L’epica classica Caratteristiche La definizione di epica Il termine epica deriva dal greco épos (“narrazione”, “parola”) e indica la narrazione in versi (quindi in forma di poema) di imprese compiute da eroi con qualità straordinarie. I poemi epici greci su cui si fonda la cultura classica occidentale sono l’Iliade e l’Odissea, basati su un’originaria trasmissione orale. Appartiene alla tradizione latina successiva, invece, l’Eneide di Virgilio. Titolo - Modifica questo testo dalla pagina Master Il fine dei poemi epici I poemi epici hanno una duplice finalità: •di intrattenimento, in modo da divertire il pubblico; •pedagogica, per educare e istruire gli uditori, comunicando le usanze, i valori e le norme di comportamento da seguire. J. A. D. Ingres, L’apoteosi di Omero Da tradizione orale a testo scritto L’Iliade e l’Odissea sono il frutto di una lunga tradizione orale che ruota attorno al mito della guerra di Troia. Secondo alcuni studiosi, queste storie venivano elaborate e trasmesse oralmente dagli aèdi, cantori che improvvisavano narrazioni sui temi più cari al pubblico; in seguito, essi vengono sostituiti dai rapsòdi, cantori professionisti che narravano le gesta di figure eroiche con l’accompagnamento della cetra. L’Iliade e l’Odissea, così come le leggiamo oggi, corrispondono alla messa per iscritto delle vicende legate alla guerra di Troia organizzata intorno al VI secolo a.C. Si tratta quindi dell’unica forma scritta del vasto patrimonio orale, continuamente rimaneggiato, dai cantori. Forma e stile Forma poetica Il verso caratteristico dell’epica greca è l’esametro, un verso di tipo quantitativo (cioè basato sulla lunghezza delle sillabe), costituito da sei unità metriche. Anche l’epica latina, su modello di quella greca, si adatta all’uso dell’esametro. A causa dell’origine orale dei componimenti, la sintassi della frase coincide in genere con la lunghezza del verso. Titolo - Modifica questo testo dalla pagina Master Stile formulare Lo stile tipico dei poemi epici, legato in particolar modo alla loro originaria composizione orale, è detto stile formulare perché basato sull’uso di formule fisse utili tanto ai cantori quanto agli ascoltatori per memorizzare i personaggi e le vicende. Gli elementi principali dello stile formulare sono: •l’epiteto, cioè un attributo o un’apposizione che definiscono in modo ricorrente un personaggio o un oggetto (es. “Ettore elmo lucente”); •il patronimico, cioè un tipo particolare di epiteto che identifica un personaggio attraverso il nome del padre (es. “Pelide Achille”); •la scena tipica, cioè una formula molto ampia che descrive un’intera scena ricorrente, utilizzando sempre le stesse parole. Questione omerica Definizione Attualmente si concorda sul fatto che l’Iliade e l’Odissea siano state composte intorno all’VIII secolo a.C., ma che siano ambientate in un’epoca precedente e che comunque siano frutto di una lunga tradizione epica orale. Il dibattito e le teorie relative alla figura di Omero e alla paternità dell’Iliade e dell’Odissea prendono il nome di “questione omerica”. Titolo - Modifica questo testo dalla pagina Master Tappe del dibattito • III secolo a.C.: i filologi alessandrini (legati cioè alla Biblioteca di Alessandria d’Egitto) organizzano entrambi i testi omerici nei 24 libri in cui li leggiamo ancora oggi; durante questa operazione notano discordanze narrative e stilistiche tra i due poemi e si dividono due scuole di pensiero: i “separatisti”, secondo cui Omero sarebbe autore della sola Iliade, e gli “unitari”, secondo cui Omero avrebbe scritto entrambe le opere ma in anni differenti. • Rinascimento: si recupera l’interesse per la questione omerica e alcuni studiosi, sulla base di alcune incoerenze o ripetizioni nella narrazione, ritengono che i due poemi provengano da autori diversi, o che comunque siano l’unione di differenti storie preesistenti accorpate da un anonimo compilatore. Tappe del dibattito • Seicento-Settecento: alcuni studiosi ipotizzano che Omero non sia realmente esistito e che Iliade e Odissea siano un prodotto “collettivo” della cultura greca, non attribuibile a un autore in particolare ma al massimo ad anonimi cantori di epoche differenti. • Ottocento: gli studiosi concordano nell’individuare dei nuclei tematici originari attorno ai quali sono state organizzate le due opere; tuttavia secondo i “separatisti” l’eterogeneità dei due poemi confermerebbe la diversa paternità, mentre per i “neounitari” il lavoro di rielaborazione dei nuclei preesistenti sarebbe opera di unico abile autore. Troia e Micene Per secoli anche la stessa città di Troia è considerata soltanto un mito inventato da Omero. Sono gli scavi dell’archeologo tedesco Heinrich Schliemann (18221890), avviati nel 1871, a dimostrare l’esistenza della città. Basandosi sulle indicazioni presenti nell’Iliade, infatti, Schliemann individua nell’attuale Turchia il luogo in cui si trovava l’antica Troia. Attenendosi alle informazioni contenute nei poemi omerici, Schliemann riesce anche a scoprire le rovine di Micene, la città di Agamennone. Questa scoperta conferisce veridicità storica ai fatti narrati da Omero e avvalora l’ipotesi, attualmente riconosciuta come plausibile, per cui i poemi omerici sarebbero ambientati in epoca micenea.