriati furono affiancati dai comizi tributi, in base alle 35 tribù (4 tribù urbane, 31 tribù rustiche) che eleggeva gli edili e i questori. Votare era la principale forma di partecipazione alla vita politica. I candidati (con toga bianca) venivano resi noti un mese prima del voto, da lì iniziava la propaganda nel Foro. Il voto avveniva: per tribù o centuria, che esprimeva un solo voto per tribù o centuria indipendentemente da quanti cittadini le componessero (censori: importanti) non in modo segreto: i rogatores (scrutatori) conoscevano il voto dei cittadini (fino al 139 a.C.) Per questo, le elezioni erano facilmente controllabili. TAPPE DELLA PARIFICAZIONE DEI DIRTTI TRA PATRIZI E PLEBEI I plebei avanzarono delle rivendicazioni di diritti politici utilizzando il metodo della secessione, consapevoli di avere potere poiché erano la classe dei lavoratori, quindi il motore dell’economia romana e perché avevano forza contrattuale perché erano arruolati nell’esercito nelle guerre di espansione che nel frattempo Roma stava facendo. I plebei ricchi volevano accesso alle cariche magistrali e religiose I plebei poveri volevano rivendicazioni economiche: abolire la schiavitù per debiti e ridistribuire l’ager publicus Tutti i plebei volevano abolire il divieto di matrimonio tra patrizi e plebei, ottenere leggi scritte, impedire i soprusi dei giudici patrizi. 494 a.C.: ci fu la secessione della plebe sull’Aventino e l’apologo del console Menenio Agrippa. Quello fu il primo concilio della plebe (che deliberava plebisciti) e vennero istituiti i tribuni della plebe: - sacrosanti (immuni agli altri magistrati) - aventi diritto di veto (intercessio) - aventi diritto di aiuto 451/450 a.C.: una commissione di due decemvirati emanò le Leggi delle XII Tavole, prime leggi scritte e affisse nel Foro benché prevedesse un quadro giuridico retrogrado (per il diritto penale era prevista la legge del taglione) 445 a.C.: Lex Canuleia (concessi i matrimoni misti fra patrizi e plebei: mescolazione popoli) 367 a.C.: Leges Liciniae Sextiae (i plebei potevano diventare consoli) 326 a.C.: fu limitata la schiavitù per debiti 287 a.C.: Lex Hortensia (i plebisciti hanno valore di legge dello stato) ESPANSIONE DI ROMA Per quanto riguarda la politica estera, nel 508 a.C. Roma stipula il primo di tre trattati di non belligeranza con Cartagine. Nel 504 a.C. nella battaglia di Aricia/Ariccia il lucumone di Chiusi Porsenna fu sconfitto dalle città della Lega Latina. Allora, la Lega Latina attacca Roma ma Roma la sconfigge nella battaglia del Lago Regillo (496 a.C.). Roma, però, decide di non schiacciare subito la Lega Latina perché riteneva di non avere abbastanza forza politica (cfr. situazione interna) per farlo, allora stipula con la Lega latina il foedus Cassianum (494/3 a.C.), che era un foedus aequum. Roma nel frattempo insieme alla Lega Latina gestisce i popoli a lei circostanti: VEES (Volsci, Ernici, Equi, Sabini) e con la battaglia di Monte Algido (431 a.C) li sconfigge. Roma, da sola, conduce una guerra di conquista contro Veio, che controllava i territori sulla riva destra del Tevere. L’assedio della città durò 10 anni e terminò con la presa di Veio grazie al dittatore Marco Furio Camillo, che fece costruire una galleria sotto le mura della città che permettesse ai Romani di entrare a Veio. La presa di Veio sancisce la fine della parabola etrusca. Nel V secolo a.C. i Celti/Galli si stanziarono nell’Italia centro-settentrionale, secondo la leggenda narrata da PLINIO IL vecchio perché affascinati dai prodotti agricoli dell’Italia) che i Romani chiamarono Gallia Cisalpina, e fondarono Midland/Mediolanum (Milano) e Bononia (Bologna). Nel 390 a.C. la tribù dei Galli Senoni penetrò nel Lazio e sconfisse un esercito della Lega Latina nella battaglia del fiume Allia (dies alliensis=giorno nefas). Giunsero allora a Roma, la assediarono ma siccome volevano solo fare bottino Brenno avrebbe consegnato Roma ai Romani solo in cambio di un riscatto in oro. Siccome i Romani sostengono che la bilancia sia truccata, Brenno mette anche la sua spada e dice “vae victis!”