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Pillole - Appunti lezione criminologia
Criminologia (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia)
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Disagio, devianza e criminologia minorile
Nel nostro ordinamento giuridico il differenzia in modo attento il tema dell’imputabilità.
L’imputabilità implica la capacità del soggetto di essere assoggettato a sanzione penale,
l’imputabilità dell’adulto è regolamentata secondo il principio di aczio di berencausa (non capisco
cosa dica), cioè esistono solo poche e determinate cause di esclusione dell’imputabilità e sono
predefinite e elencate rigidamente dal codice penale. Imputabilità coincide con la capacità di
intendere e di volere.
Capacità di intendere: la capacità del soggetto di rendersi conto del valore e del significato
appieno, dell’atto che sta per compiere, nella loro visione più estesa.
Capacità di volere: capacità di autodeterminarsi liberamente in vista del raggiungimento di uno
scopo, non coincide con la capacità di intendere, perchè potrei non essere libero di orientare la
mia condotta in vista del raggiungimento dello scopo che voglio raggiungere
La mancanza di una o dell’atra è una causa di esclusione di imputabilità.
Altre cause di non imputabilità sono: vizio totale o parziale di mente, assunzione di sostanze
alcoliche o stupefacenti solo in certi casi e il caso del sordo mutismo (solo in un determinato
periodo storico), ora dovresti essere imputabile. Tutte queste cause di non imputabilità attengono
al soggetto adulto, maggiorenne (18 anni). Codice rocco era 21 anni.
Limite della maggiore età:
Necessario un referendum perché il tema chiamava in causa nuove concezione culturali. Si è
ritenuto che i 21 anni fossero una soglia d’età che contrastava la precocità e con l’accelerazione che
era stata raggiunta nel nostro gruppo sociale, in quel momento storico nel tema di formazione e di
istruzione del minore. Da un punto di vista culturale sono stati conosciuti cambiamenti importanti
come ad esempio la grande modificazione che si è realizzata a livello generale dall'incremento del
processo di scolarizzazione. L’istruzione a partire dal 1900, ha conosciuto un cambiamento
epocale. Fino ai primi anni del 1900 l’istruzione era riservata alle classi più abbienti lasciando
esclusi una serie di persone.
Controllo e diffusione della cultura quindi nasce l’obbligo della scolarizzazione elementari e medie
di tutti i membri della popolazione e questo ha segnato un passaggio culturale epocale.
Dopo la seconda metà del 900 questo passaggio è ancora più importante grazie alla diffusione di
una maggiore stabilità e benessere.
In questo ambito la percezione della cultura da parte del gruppo sociale ha iniziato a riflettere sul
concetto di maturità del minore cioè sulla sua capacità di essere considerato un membro adulto,
un membro a tutti gli effetti ha conosciuto un cambiamento importante e che ha fatto i conti con il
concetto di trasmissione della cultura e di accelerazione del processo di acculturamento del
minore. In questo senso si è ritenuto che di poter individuare in una soglia d’età più bassa la
possibilità di ritenere già realizzati per i minori degli obiettivi, dei traguardi di conoscenza tali da
poter essere a tutti gli effetti considerati degli interlocutori validi anche per l’ordinamento giudico e
per il diritto penale e quindi di poter ritenere il soggetto capace di assumersi a pieno titolo la
responsabilità delle proprie scelte e delle proprie azioni. In questo senso il dibattito sociale e
culturale è stato molto ampio e molto acceso, per il parlamento è stato impossibile una soluzione
condivisa da tutti e si è scelto il referendum (il gruppo sociale ha espresso la propria convinzione
circa il fatto che effettivamente grazie al cambiamento di organizzazione della trasmissione della
culturale fosse possibile ritenere e dare per acquisita , nella popolazione giovanile ,il
raggiungimento in tempi più precoci di una posizione di capacità d intendere e di volere
pienamente consolidata).
Quindi da 21 anni (dal codice Rocco) viene abbassata ai 18 anni di età.
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Oggi ci sono offerte da quello che possiamo considerare il raggiungimento di maggiori conoscenze
dal punto di vista culturale rispetto a quelle del momento storico nel quale sono state effettuate
queste scelte. Oggi, dal punto di vista scientifico, siamo più consapevoli della differenza che esiste
tra numero di informazioni dalle quali il soggetto viene raggiunto e capacità di elaborazione di
queste informazioni. Certamente i nostri bambini, giovani sono raggiunti in tempi precoci da un
numero di informazioni molto più ampie rispetto al passato. Tuttavia non è così scontato che il
venir bersagliati da un alto numero di informazioni coincida necessariamente con un accelerazione
dei tempi necessari per elaborare queste informazioni, per sistematizzarle in modo tale da arrivare
a possedere una struttura di personalità stabile, che è la condizione che ha un adulto. In realtà oggi
siamo chiamati a prendere atto di tutta una serie di competenze scientifiche che viceversa ci
allertano abbastanza preciso rispetto al fatto che venire raggiunti da un numero di info molto
elevato in fascia di età in cui il soggetto è un soggetto ancora particolarmente fragile proprio
perché ha una struttura di personalità non ancora formata. Questo eccesso di informazioni, per
alcuni versi, può anche un po' contrastare con la possibilità del minore di costruire una struttura
stabile di personalità attraverso l’elaborazione delle informazioni. In questo senso le ultime
acquisizioni scientifiche in termini di conoscenze mediche, biologiche sulla organizzazione e la
struttura del nostro sistema nervoso ci ha reso consapevoli di nozioni nuove che non erano alla
portata dei nostri antenati. Oggi noi sappiamo che all’età di 27 anni il nostro sistema nervoso
centrale non è ancora completamente definito. In realtà oggi possiamo sollevare perplessità di
carattere scientifico. Quindi potremmo dire che la scelta di tenere l’ordinamento giuridico al passo
con il gruppo sociale è stata un po' frettolosa. 18-21 anni si parla di giovani adulti.
L’imputabilità del minore – pt.1 e 2
Quando l’ordinamento giuridico si riferisce ai soggetti tra i 18 e i 21 anni, usa una definizione
tecnica specifica che è “giovane adulto” per indicare la consapevolezza del fatto che nonostante la
scelta culturale non sia mai venuta a meno alla consapevolezza della reale, concreta e obiettiva
delicatezza di questo gruppo di soggetti: in questa fascia di età ben comprensibilmente possiamo
essere certo del fatto che il soggetto può presentare ancor delle aree di fragilità ben definite;
quando il codice penale parla di giovani adulto lo fa per prevedere delle eccezioni rispetto al
trattamento ordinario (ad es. misura alternativa alla detenzione: detenzione domiciliare).
Ogni previsione dell’ordinamento giuridico è una convenzione, è un accordo culturale, al nostro
gruppo sociale (in quel momento storico) è condivisa la convinzione che un determinato aspetto
sia ben trattato secondo determinati parametri (ad es. il fatto che si diventa adulti con il
compimento dei 18 anni).
Tutto il processo penale e il percorso sanzionatorio conosceranno un’area di variazione
profondissima in funzione del fatto che il soggetto abbia già o no i 18 anni; nell’ordinamento
giuridico si realizza una situazione: il soggetto che compie un reato da minorenne si trova a seguire
un destino giuridico completamente differente, esiste una differenza centrale la valutazione tra
l’imputabilità del maggiorenne e quella del minorenne. Al di sopra del compimento dei 18 anni
esiste una “presunzione di imputabilità yuri estantum”, una presunzione relativa, cioè il soggetto è
presuntivamente un soggetto a cui può essere applicata una sanzione penale, questa può venire
meno in presenza di causa di imputabilità (vizio di mente, totale, parziale, condizioni nelle quali il
soggetto ha assunto sostanze stupefacenti o alcoliche), è una presunzione di carattere generico;
viceversa al di sotto dl limite dei 18 anni questa presunzione non esiste più ma abbiamo una
presunzione molto più rigida, “presunzione assoluta di non imputabilità del soggetto che non ha
ancora compito i 14 anni di età”, perché da un unto di vista etico e scientifico rifiutiamo l’idea di
assoggettare a delle responsabilità forti un bambino.
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Per ciò che riguarda tutte le valutazioni di imputabilità del minore che si collocano in questa fascia
di età di particolare complessità e delicatezza (dai 14 ai 18 anni), la fase dell’adolescenza che
comporta già di per sé delle modifiche sul soggetto che incrociano in maniera molto importante un
cambiamento di importanza primaria. Il legislatore non poteva non riconoscere questi fattori, e ne
ha quindi tenuto conto nella costruzione della disciplina normativa che è stata definita a partire da
una attenzione estrema di carattere individuale rivolta al minore di età.
Quali sono le previsioni normative mese in camp dal legislatore?
- questa valutazione è stata affidata ad un giudice altamente specializzato, incaricato di compiere
una valutazione particolarmente articolata e specificamente rivolta a tutelare e a salvaguardare la
specificità delle caratteristiche individuali di quel minore. La valutazione deve riguardare molte
caratteristiche del soggetto che spaziano da quelle individuali, psicologiche per allargarsi all’analisi
di una serie di aspetti che riguardano la famiglia da un lato e il contesto sociale dall’altro.
Il gruppo dei pari rappresenta in questa fascia di età un interlocutore di rilevanza centrale, fino a
quando il soggetto non arriva ad organizzare una personalità pienamente adulta.
Imputabilità del minore - indagine sulla maturità.
In esito a un così complesso esame e un’analisi di fattori di influenzamento così ampi e così
allargata il giudice raggiunge tutti gli elementi per poter prendere una decisione sull’imputabilità
del minore.
Bisogna evidenziare che questo tipo di analisi, a differenza di quanto avviene normalmente per
l’adulto, può vedere fatta anche direttamente dal giudice senza l’ausilio di tecnici, quindi senza
necessariamente ricorrere ad una consulenza tecnica d’ufficio come invece è la norma nel
momento in cui il giudice del tribunale ordinario si pone il problema di verificare l’imputabilità di
un maggiorenne. Perché questa differenza? perché il maggiore di 18 anni le cause di esclusione di
imputabilità sono rigidamente pre-determinate dal legislatore e di fatto ridotte sostanzialmente
alla possibilità della presenza di un vizio di mente totale o parziale, e l’influenza su un imputabilità
che può essere esercitata dall’assunzione di sostanze stupefacenti e alcoliche è grandemente
ridotto dal principio che è stato posto alla base dal legislatore. in base a questa prospettiva sono
rarissime le ipotesi di influenza tra assunzioni di sostanze alcoliche e stupefacenti e d’imputabilità,
rimanendo rilegate ai casi scelti dal legislatore.
Nell’adulto, il magistrato nel momento in cui ha un dubbio sulla capacità di intendere e di volere di
un soggetto maggiorenne lo può e lo deve avere nel momento in cui ci può essere u’ infermità
mentale da parte del soggetto.
Il magistrato nel nostro ordinamento è astrattamente , avrebbe in tutte le situazioni processuali la
potestà di valutare liberamente , di decidere in base alla propria convinzione e conoscenze
scientifiche sul caso che deve decidere ma naturalmente nell’ipotesi in cui sia in dubbio un vizio
totale o parziale di mente che il nostro ordinamento giuridico collega all’esistenza di un infermità è
chiaro che ben difficilmente il giudice si asterrà dal disporre una consulenza tecnica specialistica da
parte di uno psichiatra chiamato a verificare se ce la presenza o no di un infermità totale o parziale
nel soggetto. Nell’adulto, di norma il giudice, quando deve verificare l’imputabilità del soggetto, si
rivolge ad un perito d’ufficio che nomina incaricandolo di rispondere al quesito posto dal
magistrato circa la presenza o meno dell’infermità tale da comportare la presenza di un vizio totale
o parziale cioè aver compromesso o escluso la capacità di intendere e di volere del soggetto
La valutazione che l’ordinamento giuridico chiede di fare al giudice dei minori è una valutazione
completamente differente rispetto a quello degli adulti. Il giudice minorile non è in alcun modo,
quando deve pronunciarsi sulla imputabilità del minore, legato all’ antitesi presenza di infermità
mentale si o presenza infermità mentale NO. La normativa è molto differente sul minore è molto
più allargata e quindi gli strumenti di valutazione del giudice sono diversi.
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Non è solo legata alla presenza di un’infermità mentale nel minore (cosa tra l’altro molto rara
prima del raggiungimento dell’età adulta). Quando il giudice minorile non è chiamato in alcun
modo a compiere una valutazione di carattere psico patologico ma deve compiere una valutazione
più ampia che riguarda le caratteristiche personali ,individuali della struttura di personalità del
minore ,le caratteristiche della sua famiglia e delle relazione tra minore e famiglia , caratteristiche
dell’ambiente sociale dal quale il minore proviene prestando particolare attenzione alle figure
istituzionali (come insegnanti) e al gruppo dei pari. Dunque è evidente che nel momento in cui
deve compiere un indagine di questo tipo ha, da un lato assoluta e piena libertà di decidere se
chiedere, eventualmente, una consulenza tecnica di un perito che lo affianchi nel raccogliere
informazioni ma non è affatto obbligato nel disporre una consulenza tecnica. Noi osserviamo una
maggioranza di situazioni nelle quali il giudice raccoglie da se gli elementi di informazione che gli
servono e si forma personalmente una propria convinzione sul soggetto interagendo con il minore,
svolgendo dei colloqui ed raccoglie eventuale informazioni molto importanti anche di carattere
ambientali, socio familiare (ad esempio usando l’ufficio per l’esecuzione penale esterna) ma senza
necessariamente richiedere una perizia. Il giudice può raggiungere il proprio inquadramento del
minore, formarsi il proprio convincimento e valutare in prima persona l’imputabilità del minore che
in questo caso si tratta di un’indagine sulla maturità del minore. Cioè la giurisprudenza del
tribunale dei minori in Italia , nel momento in cui si trova di fronte un soggetto compreso nella
fascia di età tra i 14 e i 18, per valutare la sua assoggettabilità a sanzione penale compie una
valutazione che è un giudizio di maturità del minore cioè è una valutazione, una conoscenza
approfondita di caratteristiche individuali , di struttura di personalità del soggetto, delle sue
relazioni con la famiglia, della sue relazioni con il proprio gruppo sociale di appartenenza e alla luce
di questa particolare serie di elementi di valutazione farà le proprie convinzioni e valuterà la
maturità del minore come base per la scelta di assoggettare o meno il minore a sanzione penale.
La cultura sociale ed il gruppo sociale
Cultura sociale secondo Taylor: è quel insieme complesso di conoscenze che un determinato
gruppo scientifico acquisisce in un determinato momento, in tutti i settori della sua conoscenza, un
insieme di cosi vasta portata costituisce lo strumento centrale che contraddistingue le
caratteristiche di quel gruppo sociale in quel momento storico.
Gruppo: è una nozione contraddistinta dalla presenza di elementi ben definiti, ci deve essere una
relazione interna fra i componenti del gruppo.
Primo elemento: la condivisione di un obiettivo comune. (differenziazione dei compiti)
Secondo elemento: la presenza fra i membri del gruppo di individuare una organizzazione interna
(ripartizione dei compiti) funzionale alla realizzazione dell’obiettivo comune.
Terzo: raggiungimento all’interno di questa organizzazione di una gerarchia di ruoli e compiti.
