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E1 TESTO INTERO INTRODUZIONE MAPPE CONCETTUALI

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COPERTINA DELL’ELABORATO
COGNOME Onesti
NOME Claudio
TUTOR Fornaciari Graziella
MACROAREA DI RIFERIMENTO
Praticare la didattica laboratoriale applicata ai diversi ambiti disciplinari
OBIETTIVO I
ntrodurre l’utilizzo delle mappe concettuali nella didattica della storia
ATTIVITA’
laboratorio
DESCRIZIONE PROPOSTA DI ATTIVITA’
analisi di un caso e sua trasferibilità
ELABORATO DI GRUPPO
NO
TITOLO ELABORATO
Brevi note d’analisi di un caso d’introduzione delle mappe concettuali nell’insegnamento della didattica
della storia
Brevi note d’analisi di un caso d’introduzione delle mappe
concettuali nell’insegnamento della didattica della storia a una
terza della scuola primaria
Ho scelto l’attività relativa all’introduzione delle mappe
concettuali nella scuola perché da anni l’applico. La mia
esperienza in merito è iniziata frequentando le lezioni di Lucio
Guasti ed Elio Damiano all’Università di Parma che riguardavano,
rispettivamente, la lettura in profondità dei testi e la didattica per
concetti.
Le competenze apprese presso questi due corsi mi sono subito
tornate utili quando ho iniziato ad insegnare alle superiori filosofia
e storia. Dopo undici anni di docenza in quel grado di scuola ho
accettato l’assunzione alle elementari e mi è stata affidata una
classe quinta. Qui ho potuto trasferire l’esperienza maturata ai
bambini della scuola primaria e i risultati sono stati eccellenti.
Sulla base delle indicazioni contenute sulla piattaforma organizzo
in questo modo l’indice del mio testo:
1.Considerazioni sui punti di forza e di debolezza del caso
esaminato.
1.1. Considerazioni sui punti di forza e debolezza del caso
esaminato in ordine alla problematizzazione da cui è partito.
1.2. Note sull’impostazione metodologica seguita.
1.3. Considerazioni sulla scansione delle fasi relative
all’inserimento delle mappa concettuali nella didattica della storia
in una classe terza della scuola primaria.
2. Analisi delle condizioni di trasferibilità del caso presentato
all’interno della propria realtà scolastica.
3. Realizzazione di una mappa concettuale su un argomento
storico a scelta.
1.1. Considerazioni sui punti di forza e di debolezza del caso
presentato in ordine alla problematizzazione da cui è partito
Dovendo essere breve m’esprimerò in modo schematico.
L’esposizione sulla piattaforma del problema chiariva che
quattro erano le questioni didattiche dalle quali si era preso
spunto per iniziare la ricerca: (1) evitare che gli studenti si
abituino ad imparare la storia a memoria; (2) avviarli a pratiche
di “apprendimento significativo”1;(3) avviarli alla riflessione
metacognitiva2; (4) insegnare loro a lavorare con le mappe
concettuali.3
Tali questioni erano state prese in considerazione per
conseguire obiettivi in termini di competenze ovvero
apprendimento della capacità di progettare ed eseguire mappe
che rappresentino un argomento di studio; in termini di
relazioni, vale a dire fare esperienza di apprendimento
cooperativo; in termini di metacognizione, ossia avviamento
alla riflessione sulle proprie modalità di apprendimento e
lavoro.4
Apprendimento che collega nuove informazioni a concetti già posseduti e preesistenti nella
struttura cognitiva della persona
2
Con avviare alla riflessione metacognitiva intendiamo l’iniziazione a pensare come si costruiscono
le proprie conoscenze, cioè aiutarei bambini a diventare consapevoli di come apprendono.
1
Il testo della piattaforma è il seguente: << […] come evitare che gli studenti acquisiscano
modalità di studio puramente mnemoniche rispetto alla storia; come avviare gli studenti a pratiche
di apprendimento significativo; come facilitare negli studenti la riflessione metacognitiva; come
insegnare agli studenti a lavorare per mappe concettuali>>.
3
Così s’esprime la piattaforma: << il percorso didattico ipotizzato si è focalizzato sul
raggiungimento di diversi obiettivi: in termini di competenze: sa progettare la rappresentazione di
un argomento di studio mediante una mappa concettuale; sa costruire una mappa concettuale che
rappresenti un argomento di studio desunto dal libro di testo; in termini di relazioni sperimenta
procedure di cooperative learning; in termini di metacognizione riflette sul suo percorso conoscitivo
e sulle sue modalità di lavoro, attivando procedure meta cognitive>>.
