RINNOVAMENTO RELIGIOSO Il Rinascimento si presenta anche come RINNOVAMENTO RELIGIOSO; infatti il Platonismo rinascimentale fu un tentativo di far rinascere e rivivere l’antica sapienza religiosa dell’umanità. Dal punto di vista della vita religiosa dell’occidente CRISTIANO, il RINNOVAMENTO passò attraverso un ritorno alla parola di Cristo (bibbia e vangeli) senza l’intermediazione dei teologi e della chiesa. La riforma religiosa (sia quella protestante che quella cristiana) puntò sul far rivivere in tutti gli uomini e non solo nei dotti e nei teologi quella che era la genuina parola di Dio cosi come era stata tramandata nella bibbia e nei vangeli e ciò portò alla ricerca filologica per ripristinare il testo biblico originale. Erasmo Erasmo da Rotterdam nella sua opera ELOGIO DELLA PAZZIA, adopera la satira e il sarcasmo per evidenziare la decadenza morale della società del suo tempo e specialmente della Chiesa. Di conseguenza esprime critiche nei confronti dei teologi e letterati che secondo lui si sono concentrati su questioni oziose smarrendo il senso originario del Cristianesimo. Quindi individua nella FEDE l’elemento che caratterizza il MILITE CRISTIANO (opera Manuale del milite cristiano) la cui arma principale è la lettura della Bibbia che custodisce il messaggio originario di Cristo che ogni uomo deve saper leggere e capire. Erasmo, infatti, dedicò tutta la sua vita allo studio della Bibbia. Nonostante la sua critica nei confronti dei teologi e della Chiesa non si schierò con Lutero e la sua rivoluzione protestante. Nell’opera De libero arbitrio Erasmo afferma che l’uomo ha la libertà di scegliere se salvarsi o dannarsi e questo contro quanto professato da Lutero, secondo il quale solo Dio ci può salvare a nulla valendo le opere compiute dall’uomo. Altro elemento caratterizzante la figura di Erasmo è la sua difesa della PACE che per lui è esercizio di VIRTU’ MORALE mentre considerava la guerra come la peggiore delle follie umane. Lutero Lutero oltre a realizzare la riforma protestante contro la Chiesa di Roma che portò alla sua divisione fu il più risoluto fautore del RITORNO ALLE FONTI CRISTIANE. Lutero, in particolare, nega il valore della tradizione della Chiesa e sottolinea la necessità di ciascun individuo di leggere direttamente la parola di Cristo nel nuovo testamento (VANGELI E LETTERE APOSTOLI). Quindi nega la funzione della Chiesa e riconosce solo due sacramenti : battesimo ed eucaristia. Per Lutero la salvezza dell’uomo avviene attraverso la FEDE e attraverso il totale ABBANDONO A DIO DA PARTE DELL’UOMO. Quindi l’uomo che ha fede è l’uomo che è stato reso giusto da Dio e che quindi avrà la salvezza. La giustificazione per fede (ossia si diventa giusti se si ha fede) toglie qualsiasi valore alle opere buone (cioè a quelle donazioni fatte alla Chiesa da parte dei peccatori per ottenere la salvezza; in questo senso Lutero andava contro gli interessi della Chiesa); per Lutero l’uomo che ha fede compie solo opere buone mentre l’uomo cattivo qualunque cosa faccia è sempre cattiva. Da questo punto di vista Lutero critica aspramente la ricerca razionale promossa dalla filosofia scolastica, che cerca di giustificare la fede con la ragione in quanto la ragione è la “più accanita nemica di Dio”. La ricerca razionale per Lutero significa libertà di iniziativa (libero arbitrio) dell’uomo, mentre la fede implica una rinuncia ad ogni iniziativa e al libero arbitrio e l’abbandono completo a Dio da cui dipendono la salvezza o la dannazione dell’uomo. La religiosità promossa da Lutero era una religiosità radicale in cui l’unica opzione per l’uomo è il completo asservimento a Dio. Calvino Per Calvino il ritorno alle fonti del cristianesimo è essenzialmente il ritorno al VECCHIO TESTAMENTO, da cui desume il concetto di Dio come assoluta POTENZA di fronte a cui l’uomo è nulla. Il lavoro e il successo negli affari è una prova del favore di Dio e della salvezza a cui l’uomo viene predestinato da Dio. L’etica calvinista caratterizzata da uno spirito attivo, aggressivo e senza alcun sentimentalismo influì notevolmente sulla nascente borghesia svizzera, infatti Calvino esercitò la sua professione religiosa unicamente a Ginevra. CONTRORIFORMA DELLA CHIESA La reazione della Chiesa alla riforma protestante di Lutero va sotto il nome di CONTRORIFORMA che iniziò con il Concilio di Trento del 1545. La RIFORMA CATTOLICA fu invece la revisione della Chiesa a causa delle circostanze storiche (una specie di aggiornamento); si realizzò un ritorno alla tradizione di quel periodo in cui erano state fissate le interpretazioni della parola di Cristo ed erano nati