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Uguaglianza, Riccardo
Caporali - il Mulino
Filosofia morale
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
38 pag.
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PRIMO CAPITOLO
1.1 tanti schiavi tanti nemici
nelle società dell’età antica la disuguaglianza si realizza essenzialmente sul binomio
libero/schiavo. la schiavitù è una costante di tutti i popoli del mediterraneo e non. la
schiavitù nasce dalla polemos , ovvero uno stato di guerra. questa schiavitù si divide in: stretto legame tra la schiavitù stessa e la guerra. 2- la reticenza a sottoporre asservimento
agli appartenenti allo stesso gruppo etnico . ovvero coloro con cui si è cresciuti e condiviso
lo stesso territorio.
nella maggior parte dei casi gli schiavi sono prigionieri di guerra, ovvero il nemico
sconfitto. lo schiavo era il nemico e lo straniero in generale.
-per eraclito polemos è padre di tutte le cose, anche della schiavitù, evidenziando che
l’unita della realtà deriva dalla sua natura conflittuale . Evidenzia quindi come la
conflittualità , l’opposizione libero/schiavo rafforzi i legami interni di una comunità , per
questo l’asservimento del simile era evitata (quindi si rafforza l’identità di gruppo/
comunità).
modello dorico spartano: il più antico sistema schiavistico in grecia era di tipo patriarcale ,
statico, agricolo, dove gli schiavi lavoravano nei campi e così anche i loro discendenti.
modello attico ateniese: concetto di schiavo-merce , dove l’individuo sconfitto in guerra
diventa proprietà di colui che l’ha sconfitto.
ad atene il sistema schiavistico deriva sopratutto dalla democrazia, perché impiega gli
schiavi nel lavoro agricolo, permettendo così ai cittadini di avere tempo per partecipare
alla vita politica. da qui il paradosso. la democrazia ateniese si basa proprio sulla schiavitù
molti autori come Omero e Platone cercano di dare una giustificazione alla schiavitù.
Aristotele nella politica formula una teoria sull’origine della schiavitù, che parte dalla
biologia: alcuni uomini sono secondo natura, destinati a diventare schiavi. questi uomini
saranno più robusti e forti fisicamente, e sono strumenti dei padroni . egli inoltre riconosce
agli schiavi alcune virtù, come il coraggio e la temperanza, ma ad un livello inferiore
rispetto al padrone. mentre non avrà del tutto la virtù morale che consente la facoltà di
conoscere e di decidere nella vita politica. —> la guerra giusta quindi sarà quella contro i
barbari. per il loro assoggettamento. la condizione di schiavitù è necessaria per il libero ,
per il dispiegamento della loro natura.
-aristotele quindi giustifica l’assoggettamento dei barbari, perché incapaci
dell’autogoverno, e nato per servire i quali non si accontentano della loro condizione e si
ribellano.
Diogene il cinico e Zenone di Cizio spiegano come lo stolto è schiavo, mentre il sapiente è
libero . cambia il punto di vista. come dirà Seneca, nello stoicismo c’è una maggior
uguaglianza tra gli uomini, affermando che le virtù non sono precluse a nessuno. il fine di
ognuno è quello di vivere secondo natura , cioè secondo la legge comune a tutti, la retta
ragione.
-secondo gli stoici l’unica schiavitù che esiste è quella delle passioni.
la negazione della schiavitù secondo natura l’abbiamo con Ulpiano , che sostiene che la
schiavitù è un istituto creato dagli uomini perché necessario al funzionamento della società
e condizione della vita associata ma non un fatto naturale .
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1.2 ideologia trinitaria
una caratteristica dei popoli indoeuropei , poi ripresa da Platone è la suddivisione di una
comunità in tre gruppo sulla base dei compiti da essi svolti. Platone parla di sacerdoti,
guerrieri e produttori sottolineando il diverso valore sulla base dei metalli oro per i
sacerdoti argento per i guerrieri e bronzo per i produttori.
-i primi dotati di particolare attitudine per il governo hanno il compito di regolare i rapporti
tra l’uomo e il divino e quello con gli uomini, avendo il compito di amministrare.
-i guerrieri sono detentori della forza il cui compito è difendere e ordinare la comunità.
-logica che era precedentemente presente in india co. i tre colori che differenziavano i
compiti nella comunità e anche in iran.
—> l’essere libero dunque dipende dall’appartenenza ad una comunità, dove sono nati e
cresciuti . la comunità è un organismo unificante, ma al tempo stesso eterogeneo.
1.3 violenza potenza
massima espansione nei sofisti è il concetto di violenza/potenza.
-Omero attribuisce al suo eroe la virtù della potenza , ovvero l’aretè , ce si manifesta in
modo diverso a seconda che l’interlocutore sia un pari o un inferiore.
-1 nel caso del pari esorterà a seguire i comandi
-2 agli inferiori li minaccerà e sottolineerà la loro inferiorità
—> visione ripresa dai sofisti secondo i quali è giusto che il più forte domini il più debole e
che abbia più di lui .questo perché è il volere della natura
-l’ingiustizia è l’uguaglianza , inventata dalla massa dei più deboli per imbrogliare i più forti.
-seguendo la legge della natura potrebbero riscontrarsi dei casi in cui lo schiavo piega il
padrone diventando lui il padrone.
1.4 la forza della democrazia ateniese
viene evidenziato il paradosso della democrazia ateniese , nata come un istanza
egualitaria ma fortemente ineguale.
Aristotele definisce la democrazia un governo a vantaggio dei popoli, distinguendola
dall’aristocrazia dove al governo c’è uno solo, e anche dall’oligarchia
Platone dice che la democrazia nasce quando i poveri sconfiggono i ricchi e distribuiscono
a tutti in modo egualitario il governo e le cariche. la democrazia è caratterizzata dal
dominio della moltitudine, regolato da norme approvate dalla maggioranza alla fine di una
discussione collettiva, perseguitando il bene della maggior parte della comunità. si fonda
sul diritto di chi è in grado di fare qualcosa di utile per la città , partecipando alla vita
politica.
—> Da Solone che sancisce i ceti sociali in base al patrimonio, si passa a Clistene, che
divide il territorio in tribù, istituendo il sistema di rotazione delle cariche
Protagora approva il coinvolgimento democratico di tutto il popolo nelle discussioni
politiche, perché non esistono principi metafisici assoluti , quindi ogni uomo può dare
consigli in politica , perché ogni uomo è dotato di virtù politica.
—>ciascun polites (cittadino) ha il diritto di partecipare alla vita politica della polis , avendo
la parressia (la piena facoltà di parlare, e isegoria , la libertà di parola. la polis è
caratterizzata dalla isonomia—> una legge applicabile per tutti .uguaglianza formale dei
cittadini difronte alla legge.
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Paradosso dell’atene del V—> la democrazia comprende un quinto della popolazione .
Dalla vita pubblica sono esclusi gli schiavi e le donne. le donne venivano viste come meri
oggetti di scambio tra padri/mariti. la loro più grande virtù era il silenzio. alla donna
vengono attribuite difetti come gli schiavi: pigrizia, incontinenza e stupidità.
nel V secolo nasce anche la necessità di una legge, che viene affissa nell’agorà , nasce
quindi anche l’interpretazione della legge. nascono le scuole di retorica con i sofisti, che si
accorgono del fatto che la parola è persuasiva, crea mondi e interpretazioni. il popolo
infatti si persuade con un bel discorso, piuttosto che da un discorso attinente alla realtà.
1.5 gerarchiche armonie: Platone ed Aristotele
per Platone: gli uomini non sono tutti uguali e l’uguaglianza senza distinzioni è un errore,
perché consente a chiunque di dire la propria , mentre invece il governare richiede
conoscenze tecniche , per cui chi deve governare deve necessariamente essere munito di
maggiore razionalità.
—> quindi gli uomini non sono tutti uguali, ma sono dotati di una stessa psiche, ma con
differenze sostanziali: in alcuni prevale l’irascibilità, e in altri la razionalità. Quindi spetta di
-governare ai filosofi, che sono dotati di un0anima più armoniosa ed equilibrata, sono
detentori del sapere.
-coloro in cui predomina l’irascibilità che potrà trasformarsi in coraggio sono più adatti a
combattere
-chi è dotato di una virtù appetitiva saranno più idonei all’attività agricola.
—-> la predisposizione di un uomo per una funzione rispetto ad un’altra non esclude la
mobilità sociale. inoltre Platone non esclude le donne dalla vita politica, afferma infatti che
esse siano dotate della stessa virtù politica degli uomini perché in possesso della
razionalità.
—> l’idea di Platone per la quale ogni individuo dovesse svolgere il compito per la quale è
portato , rientra in una visione più generale del corpo politico come organismo in cui ogni
individuo , proprio come organi di un corpo, hanno una diversa funzione per creare poi
un’insieme funzionante.
Aristotele: sostenitore di una visione organicistica come Platone, ma fa partire questa
visione armonica dall’idea base per la quale l’uomo è un animale socievole , il quale non
può vivere fuori dallo stato. quindi la società è considerata un aggregato umano,
considerando prima di tutto ciò che si unisce perché non può essere separato. come ad
es: uomo donna e schiavo comandante. per avere un risultato vantaggioso per entrambi.
-il primo nucleo umano è la famiglia, poi il villaggio (unione di più famiglie) e infine la polis
che è l’unica comunità perfetta e autosufficiente. nella polis si contengono la natura e lo
scopo-compimento di ogni individuo. da qui la concezione dell’uomo come animale
politico.
secondo Aristotele a comandare deve essere una moltitudine di uomini diversi tra loro ma
comunque idonei a comandare, dotati di capacità di obbedire e comandare.
-è necessario un confronto che abbia come fine il bene comune. il confronto tra pari sarà
scandito dalla uguaglianza della legge tra uguali (isonomia). inoltre per poter svolgere al
meglio la mansione di governanti della polis per il bene della maggioranza, l’uomo politico
deve essere libero da occupazioni lavorative (come commerciante, contadino..) —> polites
sarà l’uomo maschio adulto proprietario , con coraggio e prudenza, che si dedica alla
philia per eccellenza: l’amicizia, che si instaura solo tra esseri uguali.
scopo della polis: raggiungere la vita buona.
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-esclusi dalla dalla cittadinanza aristotelica: schiavi, stranieri, donne, contadini,
commercianti. questo perché essi non sono persone libere, per essere infatti polites
bisogna essere liberi, mentre loro dipendono da altri o dal lavoro. questo perché le funzioni
politiche richiedono libertà dai lavori ed impegni quotidiani.
—> differenza tra Platone ed Aristotele per quanto riguarda l’organicismo è che Aristotele
lo basa sulla philia dell’amicizia con i polites, mentre Platone sull’Ergon, cioè sul compito
che ciascun individuo è chiamato a svolgere nel nome delle loro inclinazioni personali.
1.6 Roma: il conflitto e il diritto
Cicerone nel I secolo a.C. definisce populus un’associazione basata sul consenso e sulla
comunione dei diritti.
-mentre nel mondo greco la polis è concepita nei termini etici di philia ed ergon—>
-Cicerone invece mette al centro dell’ordine politico lo ius e l’utilitas ,la mediazione
giuridica a partire dagli interessi. Forma di diritto che sancisce forme uguali di vantaggio
ed opportunità
-Se per Platone ed Aritotele la giustizia è dare ad ognuno il suo, in Ulpiano invece la
giustizia è una pratica politica soggettiva, quindi ad ognuno spetta il suo diritto.
Per Polibio, II secolo a.C. la potenza di roma si spiega per il fatto che il suo assetto
costituzionale è misto, che ingloba le 3 forme classiche di governo:
-monarchia: i due consoli eletti annualmente
-aristocrazia: senato
-democrazia: popolo
A Roma la vita politica, la partecipazione ad essa e il concetto di uguaglianza passano
attraverso due categorie politiche : il conflitto e il diritto con il fine ultimo dell’utilità. Utilità
ed interesse ovvero ciò che è utile ed opportuno. L’utilità viene conseguita prima con il
conflitto e poi con il diritto perché dal conflitto nascono le buone leggi, attraverso il conflitto
visto come un confronto tra interessi contrapposti si sviluppa e si consolida nella mentalità
romana il principio politico della mediazione e del consenso, un principio sostanzialmente
egualitario.
