riassunto dettagliato vita e opere di Cicerone letteratura latina Letteratura latina Università degli Studi di Pavia 11 pag. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: egfsrhtht ([email protected]) CICERONE -fu uno dei massimi protagonisti delle vicende politiche e culturali della Roma del I a.C fu oratore, studioso e politico a ciò corrisponde una sterminata produzione letteraria; la sua attiva partecipazione a tutte le più importanti vicende pubbliche dell’epoca e i suoi interessi culturali ne fanno il simbolo stesso di tutti gli ideali e i principi su cui si fondava la tradizione etico-politica dell’uomo romano VITA: Nasce nel 106 a.C ad Arpino da agiata famiglia equestre; studia retorica e filosofia a Roma e inizia a frequentare il foro sotto la guida del grande oratore Lucio Licinio Crasso e dei due Scevola (Augure e il Pontefice). Stringe un’amicizia con Tito Pomponio Attico che dura tutta la vita Nell’81 debutta come avvocato e difende la causa di Sesto Roscio, cosa che lo mette in conflitto con importanti esponenti del regime sillano Tra il 79-77 va in Grecia e Asia: studia filosofia e retorica; al ritorno sposa Terenzia Nel 75 è questore in Sicilia nel 70 sostiene l’accusa dei siciliani contro l’ex governatore Vere Nel 69 è edile; nel 66 pretore e dà il suo appoggio alla proposta di concedere a Pompeo poteri eccezionali per la lotta contro Mitridate Nel 63 è console e reprime la congiura di Catilina; dopo la formazione del 1° triumvirato (cui guardava con preoccupazione) il suo astro comincia a declinare; nel 58 si reca in esilio con l’accusa di aver messo a morte senza processo i complici di Catilina e la sua casa viene rasa al suolo; richiamato a Roma, vi ritorna trionfalmente nel 57 Tra il 56-51 tenta una difficile collaborazione coi triumviri, continuando a svolgere l’attività forense. Compone il de oratore, de republica e inizia a lavorare al de legibus; nel 51 è governatore in Cilicia; allo scoppio della guerra civilie (49) aderisce con lentezza alla causa di Pompeo. Dopo la sconfitta di Pompeo ottiene il perdono di Cesare Nel 46 scrive il Brutus e l’orator; nel 45 muore Tullia e inizia la composizione di opere filosofiche, mentre il dominio di Cesare lo tiene lontano dagli affari pubblici; Nel 44, dopo l’uccisione di Cesare, torna alla vita politica e intraprende la lotta contro Antonio (Filippiche); dopo il voltafaccia di Ottaviano che, abbandonata la causa del senato, si stringe in triumvirato con Antonio e Lepido, il nome di Cicerone viene inserito nelle liste di proscrizione. Viene ucciso dai sicari di Antonio nel 43. OPERE: autore classico latino di cui possediamo maggiori opere; la sua produzione letteraria spazia dalle orazioni pronunciate nel corso della sua lunga carriera di avvocato e uomo politico, alle opere di trattatistica in campo retorico, della politica e filosofia. Egli rappresenta un protagonista e testimone d’eccezione della crisi che porta al tramonto della repubblica; a questa crisi cercò di porre rimedio elaborando un progetto etico-politico che tenesse insieme tradizione e innovazione. La sua è un’ottica di parte, solidale col progetto di EGEMONIA DEI CETI POSSIDENTI in tal contesto C. mette a frutto la sua eloquenza nelle orazioni e ne organizza i presupposti teorici nei trattati a carattere retorico; negli anni ha sentito sempre più forte la necessità di riflettere, rifacendosi al pensiero ellenistico, sui fondamenti della politica e della morale. Il fine delle sue opere filosofiche è lo stesso delle orazioni più significative: dare una base ideale, etica e politica, di una classe dominante il cui rispetto per il mos maiorum non ne impedisca l’assordimento della cultura greca pensa quindi a una classe dominante capace di assolvere ai suoi doveri verso lo stato senza divenire insensibile ai piaceri di un otium nutrito da arti e letteratura propone uno stile di vita raffinato che si riassume nel termine di HUMANITAS= coscienza culturale che è frutto dell’incivilimento, capacità di distinguere e di apprezzare ciò che è bello, giusto, conveniente gran parte dell’opera ciceroniana puo’ essere letta come ricerca di un equilibrio tra ammodernamento e necessità di conservazione dei valori tradizionali ORAZIONI: parola come strumento di lotta politica 1. PRO SEXTO ROSCIO AMERINO: gli esordi Document shared on www.docsity.com Downloaded by: egfsrhtht ([email protected]) 2. 3. Nell’80 affronta la prima importante causa della sua giovane carriera: accetta il compito di difendere Sesto Roscio, accusato di parricidio da potenti figure dell’entourage di Silla; il padre di Sesto Roscio era stato ucciso su due suoi parenti in accordo con Lucio Cornelio Crisogno, potente liberto di Silla, che aveva poi fatto inserire il nome dell’ucciso nelle liste di proscrizione per poterne acquistare acquistare all’asta a un prezzo irrisorio le cospicue proprietà terriere. Gli assassini cercarono quindi di sbarazzarsi di un colpo solo anche del figlio, accusandolo di parricidio La difesa di Roscio, poi assolto, fu difficile per C. perché dovette accusare personaggi molto potenti; C. non era ostile al governo sillano, ma avrebbe preferito porre un freno agli arbitri e alle proscrizioni che la fine della guerra civile, quella che aveva portato Silla al potere, aveva tralasciato con