i riti. Con la controriforma invece, nel Concilio di Trento la Chiesa riaffermò il suo esclusivo diritto di dare l’interpretazione dei testi biblici, la funzione mediatrice della Chiesa e il valore dei sacramenti e delle opere meritori. RINNOVAMENTO POLITICO L’Umanesimo rinascimentale oltre che rinnovamento religioso è anche RINNOVAMENTO POLITICO inteso anch’esso come un RITORNO AL PRINCIPIO, ALLE PROPRIE ORIGINI per trarre nuova forza. In politica si distingue il ritorno: -alle origini storiche (MACHIAVELLI) -al diritto naturale (GIUSNATURALISMO con GROZIO). RITORNO ALLE ORIGINI STORICHE: MACHIAVELLI Con le sue opere IL PRINCIPE e i DISCORSI, Machiavelli tentò di realizzare una UNITA’ politica italiana attraverso un ritorno alle origini storiche che lui identificava con la ROMA REPUBBLICANA. Il ritorno alle origini storiche per Machiavelli comportava il ritorno ai principi di una comunità grazie ai quali si può recuperare la vitalità originaria che aveva portato alla nascita della comunità. Questo ritorno permetteva di rigenerare la comunità e sfuggire alla decadenza morale in cui si trovava. Per fare ciò è necessario conoscere la realtà attuale storica e i suoi meccanismi in modo da poterli modificare; questo è il cosiddetto REALISMO POLITICO di Machiavelli che deve considerare la realtà effettuale del proprio tempo rinunciando a teorizzare uno STATO IDEALE (come faceva Platone). In particolare per la situazione italiana era necessario che l’unificazione fosse portata avanti da un PRINCIPE che doveva operare guardando alla realtà effettuale senza essere limitato da preoccupazioni di natura morale. Nel suo arduo compito il PRINCIPE doveva partire sempre dallo scenario peggiore, per non essere impreparato davanti agli eventi, e quindi ipotizzando che tutti gli uomini sono cattivi. Il PRINCIPE doveva essere spietato nel perseguire i suoi fini e quindi Machiavelli disegna una VIRTU’ POLITICA che è diversa dalla virtù e dalla moralità del privato cittadino. Ovviamente il male commesso dal Principe si può giustificare in quanto volto a realizzare il bene per la collettività. Per quel che riguarda la FORTUNA e il DESTINO, per Machiavelli essa influisce solo per metà sulle vicende umane, l’altra metà è governata dagli uomini. Naturalmente per dominare la propria fortuna l’uomo non deve abbandonarsi ad essa ma deve impegnarsi attivamente traendo insegnamento dal passato. La fortuna è come un fiume che quando straripa travolge tutto, ma potrà essere meno rovinoso se l’uomo ha costruito per tempo argini e ripari. L’UTOPIA di TOMMASO MORO Mentre Machiavelli ha cercato di indicare un modo concreto per risollevare politicamente l’Italia, Moro delinea uno STATO IDEALE per risollevare le condizioni sociali dell’Inghilterra del suo tempo. In quel tempo i proprietari terrieri cacciavano i contadini dalle terre (riduncendoli alla fame) per far posto all’allevamento che era più redditizio per loro. Lo STATO IDEALE descritto nell’opera UTOPIA doveva essere una riforma della società inglese e comportava l’abolizione della proprietà privata e la coltivazione della terra a turno da parte dei contadini. Tutto è rivolto all’utilità comune. Anche le scienze la cultura sono importanti in quanto la religione non è in grado di spiegare tutta la realtà. Moro delinea la tolleranza religiosa in cui ognuno può professare la propria religione e cercare di convincere gli altri senza usare violenza. La società si basa sul principio del piacere che costituisce la regola che guida il comportamento dell’uomo. IL GIUSNATURALISMO DI GROZIO Il ritorno al diritto naturale o GIUSNATURALISMO è una delle correnti attraverso cui si esprime il rinnovamento politico del Rinascimento. Il suo teorizzatore è UGO GROZIO che identifica ciò che è NATURALE con ciò che è RAZIONALE in quanto la natura umana è razionalità. GROZIO distingue: - un DIRITTO NATURALE cioè delle regole che valgono sempre in quanto dettate dalla ragione. Sono cioè dei comportamenti da seguire in quanto razionali o da vietare in quanto irrazionali, che esisterebbero anche se Dio non esistesse. -un DIRITTO POSITIVO che sono invece delle regole imposte dalle leggi emanate dagli uomini. GROZIO è anche fautore della teoria CONTRATTUALISTICA DELLO STATO, secondo cui il potere dello stato non deriva da Dio ma da un patto o contratto tra il popolo e il sovrano che comunque deve rispettare il diritto naturale. Per GROZIO esiste anche una RELIGIONE NATURALE E UNA RELIGIONE POSITIVA. La religione naturale è anch’essa basata sulla ragione e su 4 principi: 1.Dio esiste ed è uno 2.Dio non si identifica con le cose visibili 3.Dio governa