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Il sonno e la psiche

“L’incubo” – Johann Heinrich Füssli
Il sonno e la psiche
La vita oltre la veglia.
Davide Michele Brioschi
5^ C liceo
Materie coinvolte: Biologia e Filosofia
Anno scolastico: 2011-2012
Sommario
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Prefazione
Cos'è il sonno?
Studi sul sonno:
 I primi studi;
 La scoperta delle fasi;
Fase non REM:
 Stadio 1 – fase beta;
 Stadio 2 – fase alfa;
 Stadio 3 – fase theta;
 Fase ipnagogica e allucinazioni ipnagogiche;
 Stadio 4 – fase delta;
Fase REM :
 Fisiologia della fase REM;
 Tra sonno e veglia: la fase ipnopompica e il pavor nocturnus;
I disturbi del sonno:
 Insonnia;
 Ipersonnia: la narcolessia;
 Parasonnia: il sonnambulismo;
Freud e i sogni:
 I due contenuti;
 Il lavoro onirico;
Bibliografia
Il sonno e la psiche
Prefazione
Perché scegliere questo argomento? In media, ogni persona nel mondo, dorme circa 8 ore
ogni giorno. Con un breve calcolo, si capisce che in pratica trascorriamo almeno 2/3 della
vita in questo stato. Cosa accade durante il sonno? Perché abbiamo bisogno di dormire?
Perché non possiamo farne a meno? Sono domande che spesso ci si pone, ma le cui risposte
sono arrivate solo recentemente, con studi approfonditi. C’è tutto un mondo oltre la veglia,
quando l’Io si riposa, che è dominato da forze che da svegli ci governano inconsciamente, e
il loro unico modo di manifestarsi alla coscienza è proprio aspettare ogni notte. Sin da
piccolo, i miei sogni mi hanno sempre incuriosito, e a volte spaventato. Ora so che qualsiasi
tipo di esperienza mi offrano, è necessaria al mantenimento della mia salute mentale. A
volte analizzandoli ho potuto capire molte cose, sia su me stesso che sul modo di vedere la
realtà. Il sonno e i sogni meritano di essere studiati, perché sono fenomeni affascinanti; il
primo permette al secondo di esistere, e il secondo permette al primo di compiere il lavoro
che si era prefissato: salvaguardare l’essere umano, avvertendolo dei suoi stessi problemi.
Buona lettura.
Davide Brioschi
“I sogni non riguardano mai delle sciocchezze; non permettiamo infatti che il nostro
sonno venga turbato da inezie.”
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Sigmund Freud, L’interpretazione dei sogni.
Cos’è il sonno?
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Il sonno è uno stato fisiologico, caratterizzato da perdita di coscienza, ridotta
reazione agli stimoli ambientali e, a tratti, da autonomia dell’organismo. E’ uno stato
reversibile, (il che lo differenzia dallo stato di coma) poiché uno stimolo endogeno, o
anche ambientale abbastanza forti riescono a riportare il soggetto addormentato alla
coscienza.
Studi sul sonno.
- I primi studi.
I primi studi sui processi mentali coinvolti nel sonno, e più in particolare nella
produzione onirica, risalgono alla seconda metà del XIX secolo, quando Alfred Maury e
Hervey de Saint Denis procedettero alla raccolta della loro produzione onirica, talvolta
applicando anche stimoli ambientali.
Pochi anni dopo, Sigmund Freud sviluppò il suo famoso metodo dell’interpretazione
dei sogni, che avrebbe rivoluzionato totalmente il modo di concepire tali fenomeni.
- La scoperta delle fasi.
Intorno al 1920, Henri Pieron, psicofisiologo francese, stabilì che il sonno è un
fenomeno attivo e che consta di tre fasi. Nel 1929, con la messa a punto dell’EEG
(elettroencefalogramma, un esame che misura l’emissione di onde da parte del cervello)
da parte di Berger, neurologo tedesco, le 4 diverse fasi del sonno vennero delineate
definitivamente.