-il conflitto a roma deve essere risolto non attraverso la sconfitta di un contendente rispetto
ad un altro, ma attraverso la mediazione il consenso. —> nasce così l’ex repubblicana e il
diritto romano.
La grandezza di roma passa attraverso il conflitto tra patrizi e plebi, quindi attraverso la
disuguaglianza. infatti la cittadinanza è una prerogativa gentilizia,
patrizi—> le prime tribù che la tradizione vuole come fondatrici della città. essere cittadini,
quindi si tratta di un privilegio della gens, e non del singolo individuo.
-cittadino nel pieno senso della parola come in grecia è l’uomo proprietario terriero che ha
il compito di preservare la dignitas della propria stirpe
-la civitas è un insieme di famiglie e il suo governo è assegnato a questi pater familias i
quali devono mantenere le tradizioni e i buoni costumi.
plebei—> gens non habent. dediti alle attività produttive e militari ma che non potevano
usufruire dei raccolti o delle vincite in guerra.
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i plebei si ribellarono , iniziarono a creare comunità con le loro idee e costumi, battendosi
per il riconoscimento della citivas romana.
-attraverso le ribellioni arrivarono alla parificazione di due ceti, quindi i plebei arrivarono ad
avere i propri rappresentanti e le proprie assemblee. —> le dodici tavole e la lexhortensia,
arrivando ad una costituzione patrizio-plebea, marcatamente aristocratica.
-l’autorità rimane nelle mani del senato, che controlla e che è fonte di ogni legge eticapolitica della vita pubblica.
-ristretto l’accesso alla potestas, nelle mani di pochi.
il diritto Romano si articola nella distinzione tra diritto pubblico: norme che regolano la vita
pubblica
e diritto privato, caratterizzato dalle regole che i singoli cittadini privati danno al negozio
giuridico.
-Polibio dice che non esiste una forma di governo pura, e che le forme di governo si
intrecciano con buoni risultati, come x roma repubblicana,
-Cicerone definisce il popolo come una moltitudine associata dal consenso sul diritto e la
comunione degli interessi. —> quindi un insieme d individui si vengono incontro ricercando
interessi comuni disciplinando i loro rapporti.
A roma esistono 3 forme di governo:
-imperium: potere originario , è illimitato e comprende tutto e tutti.
-auctoritas: che deriva dal prestigio di una persona.
L’autorità rimane nelle mani del senato , ed è in mani di pochi: l’accesso alle assemblee è
collegato al censo.
CAPITOLO II
1.1 un solo spirito, un solo corpo: Paolo di Tarso.
Paolo di Tarso si oppone alla radicata idea dell’insuperabilità della disuguaglianza,
affermando che cristo è in ogni uomo. infatti il battesimo e la comunione sono la vera
rigenerazione, che supera le differenze sociali, sessuali e nazionali.
—> ma l’uguaglianza non è di questo mondo, non è parte di questa vita.
ci sono infatti differenze naturali nella vita terrena, differenze che sono utili e necessarie.
da qui l’idea organicistica della comunità, che è composta come un organismo vivente, da
vari organi che adempiono a vari compiti differenti. Ognuno ha un compito e collabora per
il bene comune.
-differenza costitutiva è quella con le donne, che deve essere soggetta al marito, non può
avere il compito di insegnare. e cosi anche i servi. Incoraggia a rimanere nella posizione
sociale in cui si è nati. il cristianesimo invita alla moderazine, giustizia e alla pietà. e questi
devono essere atti di coscienza, e non viste come imposizioni.
1.2 L’uguaglianza perduta
nel IV secolo si assiste ad un’affermazione della religione cattolica prima con la
concessione da parte di costantino della libertà di culto, e successivamente con il
riconoscimento del cristianesimo come unica religione ufficiale ammessa nell’impero.
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-Il pensiero di Paolo viene ripreso anche dai padri della chiesa e si affermano x tutto il
medioevo.
L’uguaglianza degli uomini in quanto figli di dio è da tutti condivisa, come è condivisa
anche l’idea di un’ingiusta sottomissione di un uomo a un altro uomo—> quando dio ha
creato l’uomo lo ha fatto a sua immagine e somiglianza , e come padrone soltanto del
bestiame. ma comunque è diffusa l’idea che la gerarchia fra gli uomini e la sottomissione
di un uomo ad un altro uomo, di una donna all’uomo, di uno schiavo al padrone abbia
come causa il peccato originale.
—> l’esistenza di sovrani , ovvero di un uomo che governa su altri uomini è accettata
come espressione della volontà divina, per garantire la salvezza dell’uomo. affermazione
facile in presenza di governi pii, ma diventa difficile la concezione di dei sovrani come
espressione del volere divino in presenza di governi malvagi.
-quindi il potere è espressione della libido , ed è un male ed un cedimento alle passioni.
però è anche rimedio iniquitas .—> la sottomissione di un uomo da parte di un altro uomo
è il prodotto della malvagità dell’uomo. Ed è utilizzato da dio come vantaggio per l’uomo:
accettando la malvagità altrui l’uomo espia la propria malvagità
—> x tutto il medioevo c’è il richiamo all’uguaglianza, soddisfatto solo nell’aldilà
—> giustificazione delle differenze sociali e politica e la presenza di gerarchie in base alla
volontà divina si riscontra in età feudale.
Adalberone: portavoce della giustificazione della struttura gerarchica offerta dalla religione
cristiana. Lui distingue tra guerrieri che proteggono la chiesa e difendono i cristiani, gli
oratores ovvero gli uomini della preghiera che collegano l’uomo a dio e i servi che
producono ricchezze per l’umanità. —> compiti diversi ma indirizzati al bene comune della
società, ideologia trinitaria.
Hildearda di Binger: necessità di accettare la sottomissione di un uomo per mano di un
altro uomo al fine di non ripetere quello che è successo a Satana aspirando ad elevarsi al
di sopra della sua condizione.
- lei si approccia alla disuguaglianza tra uomo e donna i nastri termini. infatti lei sostiene
che la donna sia diversa dall’uomo, e non per questo inferiore.
- Individua nella donna qualità come la tenerezza, la tenacia, la pazienza.
è il primo tentativo di valorizzare la diversità della donna come portatrice di un altro modo
di pensare rispetto all’uomo.
1.3 Tommaso D’Acquino.
secondo la sua concezione l’uomo è un animale sociale, la cui vita associata è
indispensabile, perché da solo non è capace di provvedere a tutto ciò di cui ha bisogno.
-Tommaso è un grande commentatore dell’etica di Aristotele, sottolineando la naturale
socievolezza dell’uomo. Infatti secondo aristotele l’uomo è un animale politico la cui
essenza sta nel relazionarsi con gli altri. lo strumento dell’uomo è la parola. dio ha donato
l’uomo la luce della ragione, qualità che accomuna tutti gli uomini e li pone al centro del
creato.
da qui S.Tommaso delinea la funzione dell’uguaglianza e disuguaglianza
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I quattro tipi di legge: lex divina, lex aeterna, lex naturalis e lex humana: Tommaso
distingue tre tipi di legge sopra cui mette la legge delle legge: la lex Divina. Le altre leggi
che lui riconosce sono: lex aeterna, lex naturalis e lex humana.
La lex divina è al dio sopra delle altre ed è quella rivelata nel Vangelo, che è connessa con
il fine soprannaturale dell’uomo, ossia la beatitudine eterna.
—> La lex aeterna è il piano razionale di Dio, l’ordine dell’universo. Questo ordine è in
parte sconosciuto all’uomo e in parte noto: la parte nota costituisce la legge naturale, la cui
essenza può ridursi alla seguente massima: “SI DEVE FARE IL BENE ED EVITARE IL
MALE, E IL BENE è CIO’ CHE TENDE ALLA CONSERVAZIONE E IL MALE ALLA
DISTRUZIONE DI SE”. Legata alla legge naturale vi è la legge umana, cioè il diritto
positivo posto dall’uomo. questo deriva dalla legge naturale in due modi: per
deduzione( jus gentium) o per specificazione ( jus civile). Se essenziale per la legge
umana è la sua derivazione da quella naturale, è allora evidente che esse non può
contraddirla.
S.tommaso riprende il concetto del desiderio innato da parte dell’uomo di stare con i suoi
simili appetitus societatis. per lui l’uomo è socievole perché posseggono la ragione, la
quale deriva direttamente da dio, ed è la ragione che guida gli uomini verso il bene
comune.
—> la ragione è la legge naturale comune a tutti , ed è il riflesso della legge divina, la
quale indica all’uomo il percorso razionale da seguire, esortandoli ad una pacifica
convivenza con il prossimo.
senza ricercare il bene comune, all’uomo sarebbe impossibile accedere alla vera
beatitudine.
-una uguaglianza naturale degli uomini non esclude la necessità di un ordine e della
subordinazione. lui aderisce all’idea della sottomissione, che definisce necessaria per
scontare il peccato originale.
la subordinazione è di due tipi:
-una punitiva che deriva dal peccato originale.
-l’altra è un ordine riconosciuto come indispensabile per conferire ordine ed indirizzare il
popola al bene comune.
—> quindi se per l’uomo è indispensabile vivere con altri uomini, è indispensabile anche
che sulla moltitudine ci sia qualcuno che governi. S.Tommaso riconosce superiore un
uomo rispetto ad un altro e accetta il suo compito di indirizzare la vita dei più verso il bene
comune.
politica S.Tommaso: è l’espressione della natura razionale dell’uomo che gli suggerisce di
sottomettersi alla vita terrena per garantire il bene comune.
-le gerarchie terrene rispondono al principio di razionalità dell’uomo che gli fa vedere la
politica come uno strumento per preservare l’ordine.
-sostiene anche che è possibile resistere al potere politico quando è tirannico. —> quando
il potere viene esercitato in modo ingiusto che è contrario alla legge divina. anche quando
il potere viene raggiunto attraverso un’usurpazione, ovvero quando è illegittimo.
—> in questi casi il poterete rappresenta una deviazione del volere divino e il suddito può
ribellarsi giungendo anche al tirannicidio. .
-schiavitù: S.T. riprende la concezione dei primi padri della chiesa, che vedevano la vera
schiavitù in quella del peccato.
da Agostino riprende la duplice natura della schiavitù che colpisce sia i buoni che i cattivi.
da Aristotele invece riprende l’idea di una gerarchia e di una subordinazione, che se
ordinata bene conferisce giovamento sia allo schiavo che al padrone.
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—> la schiavitù è conseguenza della caduta, e deriva dal diritto delle genti. Non
concepisce la schiavitù come fatto naturale, ma la vede come una convenzione umana
che non va ad intaccare l’originaria uguaglianza tra gli uomini.
-proprietà privata: riprende i padri della chiesa . Sostiene che la comunione dei beni sia la
soluzione migliore e che la proprietà privata è frutto del peccato originale. per lui la propria
privata è il prodotto di regole costruite dall’uomo ma che non si presenta come negazione
della legge naturale, ma come ulteriore sviluppo, vedendo la proprietà privata come
propizio: infatti dopo la caduta è necessaria una tutela legale della proprietà privata che
favorisca cura dei beni e che eviti le dispute.
-esclusi: servi, donne, stranieri
1.4 Marsilio da Padova
-Marsilio da Padova vive nel periodo in cui il papato ha grande potere e condiziona molto
la vita politica.
-pone una netta divisione tra la lex Humana e la lex divina.—>la lex umana non deriva
dalla lex divina .
pensa che la legge evangelista sia stata scritta solo in vista di ricompense future , che sia
quindi una condotta da seguire in vista di una vita ultraterrena e che quindi debba
distaccarsi dalla vita politica.
il suo pensiero politico: separazione tra potere spirituale e potere temporale e la centralità
del popolo nella vita. Secondo lui la chiesa deve occuparsi soltanto dei precetti morali e
della formazione spirituale degli individui.
-la legge umana: gli atti civili devono essere seguita dal governo civile. agisce sugli atti che
devono essere compiti per ottenere un fine materiale favorevole a tutti.