Questi concetti ci rimandano al concetto di agenzia del controllo sociale, all’interno di un gruppo
sociale la prima condizione determinante è quella di raggiungere un insieme di accordi interni che
costituiscono la cultura sociale del gruppo. All’interno del funzionamento del gruppo sociale la
trasmissione della cultura sociale è garantita grazie alle agenzie di controllo sociale, ovvero
organismi interni alla società che ne consentono il mantenimento e la prosecuzione nel tempo.
Agenzie di controllo sociale:
Tutto lo sviluppo della vita all’interno del gruppo sociale si realizza attraverso la nascita delle
agenzie di controllo sociale. Le agenzie di controllo sociale sono numerose e sono in funzione al
gruppo sociale.
Es. Un piccolo gruppo sociale composto da 5 eschimesi. In questo caso le agenzie di controllo
sociale avranno un numero ridotto.
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Se pensiamo al nostro gruppo sociale, quindi soggetti che vivono all’interno dell’Italia il nostro
gruppo è molto complesso ed ampio e nascono molte agenzie di controllo sociale.
Le agenzie di controllo sociale sono funzionali a consentire la vita all’interno del gruppo e a
mantenere e a conservare la cultura sociale del gruppo e a favorirne la trasmissione ai nuovi
membri che entrano a far parte del gruppo sociale.
Si possono distinguere:
- Agenzie di controllo sociale di tipo informale: es. il gruppo dei genitori che seguono il loro
bambini in un’attività di calcio
-Agenzie di controllo sociale di tipo formale: organizzazioni di tipo istituzionale (es. carabinieri,
magistratura, polizia)
All’interno di un gruppo sociale esistono tanti gruppi, tanti sottogruppi che costituiscono al loro
volta delle agenzie di controllo sociale. Va da sé che le agenzie di controllo sociale di tipo
istituzionale funzionano secondo dinamiche di tipo formale organizzate su base rigida e
normativamente regolamentante ; mentre le agenzie di controllo sociale di tipo informale sono
organizzate secondo relazioni interne che sono più dinamiche ,alle quali non corrisponde un
organizzazione di tipo normativo ma all’interno delle quali possono esistere dei vincoli, dei legami
molto forti e molto penetranti nei confronti della condotta dell’individuo e delle relazioni tra i
membri dell’agenzia del controllo sociale (es. la famiglia è una delle prime agenzie di controllo
sociale e ci aiuta a individuare una delle caratteristiche base , cioè la sua funzione la famiglia
realizza in modo molto pieno la sua funzione d definizione della cultura sociale, di mantenimento e
trasmissione della cultura sociale alle nuove generazioni . La famiglia in criminologia minorile ha
molta importanza).
Le relazioni tra giovane e gruppi familiare sono importanti per decodificare la struttura di
personalità del minore.
All’interno della famiglia riveste un’importanza estrema per comprendere circa la funzione delle
agenzie di controllo sociale. Dentro la famiglia si sviluppa nella relazione genitore figlio nel modo
più pieno il concetto di mantenimento della cultura sociale. Il genitore educa insegnando la norma
culturale al proprio figlio, lo educa e garantisce il mantenimento e rinforzo della cultura sociale che
a sua volta il genitore ha appreso dai propri genitori. Non solo avviene la trasmissione della cultura
sociale ma avviene anche il controllo all’osservanza della norma culturale perché il genitore non si
limita a trasmettere ma controlla anche che il precetto insegnato venga osservato/seguito dal
minore. Lo controlla osservando con un’azione di supporto / sostegno e infliggendo delle
ricompense o punizioni.
Le agenzie sono le cellule basi e centrali per il funzionamento del gruppo sociale e della sua cultura
perché sono i luoghi in cui la cultura sociale viene trasmessa e mantenuta, in questo modo il
gruppo si autotutela e tutela la sua identità culturale, il gruppo sociale tutela la propria
sopravvivenza nel tempo trasmettendo la cultura sociale e confermandola.
Cultura sociale che va intesa in senso grandemente dinamico perché cambia continuamente e
cambia in funzione dell’ingresso di nuove indicazioni culturali. (es. grazie ai flussi migratori che
modificano la cultura sociale)
Non ci dimentichiamo di far riferimento a due fondamentali parametri quando parliamo di cultura
sociale: TEMPO e SPAZIO, cioè La storia e il luogo geografico nel quale il gruppo sociale si trova. In
funzione del modificarsi di queste componenti la cultura sociale si modifica grandemente.
Le agenzie di controllo sociale devono modificare il loro funzionamento, la cultura sociale cambia
quindi la norma deve essere cambiata e aggiornata ai nuovi contenuti della cultura sociale per
consentire il migliore e più pieno funzionamento della cultura sociale. La cultura sociale rispecchia
il gruppo e la sua organizzazione in base a parametri che tengono conto della organizzazione
economica del gruppo.
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Esiste una parte della cultura sociale che più di ogni altra è rivolta in modo specifico a tutelare e
preservare l’organizzazione del gruppo e questa parte noi lo definiamo ordinamento giuridico, cioè
è quella parte della cultura sociale ad essa che individua quelle norme rivestono un’importanza di
grande rilievo tanto da venire definite per garantire il proprio mantenimento nel tempo.
Nozioni di cultura e sottocultura:
Parallelamente alla nozione di cultura si segnalano le due nozioni collaterali di sottocultura e di
controcultura. Alla cultura sociale si affianca il primo concetto di sottocultura che contraddistingue
quelle particolari aree della cultura sociale che si differenziano per alcune delle proprie aree;
questo concetto riguarda la cultura sociale di alcuni dei gruppi che costituiscono il gruppo sociale,
che condividono alcune delle aree della cultura mentre se ne differenziano per altre, all’interno di
una sottocultura ci sono delle norme che contrastano con quelle della cultura sociale generale.
Affianco al concetto di cultura e sottocultura individuiamo quello di controcultura, che indica
quell’insieme di norme contro culturali che presentano una differenza centrale rispetto alle norme
ella cultura sociale generale, anzi le norme della controcultura contrastano completamente con
quelle sociali generali; una controcultura è un insieme di norme che si contrappone in modo rigido
rispetto a tutte le norme previste dalla cultura sociale generale. Facciamo riferimento alle
riflessioni, in rapporto ad alcuni degli studi da alcuni criminologi famosi: Merton all’interno della
sua teoria sviluppa a partire da una condizione di cultura sociale, le cui norme registrano al proprio
interno delle situazioni di contrasto (società anomica), in questo tipo di società si sviluppa
inevitabilmente nei membri un sentimento di squilibrio che pervade in modo più o meno forte la
struttura piscologica il loro comportamento, portando l’insorgenza di disagio e devianza, che
Merton inquadra fotografandoli nei 4 modelli che presenta alla fine della propria riflessione teorica
(innovazione, ritualismo, ribellione, rinuncia); quando parliamo di cultura sociale generale e di
adesione ci riferiamo ad una situazione di conformità.
Es. di sottocultura criminale -> l’innovatore (autore di reato).
Nozione di contro cultura, fenomenologia della delinquenza minorile
La nozione di controcultura presenta delle caratteristiche specifiche e che si attagliano in modo
pertinente alla riflessione delle teorie struttural funzionaliste.
Contro cultura: cultura sociale di un sottogruppo presenza un divario fra tutte le sue norme e tutte
le norme che abbiamo in una cultura generale (normale). C’è una contrapposizione netta fra le
due. La controcultura caratterizza in modo molto rispondente il modello di Merton ( il 4 modello)
quello del ribelle, il ribelle è una persona che si contrappone in torto alla cultura sociale generale e
che combatte con ogni sua risorsa e in ogni suo aspetto, ha mete culturali opposte alla cultura
generale. L’insieme delle norme culturali di questo sottogruppo si contrappongono in modo rigido
alle indicazioni generali sociali. Le sue norme culturali sono proprio opposte a quelle proposte alla
cultura sociale generale. Contenuti descrittivi che ci aiutano ad inquadrare il fenomeno della
criminologia minorile, le aeree di riflessione sulla criminologia minorile sono:
La conoscenza della prevenzione del disagio minorile, la conoscenza dei fenomeni di devianza
minorile e ci concentreremo anche alla comprensione delle azioni di violazione delle leggi penali,
quindi proprio alla criminalità minorile.
La criminalità minorile è un fenomeno con delle caratteristiche specifiche ed e differente rispetto a
quello della criminalità dell’adulto; la crimi minorile da un punto di vista di numeri assoluti è
inferiore rispetto a quella degli adulti, ma è normale perché i giovani sono meno degli adulti, ma se
rapportiamo in tasso di criminalità minorile rispetto alla popolazione e al numero dei reati, in
realtà ci rendiamo conto che è un numero molto elevato.
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Fattori di fragilità dell’adolescenza
Le caratteristiche della delittuosità minorile ci derivano dal dato preliminare che la delittuosità
minorile da un forte contributo alla criminalità. Le statistiche indicano una partecipazione
quantitativa molto elevata della popolazione minorile dei reati, ecco gli aspetti costitutivi della
popolazione minorile che delinque:
• l’età adolescenziale (14-18), è un momento di transizione nella quale lo sviluppo del minore
attraversa fasi di cambiamento accentuato all’interno delle quali si realizzano nel minore una serie
di trasformazioni. (es un cantiere, fase di transizione dinamica prima che un immobile sia pronto) il
minore rappresenta una fase evolutiva che può essere differenziata a seconda dello stato di
maturità in quel momento, perché può aver sviluppato maggiori o minori competenze in quel
momento.
• La non percezione del rischio, (es consumo di sostanze), l adolescente istintivamente ha la
tendenza a sottovalutare il rischio.
Fenomenologia della delinquenza minorile 2:
Tra le caratteristiche dell’età adolescenziale, abbiamo il desiderio di trasgressione, che si lega alle
ulteriori caratteristiche della personalità giovanile, ed è alla base di quell’impulso che spinge
l’adolescente all’esplorazione del sé anche al costo di condotte che possono portare a delle
conseguenze di pericolo soggettivo o sociale. Il desiderio di trasgressione è a sua volta uno dei
tasselli che compongono la spinta individuale al processo di individuazione, il minore attraverso
una scelta della condotta che si discosta anche dalle indicazioni che gli provengo dall’esterno,
sperimenta la propria capacità di scelta individuale e realizza quelle esperienze che sono alla base
della costruzione di una struttura di personalità individuata.
Un altro aspetto di rilevanza centrale, nell’influenzamento della condotta giovanile, ci deriva dalla
consapevolezza dell’enorme influenzamento esercitato sul minore dal gruppo dei pari, è la
struttura di personalità ancora in transizione dell’adolescente lo coinvolge in una necessità
particolarmente accentuato di costruire dei legami con soggetti esterni a lui che diventano per lui
una fonte di identificazione attraverso la quale consolidare la propria immagine del sé; il minore si
identifica nei coetanei e attraverso questo processo costruisce dei tasselli importanti nella
percezione di sé stesso e nel confronto dell’immagine di se che gli viene rimandata dagli altri
membri del gruppo sociale.
Tutte queste condizioni sono accomunate dal porre il soggetto in una situazione di rischio, di
assunzione di condotte che non valutano bene i pericoli e che possono risentire in modo molto
marcato dell’influenzamento che proviene da altri soggetti.
I minori commettono molti reati, ma di che tipo? Reati significativi anche perché fanno i conti
anche con la scarsa capacità del minore (da un punto di vista esistenziale) e per questo è anche
esposto a compiere delle azioni criminali che sono più facilmente identificabili.
Un altro tassello che ci consente di ricostruire le caratteristiche della criminologia minorile, deriva
dal coinvolgimento dei minori da parte delle organizzazione criminali, della criminalità organizzata,
soprattutto in alcune aree del nostro Paese, esistono realtà nelle quali questo tipo di dinamiche
presentano fattori di profondo rischio e interferenza tra associazione di criminalità organizzata e
minori che risiedono in quel territorio: è evidente che il minore per la sua fragilità può diventare
facilmente oggetto di attenzione per la criminalità organizzata, allo stesso temo quest’ultima è ben
consapevole dell’area di parziale impunità che piò derivare nelle fasce dell’adolescenza
particolarmente per la prima adolescenza (l’imputabilità del minore di 14 anni rende questi
ragazzini ancora più dei soggetti “appetibili”).
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La delinquenza per classi di età
La criminalità giovanile in numeri percentuali è molto numerosa. La criminalità in generale ha un
andamento curvilineo crescente con l’età per poi diminuire di nuovo.
La classe più colpita è quella dai 18 ai 30 anni, fornisce il contributo più importante alla criminalità.
Si tratta di una fetta di popolazione nella quale le caratteristiche fisiche sono connotate da tratti
che offrono un buon presupposto per lo svolgimento di azioni criminali. I soggetti hanno una piena
forma fisica e capacità fisiche per svolgere queste azioni criminali. Si tratta di una fase della via
vicina all’adolescenza in cui il soggetto ha ancora una percezione die se con una grossa spinta
all’iniziativa individuale, all’assunzione di condotte autonome e fondate sulla fiducia delle proprie
caratteristiche personali, il soggetto si trova in una fase ascendente della propria carriera criminale,
che prosegue in un aumento progressivo fino al 3 esimo anno di età, questa fetta è quella che le
statistiche definiscono come fascia di età in cui vengono commesse più azioni criminali. Parliamo di
criminalità convenzionale di stampo appropriativo, che offre delle motivazioni di carattere
socioeconomico.
Fra i 30 e i 40 anni la curva si ferma e rimane costante perché il soggetto raggiunge il massimo della
sua carriera criminale.
Fra i 40 ai 65 anni la curva inizia a scendere in modo costante lentamente in torno ai 40 anni ma
poi sempre in modo più accentuato. Il soggetto inizia lentamente un percorso di declino delle
proprie caratteristiche fisiche e della propria capacità di performance da un punto di vista fisico e
questo progressivo declino si accompagna ad una maggiore esperienza di vita e ad una carriera
criminale che ha già avuto un periodo di sperimentazione lungo dai 18 ai 40 ha conosciuto anche
delle fasi di confronto doloroso con la realtà (le pene ad esempio) quindi in teoria dovrebbe
ridimensionarsi.
Dai 65 anni in poi si parla di criminalità dell’anziano che ha delle caratteristiche particolari,
contrapposte a quelle della criminologia minorile. Questa crimi si lega al fenomeno del progressivo
decadimento della personalità del soggetto, il soggetto diventerà più insicuro, vulnerabile meno
capace di compiere esami di realtà adeguati, sempre più portato alla confabulazione e
sopravalutazione delle intenzioni degli altri, a questo si aggiunge la perdita dei freni inibitori. In
questa crimi troviamo reati tipo atti osceni in luoghi pubblici, la messa in atto di condotte di
disturbo, di offesa al pubblico ufficiale
Delittuosità in famiglia -pt.1
La rilevanza della relazione tra minore e famiglia in termine di criminalità minorile. Non possiamo
mai dimenticare come tecnici del trattamento che la famiglia è il luogo dove il minore nasce e si
sviluppa per un periodo di estrema fragilità nella costruzione della struttura della propria
personalità quindi il minore è facilmente influenzabile, vulnerabile anche da parte di quei membri
del gruppo famiglia che nella percezione culturale diffusa e stereotipica viene istintivamente
immaginata come il luogo principe deputato alla protezione, supporto, sostegno, incremento della
relazione. La realtà purtroppo in alcuni casi è molto differente, anzi il contrario.