Nel 1953 infine, Aserinsky e Kleitman scoprirono la fase REM, il cui nome deriva
dai movimenti oculari caratteristici di questa fase (REM sta infatti per Rapid Eye
Movements, movimenti rapidi oculari) che venne distinta dalla fase non-REM, a sua
volta costituita da 4 sotto-fasi, quelle scoperte da Berger.
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Fase non-REM
La fase non REM (detta anche ‘’sonno ortodosso’’) è la fase che porta l’individuo
dalla coscienza al sonno profondo REM (sonno ‘’paradosso’’). Le due fasi continuano ad
alternarsi nel corso del sonno, al ritmo di circa 90-100 minuti, fino al risveglio del soggetto.
Il sonno ortodosso viene diviso in quattro fasi principali, il cui nome dipende dalla natura
delle onde emesse dal cervello rilevate tramite EEG.
Stadio 1 – fase beta
Questo stadio corrisponde alla veglia, ovvero alla vita diurna vissuta coscientemente.
In questa fase, le onde cerebrali hanno una frequenza compresa tra i 13 e i 30 Hz e sono
dette onde beta. La zona dello spettro definita come fase beta ad alta frequenza, o gamma, è
caratteristica degli stati ansiosi o di panico. E’ stata studiata poco, ma si sa che quando si
verifica si ha una produzione più alta di adrenalina da parte dell’organismo.
Quando si dorme, le onde beta sono dominanti anche durante le fasi REM, in
corrispondenza delle quali, in virtù di ciò, il cervello sarebbe attivo come durante la veglia.
Stadio 2 – fase alfa
In questo stadio, le onde hanno frequenza che va dagli 8 ai 12 Hz. Sono onde
osservabili in stati di rilassamento poco profondo, entro i quali l’individuo avverte uno stato
di benessere generale, che porta a una distensione muscolare. Ancora non si verifica una
totale perdita di coscienza, che rimane comunque vigile e sensibile ai rumori ambientali.
Il cervello inizia in questa fase a produrre ormoni come la serotonina, che
partecipano alla sincronizzazione delle onde cerebrali ad opera dei neuroni del talamo.
Stadio 3 – fase theta
In questa fase, le onde cerebrali raggiungono frequenze comprese tra 4 e 7 Hz. Esse
compaiono prettamente in stati di sonno molto profondo, e nelle meditazioni inoltrate. Si
oggettivano molto spesso nei colpi di sonno, che si configurano infatti come mancanze
momentanee ma totali di coscienza.
La mancanza di coscienza, permette all’inconscio di iniziare a manifestarsi sotto
forma di immagini, suoni, sensazioni, prettamente casuali determinando le allucinazioni
ipnagogiche, di cui parlerò a breve.
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Insieme alla fase delta, è di vitale importanza per il mantenimento delle funzioni
neurovegetative e dei processi metabolici. Si assiste in queste fasi all’aumento della
produzione dell’ormone somatotropo, un ormone della crescita di rilevante importanza
nella vita dei bambini, poiché permette loro di alzarsi in statura e un corretto sviluppo
muscoloscheletrico.
Fase ipnagogica e allucinazioni ipnagogiche
La fase ipnagogica, è uno stato di coscienza fluttuante, che continua a passare dal
sonno alla veglia (fase theta-delta – fase beta) e pertanto il soggetto stesso ha continue e
transitorie perdite di coscienza.
Durante questo stato, viene inibito il controllo volontario sul corso e sui contenuti
mentali (frammentazione del pensiero). Il soggetto assiste alla comparsa spontanea e
intrusiva di immagini e suoni incontrollati, generalmente statici e dettagliati.
Queste immagini, prendono il nome di allucinazioni ipnagogiche, e vengono
avvertite dal soggetto che le esperisce come provenienti da una regione esterna alla
consapevolezza. E’ pertanto lo spettatore passivo di tali illusioni. Durante l’esperienza
ipnagogica, l’esperiente non prova particolari stati emotivi, che però sopraggiungono di
solito in risposta all’esperienza dell’allucinazione, che talvolta può determinare spaventi e
sensazioni spiacevoli in generale.