le cose umane 4.Dio ha creato le cose naturali. La religione POSITIVA è invece quella che detta ulteriori regole in una comunità. INTERESSE PER IL MONDO NATURALE L’uomo del Rinascimento si considera come parte del mondo e, in particolare come “natura media” ossia a metà strada tra le creature inferiori e quelle superiori; e proprio grazie a questa posizione privilegiata che l’uomo può dominare il mondo, ma per fare questo è essenziale condurre l’indagine naturalistica sul funzionamento del mondo. Nell’indagine naturalistica si distinguono due aspetti: 1. La natura è animata e retta da leggi e da principi propri e immutabili che possono essere conosciute attraverso l’esperienza dei sensi ossia con la filosofia naturale; 2. L’uomo può influire sulla natura anche attraverso la magia e alla metafisica TELESIO Telesio considera la natura come un mondo retto da principi e leggi proprie che spiegano il funzionamento del mondo stesso senza alcun intervento di forze metafisiche. Quindi afferma la concezione di oggettività e autonomia della NATURA che apre le porte alla scienza moderna. Per comprendere la natura l’uomo deve affidarsi ai propri sensi e ciò in contrasto con quanto diceva Aristotele secondo cui la natura andava studiate sulla base di criteri individuati con la ragione prima della percezione dei sensi. In particolare esistono due forze principali: 1.CALDO che ha sede nel SOLE che dilata le cose 2.FREDDO che ha sede nella Terra che condensa le cose. Queste due forze agiscono sulla materia creando tutte le cose. Affinché ciò accada è necessario che caldo e freddo abbiano sensibilità dell’azione l’uno dell’altro ed è per questo che il mondo naturale è vivo e sensibile. Questa sensibilità non è necessaria in tutte le cose ma solo negli elementi originaria che sono SOLE e TERRA (mentre l’aria e l’acqua gli altri elementi aristotelici non lo sono). L’indagine di Telesio è qualitativa ossia considera cioè la teoria della natura ma afferma che è necessario condurre anche un’indagine quantitativa ossia sulla quantità di calore necessaria per generare le cose; solo in questo modo l’uomo potrà avere il controllo del mendo. Telesio critica la teoria aristotelica di Dio come motore immobile e afferma invece che il ruolo di Dio è quello di garantire la conservazione di tutti gli esseri e quindi dell’ordine e dell’autonomia della natura. Il contributo fondamentale di Telesio è la necessità del superamento della magia e della metafisica e l’affermazione dell’oggettività e dell’autonomia della natura, che apre le porte alla scienza moderna. (Bruno invece tornerà alla metafisica) Concezione dell’uomo in Telesio: L’intera conoscenza umana (vita intellettuale) è riconducibile alla sensibilità e quindi a elementi naturali (no magia). Ogni contatto tra l’anima e le cose generano delle sensazioni che generano coscienza di quello che si prova. Per Telesio l’intelligenza è la capacità di estendere a cose non ancora percepite le sensazioni di cui ha già fatto esperienza (intelligenza = estendere conoscenze di cose note su cose ignote). Anche la vita morale dell’uomo è ricondotta a principi naturali. Il bene supremo è la conservazione dello spirito vitale del mondo e quindi la conservazione della vita dell’uomo. In questo senso la pratica della virtù riduce gli eccessi dannosi e quindi la conservazione della vita. L’unico elemento che non viene ricondotto ai principi naturali è la vita religiosa. Essa è infatti aspirazione a un bene che non è conosciuto dai sensi ma a qualcosa che è al di là della natura. Questo bene è un’anima divina infusa direttamente da Dio che però non condiziona la vita intellettuale e morale dell’uomo. GIORDANO BRUNO La sua vita è un peregrinare per sfuggire a condanne ed inquisizioni. Si spostò dall’Italia in Francia, in Inghilterra (insegnò ad Oxford) poi a Venezia dove fu arrestato dall’inquisizione per le sue idee ERETICHE e infine fu trasferito dall'inquisizione a Roma dove venne arso vivo. Ciò che caratterizza la filosofia bruniana è l'amore per la vita da cui deriva poi il fortissimo interesse per la NATURA. Il Naturalismo di Bruno non consiste come in Telesio, in una razionale indagine del mondo naturale, ma in una RELIGIONE DELL’INFINITA’ DELLA NATURA COME ENTITA’ ANIMATA. Proprio questa animazione della natura comporta la sua predilezione per l’uso della MAGIA e della METAFISICA nell’indagine filosofica per conoscere la natura. Questo identificazione dell’indagine filosofica con la religione allontana lo sviluppo scientifico che era stato iniziato da Telesio. La passione per la vita e per la natura permettono di comprendere l’atteggiamento di Bruno nei confronti della religione che egli considera delle credenze ripugnanti e assurde (da qui le accuse di eresia). Invece lui propone un’altra RELIGIOSITA’ cioè quella che permette di giungere a Dio con la razionalità. Questa religiosità è la sua FILOSOFIA. La filosofia di Bruno si occupa di tre rami: ONTOLOGIA, COSMOLOGIA ed ETICA. ONTOLOGIA Bruno parla di Dio in duplice modo: 1. MENTE AL DI SOPRA DI TUTTO (MENS SUPER OMNIA). Per questo aspetto Dio è mente al di sopra di tutto ed è quindi un Dio trascendente che può essere solo oggetto di fede e che l'uomo non è in grado né di pensare né di conoscere. 