La Contingenza dell'Inizio Riassunto Filosofia Università del Salento 25 pag. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) LO STATUTO DELLA STORIA IN ROUSSEAU 1. ROUSSEAU E LA PROBLEMATICA DEL DISCORSO SULL’ORIGINE DELLA DISUGUAGLIANZA A. La posizione di Rousseau nell’ideologia dell’illuminismo Rousseau può esser considerato ideologo dell’Illuminismo e al contempo filosofo in opposizione interna all’ideologia. Nel Discorso afferra la problematica dei filosofi del diritto naturale e gli stessi concetti: - Problematica: risalire all’origine della società - Concetti: stato di natura, contratto, stato civile. La differenza fra Rousseau e gli altri sono le discontinuità di cui è composta la genesi (stato di natura – giovinezza del mondo, giovinezza del mondo – stato del contratto). I primi accidenti della prima discontinuità sono catastrofi naturali, i secondi è la scoperta accidentale della metallurgia. Queste discontinuità fanno sì che l’essenza dell’uomo non sia la stessa nei vari stati, ma che cambi radicalmente rispetto all’origine, in quanto risultato di processi materiali. La denaturazione derivata da queste discontinuità sarà modello del contratto, definito come denaturazione della denaturazione. B. Lo stato di pura natura e le sue conseguenze Secondo Rousseau nessuno è risalito alla radice dello stato di natura. Questo è definito da Rousseau come stato di solitudine radicale, di ripiegamento su sé stesso e quindi ciclico. Non ha storia, perché non porta nessuno sviluppo. Conseguenze che ne derivano: 1) La legge naturale hobbesiana diviene problematica, in quanto non regna nello stato di natura. 2) Lo stato di guerra diviene problematico, in quanto esiste solo alla fine dello stato di natura. 3) La genesi diviene genesi reale, storia reale dello sviluppo della società umana. Il pensiero politico di Rousseau si definisce distinguendosi da quello esistente e pensa l’errore altrui. L’errore, nel caso dello stato di natura, sta nel compiere una proiezione retrospettiva. (Locke proietta lo stato civile, Hobbes lo stato di guerra, Pufendorf lo stato di miseria). Circolo oggettivo di cui è preda l’ideologia dell’illuminismo consiste nel pensare la storia come sviluppo della ragione (filosofi prima che uomini), ma al contempo la ragione appare in quanto prodotta. Questo circolo è fondato sull’alienazione dell’uomo rispetto alla sua origine che non può raggiungere in quanto ormai separato. Rousseau dirà che tutte le scienze umane sono prese in questo circolo. Lo stesso Rousseau ne è preda: la sua soluzione consiste nel ricorrere al cuore, contatto diretto con l’origine e quindi non commisto alla riflessione. Per risolvere la contraddizione fra la necessità di ricorrere al cuore e l’argomentazione razionale di Rousseau, va tenuto presente che il cuore s’aggancia, lungo la strada della genesi, a delle determinazioni, ad esempio la pietà. La storia congetturale di Rousseau riguarda la seconda tappa della genesi, ricercandone ed osservandone i resti, mentre la prima tappa è strutturalmente e formalmente luogo d’intervento del cuore. C. Il “ragionamento congetturale” e i circoli Circoli correlati all’insorgenza: 1) Circolo della lingua. 2) Circolo della ragione. 3) Circolo delle invenzioni. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) Rousseau constata l’impossibilità di assegnare un’origine ad un fenomeno nuovo. R. pone la questione di sapere se l’uomo potesse inventare qualcosa nello stato di pura natura e ne mostra l’impossibilità data l’instabilità dei bisogni. Si ha sempre a che fare con la posizione del problema e con l’impossibilità di constatarla, poiché ciò richiederebbe i risultati prodotti dal problema che dovrebbero precederlo perché esso si produca. I vari stati non hanno, in sé stessi, alcun principio di soluzione della propria contraddizione, destinati come sono alla perpetuità: sono stati degli accidenti a provocare il passaggio da uno stato all’altro. R. risolve queste contraddizioni con tre tipologie di soluzioni: 1) Soluzione per accidente esteriore; 2) Soluzione per infinità del tempo; 3) Soluzione per iniziativa costituente. 1. Soluzione per accidente esteriore a. Accidenti naturali: risolvono il circolo della pura natura. L’intervento di eventi contingenti come: i. L’inclinazione dell’asse del globo sull’eclittica. ii. La rivoluzione delle stagioni. iii. Diluvi, terremoti ed incendi. conducono gli uomini a riunirsi sotto il peso di una costrizione esteriore. b. Accidenti umani: la metallurgia sconvolge l’esistenza umana in tocca il limite della natura e dell’umanità. Provoca il passaggio alla terza fase. 2. Soluzione per infinità del tempo Interviene nei problemi più difficili da risolvere: a. Origine del linguaggio. b. Origine della ragione. c. Origine degli elementi di socialità. (Seconda fase) Due concetti: i. Concetto negativo di perfettibilità umana, concetto vuoto. ii. Concetto del mantenimento delle condizioni (infinità del tempo). Concetto fondamentale della problematica del XVII. 3. Soluzione per iniziativa umana costituente: il contratto. Lo stato di guerra (terza fase), cui pone fine il contratto, continua nello stato civile. D. Conseguenze Dall’esame di questi circoli seguono conseguenze sulla struttura globale della genesi: 1) È una genesi costituente, produttiva. Ad ogni tappa succede qualcosa (da stato niente-di-società a stato di società). 2) È una genesi dialettica, poiché la costituzione è discontinua, va per salti e fa apparire differenze radicali. 3) È una genesi di differenze. Confrontando l’origine dei balzi con il loro risultato: a. Per R., ogni genesi è la trasformazione di una contingenza in necessità. b. Ogni ordine di necessità è specifico, diverso dagli altri ordini (prima fase, seconda ecc.). una legge specifica governa ogni fase, è la legge della sua struttura. c. Questa dialettica è irreversibile: l’unico ritorno indietro è quello dalla fase IV alla fase III. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) 4) La genesi appare a noi (della IV) come genesi della necessità cui siamo sottoposti. È importante per noi mettere a tema la necessità che ci regola. Abbiamo a che fare con una rottura per decisione umana: ovvero la costituzione della società per contratto, la quale si fonda sull’immanenza della necessità anteriore per produrre trascendenza. A differenza di Locke, R. pensa possibile il ritorno allo stato di guerra. Come Hobbes, ricorre al tema della riflessione sullo stato di guerra, ma non tra tutti gli uomini ma solo fra gli uomini ricchi, i più a rischio. 5) Questa genesi rende determinanti due elementi: a. I rapporti degli uomini tra loro. b. I rapporti degli uomini con la natura. Le prime sono fondate sulle seconde. E. Il punto di partenza: lo stato di natura Stato di pura natura = niente-di-società. 1) L’animalità e la non-animalità dell’uomo L’uomo è animale e non-animale insieme: a. Animale perché: i. ha bisogni fisici puri, immediati (non mediati da ragione, immaginazione). Rapporti di immediatezza uomo-corpo. ii. non possiede linguaggio, ragione e morale. iii. prova pietà. b. Non-animale perché: i. Inferiore agli animali: 1. Manca di organi per il linguaggio, mentre negli animali v’è istinto linguistico. ii. Superiore agli animali: 1. Il suo istinto è indeterminato, gli permette di avere enorme mobilità nell’ambiente. 2. Questo niente-di-istinto è collegato alla perfettibilità umana, inutile in questa fase. 3. È dotato di libertà, non-meccanicismo, inutile in questa fase. Questi tre elementi inutili (pietà, libertà, perfettibilità) saranno utili in seguito e sono le caratteristiche-cuore dell’uomo. 2) Solitudine umana L’uomo non ha bisogno dell’uomo. Segue distinzione dei bisogni: a. Bisogni fisici: disperdono la società, sono immediati. Fra questi si pone anche il bisogno sessuale, non v’è alcuna ragione che un uomo si leghi ad una donna dopo il coito. Il rapporto madre-bambino rischia di far assumere a Rousseau un’ideologia utilitaristica (bisogni fisici origine della società e del linguaggio); R. risolve limitando il rapporto e quindi il linguaggio del bambino alla durata del rapporto stesso. b. Bisogni sociali e morali: implicano rapporti umani. Il rapporto uomo-uomo nato dall’incontro è puramente un incontro accidentale, momento istantaneo e senza memoria. 3) Condizione di possibilità concreta della solitudine assoluta dell’uomo Teoria della foresta: il mondo è una vasta foresta. Ne segue: a. La foresta è uno spazio pieno: la foresta offre e soddisfa i bisogni dell’uomo, risulta complemento dei bisogni dell’uomo (foresta-madre). La natura è identica alla legge, domina la categoria d’immediatezza. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) b. La foresta è uno spazio vuoto: è l’infinità del vuoto, necessaria affinché gli uomini non siano costretti ad incontrarsi. Spazio senza luogo. 4) Rifiuto della socievolezza naturale a. In Aristotele: la socievolezza è alienazione naturale data con il linguaggio. La socievolezza è un’inclinazione naturale verso la società come luogo dell’utile e della virtù. I due tipi di bisogni (materiali e morali) soddisfatti dalla società b. Tutti i filosofi politici riprenderanno questa teoria: i. La corrente utilitarista materialista (Diderot, Bentham, fisiocratici): gli uomini necessitano della società per soddisfare i propri bisogni. ii. La corrente che spinge per l’aspetto etico (Pufendorf): la società soddisfa i bisogni di socievolezza. R. rifiuta la socievolezza come mezzo utilitaristico e come inclinazione etica. Doppia critica elaborata in due momenti: iii. Teoria dei bisogni fisici. iv. Teoria della pietà. 