L’impressione corporea, è di solito caratterizzata da uno stato di rilassamento, ma
spesso sopraggiungono modificazioni della sensibilità somatocenestesica e propriocettiva:
un esempio di ciò è dato dal sentire odori e gusti insoliti, o dall’illusione di stare per cadere
che genera un brusco risveglio.
Stadio 4 – fase delta
Le onde in questa fase sono comprese tra 1 e 3 Hz. Vengono riscontrate all’EEG solo
durante stati ipnotici particolarmente profondi, in cui vi è la perdita pressochè totale della
coscienza. In questo stato, spesso suoni e sensazioni visive vengono oggettivate dalla psiche
in sogni, che proseguiranno nella fase immediatamente successiva: la fase REM.
A livello neurobiologico, la fase è importante per i processi di guarigione e per la
ristorazione delle facoltà mentali e intellettuali.
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Fase REM
Caratteristiche e fisiologia della fase REM
Il nome ‘’REM’’ è l’acronimo di Rapid Eye Movements (Rapidi Movimenti
Oculari). Questa fase è infatti stata denominata da Aserinsky REM proprio per la presenza
di frequenti movimenti a scatto del bulbo oculare, simili ai nistagmi optocinetici, che sono
tipici da riscontrare quando il soggetto entra in sonno paradosso.
Durante il sonno paradosso, il cervello emette onde beta, simili cioè alle onde
riscontrabili durante la prima fase di sonno ortodosso e nella veglia. Se dovessimo guardare
solo le EEG, potremmo dire che durante le fasi REM è come se l’individuo fosse sveglio.
A livello fisiologico, si può osservare un incremento della sintesi proteica cerebrale;
questa caratteristica, spiega come mai nei neonati il sonno paradosso duri molto più che
non in un adulto: durante i primi mesi di vita infatti, in tutti gli organismi che sono
evolutivamente sviluppati a sufficienza da poter entrare nella fase di sonno, hanno bisogno
di una maggiore crescita neuronale, che viene garantita dall’entrata in fase REM: una
maggiore sintesi proteica significa infatti un incremento dell’attività cellulare, che si traduce
nella sintesi di reti neurali.
All’incremento della sintesi proteica, si unisce l’aumento del flusso sanguigno (che
spiega la presenza di erezioni in diversi soggetti durante questa fase).
La fase REM svolge peraltro dei compiti di fondamentale importanza a livello
cognitivo:
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le informazioni raccolte durante il giorno vengono in questa fase elaborate, e dopo
un processo di selezione quelle superflue vengono eliminate, mentre quelle utili
vengono immagazzinate nella memoria a lungo termine.
Si ha la manifestazione di sogni che possono essere ricordati con maggiore facilità.
Durante il sonno paradosso peraltro, l’organismo si trova in una situazione
assolutamente anomala, caratterizzata da due principali fattori:
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l’assenza di omotermia, ovvero di quei meccanismi omeostatici che garantiscono
all’organismo il mantenimento di una temperatura stabile;
la presenza di una paresi muscolare che pervade tutto il corpo.
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Il primo fattore, è probabilmente legato al fatto che la fase REM non è adibita all’
adattamento e alla ripetitività, bensì alla novità e alla creatività. Viene pertanto inibito ciò
che è ripetitivo, come i cicli termoregolatori, per dar spazio al nuovo e alla creatività
cerebrale, indispensabile per lo sviluppo dell’apparato psichico.
Il secondo fattore, è molto probabilmente legato ad un fattore evolutivo: la paresi,
che viene indotta dall’inibizione dei motoneuroni spinali, evita che l’individuo possa
processare e far divenire atto fisico un’azione generata da uno stato onirico. In questo modo
anticamente, gli individui addormentati, essendo paralizzati, non potevano reagire in
maniera eccessiva ai sogni fatti in fase REM ed erano protetti dai predatori notturni.