-egli elimina la distinzione tra sapienti e popolo, sostenendo che la totalità dei cittadini è in
grado di formulare un giudizio fondato. sostiene anche che ogni cittadino sia libero e che
quindi possa partecipare alle decisioni.
si individuano le prime forte di positivismo giuridico, dove i valori nascono con la legge,
dove il legislatore è il popolo, quindi non singoli individui.
compito del popolo:
-il popolo sceglierà le leggi e il governo—> è lontano dal classico organicismo dello stato.
il potere legislativo è del popolo mentre quello esecutivo e giudiziario è del governo.
il termine maggioranza può essere inteso:
-in senso quantitativo ovvero la maggior parte dei cittadini
-o in senso qualitativo intesa come la parte migliore dei cittadini che attueranno
l’uguaglianza.
la forma di Marsilio include il maggior numero di persone, ma esclude donne, schiavi e
bambini.
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CAPITOLO III
1.1 Machiavelli 1469-1527
Machiavelli è il più importante pensatore politico dell’umanesimo.
-l’umanesimo è il precedente intellettuale del Rinascimento: con esso si supera il rapporto
tra società e religione, che era forte nel medioevo e si sviluppa una visione diversa della
vita con il recupero degli scritti degli autori classici che riguardano l’uomo con il suo
sistema di valori e precetti. fino ad allora i testi classici erano filtrati dalla chiesa, e non
venivano letti nella loro integrità, erano vietati. questo perché alcuni autori classici avevano
dei valori simil i a quelli cristiani, ma i loro concetti non avevano provenienza religiosa,
significava quindi che l’eticità era possibile anche fuori dalla religione, per cui furono testi
vietati.
-l’umanesimo da inizio ad una importante rivoluzione culturale. Machiavelli vive in un
periodo in cui in Italia c’è una forte frammentazione politica che lo preoccupa perché
sottopone il paese a continue invasioni straniere.
-l’italia è divisa in tanti stati tra i quali lo stato pontificio che impedisce l’unificazione della
penisola, quindi in Italia non si forma lo stato unitario come invece fu per la francia e la
spagna.
-M. vive in una forte decadenza. viene influenzato dagli accadimenti politici di quel tempo.
-dai greci e romani gli viene la convinzione che la politica sia un artificio dell’uomo e l’idea
del conflitto come elemento indispensabile per la politica.
-si distacca dalla concezione aristotelico-scolastica demolendo il sistema gerarchico.
politica x M: la politica è perenne conflitto e movimento, ma gli uomini sono nel tempo
sempre uguali tra loro.
—> Uguaglianza tra gli uomini: uguaglianza che contiene in se stessa il principio di
squilibrio . dal momento che la natura ha creato l’uomo con l’ambizione, quindi sarà spinto
a desiderare ogni cosa, ma anche in modo che non possa raggiungere tutto . quindi
accresce il desiderio e la conseguente insoddisfazione. da qui l’immagine dell’uomo che
muta a secondo delle condizioni, che diventa buono solo per arrivare ai propri scopi, uomo
disposto più al male che al bene
-non esiste scopo o principio, esiste solo la FORTUNA. la fortuna è l’insieme degli eventi
non prevedibili. l’uomo difronte alla fortuna può solo porvi rimedio, anticipandola o agendo
con violenza.
-offendere od essere offesi. non esiste uno stato neutrale sia tra le nazioni, sia dentro le
nazioni tra ricchi/poveri. . l’uomo cercherà sempre di comandare.
-dalle disunioni M. vede la generazioni di buone leggi . la condizione umana spinge al
conflitto che non è negativo. Perché si tratta di un confronto tra interessi. Quindi dal
conflitto nascono le buone leggi.
-la disunione fra plebe/stato fece roma grande. da quel conflitto si generò un confronto tra i
due cercando di arrivare al bene comune, arrivando alle buone leggi.
-che un conflitto sia produttivo dipende sempre dalla fortuna. —> per questo la Repubblica
ha maggiore potenza del principato, perché più capiente e mobile, perché sottolinea le
differenze tra i cittadini, conservando dal punto di vista giuridico l’uguaglianza che cancella
le differenze di classe. la repubblica sarà più saggia di un principe perché coglierà meglio
il variare delle situazioni.,
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-limite realizzazione della repubblica: dipende dalle caratteristiche del popolo. Impossibile
è fare libero un popolo che vuole essere servo, e fare servo un popolo che vuole vivere
libero.
impossibile fare un principato in un territorio dove vige l’uguaglianza, ed impossibile fare
una repubblica dove vige la servitù.
1.2 Lutero
affissione nel 1517 delle 95 tavole. inizia così la rivoluzione protestante. con le 95 tavole L.
intende contrastare la corruzione della chiesa di roma e mettere in discussione alcuni
principi della chiesa. , come ad esempio il ruolo da mediatore che la chiesa aveva tra dio e
credenti. questa riforma divide i protestanti dalla chiesa di roma.
-il sacerdote perde di valore perché ci deve essere una lettura privata di testi sacri senza
mediatori.
le lotte politiche fanno parte del mondo terreno.
Inevitabilità delle disuguaglianze, impossibilita di attuare il regno spirituale sul regno
terreno .
-ai contadini non giova protestare, perché da bravi cristiani dovrebbero sopportare. è
contro anche ai principi perché si mettono contro la Scrittura.
-nè contadini né principi derivano dal volere di Dio .
-annulla le analogie tra cielo e terra , annullando il legame tra creatore e creature, si ha a
che fare con dio solo tramite cristo.
—> il cristo è il manifesto dell’umana sconfitta. il cristo mediatore indica l’uomo all’uomo, e
ne mostra la sua nullità e malvagità , fa vedere all’uomo la sua vera condizione.
-solo il creatore eleva il singolo uomo alla giustizia con la salvezza della fede. ma
facendolo in un rapporto privato ed esclusivo. c’è la lettura dei testi sacri in privato, senza
mediatori della chiesa.
-sacerdozio universale, ovvero la possibilità di ogni uomo di relazionarsi direttamente con
dio
-l’uomo può redimersi solo con l’intervento di dio. la disuguaglianza è terrena e dipende
dal peccato originale
-considera il potere politico una costruzione cattiva ma indispensabile perché strumento di
riparazione dopo il peccato originale
-nessun uomo può essere onte tra dio e uomo , e la salvezza deriva direttamente da dio .
—> tutti gli uomini sono uguali
-annullato il ruolo mediatore della chiesa, l’uomo ha libero accesso agli scritti sacri.
-la chiesa luterana non ha una organizzazione gerarchica . Diventa un’unione di fedeli
sotto il segno di dio.
-solo la disuguaglianza e il dominio di uno sull’altro mette freno alle pulsioni e alla natura
conflittuale dell’uomo.
1.3 Muntzer
1524-25 in Germania scoppia la lotta dei contadini capeggiata dal teologo Muntzer.
-M. scrive i 12 articoli, rivendicando l’abolizione delle servito feudali.
-i contadini chiedevano migliori condizioni di vita e uguaglianza rispetto ai ceti più elevati.
si mettevano in discussione vecchi privilegi feudali e la condizione di disuguaglianza e
povertà che contraddistingueva queste fasce più deboli della società oppresse da misure
fiscali molto pesanti e da condizioni di povertà estrema.
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-M. capo della rivolta, rifiuta la distinzione tra mondo terreno e regno dei cieli, e voleva una
società degli uguali , rivendicando un’uguaglianza sulla terra che doveva essere uguale a
quella a quell’uguaglianza promessa dal regno dei cieli.
-M. rifiuta che nella terra si debba sottostare a forme politiche ingiuste e che è giusto
portare il messaggio di giustizia espresso da dio anche sulla terra.
-M. afferma che il cristianesimo non sia venuto a portare la pace ma la spada, sosteneva
un intervento armato per ripristinare le condizioni di giustizia sociale per contrastare lo
sfruttamento
—> sollecita i contadini a prendere la spada.
-da un lato afferma la necessita di una gerarchia sociale, e dall’altra parte riconosce
l’originale uguaglianza degli uomini come figli di dio.
1.4 teologia, politica, utopia.
Puritanesimo: Inghilterra del 1600, il termine indica sette calviniste che si uniscono per
contrastare la chiesa anglicana (che dopo la rottura con la chiesa di roma era sotto il
controllo della corona, che aveva fatto del sovrano un tiranno.)
-i puritani affermano che è capito del credente creare sulla terra la nuova gerusalemme,
ovvero un ordine terreno ispirato alla bibbia,
-i puritani erano contro alla struttura verticistica della chiesa anglicana, sono sostenitori del
covenant, ovvero il patto tra dio e gli uomini giusti, che invita ad una condotta individuale
consona agli scritti sulla bibbia, e a raccogliersi in una comunità ecclesiale strutturata in
modo democratico.
punti chiave della politica puritana: -tolleranza religiosa e libera iniziativa economica,
principi che fanno interpreti della nascente elite borghese, dando vita alla prima rivoluzione
con Cromwell, poi sconfitti della seconda gloriosa rivoluzione.
-limitare i privilegi del sovrano resterà un punto cardine. pur non sostenendo la
democrazia, i puritani portano avanti ideali di uguaglianza e libertà.
Levellers: sono pensatori puritani, attivi durante la prima rivoluzione, guidati da Overton,
-sono protettori della proprietà privata. (no visione comunista)
-aspiravano ad un livellamento alla partecipazione della vita politica,
-fanno una proposta di costituzione, dove i livellatori propongono: sovranità popolare,
uguaglianza davanti alla legge, suffragio universale maschile, uguaglianza. —> nelle prime
2 bozze della proposta sostenevano ancora la necessita della religione di stato, mentre
nell’ultima la separazione tra esse.
veri livellatori radicali: abolizione della proprietà privata, in quanto violi il diritto divino,
perché la terra è il dono di dio ad ogni uomo. la proprietà privata è da dove nascono le
disuguaglianze e la povertà. —> solo nella comunione del terreno potrà vigere la libertà.
-ci dovrà essere la repubblica. dove tutti sono chiamati al lavoro, non c’è l’ozio. alternanza
tra comando-obbedienza dove le cariche durano un anno.
Winstanley, con i suoi seguaci occupo un pezzo di terra demaniale attuando il comunismo
agrario. furono però arrestati e condannati.
Tommaso Moro: umanista cristiano celebra la libertà e la razionalità. denuncia
aspramente le disperate condizioni alla quale vive la maggior parte della società inglese.
alle tenebre della contemporaneità lui contrappone la luce, del suo libro Utopia, dove
descrive città dove viene abolita la proprietà privata, con organizzazione dei turni di
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lavoro , dove non c’è denaro ma scambio di merce. vita felice e all’insegna della
saggezza. con ricorso a guerre giuste per liberare gli oppressi dalle tirannidi.
Tommaso Campanella: nella “città del sole” descrive una città dove sia
architettonicamente che socialmente il tutto supera la parte. c’è una eguale distribuzione
delle arti tra maschi e femmine, assenza di schiavitù
Bacone con la nuova Atlantide dove la scienza è la protagonista per la riforma
Harrington: uguaglianza civile non con la comunione dei beni, ma nella moltiplicazione e
diffusioni dei proprietari terreni,
1.5 il selvaggio
con la scoperta del nuovo mondo avvenuto nel 1492 si iniziano i crudi approcci nei
confronti degli Indios, ovvero i nativi americani. con l’arrivo degli europei, la popolazione
nativa fu piegata dalle epidemie importate, e furono ridotti in schiavitù.
Juan Gines Sepulveda: giustifica e approva lo sfruttamento dei nativi e la colonizzazione
europea, perché appunto ci sono alcuni uomini che per natura sono superiori, per ingegno
e virtù, mentre altri sono servi per natura.
-nel corso del medioevo l’inferiorità è anche collegata alla religione cristiana. chi non
aderiva era infedele. africani e indiani sono considerati inferiori, addirittura indemoniati —>
infatti dopo l’avvento di cristo e l’arrivo della vera religione in europa , satana sarebbe
fuggito proprio nelle Indie, regnando sovrano fino all’arrivo degli spagnoli.
bolla Veritas ipsa: emanata da Paolo III. prende le difese dei selvaggi, ma riconoscendo la
loro minorità naturale. questa bolla era finalizzata alla conversione degli indigeni al
cristianesimo.
-gli indios sono uomini, quindi non si può ridurli in schiavitù. Dovrebbero essere educati al
dio cristiano.
Bartolomè de Las Casas: denuncia gli orrori fatti dai colonizzatori. vede gli indigeni come
esponenti di un’unita originaria ed innocente, vedendo i sacrifici umani degli indigeni come
grande offerta al divino, vedendo gli spagnoli come bestie feroci.