sé Forse per paura delle rappresaglie, dopo il successo della propria orazione, C. si allontanò da Roma tra il 79-77, viaggiando anche per la Grecia e Asia Minore, dove si perfezionò nelle scuole di retorica VERRINE: la questura in Sicilia Rientrato a Roma dopo la morte di Silla, C. ricoprì la questura in Sicilia nel 75; ebbe fama di governatore onesto e scrupoloso, tanto che nel 70 i siciliani gli proposero di sostenere l’accusa nel processo da loro intentato contro l’ex governatore Verre, che aveva sfruttato la provincia raccolse le prove in tempo brevissimo, anticipando i tempi del processo, che altrimenti si sarebbe svolto in condizioni più favorevoli a Verre (il suo difensore Quinto Ortensio Ortalo era uno dei consoli designati per il 69); PRIMA VERRINA: al dibattimento C. non fece in tempo a esibire per intero le prove e le testimonianze che aveva raccolto e poté pronunciare solo la PRIMA delle due actiones in Verrem dopo soli pochi giorni Verre, schiacciato dalle accuse, fuggì dall’Italia e venne condannato in contumacia SECONDA VERRINA: pubblicò successivamente, in forma di orazione accusatoria, la actio secundam in Verre divisa in 5 libri; quello di Verre era un caso eclatante, ma l’avidità dello sfruttamento era comunque la regola: il governatorato di una ricca provincia era un’occasione di facili guadagni per gli aristocratici romani, che avevano bisogno di quantità di denaro per finanziare le forme di corruzione dei singoli e delle masse necessarie a promuovere la loro carriera politica e avevano anche bisogno di incrementare i propri consumi a usi privati La vittoria su Ortensio, difensore di Verre, fu anche una VITTORIA IN CAMPO LETTERARIO; il periodare è per lo più armonioso, architettonicamente complesso; qui C. si rivela maestro dell’arte del ritratto: quello dello stesso Verre, raffigurato come un tiranno avido di averi e del sangue dei sudditi e contemporaneamente come un dissoluto PRO LEGE MANILIA: l’ingresso in senato Dopo la questura entra in senato; la scrive nel 66, anno della sua pretura; Parla in favore del progetto di legge presentato dal tribuno Manilio, che prevedeva la concessione a Pompeo di poteri straordinari su tutto l’Oriente provvedimento necessario per l’urgenza di affrontare Mitridate, che disturbava gli interessi economici romani nei territori orientali; C. insiste soprattutto sull’importanza dei tributi che affluivano dalle provincie orientali la popolazione di Roma sarebbe stata privata di tale beneficio se Mitridate avesse continuato la sua azione Quest’orazione fu successivamente ripudiata dallo stesso autore; punto di massimo avvicinamento di C. alla politica dei populares, indirizzata a gratificare e a corrompere le masse cittadine con elargizioni e a prevaricare l’autorità del senato; in realtà ad essere minacciati in Asia minore erano gli interessi dei cavalieri, il ceto finanziario e imprenditoriale cui C. era legato erano gli equites ad avere in appalto la riscossione delle imposte nelle province; proprio in Asia i cavalieri avevano avviato molte lucrose attività commerciali, che la rivolta di Mitridate minacciava di mandare in rovina Cicerone e Pompeo avevano bisogno dell’appoggio degli equites per conquistare alte posizioni nello stato, ma a differenza sua, C. non era disposto a fare concessioni demagogiche che i Document shared on www.docsity.com Downloaded by: egfsrhtht ([email protected]) 4. populares chiedevano di appoggiare = era contrario a qualunque programma di redistribuzione delle terre pubbliche e di sgravio dai debiti cominciava a scorgere la via d’uscita dalla crisi della repubblica nell’accordo dei ceti abbienti = concordia ordinum, senatori e cavalieri questa diverrà il fondamento del suo progetto politico CATILINARIE e PRO MURENA: il consolato CATILINARIE 5. Contando sulla natura politicamente moderata di C. una parte della nobiltà decise di coalizzarsi col ceto equestre e di appoggiare nella candidatura al consolato Arpino Le sue più celebri orazioni consolari sono le 4 Catilinarie con esse svelò le trame sovversive di Catilina, nobile decaduto di parte sillana, che dopo essere stato sconfitto nella competizione elettorale per il consolato, aveva ordito una congiura per raggiungere il potere C. soffocò il tentativo eversivo, costringendo Catilina a fuggire da Roma e giustificando la propria decisione di far giustiziare i suoi complici senza processo Sul PIANO ARTISTICO spicca la 1° catilinaria C. attaccò Catilina di fronte al senato riunito; toni veementi, minacciosi e ricchi di pathos; fece anche ricorso a un artificio retorico che in precedenza non aveva mai impiegato: l’introduzione di una PROSOPOPEA= personificazione della Patria, che si immaginava rivolgersi a Catilina con parole di aspro e biasimo. Importante nella 2° catilinaria il ritratto di Catilina e dei suoi seguaci corrotti dal lusso e dai vizi PRO MURENA Nei giorni tra la 1°-2° catilinaria, quando quindi l’esito era ancora incerto, C. difese da un’accusa di corruzione elettorale Lucio Licinio Murena, console designato per l’anno successivo Accusa mossa dal candidato sconfitto, Servio Sulpicio Rufo, e sorretta da Catone il Giovane (discendente del Censore e futuro Uticense) Sceglie la via dell’ironia e dello scherzo, trovando sapientemente i toni di una satira lieve e