2. MENTE PRESENTE IN TUTTE LE COSE (MENS INSITA OMNIBUS) (da cui il panteismo bruniano). Come principio immanente Dio è accessibile alla ragione e oggetto della filosofia. Essendo presente in tutte le cose, Dio è l'anima del mondo, che opera tramite l'intelletto universale (Bruno lo chiama anche artefice interno, fabbro del mondo). L'intelletto è l'insieme di tutte le idee (FORME) che plasmano la materia. L’UNIVERSO è quindi un immenso organismo dotato di un’unica forma e un’unica materia. L’unica forma è DIO o PRINCIPIO ATTIVO, l’unica materia è la MASSA del mondo o PRINCIPIO PASSIVO. Quindi a differenza della concezione cristiana, la materia non muore, ma semplicemente si trasforma, perché è un presupposto universale e coessenziale con la forma (concezione PARMENIDEA). COSMOLOGIA I concetti di MATERIA E FORMA servono a Bruno per identificare Dio con la NATURA (Panteismo) da cui lui deriva l’attributo fondamentale dell’universo, ossia la sua infinità. Ciò costituisce un punto di incontro con la rivoluzione astronomica moderna dell'universo. Per Bruno nell'universo ci sono infiniti mondi, soli innumerabili, infiniti centri. All'interno dell'universo gli opposti coincidono (vedi Eraclito): l'universo non ha centro, né alto e né basso, perché tutto dipende dal modo di guardare. ETICA: La natura rappresenta per Bruno lo scopo e il tema della sua filosofia che ha come fine la conoscenza. Questa prospettiva è identificata con il mito di Atteone (viene sorpreso da Artemide mentre la guardava nuda a fare il bagno e per questo lo trasforma in cervo che poi viene sbranato dai cani): quindi è la metafora dell’anima umana che cercando di vedere la natura quando ci riesce diviene essa stessa natura. Per Bruno il filosofo in questo suo percorso di conoscenza che lo porta a una sorta di SOVRUMANA IMMEDESIMAZIONE CON LA NATURA E CON DIO, deve avere un atteggiamento di EROICO FURORE cioè essere assetato, passionale e voglioso di DIO con uno sforzo eroico. Questo IDENTIFICARSI con la natura e con Dio riguarda anche il campo PRATICO E MORALE. Infatti Bruno è a favore di un ATTIVISMO che esalta i valori della fatica e del lavoro mentre condanna l'ascolto passivo e l'inattività. In questo modo l’uomo imitando Dio diventa in grado di costruire la propria condizione essendo artefice della propria redenzione. Quindi la contemplazione di Dio non è fine a se stessa ma è un incentivo a fare come Dio e a realizzarsi come produttore della propria condizione. Questa apertura al mondo del lavoro verso la realizzazione di una vita operosa per l’umanità che è liberata dalle superstizioni grazie alla ragione è una concezione molto moderna; ma il pensiero di Bruno ha un’impronta aristocratica in quanto lui è convinto che solo alcuni possano elevarsi a conoscere la natura e Dio. Quindi divide l’umanità in due gruppi: -quelli che si elevano in quanto hanno accesso alla filosofia -il popolo rozzo che deve essere guidato dai preti delle varie chiese. LARIVOLUZIONE SCIENTIFICA La rivoluzione scientifica è il momento storico a cui si fa coincidere da parte degli storici la nascita della scienza. Essa si colloca tra il 1543 –data della pubblicazione della RIVOLUZIONE DEI CORPI CELESTI di Keplero – e il 1687 – data della pubblicazione dei PRINCIPI MATEMATICI DI FILOSOFIA NATURALE di Newton. Dalla Rivoluzione scientifica emergono due importanti elementi: 1.una NUOVA CONCEZIONE DELLA NATURA intesa come un ordine causale retto da leggi immutabili; 2.una NUOVA CONCEZIONE DELLA SCIENZA intesa come un sapere sperimentale, matematico volto alla conoscenza e al dominio del mondo da parte dell’uomo. In base alla nuova concezione della NATURA questa viene intesa come un oggetto a sé stante che non ha niente a che fare con le vicende umane (la natura è quindi spersonalizzata). Inoltre si tratta di un mondo in cui nulla avviene per caso ma tutto è il risultato di CAUSE ben precise che determinano una infinità di relazioni e ripercussioni che legano i fatti naturali tra di