5) La doppia teoria: bisogni fisici e pietà a. I bisogni fisici Allontanano gli uomini. Il rifiuto di Rousseau della possibilità di socializzazione da parte dei bisogni e il concetto utilitario della società sembra contraddire la tesi del Saggio sull’origine delle lingue, conforme alla teoria aristotelica. Per R., è la configurazione della natura che spinge ad unirsi. Distingue tre tipi bisogni: i. Autoconservazione. ii. Benessere (superflui, embrione di società). iii. Artificiali (provenienti da opinione). Due motivi d’opposizione all’utilitarismo: iv. Ragione di principio: presuppone la società già costituita come mezzo di soddisfazione dei bisogni. v. Ragione pratica: costituisce un controsenso, perché ottimistica ed utopica. Posizione originale di R. nel XVIII: Per Hobbes, l’uomo è nato per l’infinitezza (del desiderio). Per Rousseau, l’uomo si caratterizza per la sua perfettibilità (perfettibilità legata a possibilità esterne a questa). L’uomo è infatti fatto per stare a riposo (identità bisogni e forze; il superamento del limite della forza da parte del desiderio produce la corsa infinita ai bisogni). b. La teoria della pietà La pietà origina la legge naturale nel momento del contratto sociale. Nello stato naturale, gli uomini sono collegati alla morale dalla pietà, la quale sarà lentamente soffocata dalla legge naturale divenendone surrogato col medesimo scopo ma, stavolta, raggiungibile. La pietà è legata alla conservazione di sé. La pietà, comune a uomini e bestie, è fondamento delle virtù che la ragione troverà poi. L’iniziazione alla moralità si ha mediante l’amore, sublimazione del bisogno sessuale e preceduto dalla pietà. Questa è definita come identificazione con altri, possibile solo mediante l’immaginazione. Nel Discorso, l’immaginazione non è presente nello stato di natura, l’immedesimazione è resa possibile dall’originaria esperienza della sofferenza. Per definire l’essenza della pietà, R. analizza l’invidia, che colpisce solo chi è più in alto di noi: così la pietà è il contrario. Quindi la moralità è fondata sulla pietà: questo per identificare sofferenza e moralità. Non tutti sono il supporto della moralità. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) F. Passaggio dallo stato di pura natura allo stato di giovinezza del mondo Tale passaggio avviene per accidenti che influenzano la natura, cui l’uomo è in rapporto in maniera diretta: la natura dell’uomo sarà influenzata solo in maniera secondaria. In seguito a cataclismi l’animale appare in pericolo. Gli uomini modificano il loro comportamento per la rottura del rapporto equilibrato con la natura. Comincia a cacciare e pescare, iniziano quindi dei primi tipi di riflessione, ovvero la ragione e il linguaggio. Nascono dei legami sociali preriflessivi dovuti alla necessità delle mediazioni. Da ciò si originano: 1) 2) 3) 4) Ragione. Proprietà. Contratti. Nozioni. Questi accidenti generano un’azione fisica, ne segue l’avvicinamento forzato degli uomini, esplicitato in una teoria triplice: 1) Teoria dello sguardo Nello stato di pura natura, l’uomo non vede sé stesso. Lo sguardo si sviluppa in due momenti: a. Confronto con gli animali e sentimento di superiorità. b. Sguardo utilitaristico sugli altri uomini. 2) Teoria del legame Nasce una nuova temporalità. Nonostante le prime forme d’associazioni, ritorna l’immediato (caccia) 3) Teoria delle capanne Momento della giovinezza del mondo. La capanna rompe con lo stato di natura (non più spazio infinito): appaiono i topoi. Le prime capane ai più forti, i deboli ne costruiscono altre piuttosto che usare quelle dei primi. La natura ancora sufficientemente abbondante: il resto della natura non appartiene a nessuno. Con la nascita dei villaggi, v’è quella delle prime regole di moralità. L’immediatezza della violenza sussiste nelle vendette, embrione del diritto e manifestazione della violenza naturale. Nascono i bisogni artificiali, una nuova temporalità legata alla divisione del lavoro: così lo spazio si sconvolge ancora: la foresta scompare gradualmente. La garanzia della terra è dovuta alla foresta rimanente, non ancora in possesso di qualcuno. A questo livello v’è un doppio settore, ovvero agricoltura e foresta. Nel momento in cui l’uomo ruppe definitivamente il rapporto con la natura, i problemi andarono risolti fra gli uomini, da ciò nasce lo stato di guerra hobbesiano. Questo processo si compone di tre momenti: a. Momento della ricchezza e della povertà. b. Momento della forza e della debolezza. c. Momento del padrone e dello schiavo. Questo culmina nello stato di guerra. Di fronte al circolo hobbesiano padrone-schiavo, R. compie un salto originale, ovvero la riflessione. In Hobbes, è l’esperienza umana che porta la riflessione, mentre in Rousseau è determinata dai ricchi, ispirati dall’interesse. 4) Il contratto e il governo Il contratto nasce per iniziativa dei ricchi, il quale finirà per sfuggirgli di mano. Il contratto aprirà lo spazio della giuridicità, modificando la struttura. Il contratto consiste in un atto di volontà avente come oggetto ciò che la volontà stessa intende costruire. La volontà si sottomette alle leggi. Due momenti successivi al contratto: a. Il momento delle leggi civili, convenzioni generali che stabiliscono il diritto di proprietà: queste leggi non sono politiche, consacrano la distinzione fra ricco e povero. Per l’istituzione del potere politico, Rousseau riprende gli argomenti di Locke per il passaggio allo stato civile. Il governo nasce da un’esperienza negativa. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) b. L’istituzione del governo A questo momento riserva un momento ulteriore tramite la distinzione fra civile e politico. Il contratto si definisce come una mutua obbligazione e, al contempo, come un’obbligazione verso delle leggi fondamentali. Obbligazione che obbliga senza eccezioni. Il magistrato userà il suo potere entro il limite posto dall’intenzione che lo han posto. Andando oltre compromette l’obbedienza che gli è stata promessa (diritto d’insurrezione). L’elemento della corruzione deriva dal fatto che i magistrati trasgrediscono i limiti della legittimità. A ciò non segue una ricaduta nello stato di natura, poiché gli uomini son impelagati fra gli effetti della corruzione. Dalla giovinezza del mondo al contratto sociale 1) La giovinezza del mondo Interviene da i cambiamenti naturali fino all’invenzione della metallurgia. Distanziamento dalla natura. Caccia e pesca. Stato di giovinezza = stato delle trappole. È l’avvento dello sguardo, della comparazione fra sé stesso, l’animale e i suoi simili. L’uomo acquisisce la capacità di confronto, così che lo sguardo diviene mediazione dei rapporti sociali. Da qui segue lo sviluppo della ragione e, quindi, del linguaggio. Gli oggetti cominciano a moltiplicarsi per la coscienza perché: a) La natura diventa differenza, negatività. b) La società si instaura e moltiplica i bisogni. Nascono le prime provvisorie associazioni non decisive, eppure l’introduzione delle capanne modifica lo spazio vissuto e le associazioni (forti-deboli). Si è nello stato del “commercio indipendente”. 2) Lo stato di guerra La giovinezza del mondo è chiusa da quell’accidente che fu la metallurgia: questa introdusse la divisione del lavoro e sconvolse la natura dei rapporti umani. La disuguaglianza ha un’origine tecnico-economica. Effetti: a. Modificazione della temporalità umana. b. Instaurazione della divisione del lavoro. c. Movimento infinito di nuovi bisogni dipendente da quello della divisione. d. Sviluppo delle facoltà umane: immaginazione, linguaggio, ragione, amor proprio. e. Sviluppo delle regole primitive di giustizia. Risultato: si ha una nuova natura, una natura coltivata, sublimazione della foresta, foresta artificiale. Lo stato di guerra deriva dalla fine della foresta (non co-essenziale all’uomo). La guerra cessa per una riflessione degli uomini (ricchi) e nasce lo stato civile. 3) Il contratto sociale e lo stato civile Particolarità della riflessione rousseauiana: a. Riflessione circoscritta ad un gruppo sociale. b. Progetto congegnato dai ricchi: proporre ai sottomessi la trasformazione della loro servitù in alienazione giuridica (cessione parte dei diritti) per preservarne la libertà. Il contratto è doppio: c. Contratto d’associazione, le leggi civili. d. Contratto di sottomissione o di governo, le leggi politiche. Queste convertono la frattura ricchi/poveri in forti/deboli. Lo statuto della storia in Rousseau Tre livelli per Rousseau: Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) 1) Nel secondo Discorso Il problema della storia emerge perché il Discorso non è una semplice analisi della società, bensì pone in maniera problematica la storia conseguentemente al problema dello stato di natura. Al termine della problematizzazione, diviene problematico il definire l’essenza della società. Prima di R., questa era colmata dalla risposta “la natura umana”, con R. c’è una risposta indiretta ad una questione preliminare, la produzione della società, ovvero quella della teoria della storia. 2) Nel Contratto Sociale L’opera non si rapporta più alla storia alla maniera del Discorso, in rapporto al concetto di storia, bensì si pone nel rapporto fra l’idealità del Contratto e le realtà storiche. 3) Nei diversi progetti di costituzione Confrontandosi con le realtà storiche, è qui possibile per Rousseau rispondere alla questione dell’idealità e dell’essenza del Contratto Sociale. Resta in sospeso il rapporto fra il concetto d’essenza della società e il concetto di storia. Per rispondere si può ricorrere all’Emilio e alla Nuova Eloisa, così che la domanda si sposta sulla natura del rapporto (utopico, critico-concettuale?). 4) Nell’Emilio Elemento di risposta a. Divisione fra uomo e cittadino. b. L’uguaglianza dei diritti resta chimerica. c. Il giuridico è supporto del forte contro il debole. d. La società reale è minacciata dalla contraddizione fra realtà dei rapporti sociali e apparenza giuridica. e. Per un’astuzia della ragione, l’ordine giuridico finisce per proteggere l’uomo contro la violenza. Bisogna partire dalla natura contraddizione non-dialettica della società contemporanea: i. L’individuo conserva il suo stato di natura nella concorrenza e nell’egoismo. ii. Ma vive sotto uno stato giuridico. Con questa sovrapposizione, alcuni possono porre le leggi al proprio servizio, così che lo stato reale sia ancora quello di natura. Individuo si considera come tutto. Giustapposizione non totalmente negativa, in quanto la rivalità è limitata dalle leggi e vengono evitati gli effetti dello stato di guerra. Sussiste una forma, pervertita, di contratto. La perversione presuppone un riconoscimento universale. È possibile quindi dire che l’essenza del Contratto sociale sta nell’impurità. 2. IL CONTRATTO SOCIALE A. Sulla sua lettura Due letture possibili 1) La tesi classica (Beaulavon) Il Contratto sociale produce l’analisi a priori delle condizioni di possibilità di ogni governo civile (stessa interpretazione di Kant). Ciò che R. ha fatto per la moralità politica, così Kant ha fatto lo stesso nell’ordine della moralità. Nel Contratto sociale Rousseau mostra come ogni società sia definita dal contratto nelle sue condizioni di possibilità e come la violenza non rappresenta la contraddizione del diritto, bensì la necessità del contratto. Si rileva dunque l’esistenza d’un Faktum dell’irriducibile legittimità giuridica o politica. Eppure, questi Faktum, politico per R. ed etico per K., agiscono come se: a. Moralità e diritto fossero vissuti da una soggettività irriducibile. b. Fossero irriducibili all’empirico. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) c. Ecc. Questa interpretazione rende conto sia della normatività del contratto che del problema delle forme impure, ma a questa viene mossa l’obiezione secondo cui l’interpretazione tralascia il legame fra Contratto e Discorso e che prende l’atto della pretesa giuridica come già costituita, ignorandone il problema del sorgere. 2) Seconda interpretazione Il Contratto s’apre con una storia ipotetica tratteggiata nel Discorso, ovvero affermando la nascita libera-incatenata dell’uomo nello stato ormai raggiunto. Stato da cui non è possibile svincolarsi e che proietta l’ulteriore che sopravverrà. L’impossibilità d’uscire da questo stato fa sì che seguano il rifiuto delle teorie di Hobbes e di Locke: a. Rifiuto di Locke: la sua soluzione presuppone che la soluzione sia già sostituita al problema. b. Rifiuto di Hobbes: la sua soluzione trasforma il problema, poiché si ripresenta nella soluzione (il potere assoluto). Il problema, per Rousseau, sta nella legge naturale, la quale non è iscritta nella storia come sua verità immanente. Allo stesso modo, nemmeno nello stato di guerra è insita una soluzione immanente. L’unica via d’uscita consiste nella costruzione di una trascendenza da un’immanenza, un ordine secondo rispetto al primo e minacciato costantemente da quest’ultimo: la teoria dell’abisso. La tesi della denaturazione dell’uomo. B. Elementi per una lettura 1. La teoria dell’abisso Fondamento è ciò su cui l’ordine si costituisce e, al contempo, l’’abisso originario, finale e attuale. a) Abisso originario Necessità originaria: soglia di libertà (esempio Polonia). Non è possibile dare delle leggi a qualsiasi gruppo in qualsiasi momento. b) Abisso finale C’è un conflitto permanente fra sovrano e governo. La politica di Rousseau ha come scopo il ritardare il differimento della morte del corpo politico. c) Abisso attuale L’abisso interno all’uomo minaccia costantemente il corpo politico, è quindi sempre necessario uno sforzo dell’uomo per dominarlo. Ne segue la revocabilità del contratto sociale, ovvero la sua precarietà. Il contratto è un riprodursi continuo del suo atto costituente. 2. Il patto sociale Il Contratto sociale è diviso in 6 parti: 1) 2) 3) 4) 5) 6) Posizione del problema. Soluzione del problema: contratto sociale. Meccanismo del contratto: primo scarto: statuto della comunità e conseguenze. Meccanismo del contratto: secondo scarto: alienazione totale e scambio. Volontà generale e la legge: terzo scarto: l’interesse generale. Ultimi tre scarti: a. Teoria dei costumi. b. Teoria della religione civile. c. Condizioni economiche del contratto La nozione di scarto Uno scarto ha lo scopo di risolvere un problema precedente, soluzione a sua volta. Le interpretazioni di Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) Kant ed Hegel si configurano come taglio della catena di scarti (Kant scarto 1, Hegel scarti 2-3), come soluzioni non aprenti altri problemi. Introduzione. Quale posto occupa questo capitolo VI Sostiene il Contratto, ponendo e risolvendo il problema dell’abisso politico. Capitolo 1: annuncia la soluzione. Capitolo 2: la società politica non si origina dalla famiglia. Capitolo 3: // dal diritto del più forte. Capitolo 4: //dal consenso agli effetti della violenza. Non si può fondare su un patto naturale. Capitolo 5: bisogna giungere prima d’ogni convenzione, prima della legge maggioritaria, poiché questa si basa ancora su una convenzione. Due risultati: - Prima di ogni contratto, bisogna comprendere quello originario. - Questo sarà per forza unanime. a) Posizione del problema 1) Condizioni preliminari al problema: a. Punto di rottura con lo stato primitivo. b. Ostacoli, interni ai rapporti esistenti (stato di guerra, alienazione universale) minacciano la conservazione dell’uomo, forze naturali degli uomini, utilizzate da ciascuno per perseverare nello stato di natura. Nel conflitto fra i due, gli ostacoli trionfano, facendo sì che si mostri necessario un cambiamento del modo d’essere dell’uomo. c. Il cambiamento deve tenere conto delle conseguenze dello stato di guerra, indebolimento delle forze naturali, rese precarie. Fondendo le componenti delle forze, si ottiene il concetto di interesse particolare e di opposizione fra interessi. Questa è la sintesi dello scontro ostacoli-forze interno. La categoria “interesse particolare” tiene conto dell’alienazione come processo storico, amor proprio. Rivela il proprio senso concettuale nel momento di costituzione delle prime associazioni: stato di guerra è conflitto di interessi particolari. 2) Posizione del problema Limiti del problema e della soluzione: gli uomini non possono generare nuove forze. Sarà necessario modificare i dati del rapporto esistente. Unica via: cambiare il modo d’essere dell’uomo tramite un’associazione, somma di forze prevalente rispetto alle resistenze. Nuovo termine: libertà. Necessaria una soluzione adeguata ai dati e alla realtà della libertà. Deve rispettare i dualismi ostacoli-forze e libertà-dovere. Cinque termini della soluzione: - forma di associazione. - forza di associazione. - bene di ciascuno. - libertà di ciascuno. - interesse di ciascuno. b) Soluzione del problema Il centro della definizione di questo contratto è l’alienazione. Significati: i. Darsi gratuitamente. ii. Vendersi. Qui intesa come autodonazione gratuita L’alienazione totale, considerata come un crimine nei confronti dell’uomo, va a sostituire un’altra Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) alienazione, inconscia ed involontaria, designante gli effetti dello stato di guerra ed il loro processo, effetti cui l’uomo si sottomette. Il gioco consiste nel trasformarla in libera e volontaria, non necessariamente cosciente. La contraddizione fra alienazione totale e libertà è accettata nel considerare l’estremizzazione del patologico, generante una nuova normalità. come risoluzione del male. c) Il meccanismo del Contratto sociale. Primo scarto pertinente: lo statuto della comunità. La seconda Parte Contraente Necessarie due parti contraenti per uno scambio: a. PC1: gli individui. b. PC2: la comunità. i. Primo aspetto dello scambio: ciò che la PC1 dà (tutto). ii. Secondo aspetto dello scambio: ciò che la PC2 dà (?). Il paradosso del contratto sta in PC2. È indefinita. Ed è il prodotto del contratto. La PC1 è il popolo che contratta con sé stesso ed esiste: iii. Sotto forma di aggregazione.2 iv. Sotto forma di associazione. Circolarità (PC2 precede PC1) Essendoci unicamente una parte contraente prima della stipulazione, segue che il contratto consiste nella creazione della seconda parte contraente e che lo scambio sia successivo alla costituzione del contratto. Primo scarto: il contratto formulato sotto il concetto di scambio, ma il contenuto non esiste senza di esso, poiché è costituzione di uno dei due termini che effettua lo scambio. Su questo scarto si fonda la tesi di Kant. Kant: le particolarità contrattano con loro stesse per la costituzione di un individuo comunitario, morale. Si può interpretare il Contratto come atto di conversione alla moralità. Sintesi interpretazione: il Contratto instaura una comunità di soggetti morali sotto l’apparenza della comunità politica. Rousseau vuole unire utilità e dovere, cosa non kantiana. L’interesse privato non verrà escluso dal contratto, bensì sarà molla della moralità. L’uomo passionale è il reale invariabile così come l’uomo nella città sarà costretto ad essere libero. L’interpretazione kantiana non è valida, ma l’ambiguità di statuto del Contratto fa sì che R. possa rispondere ai problemi e alle obiezioni di Hobbes sfuggendo alle aporie della filosofia politica classica. Così R. risponde al problema dell’alienazione totale, ovvero l’alienazione non è contraddittoria poiché resta interna. In Rousseau, si delinea una forma paradossale di Contratto, in cui il dare gratuito del tutto per ricevere si coordina con il ricevere che non nasce da uno scambio ma da un’alienazione. Da qui si creano le condizioni di possibilità e necessità di qualsiasi scambio ed è così che Rousseau si avvicina ad Hobbes. Questi, infatti, mette in evidenza gli stessi punti che rileva R., ma il suo problema sta nell’alienazione rivolta verso l’esterno, verso un Principe, costituito dal contratto, che riceve il beneficio. Problemi insolubili da questa soluzione: v. Problema del rapporto Principe-popolo e del possibile conflitto. Conflitto fra due parti non bilateralmente legate (il Principe non deve nulla al popolo). vi. Problema dei doveri del Principe. In R., invece, la particolarità del contratto sta nel rifiutare l’esteriorità. L’atto contrattuale: vii. Costituisce una trascendenza rispetto l’ordine naturale. viii. Lo fa senza ricorrere ad una trascendenza. ix. Il risultato è la creazione di un’unità di tutti gli attributi degli individui naturali. Quest’unità possiede tutte le categorie del Principe hobbesiano: x. Carattere assoluto del potere sovrano. xi. Potere inalienabile. xii. Indivisibile. xiii. Non può errare. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) R. si differenzia da Hobbes anche nella garanzia del contratto: in caso di conflitto, infatti, in Hobbes v’era un terzo uomo che faceva da arbitro fra popolo e sovrano, cosa che, però, non risolve il problema, bensì lo trasla all’esterno. In R., invece, il problema dell’arbitrato sparisce, poiché nel conflitto sarebbero gli individui a rapportarsi a loro stessi. Il sovrano è il popolo in forma d’unione. d) Il meccanismo del Contratto sociale. Secondo Scarto pertinente. Alienazione totale e scambio. Il secondo scarto dà risposta alla questione dello statuto di PC2 sotto forma di nuova domanda, terzo scarto. Gli uomini nel contratto conservano ciò che hanno convertendolo in proprietà. Quindi l’alienazione totale, condizione assoluta del contratto, produce sia una non-alienazione totale, nel caso dei beni, sia una parziale, nel caso della libertà. Il cambiamento che produce nel mio modo d’essere (rapporti) è uno scambio (libertà naturale-libertà civile, possesso-proprietà). L’assunzione di una forma di scambio a partire dall’alienazione totale e lo scambio come cambiamento del modo d’essere sono dovuti al meccanismo di autolimitazione ed autoregolazione derivante dal rispetto delle clausole del Contratto. a. L’uguaglianza degli individui deriva dall’alienazione totale da ciò che è e ciò si possiede. Lo scambio è vantaggioso per chi possiede di più (altrimenti stato di guerra). L’interesse è quindi condizione e conseguenza dell’uguaglianza formale. L’interesse di ognuno è assicurato dall’alienazione (meccanismo ingegnoso della ragione). b. Il supporto della reciprocità è l’interesse particolare. c. La produzione della volontà o interesse generale. d. L’autolimitazione dell’alienazione totale in alienazione parziale (libertà). L’autoregolazione c’è con l’alienazione totale, poiché con questa l’interesse particolare è al massimo grado. Questo non subisce conversione morale, bensì fa sì che l’individuo desideri possedere ciò che ha e che anche gli altri lo abbiano così che lui possa averlo. L’interesse particolare limita l’alienazione totale in parziale. Ne segue che non ci si dà a nessuno, poiché il contratto produce uno scambio perché non è uno scambio. L’alienazione totale non è contraria alla natura umana poiché l’uomo non si dà ad un terzo e si dà in cambio di risultati che superano ciò che dà. Terzo scarto: problema dell’interesse particolare e generale, ovvero problema della legge. e) Realtà politiche, oggetti del contratto sociale a. Le realtà politiche costitutive: il contratto stesso Unico, unanime anche se taciuto, chi non lo accetta si autoesclude dalla città e chi rimane confessa di smentire il proprio voto. È revocabile. Si costituisce come un corpo politico: anima (sovrano, attivo), corpo (stato), intelletto (i lumi pubblici), testa (governo) b. Il Sovrano. È il popolo riunito in un corpo sociale, si confonde con la volontà generale, è il potere legislativo, opposto a quello esecutivo, suo ministro. È l’essenziale concezione di Locke, ma ciò che distingue Rousseau è l’identificazione del Legislativo con il popolo riunito in assemblea. In Locke, c’è delega da parte del popolo a dei titolari. In Rousseau impossibilità di delega. Questo comporta il problema delle differenti forme di governo non è posto sul medesimo piano dai due. Per Locke, è a livello dell’attribuzione del potere legislativo che si pone la differenza delle varie forme di governo, la natura dei detentori. In Rousseau, ogni potere è repubblicano perché non delegabile. È al livello del governo che si pone la distinzione: potere esecutivo al popolo intero (democrazia), a gruppo di uomini (oligarchia), ad un uomo solo (depressione) o ad unità miste (governi misti). c. Il problema delle leggi fondamentali Perché il Sovrano duri, v’è bisogno di una struttura che lo regga, delle leggi fondamentali (politiche, civili, penali). Queste devono essere accettate e fissate dal Sovrano liberamente. Il paradosso, in questo caso, sta nell’elezione di un legislatore (dev’essere più che uomo per poter dare le leggi agli uomini), il quale ha il compito di fissare le leggi. Il sovrano svolge il Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) f) suo ruolo esaminandole ed accettandole. Questo personaggio cui Rousseau ricorre risolve il problema del circolo (da rompere). Dare le leggi costituisce un momento nuovo nella storia. La storia si manifesta nella forma del momento giusto: non tutti i gruppi di uomini sono destinati ad ogni momento alla vocazione ed al destino di diventare popolo, di ricevere delle Leggi (esempi: Russia: si è voluto farne un popolo troppo presto; Corsica: matura per ricevere le leggi). Il legislatore interviene, dall’esterno, dando le leggi al popolo perché abbia spirito legislativo. È esterno poiché è indispensabile per rompere il circolo, al di fuori della natura umana e della macchina che istituisce. E parallelamente al legislatore interviene la religione per risolvere il circolo che è ripetizione del primo. Così come l’assenza di spirito sociale impedisce ad un uomo appartenente al popolo di pesarne le leggi, allo stesso modo essa impedisce di accettarle, di riconoscerne il valore e la virtù e, affinché il sovrano le accetti e le ratifichi liberamente, è necessario anticipare sulla sua formazione politica, anticipazione fornita dai prestigi della religione. Il legislatore ricorre ad un’autorità altra dalla ragione e dalla forza per convincere il popolo (legislatore-Dio risolve entrambi i circoli nell’esteriorità del suo essere ex). d. L’istituzione del governo L’esecuzione delle leggi accettate dal Sovrano necessitano d’esser eseguite dal governo. L’istituzione di questo si compone d’altri due atti: i. Istituzione della legge. Questa avviene per atto esecutivo del governo fondato da quest’atto in una forma o in un’altra (legge, oggetto generale). ii. Esecuzione della legge. Il popolo nomina i capi di governo (atto di governo, oggetto particolare, cioè non genera leggi bensì è conseguenza del primo atto). Problema: come può nascere un governo per un atto di governo? Circolo. Soluzione: conversione della sovranità in democrazia, ristrutturazione dei rapporti di tutti con tutti e conseguente passaggio dall’atto generale all’atto particolare. Se ogni nomina di capi implica questo passaggio, ne segue: iii. che la nomina di capi presuppone necessariamente una momentanea forma di democrazia, anche con governi non democratici. Si rileva, quindi, una priorità d’essenza della democrazia. iv. che non v’è necessarietà della preesistenza del governo per la nomina, bensì il medesimo atto è costituente (governo) e attributivo (capi); così, in democrazia, in cui la legge che fissa il governo e il decreto che ne fornisce i posti dei titolari si confondono in un unico atto, v’è una coincidenza fra legge (istituzione governo) e decreto (nomina capi). Evidente è la preoccupazione di Rousseau di mantenere il ruolo unico del potere sovrano del popolo e la definizione di legge come atto mirante ad un oggetto generale, in opposizione al decreto. Da queste due esigenze deriva la scoperta del ruolo privilegiato della democrazia rispetto alle altre forme di governo (in democrazia Legislativo ed Esecutivo coincidono) e. Le altre istituzioni Tre istituzioni principali: i. Tribunato. Consiglio esterno alla costituzione, essendo fatto non per fare né per applicare ma solo per proteggere le leggi. ii. Censori. Hanno il ruolo di vegliare sulle opinioni che formano i costumi, poiché sono importanti per la costituzione politica di cui sono l’effetto. Hanno, quindi, il ruolo di preservare le opinioni allo stato primigenio. iii. Religione civile. Terzo Scarto pertinente: interesse particolare e interesse generale; volontà particolare e volontà generale; teoria della legge Due ordini di realtà: Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) a. Uno fondamentale: il contratto e il sovrano. Essenza: generalità b. Uno secondario e subordinato: il governo e i suoi atti. Essenza: particolarità. Cos’è una legge? Atto della sovranità formalmente e contenutisticamente generale (rivolte al corpo collettivo e non ad un individuo particolare).La forma della legge: tutto il popolo esprime la sua volontà nella legge. Generalità della legge=volontà generale=interesse generale. Il contenuto: il popolo non considera che sé stesso. Generalità dell’oggetto=interesse generale. In entrambi i casi il risultato è l’interesse generale, da cui segue, in quanto presupposto, l’interesse particolare. Da un lato: particolare (volontà, interesse) -> decreto. Dall‘altro: generale (volontà, interesse) -> legge. Rapporto fra interesse generale ed interesse particolare: quest’ultimo fa sì che il primo sia desiderabile da tutti ed al contempo nega la natura della generalità vertendo verso sé stesso. È possibile definire quindi due tipi di interessi particolari, ovvero il buon interesse (amor di sé) e il cattivo interesse (egoismo). Come compiere questo discernimento? Come fare perché la volontà generale sia dichiarata e l’interesse generale regni? Rousseau se ne occupa in vari punti, ma Althusser tratta solo l’esempio dei suffragi. Principio fondamentale: la legge dell’ordine pubblico deve far sì che la volontà sia costantemente interpellata e che dia sempre una risposta. La volontà generale, sempre presente, non sempre può essere dichiarata. Condizioni per la dichiarazione della volontà generale: i. Bisogna porle una domanda pertinente, di sua competenza (oggetto generale). ii. Bisogna che sia posta nelle forme pertinenti, che sono precisamente le regole del suffragio. iii. Bisogna che la volontà generale sia in grado di rispondere. Queste condizioni fanno parte del problema preliminare dell’esistenza indistruttibile e pura della volontà generale. Condizioni che assicurano generalità della volontà, ovvero di deliberazione, estrazione della volontà generale (residuo) mediante l’eliminazione delle particolarità. Condizioni perché questo meccanismo funzioni: iv. Il popolo dev’essere illuminato: problema dell’educazione politica, civile, morale, religiosa. v. Non devono esistere gruppi subordinati, fazioni particolari. Ogni cittadino deve avere la sua opinione autonomamente. Il riferimento a partiti eluderebbe la volontà generale, l’interesse generale. Per mettere in evidenza il Terzo Scarto, sono necessari due punti: 1) Il meccanismo di dichiarazione è subordinato interamente all’esistenza indistruttibile della volontà generale. Quest’esistenza è condizione di possibilità assoluta dell’esistenza dello stato. 2) Le condizioni di possibilità della dichiarazione della volontà e della sua rettitudine si sintetizzano in due clausole: a. Popolo illuminato. b. No fazioni. Lo scarto è nel primo punto. Consiste nella dichiarazione d’esistenza assoluta dell’interesse generale. L’interesse generale è di natura ideologica, mito correlato al mito dell’identificazione della volontà particolare con l’interesse dell’individuo isolato. L’esser mito dell’interesse generale sta sia nella sua assolutezza e purezza sia nell’esclusione della realtà dall’apparato ideologico. I sottogruppi vengono trattati in due maniere: Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) 1) pratica: ritenuti aberrante. 