arguta, che non scade mai nella derisione o beffa volgare Nuova morale che C. inizia a elaborare e proporre alla società romana inizia a tratteggiare le linee di un nuovo modello etico la cui definizione lo occuperà fino ai suoi ultimi anni è una dimensione in cui il rispetto per il mos maiorum si contempera all’addolcimento dei costumi e all’apertura alle gioie della vita Primo triumvirato e scontro con Clodio: ORAZIONI ANTICLODIANE La posizione di C. si indebolisce molto la formazione del 1° triumvirato (Cesare, Pompeo, Crasso) segna un declino delle sue fortune politiche; un tribuno popolare, Clodio, che aveva verso di lui rancori personali, presentò nel 58 una legge in base alla quale doveva essere condannato all’esilio chi avesse fatto mettere a morte dei cittadini romani senza processo legge che mirava a colpire l’operato di C. nella repressione dei Catilinari non più sostenuto dalla nobiltà che, allontanatosi il pericolo di Catilina poteva fare a meno di lui, e abbandonato anche da Pompeo, che doveva tener conto delle esigente dei triumviri suoi alleati, C. andò in esilio (trascorso tra Tessalonica e Durazzo) PRO SESTIO Richiamato dall’esilio nel 57, trovò Roma in preda all’anarchia: si fronteggiavano le oppose bande di Clodio e Milone nel 56 C., trovandosi a difendere Sestio, tribuno accusato da Clodio di atti di violenza, espose una nuova versione della propria teoria sulla concordia dei ceti abbienti in quanto semplice intesa tra ceto senatorio ed equestre la concordia ordinum si era rivelata fallimentare ne dilata allora il concetto a concordia omnium bonorum= concordia attiva di tutte le persone agiate e possidenti, amanti dell’ordine politico e sociale, pronte all’adempimento dei propri doveri nei confronti della patria e della famiglia i “boni” saranno d’ora in poi il principale destinatario della sua politica etico-sociale I nemici dell’ordine sono identificati in coloro che desiderano rovesciamenti sovversivi per via dell’indigenza o indebitamento; dovere dei BONI è non rifugiarsi egoisticamente nel perseguimento dei propri interessi privati, ma fornire sostegno attivo agli uomini politici che Document shared on www.docsity.com Downloaded by: egfsrhtht ([email protected]) rappresentano la loro causa C. desidera che il senato e i boni, per superare le loro discordie, si affidino alla guida di personaggi di prestigio in quest’ottica si spiega l’avvicinamento al triumvirato che C. compie in questi anni e che non va inteso come tradimento alla nobilitas intenzione: condizionare l’operato dei triumviri per evitare che il loro potere prevaricasse quello del senato e far sì che si mantenesse nei limiti delle istituzioni repubblicane; PRO CAELIO 6. In difesa di Marco Celio Rufo (56 a.C), un giovane amico di C. Celio era stato l’amante di Clodia, sorella del tribuno Clodio (la Lesbia di Catullo), dama elegante e corrotta contro di lui era state accumulate una serie di accuse, tra cui quella di un tentativo di avvelenamento nei confronti di Clodia attaccando Clodia, in cui indicò l’unica artefice di tutte le manovre contro Celio, C. sfogò il suo astio nei confronti del fratello: la donna è dipinta come una volgare meretrice e accusata di rapporti incestuosi con Clodio orazione molto riuscita Matura la proposta di nuovi modelli etici: rievocando le tappe della vita di Celio, C. dipinge uno spaccato della società romana del suo tempo, e si sforza di giustificare agli occhi dei giudici i nuovi costumi che la gioventù ha assunto da tempo e che possono destare scandalo solo ai moralisti troppo attaccati al passato; le virtu’ che un tempo hanno reso grande lo stato romano, non si trovano più nemmeno nei libri; bisogna allentare le briglie ai giovani, purchè essi non perdano di vista alcuni principi fondamentali e verrà il momento in cui, sbolliti gli ardori, sapranno ritornare sulla via del mos maiorum il modello culturale che C. propone mira a ricondurre i nuovi comportamenti all’interno di una scala di valori che continui a essere dominata dalla virtu’ della tradizione, spogliate del loro eccesso di rigore e rese più flessibili dalle esigenze di un mondo in evoluzione PRO MILONE e FILIPPICHE: ultimi anni PRO MILONE Gli scontri tra le bande di Clodio e Milone si protrassero a lungo, finché nel 52 Clodio non fu ucciso C. assunse allora la difesa di Milone, accusato dell’omicidio; Il testo, nella forma in cui ci è conservato, costituisce una rielaborazione compiuta in tempi successivi al processo insuccesso: Milone dovette fuggire in esilio gli cedettero i nervi a causa della situazione di estrema tensione in cui si trovava la città, razziata dai partigiani di Clodio, con le truppe di Pompeo che cercavano di imporre l’ordine con la forza ORAZIONI “CESARIANE” nel 49, allo scoppio della guerra civile, C. aderì alla causa di Pompeo: era consapevole che, qualunque fosse stato l’esito, il senato sarebbe risultato indebolito di fronte al dominio schiacciante del vincitore; dopo la vittoria di Cesare, C. ne ottenne il perdono nella speranza di contribuire a renderne un regime meno autoritario, ricercò inizialmente forme di collaborazione e accettò di perorare di fronte al dittatore le cause di alcuni pompeiani “pentiti” (cosiddette “orazioni cesariane”) FILIPPICHE Dopo l’uccisone di Cesare, C. tornò ad essere