Un presidente della corte d’assisi, un magistrato che ha scritto nel corso della sua esperienza
professionale un testo sulla delittuosità nella famiglia dice e descrive lo scarto che spesso si realizza
tra la percezione culturale della famiglia come il luogo degli affetti e protezione come quelle che in
realtà sono le reali, tristi condizioni concrete dove si dipana la vita familiare, la famiglia viene
indicata come il luogo dove si sviluppano relazioni interpersonali particolarmente tesi e difficoltose
e che danno luogo a condizioni di concreto pericolo sociale anche dal punto di vista della
realizzazione di condotte di reato.
L’importanza del ruolo come agenzia di controllo sociale nella crescita e nella trasmissione al
minore di messaggi culturali e valori conformi e dobbiamo analizzare le dinamiche che si possono
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realizzare nella famiglia in senso contrario alla concezione della famiglia come il principale luogo
deputato per la crescita armoniosa del minore ma anche come il luogo dove si possono realizzare
condizioni di relazione interpersonali fortemente negative per uno sviluppo armonioso del minore.
Queste condizioni di crescita e di sviluppo del tutto negative vedono il minore come un soggetto
influenzato da questa dinamiche relazionali che lo chiamano in causa come causa di reato o come
vittima di reato in modo alternato, proprio in conseguenza della mancanza di relazioni inter
personali positive all’interno della famiglia, dunque tra le situazioni nelle quali il minore può essere
una vittima non possiamo collocare la presenza di maltrattamento. Il maltrattamento del minore
viene inquadrato dalle statistiche come un fenomeno che ha un elevato numero oscuro quindi
siamo consapevoli del fatto che il numero che conosciamo costituisce realmente una quantità
molto contenuta del numero di reato rispetto alla realtà. Il corrispettivo opposto quando parliamo
di famiglia come luogo nel quale possono insorgere spinte anti-normative nell’individuo che
possono vedere il minore anche come protagonista, quindi come autori di reato e parliamo del
fenomeno opposto parricidio. Situazioni nella quale dove la relazione genitore - figlio è logorata in
funzione di dinamiche interpersonali sbagliata, profondamente dolorose e negative per la struttura
di personalità del soggetto che nella minore età o età adulta può arriva ad uccidere il genitore in
funzione di e abbiamo due casi : parricidio riparatore, riguarda quelle fatti specie di reato nelle
quali il minore o comunque il figlio arriva all’uccisione del genitore per tutelare l’onore della
famiglia che è stato violato dalla condotta inadeguata del genitore ; seconda modalità di parricidio
che può rendere ragione è il parricidio liberatore, cioè quella condotta dove il figlio uccide il padre
come modalità di liberazione, di protezione di se stesso o di un altro membro rispetto a condotte
del genitore che sono percepite come un attentato ,non più tollerabile ,rispetto alla dignità della
qualità della vita degli altri membri.
Per le condotte di omicidio che fanno riferimento alla famiglia come luogo di esasperazione delle
relazioni interpersonali e dobbiamo mettere all’interno condotte quali infanticidio e figlicidio e
dove il minore è la vittima di reato.
Infanticidio: Commissione del reato immediatamente dopo il parto. Sono state oggetto di revisione
normativa abbastanza recenti, il nostro legislatore nel 1981 ha portato a termine una riforma e che
ha comportato l’eliminazione per causa di onore tra questi anche l’infanticidio. L’infanticidio per
cause di onore rispondeva a una condizione culturale che ha caratterizzato il nostro gruppo sociale,
nella quale la violazione dell’onore sessuale poteva derivare dalla nascita di un figlio in condizioni
considerate disonorevoli dalla società di quel momento ,in particolare in quell’epoca la nascita di
un figlio al di fuori del matrimonio formale poteva comportare una lesione dell‘onore della donna
o della famiglia da poter condurre la neo mamma alla scelta dell’uccisione del figlio pur di evitare il
disonore. La riforma ha eliminato i delitti per causa di onore che prevedevano una sanzione
attenuata e ha sostituito l’infanticidio per causa di onore con una figura di infanticidio in
condizione di abbandono materiale o morale, più vicina alla nostra concezione culturale quindi può
essere più facile immaginare alcuni aspetti di minore gravitò della condotta della donna che si
risolve a questo gesto estremo per abbandono materiale o morale , in senso di mancanza di ogni
tipo di supporto di carattere affettivo, economico nel contesto.
Figlicidio: Uccisione del figlio, la dinamica di reato vede il minore come il minore vittima di reato
Delittuosità in famiglia -pt.2
Tema: violenza commessa nei confronti dei minori.
Fenomeno in gran parte sconosciuto rispetto alle statistiche officiali della criminalità, tutto ciò che
avviene al riparo delle mura domestiche è normalmente coperto da una forte area di impunità
perché è molto difficile venire a conoscenza di questi fenomeni. Non possiamo fare a meno a
meno di registrare un parziale fenomeno di modificazione rispetto a queste dinamiche tradizionali,
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per cui nel nostro momento storico si inizia a registrare una parziale tendenza a denunciare
maggiormente questo tipo di reati che tuttavia continuano a rimanere in una percentuale elevate e
molto nascosti e rimangono impuniti. Questo accade per diverse motivazioni e dobbiamo ricordare
le riflessioni sul numero oscuro che è particolarmente elevato in ambito familiare e interpersonale,
per la tendenza istintiva che ancora fa parte delle dinamiche culturali a tutelare, magari
inopportunamente, la conservazione della stabilità della struttura familiare anche a prezzo di
tollerare condotte gravi.
La violenza in famiglia che può vedere il minore come vittima, si realizza nelle sue due sue
componenti, che da un lato violenza fisica (sindrome del bambino maltrattato che indica quella
condizione connotata da un importante corteo sintomatologico e addirittura fisico che identifica i
bimbi che sono vittima di aggressione di tipo fisico); altrettanto importanti solo le conseguenze
negative che derivano da un maltrattamento di carattere psicologico che incide in modo , a volte
altrettanto devastante e duraturo sulla struttura di personalità del minore che è ancora in
costruzione.
Due aspetti relativamente nuovi della violenza psicologica costituiti dalla nuova modalità di
presentazione di tratti di violenza psicologica che derivano dalla cosiddetta “violenza economica “.
Le forme di violenza psicologica si possono realizzare attraverso modalità aperte e dirette nei
confronti della famiglia e del minore in particolare (minacce di punizioni, di maltrattamenti) ma
anche di carattere più sottile legate al minare e al mettere in difficoltà il minore dal punto di vista
del suo assetto psicologico.
La riflessione scientifica si va dirigendo con grande attenzione nei confronti delle ricadute della
violenza economica, è evidente che il minore per la sua condizione fisiologica, è un soggetto privo
di autonomia sia dal punto di vista fisico ma anche dal punto di vista economico. La violenza
economica può rivestire delle forme di autentica gravità nella misura in cui consista nella
utilizzazione della supremazia economica dell’adulto come strumento di forzatura e pressione
psicologica di carattere indebito nei confronti dei minori. Questo fenomeno è molto osservato
soprattutto nell’ambito delle disgregazioni familiare. Chiaramente, la disgregazione familiare porta
un faticoso percorso e dunque una caduta di risorse economiche si accompagna sempre. Tuttavia
esistono situazioni molto osservate perché talvolta la assoluta preponderanza del controllo dello
strumento economico da parte dell’adulto o genitore di sesso maschile che ha di solito il controllo
economico della famiglia può diventare uno strumento di pressione psicologica indebita nei
confronti degli altri membri della famiglia soprattutto in una situazione di estrema fragilità.
La problematica della delittuosità in ambito familiare riguarda anche un altro importante aspetto di
riflessione che concerne la rilevante tematica della violenza assistita. Viene usato il termine di
violenza assistita per descrivere quelle situazioni di profondo danno che derivano ai membri della
famiglia dall’assistere a episodi di comportamenti di violenza realizzati da un membro della famiglia
a danno di un altro e dunque a violenza assistita può riguardare in modo molto forte i membri più
fragili costruendo quelle che sono delle situazione di particolare pericolosità , perché assistere ad
atti di violenza realizzati nei confronti delle persone alle quali siamo profondamente legati dal
punto di vista familiare e affettivo comporta dei danni e ricadute drammaticamente negative nei
soggetti che sono esposti a queste visioni drammatiche. A maggior ragione quando la vittima della
violenza assistita è un minore.
Sottolineiamo all’attenzione, la riflessione scientifica ha ormai messo in evidenza il drammatico
legame tra l’essere stati vittima di violenza assistita in età minorile e poi la commissione di
condotte delittuose anche particolarmente violente. Ci sono ricerche che hanno documentato
attraverso studi, interviste nei confronti di condannati, detenuti per omicidio che, come questi
soggetti molto spesso nel corso dell’infanzia fossero stati vittime di violenza assistita. La violenza
subita durante il periodo dell’infanzia a fronte di scene e comportamenti criminali che incidono
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sulla personalità del minore può rivestire un’influenza centrale anche nel facilitare da parte del
minore nel compiere condotte di reato.
Fenomeno recentissimo: stiamo registrando, in questo momento storico, come studiosi del
trattamento un fenomeno di crescita di gravi reati di maltrattamento nei confronti dei genitori da
minori che in una fase dell’adolescenza ancora precoce. (16,15 anni di età) fasce di età molto
precoci.
Scuola e criminalità:
Il tema di fenomenologia di delinquenza minorile, non si può porre sotto l’attenzione anche
sull’interazione tra comportamento deviante e delittuoso e percorso scolastico, La scuola, cosi
come la famiglia, costituisce il secondo e più importante luogo deputato all’educazione del minore
e nel quale avviene la crescita e lo sviluppo, che è quindi influenzato in maniera importante dalle
condizioni nelle quali si realizza questo percorso evolutivo e di crescita, certamente la riflessione
criminologica ha posto l’accento su una correlazione rigorosamente stringente tra il successo in
ambito scolastico, precoce interruzione degli studi e carriera criminale.
Esiste ed è documentata una relazione tangibile tra una carriera scolastica che si interrompe
troppo precocemente e l’ingresso nella delittuosità (inizio di una carriera criminale); questa
interruzione si lega ad aspetti molto articolati che trovano delle origini sia dal punto di vista del
funzionamento del gruppo sociale che da quello individuale del soggetto. L’analisi delle carriere
criminali documenta in modo nitido la presenza di un curriculum scolastico insufficiente, quali
sono i fatti che incidono maggiormente su questi aspetti da un punto di vista sociologico? Sono
numerosi e attengono frequentemente a quelle che sono le stesse dinamiche che si
accompagnano a un mancato raggiungimento di un buon livello di formazione culturale del
soggetto, comporta la presenza di ostacoli nel raggiungimento di obiettivi significativi da un punto
di vista i mete socio-economiche, quindi il soggetto che si trova in difficoltà, può scegliere uno
schema comportamentale che attraverso il compimento di un azione di reato gli consente di
raggiungere quei beni economici che diversamente sarebbero per lui inaccessibili.
Esiste un legame molto forte, anche tra condizioni socio economiche basse e interruzione precoce
del percorso scolastico, l’appartenenza ad una famiglia disagiata che non può permettersi di
mantenere il minore per un periodo prolungato può comportare l’interruzione, l’appartenenza a u
gruppo famigliare nel quale ad es. è ritenuto necessarie anche un contributo economico per il figlio
per il sostentamento delle esigenze economiche della famiglia.
Un ultimo fattore di carattere socio-economico culturale che si lega all’appartenenza a ceti sociali
sfavoriti da un punto di vista economico, che può derivare dalla mancanza nei genitori di un
interesse concreto nei confronti del raggiungimento di un buon livello di formazione culturale del
loro figlio.
Non sono solo i fattori carattere sociale, ma anche quelli di carattere individuali, in primis un livello
intellettivo modesto o basso, il soggetto può presentare delle caratteristiche che lo ostacolano nel
raggiungimento di buoni risultati scolastici; ancora, strutture di personalità con bassa soglia di
tolleranza alla frustrazione; ancora, soggetti con tratti di temperamento di particolare impulsività,
anche in questi casi si possono registrare delle situazioni di conflitto e di difficoltà di interazione tali
da incidere negativamente sul suo successo scolastico.
Parallelamente l’insuccesso scolastico si riflette in termini negativi ostacolando la progressiva
costruzione di un’auto percezione del soggetto in termini positivi per la realizzazione di un buon
percorso culturale, in questo senso siamo consapevoli del fatto che non sempre la scuola riesce a
costituire un luogo di promozione per tutti i minori (es. ruolo di eterno ripetente, l’ultimo della
classe).
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Criminalità del minore e teorie sociologiche – la teoria delle aree criminali
Il trattamento risocializzativo del minore, come quello dell’adulto, autori di reato si fonda sulla
capacità dei tecnici del trattamento di costruire per poi di accompagnamento del soggetto che
partono da una profonda conoscenza dei fattori di influenzamento che hanno interferito
negativamente sulla condotta comportando il rischio e poi la verificazione di scelte di
comportamento di carattere delittuoso. Il minore certamente lo abbiamo sottolineato costituisce
una parte del tessuto sociale caratterizzata da particolare fragilità del minore ed è tale da avere
indotto il nostro legislatore a prevedere nei suoi confronti una posizione assolutamente specifica
del minore all’interno dell’ordinamento giuridico. Occorre prestare una grande attenzione al
minore perché qui si tratta degli unici soggetti a cui l’ordinamento giuridico riconosce il diritto di
essere immaturi. Il diritto di essere di immaturi perché la struttura di personalità di un minore non
è un punto di arrivo già raggiunto. L’attenzione nei confronti del minore da parte dell’ordinamento
giuridico è un’attenzione del tutto motivato e spetta alla parte adulta del gruppo sociale. Lo
strumento di lavoro principe da utilizzare riposa nelle teorie criminologiche sia di stampo
sociologica che psicologica che forniscono gli strumenti e le riflessioni messe in opera, più adatte
per facilitare quel lavoro di profonda conoscenza che è necessaria della struttura di personalità del
minore, cioè individuazione di quali sono stati i fattori di influenzamento di carattere sociologico
insiti nell’ambiente nel quale il minore fa parte e quindi della famiglia della quale il minore fa
parte, del gruppo di pari, del contesto sociale ed ambientale di quale il minore fa parte ma anche
altri fattori importanti di influenzamento che riguardano la struttura individuale del minore cioè le
sue caratteristiche psicologiche, il suo funzionamento psichico, i suoi tratti del carattere, i suoi tratti
del temperamento, tutte quelle caratteristiche individuali nelle quali le teorie psicologiche della
criminalità ci forniscono importanti strumenti di comprensione, codificazione, delle caratteristiche
individuali del minore e i fattori di carattere sociologico servono mettere a fuoco i carattere del
contesto ambientale nel quale il minore è nato, si trova a trascorrere gli anni più importanti.
Gli anni dell’infanzia e dell’adoloscenza possono venire fortemente influenzati da fattori di
carattere esterno al soggetto oppure da fattori di carattere individuale che orienteranno in una
direzione più armoniosa, più fluida la costruzione della struttura di personalità del soggetto e
dunque la sua crescita e il raggiungimento di un assetto psicologico stabile o, viceversa, lo
influenzeranno in termini sfavorevoli e negativi contrastando e ostacolando la costruzione positiva
e solida della struttura di personalità.