loro. I fenomeni naturali essendo legati tra di loro secondo rapporti di causa ed effetto, obbediscono a leggi immutabili che se conosciute permettono di prevedere i fenomeni stessi. In base alla nuova concezione della SCIENZA essa si basa sull’osservazione dei fatti e sulla sperimentazione dei fatti stessi (sapere sperimentale). Tale osservazione deve portare a esprimere le leggi naturali in formule matematiche che permettono di quantificare i fenomeni (sapere quantitativo). Lo scopo della scienza è quello di arrivare alla conoscenza delle leggi che regolano il mondo al fine di permettere all’uomo di dominare il mondo e i suoi fenomeni (dominio sulla natura). Si tratta inoltre di una conoscenza che dovrà essere accessibile a tutti in modo da giungere ad una conoscenza universalmente valida a cui tutti possono contribuire. Si supera in questo modo dalla concezione sacerdotale ed iniziatica del sapere che consideravano la conoscenza il patrimonio di una cerchia ristretta di persone (sapere intersoggettivo). CONDIZIONI STORICHE, ECONOMICHE E CULTURALI DELLA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA Condizioni storiche ed economiche: Un elemento che ha contribuito alla rivoluzione scientifica è sicuramente il nuovo rapporto tra scienza e tecnica che costituisce uno dei tratti più rilevanti della civiltà moderna. Infatti la nuova società urbana e borghese caratterizzata da uno stile di vita dinamico e orientato agli affari e agli scambi fece sorgere nuove esigenze come ad esempio costruire strade, stampare libri, lavorare metalli e stoffe, costruire navi più resistenti etc. Tutte queste nuove esigenze ponevano dei problemi tecnici che gli artigiani di allora non erano in grado di risolvere e per questo ci si dovette rivolgere agli scienziati e agli studiosi che possedevano conoscenze matematico-fisiche più ampie. Nacque in tal modo quell’alleanza tra scienza teorica e applicazioni tecniche che determinò il rapido progresso dell’umanità. Condizioni culturali: Dal punto di vista culturale, la mentalità rinascimentale ha contribuito notevolmente alla rivoluzione scientifica. In primo luogo la mentalità empiristica favorevole allo studio della natura aveva determinato le condizioni per uno studio approfondito dei fenomeni naturali (si pensi all’aristotelismo rinascimentale che aveva evidenziato il ruolo della ragione nell’indagine filosofica o la filosofia di Telesio che aveva chiarito come le leggi del mondo fisico potevano essere indagati solo con i sensi). In secondo luogo la laicizzaione del sapere introdotta dal Rinascimento aveva aperto la strada all’autonomia della ricerca intellettuale rispetto ai dogmi della Chiesa. Infine la riscoperta dei classici realizzata durante il Rinascimento evidenziò la riscoperta di teorie di astronomi e geografi antichi (ad esempio teorie eliocentriche dei pitagorici) che fornirono lo spunto per nuove scoperte. Forze ostili della Chiesa e della tradizione culturale: l’affermarsi della rivoluzione scientifica ha dovuto lottare contro la cultura ufficiale del tempo e contro la Chiesa che vedevano nel nuovo corso una minaccia alla loro autorità. In particolare la cultura ufficiale vedeva messe in pericolo le teorie cosmologiche e fisiche di allora (teorie geocentriche) nonché il ragionamento scientifico metteva in discussione l’autorità della cultura dominante. Anche la Chiesa vedeva messa in discussione la teoria geocentrica nonché le parole della bibbia su cui aveva basato tutta la sua dottrina. Anche il principio della libertà della ricerca era interpretato come un pericolo all’autorità della Chiesa. Anche i maghi si trovarono contro il nuovo corso della rivoluzione scientifica in quanto erano contrari a un sapere pubblico e verificabile da ognuno che finiva per distruggere il concetto di sapere occulto da loro praticato. LA RIVOLUZIONE ASTRONOMICA La rivoluzione astronomica con cui si realizza il passaggio dalla concezione ARISTOTELICO-TOLEMAICA dell’universo a quella moderna COPERNICANA non deve essere attribuita al solo Copernico ma è un prcesso a cui hanno contribuito diversi studiosi tra cui, in particolare, Giordano Bruno che può essere considerato il vero innovatore della nuova visione del cosmo (infinità dell’universo). Universo aristotelico-tolemaico: Tolomeo visse intorno al 120 d.c. e teorizzò che l’universo era finito e formato da diverse sfere concentriche. La sfera più esterna era quella delle stelle fisse che delimitava e racchiudeva tutto l’universo. All’interno della sfera delle stelle fisse vi era il sistema solare formato da sfere concentriche con la terra piatta e immobile al