-debolezza fisica degli indigeni sottolinea la loro impossibilità del fare da schivi, vedendo
invece bene gli africani, forti e muscolosi, adatti a questo tipo di mansione.
-sostiene una conversione al cristianesimo pacifica, persuasiva.—> vede il carattere degli
Indios ingenuo adatti all’obbedienza (incapaci di autogoverno).
Francisco de Vitoria:
-ricorre alla tomistica “guerra giusta”
-diritto degli indigeni a governare sulle loro terre.
-contro la concessione che la chiesa romana riconobbe alla Spagna e portogallo, ovvero il
potere temporale sulle popolazioni indigene.
-giustifica la conquista solo nei casi in cui ai cristiani sia negato di evangelizzare, di vivere
e commerciare nelle nuove erre.
-nonostante alcuni missionari francesi ed inglesi, resta salda la condizione della superiorità
europea, sopratutto di cristiani sopra gli altri.
opposto delle valutazioni trattate fino ad ora—>
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Michel de Montagne: fuori dalla visione cristiano-eurocentrica, cambia totalmente il modo
di osservare i fatti nelle Indie:
-cannibalismo: espressione della loro fierezza contro i nemici.
-poligamia: non è depravazione ma virtù.
—le usanze e le atrocità indigene sono solo differenti da quelle europee (es: guerre civili
francia)
—> gli europei vincono nelle indie non per maggiore virtù, ma per mera tecnica e
meccanica.
-semplicità degli indigeni è più vicina all’uguaglianza e bellezza degli uomini.
—> resoconti di viaggio molto importanti, materiale necessario per l’eleborazione di
correnti egualitarie.
CAPITOLO IV
1.1 Hobbes
sostenitore dell’uguaglianza, ma non nega le differenze fisiche o mentali tra gli uomini.
sottolinea però come queste diverse caratteristiche siano irrilevanti e non sian in grado di
creare una politica, dal momento che anche il più debole fisicamente sarebbe capace con
l’astuzia e furbizia di uccidere un altro.
-quando si parla di facoltà della mente c’è ancora più uguaglianza tra gli uomini
Obbiettivo H: -critica alla tradizione organicistica e gerarchica sostenuta da Aristotele, il
quale descrive alcuni uomini propensi a governare, e altri ad essere governati, per natura.
cosa non vera secondo H. , per il quale nessun uomo sarebbe così stolto da preferire di
essere governato invece che governarsi da sé.
-gli uomini sono uguali, e la disparità deriva non dalla natura ma dalla storia.
-hobbes vuole sottrarre la politica dal dominio dell’incerto, per approdare in quella del
razionale ed il certo.
Secondo H. gli uomini non presentano la caratteristica che hanno ad esempio le api,
ovvero di attuare una gerarchia ordinata, perché l’uomo vive in continua competizione.
—> per natura l’uomo è dominato dalle passioni, e da 2 pulsioni: evitare il dolore e
ricercare il piacere. è una macchina desiderante —> è conatus: affanno e tensione,
affamato di potere.
a questo punto quindi l’uguaglianza naturale non garantisce nessuna politica.
L’uguaglianza è pericolosa, perché alimenta il conflitto. gli uomini sono uguali ed
ugualmente bramosi. lottano sempre per la gloria. Insaziabile il desiderio dell’uomo è la
gloria. questa fame diventa insuperabile.
-gloria destinata a sfociare in vangloria, perché tutti gli uomini sono mortali, e perche,
posta l’uguaglianza, nessuna supremazia potrà essere definitiva.
—> lo stato di natura è una condizione di guerra di tutti contro tutti, l’uomo è lupo per
l’uomo.
—> impossibilita della vita associata.
cosa fare x addomesticare l’uomo: riconoscere l’uguaglianza naturale e rispettarla.
dal momento che l’uomo resta libero e annebbiato dal desiderio, solo la paura spinge
l’uomo al patto —> cedo il mio diritto di governare me stesso a quest’uomo o assemblea di
uomini, a patto che anche tu gli ceda il tuo diritto di governare te stesso.
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—> accordo tra uguali, l’esito è lo stato , una forma razionale di governo , unita politica
Leviatano, il più elevato potere terreno, che ha il compito di garantire la sicurezza del
popolo.
-così istituita, la sovranità non potrà essere distrutta, dal momento che sarebbe come
disubbidire a se stessi.
-questa legge positiva disinnesca la potenza distruttiva racchiusa nel diritto naturale.
—> contro le monarchie per diritto divino e ai ceti sociali, lo stato di hobbes è un
organismo meccanico. l’uomo rinuncia ad una parte essenziale di se stesso per mettersi al
sicuro.
-l’uomo rimane libero nei suoi pensieri , negli spazi in cui il diritto pubblico concede di
partecipare come “privato”
-hobbes non è a favore della religione, perché la religione è stata causa della
disgregazione dello stato.
-proprietà privata non esiste, perche prima del potere politico c’era l’assoluta insicurezza.
donne—> non c’è differenza tra la capacita di governo di un uomo e una donna
1.2 Locke
partendo dal principio di uguaglianza natural, tutti gli uomini devono essere uguali tra loro ,
senza subordinazione.
-per L. l’individuo prevale rispetto allo stato.
-il suo pensiero politico diventerà il manifesto politico del partito whig
—> uguaglianza naturale, tutti hanno diritto alla propria libertà . di conseguenza non potrà
istituirsi nessuna autorità , se non quella nel comune consenso . Convinzione lontana dal
negativismo di Hobbes. Infatti secondo Locke l’uomo è
—>un essere razionale , in grado di contenere gli impulsi del desiderio, ricercando la
propria conservazione e autonomia, che sono i modi più appropriati per garantirsi la vita e
la libertà .
Proprietà privata: l’uomo è padrone di se stesso, di conseguenza il lavoro del proprio
corpo è da considerarsi di sua proprietà.
- essendo l’uomo diverso l’uno dall’altro, diverso sarà anche il lavoro di ciascuno. ed è
proprio dall’uguaglianza naturale che si approda nella disuguaglianza economica. si
arriva alla appropriazione della terra e dell’uso della moneta.
—> nel stato di natura è possibile una forma pacifica, perché gli uomini si attengono ai
principi morali. ma ciò che rende instabile questo stato è la possibilità di sfociare in
conflitto e guerra, perché non si è messa una legge stabilita da un giudice imparziale. di
conseguenza un uomo pensa il bene per se stesso urtando gli altri. —> lo stato di natura è
una condizione insicura.
—> costruzione dello stato non nasce in modo negativo hobbesiano, ma parte proprio dal
desiderio di garantire la vita e la libertà a tutti gli individui.
—>patto di Locke: dove ognuno si impegna a trasferire il proprio diritto facoltà alla
comunità, in vista sia della sicurezza e per conservare i diritti naturali ovvero la vita, libertà
e proprietà)
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Schiavitù: l’idea di guerra giusta conduce L. a giustificare la schiavitù , vista come
condizione legittima praticabile in seguito alla cattura di uomini durante la guerra giusta. la
schiavitù per L. rientra nei diritti inviolabili dei proprietari privati. (L. era consigliera di
d’Orange, e titolari di grandi profitti durante la tratta degli schiavi)
tolleranza religiosa; in quanto rispecchi la libertà dei singoli. non potrà applicarsi tolleranza
religiosa fuori dal contesto privato, vale a dire per tutte quelle religioni che prevedono
l’ubbidienza ad un altro sovrano .
donne—> da l’ultima decisione all’uomo, ma riconosce forme di matriarcato.
1.3 Spinoza
secondo lui il potere e lo stato non nascono come pensa H. dall’artificio di un patto
limitativo (neutralizzando il diritto naturale)
-idea dell’essere come forza ed energia, che sono frutto dell’eterna potenza di dio.
- all’unicità della natura corrisponde la molteplicità delle cose, dei modi. si esclude la
differenza tra modi.
- Ontologica uguaglianza anche tra gli uomini
- si dissocia dell’idea della superiorità della mente rispetto al corpo—> rivalutazione del
corpo, vista come fabbrica straordinaria
—> si riconsiderano le passioni, non più viste come vizi , adesso viste come umane
proprietà, dove la mente ha poco controllo.
- esposto alla passione, l’uomo è un essere singolarmente finito che trae la propria
essenza non da se stesso ma dall’essenza della natura. —> costretto alla relazione con
l’altro (dio natura)
- questo porta l’uomo al terrore della solitudine . la solitudine per Spinoza equivale a
morire.
- per natura l’uomo quindi tende allo stato civile
questo potere politico necessario sarà un continuo incontro della moltitudine di potenze .
prevalenza delle potenze sulla podestà, si arriva alla democrazia di spinoza.
Monarchia: si regge sulla paura, sulla superstizione e morte
Democrazia: conforme e rispetta la vita ci ogni uomo. Nessuno trasferisce ad altri il
proprio diritto naturale del tutto. il diritto naturale viene infatti dato alla società della quale
l’uomo fa parte.
la sua forza è la pluralità, non si escludono conflitti.
c’ la teologia aperta, dove trionfano i valori dell’uguaglianza e dell’amore, che Spinoza
vede come il nucleo profondo delle sacre scritture.
la moltitudine della democrazia non sarà vista come pericolosa, ma come la sua stessa
forza.
Donne: poco coerente nell’escludere le donne dallo stato democratico. escluse perché
fondamentale è evitare la perdita di concentrazione del governo.
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CAPITOLO V
1.1 L’uguaglianza temperata: gli enciclopedisti
-è quella che esiste tra tutti gli uomini sulla base della costituzione della propria natura,
comune a tutti gli uomini in quanto nascono, crescono e vivono e muoiono nello stesso
modo
è la definizione di uguaglianza naturale dell’Enciclopedia, o dizionario ragionato delle
scienze, l’impresa culturale (1751-1772) che esprime lo spirito illuministico.
Autore fu Louis de Jaucort (rappresentò le idee più comuni nella cerchia dei philosophes).
-i lumi erano contro le vecchie tradizioni, contro le gerarchie nobiliari.
—>Voltaire scrive che un cane non può essere obbligato a un cane, quindi nessun
animale dipende dal suo simile, mentre l’uomo (dotato di ragione) finisce nella condizione
di schiavo.
—>Diderot scrive che nessun potere viene dalla natura, quindi nessuno ha il diritto
naturale di comandare gli altri.
-nonostante ciò scrive Jaucort l’uguaglianza naturale non assicura una sicura uguaglianza
civile, perché nella vita associata gli uomini si differenziano per rapporti politici, economici
e culturali,
-L’uguaglianza naturale sostanzialmente appare come strumento negativo, che vuole
distruggere le fedi aritocratico-feudali del vecchio mondo.
nella cultura dei lumi l’ analisi critico razionale rappresenta l’uscita dell’uomo dalla
minorità .
—> In questo percorso di presa di coscienza e maturità la guida spetta ai philosophes ,
che rivolgono i loro insegnamenti ed educazione ai borghesi e ai governanti. non alla
plebe perché ritenuto irragionevole.
sono due i modelli politici di riferimento: europa continentale e inghilterra.
1- dispotismo illuminato: alcuni vecchi monarchi (consigliati dai filosofi) per diritto divino
possono avviare una radicale riforma politica dei loro stati. in modo da rinnovare le
strutture giudiziarie, amministrative, educative con l’obbiettivo di costruire, una volta
abbattute le vecchie barriere feudali, una conciliazione tra il potere assoluto dei governanti
e le nuove libertà dei sudditi
2- stato temperato: ovvero reprimere la licenza senza usare l’oppressione. capace di
mantenere ordine e di garantire i bisogni interni ed esterni al popolo, lasciando al popolo la
garanzia che non ci si allontanerà da tal fine.
-principio del consenso e del contratto, la pratica della tolleranza, che come obbiettivo ha il
potere circoscritto, perché se il potere non è circoscritto chi ha il potere in mano diventa
funesto.
-diritti civili e politici limitati solo ai ceti proprietari. infatti i sudditi possono esprimersi ma
solo in modo limitato
-è la proprietà che fa il cittadino
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1.2 Rousseau
-rottura con l’amico Diderot
—>vede i progressi della ragione e del sapere come segno di decadenza depravazione
dell’uomo.
ogni forma di cultura è un male, sia quella Europea sia quella degli scienziati e filosofi
moderni . un male è la disuguaglianza, che è la causa della culture e dell’uomo civilizzato.