Le teorie criminologiche vengono usate dai tecnici del trattamento e ci aiutano ad analizzare e a
comprendere i fattori di interferenza di carattere ambientale o di carattere individuale che hanno
influenzato il comportamento del minore sia in quella situazione estrema cioè la commissione di
un reato ma gli stessi strumenti ci servono acne per analizzare e comprendere le situazioni esterne
nel momento in cui come tecnici del trattamento ci rivolgiamo ad intervenire in supporto per
fronteggiare una condizione di disagio (sofferenza interiore del soggetto) o di devianza (situazione
agita all’esterno violazione di una norma). In queste situazioni si realizza nel minore una condizione
di malessere, di difficoltà di interazione tra il minore e il gruppo sociale, e possono costituire
entrambe disagio. Si tratta di situazioni nelle quali i tecnici del trattamento possono essere
chiamati a compiere un percorso rieducativo che riesca a riequilibrare il soggetto a contrastare
l’insorgenza e lo sviluppo del disagio.
Le teorie sono gli strumenti di lavoro e possiamo intervenire attraverso la codifica dei fattori
negativi che lo hanno influenzato in ambito sociologico e psicologico individuale.
Ci soffermiamo negli gli ambiti dove è stato messo a fuoco in modo specifico il problema della
crescita armonica e serena del minore.
In ambito di teorie sociologiche della criminalità affermazioni molto importanti ci provengono dalla
teoria delle aree criminali.
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Shaw e Mckay negli anni 20 del 1900 hanno ricevuto dai governati degli stati uniti hanno ricevuto
l’incarico che derivava dal clima di allarme sociale che si era insediato, con un elevato numero di
reati che veniva commesso e che provenivano da particolari ambienti, aree del gruppo sociale,
all’interno delle quali il numero di reati commessi dalla popolazione in generale e quella minorile
era talmente imponente da suscitare dalla popolazione generale un clima di allarme sociale. Il
governo si mise in moto per comprendere i fattori di questo disfunzionamento sociale e
comprenderne le case, mettere a fuoco le dinamiche che portava a produrre questo in modo da
mettere in campo strategie di intervento efficace.
S e M vengono incaricati per fare questa ricerca, per fare ricerche molto approfondite. Questa
analisi ha preso nome di “chicago proget area“ per mettere in evidenza quale era stato l’intervento
prioritario di cui gli studiosi erano stati incaricati, cioè una strategia di tipo preventivo nei confronti
della criminalità minorile che proliferava in queste aree. S e M si rivolgono alle statistiche della
criminalità e individuano i settori, i quartieri nei quali il problema si poneva in maniera imponente.
Queste zone sono state individuate nelle periferie urbane più sfavorite nelle quali risiedevano fette
molto sovraffollate in condizioni disagiate, scarsità di strutture residenziali, scarsità di strutture
sanitarie e scarsità di presidi territoriali .In questi luoghi si trovavano a vivere quantità di
popolazione in condizioni di paura, con difficoltà a trovare un lavoro non precario, scarsità di
strutture istituzionale, scarsità di suole, scarsità di servizio sociale territoriale, percorsi di
scolarizzazione frammentari, e la famiglia a loro volta in difficoltà anche nel seguire i loro minori.
Contesti dove la criminalità si espandeva si organizzava e imperava, e la popolazione minorile
veniva presa di mira e luoghi nei quali i minori vivevano numerose ore in strada senza supporti ne
controlli da parte degli adulti dunque minori che erano facilmente indotti a tenere delle condotte
di tipo non conforme e tendevano ad aggregarsi in bande seguendo scelte di comportamento
antinormativo. S e M sviluppano questa analisi e dalla qual derivano idee di carattere politico che
hanno consentito un intervento preventivo in quei luoghi rivolti a facilitare nella popolazione
residente una presa di coscienza di quelle condizioni e di facilitare la loro capacità di uscire da
questa condizione anche attraverso interventi del corpo costituzionale e del corpo politico
,attraverso interventi come collocamento e implementazione dei presidi delle istituzione ( es.
stazioni di polizia ) , aumento dei presidi anche di carattere culturale quindi aumentare scuole e
insegnanti e così via, una serie di interventi rivolti a bonificare la qualità, il livello dell’intervento
della vita all’interno di quei territori poco qualificati . La riflessione teorica di S e M si è rivolta in
modo particolare mettendo in evidenza un tratto saliente, caratterizzante della realtà educativa
nella quale crescevano i minori in quei quartieri, questo aspetto è messo ben in evidenza ed è
costituito dalla scarsa attenzione da parte delle figure genitoriali e istituzionali nei confronti della
riduzione di opportunità che derivava ai minori nel crescere in quei luoghi.
S e M danno un contributo nella comprensione dei fattori sfavorenti nel percorso di crescita,
mettono a fuoco come per un minore che nasce e cresce in questi contesti sia sfavorito e vicino a
condotte devianti ha consentito la creazione di campagne di prevenzione della criminalità minore
che hanno avuto grande rilevanza fornendo strumenti di supporto in termini di interventi di
prevenzione della devianza e crimi minorile.
Questa teoria ha posto i capi salti che tutt’ora costituiscono i cardini dove vengono fondati ancora
oggi gli interventi di prevenzione ambientale e situazionale con un occhio di riguardo particolare
nel minore che cresce in determinati contesti ambientali dove le figure dell’adulto hanno avuto
scarsità di controllo del minore.
Criminalità del minore e teorie sociologiche della criminalità- teoria dei conflit
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Teoria di sellin conflitti culturali. Sellin viene incaricato dal governo americano di fare un’attenta
analisi sulle caratteristiche dei flussi migratori e l’interazione fra popolazione migrante e
americana. Sellin compie un’analisi approfondita e ricava una riflessione in tema dei minori,
diventano oggetto di un’attenzione specifica perché risultano una componente di primaria
importanza, conoscendo le dinamiche che derivano ai minori dalla presenza dei conflitti culturali.
Il conflitto culturale è: una situazione di forte disagio e destabilizzazione che deriva ai membri del
gruppo sociale dal contrasto fra differenti norme che sono presenti in differenti culture sociali, ogni
cultura sociale è diversa e nel momento in cui si trovano a convivere con soggetti che sono
strutturati a regole di comportamento che derivano a culture sociali diverse si possono realizzare
molte aeree capaci di generare disagio individuale e sociale. Sellin analizza le caratteristiche fra la
popolazione americana e quella migrante analizza la modalità di relazione e le sue caratteristiche,
avendo di mira il tasso di recidiva, e la pericolosità della popolazione migrante, lui doveva verificare
se la popolazione migrante era realmente una popolazione pericolosa e se dava un contributo alle
statistiche della criminalità rispetto a quella della propria originaria.
Sellin analizza la relazione sociale fra i due gruppi partendo dalla analisi del contributo che loro
davano ai crimini che vengono commessi e scopre che abbiamo solo una percezione del soggetto
emigrate come pericoloso ed è solo un mito da sfatare, sellin capisce tutto ciò documentando
come in realtà in quel momento storico la popolazione migrante non desse un contributo alle
statistiche della criminalità più alto di quanto desse la popolazione statunitense.
Sellin approfondisce le modalità di vita delle popolazioni migranti nel luogo di approdo e si rende
conto di modalità di organizzazione della vita di quei soggetti caratterizzati da caratteristiche
particolari:
1.Tendenza delle popolazioni migranti di riunirsi con altri soggetti che appartengono alla stessa
cultura d’origine, costruendo piccole comunità in cui ricostruire usi e costumi
2.Ha caratteristiche positive, è un soggetto capace si costruire un progetto esistenziale importante
3.È un soggetto capace di sopportare il sacrificio, lo progetta lui, e ha un’alta soglia di tolleranza alla
sopportazione
Sellin riscontra una situazione diversa per i emigrati di seconda generazione, perché si trovano a
confrontarsi dal primo giorno di vita con il conflitto culturale sellin ci dice: negli emigrati di seconda
generazione i valori culturali insegnati durante l infanzia sono quelli del paese d origine dei genitori
, quindi i figli degli emigranti vengono cresciuti con dei valori culturali differenti da quelli del paese
ospitante, il conflitto culturale si istaura fin da subito, appena in ragazzino viene a contatto con la
scuola gruppi dei pari ecc mentre i genitori l hanno vissuto in età più adulta (hanno quindi
assimilato la cultura del loro paese al 100%)
Teorie sociologiche della criminalità, teoria struttural funzionalista:
Un altro importante strumento di riflessione di decodifica delle problematiche che attengono alla
criminalità minorile, ci deriva dalla teoria struttural funzionalista, si tratta di un movimento di
pensiero che ha dato il contributo n tema di approfondimento e comprensione delle dinamiche
che si attivano nella costruzione da parte del minore di una struttura di personalità inerente alle
richieste che vengono fatte all’individuo dal gruppo sociale della quale fa parte; questo complesso
cammino viene messo in luce in modo dettagliato dalla teoria struttural funzionalista.
Va ad individuare alcuni concetti centrali che ci aiutano in modo molto importante, nell’analizzare il
percorso id costruzione della struttura di personalità realizzato dal minore.
Lo struttural funzionalismo dedica molta attenzione a concetti che costituiscono il contenuto più
autentico della costruzione della struttura di personalità d parte del minore, a partire da concetti
base:
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- concetto di conformità: inteso come costruzione di una struttura di personalità che è in grado di
mettere l’individuo in una condizione esistenziale aderente alle norme poste dalla cultura sociale.
La prospettiva coincide ad un legame molto profondo con il concetto di socializzazione.
- socializzazione: indica quel percorso di carattere psicologico attraverso il quale il soggetto viene a
conoscenza della norma, la apprende e la va ad elaborare; facciamo riferimento ad un processo
che chiama in causa non soltanto capacità cognitive ma anche psicologiche in quanto richiede un
processo di elaborazione della norma giuridica e culturale. Questo avviene per costruire un
orientamento dei confronti della cultura sociale che indica un processo di positivo e armonica
integrazione tra l’individuo e le norme (intese nel loro significato più allargato).
Questi due processi investono in maniera immediata e diretta il soggetto già nei primi anni della
sua vita. Lo struttural funzionalismo ci aiuta a decodificare i processi cardine perché questo
processo di socializzazione si sviluppi in maniera armonica. Ci fornisce strumenti di comprensione
di grande rilevanza mettendo in evidenza come il processo di apprendimento della norma si
sviluppi a partire dalle epoche più precoci della vita del soggetto e si sviluppi attraverso due
momenti che dobbiamo ben riconoscere:
1. l’apprendimento della norma, si svolge attraverso un processo cognitivo che viene svolto
all’interno della famiglia; l’apprendimento della nota culturale si snoda in una prospettiva di
interazione relazionale con le figure famigliari. Il percorso educativo del minore si realizza in modo
immediato a partire dai primi momenti dell’apprendimento e in primo luogo con il rapporto tra le
figure genitoriale, è importante evidenziare l’importanza del contatto con le figure di riferimento, si
costruisce il primo tassello che riguarda la prima fase relativa all’apprendimento normativa che
tuttavia deve essere seguita in una successione armonica e continuativa con un secondo passaggio.
2. strumento di consolidamento e rinforzo della norma, questo avviene attraverso l’interazione con
quelle agenzie del gruppo scoiale (formali e informali) che sono deputate al consolidamento e al
controllo della norma. L’armonioso completamento del processo di socializzazione è il contenuto
per lo sviluppo da parte del minore di una struttura di personalità di tipo conforme.
Teorie sociologiche della criminalità, identificazione, interiorizzazione e teoria delle associazioni
differenziali:
Il processo di apprendimento e di socializzazione nei confronti delle norme, si dipani attraverso il
processo di elaborazione psicologica delle norme che deriva dal successivo passaggio attraverso la
interiorizzazione e l’identificazione della norma.
L’interiorizzazione riguarda quel processo di elaborazione del concetto normativo appreso,
comprende un percorso di elaborazione psicologica che in qualche modo lo lega in un
atteggiamento complessivo di adesione con la norma appresa. A questo primo momento fa
seguito, perché si possa parlare di un pieno processo, un ulteriore passaggio che è l’applicazione
del meccanismo psicologico ulteriore dell’identificazione, portare il contenuto appreso a far parte
in maniera stabile della propria struttura di personalità profonda, da questo momento costituirà un
aspetto permanente che influenzerà la struttura. La conformità è il processo di socializzazione
svolto con successo.
Questa struttura stabile e conforme, si contrappone con il concetto di devianza, indica il deviare da
un cammino tracciato (simboleggia le norme), viene tenuta una condotta che si allontana da una o
più indicazione della cultura sociale in maniera conscio, voluto e consapevole, inoltre la norma
dev’essere ancora per il soggetto moralmente imperativa (si deve riconoscere la sua significatività),
infine per avere devianza occorre che la norma violata, all’interno della gerarchia tra le norme della
cultura sociale, sia una norma che riveste una notevole rilevanza.
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Allora in questo caso, il soggetto si configura con un comportamento deviante, che nei confronti di
un minore deve richiedere per noi tecnici dell’apprendimento una particolare attenzione, perché ci
da delle indicazioni importanti suk fatto che qualcosa nel processo di socializzazione di questo
minore non sta funzionando, dobbiamo quindi costruire un progetto trattamentale attentamente
rivolto a contrastare le già espresse o possibili azioni devianti.
In ambito di teorie sociologiche un’altra riflessione costruita è quella delle Associazioni
Differenziali, che ci da altre rilevanti chiavi di lettura di elementi di dis funzionamento che si
possono realizzare nella costruzione di una struttura di funzionalità armonica da parte del minore;
viene definita nella sua struttura d Sutherland facendo perno sul particolare meccanismo
psicologico dell’apprendimento. La condotta criminale è appresa nell’identico modo in cui il
soggetto apprende costruttivamente la norma sociale e culturale: la criminalità altro non è che il
riuscito processo di apprendimento di una norma di tipo sottoculturale. In particolare mette
l’accento sul concetto di frequentazioni di gruppo, il gruppo sociale è formato al suo interno da
tanti gruppi e in qualcuno prevalgono norme che integrano il concetto di sottocultura perché si
differenziano in misure minore o maggiore dalle norme della cultura sociale.
La costruzione di una struttura di personalità deviante ma anche criminale, è il positivo risultato di
un processo di apprendimento di norme che sono condivise all’interno di gruppi nei quali prevale
la definizione favorevole alla violazione della norma giuridica.
Quali sono secondo Sutherland i fattori che favoriscono l’apprendimento di norme anticulturali?
Sono il parametro della frequenza (riguarda la quantità di contati tra il soggetto e il gruppo
antinormativo), della durata (quanto più il contatto è prolungato nel tempo), della priorità (la
rilevanza che il gruppo riveste nella gerarchia dei valori culturali e sociali del soggetto), e
l’anteriorità (la precocità con la quale il soggetto entra a contato con il gruppo nel quale le
indicazioni sono favorevoli alla contraddizione della norma giuridica).
Teorie unifattoriali e multifattoriali, teoria non direzionale dei coniugi Glueck
Teorie unifattoriali vs multifattoriali.
Con La prima intendiamo gli approcci teorici che pongono a fondamento del fenomeno criminale la
analisi di un solo fattore causale. Col secondo intendiamo: le interpretazioni teoriche attraverso le
quali vengono costruiti degli schemi interpretativi della condotta criminale che includono al suo
interno l’analisi di una serie più ampia e allargata di fattori di influenza causale.