un uomo politico di primo piano, ma i pericoli non erano finiti: il più stretto collaboratore di Cesare, Antonio, mirava a ad assumerne il ruolo, mentre sulla scena politica si affacciava anche il giovane Ottaviano, erede di Cesare la manovra politica di Cesare mirava a staccare Ottaviano da Antonio e a riportarlo sotto le ali protettrici del senato Per indurre il senato a muovere guerra contro Antonio e dichiararlo nemico pubblico, C. pronunciò contro di lui, dall’estate del 44, le orazioni Filippiche, forse 18 (ne restano 14) Titolo: allude alle requisitorie dell’oratore greco Demostene contro Filippo di Macedonia alcuni scrittori le chiamano Antonianae, mentre il nome Philippicae venne usato da C. nella sua corrispondenza privata, ma in senso scherzoso Document shared on www.docsity.com Downloaded by: egfsrhtht ([email protected]) Si distingue soprattutto la 2° Filippica per la veemenza dell’attacco e i toni di denuncia (unica che non fu pronunciata, ma solo fatta circolare privatamente nella redazione scritta): Antonio presentato con una visione satirica, come un tiranno dissoluto, ladro del denaro pubblico, un ubriacone La manovra politica di C. era destinata al fallimento con un brusco voltafaccia, Ottaviano, sottraendosi alla tutela del senato, strinse un accordo con Antonio e un altro capo cesariano, Lepido, e formò il 2° TRIUMVIRATO i 3 divennero padroni assoluti di Roma e Antonio pretese e ottenne la morte di Cicerone, il cui nome venne inserito nelle liste di proscrizione nel 43, durante la fuga, C. venne raggiunto dai sicari di Antonio presso Formia come monito la sua testa venne appesa ai rostri nel Foro romano. -ESPERIENZA INTELLETTUALE E POLITICA DI CICERONE: La carriera politica di C. seguì un filo coerente; si accostò alla nobilitas nel contesto di un generale riavvicinamento tra senato ed equites e anche in seguito rimase fedele all’ideale della concordia e alla causa del senato; il tentativo si collaborazione coi triumviri fu una risposta al diffuso bisogno di un governo autorevole; nella stessa prospettiva va inquadrato anche il momentaneo riavvicinamento a Cesare, dopo la guerra civile, dettato dal desiderio di mitigarne le tendenze autocratiche e di mantenerne il potere nel solco delle tradizioni repubblicane Il progetto di concordia dei ceti abbienti (concordia ordinum e poi consensus omnium bonorum) fu un tentativo di superare, in nome dell’interesse della collettività, la lotta dei gruppi e di fazioni che dominava la scena politica romana; il fallimento del progetto ebbe diversi motivi: mancarono a C. le condizioni per crearsi il seguito clienterale o militare necessario a far trionfare la sua linea politica + sottovalutò il peso che gli eserciti personali avrebbero avuto nella soluzione della crisi; OPERE RETORICHE: le scrisse quasi tutte dal 55 (due anni dopo l’esilio), spinto dal bisogno di dare una sistemazione teorica a una serie di conoscenze ed esperienze e una risposta politica e culturale alla crisi dei suoi tempi in tale ottica fece una riflessione sull’importanza e il taglio della formazione dell’oratore, il cui potere di trascinare e convincere l’uditorio implicava un’enorme responsabilità sociale; problema dibattuto da tempo anche in Grecia questione sulla formazione necessaria all’oratore, se dovesse accontentarsi della conoscenza di un certo numero di regole retoriche o gli fosse indispensabile una cultura nel campo del diritto, filosofia, storia. 1. 2. DE INVENTIONE: Trattatello di retorica iniziato in gioventù, non portato a termine Interessante il proemio, in cui si pronuncia in favore di una sintesi di eloquenza e sapientia(=cultura filosofica), ritenuta necessaria alla formazione della coscienza morale dell’oratore DE ORATORE e ORATOR: responsabilità e formazione dell’oratore Composto nel 55, durante un periodo di ritiro dalla scena politica, mentre Roma era sconvolta dalle bande di Clodio e Milone Opera ambientata nel 91, scritta in forma di un dialogo a cui prendono parte alcuni insigni oratori dell’epoca, tra cui Marco Antonio e Lucilio Licino Crasso Per rendere la verosimiglianza, C. ricrea l’atmosfera degli ultimi giorni di pace dell’antica repubblica la scelta dell’anno 91 è l’anno della morte di Crasso (pochi giorni dopo quelli in cui si immagina avvenuto il dialogo) e precede di poco la guerra sociale e i lunghi conflitti civili tra Mario e Silla; la crisi dello stato è un’ossessione incombente su tutti i partecipanti al dialogo e stride con l’ambiente sereno in cui si riuniscono per tenere le loro conversazioni, la villa tusculana di Crasso Il MODELLO formale cui si ispira è il dialogo platonico FORMAZIONE CULTURALE DELL’ORATORE temi la tesi principale è l’affermazione che il talento, la tecnica della parola e del gesto e la conoscenza delle regole retoriche non possono essere sufficienti per la formazione dell’oratore: è indispensabile una vasta formazione culturale posizione di Crasso la capacità dell’oratore di convincere e trascinare il proprio Document shared on www.docsity.com Downloaded by: egfsrhtht ([email protected]) uditore possono essere un pericolo grave qualora non vengano controbilanciate dalle virtu’ che le mantengono ancorate al sistema di valori tradizionali la formazione dell’oratore viene quindi a coincidere con quella dell’uomo