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LA STORIA RUSSA RACCONTATA DA IVAN IV - Isabella Tokos 3A

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Dopo la conquista di Kazan (1552) e di Astrachan (1556), tra lo zar Ivan IV il terribile e il suo
collaboratore fidato, Andrej Kurbskij, si venne a creare un disaccordo che spinse lo zar a sterminare
la famiglia di Kurbskij e quest’ultimo a cercare riparo, nel 1564, presso il re di Polonia, Sigismondo
Augusto.
In questo periodo, Ivan IV scrisse una lunga lettera in cui accusava l’ex collaboratore di
tradimento e in cui si soffermava dettagliatamente sul potere assoluto (e indipendente rispetto a
quello degli altri Stati) dello zar in quanto sovrano incaricato del suo ruolo per volere divino.
Lo zar ricorda i vari sovrani che lo precedettero, a partire dal Gran Principe di Kiev Vladimir I che
nel 988 si battezzò, convertendosi al cristianesimo e sposando Anna, principessa bizantina che lo
introdusse nella politica bizantina e da Vladimir Monomaco, il primo sovrano russo ad aver
ricevuto il titolo imperiale da Costantinopoli.
Ivan IV nomina anche Aleksandr Nevskij (vittorioso nello scontro con i cavalieri teutonici, nel
1242) e Dmitrij Donskoj (vittorioso contro i musulmani, nel 1380). Lo zar conclude portando in
causa il nonno, Ivan III, che diede l’avvio al Regno della Grande Russia attraverso molte campagne
militari vittoriose dirette verso il nord-est della Russia, e suo padre, Vasilij III, colui che descriveva
Mosca come la ‘terza Roma’ (dopo Roma e Costantinopoli, caduta nel 1453 nelle mani dei turchi)
in seguito alla sua indipendenza religiosa (ortodossa).
Concluso il riepilogo della sua discendenza, Ivan IV, il primo ad aver introdotto l’appellativo ‘zar’,
si focalizza su se stesso e sul proprio regno: ringrazia Dio di avergli concesso lo scettro dell’Impero
russo, e di aver fatto in modo che in Russia fossero evitati scontri e battaglie intestine per il potere:
“noi lodiamo dunque Dio […] il quale finora non ha permesso che la nostra mano destra si
imporporasse del sangue della nostra stessa specie, giacchè noi non abbiamo aspirato all’Impero
di nessuno, ma con l’assenso divino […] siamo stati educati e cresciuti e siamo ascesi al trono per
comando divino, e abbiamo preso ciò che ci appartiene con la benedizione dei nostri avi e genitori,
e l’altrui non l’abbiamo cercato.”
Isabella Tokos, 3A
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