Il crescere delle conoscenze scientifiche ci ha resi più consapevoli della difficoltà di poter
individuare un unico fattore come esclusiva causa di condotta criminale. Noi dobbiamo prendere
atto dell’importanza degli approcci teorici di tipo multicausale, che presentano il vantaggio e una
capacità si fornire soluzioni complesse e aderenti al dato reale del comportamento umano.
Quanti sono più gli ambiti di influenzamento che prendo in considerazione tante più saranno i
settori nei quali il mio intervento deve svilupparsi. Le teorie multifattoriali ci garantiscono schemi
interpretativi straordinariamente interessanti ed articolati e complessi e utili per avvicinarci al
fenomeno che stiamo osservando, è altrettanto vero che dal punto di vista operativo quanto più
l’ambito del mio intervento deve allargarsi a settori molteplici e fra di loro differenziati tanto più la
piena realizzabilità di questo percorso sarà destinata a scontrarsi con limiti e ostacoli.
In questo senso dobbiamo avere una capacità di una utilizzazione duttile ed elastica dei differenti
approcci teorici unicausale e multicausale, l’intervento deve partire da una piena padronanza degli
strumenti interpretativi della realtà. Di mano in mano potrò utilizzare una o più teoria unifattoriali
per comprendere la crimino genesi e crimino dinamica del comportamento criminale del soggetto.
O potrò utilizzare una teoria multifattoriale inizialmente per poi articolare la mia analisi secondo
altre teorie.
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Teoria multifattoriale dei coniugi glueck (1950-1970) hanno fatto una riflessione teoria attraverso
un analisi del comportamento delittuoso della popolazione giovanile, si sono rivolti ad una analisi
multifattoriale dei principali fattori di influenzamento nella condotta dei giovani autori di reato
attraverso l applicazione di una metodologia molto ampia (multi fattoriale),ed empirica,
comprensiva di fattori di carattere psicologico , sociale, ambientale sociologico ecc. i glueck hanno
svolto una ricerca empirica e una raccolta di dati per 20 anni, raccogliendo una quantità di dati di
conoscenza su un campione di 500 ragazzi autori di reato e 500 non autori di reato, abbinato in
modo dettagliato li uni agli altri, con caratteristiche analoghe( sesso età caratteristiche fisiche ecc),
con la differenza che uno ha avuto un comportamento conforme . questo ha consentito la raccolta
di dati sulla condotta di questi soggetti, consentendo di mettere a fuoco le caratteristiche e le
differenze fra i soggetti che hanno avuto una condotta deviante. Alla fine di questa elaborazione
teorica sono arrivati ad individuare delle tabelle di predizione, che riguardavano le differenze fra i
due gruppi.
Fattori di costellazione differenziali:
1.Struttura fisica: i ragazzi con condotta anti-normativa avevano una struttura fisica
particolarmente robusta e muscolosa
2.Il temperamento: i criminali avevano un temperamento irrequieto con tendenza distruttiva
accentuata, molto impulsivi e irrequieti
3.Modalità di funzionamento di carattere psicologico: erano più ostili, sospettosi, poco inclini ad un
atteggiamento di fiducia
4.Sistema di funzionamento intellettivo: i soggetti evidenziavano una tendenza ad un
apprendimento concreto, pragmatico, mentre l'altro gruppo aveva una modalità di apprendimento
più astratto.
5.Caratteristiche di tipo familiari: i glueck hanno raccolto dati anche sulla famiglia dei ragazzi ed
hanno notato caratteristiche differenti , in particolare i soggetti con condotta anti, hanno famiglie
inadeguate come guida e non danno supporto per la crescita dei minori, sono famiglie con
difficoltà da parte dei genitori di svolgere un ruolo adeguato di guida, hanno difficolta a
rappresentare per i figli un modello di realizzazione valido dal punta di vista delle norme sociali, i
genitori hanno scarso interesse della realizzazione delle mete sociali dei loro figli.
La più importante è la 5, le probabilità di comprendere le caratteristiche del soggetto usando tutte
e 5 le tavole non supera la capacità di predire il comportamento del soggetto, usando solo le
caratteristiche di tipo familiare.
Famiglia e minore sono sempre collegati, va sempre osservata la sua rete familiare, la famiglia è un
elemento di rilevanza centrale, sia nella decodifica dello sviluppo del minore, sia nella costruzione
di un piano di trattamento risocializzativo del minore.
Il ciclo vitale della famiglia - nozione
Il ciclo vitale della famiglia costituisce un aspetto di carattere conoscitivo di estrema rilevanza in
tema di fisiologia della vita familiare. La famiglia è un assetto di carattere dinamico ed è un’entità
viva che è in continuo cambiamento. Il funzionamento della struttura familiare, lo sviluppo
fisiologico della dinamica della vita familiare, è stato oggetto di attenta analisi in criminologia e ha
dato luogo ad una serie di riflessioni su quello che è stato definito il ciclo vita della famiglia quindi
dell’evoluzione fisiologica della struttura familiare caratterizzata da dinamicità.
Ciclo vitale della famiglia riguarda le analisi dell’evoluzione della famiglia fino alla fine della famiglia
in una dinamica di tipo normale, tutto ciò che attiene alla evoluzione non fisiologica della famiglia
sarà oggetto di analisi in un momento differente e rifletteremo su questi aspetti analizzando le
scelte poste in campo in tempo di separazione divorzio. Quelle scelte e i modelli di intervento per
quello che riguarda il fenomeno che non è la sua evoluzione ma è la sua disgregazione. Il ciclo
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vitale fa riferimento ad una serie di riflessioni che si sono poste l’obiettivo di approfondire la
conoscenza della vita della famiglia quindi la sua nascita, sviluppo ecc.
Questa analisi, portata avanti soprattutto all’estero in particolare il Portogallo , si sofferma a
comprendere le tappe che scandiscono la dinamica della vita familiare, tappe che hanno
caratteristiche specifiche e caratterizzate ognuna dalla necessità di investire energia di questi
specifici step e che come tali richiedono da parte dei membri impegno, investimento, sforzo, questi
differenti gradini della scala evolutiva della famiglia è caratterizzato anche da difficoltà che possono
mettere in crisi il benessere del gruppo familiare o addirittura la sopravvivenza della famiglia. Nel
momento in cui come tecnici del trattamento ci rivolgiamo all’analisi del percorso delle scelte
esistenziali del minore, la perfetta consapevolezza d’inquadramento del funzionamento suo nucleo
familiare e le tappe di sviluppo nella quale si trova la famiglia ci forniscono molte informazioni (non
possiamo fare a meno di queste informazioni).
Vi ricordo che la famiglia costituisce una delle cellule di funzionamento basilare, la famiglia è la
prima agenzia di controllo sociale nella quale il soggetto si trova nel momento in cui nasce e svolge
quel percorso di carattere evolutivo.
All’interno della famiglia vengono impartite le prime direttive fondamentali per l’apprendimento
delle norme di carattere culturale, sociale, giuridico, etico che informano la cultura del gruppo
sociale e dunque , all’interno delle quali, la evoluzione del minore si deve dispiegare nel modo più
armonioso possibile e il più sereno possibile e il più adatto possibile a favorire uno sviluppo
coerente della struttura di personalità che durante tutta l’età minore il soggetto il bambino e
adolescente sono chiamati a compiere . Il nostro legislatore è ben consapevole della fragilità della
specificità di questa fase evolutiva e delle difficoltà che ci sono, tanto che vi ricordo il minore
costituisce l’unico soggetto al quale l’ordinamento giuridico riconosce il diritto di essere immaturo.
E’ compito della parte adulta della parte sociale la piena consapevolezza dell’importanza di pre
costruire un ambiente nel quale i presupposti per l’evoluzione del minore siano i più adatti possibili
a supportare quel complesso e difficoltoso percorso che il minore deve compiere di costruzione
della propria struttura di personalità in termini di struttura di personalità adulta, stabile, definita e
conforme, è un processo dinamico e che attiene allo svolgimento del percorso evolutivo del minore
e dunque per i tecnici del trattamento la capacità di conoscere le condizioni di quella cellula
fondamentale nella quale il minore nasce e si trova a compiere questo complesso percorso della
struttura di personalità riveste un importanza centrale.
Le tappe del ciclo vitale della famiglia:
1. riguarda l’origine della famiglia, la nascita, la genesi: momento in cui i 2 partner decidono di
fondare una nuova cellula, nuova struttura familiare. Oggi parliamo di 2 partner perché in questo
momento storico l’ordine della famiglia non coincide più sempre on la costituzione con un
consorzio di carattere coniugale, la scelta dei due partner di costituire una famiglia non coincide
sempre con il matrimonio che è un istituto giudico con determinate caratteristiche.
2.Momento nel quale nasce e si sviluppa la scelta genitoriale cioè 2 partner decidono di accendere
ad una scelta d tipo generativo quindi nascita del primo figlio, quindi una volontà condivisa di
allargare la cerchia della famiglia includendo anche il primo figlio (individua il primo Genito sia
come momento della nascita e in fase di adolescenza come momento simbolico di transizione, ma
ovviamente non esclude il fatto che i genitori scelgano di avere altri figli)
3. Coincide con il raggiungimento della fase della adolescenza del primo figlio
4. Fuori uscita della prole dalla struttura familiare, quindi il raggiungimento dell’età adulta e il suo
ingresso nel contesto sociale allargato. fuori uscita dal nucleo familiare.
5.Pensionamento da parte die genitori che coincide di norma con una modificazione importante,
anche in rapporto alla relazione dei due partner che hanno inizialmente dato origine alla famiglia,
nella loro famiglia di origine.
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6. La fine fisiologica della famiglia, quindi la morte dei coniugi (non si parla di divorzio, né di
separazione quindi non si parla di disgregazione della famiglia questo è un punto di vista
relazionale e normativo). Indica il raggiungimento della fase finale della vita familiare che coincide
con la morte della famiglia, intesa come morta prima di uno dei due partner a cui fa seguito una
parte finale di svolgimento della vita del coniuge superstite caratterizzata da una fase di
riadattamento del sistema familiare che deve far fronte alla realtà di riorganizzare l’esistenza senza
un compagno di vita. Il sesto e ultimo step del ciclo vitale riguarda una fase finale della vita del
coniuge superstite e poi termina con la morte anche del coniuge quindi la fine del ciclo familiare.
Il ciclo vitale della famiglia, la genesi della famiglia I
La genesi è il momento in cui i due partner decidono di dare origine a quella nuova piccola cellula
sociale che è la famiglia che nasce in quel preciso momento; la sociologia ci documenta la presenza
di cambiamenti, di carattere sociologico importanti che risentono un’ incidenza profonda sulla
genesi della famiglia. I cambiamenti evidenti su questi aspetti riguardano differenti fattori di
influenzamento:
1. Innalzamento della fascia di età nella quale i partner prendono questa decisione. Possiamo
collocare l’origine del cambiamento alla prima metà del 1900, in cui le statistiche sociali ci indicano
una fascia di età di accesso alla genesi della famiglia, molto contenute per la nostra visione
moderna e contemporanea, intorno ai 20 anni. Da un punto di vista epidemologico delle
caratteristiche della nostra popolazione si è registrato un primo cambiamento di carattere epocale
legato a un intervento legislativo che ha riguardato il livello di istruzione, cioè, nel secondo dopo
guerra sono entrate in vigore una serie di riforme che hanno voluto innalzare il livello culturale in
tutta la nostra popolazione. L’economia è il grande motore immobile che è in grado di muovere le
ideologie, i costumi e le organizzazioni all’interno del gruppo sociale. Dunque, alla fine di quei
importantissimi momenti di crisi, osserviamo un importante periodo di spinta propulsiva di
carattere economico che consente un progressivo miglioramento del benessere della vita di tutto il
gruppo sociale, a questo si è aggiunto il processo di scolarizzazione che ha iniziato ad essere un
processo evoluto ed esteso a tutto il gruppo sociale (non solo più alle fasce sociali più alte). La
realizzazione da parte di tappe di livello culturale così elevati comporta in un modo molto
fisiologico, un innalzamento della soglia di età nella quale il soggetto raggiunge una autonomia
lavorativa ed economica, portare avanti un percorso di studi comporta naturalmente un
innalzamento della soglia di età nella quale il soggetto svolge il suo ingresso nel mondo del lavoro.
L’innalzamento della soglia di età nella quale si accede alla costituzione della famiglia lo leghiamo
al cambiamento di dati che attendono all’organizzazione del gruppo sociale; il motivo è quindi la
modifica dei percorso culturali ma anche a processi strettamente collegati a questo cambiamento
he riguardano l’accesso al mondo del lavoro, che anch’esso riconosce fattori di cambiamento
significativi proprio per ciò che attiene alle caratteristiche strutturali delle condizioni del lavoro
all’interno del nostro Paese. È cambiata l’organizzazione del lavoro, le attività lavorative hanno
registrato un cambiamento qualitativo consistente e importante (conseguenza dell’innalzamento),
ci troviamo di fronte a percorsi lavorativi che fanno sempre meno riferimento ad aree di attività
lavorativa con un livello di formazione professionale contenuto, e facciamo più spesso riferimento
a percorsi di inserimento lavorativo nei quali la specializzazione comporta delle modificazioni nella
stessa struttura dell’organizzazione del lavoro.
Ciclo vitale della famiglia-genesi II
Con le nuove modalità di organizzazione del lavoro, ci sono anche dei cambiamenti di carattere
economico. Determinati percorsi lavorativi non coincidono con il tuo titolo e inizialmente con la
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capacità di produrre reddito ma magari inizialmente si fa un apprendistato, nelle quali le capacità
di guadagno del soggetto, sono ancora contenute (non si capisce niente di quello che ha detto).
Dalla seconda meta del 900 lo stile di vita è cambiato, (es una volta una famiglia con dei bambini
inizialmente poteva traferirsi a casa dei genitori, non c’era bisogno di grandi investimenti
economici per iniziare a comporre un nucleo familiare), ora la fascia di età in cui si costituisce la
famiglia è più alta. Si è sviluppata questa tendenza ad una progressiva permanenza di giovani adulti
nelle famiglie, (è un fattore di influenzamento di carattere sociologico, a cui si devono aggiungere
dei fattori di carattere psicologico), questo fenomeno incide nell’innalzare la soglia di età in cui si
costituirà una famiglia.
La nascita di una nuova famiglia, cioè il passaggio da membro nella propria famiglia di origine, a
partner di protagonista della nuova famiglia acquisita comporta un cambiamento di condizione
individuale molto accentuato, è un cambiamento che attira una quantità di energia enorme, è un
investimento economico anche in termini di energia individuale, come tutti i cambiamento ha un
costo molto preciso, la prima tappa della costituzione della famiglia, cioè la genesi, solo
apparentemente non è collegata con quello con le condizioni che riguardano la crescita del minore
all’interno del gruppo familiare. Quanto più i primi passaggi, le prime tappe di nascita e di
costituzione del nucleo famigliare, vengono affrontati in termini economici e costruttivi nelle
dinamiche di gruppo, e tanto migliori sono le condizioni inziale di nascita e costituzione della
famiglia e questi presupposti rivestiranno un’incidenza fondamentale del minore di trovarsi a
crescere in dinamiche famigliare positive, supportanti. Più questi tasselli saranno messi in un modo
organizzato e costruttivo e tanto più saranno le probabilità del minore di svolgere la vita in una
condizione interpersonale di carattere positivo.