4
Punti di forza del progetto
In relazione alle questioni (1), (2) e (4) i punti di forza del progetto
sono i seguenti:
- Esso punta non all’acquisizione di contenuti, facilmente
dimenticabili, ma al conseguimento di strumenti procedurali,
insomma alla costruzione di un metodo di lettura “in
profondità” che verte sull’estrazione di contenuti5 da un testo
e sulla sistemazione grafica degli stessi.
- Le capacità conquistate in questo modo risultano pertanto
generalizzabili e applicabili a qualsiasi oggetto culturale e
disciplina. In altre parole le capacità guadagnate sono
trasferibili.6 Il progetto dunque si pone obiettivi trasversali a
molte materie.
- L’acquisizione di tali strumentalità aiuta ad utilizzare altre
fonti di informazione, diverse da quelle fornite
tradizionalmente dalla scuola ( es. i libri), come internet,
poiché il web ha una struttura reticolare simile alle mappe
concettuali e i suoi siti sono strutturati come le stesse.
- E’ possibile, perciò, che i bambini, se già hanno esperienza
dell’informatica e delle mappe concettuali, posseggano una
“conoscenza” che può essere valorizzata come prerequisito
per “agganciarli”.
- Il piano di lavoro è verticale quindi può essere continuato e
sviluppato anche dopo la terza elementare.
Per Novak, infatti, il modo più semplice per costruire una mappa concettuale è quello di partire da
un testo, sottolinearlo, individuare le parole chiave, estrarle e disporle graficamente collegandole
con dei simboli che indichino la relazione che esiste tra di esse.
6
Vedere a tal riguardo la nozione bruneriana di “transfer dell’apprendimento” o quella piagettiana
di “transfer orizzontale”
5
- Sono state seguite, nel lavoro d’aula, le indicazioni di due
ricercatori come Novak7 e Guastavigna8 che convergono con
i risultati delle ricerche di Katherine Nelson, sulla
concettualizzazione sotto forma di copioni nei bambini più
piccoli, e Schank sull’attività della lettura come attività di
Novak J.D.,. Gowin D.B, "Imparando a imparare", SEI, Torino, 1989/2001 - il testo base sulla teoria delle
mappe concettuali
l Novak J.D., "L'apprendimento significativo", Edizioni Centro Studi Erickson, Trento, 2001
l Novak J.D., "The Theory Underlying Concept Maps and How To Construct Them" - la teoria delle mappe
concettuali e della loro elaborazione
l Novak J.D., "Mappe ipermediali per apprendere", in Informatica&scuola, 2, 2002 - il rapporto tra ipermedialià,
mappe e apprendimento significativo nell'interpretazione dell'epistemologa delle mappe concettuali
l Novak J.D., "Le nuove teorie della mente e le nuove tecnologie: una promessa per migliorare i processi di
insegnamento-apprendimento", - Atti del convegno "Costruire l'apprendimento, Costruire l'insegnamento",
Milano, 30.9.2002, Oppi edizioni, Milano, 2002 - Il rapporto tra i progressi nella comprensione dei processi di
apprendimento, della natura della conoscenza e della creazione di nuove conoscenze e l’esplosivo sviluppo di
Internet e delle altre tecnologie informatiche.
l Novak J.D. "L'uso delle mappe concettuali per facilitare l'apprendimento in classe e a distanza"- il prof.Novak
sintetizza se stesso>>
da Attività di Pavonerisorse come Centro di Animazione del Piano di Azione della Fondazione CRT
"Bibliositografia" su mappe concettuali e apprendimento
con brevi abstract di orientamento alla lettura
7
l <<
l << Guastavigna M., "Metamappa" sulle mappe concettuali e le risorse Internet - una raccolta di link su
software, documentazione, esperienze, teorizzazioni
l Guastavigna M. "Mappe per i testi", in Italiano&oltre, 1/2000 (in formato PDF) - mappe, progettazione del
testo, modelli logico operativi degli ambienti digitali
l Guastavigna M. "Rete e mappe concettuali" - mappe per l'organizzazione delle informazioni di Internet
l Guastavigna M: "Mappe per la rete", in Italiano&oltre, 1/2002 (in formato PDF) - mappe, lettore
ipertestuale, Internet
l Guastavigna M."Mappe concettuali: un software per amico", intervista a Webscuola, giugno 2003
l Guastavigna M., Gineprini M., "Mappe concettuali nella didattica", sito dedicato al tema
l Guastavigna M., Laboratorio "Valutare mappe concettuali", nell'ambito del modulo 6 del percorso
B del piano di formazione ForTic di Indire - la valutazione delle mappe concettuali e degli ambienti
digitali per la loro elaborazione
l Guastavigna M. "Mappe concettuali in ambiente digitale", sezione ConForTic del sito Dschola.it riflessioni sulle differenze e le possibili integrazioni tra mappe mentali e concettuali e altro.