Fase ipnopompica e pavor nocturnus
La fase ipnopompica è la fase che porta dal sonno REM alla veglia. Durante il
passaggio tra i due stati, può però avvenire che i motoneuroni spinali non vengano del tutto
riattivati, e così l’individuo si ritrova in una fase di dormiveglia paralizzato.
Questa situazione ansiogena, detta pavor nocturnus, favorisce la produzione di
fantasie ipnopompiche, ovvero allucinazioni oniroidi generate dal fatto che i circuiti
cerebrali attivi durante i sogni iniziano a inviare segnali (presenza di un intruso, sensazione
di avere qualcuno seduto sul petto) alla corteccia cerebrale, dove sono elaborati come se
provenissero dall’esterno.
La differenza con un sogno, sta nel fatto che durante lo svolgimento di questo le
percezioni sono disorganizzate, e nel soggetto permane dunque il sospetto di fondo che gli
dice di stare sognando; nel pavor nocturnus le percezioni sono organizzate, e ciò induce
l’individuo a pensare di essere sveglio.
Durante questi episodi infine, la paralisi dei muscoli del torace dà il via a una
escalation di eventi: la paralisi determina un respiro affannoso, e quindi iperventilazione.
L’iperventilazione riduce la quantità di ossigeno al cervello, causando uno stato di
ipersensibilità uditiva, che fa si che il soggetto avverta rumori leggeri molto amplificati,
determinando ulteriori fantasie ipnopompiche a sfondo ansiogeno (uno scricchiolio diviene
una porta che si apre, e quindi la presenza di terzi in casa)
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I disturbi del sonno
Insonnia
Il soggetto insonne, non è per forza un soggetto che dorme poco. Ci sono persone
che sembrano essere programmate per dormire solo 4-5 ore, e un sonno del genere, per
corto che sia, li ristora completamente. Pertanto, il soggetto insonne è colui o colei che
dorme poco pur volendo dormire di più, e che trova questa situazione debilitante.
Va detto che l’insonnia non è una malattia, ma un sintomo. In virtù di ciò, le cause
che portano al disturbo sono molteplici, e spesso si presentano contemporaneamente in uno
stesso soggetto. Dietro a un’insonnia infatti potrebbe celarsi tanto una malattia organica
quanto una di origine endopsichica.
Le insonnie sono state classificate in due categorie principali, a seconda dei fattori
scatenanti: vi sono infatti insonnie primarie e insonnie secondarie.
Le insonnie primarie sono di norma alimentate dall’interno, e sono legate alle caratteristiche
dell’individuo. Le insonnie secondarie invece trovano la loro causa in fattori esterni,
ambientali. Di norma, se si rimuovono tali fattori, anche l’insonnia svanisce.
Le insonnie primarie sono state classificate in tre diverse tipologie:
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Insonnie idiopatiche: sono presenti nel soggetto fin dalla nascita, e sono con ogni
probabilità dovute a squilibri del sistema di metabolizzazione della serotonina. Per
curare questa tipologia di insonnia, di norma si utilizzano farmaci mirati a
correggere gli squilibri di feedback all’interno dei sistemi che regolano i cicli sonnoveglia.
Insonnie psicofisiologiche: sono qui raggruppati tutti i tipi d’insonnie che sono
generate da stress emotivi. Avviene spesso che in soggetti predisposti, s’instauri dopo
tali stress un’insonnia che alla fine risulta tanto radicata che persista anche quando
gli stress sono rimossi. Spesso sono insonnie legate a personalità istrioniche
borderline. La cura per questo tipo d’insonnia è di solito sia farmaceutica che
psicologica.
Insonnie di errata percezione: questo tipo d’insonnie, è legato a uno sbaglio da parte
del soggetto nel percepire il proseguire del suo sonno. In realtà, al poligrafo i loro
tracciati EEG non mostrano alcuna differenza da quelli registrati in individui
normali, pertanto in ultima analisi, il disturbo è legato a fattori soggettivi.