Qui proquò coniugale: Alla base della nascita della genesi della famiglia esiste una metaforica
contrattazione culturale in base alla quale ognuno dei due partner accede alla scelta della
costituzione della famiglia a seguito di una contrattazione metaforica che si svolge a livello
psicologico in funzione della quale costituisco un rapporto stabile, permanente con il mio partner
perché nello scambio metaforico fra quello che io ritengo di poter donare e ciò che mi aspetto di
poter ricevere deve esistere un equilibrio
Il ciclo vitale della famiglia, la genitorialità:
La famiglia è il contesto all’interno del quale avviene con tempi prevalenti e modalità di prioritaria
rilevanza, la crescita del minore; il ciclo vitale della famiglia ci mette a disposizione una serie di
nozioni ci carattere sociologico, alle quali affianchiamo anche nozioni scientifiche per rielaborarle
in un prodotto finale nuovo e diverso della criminologia, ci vengono messi a disposizione strumenti
professionali di intervento di grande importanza. A seconda delle modalità con le quali la famiglia
ha affrontato le tappe critiche della sua evoluzione, quanto più sono state affrontate con successo,
tanto più il clima nel quale si è realizzato il percorso evolutivo del minore avrà potuto fornirgli quel
contesto adatto a favorire una crescita armoniosa, invece, più sono state affrontate in un modo
disfunzionale e problematico, in questi casi come tecnici del trattamento dobbiamo essere
consapevoli di questi momenti di frattura della relazione all’interno della famiglia che possono aver
inciso in maniera determinate nel percorso evolutivo del minore.
Analizziamo la seconda tappa evolutiva del ciclo famigliare, che è costituita dalla scelta della
genitorialità, quindi la scelta di genitorialità di mettere al mondo un figlio costituisce un secondo
step. La nostra cultura sociale ha messo in camp dei cambiamenti in questo ambito, fino ad un
passato recente la scelta di costituire una giovane famiglia si legava strettamente alla volontà dei
due partner di far seguire a questa iniziale decisione la scelta della genitorialità, dal punto di vista
del diritto civile e del diritto canonico fino a un tempo non molto lontano la impossibilità di
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generare costituiva una causa legittima di scioglimento del rapporto coniugale. Nel nostro
momento attuale questa simmetria di concezione è venuta fortemente in discussione e si è
modificata, infatti al giorno d’oggi la famiglia è composta da un numero ridotto di figli e a volte i
partner scelgono di escludere il percorso genitoriale. I figli costituiscono una direzione di
investimento importante sia di energie, di tempo che dal punto di vista economico. Per ciò che
concerne il clima di crescita del minore, certamente che tra i due partner esista una sintonia e
un’armonia nella percezione di questa tappa fondamentale, costituisce un presupposto di non
poca rilevanza; tutto il ciclo vitale della famiglia viene accompagnato da una costante conferma
della contrattazione metaforica che tra i due partner si svolge in ogni momento della loro vita in
comune.
È possibile che entrambi volessero essere genitori, è possibile che entrambi fossero d’accordo sul
non esserlo, ma sono presenti una numero smisurato di aree grigie in cui uno dei due propendeva
per un certo tipo di soluzione a differenza dell’altro, nel vaso in cui manchi una piena sintonia più o
meno espressa, si possono creare delle difficoltà di funzionamento di non poca importanza, che
possono portare all’interno della relazione problematiche fino ad arrivare al fallimento del
progetto famigliare.
Nel caso in cui, invece, esista una condivisione la nascita del figlio segna un momento di
cambiamento molto importante fra i due partner, in questa fase si individua un momento di
verifica della tenta della famiglia in quanto la nascita comporta un cambiamento di spessore molto
consistente in quello che era un equilibrio che può anche essersi consolidato e creato da poco
tempo (es. ripartizione dei compiti domestici, tempo libero, impegno psicologico ecc).
La criminologia mette in evidenza come le frontiere dell’intervento di prevenzione primaria,
rispetto all’insorgenza della devianza minorile, riguarda non solo i primi 3 anni di vita del bambino,
ma oggi si segnala la necessità di interventi nei primi 8 mesi di vita del neonato e addirittura
durante la gravidanza della madre perché esistono dei fattori di interferenza di grande importanza
tra il benessere che la famiglia riesce a mantenere e la modalità di evoluzione psicologica e di
crescita del minore e la prognosi della sua futura condotta.
Ciclo vitale della famiglia, l’adolescenza del figlio
Uno stadio fondamentale di cambiamento nella famiglia è quello del raggiungimento
dell’adolescenza del figlio, l adolescenza è una fase di sviluppo piena di cambiamenti, la sua
caratteristica è quella di imprimere un ulteriore fenomeno di cambiamento nell’assetto psicologico
e organizzativo della vita famigliare , la famiglia con la nascita di un figlio dovrà riorganizzare le
proprie abitudini ecc , questo nuovo assetto organizzativo si assesta e si consolida durante l
infanzia del figlio, arrivati alla prima adolescenza conosce un ulteriore cambiamento, molto
rilevante da un punto di vista materiale, diretto nel rapporto genitore figlio; un neonato ed un
bambino piccolo necessita di un controllo e di un approccio pedagogico molto diretto e immediato
( materiale, fisico) , dopo la fine dell’infanzia si ha una modifica radicale di questo tipo di relazione,
cambia l attenzione necessaria per un adolescente ed entra in una fase in cui si verifica un
attivazione di nuove situazioni che è chiamato ad affrontare e che costituiscono un cammino
impegnativo all’interno del quale l adolescente riconosce molte fasi di difficolta ed incertezza, il
minore si deve staccare dal genitore per diventare autonomo.
Il gruppo dei pari costituisce un confronto e un elemento di riconoscimento del se attraverso dei
processi di identificazione, aggregazione, imitazione ecc. e che attivano nell’adolescente necessità
di processi psicologici di elaborazione di impegno e complessità, un momento delicato nel quale
siamo tutti consapevoli dei pericoli che il minore incontrerà, e degli errori di percorso a cui può
andare incontro
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Il ciclo vitale della famiglia - L’uscita del figlio dalla famiglia, la convivenza transgenerazionale
Un cambiamento radicale genitore figlio. L’approccio di supporto educativo da parte del genitore si
modifica in questo periodo passando da un tipo di supporto e sorveglianza nei confronti di un
bambino ad un tipo di attenzione nei confronti dell’adolescente molto più articolata ma meno
controllo diretto e fisico. L’adolescente è un soggetto che inizia ad avere una quantità di autonomia
concreta quindi la nascita di un rapporto di tipo fisico da parte del genitore si modifica e si allenta e
diventa molto difficile da esercitare e spesso disastrosamente inopportuna. L’adolescente per
potere portare a termine il proprio processo di separazione individuazione rispetto al genitore ha
la necessità di rivendicare una dose crescente di autonomia nella quale egli inizia a sperimentarsi
come individuo autonomo ed è fondamentale per diventare un individuo separato ed autonomo
rispetto al genitore (percorso che si completa progressivamente fino al raggiungimento dell’età
adulta). In questo momento il rapporto genitore - figlio si deve modificare passando attraverso fasi
di attenzione nei confronti dell’adolescente da parte del genitore che devono diventare capaci di
esercitare un controllo sempre più a distanza pur mantenendo un’attenzione e un atteggiamento di
vigilanza costante perché l’adolescente è ancora un soggetto che può essere immaturo (anche su
aspetti di rilevanza centrale). Il controllo genitoriale nei confronti dell’evoluzione dell’adolescente
diventa più complesso e il genitore deve utilizzare modalità indirette e meno apparenti. Il
mantenere una piena consapevolezza e attenzione sulle attività che il minore inizia a svolgere fuori
da casa in un modo che non può essere un controllo invasivo, un’attenzione opprimente nei
confronti del ragazzo che ne uscirebbe mortificato e certamente si ribellerebbe e dunque la
relazione genitore figlio deve essere modificata spostando l’attenzione da un controllo diretto di
tipo fisico si deve spostare ad un controllo a distanza ( anche grande distanza), si devono attivare
aggiustamenti e cambiamenti che sono cambiamenti che necessitano dell’attivazione di grande
quantità di energia e risorse che il genitore deve spendere in questa direzione. Il raggiungimento
della fase dell’adolescenza da parte del figlio comporta per i membri del gruppo famiglia la
necessità di modificare, per la terza volte, quell’equilibrio quello stile organizzativo che dal
momento della nascita del figlio, si era consolidato nella parte dell’infanzia del minore dove ci
vuole molto impegno e ognuno dei quali aiuta ad organizzare un nuovo assetto esistenziale ,dopo 9
anni circa quando questo assetto cominciava ad essere pienamente solido e all’interno del quale, si
spera, che tutto si sia evoluto in maniera positiva alla fine dell’infanzia del figlio l’assetto familiare
ha raggiunto un equilibrio, un consolidamento dove tutti i membri sono organizzati e tutto deve
cambiare di nuovo perché l’adolescenza ha bisogno di nuove modalità di relazione e nuovi modi di
dispiegare la relazione tra i membri della famiglia ; tutti aspetti che coinvolgono in un modo
importante il clima di crescita del minore .Nuove necessità organizzative e a questo cambiamento
si accompagna una fatica e necessità di rinvestire che può comportare l’insorgenza di
incomprensione che possono rivestire un ruolo del tutto significativo nella qualità del percorso di
crescita del minore.
La nascita del figlio impone tutta una serie di riorganizzazione dell’assetto familiare e anche dei
ruoli familiare (anche lavorativi) che si consolida con l’infanzia, con l’adolescenza alla maggiore
autonomia del minore e ai lunghi periodi di tempo che il minore, progressivamente, trascorre fuori
dalle mura domestiche si accompagna da parte del genitore una sensazione di destabilizzazione. La
necessità che si è protratta per questo periodo di tempo (infanzia) necessità di accudimento
diretto, persona a persona, ha comportato la organizzazione di un assetto lavorativo familiare
esistenziale ben definito. La progressiva assenza del figlio può portare destabilizzazione soprattutto
per quel genitore che ha ridotto più le sue attività all’esterno per prestare la propria attività di cura
ed educazione nei confronti del minore. Il genitore può sentirsi spaesato e dare in contro a
rimpianti, si possono creare situazioni strane e ricadute e nuovi modi di vedere sé stessi con delle
conseguenze di destabilizzazione e necessità di ricostruire una nuova immagine di sé.
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4 fasi del ciclo vitale della famiglia: fuoriuscita del figlio dal nucleo familiare. Normalmente, la
conclusione del ciclo di studio, comporta per il figlio un ulteriore cambiamento. Per una parte della
letteratura questa fase si realizzerebbe la “sindrome del nido vuoto”, termine suggestivo per
indicare la sensazione di spaesamento che si accompagna al raggiungimento da parte del figlio di
almeno un iniziale fase di capacitò di produzione sul piano economico. La conclusione del ciclo di
studi o corsi professionali o ingresso nel mondo del lavoro, si accompagna ad un’altra fase di
cambiamento (nella fisiologia della famiglia).
La conquista di una capacità di produzione di reddito da parte del figlio non avviene in maniera
molto precoce nel nostro momento storico e si tratta di processi che hanno un loro decorso e
spesso c0è una fase di permanenza nella famiglia che si prolunga per necessità di completare
percorso di studio. Tuttavia, il processo di conquista di capacità lavorative in alcuni casi ancora oggi
si realizza in termini abbastanza precoci. L’inserimento nel mondo del lavoro modifica le relazioni
all’interno del gruppo familiare in direzione di una sempre maggiore conquista di autonomia che
viene considerato capace di trascorrere sempre più ore all’esterno della famiglia.
L’importanza del cambiamento che si verifica nel momento in cui il figlio, che è diventato capace di
produrre reddito, decide di autonomizzarsi da un punto di vista abitativo, questo fenomeno può
avvenire secondo modalità molto differenti come scelta coniugale con nuova famiglia o
semplicemente costruendo una nuova abitazione non con i genitori.
In questa fase il ciclo vitale della famiglia (figlio che va via di casa) ha una grande transizione, le
modificazioni sono molto importanti, un assetto di vita e relazionale che si era costruito dalla
nascita del figlio fino all’età adulta avevano comportato un grosso investimento di energia per tutti
i membri, spendo le mie capacità, le mie energie, le mie risorse al meglio per il benessere della il
mio ciclo familiare. La fuoriuscita di uno dei membri della famiglia crea delle lacerazione di
abitudini, di stili di vita e di sentimenti affettivi consolidati, con conseguente necessità di attivare
ancora una volta delle grosse energie per affrontare questa ulteriore fase di cambiamento dove si
accompagnano sentimenti positivi (meritata autonomia successo lavorativo del figlio , fonti di
sollievo ecc) e tuttavia ad ogni cambiamento consegue la necessità di prendere atto della fatica che
il cambiamento comporta e possono esserci momenti che ,in particolare per quello che riguarda i
genitori , si accompagnano spesso anche a sentimenti di perdita di ruolo , della propria condizione
genitoriale magari costruita con attenzione e grossi investimenti affettivi. In questo caso possono
esserci fasi di cambiamento e che si attivano energie (A volte con più fatica a volta con meno).
Quando parliamo di criminologia minorile e quando parliamo del processo di crescita e di
stabilizzazione della struttura di personalità di un giovane o di un minore, come i dis funzionamenti
che si possono accompagnare al superamento di queste tappe realmente faticose, possano
comportare dei fattori di rallentamento e di dis funzionamento per il giovane anche di grossa
importante per il processo di una struttura di personalità pienamente strutturata.
Quanto più la fatica si accompagna a queste fasi di transizioni e quanto più possono insorgere
incomprensioni, delusione e sentimenti di abbandono da parte dei genitori, o sentimenti di
resistenza da parte dei figli a lasciare la protezione della famiglia e scontrandosi con sollecitazioni
da parte dei genitori nel supportare un processo di autonomia dove il figlio non si sente pronto..
Quindi una serie di situazioni di dis funzionamento che possono avere un’incidenza concreta e
duratura nel tempo, nell’ostacolare la realizzazione da parte del figlio della definitiva e felice
conclusione del processo di costruzione di struttura di personalità adulta e stabile.
Per completezza, si parla anche delle ultime due tappe del ciclo vitale della famiglia che non sono
più così direttamente incisive in termini di criminologia minorile perché attengono a fasi dove il
figlio normalmente è già diventano un adulto, ma in realtà ci interessano comunque perché in
tutta la descrizione delle fasi del ciclo della famiglia abbiamo fatto riferimento al concetto del
primo figlio, ma naturalmente in una famiglia ci possono essere più figli e quindi in presenza delle
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tappe della famiglia con le loro fatiche e con i loro ostacoli e pericoli, quando il primo figlio diventa
adulto ed esce fuori di casa, se il processo non è armonioso e si creano dis funzionamenti, questi
dis funzionamenti possono ripercuotersi sul processo di crescita degli altri figli minori che magari
continuano a vivere ancora per anni all’interno di un nucleo familiare dove si sono realizzati dis
funzionamenti, fattori di lacerazione inter - personali o di insorgenza di destabilizzazione.