politico della classe dirigente = un uomo di cultura non specialistica, ma di vasta cultura generale; egli dovrà servirsi della sua abilità per piegare il popolo alla volontà dei boni Nel 46 C. riprese le tematiche del de oratore in un trattato più esile, l’Orator, aggiungendovi una sezione sui caratteri della prosa rimica; disegnando il ritratto dell’oratore ideale, C. sottolinea i 3 fini ai quali la sua arte deve indirizzarsi: PROBARE, DELECTARE, FLECTERE a questi corrispondono i 3 registri stilistici che l’oratore deve saper alternare: UMILE, MEDIO, ELEVATO (o “patetico”, opportuno nella peroratio=parte finale del discorso) Dedicato a Marco Bruto 3. Lo stile dell’oratore: il BRUTUS e le polemiche tra atticismo e asianesimo I sostenitori dell’atticismo rimproveravano a C. di non aver preso sufficientemente le distanze dall’asianesimo: le accuse si riferivano alle ridondanze del suo stile oratorio, al frequente uso di figure, all’accentuazione dell’elemento ritmico; gli avversari di C. privilegiavano invece uno stile semplice, asciutto e scarno, il cui modello è Lisia sul contrasto C. prese posizione nel 46 nel dialogo Brutus dedicato a Marco Bruto (rappresentate delle tendente atticiste) Nel Brutus, Cicerone assume il ruolo principale di interlocutore (gli altri due sono Bruto e Attico) e disegna una storia dell’eloquenza romana e greca la storia dell’eloquenza culmina in una rievocazione delle tappe della carriera oratorio dello stesso C, dal ripudio dell’asianesimo giovanile al raggiungimento della piena maturità dopo la questura in Sicilia Guarda al passato dell’oratoria in un’ottica di rottura degli schemi tradizionali che contrapponevano i generi di stile cui asiani e atticisti erano attaccati questa rottura rispecchia una tendenza di fondo della sua pratica oratoria: le varie esigenze e diverse situazioni richiedono l’alternanza di registri diversi; critica gli atticisti per il carattere troppo freddo e intellettualistico della loro eloquenza che di rado è efficace: ignorano l’arte di trascinare gli ascoltatori; la sua oratoria ha modello in Demostene LE OPERE POLITICHE: per l’organizzazione dello stato romano Il periodo di aspre lotte politiche che vive la repubblica nei suoi ultimi decenni di vita trova in C. un protagonista di primo piano, impiegato nella difesa e nel puntellamento delle fondamenta dello stato romano 1. DE REPUBLICA: la forma di stato migliore Riprende sia nella forma sia nei temi l’omonimo dialogo di Platone Scritto secondo una struttura dialogica, il trattato si compone di 10 libri in cui viene esaminato il tema politico della FORMA e del FUNZIONAMENTO dello STATO IDEALE Ambientato nella casa del padre dell’oratore Lisia, dove vari interlocutori discutono con Socrate delle diverse questioni Ci lavorò dal 54 al 51 Riflette sulla forma di uno stato più adatta e, a differenza di quanto fatto da Platone (che aveva costruito a tavolino uno stato ideale), si proietta nel passato per identificare la migliore forma di stato nella costituzione romana al tempo degli Scipioni Si svolge nel 129 nella villa suburbana di Scipione Emiliano (che insieme a Lelio è uno dei principali interlocutori) ; la struttura è di incerta ricostruzione, a causa delle condizioni frammentarie in cui l’opera è stata conservata: una gran parte venne ritrovata nel 19° da Angelo Mai in un palinsesto vaticano Teoria del regime “misto” esposta da Scipione nel 1°libro risaliva, attraverso Polibio ad Aristotele nella versione di Scipione però il contemperamento delle 3 forme fondamentali non avviene in proporzioni paritetiche. All’elemento democratica Scipione guarda con antipatia, considerandolo come una “valvola di sicurezza” per far scaricare e sfogare le passioni irrazionali del popolo l’elogio del regime misto si risolve in un’ESALTAZIONE della REPUBBLICA ARISTOCRATICA dell’età scipionica. Date le condizioni lacunose in cui ci è giunta la parte relativa dell’opera è difficile precisare in che modo venisse delineata la figura del princeps e come essa si collocasse nell’organismo statale; il singolare si riferisce al tipo di uomo politico eminente, non alla sua unicità C. pensa a una élite di Document shared on www.docsity.com Downloaded by: egfsrhtht ([email protected]) personaggi eminenti che si ponga alla guida del senato e dei boni e si raffigura il ruolo del princeps sul modello di quello che nella repubblica romana aveva ricoperto Scipione Emiliano = C. intende mantenere il ruolo del princeps nei limiti della forma statale repubblicana: non pensa a una riforma istituzionale, ma alla coagulazione del consenso politico intorno a leader prestigiosi; il princeps non è alternativo al senato ma ne è sostegno necessario per salvare la res publica Il princeps dovrà andare contro tutte le passioni egoistiche e contro il desiderio di potere e ricchezza senso del disprezzo verso tutte le cose umane che il Somnium Scipionis addita ai reggitori dello stato C. disegna l’immagine di un dominatore-asceta, rappresentante in terra della volontà divina = dedizione al servizio dello stato + disprezzo verso le passioni umane ma l’ideale ciceroniano era di difficile realizzabilità: la convinzione della necessità di un governo di maggiore autorevolezza e la consapevolezza dei pericoli che comportava l’accentramento di