centro. Attorno alla terra ruotano le sfere su cui ci sono i pianeti, la luna e il sole. Quindi l’universo tolemaico era un universo finito diviso in due parti e cioè: -il mondo sopralunare perfetto fatto di etere (erano le sfere che si trovavano sopra la terra) -il mondo sublunare fatto dei quattro elementi: terra, aria, acqua e fuoco. Questo modello di universo era stato accettato come valido nel medioevo perché era conforme a quello che si poteva vedere di persona e risultava, inoltre, coerente con la mentalità metafisica che concepiva il mondo gerarchicamente ordinato e finalizzato (l’universo aveva un fine impresso da Dio). Inoltre tale modello era stato adottato dalla teologia cristiana e lo aveva intrecciato con la dottrina della creazione. Universo copernicano: per Copernico il sistema tolemaico era errato in quanto troppo complesso per spiegare il movimento dei pianeti. Secondo lui il modello eliocentrico (SOLE al centro dell’universo), che era stato introdotto nell’antichità da parte di alcuni pitagorici, era una teoria più semplice che poteva spiegare il moto dei pianeti come veniva osservato sulla terra. Per Copernico al centro dell’universo si trova il sole immobile e intorno ad esso ruotano tutti i pianeti tra cui la terra che, inoltre, gira intorno a sé stessa. Nonostante la portata innovativa, la teoria copernicana manteneva alcuni elementi del modello tolemaico come ad esempio il fatto che l’universo era FINITO, sferico e chiuso dal cielo delle stelle fisse. GALILEO I contributi importanti della figura di Galileo sono i seguenti: 1.distrusse con le sue scoperte scientifiche il modello aristotelico-tolemaico del cosmo 2.intraprese una dura battaglia in difesa dell’autonomia della scienza contro ogni dogmatismo religioso 3.fu il fautore della costante applicazione del metodo scientifico 1.Con riferimento al primo punto, Galileo, grazie al cannocchiale, osservo i pianeti e le stelle e si schierò a favore del modello copernicano del cosmo. I suoi studi furono pubblicati nell’opera “Dialogo sopra i due grandi sistemi del mondo” e per le sue affermazioni fu costretto dalla Santa Inquisizione a ritrattare le sue teorie. Fu condannato al confino per il resto della sua vita. La demolizione del sistema tolemaico è legato ai progressi di Galilei nel suo studio sul MOTO DEI CORPI. In particolare teorizzò l’esistenza di un unico tipo di movimento negando la diversità tra il moto lineare del mondo sublunare e il movimento circolare del mondo sovralunare, introdotto da Aristotele. Allo stesso modo l’osservazione con il cannocchiale dei satelliti che giravano intorno a Giove e il fatto che Giove insieme ai suoi satelliti girava intorno al sole, fece ipotizzare a Galileo che lo stesso poteva essere per la terra e la luna, proponendo quindi il modello eliocentrico. 2.Il contributo più importante è stato sicuramente la difesa dell’autonomia della scienza nei confronti della Chiesa e dell’autorità culturale rappresentata dai filosofi aristotelici. Il rapporto SCIENZA/FEDE era per Galileo fondamentale in quanto, ostacolare da parte della Chiesa il libero sviluppo della scienza avrebbe influito sul futuro dell’umanità; allo stesso tempo però era importante anche per la religione aggiornarsi alla luce delle nuove scoperte, in quanto se rimaneva ancorata a credenze dimostrate sbagliate dalla scienza, finiva per perdere credibilità. Rimanendo al rapporto SCIENZA/FEDE, per Galileo la Natura e la Bibbia derivano entrambi da Dio e quindi devono essere coerenti tra di loro. I fini perseguiti sono però diversi infatti la Bibbia è stata scritta per fornire degli insegnamenti per raggiungere la salvezza mentre la NATURA può essere studiata scientificamente per capire come funziona effettivamente il cosmo. Di conseguenza in caso di contrasti tra la scienza e la Bibbia deve essere quest’ultima che deve essere adeguata alle conoscenze scientifiche in quanto è la scienza che è finalizzata a dirci come funziona il cosmo mentre la Bibbia dà delle indicazioni su come raggiungere la salvezza dell’anima. La scienza, inoltre, deve essere autonoma anche dall’autorità culturale costituita dai filosofi aristotelici. Galileo, pur rispettando Aristotele, si scaglia polemicamente verso gli accademici che facendo valere la loro autorità finivano per ostacolare il progresso della conoscenza scientifica. 