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Ipersonnia
L’ipersonnia, è un disturbo debilitante che comporta un protrarsi eccessivo dello
stato di sonno nell’individuo. Anche quando esso non è a letto a dormire, durante lo stato di
veglia risulta costantemente assonnato, stanco, svogliato. Come per le insonnie, esistono
ipersonnie psicologiche, dovute quindi a stress psicofisici, ipersonnie da traumi organici e
ipersonnie idiopatiche.
Le ipersonnie idiopatiche, si articolano in due principali sindromi, fortemente
debilitanti per chi ne è affetto:
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Sindrome di Klein-Levine: sindrome che si può instaurare in pochi giorni,
provocando conseguenze sconcertanti: l’individuo che ne è colpito, dorme da 10 a 12
ore nell’arco delle 24 ore passando tutta la giornata a letto, e anche quando si
svegliasse, ingurgita quantità abnormi di cibo, (anche cibo che normalmente non
avrebbe mangiato) e perde i freni inibitori, manifestando un’ipersessualità che non
pone discriminazioni di sesso ed età nel partner scelto. Fortunatamente, questa
sindrome dura pochi giorni, e sparisce allo stesso modo in cui è iniziata. L’età tipica
d’insorgenza è l’adolescenza, e colpisce prevalentemente i maschi nella proporzione
di 3 a 1.
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Sindrome di Gelineau, o narcolessia: sindrome congenita, che si manifesta con una
sonnolenza diurna continua, svogliatezza e pigrizia. Il peggior disturbo portato dalla
sindrome è però la cataplessia: in seguito a forti emozioni, l’apparato muscolare
dell’individuo s’indebolisce improvvisamente, e nel peggiore dei casi si paralizza; il
narcolettico cade quindi a terra addormentato. Può accadere che sia cosciente di ciò
che sta avvenendo, o in altri casi cade in un sonno REM profondo, con sogni
allucinanti.
Parasonnia
Le parasonnie comprendono tutto quei fenomeni che disturbano il sonno, e che
possono oppure no essere ricordati quando il soggetto ritorna allo stato di coscienza. Tra
questi fenomeni, da ricordare sono i pavor nocturnus di cui abbiamo già parlato, le apnee
notturne, il sonniloquio e il sonnambulismo.
Il sonnambulismo, viene considerato dagli specialisti come un disturbo del risveglio,
una difficoltà nel coordinare i centri che presiedono al passaggio dal sonno alla veglia. Il
cervello non riesce a uscire dallo stato di sonno, e così invia comunque segnali motori che
già appartengono alla veglia. Essendo il corpo del soggetto paralizzato durante il sonno
paradosso, è impossibile che gli episodi di sonnambulismo avvengano durante la fase REM.
Tali deambulazioni involontarie, avvengono difatti nel sonno ortodosso, la fase non REM.
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Lo stato in cui si trova il sonnambulo, è di dormiveglia: un risveglio parziale, cui
però non sussegue l’attivazione della coscienza. Le deambulazioni possono durare da
qualche minuto a mezz’ora, e il soggetto riesce ad aggirare ostacoli poiché ha gli occhi
socchiusi, ed è guidato da una sorta di pilota automatico cerebrale.
Svegliare un sonnambulo, può comportare dei pericoli tanto per questi quanto per
chi lo sveglia: il cervello, si ritrova da una situazione di calma a una anormale, di pericolo,
scatenando reazioni aggressive nei confronti dell’ambiente.
Di particolare rilievo è poi lo pseudo-sonnambulismo: è un fenomeno analogo al
sonnambulismo, ma che avviene durante il sonno paradosso, in individui che non sono
paralizzati durante la fase REM. Spesso fanno sogni violenti, in cui stanno compiendo
omicidi o lottando con altri individui, e la mancanza di paralisi permette loro di rapportare
tali movimenti al mondo esterno, scalciando e tirando pugni. Sono stati registrati vari casi in
cui un coniuge, alzatosi di notte, ha picchiato l’altro violentemente.