poteri nelle mani di pochi capi, spinsero C. a tentare un avvicinamento a Pompeo e ai triumviri, nella speranza di mantenerne l’operato sotto il controllo del senato 2. DE LEGIBUS: le leggi dello stato Si ispira a Platone, che alla Repubblica aveva fatto seguire le Leggi C. completa il de republica con il de legibus, opera in forma dialogica in cui si discute dei fondamenti del diritto e delle leggi dello stato nel basare la discussione sulla considerazione di un concreto corpus legislativo, sta la differenza principale rispetto a Platone, che si era invece occupato di una legislazione utopistica, concentrando la sua riflessione sul problema dell’educazione dei cittadini e l’organizzazione dello stato in una forma di costituzione mista (=che contiene tratti di monarchia, aristocrazia, democrazia) Si sono conservati i primi 3 libri e frammenti del IV e V; l’azione che nel de republica si svolgeva in un’epoca passata, è collocata ora nel presente e interlocutori sono lo stesso Cicerone, fratello Quinto e amico Attico; dialogo è ambientato nella villa di Cicerone ad Arpino e nei boschi e campagne circostanti, raffigurati secondo una modulazione del motivo del locus amoenus che ha il suo modello soprattutto nel Fedro di Platone; personaggi caratterizzati con naturalezza e realismo: così Quinto è raffigurato come un ottimate estremista, C. un conservatore moderato, Attico un epicureo che quasi si vergogna delle proprie scelte filosofiche OPERE FILOSOFICHE o Si interessò di filosofia per tutta la vita, ma a scriverne inizio’ tardi (forse dal 46) con un’operetta dedicata a Marco Bruto; nel 45 i suoi lavori filosofici si infittiscono notevolmente questo in coincidenza con eventi dolorosi, che lo colpiscono nella sfera privata e pubblica: muore Tullia, mentre la dittatura di Cesare lo aveva ormai privato di qualsiasi possibilità di intervento negli affari pubblici queste circostanze spingono C. verso una nuova vita appartata e dedica alla composizione di opere a carattere filosofico all’avvio di questa nuova fase della vita e della produzione ciceroniana risale l’Hortensius, testo quasi interamente perduto che esortava allo studio della filosofia sul modello dei protrettici di Aristotele ma C. non concepì le sue opere filosofiche come semplice momento di riflessione personale, ma ebbe come scopo quello di presentare e offrire alla società contemporanea una summa della tradizione filosofica greca, discussa in rapporto alla realtà romana o Il suo approccio è di tipo soprattutto moralistico e non dimentica i doveri del cittadino al servizio dello stato egli intende offrire un punto di riferimento etico-culturale alla classe dirigente romana, nella prospettiva di ristabilirne l’egemonia sulla società non guarda quindi solo ai problemi immediati, ma affronta questioni che coinvolgono i fondamenti della crisi sociale, politica e morale nel tentativo di escogitarne soluzioni di lungo periodo; caratteristica che accomuna e distingue le sue opere filosofiche sono: interesse a cercare sempre, anche nei problemi teoretici, la conseguenza pratica, la ricaduta in termini di azione e partecipazione politica = rispetto alle fonti greche sono originali nella scelta dei temi e nel taglio degli argomenti: dato che sono nuovi i problemi che si pone la società, nuovi sono gli interrogativi che lui si pone. Adotta per lo più forma dialogica ispirata all’esempio platonico o ECLETTISMO come metodo argomentativo-espositivo si astiene dal formulare egli stesso un’opinione precisa, si sforza di esporre le diverse opinioni possibili e di metterle a confronto per verificare se alcune siano più coerenti e probabili di altre; cerca di stabilire tra le diverse dottrine un dialogo costruttivo; rinuncia a qualsiasi asprezza nel contraddittorio, tendenza a prestare le proprie tesi solo come opinioni personali, uso di formule di cortesia, attenzione a non interrompere il Document shared on www.docsity.com Downloaded by: egfsrhtht ([email protected]) o 1. ragionamento altrui questi sono tratti rivelatori dei costumi di una cerchia sociale elitaria, preoccupata di elaborare un proprio codice di buone maniere; tuttavia l’eclettismo ciceroniano mostra una chiusura radicale verso l’epicureismo i motivi di tale avversione sono soprattutto due: il disinteresse per la politica (mentre il dovere dei boni è l’attiva partecipazione alla vita pubblica) + esclusione della funzione provvidenziale della divinità (anche se non ne nega l’esistenza), indebolendo quindi i legami con la religione tradizionale che per C. rimane la base fondamentale dell’etica RICERCA MORALE nella ricerca in campo etico, orienta sempre la sua riflessione e il suo impegno su un doppio livello: cerca di cogliere e organizzare la tradizione filosofica greca per renderla fruibile a un pubblico romano + punta alla costruzione di un sistema di valori adeguato alla società contemporanea sul quale la classe dirigente potesse operare le sue scelte in rapporto alla realtà romana DE FINIBUS e TUSCULANAE: teoria e pratica della morale Centro della morale ciceroniana è la volontà di determinare il sommo bene, quindi il fondamento della FELICITA’ e di stabilirne le norme di comportamento per l’uomo della società romana DE FINIBUS BONORUM ET MALORUM (=”sul sommo bene e sul sommo male) Dedicato a