. Dopo, Roma: Rinforzò le mura serviane Nel 338 a.C. Roma sconfigge la Lega Latina e questa viene sciolta Era una grande potenza e aveva assestato le premesse per un’ulteriore espansione. Dopo 40 anni di pace, iniziarono 50 anni di tre guerre contro i Sanniti, popolo stanziato nei territori della Campania (vulcanica e felix). 1. Prima guerra sannitica (343-341 a.C.): i Romani riorganizzarono il loro esercito in manipoli che avevano una tecnica a scacchiera, rendendolo adatto ai territori accidentati del Sannio 2. Seconda guerra sannitica (326-305 a.C.): nel 321 a.C. a Caudio (oggi Tocco Claudio) i Sanniti tesero una trappola ai Romani perciò loro furono sconfitti nella battaglia delle forche caudine, chiamate così perché i Sanniti fecero passare i Romani sotto un tunnel di lance così da farli inchinare al loro cospetto: fecero vergognare i Romani. Nel frattempo, Appio Claudio fa costruire la prima strada consolare, la via Appia, che collegava Capua con Brindisi (312 a.C) 3. Terza guerra sannitica (298-290 a.C.): i Sanniti si coalizzano con Etruschi, Galli Senoni e Umbri. Roma vinse nella battaglia di Sentino (295 a.C.), i Sanniti continuarono a combattere fino alla resa nel 290 a.C. L’Italia aveva beneficiato delle guerre sannitiche per: Il cambiamento della tattica militare La costruzione delle strade consolari Il possesso del territorio della Campania Il possesso del territorio centrale dell’Italia L’affaccio sull’Adriatico Con le nuove conquiste, Roma entrò in contatto con le apoikiai della Magna Grecia, che si riuniscono nella lega italiota con a capo Taranto, potente colonia spartana, che chiese aiuto al re dell’Epiro Pirro. Pirro voleva conquistare la Sicilia (granaio) e quindi va in Italia con gli elefanti, che spaventano i Romani (280 a.C.). Vince quindi nella battaglia di Eraclea (“vittoria di Pirro”), ad Ascoli Satriano (279 a.C.), cercò di cacciare i Cartaginesi dalla Sicilia per tre anni, poi perse contro i Romani a Maleventum, che da allora prese il nome di Beneventum, nel 275 a.C. Anche Taranto si arrese (275 a.C.) e ora Roma possedeva i territori (Italia romana) che andavano dalla linea Pisa-Rimini allo Stretto di Messina. Quando ci fu il trionfo per la vittoria su Taranto uno schiavo di nome Andronico si distinse per la sua cultura, fu emancipato dalla gens Livia e chiamato quindi Livio Andronico. Egli scrisse l’Odysia, che sancisce l’inizio della letteratura latina, molto in ritardo rispetto alla letteratura greca, già presente nel XIII secolo. Roma, infatti, era solo sviluppata militarmente e giuridicamente. Per controllare gli ampi territori conquistati (ager publicus), Roma creò uno stato originale chiamato confederazione romano-italica, diversificando i rapporti con i vari popoli sottomessi, che furono vantaggiosi per Roma perché aumentarono la disponibilità dell’esercito. Fece ciò in 4 modi: 1. nuove fondazioni (divide l’ager publicus in parti assegnate ai cittadini romani) colonie romane: “un pezzo di Roma trasferito altrove”, Roma in questo modo - distribuiva terreno ai cittadini - controllava zone strategicamente importanti colonie latine: non avevano la cittadinanza romana ma avevano tre diritti - ius connubi - ius commerci - ius migrandi 2. città già esistenti (stipulò con loro trattati) municipia: munus+capio (prendo un tributo/obbligo), mantenevano la loro autonomia amministrativa e doptevano essere di due tipi - cum suffragio - sine suffragio socii (alleati): erano in realtà i più sottomessi, che stipulavano con Roma - foedera aequa - foedera iniqua La scelta di includere i popoli stranieri nella vita politica di Roma fu una novità che gettò le basi per la romanizzazione dell’Italia, alla base della fortuna di Roma.