2) teorica: reinseriti nella dicotomia interesse particolare-interesse generale Tutti i sottogruppi umani vengono pensati come dotati di interesse generale (analogicamente, non sede della volontà pura e generale) e dotati di interesse particolare (anche qui per analogia, quello vero è legato unicamente agli individui, non ai gruppi). Quando Rousseau tenta di pensare lo statuto di queste realtà dei gruppi di interesse, tenta d’applicare da un lato i suoi concetti speculari, e dall’altro è obbligato a torcere quei concetti, a causa della loro debolezza nel designare i gruppi d’interesse con la nozione di interesse particolare. Ovviamente dicendo ideologico si dice l’allusione a qualcosa di reale che Rousseau compie, ovvero all’esistenza dei gruppi d’interesse nei gruppi umani. Il reale è forzatamente ridotto al concetto, così che la torsione evidenzia implicitamente un’inadeguatezza, in particolare quella dell’interesse particolare per pensare l’esistenza di quei gruppi (partiti politici, classi sociali ecc.). Misconoscimento raddoppiato dalla denegazione pratica: soppressione dei corpi intermedi. Il Terzo Scarto Pertinente è uno Scarto Globale della teoria in rapporto al reale designato come denegazione dalla teoria. Questo Scarto è l’esistenza mitica come tale dei concetti di base. La fissazione di questo scarto è dovuta ad un nuovo transfert teorico, ovvero la soppressione pratica dell’esistenza e degli effetti dell’esistenza dei gruppi di interesse. g) Nuovo Scarto: la fuga in avanti nell’ideologia, la fuga all’indietro nell’economia Condizioni che sopprimano i corpi intermedi. Due soluzioni: a. Fuga in avanti nell’ideologia: soppressione agendo sugli effetti della loro esistenza, quindi con una teoria pedagogica generalizzata. Le leggi formano le opinioni. Tre tipi di intervento: i. Diretto del legislatore sulle leggi. ii. Sull’opinione (educazione, cerimonie, religione civile). iii. Sui costumi (censori) b. Intervenire a livello delle cause reali, quindi al livello dell’economia. Bisogna limitare la ricchezza dei cittadini, eliminare gli effetti della disuguaglianza economica, sogno rousseauiano dell’indipendenza economica, annullando gli effetti della divisione del lavoro regressione economica verso un modo di produzione al momento di dissoluzione del modo di produzione feudale. Prova di questo scarto: i. La religione esistente. ii. L’economia e le istituzioni. Non v’è più fuga possibile, gli scarti sono finiti. PRIMA LEZIONE 25 FEBBRAIO 1972 La differenza fra Machiavelli e i filosofi della natura, che pure trattano tutti la monarchia assoluta come realizzazione della nazione borghese, sta nel differente ruolo che questo referente oggettivo ha, non ha lo stesso senso come oggetto. Nel mondo di Machiavelli, l’unità nazionale non era un fatto compiuto, bensì un fatto da compiere: M. doveva quindi pensare le condizioni di possibilità dell’esistenza di qualcosa che ancora non esiste ancora, pensare l’inizio radicale. Quindi Machiavelli ha come compito quello di pensare il fatto da compiere e l’inizio come tale, e, in esso, la questione dell’inizio. La filosofia del diritto naturale viveva in una situazione storica differente, in una situazione in cui la monarchia assoluta o l’unità nazionale s’era già compiuta, cosa che delinea la prima differenza radicale con Machiavelli. Questi pensano nel fatto compiuto, quindi il loro oggetto di riflessione lo intendono non come evento, bensì come ente, pensato con le categorie dell’ente e dell’essenza dell’ente. La società, il diritto naturale e il diritto politico verranno quindi trattati in termini d’essenza ed esistenza, verranno messe in rapporto le loro essenze con l’essenza Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) originaria, ovvero quella del diritto naturale del soggetto originario dell’uomo nello stato di natura. Machiavelli pensa dal fatto da compiere e l’inizio, i filosofi del diritto della natura dal fatto compiuto e dall’origine. Origine che è diverso da inizio. Origine che è manifestazione dei titoli di diritto nell’evidenza della natura. Il pensiero dell’origine identifica l’origine con la natura e la rende evidente per un soggetto di diritto: tale forma di pensiero è la forma del pensiero filosofico per eccellenza (giustificazione, fondazione). La questione della monarchia assoluta diviene la questione dell’origine dello stato nello stato d’origine. Rousseau, nonostante il successo, ha fatto subito da parte della storiografia filosofica un oscuramento di alcuni concetti. Aporia di partenza: Rousseau è all’interno della stessa problematica e concetti della filosofia del diritto naturale, con ovviamente delle differenze, ma il suo pensiero ha la stessa forma: pensiero dell’origine. Bisogna risalire all’origine della società (stato di natura) per scoprirne il fondamento (la natura umana dell’uomo). Restano le stesse categorie generali (stato di natura, stato di guerra, diritto naturale ecc.). Tutte le categorie son raccolte in tre momenti: stato di natura, contratto sociale, stato civile. Questa genesi non funziona come genesi storica, bensì come analisi d’essenza fondata sull’evidenza della natura. Per Rousseau riveste infatti funzione teorica per giustificare le determinazioni di questa essenza (uomo). Interpretazione frequente è vedere Rousseau come insieme di variazioni di un elemento invariante. Althusser propone un’altra interpretazione: la somiglianza con i filosofi del diritto naturale dissimula una profonda differenza, differenza nella problematica e nell’oggetto. Questa differenza è riscontrabile innanzitutto in una forma radicale e contraddittoria di origine. Circolo dell’origine Accomunati tutti dal concetto di origine, Rousseau si distingue per il fatto di pensare l’origine in sé stessa. Fare ciò vuol dire fare una critica radicale del concetto e scontrarsi con chi lo ha preceduto, aggrovigliato nei suoi errori e pregiudizi (Hobbes, Locke, Grozio). Rousseau afferma di esser stato l’unico ad aver scavato fino alla radice. Come? Rompendo il circolo che andava formandosi negli altri pensatori, i quali hanno continuamente supposto ciò che era posteriore. Tutti i teorici hanno presupposto nell’uomo nello stato di natura caratteristiche, sensi e significati propri della società civile (es. Hobbes attribuisce allo stato di natura ciò che è un risultato della storia della vita sociale). Si tratta di un transfert, di una proiezione retrospettiva dello stato civile nello stato di natura e nell’uomo naturale. Questa trasposizione ha come scopo la giustificazione dell’esistente. Segue quindi una critica alla giustificazione del fatto compiuto così come all’utopismo. Rousseau mette in causa l’idealismo della filosofia dell’Illuminismo, poiché proiezione nell’origine della fine della storia, ovvero la ragione. Al di là degli obiettivi polemici, il significato teorico della critica rousseauiana è l’esser direzionata verso la falsa origine. Questa non è puramente un errore, ma trova rapporto con la storia reale, quest’ultima elemento fondamentale che si delinea dietro la critica di Rousseau. Ragione dei circoli dei teorici: Rousseau non si ferma ad uno psicologismo politico e si chiede il motivo dell’inevitabile destino dei teorici a cadere nella falsa origine. La risposta è che sono soggetti ad un circolo universale, il circolo della società presente, denaturata ed alienata, essenza della società presente che si riflette nell’impotenza dei teorici. Questi non sono riusciti a giungere all’origine, allo stato di natura, perché è perduto, non v’è più natura. L’errore dei teorici potrebbe sembrare una sorta di errore trascendentale prekantiano, insito, e quindi inevitabile, nella natura, alienata, umana. La ragione ha soffocato la natura. A questa rimane una seconda possibilità di cui si parlerà poi. Perché non è più possibile ritrovare la natura? Perché la forma della perdita di cui è vittima è la forma della copertura della storia delle sue modificazioni. La natura è alienata nella sua storia reale ed il risultato regna sul mondo presente. Dopo il circolo dell’alienazione sociale, c’è quella delle scienze umane, da cui è possibile trovare l’errore dei teorici. Le scienze sono prese nel circolo dell’alienazione in maniera ancora più astuta: lo studio sempre più approfondito dell’uomo ha comportato la perdita della sua natura e ciò che si studia sull’uomo è sempre il risultato di quest’alienazione. La ragione quindi non è una facoltà originaria, non è sempre esistita con Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) l’uomo, bensì è un prodotto della storia umana. Le scienze quindi sono prese nell’oblio sin dalla nascita. La caduta dei teorici, oltre che per una conseguenza della loro pura soggettività politica, è dovuta alla loro riproduzione del circolo della ragione, e quindi della società degli uomini. L’uomo ha perso l’origine, si è chiuso, quando pensano di trovarla trovano il risultato storico. Per due motivi: 1) La natura è assente dal circolo. 2) La ragione non può uscire dal circolo. Da questo circolo possono seguire due interpretazioni: 1) Potrebbe sostenerla un kantiano soffermandosi su due termini, ovvero il circolo del ricorso all’origine e il circolo della ragione, escludendo quello dell’alienazione storica, per constatare un errore trascendentale prekantiano, in quanto errore necessario causato dal tentato oltrepassamento dei limiti della ragione. Oppure potrebbe essere definita trascendentale poiché contenuto e forma di quest’errore potrebbero essere descritti dal “paralogismo del ricorso all’origine”, vedendo il ricorso come un paralogismo e difendendo R. dall’ipotesi di un’anticipazione del tema kantiano. 2) Reintroducendo il terzo termine, il circolo dell’alienazione storica, si può pensare che Rousseau presenti due cose: i. Teoria generale della dipendenza politica delle scienze umane rispetto al mondo umano e politico. ii. Teoria generale della mistificazione filosofica, ovvero interverrebbe per fornire titoli di validità teoria illusori socialmente necessari. Come può Rousseau sfuggire a questi circoli? Sfugge poiché ne parla. Punti importanti: 1) Indispensabile risalire all’origine. 2) Necessità di rifiutare radicalmente la falsa origine che i teorici non sono riusciti a superare. 3) Per risalire, bisogna pensare un’origine totalmente altra (vera) con mezzi totalmente altri. Origine totalmente altra vuol dire stato di natura in cui non è possibile proiettarvi lo stato sociale presente. Per accedervi non si può ricorrere alla razionalità, ma ad un’altra capacità. La possibilità di Rousseau di poter parlare, scrivere della denaturazione, sta nel fatto che è già nella natura e nella “buona” origine. Ciò è possibile perché la teoria della denaturazione dell’alienazione è parziale, lascia uno spiraglio. Resa possibile da questo, la critica necessita di una modificazione nel soggetto e nell’oggetto: 1) Oggetto: avanza il concetto di “stato di pura natura”, piuttosto che di “stato di natura”. Questa pura natura indica la radice in cui Rousseau deve scavare e da cui passa la linea di demarcazione tra falsa e vera origine. 