—> Rousseau mira a demolire lo stato di natura proposto dai filosofi politici moderni (come
Locke e Hobbes). Perché nella condizione di stato di natura hanno in realtà aggiunto idee
prese della società, infatti parlando dell’uomo selvaggio stavano invece parlando
dell’uomo civile.
-Avidità e orgoglio sono tipiche dell’uomo nella vita associata, mentre l’essenza vera
dell’uomo è caratterizzata da l’amor di sé (che ci vincola al nostro benessere e
conservazione) e la pietà (ripugnanza nel veder soffrire altri esseri sensibili).
l’uomo con queste caratteristiche è l’uomo di eta poco più che istintiva, uguali tra di loro,
senza industria e senza associazione. età dove c’era la legge del più forte ma nella quale
nessuno obbediva e nessuno comandava.
-condizione naturale è condizione amorevole, priva di nozioni sul bene e sul male,
completamente assente dalle virtù e vizi, che nascono esclusivamente nella vita associata.
-non c’era l’obbedienza, ma era presenta la violenza e la selezione naturale.
questa rappresentazione della condizione naturale non va assunta in termini storici, ma
serve per la presa critica della situazione attuale.
—>prima rivoluzione, che generò la famiglia (la piccola società). con avvento della piccola
società iniziarono le prime forme di proprietà, che furono causa di grandi combattimenti . in
questa fase inoltre inizia a differenziarsi l’uomo dalla donna (uno porta cibo a casa l’latro
accudisce la famiglia).
Da questa giovinezza del mondo si uscì solo quando un uomo delimitò un pezzo di terra
dicendo che era il suo, avendo davanti uomini semplici da permettergli di farlo.
—>la seconda grande rivoluzione, in seguito all’invenzione della metallurgia e
dell’agricoltura, con l’introduzione della divisione del lavoro.
-fatti determinanti della civilizzazione dell’uomo e del danno irrimediabile del genere
umano furono il ferro e il grano .
—> da questo tipo di società deriva la disuguaglianza economica tra ricchi e poveri, la
realtà cede all’apparenza. L'amor di sé viene sostituito dall’amor proprio.
-a questo punto sorge il patto iniquo, che fa nascere la società e le leggi assoggettando
tutto il genere umano al lavoro e alla schiavitù . costruita sulla disuguaglianza, ogni forma
legittima l’ingiustizia dello sfruttamento. condizione dalla quale non si risolve con l’idea di
tornare nelle caverne, ma occorre costruire nuove forme di società morale politica fondate
su una vera uguaglianza. è la sfida del contratto sociale:
-forma di associazione che difenda e protegga la forza di ciascuna persona associata, e
ciascuno unendosi agli altri non obbedisca se non a se stesso, libero come prima.
-proprietà si dovrà controllare e limitare, che si potrà eliminare solo se il corpo politico al
quale ciascuno si affida totalmente (inevitabile per non incorrere al disordine attuale tutti
contro tutti) eviti di configurarsi con il padrone e come entità altra.
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-questo nuovo corpo politico deve corrispondere all insieme, dove la garanzia
all’uguaglianza è la disalienazione.
Possibile solo nel libero accordo delle volontà individuali di riversarsi e rigenerarsi nella
nuova volontà collettiva, trasformazione di se stessi in una parte indivisibile dal tutto,
arrivando alla perfetta uguaglianza dei cittadini. unico sovrano è il popolo riunito in
assemblea,
il pensiero di Rousseau si presenta nei termini di un’originale contaminazione del
contrattualismo con la tradizione repubblicana, che a quel dualismo oppone l’esaltazione
dell’uomo cittadino. Libertà non solo nella vita privata ma comprende anche la
partecipazione alla vita politica
-repubbliche tendenzialmente egualitarie come Ginevra, dove Rousseau vede uno stato
austero, che corrompe in maniera uguale sia il ricco che il povero.
-disuguaglianza sempre presente, ma si deve cercare di regolarla e limitarla, perché la
forza delle cose cerca sempre la disuguaglianza, mentre la forza della legislazione deve
tentare di mantenere l’uguaglianza.
-differenza di genere molto difficile da superare.
1.3 l’idea comunista
Jean Meslier (1664-1729) era un sacerdote nelle Ardenne. dopo la sua morte furono
trovato un importante manoscritto dove svelava i suoi pensieri rivoluzionari. era comunista,
ateo, materialista, e incitava il popolo alla rivolta. fu proprio il ‘700 teatro di una vera e
propria idea comunista.
-punto in comune con Rousseau è la forte critica alla proprietà privata, vista nel termini di
una peste universale, che denuncia anche il filosofo Morelly
-il vero cancro dell’uomo è l’interesse privato, principio di ogni corruzione morale
-la proprietà e la disuguaglianza che ne consegue sono vizi della società (anche x
Deschamps)
la riflessione di Meslier nasce dallo sdegno morale per la sofferenza dei poveri, per gli
oppressi dalla tirannia,
-Meslier vive nella francia rurale, dove i contadini hanno sulle spalle il peso dei privilegiati
sfruttatori, ovvero la mobilità e il clero.
-sostiene che religione e politica affamino e rapinino il popolo. Compresa è anche la fede
cristiana
-inferno è la vita del popolo, che hanno come avversari i “grandi”
-rifiuta la consueta disarticolazione moderata dell’uguaglianza naturale,
obbiettivo di Meslier è —> società comunista, la divisione in parti uguali delle ricchezze,
dei beni, equa ripartizione lavori umili
Morelly fornisce una dettagliata rappresentazione giuridica:
-posto che il male sia il privato, la soluzione non potrà trovarsi come pensa Rousseau
(ovvero un accordo che sorvegli e limiti la proprietà)
-soluzione sarà nel totale estirpamento, ovvero niente apparterrà esclusivamente ad un
individuo
-ogni cittadino diventerà persona pubblica, e ad ognuno verrà chiesto di contribuire alla
comune unità, secondo le proprie forze ed abilità.
Più radicale è Deschamps, dove la sua idea di nuova società prevedeva la scomparsa
delle città, sostituite da villaggi rurali, nella quale la vita sarebbe stata senza leggi e
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rivalità. la tranquillità d’animo avrebbe infatti garantito uomini e donne tra loro sempre più
simili (comunione dei sessi)
-impegnato a soddisfare le necessita elementari, l’uomo sarebbe rimasto selvaggio,
istintivo e quasi del tutto privo di razionalità. ,
-solo una piccola cerchia di aristocratici e intellettuali sarà in grado di scrutare il futuro e
illuminare le menti verso la palingenesi (rinnovamento, rinascita)
Menslier si rivolge direttamente al popolo per educarlo alla rivoluzione: diffusione della
conoscenza, si affermi poi la resistenza, e infine la rivolta.
il suo Testamento su subito proibito, anche se ebbe una vasta circolazione clandestina tra
i philosophes
1.4 Kant: uguaglianza nello stato di diritto.
i tipi di stato (civitas) secondo kant si possono suddividere 1) in base al numero di
governanti 2) nel modo di governo.
1) le varianti restano le stesse (uno, alcuni, tutti)
2) si guarda alla forma del potere, e alternativa è o il x) dispotismo o lo y) Stato
repubblicano.(stato di diritto)
x) dispotismo il sovrano è il padrone assoluto, che impone e decide il ruolo dei cittadini ed
è l’unico che sa cosa sia utile o dannoso.
y) stato repubblicano nasce dalla sovranità popolare e dal contratto (patto) originario, in
virtù del quale ogni individuo rinuncia alla libertà esterna per riprenderla in un copro
comune con tutti gli altri individui
-ciò che istituisce lo Stato è un atto unanime, e consiste in una coalizione della volontà
particolare in una volontà comune e pubblica, senza recare danno a nessuno.
—> obbiettivo: legislazione fondata sul diritto, che garantisce: libertà, uguaglianza,
indipendenza dei singoli liberi di cercare la propria felicità senza ledere gli altri, legge
pubblica.
-tutela gli interessi privati e la proprietà privata.
-unanimità del popolo limitata ai cittadini attivi, escusi i nullatenenti.
distinzione tra costituzione e governo, in virtù della quale alla precedente democrazia del
contratto originario possono corrispondere forme non democratiche.
—> kant critica la democrazia diretta, in quanto confonde il potere legislativo e quello
esecutivo, diventando anch’esso una forma di dispotismo, ovvero una singolarità che
contraddice la volontà generale.
-Lo stato repubblicano mantiene l’origine storica della politica (ovvero nella sopraffazione
di alcuni su altri). l’uomo in quanto essere finito è per metà razionale che crea e rispetta le
leggi e per l’altra metà egoista con istinti animali. —>per cui l’uomo è immerso nel male
radicale
come passare da potere dispotico a stato repubblicano di diritto
il progresso parte dalla stessa natura dell’uomo: il suo stesso voler ricondurre tutto al suo
interesse, il bisogno degli altri, produce conoscenza. il progresso deriva anche dai sovrani
che imprestano il loro governo verso un stato repubblicano, garantendo proprietà di
espressione.
-Kant critica quindi le fiammate rivoluzionarie, perché di breve durata, optando per una
graduale e lenta mutazione del popolo e dei suoi governanti.
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1.5 l’altra metà
esclusi dalla cittadinanza attiva non sono solo i servi e i nullatenenti ma anche le donne,
perché inferiori per natura all’uomo evidente.
per giustificare ciò Kant parla di diritto naturale per specie reale. ovvero il diritto dell’uomo
di avere una persona fuori di se che gli appartiene.
-questo può contraddire un principio cardine della morale kantiana, per la quale a
chiunque è vietato trattare gli altri come mezzi viene superato dal diritto privato, ovvero
accordo tra coniugi che consente la sottomissione legale della donna
-ovvia superiorità dell’uomo alla donna è prevalente durante l’ illuminismo .
—>per de La Barre per cui il cervello non ha sesso, quindi uguaglianza intellettuale.
Sudditanza femminile spiegata come conseguenza di u’educazione sbagliata. (sono casi
isolati)
-Helvetius dice che la subordinazione femminile è il risultato di un’educazione errata, che
non permette alle donne di accedere alla conoscenza.
-Condorcet riconosce piana legittimità politica alle donne.
Voltaire vede le donne, a causa delle gravidanze e perdi di sangue poco adatte a qualsiasi
tipo di lavoro. Diderot aggiunge che anche sul piano razionale le donne sono diverse,
perché la mente delle donne è sede di sensi sconvolti, soggetta a spasmi terribili.
-viene negata alle donne un'autentica cittadinanza , concessa solo in quanto membri della
famiglia di un cittadino propriamente detto.
Rousseau: la donna non è altro che la femmina dell’uomo, possesso esclusivo, fatta
esclusivamente per piacere e obbedirgli, educare i figli.
-per “disposizione naturale” volta a mostrare la superiorità della razza bianca rispetto alle
altre tre. questo a causa del germe. in particolare modo la razza nera, più pigra e indolente
di tutte le altre.
1.6 dichiarazioni, costituzioni, cittadinanze
4 agosto 1789 , i rappresentanti dei terzo stato decidono di abolire i privilegi feudali
-1790 si cancellano la nobiltà e i titoli nobiliari , in pochi anni l’antico regime viene
demolito, in nome di una nuova libertà.
-la libertà viene invece distribuita in modo ineguale tra uomo e uomo, a seconda della città
di provenienza, della classe, del patrimonio.
-sulle macerie di queste divisioni si afferma ora il principio di uguaglianza del cittadino, che
è un principio che demolisce il vecchio mondo, che fa i conti con i nuovi limiti
Esempio: cittadinanza e diritto al voto a tutti i maschi
-1789 suffragio ai solo possedenti, quindi la guida vera e propria risiede in questo modo
alla sola aristocrazia illuminata , che beneficia di tempo libero, educazione e intelligenza.
(caratteristiche necessarie per far parte alla vita politica)
-1792: quando si chiama il popolo alle armi contro le minacce straniere, i soldati al fronte
cantano la Marsigliese. a questo punto diventa innegabile l’interesse del popolo verso la
salvezza della cosa pubblica. —> si estende la cittadinanza a tutti i maschi adulti (no
vagabondi e domestici)
-grazie al soldato si cambia dalla figura ristretta del cittadino-proprietario al cittadinoindividuo, perno del suffragio “universale” nel 1793.
-diritto di cittadinanza agli uomini che pagano le tasse.