Bruto; Opera divisa in 5 libri comprendenti 3 dialoghi; tratta il problema del sommo bene e male vagliando le posizioni di epicurei, stoici e accademico-peripatetici il confronto tra i diversi sistemi filosofici trova qui particolare sviluppo; confuta in modo netto le tesi epicuree; Catone il Giovane si assume nel 3° la difesa dello stoicismo tradizionale, nei confronti del quale la posizione ciceroniano è di grande perplessità C. riconosceva che lo stoicismo forniva la base morale più solida all’impegno dei cittadini verso la collettività, ma si sentiva lontano dallo stoicismo intransigente (Catone) o accademico (Bruto), considerandoli anacronistici per il loro rigore etico, non praticabile nella nuova società nel nuovo clima socio-culturale della Roma contemporanea l’eclettismo ciceroniano punta alla conciliazione tra il rigore e la solidità delle posizioni stoiche e l’apertura a un piacere moderato di quelle peripatetiche il sommo bene viene identificato con il bene dell’anima che coincide con la VIRTU’ = solo essa può garantire la FELICITA’ all’uomo TUSCULANAE DISPUTATIONES qui cerca applicazione pratica l’organico quadro teoretico costruito nel de finibus qui la virtu’ dovrà provare la sua capacità di sostenere e orientare l’anima nel concreto rapporto coi turbamenti alimentati dalla realtà dedicata a Bruto; divisa in 5 libri e ha forma di dialogo tra Cicerone e un anonimo interlocutore discussione ambientata nella villa di Cicerone a Tuscolo nei singoli libri sono trattati i temi: morte, dolore, tristezza, turbamenti dell’animo e della virtu’ come garanzia della felicità si tratta quindi di una summa dell’etica antica, un vasto trattato sul tema della felicità; tentativo di dare una risposta anche ai suoi personali interrogativi e una soluzione ai suoi dubbi da questo deriva la profonda partecipazione emotiva agli argomenti trattati, che conferisce allo stile del discorso una solennità nonostante la sua abituale tendenza a posizioni eclettiche e non radicali, quest’opera segna il punto di massimo avvicinamento allo stoicismo più rigoroso DE OFFICIIS (“sui doveri”) : una morale per la classe dirigente Stesura che venne conclusa molto rapidamente Mentre combatte Antonio, che secondo lui sta portando la patria alla rovina definitiva, C. cerca nella filosofia i fondamenti di un progetto indirizzato alla formulazione di una morale della vita quotidiana che permetta all’aristocrazia romana di riprendere il controllo sulla società Document shared on www.docsity.com Downloaded by: egfsrhtht ([email protected]) Dedicata al figlio Marco allora studente di filosofia ad Atene; è un TRATTATO DI ETICA e comprende quindi una precettistica sui comportamenti da tenere nelle diverse circostanze Titolo: usa il termine “officium” che traduce la parola greca usata dagli stoici per definire l’azione perfetta e razionale, kathèkon=”ciò che si conviene fa quindi riferimento alla discussione sui doveri legati all’esercizio della virtu’, cioè alle azioni opportune da compiere 3 libri: 1. Si discute dell’HONESTUM= ciò che è moralmente giusto 2. Dell’UTILE 3. CONFLITTO TRA HONESTUM E UTILE Per i primi due la fonte è il trattato sul conveniente del filosofo stoico Panezio di Rodi egli aveva addolcito l’originario rigorismo morale della dottrina stoica quindi modello di questo discorso ciceroniano: da una parte la filosofia di P. era radicale nel rifiuto dell’edonismo epicureo (e della etica del disimpegno), rimanendo rispettosa del tradizione e dell’ordine politico-sociale; dall’altro forniva la casistica per regolare i comportamenti quotidiani dei membri dei gruppi dirigenti, spostandosi dalla riflessione teorica all’enunciazione di precetti validi per la vita di tutti i giorni. Fine del ragionamento ciceroniano: dimostrare come tra honestum e utile non ci sia contraddizione, ma identità: il secondo è conseguenza diretta del primo La dottrina di P. si distingueva dalla Stoà antica per un giudizio più positivo sugli istinti: non devono essere repressi dalla ragione, ma corretti e disciplinati in modo che si sviluppino in virtu’ vere e proprie su questa base C. afferma che l’HONESTUM scaturisce da 4 POSSIBILI FONTI= si compone di 4 parti tra loro collegate: 1. Ricerca della VERITA’ gli uomini sentono per natura una spinta alla ricerca del vero, che è la fonte da cui si origina la sapienza; ma è una tendenza da gestire con accortezza affinchè sia orientata sempre all’azione concreta: studio e ricerca fini a se stessi allontanano dalla vita pratica, mentre il merito della virtu’ consiste nell’AZIONE 2. Protezione della SOCIETA’ questo desiderio trova la sua corretta realizzazione in 2 principi complementari: o IUSTITIA a questa spetta di “dare a ciascuno il suo” e opera tutelando la proprietà privata tema di attualità: riforme dei Gracchi, confische di Silla e Cesare; il venir meno della iustitia indeboliva le basi stesse della società; individua 2 forme di iniustitia: avaritia (attiva)= aggressione intenzionale al diritto / disinteresse e disimpegno rispetto alla società (passiva) o BENEFICIENTIA =capacità di donare il proprio collaborando positivamente al benessere della comunità doveva rimanere entro limiti precisi, altrimenti comportava gravi rischi: la corruzione delle masse attraverso largitio(=donazione) o proposte