2) Soggetto: dev’essere capace di accedere a questa pura natura e per far ciò Rousseau produce un nuovo mezzo per il soggetto, ovvero non la ragione bensì il cuore. Il cuore è l’accesso diretto ed immediato alla natura (natura=sentimento interiore). Questo cuore è un cuore che pensa, che dirige la ragione. Quest’intervento non permette un’uscita dalla struttura del pensiero dell’origine, piuttosto riproduce la forma della soggettività originaria alla quale questa natura è evidente. Il cambiamento coinvolge il nome di questa soggettività, da ragione a cuore, cioè cambia la forma di manifestazione dell’evidenza originaria: non è più luce, ma voce. Si passa dall’identità della natura con la ragione sotto la forma della luce a quella della natura con il cuore sotto la forma della voce. Questo spostamento di concetti rappresenta un distacco dalla scena filosofica, dai vecchi concetti di ragione e luce, da tutte le costruzioni della ragione esistenti, dell’idealismo della ragione, della filosofia della luce e dei Lumi. Questa forma produce un doppio effetto: Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) a. Rende immediatamente presente la natura perduta, in quanto parla dal fondo del cuore b. Permette di liberarsi dalle antinomie del circolo della denaturazione e della ragione. Questa demarcazione realizza l’evasione dal circolo rientrando in sé stesso, nel cuore. È infatti impossibile uscire dal circolo, v’è solo possibilità di entrare in contatto con l’oggetto rappresentato dallo stato di pura natura. L’intervento della voce e del cuore non ha solo come effetto la demarcazione, bensì anche la sostituzione del vecchio oggetto filosofico con uno nuovo, la vera origine. Il fenomeno di sostituzione filosofica si compone di tre momenti: 1) Spostamento nell’evidenza della natura dalla coppia ragione-luce alla coppia cuorevoce, forma in cui la natura si dà come evidente. 2) Demarcazione determinata che prende distanza dalle antiche forme del pensiero filosofico. 3) Questa demarcazione ha come posta in gioco un nuovo oggetto filosofico, oggetto interno alla filosofia. SECONDA LEZIONE 3 MARZO 1972 All’altra origine, Rousseau fa corrispondere un altro oggetto pensato per mezzo della riflessione e del ragionamento; l’appello al cuore non indica un richiamo al sentimento mistico, piuttosto una ragione guidata dal cuore nella ricerca della buona origine, diretta sotto i principi del cuore, principi inscritti nello stato di pura natura. Il cuore come principio della ragione equivale a porre il puro stato di natura come principio dello stato di natura. Il posto occupato dal discorso sulla pura natura implica due aspetti: 1) È all’inizio del Discorso. 2) È completamente separato dal resto. L’isolamento dello stato di natura è del tutto singolare ed autosussistente fino all’intervento di accidenti esterni. Tale isolamento non riguarda solo il lato teoretico, ma anche il modo d’esistenza ed il modo in cui è posto: l’isolamento è la sua purezza. Dopo la riflessione deduttiva a priori, segue l’osservazione dei fatti combinata con quelle che Althusser chiama “congetture” ed “ipotesi” storiche. È possibile rinvenire nel secondo Discorso due forme di ragionamento: 1) Una forma puramente astratta. 2) Una forma in parte concreta ed in parte astratta, che ha a che fare con l’osservazione dei fatti. Questa separazione evidenza come l’esposizione del puro stato di natura è oggetto esclusivo del cuore. È possibile affermare che lo stato di pura natura sia il punto decisivo in cui interviene il cuore per due motivi: 1) Ne pone il concetto. Ciò lo distingue dalla ragione dei teorici, incapaci di scavare fino alla radice, in quanto la ragione è ingabbiata nel circolo della denaturazione. 2) Ne pone l’esistenza. Perché l’esistenza dello stato di pura natura non è osservabile, in quanto totalmente scomparso. Il discorso della sua esistenza permette quello della sua perdita. Il motivo per cui solo il cuore può porne l’esistenza è dato dal fatto che l’osservazione non può osservare l’inosservabile e che la ragione non ne possiede il concetto (altrimenti proiezione retrospettiva). 3) Ne pone le determinazioni. La sparizione d’ogni traccia d’esistenza potrebbe aver come scopo l’isolamento dell’origine sottraendola all’osservazione riservandola al cuore. Ciò aggiunge anche la possibilità al cuore di determinarne le determinazioni. L’uomo nel puro stato di natura è un personaggio neutro con determinazioni precise poste come originarie. A partire dallo stato selvaggio, disponiamo di fatti osservabili, cui va ora combinata la riflessione, i quali potrebbero fornire la traccia della storia della denaturazione: il ruolo delle ipotesi e delle congetture è quello di colmare le lacune del processo di denaturazione. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) L’uso della ragione: 1) È posta sotto il controllo dei principi posti nello stato di natura. 2) Implica congetture che non possono condurre a conclusioni divergenti. Tesi del ricorso al cuore: non è solo una parola, una facoltà psicologica; il cuore è una forza filosofica, chiave delle antinomie della ragione e della società. Il cuore, inoltre, si distingue dalla ragione denaturata per poter porre il concetto puro d’origine e salvare la ragione trasformandola mediante la sottoposizione ai principi e alla condizione del puro stato di natura. Rousseau quindi è il primo filosofo a mettersi in relazione con il pensiero dell’origine, da cui segue una critica alla falsa origine e una distinzione fra falsa e vera. Quali sono le conseguenze di questo movimento? Nel distinguere, Rousseau scava una distanza fra origine vera e origine falsa, fra errore della circolarità e vero, fra origine come giustificazione del fatto compiuto e altra forma d’origine non compromessa con il suo risultato. Quindi il pensiero dell’origine è, nel medesimo movimento, pensiero dell’abisso, della separazione irriducibile. Se Rousseau vuole mantenere questo pensiero e l’esigenza che ne segue, si pone un problema: lo sdoppiamento dell’origine implica un’origine totalmente altra, di cui il cuore ne è la potenza. Ma il vuoto che si scava deve manifestarsi nel pensiero, altrimenti rischia di restare solo parole senza concetto, e non saperne il senso implica l’impossibilità di prevederne gli effetti teorici e filosofici. Si trattasse unicamente di un rimodellamento del concetto d’origine, si lascerebbero intatte le grandi categorie con le quali è pensata la genesi del suo oggetto. Ciò che è in gioco in alcuni passi del Contratto e nell’intero secondo Discorso non è un determinato modo di maneggiare l’oggetto che era di Hobbes e Locke, bensì l’apparizione di un nuovo oggetto filosofico. Dopo la presa di distanza dall’origine circolare, si presenta la necessità di porre una genesi totalmente differente da quella lineare classica della filosofia del diritto naturale. Rousseau infatti introduce una nuova struttura della genesi diversa dai suoi predecessori: 1) In Hobbes e Locke, la genesi è una genesi d’essenza che non introduce nulla di nuovo, i principi della fine e del risultato sono già contenuti nell’origine; che sia la paura in Hobbes o la legge naturale in Locke, la genesi è solo una correzione o redistribuzione degli elementi di una sola ed unica essenza. 2) In Rousseau, la genesi è separata dal Contratto ed è articolata in 4 momenti: a. Stato di pura natura, origine pura nella sua separazione, indefinitamente riproducibile se non fosse stato rotto da accidenti esterni. Gli uomini vivevano in uno stato di dispersione nella foresta universale, ma a causa della quale sono stati costretti a riunirsi. b. Stato di natura non-puro, divisibile in tre stadi: i. Sviluppo e denaturazione delle facoltà dell’uomo a causa dell’effetto di costrizioni esterne. Ha qui inizio il processo di denaturazione e maturazione che va fino al contratto sociale. ii. Invenzione del linguaggio, della ragione fino al raggiungimento di un punto di soddisfazione, raggiunto il quale questo stato comincia a riprodursi indefinitamente. Questo stato è chiamato stato di “giovinezza del mondo”. Qui regna il commercio indipendente (commercio = rapporti degli uomini tra loro; indipendente = rapporti nei quali nessuno è sottomesso a qualcun altro). iii. L’invenzione della metallurgia (nuovo accidente, evento non prodotto da uno sviluppo anteriore) permette lo sviluppo dell’agricoltura, gli uomini cominciano a vivere nelle foreste fino al momento in cui non ve ne sarà più e l’uomo si imbatterà nell’altro uomo così da dar inizio al conflitto. c. Stato di guerra. d. Contratto sociale, formulato su iniziativa dei ricchi. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) Quello che emerge sono le differenze irriducibili, modificazioni essenziali, discontinuità d’essenza e salti all’interno del processo: insomma, ciò che accade alla fine non è riconducibile a quello che accade all’inizio. Questa genesi non è una semplice analisi d’essenza, in quanto concernente un nuovo oggetto, ovvero la storia. 1) La genesi è scandita da rotture e iati, da interventi di casi fortuiti che ne modificano l’essenza. L’intervento del caso si presenta, paradossalmente, come necessario, in quanto lo stato che sarà rotto non potrebbe uscire da sé. V’è quindi coincidenza fra l’intervento del caso e la situazione in cui il caso interviene. 2) Tutti questi circoli coincidono con l’intervento di cause esteriori eccezion fatta per il primo, il circolo dello stato di pura natura. Fuori dalla storia, questo circolo non possiede la causa della genesi che ne verrà, l’origine non si configura come inizio, piuttosto tutto inizia dopo l’origine. Ancor più spiazzante è il momento del contratto. Mentre in Hobbes e Locke questo rappresenta la riorganizzazione di uno stato anteriore, in Rousseau il contratto costituisce, compie una denaturazione della denaturazione già in corso, iniziata dallo stato di natura non-puro. La discontinuità fra c-d rinvia alla discontinuità fra a e b-c (denaturazione della denaturazione esistente). Ciò che avviene in a è la ragion d’essere di ciò che accade in d, poiché il contratto è restaurazione della natura originaria ma su nuove basi. Conseguenze: questo cambio di forma della genesi implica molto probabilmente l’influenza della natura degli oggetti della teoria classica. Tre punti esaminati da Althusser: 1) Stato di pura natura: l’utilizzo di questa nuova denominazione evidenzia lo smarcamento dagli stadi ulteriori. 