Freud e i sogni
I due contenuti
I sogni ritrovano nella psicoanalisi freudiana, un metodo d’indagine dell’inconscio
del soggetto analizzato. Come gli atti mancati e i lapsus, essi sono la dimostrazione
dell’esistenza del determinismo psichico, ovvero del fatto che la psiche non è totalmente
identificabile con la coscienza, e che quindi certi fenomeni hanno un loro preciso
significato. Bisogna distinguere all’interno dei sogni, due contenuti:
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Contenuto manifesto: non è altro che il ricordo lasciatoci dal sogno, ovvero la
sequenza di immagini visive, suoni, sensazioni cinestesiche che accompagnano il
fenomeno onirico.
Contenuto latente: è il pensiero che soggiace dietro al sogno. E’ ciò che in realtà la
psiche voleva originariamente comunicarci, che viene espresso mediante
deformazione, nel contenuto onirico manifesto.
E’ proprio nel passare da contenuto onirico manifesto a contenuto onirico latente che
l’analisi si sviluppa. Ogni sogno infatti, risulta in ultima analisi mosso da un desiderio
inconscio, che viene sguinzagliato quando l’Io si riposa, e si ritrova di fronte a un enorme
‘’muraglia’’ di censura, (identificata poi con il nome di Super-Io) che lo deforma e lo rende
accettabile agli occhi della coscienza.
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Il lavoro onirico
Il lavoro onirico si configura come l’insieme dei processi endopsichici operati da
quella che Freud chiama ‘’censura onirica’’ che portano ad una modificazione spesso
radicale del contenuto onirico latente per passare al contenuto onirico manifesto. Si articola
in quattro fenomeni principali:
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Deformazione: è il meccanismo per cui il pensiero che soggiace al sogno viene
modificato per farlo diventare incomprensibile al soggetto.
Condensazione: è il meccanismo mediante il quale il pensiero onirico latente viene
sintetizzato in singoli elementi del contenuto onirico manifesto. In una singola
immagine del sogno, è spesso nascosto ‘’dell’altro’’, come se a partire da essa
scaturissero diversi elementi determinanti per l’interpretazione.
Spostamento: è il meccanismo grazie al quale la censura onirica riesce a spostare
l’enfasi psichica da un elemento importante per l’interpretazione a uno effimero,
prodotto dalla censura per conseguire lo scopo di nascondere il vero significato del
sogno. È una difesa egoica che viene mantenuta anche nello stato di veglia: nel
raccontare il sogno, l’analizzato tenderà a raccontare con più insistenza l’elemento
enfatizzato dalla censura, e tenderà a evitare l’elemento che è realmente funzionale
all’analisi, avvalendosi spesso dei meccanismi di difesa dell’Io.
Rappresentabilità: è il meccanismo per cui il contenuto onirico latente viene
trasformato in immagini, spesso usando una sorta di ‘’senso lato’’ del pensiero
latente. Freud notò peraltro la presenza di simboli ricorrenti nei sogni, come oggetti
appuntiti o oggetti cavi, che in ultima analisi risultavano essere sempre la
rappresentazione rispettivamente di peni e vagine. Questa categoria di immagini fa
parte del simbolismo onirico.
Va ricordato infine che spesso il sogno subisce modificazioni persino nel racconto
dell’analizzato, poiché in questi operano i meccanismi di difesa dell’Io, che vanno ad
influire sia sul racconto del contenuto onirico manifesto che sull’interpretazione stessa. Ecco
che elementi spiacevoli come il sognare la morte di un parente, che di norma esprime un
desiderio che si è avuto in passato di uccidere quest’ultimo, ha subito una razionalizzazione
scaramantica da parte delle masse, che hanno trasformato tale desiderio nel suo opposto:
sognare un parente che muore equivale ad allungargli la vita.
Il sonno e la psiche
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Bibliografia
Angela, Piero (1994). I misteri del sonno nuove scoperte sul versante notturno della nostra vita.
Rüdiger Dahlke (2006). Il sonno la parte migliore della vita.
Freud Sigmund (1915). Introduzione alla psicoanalisi
Freud Sigmund (1900). L’interpretazione dei sogni
Il sonno e la psiche
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