demagogiche, era un mezzo pericoloso in mano a individui senza scrupoli, decisi a fare dello stato un possesso privato essa non deve quindi essere a servizio delle ambizioni personali 3. Desiderio di PRIMEGGIARE questo istinto naturale si manifesta nella capacità di imporre il proprio dominio: da questa tendenza scaturisce la virtu’ della MAGNITUDO ANIMI il controllo della ragione, svuotando la volontà di predominio di quanto in essa c’è di egoistico e prevaricatorio, trasforma questo istinto in una virtu’ capace di mettersi a servizio della collettività e dello stato; se la trasformazione non avviene, si passa all’ANARCHIA e TIRANNIDE 4. Aspirazione all’ARMONIA il regolatore generale di istinti e virtu’, ciò che permette loro di integrarsi in un tutto armonico, è costituito dalla virtu’ della TEMPERANZA che deriva da una naturale aspirazione all’armonia: essa si manifesta agli occhi degli altri in un’appartenenza di appropriata armonia dei pensieri, geti, parole = DECORUM meta raggiungibile solo da chi abbia saputo sottomettere i propri istinti al controllo della ragione. Sono tendenze naturali insite nell’uomo che, sen ben usate dalla ragione, daranno origine a specifici comportamenti virtuosi, visto che ciascuno delle quattro parti dell’honestum è fonte di specifiche categorie di doveri CATO MAIOR (sive de senectute) e LAELIUS (sive de amicitia): tra malinconia e speranza Document shared on www.docsity.com Downloaded by: egfsrhtht ([email protected]) Due brevi dialoghi dedicati ad Attico Scritti nel 44 e incentrati su celebri personaggi della storia romana Trattano rispettivamente della vecchiaia e dell’amicizia ed esprimono due diversi stati d’animo di C.: il primo è scritto poco prima l’assassinio di Cesare e ha tono più dimesso e pensoso, il secondo scritto poco dopo e di tono più energico CATO MAIOR Ci lavora poco prima dell’uccisione di Cesare; nel personaggio di Catone il Censore (suo portavoce) trasfigura l’amarezza per la vecchiaia che, oltre al decadimento fisico e imminenza della morte, comporta la perdita della possibilità di intervento politico Ambientato nel 150 (anno precedente alla morte di Catone); la rappresentazione ciceroniana di Catone è diversa dalla sua immagine storicamente accertabile: il personaggio è addolcito e ammansito. LAELIUS Opera composta all’indomani dell’uccisione di Cesare Dialogo ambientato nel 129, pochi giorni dopo la misteriosa morte di Scipione Emiliano; rievocando la figura dell’amico scomparso, Lelio intrattiene gli interlocutori sulla natura e il valore dell’amicizia stessa; Amicitia= per i romani era creazione di legami personali a scopo di sostegno politico; ma l’amicizia qui auspicata non è solo quella politica: si avverte un bisogno di rapporti sinceri NOVITA’ dell’impostazione ciceroniana: sforzo di allargare la base sociale delle amicizia oltre la cerchia ristretta della nobilitas; DE NATURA DEORUM, DE DIVINATIONE, DE FATO: stato e religione Trattano di argomenti religiosi; scritte in forma di dialogo Scritti tra il 44-5 DE NATURA DEORUM In 3 libri; dedicato a Bruto Dialogo che si immagina svolto (77-6) tra Gaio Velleio, Lucio Balbo e Aurelio Cotta, in presenza di Cicerone Si esaminano varie posizioni filosofiche relative alla natura degli dei: 1. 1 libro Velleio espone la tesi epicurea dell’indifferenza degli dei rispetto alle cose umane 2. 2 libro Lucio Balbo prende in esame la tesi stoica del panteismo provvidenziale 3. 3 libro Cotta critica la tesi esposta da Balbo e si schiera in favore dello scetticismo accademico C. alla fine dell’opera mostra una preferenza per la tesi stoica di Balbo DE DIVINATIONE Dialogo di 2 libri tra Cicerone e il fratello Quinto sul tema dell’arte divinatoria L’autore si mostra esitante tra la denuncia della falsità della religione tradizionale e la necessità del suo mantenimento al fine di conservare il dominio sui ceti sociali inferiori DE FATO Discute la dottrina stoica del fato, inteso come destino inevitabile prestabilito dal logos divino che ordina il mondo C. confuta le tesi stoiche e cerca di dimostrare la possibilità per gli individui di fare scelte libere e consapevoli LESSICO E STILE nella filosofia Problema dell’inadeguatezza della lingua romana a rendere la terminologia filosofica dei Greci scelse il purismo= evitare i grecismi quindi sperimentazione lessicale nella traduzione dei termini greci introduzione di neologismi Varietà dei toni e dei registri stilistici le 3 gradazioni di stile (semplice, temperato, sublime) vengono adeguatamente impiegati a seconda delle esigenze discorsive corrispondenti: probare, delectare, flectere L’EPISTOLARIO Si è conservata una grande quantità di lettere che scrisse ad amici e conoscenti e lettere di risposta Circa 900 divise in 4 grandi raggruppamenti in base al destinatario Document shared on www.docsity.com Downloaded by: egfsrhtht ([email protected]) Anni dal 68 al 43 e pubblicate in una data incerta e successiva alla morte dell’autore Non nate con lo scopo della pubblicazione, ma aveva pensato nel 44 di pubblicarne una sezione, ma fu impedito dalla morte stile diverso da quello delle opere destinate alla pubblicazione: lingua che rispecchia il linguaggio quotidiano delle classi elevate di Roma Document shared on www.docsity.com Downloaded by: egfsrhtht ([email protected])