2) Statuto paradossale della vera origine: dev’essere origine, ma, al contempo, non deve contenere il risultato. Di conseguenza dev’essere il niente-di-risultato. Lo stato di pura natura diviene il niente. Per rappresentarlo, Rousseau descrive l’uomo come animale: meno-che-animale in quanto mancante di certe facoltà di cui gli animali dispongono, mentre più-che-animale in quanto dotato di un istinto indifferenziato. Un uomo allo stato animale vive nell’istantaneità dell’istante, incontra altri uomini in maniera solo accidentale e la sua condizione di radicale solitudine è dovuto ad una condizione fondamentale, ovvero il rapporto che intrattiene con la natura, per nulla ostile, che offre immediatamente da mangiare e riposo. La natura è la foresta, foresta concettuale. Foresta piena, in quanto offre agli uomini tutto istantaneamente, e vuota, in quanto spazio senza luogo. La foresta è fondamentale a Rousseau per rappresentarsi la vita non-sociale degli uomini. La prima conseguenza cruciale di questa condizione è il necessario rapporto uomo-natura per tutto il dispositivo della genesi. La foresta è surrogato della società, società della non-società. La foresta è rappresentazione del niente, della sua esistenza. 3) Come può l’origine portare in sé il risultato senza portarlo? In due modi: a. Attribuisce all’uomo dello stato puro di natura qualità molteplici (tre qualità: amor di sé, libertà, pietà; una qualità di queste qualità: perfettibilità). La coppia amor di sé/pietà rappresenta il nucleo virtuale del futuro diritto naturale, della legge naturale e della moralità. A questi vuole dare un fondamento prerazionale (ragione=prodotto storico). Caratteristica è la pietà, unico sentimento relazionale nel puro stato di natura ma di stampo negativo: essa non unisce gli uomini, bensì impedisce loro di nuocersi a vicenda nel caso si incontrino. Queste qualità sono senza impiego nello stato di natura, sono in attesa di poter essere recuperate nel mondo del Contratto. b. Impotenza dello stato di natura a svilupparsi. L’impossibilità dell’essenza dello stato di uscire da sé stesso è la principale precauzione di Rousseau verso l’origine del risultato. Questo senso d’impotenza è dato dal confronto fra l’origine ed il suo risultato. Ne segue un pensiero della separazione, di eventi estranei all’essenza dell’origine, della contingenza Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) degli eventi, dell’accadere, che gira attorno alla storia. Non è solo lo stato di pura natura a divenire problematico, ma anche tutte le categorie principali della filosofia del diritto naturale. Per il diritto naturale e la legge naturale c’è bisogno di una genesi materiale e, perché ciò avvenga, è necessario che siano realizzate le condizioni esteriori che permettono al principio virtuale del diritto naturale di prendere forma (da pietà a moralità). Prendere forma vuol dire inscriversi all’interno di forme prodotte e prescritte da vincoli esteriori. Così le realtà concettuali divengono problematiche: con problematico intendiamo due cose: 1) Fare problema, rimettere in questione. 2) Pongono, non la questione dell’essenza, presa in considerazione nella prima osservazione, ma quella dell’esistenza, l’esistenza delle condizioni d’esistenza di una tale forma d’essenza. Da qui la genesi diviene reale, osservabile. Qui intervengono nuovi concetti (accidente, contingenza, evento, accumulazione di cause, esistenza), ma ovunque, in questa genesi, vediamo intervenire la natura fisica. Tutta la dialettica è condizionata dalla dialettica del rapporto uomo-natura: da natura costante a natura ingrata che esercita sugli uomini tre effetti: 1) Li costringe ad avvicinarsi fisicamente. 2) Forza gli uomini a sviluppare le loro facoltà per soddisfare i propri bisogni. 3) Li costringe ad aiutarsi vicendevolmente per soddisfare i propri bisogni. Da questo iato uomo-natura nasceranno le prime forme di osservazione, ragione, linguaggio, scambi sociali, passioni. Dopo tempo, lo spazio indefinito vedrà la comparsa, al suo interno, di capanne, del topos dello spazio interno. Lo stesso rapporto con la natura percorrerà il terzo momento dello stato di natura fino allo stato di guerra, dopo la scoperta della metallurgia, che renderà possibile l’agricoltura ed il suo sviluppo. L’appropriazione di terre nata da quest’ultimo si dividerà in due momenti: 1) C’è ancora foresta poiché gli uomini non si sono ancora appropriati di tutto, quindi fra gli uomini non regnano rapporti di servitù. 2) Non c’è più foresta e comincia a regnare lo stato di guerra. Rimane un’altra conseguenza: se l’origine non può svilupparsi da sola ma sotto effetto di cause esteriori, se ne può concludere che lo sviluppo è contraddittorio: si svilupperanno le facoltà dell’uomo in condizioni che ne produrranno, però, la denaturazione. Questa non è una denaturazione morale, non è il passaggio da un opposto ad un altro, poiché questo implicherebbe restare nel medesimo elemento. La denaturazione è necessariamente legata al passaggio ad un altro elemento, in cui esistono le forme anteriori che vengono trasposte. Questa precipitazione non è né buona è cattiva, piuttosto produce degli effetti antagonisti di denaturazione. Quindi la denaturazione è la separazione dell’origine da sé stessa, è la contraddizione sviluppata dell’origine. Questi pensieri si presentano, in Rousseau, attorno alla storia: viene quindi delineandosi un pensiero della storia. Abbiamo a che fare con un duplice pensiero della storia secondo una divisione che metta in rapporto origine e fine: 1) Il processo appare come un processo antagonistico, poiché di denaturazione e, al contempo, teleologico. Si potrebbe dire che Rousseau sia il primo a pensare la storia con la categoria della negazione della negazione ed il processo di natura antagonistica. Una lettura del genere rischia la semplificazione e l’estromissione del tema, fondamentale, delle condizioni d’esistenza del processo, condizioni pensate con il concetto di natura fisica. 2) Caratteristiche: a. Ci sono degli inizi senza origine, i quali assumono tre forme: Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) b. c. d. e. i. Gli accidenti. ii. Le insorgenze: si producono all’interno di fenomeni curiosi, ovvero circoli relativi ai problemi dell’origine delle lingue, della ragione e delle invenzioni. A proposito di questi tre esempi, Rousseau sviluppa una antinomia e spiega che il risultato sarebbe necessario al fine di essere esso stesso prodotto. Per l’origine delle invenzioni l’argomentazione è più sottile: gli uomini possono anche inventare qualcosa casualmente, ma senza una società che la ricordi, questa invenzione non si codificherebbe in un sistema di pratiche. iii. Carattere creatore del tempo: i problemi non risolvibili in altri modi sono risolti ricorrendo allo scorrere del tempo; il tempo ha capacità produttiva ed è in grado di risolvere i problemi dei circoli. Seconda categoria importante è il processo per il quale ogni contingenza di portata storica diviene necessità: essenza della storia. Ci si muove fra livelli diversi (da contingenza a necessità, vi sono differenti gradazioni e livelli fra le necessità). Sviluppo antagonistico in seno alla necessità, ogni fase di sviluppo ha una sua logica di sviluppo. Nessuno sviluppo è autorisolutivo, vi sono dei problemi irrisolvibili. Il contratto è una soluzione umana che pone un nuovo elemento rispetto allo stato anteriore, così come allo stato d’origine. il contratto è costituente, instaura un cambiamento d’ordine, il ricominciamento dell’origine, la cui precarietà è chiara a Rousseau. TERZA LEZIONE 17 MARZO 1972 Lezione sulla prima parte del secondo Discorso. Ultime cose dette: 1) Effetti teorici. 2) Nuovo oggetto filosofico, la storia. 3) Premesse teoriche (critica alla circolarità della falsa origine) Sdoppiamento critico dell’origine genera due effetti a catena: 1) Dispositivo discontinuo della genesi. 2) Concetti possibili implicati dal dispositivo radunati attorno all’ “oggetto-storia” e unicamente praticati, non pensati, da Rousseau (non pensa il concetto di accidente, lo fa semplicemente intervenire). Questi sono visibili solo in quanto implicati dal dispositivo. Questi effetti sono sfuggiti a Rousseau in due sensi: a. Li ha prodotti senza volerlo esplicitamente. b. Non si è accorto della loro esistenza. Come fa a far funzionare il suo sistema con i suoi concetti espliciti? Althusser si sofferma sull’esempio dello stato di pura natura. Come lo rappresenta? Quali sono le sue determinazioni? Qual è la loro logica interna? Per capirlo è necessario ricapitolarne gli aspetti: 1) Prima esigenza: sfuggire al circolo del risultato proiettato nell’origine, grado zero di società, la cui separazione dev’essere essenziale allo stato. 2) Seconda esigenza: dev’essere la vera origine, in opposizione alla falsa, dev’essere origine in una modalità esteriore al circolo, contenendo delle determinazioni non-sociali, originarie ma al contempo origine del processo contraddittorio di socializzazione e denaturazione senz’esserne causa. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) Come le mette in scena facendo sì che l’origine ottenga realtà come figura teorica concreta, ovvero realizzazione empirica di concetti. Parte dalla tesi generale di Rousseau esposta nello stato di pura natura: qui gli uomini sono liberi e uguali. In che forma esistono questi concetti? Gli uomini sono tali a due condizioni: 1) Rapporto immediato uomo-natura. 2) Rapporto uomo-uomo sia nullo. 1) Prima parte esposizione: rapporto d’adeguazione immediato e costante fra uomo e natura, tesi opposta alla tesi classica che presenta l’uomo come sprovvisto d’ogni cosa di fronte la natura ostile. Quest’ostilità ci sarà dopo i grandi accidenti cosmici e l’uomo sarà costretto di strapparle il nutrimento con fatica e lavoro. Così l’uomo sarà distante dal secondo termine. Nello stato di pura natura, invece, l’uomo, che è natura, che è, nella natura, naturalmente presso di sé, quindi libero. L’uomo spogliato di tutti i risultati del processo storico appare come animalità: ma l’uomo è un animale speciale, generalizzato, organizzato più vantaggiosamente di tutti. Per Rousseau, essere animale vuol dire avere bisogni fisici (contrapposti a quelli morali, i quali passano per la deviazione di un’idea), ovvero bisogni semplici, immediati. Nonostante ciò, l’uomo è diverso dall’animale, in quanto non possiede degli istinti specifici e oggetti specifici, bensì ha una capacità positiva di appropriarsi tutti gli istinti animali: si profila una sorta di indipendenza dalla natura. Ciò che caratterizza il corpo dell’uomo, corpo che l’uomo, prima forma di naturalità ed animalità, è l’indipendenza fisica. Il rapporto uomo-corpo si manifesta anche in forma di malattia e morte, le quali non si frappongono fra i due termini per due ragioni: 1) Le malattie appaiono come delle istituzioni sociali. 