3. Il metodo scientifico. Un risultato importantissimo dell’opera di Galileo fu l’individuazione del metodo scientifico con cui portare avanti la ricerca fisica. Tale metodo si articola in due fondamentali momenti: -momento RISOLUTIVO o analitico in cui un fenomeno complesso era scomposto (RISOLTO) nei suoi elementi semplici e poi veniva formulata un’ipotesi matematica sulla legge che determina il fenomeno. In questo momento Galileo parla di SENSATA ESPERIENZA ossia esperienza condotta con i sensi che sta a significare l’importanza dell’osservazione del fenomeno che poi porta, attraverso l’analisi dei fatti, a ipotizzare una legge (momento induttivo sperimentale); -momento COMPOSITIVO o sintetico in cui attraverso un esperimento, con cui si cerca di riprodurre il fenomeno, si verifica o si smentisce l’ipotesi sulla legge formulata nel momento analitico. In questo caso Galileo parla di NECESSARIE DIMOSTRAZIONI, o dimostrazioni matematiche cioè di ragionamenti logici attraverso cui lo studioso partendo dall’intuizione originaria formula una teoria (momento deduttivo teorico) che successivamente sottoporrà a VERIFICA PRATICA. Da notare che l’ESPERIENZA a cui si riferisce Galileo non è l’esperienza immediata che si può avere di un fenomeno, ma è un’elaborazione matematica dei dati raccolti sul fenomeno. Quindi l’esperienza per Galileo è proprio l’esperimento scientifico fatto sul fenomeno. Allo stesso modo la VERIFICA PRATICA con cui si può confermare o confutare la ipotesi teorica fatta nel momento analitico, è una riproduzione in laboratorio del fenomeno cercando di riprodurre tutte le condizioni naturali per arrivare a dare un giudizio oggettivo sulla teoria formulata. Quindi in Galileo la CONOSCENZA -si fonda su una sensata esperienza e sulla necessaria dimostrazione -si costruisce con la formulazione di ipotesi e la loro verifica -utilizza l’esperimento per correggere eventuali errori METODO E FILOSOFIA Il metodo scientifico di Galileo delinea quindi un modello in cui la NATURA risulta avere un proprio ordine oggettivo caratterizzato da leggi di CAUSA/EFFETTO immutabili; di conseguenza Galileo afferma che l’unica conoscenza possibile è quella di capire come operano le leggi della natura (ricercare la CAUSA EFFICIENTE dei fenomeni) e non si può cercare il perché dei fenomeni e dell’esistenza del mondo (CAUSA FINALISTICA). Galileo quindi rigetta le teorie FINALISTICHE secondo cui il cosmo ha una determinata finalità e le teorie ESSENZIALISTICHE secondo cui i fenomeni si spiegano in base alle essenze e alle virtù, e questo non perché non possano esistere ma perché la mente umana non è in grado di coglierle. Pur non essendo un filosofo Galileo nella sua ricerca si è ispirato a diverse dottrine filosofiche per supportare il suo modello; in particolare: -la struttura matematica del cosmo si ispira alla dottrina platonico-pitagorica -lo studio matematico e quantitativo dei fenomeni si ispira alla distinzione di Democrito tra proprietà oggettive e soggettive degli oggetti -la fiducia nella scienza deriva dalla teoria secondo cui la conoscenza umana e divina risultano simili come grado di certezza, con la differenza che Dio conosce tutte le cose mentre l’uomo solo alcune. BACONE INTRODUZIONE E SINTESI DEL PENSIERO: Bacone è il filosofo che ha concepito la RICERCA SCIENTIFICA COME MEZZO PER OTTENERE IL DOMINIO SULLA NATURA da parte dell’uomo; il suo motto era infatti SAPERE E’ POTERE. Cioè ha concepito la scienza come finalizzata alla realizzazione di applicazioni pratiche (TECNICA) con cui l’uomo avrebbe potuto governare i fenomeni naturali e sfruttarli a suo vantaggio. Bacone però, ha avuto sullo sviluppo della scienza un’influenza minore rispetto a Galileo; infatti Bacone non inserisce nel suo metodo sperimentale uno strumento pratico come aveva fatto Galileo che aveva inserito la matematica. La sua grandezza sta, però, nell’aver individuato la stretta CONNESSIONE TRA SCIENZA E DOMINIO SULLA NATURA. BIOGRAFIA E OPERE: Bacone ebbe una rilevante carriera politica presso la corte inglese, che terminò prematuramente quando fu accusato e condannato per corruzione. Le sue opere più importanti sono: -NOVUM ORGANUM in cui delinea la logica sottesa al suo metodo scientifico -una vasta enciclopedia delle scienze dal titolo SULLA DIGNITA’ E SULL’ACCRESCIMENTO DELLE SCIENZE -NUOVA ATLANTIDE in cui descrive una società ideale guidata dalla scienza e dalla tecnica. LA NUOVA LOGICA: la LOGICA di Bacone viene contrapposta a quella aristotelica e infatti mentre quella di Aristotele serve essenzialmente ad avere la meglio in una conversazione, quella di Bacone serve ad ottenere la conoscenza della natura per poterla poi dominare. Per realizzare ciò, l’intelletto umano ha bisogno di strumenti, che Bacone individua negli ESPERIMENTI. Si tratta di esperimenti che devono essere creati in modo rigoroso in relazione al fine conoscitivo che si