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nei primi sei anni della rivoluzione si susseguono 3 solenni dichiarazione dei diritti. quella
più nota del 1789, e le due successive del ’93 e ’95 , poste a premessa delle due
costituzioni repubblicane. Queste tre dichiarazioni mancano di una grande differenza sui
primi articoli, dove trattano dei diritti dell’uomo.
quella dell ’89 fu concepita per un futuro assetto monarchico-costituzionale, è assente
l’uguaglianza , che invece si pone al primo posto nella concezione del ’93.
-anche nel modello democratico del ’93 non conduce la cittadinanza ad un milione di
uomini , e l’intera metà femminile . queste sono esclusioni scontate per tutta la rivoluzione.
(1789-99)
-dei domestici nessuno si sente in dovere di parlare perché c’è l’opinione unanime che
essi, legati al padrone non sono autonomi nel giudizio, votando andrebbero
semplicemente per raddoppiar il voto dei rispettivi padroni.
-condorcet denuncia la presunta inferiorità delle donne come il frutto del pregiudizio e
dell’educazione. Condorcet si chiede perché si debba privare le donne perché subiscono
gravidanze e invece si permetta il voto agli uomini che si ammalano ogni anno di gotta.
-de Gouges chiede all’uomo chi gli ha dato la potestà sovrana per impedire il voto alle
donne.
-Wollstonecraft: denuncia lo sfruttamento maschile della donna, destino da schiava,
spacciata per inferiorità naturale —> colpa della subalternità dell’educazione.
—>Estraneità totale delle donne dalla vita civile.
-Marechal: donna manca di una sua individualità . in modo inversamente proporzionale c’è
la progressiva conquista dell’uomo della sua individualità che lo rende soggetto autonomo
e individuale.
1776 america. dichiarazione di indipendenza, “tutti gli uomini sono stati creati uguali” . ma
all’uguaglianza giuridica non corrisponde uguaglianza politica.
1791 francia si abolisce la schiavitù nel territorio nazionale, mantenendola nelle colonie
-Napoleone mira a reintrodurre l sistema schivabile nelle colonie francesi, è l’esempio più
noto è quello di Toussaint Louverture, che ad Haiti, capo di un esercito di neri liberati, da
all’isola una costituzione nella quale è proibita la proprietà dell uomo sull’uomo.
-verrà arrestato e deportato in francia, ma sotto la guida dei suoi generali Haiti sarà
comunque difesa e condotto all’indipendenza.
CAPITOLO VI
Durante l’illuminismo il tema centrale è sicuramente l’uguaglianza. il diritto di cittadinanza
e il diritto al voto regge su molte esclusioni: mondo femminile, debole e inadatto, i ceti
subalterni, la nuova classe operaia, e poi l’esclusione imposta per il colore della pelle,
grazie alla quale si può giustificare lo sfruttamento coloniale e la schiavitù.
Sfondo di questo discorso sull’uguaglianza sono diversi tumulti politici:
-caduta di napoleone e restaurazione
-consolidarsi stato liberale in Inghilterra.
-avanzata movimento socialista
-infrangersi equilibrio europeo dopo la sconfitta della francia,
-affermarsi nazionalismo, colonialismo,
interni a queste vicende scorrono anche eventi fondamentali verso l’uguaglianza:
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-abolizione schiavitù
-suffragio universale maschile e femminile in Nuova Zelanda- 1893
piano politico-filosofico: utilitarismo Bentham
si guarda alla democrazia come un orizzonte migliore per l’inevitabile ingresso delle
masse popolari nella vita politica
-governare questo progresso con lo scopo di limitarlo e concentrarlo in dei confini di una
egemonia liberale, che va incontro a progressi ma che comunque non intaccano gli assetti
di potere della società industriale.
Mill
oscilla tra aperture democratiche (diritti civili donne) e preoccupazione di contenere il
governo del popolo, tramite accorgimenti istituzionali volti a riequilibrare la forza della
massa.
Lamennas-Mazzini,
Più radicali, che vedono nel governo democratico non il risultato dell’utile e delle
convenienze, ma il destino ideale-provvidenziale di Dio (dio repubblicano e popolare)
1. Pensiero anarchico-socialista
Cerca di interpretare e rovescia la modernità dall’ottica dei subalterni.
-questa visione rimette in discussione tutti i principi della modernità , a cominciare dall’idea
di stato e della separazione tra politica e società civile.
2.Pensiero abolizionista afro-americano
Lotta contro la schiavitù, per l’emancipazione del popolo nero. Movimento volto a
denunciare le incongruenze e i paradossi di un mondo che proclama la libertà ma in modo
limitato
-1. e 2. tuttavia si mostrano per più versi coerenti con la modernità che criticano.
-in Marx moderna appare l’idea del comunismo come equilibrio compiuto, reciprocità di
particolare e universale
- pag 153
Controrivoluzionari
-muovono le loro critiche contro la rivoluzione, del diritto divino dei re, contro il
materialismo illuminista
Nietzsche
-dell’uguaglianza coglie il senso passivo-aggressivo di una cultura bimillenaria, una
minacciosa decostruzione della razionalità occidentale
1.1Bentham
-il principio di utilità offre quel fondamento che non dipende da nessun altro principio
superiore. in quanto l’utilità è sufficiente a tutto ciò che riguarda la pratica.
-utile è ciò che procura piacere ed allontana il dolore.
-attraverso l’esperienza si debbono riconoscere i principi morali del bene.
.il benessere collettivo è messo in movimento dall’amore di sé. questo benessere non
potrà identificarsi con tutti, ma con quello dei molti.
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Bentham trova nella democrazia l’unico regime che possa avere come effetto il piacere dei
più.
-nella democrazia c’è l’incontro tra l’interesse particolare con quello universale
-nella monarchia c’è invece il vantaggio di pochi
stato democratico è fondato sull’amor di sé, appare come il regime più inclusivo, che
riconosce a tutti il diritto di far valere i particolari interessi.
-nella democrazia la sovranità appartiene al popolo, che esercita la suprema autorità
costitutiva. che detiene la facoltà di nomina e revoca delle altre pubbliche istituzioni.
-se la capacita morale di scegliersi i proprio delegati spetta al popolo, le tre funzioni
necessarie del governo (legislativa, amministrativa e giudiziaria) richiedono incarichi
precisi, per non cadere nell’anarchia.
-la democrazia deve essere rappresentativa.
—> al criterio democratico di hobbes, Bentham a questo punto sovrappone quello liberale
classico di Locke e Kant, secondo la quale alcuni hanno superiorità razionale rispetto ad
altri.
-questi “tecnici” si dovranno comunque scegliere tramite suffragio che formalmente si
mostra come universale.
-universale perché chiunque ha la capacita di scegliere i propri rappresentanti. non si può
più limitare il diritto al voto in base al censo, perché ogni uomo di qualsiasi classe sociale
fa parte della felicita universale, quindi nessuno può essere escluso. comprese al diritto di
voto secondo questa logica dovrebbero essere anche le donne, perché non c’è logica per
cui un essere umano debba partecipare a meno felicità rispetto ad altri.
-realismo della contingenza: per il momento ancora non sarà possibile ammettere al voto
le donne, in quanto i pregiudizi in contrario sono molto diffusi.
Bentham accompagna la critica contro il diritto naturale e il common law, con la
valorizzazione della legge positiva come risultato di un’azione di politica di trasformazione
della società e delle sue istituzioni
-principio per la quale ogni uomo nasce uguale, egli oppone la schiavitù.
1.2 Mill (1806-1873) l’uguaglianza in proporzione
-esponente del radicalismo liberal-democratico inglese, utilitarismo riveduto e corretto in
chiave romantica.
-cultura importantissima, contro ogni filosofia della necessità.
-autore del saggio “sull’asservimento delle donne (documento più ampio del primo
pensiero femminista moderno)
-promotore di un disegno di legge per estendere il suffragio alle donne, ottiene 73 voti
significativi , indicando la progressiva volontà di estendere il voto alle donne sopratutto in
America, Inghilterra ma anche in Europa.
Per Mill la soggezione della donna è un relitto del passato, da superare per la costruzione
della modernità, sulle ceneri dello sfruttamento da parte degli uomini. paragonabile alla
schiavitù perché si tratta di subordinazione legale di uno dei due sessi all’altro, ed è
l’ostacolo principale da superare per migliorare le condizioni umane per avvicinarsi
all’uguaglianza.
-per approdare nella democrazia e nella modernità il suffragio femminile è fondamentale.
lo stato democratico non può che essere rappresentativo, per mezzo di deputati
periodicamente eletti, il supremo controllo del potere.
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-stato democratico educa all’intelligenza anche i ceti sociali più bassi, chiamati a prendere
parte delle decisioni
-l’unica vera scuola di sentimenti genuini è una società tra uguali.
pericolo stato democratico: (osservati anche da Tocqueville)
-ogni forma di governo rischia sempre di affermare il potere di una sola classe sociale
sulle altre, di conseguenza la morale di un paese deriva dalla classe dominante.
in Inghilterra il potere finora era dei nobili e ricchi, e gli operai esclusi dalla vita politica.
-con l’avanzare della democrazia implica il contrario della soluzione attuale, con la
conseguenza dell’abbassamento del livello intellettuale del corpo rappresentativo
-per contrastare—> non serve limitare il suffragio, che invece deve essere allargato a tutti
(esclusi gli analfabeti) . Così facendo però, si avrebbe la maggioranza dei votanti derivanti
dalla classe operaia, andando incontro alla loro scarsa conoscenza politica e di una nuova
legislazione di classe.
—>soluzioni del problema:
1) per Mill ci vorrebbe una riforma del sistema elettorale in senso proporzionale, allo scopo
di tutelare le minoranze “la minoranza deve essere rappresentata per intero come succede
per la maggioranza”
(soluzione non derivante da istanze democratico-egualitarie ma da preoccupazioni di tipo
liberale, per dar spazio in politica alle minoranze colte e qualificate.
2) concedere un voto più pesante ai soggetti più aperti per gli interessi comuni. voto
plurimo da due a sei suffragi via via che si sale nella scala sociale.
Mill politico: si presenta progressista
Mill teorico: posizioni meno liberali (come si può vedere nella questione del suffragio)
questa contrapposizione tra idee suscita idee di incoerenza sul suo pensiero
-Mill in concordanza come gli economisti classici liberisti normali i meccanismi capitalistici
di produzione e accumulazione, giudicando positiva la lotta tra classi
-lo stesso Mill che considera giusto un intervento da parte dello stato per riequilibrare le
ricchezze, così da dare a tutti una certa uguaglianza
-dopo, istanze economiche egualitarie
-poi socialismo qualificato, cambiando il sistema dalla tradizionale contrapposizione tra
lavoratori e datori di lavoro a forme di autogoverno.
1.3 Mazzini
per creare una società democratica bisogna partire da dio. per mazzini infatti per giudicare
se un atto è giusto o no c’è bisogno di una legge santa, inviolabile.
serve un dio dei popoli, dio delle repubbliche democratiche. c’è bisogno di dio al vertice e
alla base un popolo di uguali.
-dio di mazzini è laico (preso dal modello di Lamennais che da idee controrivoluzionistiche
passò a quelle liberali, per poi approdare al cristianesimo sociale e democrazia radicale.)
da Lamennais mazzini raccoglie una forte teologia politica. Cristina come lui il
giusnaturalismo e la rivendicazione dei diritti, perché frutto di egoismo ed individualismo.
-mazzini non vuole sminuire l’importanza dei Lumi, ma vuole ricordare che nella
rivoluzione nel 1789 il protagonista è stata la borghesia, e le masse sono rimaste escluse.
-considera che l’utilitarismo di Bentham trasformi gli uomini in macchine calcolatrici
-comunismo e socialismo ferie buone in sé. Inaccettabile l’eliminazione della proprietà
privata e l’estinzione della religione e dello stato. non è possibile togliere la proprietà
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privata perché essa rappresenta la necessita della vita naturale, e l’uguaglianza
economica fosse totale sarebbe una grande ingiustizia, perché non distinguerebbe tra
bisogni diversi. il comunismo non aumento la produzione e non genera vera uguaglianza,
perché introduce una nuova gerarchia di capi, padroni della proprietà comune, fondatori di
dittature ereditarie.