2) La morte non è un male, poiché è un evento che passa inosservato, essendo un evento naturale che la natura dissimula (concezione lucreziana della morte). L’assenza di morte è l’effetto dell’assenza di coscienza, di previsione, di rappresentazione del futuro. La libertà è il corpo in accordo con sé stesso in una esistenza d’accordo fra uomo e natura. Infatti, i bisogni fisici che governano la vita dell’uomo sono immediatamente appagati per la risposta immediata d’abbondanza della natura. In questa natura idilliaca non vi sono bestie feroci? 1) L’uomo è frugivoro, non ha bisogno di cacciare. 2) Impara presto ad evitarle. 3) Serie di argomenti: a. Le bestie non attaccano l’uomo perché non gli vogliono male e lui non vuole loro male. b. Tra bestie e uomini v’è una comunanza di natura, la compassione della pietà: questa appare come annullamento della differenza uomo-animale. Dato che l’uomo vive senza coscienza, fuori da ogni idea di tempo e nella ripetizione dell’immediatezza, la sua verità è allora il sonno. Per far sì che sussista l’adeguazione uomo-natura questa presuppone: 1) L’animalità come forma d’esistenza. 2) Una forma d’esistenza d’esser a portata di mano da parte della natura. Qui appare il concetto di foresta: condizioni per poterne parlare: 1) Non vi deve essere altro che foresta. 2) Dev’essere sempre la stessa. 3) Non vi siano stagioni e l’assenza di tempo dell’uomo venga corrisposta dall’assenza di stagioni dalla natura. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) 2) Rapporti uomini tra loro: è necessario che questo rapporto sia nullo (stato “niente-di-società”) nel puro stato di natura. Per dar esistenza a questo non-rapporto, Rousseau pone una serie di condizioni con lo scopo di constatare la solitudine, per essenza e condizione, e la dispersione degli uomini. Qual è il fondamento di ciò? 1) Condizione negativa, condizione di diritto, consiste nel rifiuto della teoria della socievolezza naturale dell’uomo. Tra il XVI e il XVII, l’attitudine nei confronti del contratto sociale e della teoria della socievolezza trovava in parallelo un posizionamento filosofico-politico. Gli antifeudali erano a favore del contratto e contro la socievolezza naturale, il contrario era invece proprio dei difensori dell’ordine feudale che si richiamano ad Aristotele (la socievolezza natura, nei feudali, era correlativo di una teoria della disuguaglianza naturale). Nel XVIII avviene un rovesciamento: la teoria della socievolezza viene ripresa da posizioni borghesi (Pufendorf, fisiocratici) in un senso completamente diverso. Nella Politica di Aristotele, si afferma del desiderio intrinseco all’uomo di vivere insieme; tale comune interesse dà vita alla società, la quale però si distingue dalla società civile, il cui cardine si pone sull’onore e le virtù: quindi la socievolezza naturale si sdoppia in utilitaristica e virtuosa. Questa tesi viene ripresa come già detto. L’uomo avrebbe bisogno della società in due sensi, ovvero come mezzo per soddisfare i propri bisogni e come mezzo per soddisfare il suo bisogno dell’uomo, nel senso morale. Questa doppia teoria è rigettata da Rousseau, in quanto l’uomo non ha “naturalmente” bisogno dell’uomo né del suo soccorso materiale, né della sua amicizia o frequentazione. Rinuncia alla socievolezza naturale per fondare il diritto naturale sulla pietà e l’amor di sé: questo è infatti essenziale per evitare che cada nel circolo della cattiva origine. il rifiuto dei fondamenti della teoria della socievolezza naturale, il bisogno materiale e morale di società, viene assolto da Rousseau con due celebri teorie: a) I bisogni fisici non riuniscono gli uomini, bensì li disperdono. b) L’unico rapporto fra uomini è quello negativo di compassione (non relazione, ma non si nuove agli altri). Questa critica viene applicata anche alla teoria della cattiveria umana di Hobbes, in quanto tanto il desiderio di nuocere tanto quello di socievolezza implica un rapporto fra simili: lo stato di pura natura è anteriore a tutti i rapporti degli uomini. 2) Condizione positiva, condizione di fatto. Una volta affermato che sia impensabile la socievolezza nello stato di pura natura, resta da capire perché possono restare dispersi: possono farlo perché non v’è distanza fra i loro bisogni fisici e l’oggetto della loro soddisfazione, questa prossimità permette di capire perché i bisogni disperdono gli uomini (situazione limite: due uomini si incontrano per cogliere lo stesso frutto; non hanno motivi di competere, semplicemente, data l’abbondanza, avranno ogni ragione d’allontanarsi e cogliere il frutto da due diversi alberi). Gli uomini si allontanano perché si evitano, si evitano perché non guadagnano nulla ad avvicinarsi e possono evitarsi perché la natura non si allontana da loro. Da queste due condizioni, Rousseau elimina tutti i possibili legami interumani. L’uomo non ha bisogno dell’uomo, ma ha bisogno della donna. Per risolvere questa cosa, Rousseau compie varie considerazioni: 1) 2) 3) 4) Distingue l’amore morale da quello fisico. Attribuisce tutto ciò che è morale alla società, e tutto ciò che è fisico allo stato di natura. Anonimato fisico dell’amore dell’uomo naturale. La donna non ha alcuna ragione di legarsi all’uomo che ha incontrato (per Locke, l’uomo era obbligato per legge naturale a tenere compagnia alla donna tra il concepimento, il parto e l’educazione dei figli). Per Rousseau, non hanno alcuna ragione di legarsi poiché da un lato non sanno quello che è successo e dall’altro non sanno se quello che è successo avrà futuro. L’unica difficoltà reale è quella dei figli e su questa Rousseau si basa per affermare che le lingue sono un’invenzione dei figli. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) Lo scopo di queste considerazioni è quello di ottenere il concetto di puro incontro fortuito. La categoria di incontro è una categoria con la quale Rousseau pensa tutto ciò che può accadere tra gli uomini nel puro stato di natura. L’incontro è per caso per definizione, data la natura della foresta, luogo in cui non ci si vede mai due volte. Per ridurre al minimo l’incontro sessuale, quindi, Rousseau pensa nell’incontro l’assenza di qualsiasi legame tra gli uomini, l’incontro sorge dal niente e ritorna nel niente. Con l’uscita dallo stato di pura natura, l’incontro assumerà nuovo significato. Determinazioni che Rousseau è costretto a dedurre come condizioni a priori per rispondere la questione del che cosa dev’essere l’uomo, che cosa dev’essere la natura, che cosa dev’essere il rapporto uomo-natura. Risposta nei tratti essenziali: 1) 2) 3) 4) L’uomo dev’essere un animale che realizzi il concetto dell’animalità generica. La natura dev’essere immediatamente prossima all’uomo. La foresta è, oltre che risposta ai bisogni fisici, anche spazio di dispersione. La foresta è anche ripetizione in ogni luogo e in ogni tempo, spazio senza differenza di luoghi, tempo senza differenza di stagioni. Da questo Rousseau deduce che ciò che è nella forma dell’impossibilità ad uscire da sé, ovvero il concetto di separazione della vera origine. L’origine, essendo radicalmente separata, dovrebbe esser pensata non come tale, bensì come inizio senza seguito che ha avuto un seguito, ma proprio per ciò questo inizio va considerato come origine. Il seguito deriva dal circolo indefinito che solo gli accidenti possono interrompere. Sostanzialmente l’uomo dovrebbe avere una natura che sia capace di modificarsi sotto la pressione delle circostanze: questa natura è l’animalità e la sua attitudine è la perfettibilità. Ma la perfettibilità, così come la libertà, sono inattive nello stato di natura. A queste sono associabili la libertà spirituale, la pietà. Quest’ultima è particolare, poiché è la sola facoltà sociale naturale anteriore alla riflessione. In realtà, però, a quest’affermazione, secondo la quale la pietà, a differenza di perfettibilità e libertà sia attiva nello stato di natura, viene opposta alla teoria della pietà esposta nell’Emilio, in cui la pietà implica tutto un meccanismo di ricorso, identificazione immaginaria ecc. ne segue che è inevitabile concludere anche la pietà è nulla nello stato di pura natura. Tutte queste caratteristiche sono nell’origine in attesa, per intervenire nell’atto di denaturazione della denaturazione. È nel contratto sociale che l’origine acquista senso: la libertà avviene come atto spirituale, la pietà, divenuta per lo sviluppo della riflessione legge naturale e moralità, interviene con l’atto fondatore della comunità dell’uguaglianza e della libertà di tutti. Precisazioni: la forma di quest’intervento dell’origine è la forma della ripresa, re-inizio di un inizio che non ha mai avuto luogo. Sensi dell’origine: 1) 2) 3) 4) Separata, virtuale, per essere al contempo origine e separata. L’origine esistente è la ripresa reale dell’origine, ripresa di un senso che non ha mai avuto luogo. La ripresa. La perdita: se l’origine non ha mai avuto luogo è perché essa è perduta, se ripete ciò che non ha mai avuto luogo, è perché ripete ciò che è perduto. La perdita è consustanziale all’origine. ciò è evidente nel raddoppiamento dei contratti, quello che chiude il secondo Discorso e quello che è oggetto del Contratto Sociale: il contratto è la ripresa dell’origine. a. Nel secondo Discorso, il contratto nasce dall’astuzia dei ricchi e gli inconvenienti nella designazione dei magistrati, ovvero del potere politico, cui segue l’instaurazione del dispotismo, la fine del diritto e la ricaduta nello stato di guerra: l’origine si perde e si riprende per poi riperdersi ecc. b. Nel Contratto Sociale, dietro la dialettica dell’alienazione universale, v’è la dialettica della morte che incombe su ogni corpo politico e che lo precipita nel dispotismo. Ciò, in un certo senso, oppone Rousseau ai teorici: questi pensano il fatto compiuto, mentre Rousseau pensa in un certo modo il fatto da compiere; non dal punto di vista di un realismo politico, ovvero come Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected]) azione da compiere, bensì da moralista. Ogni possibile appare sospeso su un abisso e Rousseau spicca per la sua originalità: un’utopista che ha un’acuta coscienza critica della sua stessa utopia, l’origine pensata come perdita. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: marina-beccarisi ([email protected])