Il processo di crescita di un minore può essere influenzato anche dai fattori di dis funzionamento
che nel gruppo familiare che derivano da cattivo svolgimento delle tappe evolutive del ciclo vitale
della famiglia da parte fratelli maggiori o che hanno inciso sui genitori in funzione del
raggiungimento di determinate tappe della famiglia da parte del primogenito mentre in casa
continuano ad esserci uno o più figli.
ultime due tappe:
- Pensionamento: normalmente coincide o è stata preceduta da un fenomeno che riveste grande
importanza nella nostra attuale organizzazione sociale, che prende nome di “CONVIVENZA
TRANSGENERAZIONALE” cioè un fenomeno che è derivazione specifica del cambiamento di cultura
e di struttura sociale che ha investito tutta la nostra popolazione negli ultimi decenni. Come il
miglioramento del livello qualitativo della vita nel nostro gruppo sociale sia stato articolato in
numerosi aspetti che riguardano la qualità della vita, si è allungata la durata della vita, si è
innalzato il livello culturale del gruppo sociale. Complessivamente la qualità e la durata della vita
nel nostro gruppo sociale sono altamente migliorate e aumentate. La conseguenza di questo
positivo miglioramento, è quel fenomeno che ci permette oggi di fotografare ciò che è divenuta
realtà nel nostro gruppo sociale, cioè la convivenza per un periodo di tempo molto prolungata
rispetto al passato di un numero molto più ampio di generazione. Cioè nei primi decenni del 900 la
durata della vita era inferiore, una donna di 40-50 anni era percepita come anziana, oggi
sicuramente no, è completamente modificata la speranza di vita; a questo processo si accompagna
il continuare a vivere insieme (periodi prolungati) di più generazioni, mentre nel passato la
probabilità di convivere per un periodo di 5 o 10 anni riguardava un numero massimo di 3
generazioni, col passare dei decenni noi siamo arrivati a osservare periodi di convivenza per 2 o
anche 3 lustri fino a 5 generazioni contemporaneamente. Nel caso in cui la durata della vita sia
lunga, noi possiamo arrivare ad osservare una convivenza per periodi di tempo prolungati,
possiamo trovarci ad osservare la vita di molte più generazioni insieme. Questo comporta un
intreccio di ruoli e di dinamiche relazionali all’interno del nucleo familiare di grande complessità,
dunque normalmente la vita di una giovane famiglia è popolata da rapporti sociali e di vicinanza
affettiva molto vivi e attivi con la famiglia di origine di entrambi i partner. Queste relazioni che
comportano un intreccio quindi fattori di supporto ma possono portare anche fattori di crisi che
possono accompagnarsi alla convivenza transg. (Esempio. conflitti di ruolo genitoriali in cui dopo la
nascita del figlio si affidato alla nonna e quindi fa fatica a capire chi sia la mamma).
Nel momento del pensionamento, quindi 5 tappa, interviene di solito un fattore ulteriore di
cambiamento, perché normalmente il pensionamento di uno dei 2 partner coincide con il
raggiungimento della vecchiaia da parte dei genitori che necessitano di aiuto (fisica, sanitario,
psicologica). La fase del pensionamento coincide con una rivisitazione e ricostruzione dei ruoli
familiare perché due persone che si erano abituate ad uno stile di vita familiare dove i compiti
erano ben precisi, viene modificata dal pensionamento e quindi con nuovi spazi di condivisione
della vita domestica che non era mai stati presenti nel passato e quindi bisogna riorganizzare degli
assetti e che, a volte, possono comportare, una certa fatica e necessità di rivisitazione.
A questo processo di adattamento spesso si accompagna una nuova fonte di intervento e di fatica,
cioè raggiungimento della vecchiaia da parte dei genitori.
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Ultima fase della fisiologia: Morte di un coniuge, crea una situazione di fatica di norma nel coniuge
superstite che deve riorganizzare tutto con ovvie ed evidenze fatiche che possono provocare delle
necessità.
Questo percorso si riflette sull’esistenza dei figli e delle nuove famiglie acquisite, la fisiologia della
famiglia si definisce e si spegne con la morte anche dell’altro partner e segna la conclusione del
ciclo fisiologico esistenziale che descrive la famiglia come luogo deputato per la crescita del minore
dove tutte queste fasi e attivare energie e sapere fare fronte a cambiamenti molto importanti è la
condizione necessaria per il minore perché possa sviluppare il suo percorso di crescita.
La riforma del diritto di famiglia
La dinamica della vita famigliare viene influenzata dalla normativa riguardo l’organizzazione della
vita della famiglia.
La riforma del diritto di famiglia (1975) è una legge molto ampia, una riforma organica del codice
civile all’interno del quale la fisionomia, la funzione si è modificata rispetto al passato.
Nel 1930 che è stato prolungato il nostro codice civile e regolamentava la vita e l organizzazione
della famiglia ma era una regolamentazione di carattere ideologico che identificava la struttura
della famiglia secondo una forma piramidale, la famiglia era concepita come un piccolo stato
all’interno del quale esisteva un responsabile del funzionamento del gruppo famigliare e aveva
capacità decisionali, di valutazione autonome che prescindevano dal punto di vista dalla famiglia,
c’era quindi un capo famiglia, un soggetto maschile, al quale venivano rimandate tutte le capacità
di scelta che avevano conseguenza su tutti i membri della famiglia.
La famiglia fotografata nel nostro codice nel 1930 era una famiglia verticale, nella quale le relazioni
fra i coniugi erano fortemente sbilanciate in funzione di un ruolo di prevalenza della figura
maschile. La famiglia era un concetto legato solo al matrimonio (la convivenza non era un istituto
esistente, se non eri sposato non eri una famiglia) il regime normale della famiglia era quello di
separazione dei beni, ognuno dei due coniugi mantiene l’autonomia dei propri beni, il regime di
comunione dei beni era un eccezione e veniva chiaramente scelta nel momento in cui si accedeva
al matrimonio (nel caso in cui non veniva specificata si manteneva la separazione), di conseguenza
con la separazione dei beni, ogni scelta anche di carattere economico veniva presa da chi
produceva reddito (l’uomo) e di conseguenza si creava una situazione di subalternità.
Il ruolo del capo famiglia si faceva sentire molto anche con i figli, c’era la patria potestà, era il
potere di decidere sulla crescita, sull’educazione, sulla vita ecc dei figli. Se i due coniugi erano
d’accordo ok, sennò la decisione aspettava al capo famiglia, il concetto di patria potestà quindi si
articola nell’impossibilità del minore di prendere scelte in modo autonomo.
Nel momento della nascita tutti i membri acquisiscono capacità giuridica cioè siamo membri di un
gruppo sociale e abbiamo dei diritti anche solo per il semplice fatto di esistere, ma la capacità
giuridica non coincide con quella d’agire (capacità di portare a termine una negoziazione rilevante
da un punto di vista giuridico) si acquisisce a 18 anni, quindi le decisioni erano tutte prese
dall’uomo e il coniuge di sesso femminile non poteva opporsi.
La riforma del 75 è molto moderna e all’avanguardia e ha permesso l’introduzione della normativa
dei rapporti fra i coniugi e fra i genitori e figli il modo molto moderno. Le novità del 75 si
dispiegano in un senso orizzontale (all’interno delle relazioni fra i due coniugi) e verticale (genitori
e figli), cambia la concezione generale della famiglia che viene considerata non più come
un’organizzazione gerarchica con un soggetto che decide e ha supremazia, ma viene concepito
come un carattere simmetrico e di parità, decisioni e vengono riconosciti stessi diritti e doveri.
La relazione fra i due partner si modifica anche dal punto di vista patrimoniale, cambia la regola
base della separazione dei beni e la normalità diventa quella della comunione dei beni,
scegliendolo però c’è ancora la separazione (tutt’ora comunque la donna lavora meno dell’uomo,
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ed è meno remunerata). Si modifica radicalmente anche il rapporto genitore figlio, cioè il con
questa riforma si stabilisce il diritto di parità di decisione di scelte educative dei due coniugi su i
figli, diventa potestà genitoriale.
La disgregazione della famiglia – la normativa in tema di separazione e divorzio – pt.1
Le leggi sulla separazione e sul divorzio sono conseguite ad un dibattito culturale molto ampio. È
evidente che una tematica come la disgregazione della famiglia abbia investito il dibattito culturale
in tuti i gruppi sociali, tanto che il legislatore italiano non ha ritenuto di poter pervenire ad una
scelta autonoma circa questa modifica così importante della nostra cultura e del nostro
ordinamento giuridico, quindi, si è ricorsi ad una scelta referendaria dal quale è derivata un
indicazione culturale da parte del nostro gruppo sociale, che ha indicato un cambiamento di
culturale sociale per cui anche nel nostro Paese sono state introdotte delle norme di carattere
civilistico che, senza modificare il codice civile, hanno introdotto gli argomenti relativi alla fine della
famiglia, al suo scioglimento. Nel corso del tempo si sono succeduti più interventi di modifica e di
aggiustamento di questa normativa, proprio per la sua complessità, per cercare di raggiungere
delle regolamentazioni che potessero essere più adatte per meglio tutelare le condizioni di coloro
che entrano a far parte di questi percorsi.
Quello che ci interessa in particolare modo, sono le previsioni che l’ordinamento giuridico ha di
volta in volta adottato in tema di regolamentazione della vita del minore. È evidente che il percorso
di crescita di un minore può venire in tutto, o in parte, influenzato dalla validità delle scelte che
vengono compiute dal giudice o dai genitori riguardo alle condizioni esistenziali del minore stesso.
Nel momento in cui è nata la prima regolamentazione normativa in tema d disgregazione della
famiglia, sottolineiamo, il fatto che la prospettiva era rivolta a un’attenzione molto forte sul
garantire la stabilità e la continuità delle abitudini esistenziali del minore; il focus adottato dal
legislatore si rivolgeva a tenere in conto il valore prioritario rivestito dall’obiettivo culturale di
modificare il meno possibile le abitudini e le consuetudini del minore supportando le possibilità di
mantenerle, mantenendo al suo fianco una figura genitoriale che funge da punto di riferimento
permanente e definire in modo nitido la presenza di obbligazioni di carattere economico,
assistenziale e alimentare nei confronti della figura paterna, percepita come il soggetto più adatto
ad assicurare il mantenimento del minore. In questa prima visione a seguito della rottura della
famiglia, l’intervento del legislatore è rivolto ad attribuire un importante potere garantista in mano
ad un organo terzo (super partes, neutrale) ritenuto adatto a tutelare l’interesse individuale del
minore perché appunto esterno alle due parti. Era attribuito al giudice del tribunale, la piena
valutazione circa il cambiamento esistenziale che avrebbe dovuto riflettersi sulla vita del minore,
con una predeterminazione di base che, al di là di casi particolari, prevede che il minore veniva
normalmente affidato alla madre (individuata come a figura tradizionalmente addetta alla sua
cura) quindi il diritto di continuare a vivere nella casa, e attribuendo alla figura maschile di versare
un onere adatto a supportare le esigenze economiche del minore, ed eventualmente del coniuge
nel caso non avesse avuto fonti di sostegno autonome.
Pt.2- A questo primo quadro normativo, se n’è aggiunto uno differente, all’interno del quale la
modalità di relazione tra genitori e figli è stata definita in una prospettiva differente, che ha preso il
nome di AFFIDAMENTO CONGIUNTO. Il motivo è derivato dall’opportunità di attribuire rilevanza a
proposte alterative rispetto alle modalità di crescita del minore. Congiunto, ha significato che si è
voluto attribuire ai due genitori la possibilità di proporre al magistrato delle modalità organizzative
di crescita e di educazione del minore sulle quali il giudice avrebbe potuto riflettere ed
eventualmente accogliere aderendo al progetto di vita proposto congiuntamente da entrambi i
genitori e quindi declinando modalità di crescita del minore che potevano divergere rispetto agli
standard che avevamo stabilito. Il nostro legislatore ha attribuito al magistrato la possibilità di
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consentire differenti stili organizzativi che potevano prevedere modificazioni della vita del minore
riguardo ad esempio al luogo nel quale vivere. Questi nuovi accordi dovevano essere proposti a
seguito di un accordo condiviso e comunque dovevano venire valutati dal magistrato caso per caso,
solo in presenza di motivi specifici e rilevanti, rispetto all’assunto normativo di base. Tuttavia anche
questo secondo canone normativo è stato successivamente oggetto di rivalutazione. Si è ritenuto
opportuno sottolineare la opportunità di una terza filosofia di organizzazione della relazione tra i
genitori ed il figlio, nel 2005 è diventata norma di legge (tutt’ora vigente) -> AFFIDAMENTO
CONDIVISO. Vuole fare riferimento a ulteriori e differenti cambiamenti che sono intervenuti nel
regolamentare questo settore; quello più importante riguarda il fattore di piena condivisione della
genitorialità tra i due ex partner. Alla base di questo nuovo orientamento, collochiamo un nuovo
quadro normativo che attribuiscono alle scelte dei genitori un valore molto importante,
prevalente. La nuova normativa parte da un assunto di normale attribuzione da parte del
magistrato di una gestione del ruolo genitoriale che scaturisce dalle scelte dei due genitori alla cui
base non è più necessariamente legato un accordo, di fatto si parte da un assunto di una generale
accettazione del fatto che l’interesse del minore sia legato all’interesse prevalente del trascorrere
una parte di tempo più o meno equivalente con entrambe le figure genitoriali (tranne in casi
eccezionali); le modalità vengono lasciate decidere ai genitori. Queste novità hanno evidenziato da
un punto di vista del clima di crescita del minore, alcuni fattori di fragilità, per il minore il cambiare
casa in modo costante ha rivelato molti aspetti di fragilità soprattutto in presenza di bambini in età
infantile o nelle fasi della prima adolescenza. Le statistiche giudiziarie documentano come a
seguito di questa rivoluzione normativa si possa osservare un incremento molto forte delle
separazioni con una forte dose di conflittualità sul piano giudiziale. È difficile pensare che due
persone che già non vanno d’accordo al tal punto da dividere la famiglia, possano però andare
d’accordo nel condividere con pieno equilibrio ciò che riguarda il minore.
Le bande giovanili, teoria di Cohen
Teoria dei coniugi Gluek che riveste un valore interpretativo ed esplicativo centrale. I Gluek
partono da un’analisi empirica di grande estensione che paragono due gruppi campione molto
estesi 500 soggetti giovani autori di reato e 500 giovani caratterizzati da una perfetta
corrispondenza di aspetti individuali, fisici, biologici, soggetti conformi quindi nessuna condotta
criminali. Questo progetto consente di individuare delle tavole che indicano aspetti specifici
distintivi che consentono di predire condotta anti-normativa dei giovani minori. Le tabelle
attendono ad aspetti di carattere fisico, biologici tratti del temperamento, tratti di carattere
familiare, tratti psicologici. La conclusione a cui arrivano i due coniugi è che anche utilizzando tutte
e 5 le tabelle di predizione noi non otteniamo un risultato predittivo più efficacie di quello che
otterremmo usando solo l’ultima tavola cioè quella relativa alla famiglia.
Gli aspetti caratterizzanti delle famiglie dei giovani che hanno più alta probabilità di commettere
dei reati, riguardano la inadeguatezza dei genitori a fungere da modelli di riferimento per i propri
figli, l’inadeguatezza dei genitori nella loro stessa interiorizzazione delle norme di carattere
culturale e non solo nel senso di avere avuto una condotta essi stessi anti normativa ma quanto il
loro disinteresse e di costituire un modello di riferimento per il minore, circa le modalità di vita, le
scelte, gli stili di condotta di un soggetto che ha positivamente e concretamente interiorizzato le
norme culturali .E’ la inadeguatezza del genitore a costituire un valido modello di soggetto che
interiorizzato la cultura sociale e che persegue le finalità proposte dalle indicazioni del gruppo
sociale, insieme allo scarso interesse per il conseguimento di obbiettivi validi dal punto di vista
della cultura sociale per il proprio figlio costituisce un fattore sfavorente nella prospettiva evolutiva
del minore e quindi anche le sue probabilità di portare a termine con successo un progetto di
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costruzione della struttura di personalità stabile e conforme e ben inserita nelle norme della
cultura sociale.