l Guastavigna M. "Due ne fanno e cento ne pensano: Google e le mappe" - la rappresentazione dei
risultati di ricerche con il motore di ricerca più usato
http://www.pavonerisorse.to.it/cacrt/mappe/bibliomap.htm (2 di 4)18/01/2004 19.42.12
"Bibliositografia" sulla tematica delle mappe concettuali e dell'apprendimento>>
da Attività di Pavonerisorse come Centro di Animazione del Piano di Azione della Fondazione CRT
"Bibliositografia" su mappe concettuali e apprendimento
con brevi abstract di orientamento alla lettura
8
previsione. Questi studi fanno capire come “l’affezione “alla
lettura e la motivazione ad essa si possono sviluppare se i
bambini possono partire dalle conoscenze già in loro
possesso, se conoscono già, almeno i parte, gli argomenti, i
temi su cui operano. Ebbene le mappe concettuali sono state
utilizzate con “sapienza” in questo progetto proprio e anche a
questo scopo nei confronti del sussidiario, per fornire delle
preconoscenze che orientassero i bambini nella lettura e nel
rintracciare attraverso di essa le nozioni che avrebbero
permesso di costruire le loro rappresentazioni dei contenuti
del libro.
In relazione alla questione (3) i punti di forza, a mio parere, sono:
- Il progetto è rivolto ad alunni di terza elementare, dunque
l’educazione al comprendere e all’apprendimento
significativo è introdotta al momento giusto. Per Piaget
questa è l’età del pensiero operatorio concreto, attraverso il
quale il bambino passa dal mondo della semplice intuizione a
quello della reversibilità che segna la genesi del pensiero
logico. Non c’è più assimilazione egocentrica ma la realtà
viene strutturata attraverso la ragione: animismo,
artificialismo e finalismo lasciano spazio a spiegazioni in cui
vengono utilizzati rapporti causali corretti. Ben sedici sono le
strutture operatorie che compaiono, delle quali otto sono di
tipo logico. Ciò ovviamente facilita la riflessione meta
cognitiva.
- Certamente costruire concetti e collegarli tra loro in una rete
attraverso segni grafici aiuta a divenire consapevoli che tanto
più si apprende quanto più si è in grado di ordinare le proprie
conoscenze in una struttura reticolare. L’esperto di una
disciplina è infatti colui che ne possiede la struttura, cioè i
concetti chiave e i nessi che li collegano. L’ordine di questo
insieme di elementi trova poi il suo corrispettivo a livello
neuronale: gli apprendimenti sono, a livello neurofisiologico,
modificazioni delle connessioni sinaptiche. Esiste perciò un
isomorfismo tra struttura della disciplina e struttura della
mappa cognitiva dell’esperto. L’operazione di mediazione
didattica consiste nell’avvicinare sempre più, fino a farle
corrispondere, gli insiemi ordinati delle nozioni disciplinari e
delle mappe cognitive degli allievi.
- L’apprendimento cooperativo inoltre aiuta nella direzione
dello sviluppo della consapevolezza su come si apprende,
poiché quando il bambino si confronta con i pari, nella
costruzione delle mappe, si trova riflesso nell’altro e
attraverso di lui diventa consapevole di se stesso. Ciò, infatti,
contribuisce a distrarre la propria attenzione dall’oggetto o
nozione ( cosa per i bambini molto difficile) da apprendere e
spostarla sul processo di apprendimento, sulla propria
rappresentazione mentale.
Punti di debolezza del progetto
- Il progetto è rivolto ad alunni di terza, classe nella quale, per
l’esperienza che ho maturato, non è certo che tutti gli alunni
siano solidamente in possesso dei processi della lettoscrittura. Giusto è dunque, come specificato sulla piattaforma
alla “Fase 5. Programmazione delle attività”, indicare che
l’obiettivo che ci si era proposti era la semplice
familiarizzazione con questo tipo di metodologia che può
servire a conseguire solo in seguito gli obiettivi educativi
esplicitati in “Descrizione del caso. Obiettivi educativi
attesi”.
- Non è prevista alcuna differenziazione dei compiti nel caso
risultino presenti dei bambini con ritardi nell’apprendimento,
in particolare nella lettura e nella scrittura. Il progetto quindi
si rivolge ad una classe “ideal-tipica”, della quale, nella
concretezza, spesso, non si riscontra l’esistenza.