-non c’è uomo e donna ma “essere umano”
-famiglia è istituzione eterna
-patria strumento sacro e prezioso dato da dio all’essere umano. ha assegnato la patria
tracciando i confini naturali. confini poi violati da governi con mire espansionistiche e
avidità.
la patria è la missione da compiere dell’umanità davanti a dio. Patria sarà si uguali e liberi,
con suffragio universale. governo democratico repubblicano. Uguaglianza davanti alla
legge e lontana dalle discriminazione censorie del liberalismo .
—> occorre creare la santa alleanza dei popoli contro i monarchi assoluti. questo concerto
dei popoli si presenta come condizione per la piena unificazione civile e morale del genere
umano.
-emancipazione della donne e dell’operaio, lavoro riunito di tutte le forze
-istruzione che fornisce conoscenze ed abilità tecniche, mentre la democrazia educa alla
solidarietà e al senso comune.
1.4 Tocqueville
democrazia va vista come un assetto sociale che intorno all’uguaglianza struttura i rapporti
politici, la mentalità, il costume e la legislazione, fino a farne un credo spontaneamente
condiviso.
-l’uguaglianza democratica può diventare o pienezza di diritti per tutti, o assenza di diritti
per tutti. l’uguaglianza può approdare in una nuova libertà, o in un nuovo dispotismo.
- a questo punto non si può respingere la marea rivoluzionaria.
Toqueville non è un controrivoluzionario (i controrivoluzionari considerano l’uguaglianza
blasfema, come la democrazia e la sovranità popolare eresia prodotta dai protestanti e dai
lumi. per loro l’ordine politica deriva da dio e per questo deve mantenersi il potere
monarchico.)
Toqueville pensa che i più aperti contemporanei più disposti alla dignità e all’indipendenza
siano favorevoli anche alle tendenze egualitarie che richiede il popolo.
-non sei tratta di una nuova società aristocratica ma di far scaturire la libertà dal seno della
società democratica nella quale dio fa vivere
-la democrazia esprime gli interessi dalla maggioranza, facendo si che tutti i cittadini siano
partecipi al governo, quindi anche il più umile diventa titolare di un diritto.
Se le rivoluzioni sono state fatte per consacrare o distruggere l’uguaglianza, la francia del
1789 segna l’arrivo dell’egalitè. la rivoluzione francese si pone contro privilegi nobiliari.
-il livellamento è il pericolo più grande dello stato democratico, perché alimenta
l’individualismo e il conformismo
-demolizione delle antiche gerarchie non consolida alla lunga nuovi vincoli sociali, ma
produce individui isolati. la democrazia alimenta l’individualismo , che si consolida man
mano che si espande l’uguaglianza. gli uomini in democrazia cercano il proprio benessere
particolare.
-isolamento individualista diventa la mentalità comune
-l’opinione comuna diventa tirannia della maggioranza. Dispotismo dolce più esteso e mite
del tradizionale.
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Rimedio: non si deve indebolire il potere centrale della democrazia ma solo impedirgli di
abusare tale centralità,
—> occorre dare vita ad istituzioni capaci di controllare il dispotismo democratico. è
importante anche assecondare ogni possibile forma di libera associazione civile, così da
favorire l’opinione pubblica
-libertà di stampa, per favorire la circolazione delle opinioni, non necessariamente
conformi.
senza coltivare questi rimedi, l’esito finale della democrazia sarà la sua stessa rovina,
approdando in una nuova aristocrazia del denaro
il progresso dell industria da un lato fa retrocedere la classe degli operai, e dal altro fa
arricchire i padroni. L’operaio studia e applica la sua intelligenza ad un solo particolare,
mentre il padrone si arricchisce e allarga il suo spirito in proporzione a quanto quella
dell’operaio si restringe. con la conseguente nascita di un elitè industriale, che approda
nell’instaurazione di un ordine autoritario, che assorbe l’individuo nel suo interesse privato
di arricchimento.
1.5 linea del colore
Frederick Douglass, schiavo fuggiasco, assurge ad un ruolo di primo piano nelle battaglie
del movimento abolizionista afroamericano. Le sue argomentazioni si basano tra la
contrapposizione della condizione democratica, liberale dei bianchi e lo sfruttamento del
popolo nero. Il discorso ricorre in tutti gli esponenti del movimento: Lemuel Haynes, che
ritiene che prendere che un nero abbia diritto alla sua libertà; David Walker, che denuncia
la condizione violenta degli afroamericani; Henry Highland Garnet, che denuncia la
“palese incoerenza” del popolo americano.
I sostenitori della schiavitù fanno leva sulla dichiarazione d'indipendenza, negando la
discendenza umana degli uomini di colore. Anche se, le leggi che puniscono i neri, più
severe rispetto a quelle dei bianchi, li considerano esseri umani. Chi sostiene che i neri
siano esseri umani, ne mette in luce la naturale inferiorità rispetto ai bianchi, ricalcando un
modello neoaristotelico, con tanto di dimostrazioni scientifiche (Samuel George Morton).
Thomas Jefferson afferma che la condizione degli schiavi non sia naturale, ma sia come
quella di un cervello in gabbia.
La Chiesa americana giustifica lo schiavismo, e invita a chi la subisce di sopportare.
Gli abolizionisti americani, culturalmente formati nella Bibbia, nel pulpito, durante le loro
prediche, trovano lo spazio per una nuova identità morale, una nuova soggettività politica,
invitano alla ribellione, attraverso la conoscenza, la coscienza della propria condizione,
bisogna far conoscere la condizione dei neri al mondo, anche attraverso la violenza.
Nasce così un movimento di militanti afroamericani, portando nel1808 all'abolizione della
tratta dall'Africa, cui fa seguito però un inasprimento delle leggi sulla condizione degli
schiavi sia nel sud che al nord. Durante la presidenza di Andrew Jackson si aprono
prospettive democratiche e riformatrici, cui seguono però sanzioni che limitano i diritti dei
neri liberi, allargando la discriminazione anche oltre il fenomeno schiavile, che non muta
nemmeno dopo il XIII Emendamento, quando gli usa aboliscono la schiavitù nel 1865, né
con il XV, che estende il suffragio anche ai neri.
Il movimento afroamericano si apre a due possibilità: integrazione totale o separazione e
rottura. Tutti osteggiano l' emigrazione all'incontrario, dei neri americani in Africa, proposto
nel 1816 dalla American Colonization Society.
Martin Robinson Delany sostiene l'impossibilità di un'integrazione della popolazione nera
in America, perchè tale uguaglianza sarebbe conquistabile solo con la forza, ma
l'oppressore è più forte. Allora la strategia è l'emigrazione in quei paesi in cui i neri sono in
maggioranza, e dove quindi possono imporre il loro dominio, in America centrale e
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meridionale.
La strada integrazionista invece mira alla conquista di diritti universali, il cui esponente
principale è Douglass.
Entrambe le strade si mostrano convergenti con i modelli di uguaglianza vigenti, in quanto
la prima porta inevitabilmente ad una separazione, e quindi ad una discriminazione; la
seconda, cerca l'appoggio degli indigeni, che però non hanno interessi nella questione; il
movimento operaio è formato da bianchi razzisti; le organizzazioni per i diritti femminili
vengono abbandonate dai movimenti stessi, in quanto persistono pregiudizi di genere.
1.6 Marx
Marx ed Engels criticano la letteratura socialista e comunista sulla base di istanze realiste.
Criticano anche il socialismo reazionario, che guarda al passato, ad un feudalesimo
cristiano, riconoscendo al “socialismo utopico-criptico” di Saint-Simon, Fourier,, di Owen,
la capacità di cogliere il conflitto fra le classi e l'azione degli elementi dissolventi all'interno
della stessa società dominante, anche se, nel momento in cui questo socialismo deve
indicare una via da seguire, si sofferma a progetti di un nuovo vangelo sociale, ispirati da
generici principi morali di giustizia e solidarietà.
L'esigenza del comunismo non va colta da esigenze ideali-morali, ma nel superamento
rivoluzionario delle contraddizioni della società capitalistica.
La storia di ogni società è storia di una lotta di classe, liberi e schiavi, patrizi e plebei,
baroni e servi della gleba, insomma oppressori e oppressi.
—>Motore della storia è il rapporto fra “forze produttive” e “rapporti di produzione”.
Quando una società ha dispiegato tutte le forze produttive cui può dare corso, quelle
stesse forze, al massimo del loro sviluppo, entrano in contraddizione con i rapporti di
produzione, che si convertono nelle loro catene. E' un processo dialettico, preso da Hegel.
Per Marx, l'elemento ideale è l'elemento materiale tradotto nel cervello degli uomini,
rovesciando la dialettica hegeliana, demistificandola. E' quindi un capovolgimento pratico,
volto ad una filosofia pratica.
La società capitalistica nasce con la rivoluzione industriale, con l'introduzione delle
macchina nel sistema produttivo, dove l'operaio diviene merce. Egli vende la propria forzalavoro per vivere, e versa in una triplice condizione alienante: rispetto all'oggetto prodotto,
rispetto all'attività produttiva, nei rapporti con gli altri uomini. Il lavoro quindi nega l'uomo,
anziché realizzarlo, il bestiale diventa l'umano e l'umano il bestiale. L'alienazione, altro
termine ripreso da Hegel, si presenta come prodotto di una particolare organizzazione
sociale, costruita sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, non naturale (Smith,
Ricardo), ma storica, quindi superabile.
—>Con la critica dell'economia politica, Marx abbandona l'idea di una essenza dell'uomo
che si realizza nel lavoro, idea che gli risulta idealistica.
Dall'alienazione di un uomo generico, l'azione si concentrerà su un soggetto sociale
definito, il proletariato, la cui posizione all'interno del sistema capitalistico lo fa al tempo
stesso presupposto e contraddizione di quel sistema, soggetto della nuova liberazione.
Nel sistema capitalistico, il modo di produzione soggiace a una doppia disuguaglianza. Il
lavoro è una merce pagata con il salario, la cui entità è determinata dalla legge della
domanda e dell'offerta. Questo scambio solo in superficie è equo, infatti di fronte al
capitalista sta una gran massa di proletari, che sopravvivono vendendo la propria forzalavoro. Questo scambio non nasce dalla libera concorrenza liberale, ma è frutto di una
coercizione, costrizione, che produce l'accumulazione dei beni in poche mani. Infatti già
dal Cinquecento, l'imposizione delle enclosures ha portato alla proletarizzazione dei
contadini inglesi. Il libero mercato ha quindi prodotto un contrasto, vinto dai proprietari.
Questo fa in modo che il capitalista compri la forza-lavoro al prezzo più basso,
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appropriandosi della differenza tra il valore del salario e quello complessivo prodotto
dall'operaio nella giornata lavorativa. Il valore di una merce è dato dalla quantità di lavoro
necessaria per produrla, ma il capitalista non corrisponde all'operaio l'intero risultato del
suo lavoro: il lavoro necessario è la parte della giornata che viene retribuita all'operaio,
mentre il pluslavoro è quella eccedente, creando un plusvalore, un più di lavoro che
produce un più di valore. L'operaio diventa quindi mezzo dei mezzi di produzione, in una
logica capitalistica votata al solo guadagno. Sotto la trama formale del libero scambio ,si
agita questo conflitto, questa lotta, che crea una polarizzazione nella società, dove il
proletariato si configura come il vero soggetto rivoluzionario, per una reale, concreta
posizione di classe. Una classe di massa, cosciente di sé e della propria situazione.
Marx resta sempre lontane dalle logiche di un pensiero dogmatico, dall'ideologia che lui
stesso critica. Costante rimane però l'idea di un'abolizione della proprietà privata dei mezzi
di produzione, non della proprietà privata del singolo. Marx si scaglia contro la scissione
tra pubblico e privato, che regge le differenze economiche, culturali e politiche, e contro il
carattere strumentale dell'organizzazione statuale, che favorisce la nascita e lo sviluppo
del sistema capitalistico. Lo stato è una sovrastruttura, dipendente dalla struttura
economica della società, qualunque altra configurazione ideale, che mostra la necessità di
un'istituzione statale è ideologia, falsa coscienza. Così, le idee della classe dominanti
diventano quelle dominanti. Il proletariato deve quindi distruggere la macchina statale,
istaurando una dittatura, su base democratico-repubblicana, con democrazia diretta e
decentramento del potere, superando la separazione tra istituzioni politiche e società
civile, eliminando le classi.