intende perseguire. Con gli esperimenti si compie, quello che Bacone chiama il connubio tra la mente e l’universo. Tale connubio o conoscenza si realizza con un metodo scientifico rigoroso che procede con esperimenti e per gradi a partire dall’osservazione fino ad arrivare a teorizzare la legge a cui il fenomeno osservato obbedisce. Questa conoscenza viene chiamata da Bacone INTERPRETAZIONE DELLA NATURA e viene contrapposta alla conoscenza della filosofia tradizionale che Bacone chiama ANTICIPAZIONE DELLA NATURA. La conoscenza che si realizza con la logica tradizionale (anticipazione della natura), procede senza esperimenti partendo dall’esperienza (dati osservati) e giungendo a conclusioni teoriche affrettate che possono essere erronee. Tali ANTICIPAZIONI DELLA NATURA sono contrarie ad una conoscenza scientifica vera e quindi devono essere eliminate se si vuole giungere ad una conoscenza vera. Bacone chiama tali anticipazioni (o conoscenze affrettate e non verificate sperimentalmente) IDOLI ossia pre-giudizi cioè GIUDIZI che ANTICIPANO l’ESPERIENZA (sono dei giudizi che vengono realizzate sulla base di informazioni scarse e che cercano di arrivare alle verità generali senza una verifica sperimentale). Bacone individua 4 tipi di ANTICIPAZIONI o pre-giudizi: 1.pregiudizi che derivano dalla natura umana (idoli della tribù): si tratta di bias cognitivi che distorcono la percezione umana; ad esempio dare importanza ad alcuni concetti invece che ad altri o res 2.pregiudizi che derivano dalla mente dei singoli (idoli della spelonca). Si tratta dei pregiudizi che una persona ha in base alla educazione ricevuta 3.pregiudizi che derivano dal linguaggio (idoli della piazza). Si tratta di pregiudizi che derivano dalle parole non ben definite di un linguaggio 4.pregiudizi che derivano dalle dottrine filosofiche (idoli del teatro). Si tratta di pregiudizi che derivano da dottrine filosofiche fallaci che Bacone distingue in tre specie: la sofistica, l’empirica e la superstiziosa. Tra le cause che impediscono all’uomo di liberarsi da questi pregiudizi, Bacone indica il rispetto per la sapienza degli antichi. In realtà la sapienza deriva dall’accumulo nel tempo di conoscenze, per cui per Bacone la conoscenza attuale è maggiore di quella antica in quanto essa somma tutte le conoscenze che si sono realizzate nel corso del tempo. La conoscenza è figlia del tempo. IL METODO INDUTTIVO: il metodo scientifico sperimentale rigoroso che propone Bacone è il metodo induttivo. Esso non può fondarsi solo sull’intelletto o solo sull’esperienza, ma deve fondarsi su entrambi. Bacone critica l’induzione di Aristotele in quanto fornisce conclusioni precarie che possono essere contraddette da casi particolari. Per Bacone l’induzione invece deve, attraverso l’esperimento, eliminare tutti i casi particolari fino ad arrivare ad individuare la vera legge del fenomeno. Il metodo induttivo parte con la RACCOLTA DEI DATI RELATIVI AI FATTI PARTICOLARI del fenomeno osservato che si catalogano in base a delle TAVOLE per evidenziare le caratteristiche dei fenomeni stessi. Successivamente si effettua: 1.analisi negativa, attraverso cui vengono scartate le cause che appaiono incompatibili con il fenomeno 2.fase della prima vendemmia, in cui si determina una prima ipotesi di lavoro che poi sarà soggetta a sperimentazione 3.si effettuano diversi esperimenti (ISTANZE PREROGATIVE) per verificare l’ipotesi di lavoro. Tra questi esperimenti ve ne sono alcuni che permettono di scegliere tra due possibilità e prendono il nome di ISTANZE CRUCIALI. Il metodo induttivo di Bacone, quindi non è una semplice raccolta di dati (empirismo) né un ragionamento astratto (razionalismo) ma una razionale elaborazione di dati osservati. Bacone paragona il proprio metodo al lavoro delle api che prima succhiano il nettare dai fiori e poi lo trasformano in miele. Obiettivo dell’induzione, per Bacone, è quello di stabilire le cause dei fenomeni ossia le loro FORME. Delle 4 cause aristoteliche (materiale, formale, efficiente e finale) Bacone ritiene valida solo quella FORMALE che però viene intesa in modo diverso rispetto ad Aristotele. Per capire cosa intendeva per FORMA dobbiamo partire dal fatto che per Bacone ogni fenomeno naturale ha due aspetti: -schematismo latente ossia la struttura ordinata di ciascun corpo (il suo ordine intrinseco) -processo latente ossia il movimento interno di ciascun corpo che lo porta a realizzare la sua FORMA. Per Bacone la FORMA è DUPLICE e costituisce sia la struttura che individua un dato fenomeno naturale e sia la legge che regola il movimento di generazione del fenomeno stesso.