1.2. Considerazioni sui punti di forza e di debolezza del caso
presentato in ordine alla impostazione metodologica
adottata
La metodologia utilizzata è d’ispirazione cognitivista, è la
“didattica per concetti”, completata e corretta con l’introduzione
di elementi di cooperative learning, in particolare nel lavoro in
aula quando si consiglia di costruire insieme alla classe la mappa
con i post it. Possiamo dunque affermare che l’impostazione
metodologica degli studiosi che hanno condotto la ricerca che
riguarda questo caso è di tipo socio-cognitivo.
Qui di seguito elenco i punti di forza della scelta di tali
metodologie.
1. Un primo punto di forza è che la metodologia assunta dai
ricercatori cerca di sintetizzare la didattica per concetti con il
cooperative learning.
2. Un secondo punto a favore di tale metodologia è che
favorisce l’attività dello studente. La memorizzazione ad
esempio non è intesa come semplice immagazzinamento di
conoscenze e abilità ma come rielaborazione e connessione di
nuovo materiale al sapere che già si possedeva.
3. Un terzo punto di forza è che la didattica per concetti
richiama, in virtù di quanto al punto secondo, la “pedagogia
dello sforzo” di Piaget, poiché propone agli studenti
problemi difficili. I bambini, poi, non sono guidati passo
passo ma sono solo facilitati nel tentativo che fanno per
organizzarsi autonomamente al fine di trovare una soluzione
ai problemi che sono stati loro sottoposti.
4. Quarto, sono favorite le conoscenze procedurali, le
conoscenze dinamiche come il contare, il parlare, il risolvere
problemi o il saper organizzare le proprie conoscenze.
5. Sesto, di conseguenza sono facilitati i meta-apprendimenti,
poiché tra queste conoscenze procedurali ce ne sono anche di
relative alla costruzione di altre conoscenze dinamiche.
Grazie a queste ultime è possibile prendere coscienza delle
proprie strategie di apprendimento o memorizzazione per
modificarle a proprio vantaggio. Naturalmente a tal fine è
insostituibile il dialogo diretto dell’insegnante con gli allievi
6. Infine un altro punto decisamente a favore della didattica per
concetti è espresso da Elio Damiano, per il quale essa riesce a
sommare i vantaggi del metodo strutturalista, di quello della
ricerca e di quello per obiettivi evitandone gli inconvenienti.
Se la didattica strutturalista è centrata sulle discipline, quella
della ricerca sul soggetto che apprende e la didattica per
obiettivi sull’azione dell’insegnamento, per lo studioso
bresciano la didattica per concetti tiene presente, senza
favorirne alcuna, sia la disciplina, sia l’alunno, sia l’azione
dell’insegnante.9
Qui di seguito indico i punti di debolezza della metodologia
adottata in merito al caso illustrato sulla piattaforma.
1. Innanzitutto la didattica per concetti richiama la “pedagogia
dello sforzo” di Piaget, poiché propone agli studenti
problemi anche difficili. Più importante però è tener presente
che per risolvere questi problemi si cerca di facilitare
l’autorganizzazione del bambino, di modo che quando si
presenta un’altra questione egli può richiamare le strategie
guadagnate autonomamente senza ricorrere all’aiuto degli
adulti. Ciò, a mio giudizio, può andare bene per alcuni allievi
ma non per tutti. Ci sono anche bambini che hanno bisogno
di essere seguiti in modo specifico, passo dopo passo.
2. In secondo luogo, non è stato data, nel caso specifico
illustrato, particolare importanza al dialogo con i bambini al
9
Elio Damiano, L’azione didattica. Per una teoria dell’insegnamento. Armando Editore, Roma,1993, pp. 260.
fine di stabilire la loro matrice cognitiva, fatto indispensabile
per stabilire le mosse che l’insegnante deve porre in essere in
aula al fine di facilitare il compito degli allievi.
1.3. Considerazioni sui punti di forza e di debolezza del caso
presentato in ordine alla scansione delle fasi relative
all’inserimento delle mappe concettuali nella didattica della
storia in una classe terza della scuola primaria
I punti di debolezza della scansione delle fasi possono essere
così riassunti
- Si rivolge a personale che, deduco dalle condizioni illustrate,
non conosce ancora a fondo il lavoro con le mappe, fatto per
il quale i tempi di realizzazione in aula possono nella realtà
divenire piuttosto lunghi, sempre poi che si apprenda
concretamente a lavorare con questo strumento. Ideale
sarebbe iniziare il progetto con personale già formato.