A partire da questi dati di ricerca abbiamo riflettuto su aspetti fornite dalle scienze criminali con cui
la criminologia collabora abbiamo ripercorso gli aspetti centrali della evoluzione fisiologica di
quella complessa dinamica che è la vita familiare. La famiglia per il minore riveste un aspetto
centrale. Quindi per fare dei percorsi e per i tecnici del trattamento è molto importante avere una
chiara consapevolezza di quali sono le tappe fondamentali che scientificamente sono state messe
in luce perché ognuno di queste tappe evolutive può rappresentare un momento di crisi o arresto
e dando luogo a fattori di interruzione, difficoltà, nei cui i minori rappresentano nella famiglia
l’aspetto più debole. Dunque il ciclo vitale della famiglia ci da indicazioni importanti e come tecnici
del trattamento sappiamo individuare e orientami nel ricercare quei momenti di difficoltà che si
possono realizzare nella famiglia.
Al ciclo della famiglia Corrisponde anche la nozione che nel nostro momento storico si intreccia
con i cambiamenti dinamici cioè la convivenza transgenerazionale. L’aumento della durata della
vita e miglioramento della qualità della vita rendono possibili, in termini più accentuati, il concetto
di convivenza transgenerazionale in seguito alla quale la convivenza e sopravvivenza per un
periodo di tempo oggi molto più prolungato e un numero di generazioni molto più alte,
comportano la presenza di una serie di dinamiche e interazioni che si aggiungono alla famiglia e
vanno ad arricchire e rendere più complesse queste dinamiche aggiungendo fattori di sostegno,
propulsivi ma anche fattori di affaticamento, di difficoltà e di ostacoli che richiedono energia e
possono coinvolgere sia dal punto di vista positivo e sia dal punto di vista negativo anche i minori
che respirano l’aria della famiglia e ne sono influenzati.
La riforma del diritto di famiglia descrive, tutela le relazioni tra i partner e tra genitori e figli
all’interno della vita familiare quindi quelle dinamiche che scaturiscono dalla genesi di una famiglia
e dall’interazione di questa agenzia di controllo sociale che vivono insieme e condividono un
percorso.
Abbiamo sottolineato come tutto questo attiene al ciclo vitale della famiglia e alla sua
organizzazione fisiologica ma non sempre il percorso familiare conosce questa evoluzione, a volte
osserviamo battute di arresto o la disgregazione della famiglia. Queste condizioni sono state
introdotte nel nostro ordinamento giuridico e ad esse corrisponde una regolamentazione
normativa introdotta da una legge speciale che prevede le condizioni di divorzio o separazione e a
queste corrispondono dei modelli normativi che sono molto cambiate nel tempo nel nostro paese.
All’inizio le condizioni di vita del minore, a seguito della rottura della famiglia, viene tutelata dal
giudice con un potere decisionale molto garantista e accentuato con obiettivo di tutelare gli
interessi del minore .. a questa posizione iniziale corrispondevano modalità di affidamento del
minore prevalente verso la madre, presso la casa familiare, si sono succedute due importanti
modificazioni:
- Affidamento congiunto: nella quale ferma restando una piena ampiezza decisionale del giudice,
che parte sempre dal presupposto della stabilità del minore e dell’affidamento alla figura materna
nella casa familiare, il giudice può riconoscere la validità di progetti esistenziali parzialmente
differenti proposti da i due ex partner che hanno raggiunto un accordo condiviso e concordato che
è il presupposto per poter richiedere al giudice questa modificazione. Assoluta prevalenza
dell’interesse del minore cede il passo al riconoscimento di posizioni di utilità per le figure adulte
che possono essere riconosciute dal giudice
- Affidamento condiviso nel quale la scelta del legislatore è stata quella di partire dal presupposto
della piena idoneità dei due ex coniugi nel decidere gli stili esistenziali più adatti al minore e quindi
la normativa parte dal presupposto della adeguatezza di un progetto esistenziali che ognuno dei 2
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ex coniugi gestisce nel proprio ruolo genitoriale a partire dal presupposto di opportunità che sia il
minore a spostarsi nella casa di un genitore e nella casa dell’altro genitore condividendo spazi di
vita equivalente con entrambe le figure genitoriale.
Di norma la normativa vuole che il minore si sposta, modifica le proprie abitudini che si interfaccia
con nuove situazioni abitative ed esistenziali. Ovviamente ci sono sempre le eccezioni.
Conclusa questa riflessione sulle dinamiche che riguardano la vita famiglia, parliamo delle teorie
criminologie che rivestono importanza.
Quando abbiamo parlato della teoria dei coniugi Gluek abbiamo sottolineato che si tratta di una
teoria multifattoriale. La differente visione si fonda sull’utilizzazione congiunta di strumenti e fattori
interpretativi compositi e allargati che vengono analizzati dagli studiosi come fattori d’interferenza
alla base della condotta criminale.
In una prospettiva di teorie, abbiamo alcune posizioni teoriche che a partire da teorie di carattere
sottoculturali quindi con una visione di carattere sociologico che parte dalla nozione di cultura,
sottocultura e controcultura si allargano però all’utilizzazione per comprendere il fenomeno della
devianza e della criminalità del minore anche gli strumenti di carattere psicologico. Tra queste in
particolare la teoria di Cohen.
Cohen intorno alla metà del 1900 Negli Stati Uniti D’America è caratterizzata da un’analisi molto
attenta di fenomeno di devianza o criminalità giovanile, che in quel momento storico assumevano
grande rilevanza nel contesto sociale culturale americano. Analizza nella sua teoria il fenomeno
delle bande giovanili che soprattutto in alcuni contesti urbani costituivano un fenomeno di
crescente rilevanza, crescente gravità e quindi tale da inquietare la cultura sociale dell’America
ponendo dei problemi di carattere politico, educativo e di strategie di politica sociale e di politica
criminale. Cohen, analizza il fenomeno dei giovani autori di reato di quel momento storico e si
sofferma ad analizzare determinati fenomeni che sono risultati caratteristici delle realtà
fenomenologiche delle bande giovanili di carattere anti-normativo. Cohen osserva come i
protagonisti di questi fenomeni siano costituiti dai giovani appartenenti ai ceti sociali meno favoriti.
Osserva e riconosce all’interno di queste dinamiche la presenza di un conflitto culturale molto
importante che alla luce della teoria strutturale funzionalista e spiega Cohen molto
semplicemente: i giovani che appartengono alle classi sociali sfavorite in un clima socio culturale
tipico della società capitalista, pone i giovani che appartengono alle classi sociali meno favorite in
una condizione di oggettiva maggiore difficoltà a raggiungere gli status simboli proposti
indistintamente a tutti i membri della cultura sociale, rispetto ai loro coetanei che appartengono
alle classi sociali privilegiate.
Cohen analizza i meccanismi di tipo sottoculturale che risultano caratterizzati delle bande giovanili,
qui i giovani si riuniscono e trovano conforto dalla condivisione di quella sensazione di frustrazione
che deriva dalla impossibilità di tenere il passo con il loro coetanei nel raggiungere obiettivi che la
cultura sociale propone indistintamente a tutti i ragazzi (però non tutti i ragazzi appartengono a
classi sociali che con la stessa facilità possono supportarli nel raggiungimento di questi obiettivi).
Quindi osserva come i minori che appartengono alle classi sociali sfavorite il riunirsi in bade
giovanili trovino un rimedio a questa sensazione di impotenza e da quel momento in poi (qui si
innesca la componente culturale, scientifica) attivano un meccanismo psicologico di tipo difensivo
che è la formazione reattiva, quel meccanismo che porta l’Io nel momento in cui esiste un
contrasto, un’angoscia che deriva dal provare una pulsione ad agire riprovata dal super io,
consente di attenuare l’angoscia sostituendo il contenuto pulsionale riprovato che suscita senso di
colpa con il suo apposta. Quindi questi giovani attivano secondo Cohen il meccanismo della
formazione reatva e vedono la realtà come qualcosa da contrastare e a cui ci si deve ribellare e
quindi la commissione di reato diventa una strategia, sia difensiva ma del tutto legittima per
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riequilibrare le ingiustizie che derivano dalla organizzazione di una struttura sociale che li esclude e
non li fa sentire adeguate per raggiungere quelle mete che gli vengono proposte ma che non
riescono a raggiungere.
Le bande giovanili- teoria di Cloward ed Ohlin, teoria di Matza e teorie psicologiche della
criminalità
Cloward e Ohlin, proseguono le riflessioni teoriche di Coehn approfondendo l’analisi delle
dinamiche che si instaurano nei ragazzi autori di reato all’interno delle bande giovanili, questi due
studiosi scrivono le caratteristiche dei fenomeni relazionali e dei meccanismi psicologici che
caratterizzano le azioni anti-normative dei giovani autori di reato.
Cloward e Ohlin pongono l’accento sull’antimonomia fra le mete sociali normali e i mezzi legittimi
diversamente distribuiti fra i membri della classe sociale, gli studiosi riflettono sulla sensazione di
frustrazione, di disagio e sulla mancanza di appagamento che si verifica dei giovani delle classi
sociali sfavorite che si verifica nel momento in cui si rendono conto delle difficoltà di accedere con i
mezzi legittimi al raggiungimento di mete sociali che vengono proposte anche a loro. C e O,
analizzano le modalità di reazione dei giovani che si riuniscono in bande giovanili ma che danno
luogo a fenomeni molto differenziati, condotte all’interno di queste bande molto differenziate,
perché nella classificazione che questi studiosi danno viene individuata una tripartizione (ma c’è un
sentimento in comune, la frustrazione):
1. Bande conflittuali: sofferenza dei minori che si traduce in atteggiamento oppositivo dei minori,
non c’è la motivazione economica, il disagio di trasforma in comportamenti di opposizione
culturale fine a sé stessa, i ragazzi di questi gruppi compiono atti vandalici (tipo distruggere vetrine
di negozi di lusso, o rompere macchine di lusso) quindi non per appropriarsene ma è solo un modo
per estinguere la propria sofferenza
2. Bande Astensionistiche: descrivono quel malessere le cui cause sono uguali alle altre due bande
ma trova un canale di realizzazione di questa sofferenza adottando condotte di carattere
tossicomanico, la sofferenza di questi minori si estrinseca col consumo di sostanze stupefacenti e
alcoliche, quindi attraverso condotte di consumo illegittimo di queste sostanze nelle quali si
realizza un atteggiamento di distacco della realtà e stordimento che apparentemente attenua la
sofferenza
3. Bande criminali: i giovani che appartengono alle classi sociali sfavorite definiscono una
sottocultura criminale che li accomuna e che li consolida in un atteggiamento di carattere
oppositivo nei confronti della cultura sociale generale all’interno della quale la società viene
interpretata come un sistema ingiusto, la reazione individuale della norma di viene una condotta
alla quale aderiscono tutti i membri del gruppo.
La differenza fra le 3 è la modalità di reazione al conflitto e alla frustrazione. Questo fenomeno
delle bande secondo i due studiosi si verifica per lo più nelle grandi città nelle quali è molto
presente la criminalità organizzata.
Un altro contributo è dato dalla teoria di Matza
Matza prende distanza dalle teorie sottoculturali della crimi giovanile, affermando che per un
soggetto il vivere all’interno di una cultura sociale senza assorbirla è un meccanismo poco
osservabile, lui ritiene che il giovane probabile autore di reato i realtà ha assorbito la cultura
sociale ma si sente respinto, egli traduce il proprio disagio nella elaborazione di sistemi di tecniche
di neutralizzazione dell’ansia attraverso le quali il giovane arriva a superare quella fatica e
frustrazione. secondo Matza è improbabile che un membro del gruppo sociale sia cresciuto
all’interno di una cultura sociale senza assorbirla, le tecniche di neutralizzazione dell’ansia sono:
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1. La riduzione dell’entità del reato, il giovane rappresenta in termini riduttivi la gravità del fatto
commesso (es. si convince che non si tratta di un furto ma di una semplice presa in prestito), si
convince che il reato non è cosi grave.
2. Il soggetto attenua la propria responsabilità, attivando una tecnica facendo riferimento ad una
distribuzione della sua ansia, tipo pensando che la responsabilità non è sua ma lui ha un ruolo
secondario nella commissione del reato
3. Rivitalizzazione del ruolo della vittima, es la vittima mi ha provocato, oppure dire “se lo meritava
perché è una persona spregevole
4. Condanna degli organi giudicanti, colpevolizzazione del sistema istituzionale (es i giudici sono
corrotti ecc)
5. Meccanismo di attenuazione dell’ansia attraverso ideali più alti, e rivisitazioni de reato. (es il
reato viene reinterpretato come una condotta necessaria per non venire meno alla solidarietà di
gruppo)
Le teorie psicologiche della criminalità (psicanalisi di freud) forniscono dei fattori di comprensione
e di decodifica di aspetti di difficolta nell’evoluzione psicologica del soggetto.
Evoluzione psichica del soggetto, viene definita da freud in differenti stadi:
1.Fase orale: prima che il soggetto attraversa
2.Fase anale: il bambino raggiunge attraverso il controllo degli sfinteri la consapevolezza della
propria abilita di costruire un’interazione con l’esterno
3.Fase fallica: scoperta della sessualità e degli organi genitali, si identifica nel genitore del proprio
sesso, è innamorato del genitore del sesso opposto, è una fase rudimentale della scoperta della
sessualità.
4.Fase genitale: maturità sessuale e raggiungimento della propria identità sessuale
I processi di questo arresto di evoluzione psichica, ovvero i meccanismi di difesa dell’io:
fissazione: nel passaggio da una fase all’altra (fase molto faticosa) questi meccanismi possono
verificarsi e il soggetto può bloccarsi in una fase senza riuscire a passare a quella successiva
regressione: il soggetto può tornare allo stadio precedente.
La psicologia analitica di Jung ci fornisce strumenti di decodifica del soggetto i funzione di un
attitudine che fa derivare in una condizione che egli descrive “bipolare” a seconda della tendenza
psichica del soggetto a un comportamento introverso o estroverso alla quale corrisponde un
atteggiamento introverso di tipo autoplastico (il soggetto con una tendenza intro nel momento del
disagio si ripiega su se stesso e rivolge la propria sofferenza verso di se) al contrario l estroverso
tenderà a proiettare il disagio e il conflitto fuori da se in un atteggiamento alloplastico (scaricando
la propria sofferenza nell’ambiente sociale esterno).
Adler: in termini di psicologia sociale individua situazioni di sviluppo psicologico nelle quali il
bisogno dell’individuo scaturisce dalla relazione col gruppo sociale esterno, anche in questo caso la
reazione del soggetto può tradursi in un atteggiamento conforme oppure no. Adler attribuisce una
grande importanza ad un atteggiamento pedagogico, ritiene che attraverso l’educazione si
costruiscano le strutture centrali per la costruzione di una struttura di personalità conforme.
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