- S’inizia a lavorare in aula solo a metà anno, dicembregennaio, dunque il tempo per risolvere problemi che possono
presentarsi è ridotto, tenendo presente che si rivolge a
bambini di sette, otto anni e che la costruzione delle mappe è
fatta in gruppo con la conseguente dilatazione dei tempi.
- Non sono esposte le attività introduttive applicate di fatto in
aula. Si rimanda agli scritti di Novak e Guastavigna ma non
si illustra quanto è stato fatto concretamente con i bambini e
non si restituiscono i risultati ottenuti.
I punti di forza della scansione delle fasi, a mio giudizio, sono i
seguenti.
- Si prevede un percorso formativo dell’insegnante prima del
lavoro in aula. Grazie a ciò i docenti diventano “esperti” nel
produrre mappe concettuali e possono essere un valido
riferimento per gli allievi che così possono modellarsi sui
-
-
loro comportamenti. Questo punto di forza però può essere
anche un punto di debolezza per le ragioni già
precedentemente esposte.
L’attività è inserita in un passaggio cruciale dello sviluppo
del bambino, in quanto verso i sette, otto anni consegue il
pensiero reversibile che segna l’inizio del sorgere della
necessità logica.
Sono previste attività preparatorie in aula seguendo le
indicazioni di alcuni studiosi, anche se poi non si illustra
come si sono svolte.
Per far capire ai bambini cos’è una mappa si consiglia che
l’insegnate proponga proprie mappature su cui i bambini
possano modellarsi.
A dicembre e gennaio s’inizia lavorare su mappe semplici e
solo in seguito si aumenta il grado di difficoltà.
2. Considerazioni sulla trasferibilità del caso presentato
all’interno della propria realtà scolastica
Lavoro in un plesso di un Istituto Comprensivo situato in una
località della campagna reggiana, su una classe a tempo pieno
nella quale sono presenti anche alunni con ritardi
d’apprendimento. Il caso proposto è interessante ma non penso
sia trasferibile in una classe terza come la mia.
Le scuole di campagna che ho conosciuto sono delle ottime
scuole ma, per quel che ho potuto dedurre dall’esperienza, sono
molto meno centrate sugli apprendimenti che non quelle di città.
Si propongono, certo, molte attività ma queste sono rivolte
innanzitutto a socializzare i bambini a farli “stare bene
insieme”. L’apprendimento è importante ma non detta, in modo
tassativo, la tabella delle attività.
I genitori degli alunni, poi, spesso sottovalutano l’importanza di
quanto gli insegnanti propongono e supportano poco il loro
lavoro. Faccio queste note poiché il caso illustra un progetto che
punta “alto” e gli obiettivi che si propone si conseguono anche
se, usciti dalla classe, non “si stacca completamente”, se ci sono
dei genitori che non demandano completamente l’onere
dell’insegnamento.
Posso perciò sostenere che un progetto quale quello illustrato
sulla piattaforma difficilmente è trasferibile ad una classe terza
proveniente da una realtà come quella nella quale sono inserito.
Ovviamente se gli alunni sono motivati, se c’è collaborazione
tra scuola e famiglia e se tutti hanno raggiunto una buona
capacità nel leggere e nello scrivere si verificano le condizioni
affinché il progetto possa essere realizzato.
A sostegno di quanto sopra ricordo che quando ho conosciuto la
mia quinta, ho accertato che mai gli era stato proposto un lavoro
di questo tipo, forse anche perché hanno cambiato troppi
supplenti. Ci sono, tuttavia, docenti molto capaci, come una
collega della classe parallela alla mia, che prodotto delle mappe
concettuali ma solo a partire dalla classe quarta. In questo caso
però era stata garantita la continuità dalla classe prima.
3. Realizzazione di una mappa concettuale su di un argomento
storico a scelta
Qui di seguito illustro, attraverso la scannerizzazione di alcune
pagine di un quaderno di un mio allievo la mappatura di alcuni
brani di testo di un manuale di storia romana10 delle scuole
superiori ai bambini delle a mia classe.
L’attività preparatoria è consistita nell’insegnamento della tecnica
“dell’espunzione dei concetti”, cioè il loro rinvenimento attraverso
la sottolineatura progressiva del testo da analizzare.
Il brano è stato diviso in capoversi, si sono rinvenute le parole
chiave e infine si sono disposte graficamente.
La mappatura del testo relativo a “la nascita di Roma” è stata
facilitata da alcune domande sottoposte agli studenti e dalla
proposta di una mia mappa relativa a un capoverso iniziale.
10
AA.VV., I moduli di storia antica e medievale, vol.1, tomo b, Edizioni Scolastiche Bruno
Mondadori, 2001, pp.275.
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