1.7 Spencer
Herbert Spencer, rielabora le recenti scoperte dell'embriologia, in particolare del medico
Karl Ernst von Baer, per le quali la vita di qualsiasi organismo si sviluppa da un nucleo
originario di cellule indistinte, che poi si moltiplicano e differenziano. Riprende anche la
teoria evolutiva di Jean Baptiste Lamarck, affermando che tale sviluppo si configura in
ogni essere come una strategia di adattamento all'ambiente, comprendendo quindi il
principio del conflitto e della sopravvivenza dei “migliori”.
l’uguaglianza si presenta come la condizione instabile di un aggregato umano alle sue
origini .
—>Allo stesso modo funziona l'evoluzione politica, essendo un processo di integrazione e
mutua dipendenza, che parte da una rudimentale uguaglianza primitiva. Inizialmente la
società è un raggruppamento omogeneo di individui con poteri simili. Con la schiavitù
trasforma il nucleo originario in una società strutturata in padroni e servi. Questo tipo
militare di società, embrionale, è un sistema dell'obbligatorietà, imperniato sulla priorità del
tutto rispetto alla parte, dello Stato che possiede l'individuo, e si articola fino alla
modernità. Negli ultimi secoli si è invece affermato il tipo industriale, realizzato dai
produttori, che hanno introiettato e trasmesso il valore del lavoro incessante e della
collaborazione. Questo nuovo tipo si caratterizza per aspetti opposti rispetto a quella
militare: il primato dell'individuo, la cui difesa è la priorità della società; il sistema dello
scambio-contratto, spontaneamente regolato da rapporti proporzionali di meriti e
ricompense, produzione e profitto; il potere politico democratico-rappresentativo; la
riduzione delle funzioni dello Stato, lasciando libero lo spontaneo sviluppo dei cittadini. A
Spencer tuttavia la tipologia industriale non sembra l'ultimo approdo dell'evoluzione
sociale: in equilibrio tra organicismo e individualismo, l'estendersi delle relazioni
cooperative prelude ad una terza fase, caratterizzata dalla scomparsa della guerra,
soppiantata da scambi a livello planetario, e da una “federazione internazionale dei
popoli”; la fine delle lotte di partito tra militarismo e industrialismo; e una nuova etica, un
senso comune altruistico, che armonizzi l'utile e il piacere individuale.
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1.8 Nietzsche
Per Nietzsche, l'uguaglianza è la reazione passiva della cultura occidentale al nichilismo,
alla mancanza di fondamento e significato della vita.
La logica occidentale poggia su una permanente regolarità, un'uguale assimilabilità dei
fenomeni, che non ha riscontri nella natura, ma solo nella volontà dell'uomo, nella sua
struttura incompiuta, nell'ansia di sicurezza. Nietzsche contrappone il “metodo
genealogico” a quello “eidetico” socratico-platonico, distaccandosi da una verità
immutabile, misurando i fenomeni sul metro di una verità instabile e discontinua, basata
sulla motivazione. Chiedendosi “come è venuta al mondo la ragione?” si scopre che
l'uomo non scopre verità, ma le crea, per mettersi al riparo dall'ignoto.
Nietzsche riconduce lo spirito greco delle origini alle pulsioni dionisiache e apollinee,
eclissate poi dalla svolta razionalistica, di Euripide, Socrate, Platone, che inventa la
metafisica, un mondo ideale, trascendente, che rappresenta però solo un ripiego fittizio, un
rifugio.
Con la metafisica comincia un percorso di mortificazione e rinuncia, che trova espressione
nella religione cristiana, anch'essa risultato dell'orrore verso l'esistenza; il cristianesimo è
prodotto dal risentimento dei molti verso i pochi, dei deboli verso i forti, nel tentativo di
imbrigliare in codici morali il coraggio e l'energia, glorificando valori quali la sottomissione,
la rassegnazione, la rinuncia, la colpa.
L'accomunarsi in società nasce come frutto di guerra, dei forti sui deboli, e poi dei deboli
che neutralizzano i forti: la giustizia è la rivincita dei mediocri, incapace di gestire i propri
impulsi vitali, desiderosi di uguaglianza perchè altrimenti soccombenti.
L'età moderna accelera la decadance cristiano europea, con la costruzione razionalistica
del soggetto (Cartesio), l'assunto dello svolgimento dialettico della storia, in cui l'umanità si
realizza (Hegel), lo Stato come edificio razionale-artificiale (Hobbes), che nasconde la
violenza di ogni dominio.
I fenomeni del nazionalismo e lo sciovinismo, devono considerarsi come manifestazioni
del nichilismo passivo, nate dal bisogno di fissare la propria identità in una dimensione
collettiva.
—>La decadenza è segnata dalle dottrine del liberalismo, socialismo, democrazia, che
propongono l'uguaglianza dei diritti, coniugazione moderna della morale cristiana del
gregge, del conformismo di massa, in un modo avvolto dal ciclo della produzione, dal
consumo, deformando la ricca complessità dell'individuo.
Per Nietzsche l'essenza di ogni essere vivente si racchiude nella sua “volontà di potenza”,
nell'istinto, nell'impadronirsi, nel soggiogare, nel dominare. La vita è il desiderio di
aumentare, di moltiplicare la propria potenza, attraverso la lotta. Il nichilismo passivo è
arretramento, è rinuncia, camuffamento della vita. Può esistere un nichilismo attivo, che
riconosce la crisi dei valori tradizionali, spingendoli alla disgregazione: portatore di questi
valori è l'oltre-uomo, dotato di forza e coraggio, che fugge la realtà nella sua negazione
ideale, un viandante sulla terra. L'oltreuomo annuncia la morte di Dio, l'essere troppo
umano di Dio. Vive la pienezza del presente, l'eterno ritorno del sempre uguale,
rinunciando alla linearità del tempo cristiano e ogni filosofia della storia. L'idea di
Nietzsche è volta a frantumare l'idea politica stessa, infatti la decostruzione politica
Nietschana si esprime in forma di rappresentazione politica, che esalta l'antiegualitaria
morale dei signori, un branco che impone la propria forza sulla massa informe.
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CAPITOLO SETTIMO
1.1 elitè
Tra fine ottocento e inizio Novecento, in Italia, si affermano i teorici delle elite, che
ritengono che alla politica corrisponda inevitabilmente la classe politica, il prevalere in ogni
umano aggregato di una minoranza sulle divisioni della maggioranza (Gaetano Mosca,
Vilfredo Pareto, Roberto Michels).
Lo scarto tra dirigenti e diretti non si misura sulla base di una disuguaglianza naturale, e la
superiorità di una nazione sull'altra è puramente ideologica. Appare quindi priva di
fondamento qualsiasi discriminazione razziale.
La distinzione tra classe politica e plebe non è ereditaria, naturale, ma funzionale, è il
modo in cui ogni società tende a strutturarsi.
La tensione tra classe politica e subalterni è fisiologica, iscritta nell'assenza di un
discrimine assoluto fra le classi.
Ogni aristocrazia, governa esclusivamente per sè, consegue vantaggi particolari, ma il
rapporto con la maggioranza resta imprescindibile. La mera forza non è sufficiente a
stabilizzare il dominio politico, occorre ricercare il consenso, attraverso a ciò che mosca
chiama “formula politica”: una giustificazione ideologica, di carattere morale, che risponde
al bisogno della natura umana di ubbidire a un principio astratto.
Per Pareto, l'opera dei governanti è tanto più efficace quanto più fa uso di
“residui” (struttura umana profonda degli istinti e sentimenti) ai quali accordare le
“derivazioni”, operazioni logiche strumentali, miranti a spiegare, giustificare, con l'obiettivo
di legare in un rapporto da mezzi a fini i residui stessi e i disegni politici. —>L’ideologia
non sono volgari ciarlatanerie, è un vincolo simbolico, che tiene la separazione governantigovernati facendola sembrare naturale.
—> onde evitare che il distacco fra cultura, credenze ed educazioni tra classi diventi
troppo marcato, la cerchia ristretta dei dominanti deve sapersi rinnovare continuamente, in
un processo di assimilazione di alcuni individui o gruppi provenienti dalle classi inferiori e
viceversa.
Questa circolazione delle elite, questo processo di amalgamento (Michels), garantisce
l'equilibrio dinamico nel quale consiste la potenza di ogni aristocrazia.
sull’apparato ideologico, ogni possibile combinazione rimanda a una alternativa
fondamentale, il soprannaturale, ovvero nella convinzione che ogni podestà venga dal
sovrano, che l’ha avuta da dio oppure che fa derivare ogni legittimo potere dalla volontà
popolare—>. Secondo la sociologia politica, la democrazia non ha essenza differente
rispetto alla monarchia.
-La sovranità popolare è un mito, come lo è l’unzione divina del monarca
. I parlamenti contraddicono la loro formula politica, infatti l'uno si fa eleggere, il popolo
sceglie tra una ristretta cerchia scelta da un'elite.
Il regime democratico, secondo il politologo Joseph Alois Schumpeter, si risolve nella
competizione tra le diverse elite di volta in volta presenti nel mercato politico.
-La teoria marxista conferma la teoria delle elite:
-sia perché i principi egualitari social comunisti non nascono spontaneamente dal
proletariato ma da intellettuali borghesi
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-sia perché l’organizzarsi di quel movimento nelle strutture di partito produce nuovi
padroni. quindi la legge ferrea dell’oligarchia è presente anche dentro la democrazia e il
socialismo.
La storia, per gli elitisti, procede “ad onda”, nel consumarsi senza scopo delle classi
dirigenti e i loro conflitti.
-nella modernità uguaglianza e disuguaglianza sono costruzioni sociali.
1.2 totalitarismi
Mussolini
Caratteristica principale dello Stato fascista, è l’esaltazione dell’unità dello stato contro il
particolarismo individualistico liberale, avversario del socialismo e del comunismo.
-nell’italia del dopoguerra la rivoluzione fascista troverà riscontri decisivi, perché sosteneva
gli agricoltori padani, arrivando poi allo squadrismo, alla lotta violenta contro il socialismo.
ci fu poi l’appoggio da parte della monarchia sabauda, che affida a mussolini incarico di
formare un nuovo governo, x neutralizzare il pericolo rosso.
-evidenti le differenze dottrinali tra le fasi originarie e la successiva presa di potere.—>
prima a favore poi contro il suffragio universale, prima repubblicano poi monarchico, prima
per la pace poi per la guerra.
quando il fascismo si costituisce come stato, cercando di eliminare ogni forma di
democrazia, fa comunque fronte alla potenza della monarchia e della chiesa, che ne
limitano il carattere monarchico. visto dal duce come pregio.
-lo stato fascista è assoluto. ha limitato le libertà nocive , conservando le libertà necessarie
al benessere dello stato.
-il singolo non vale, ma vale in quanto rigenerato nella collettività. gli organismi politici
infatti accompagnano ogni momento della vita degli individui, dalla scuola al tempo libero
al matrimonio.
-politicizzazione è una caratteristica fondamentale, anticipatore dei regimi totalitari
successivi .
- Cruciale resta il rapporto le folle e il duce, mistico, estatico, di totale soggezione e
identificazione del popolo con il capo. il fascismo fu un regime che ebbe molto
consenso con la costrizione, l’educazione e la violenza.
- parte integrante della sottomissione dell’uomo massa al duce e allo stato è la
parificazione che il fascismo ritiene di aver realizzato nel lavoro.
- l’uguaglianza fascista—>legittimazione del capitale a mezzo lavoro, così da eliminare i
conflitti tra capitalisti e operai, nocivi per lo stato.
- queste uguaglianze si esprimono nelle corporazioni , ovvero nelle organizzazioni che
raccolgono le istanze del lavoro e le armonizzano in senso interclassista , sotto il
controllo dello stato.
- la grandezza dello stato richiede espansione, il fascismo vuole riscattare le classi
proletarie, ingiustamente esclusa dalle spartizioni coloniali , in nome dell’antica gloria
romana.
—> nel 1938leggi razziali, di stampo nazista, dando significative incrinature nel consenso
popolare
Hitler
La concezione del mondo nazionalsocialista presentata nel Mein Kampf si richiama ad un
grezzo e truculento darwinismo sociale, in base al quale la storia è conflitto insanabile tra
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popoli chiusi, inchiodati nella loro immutabile condizione biologica, secondo un’idea
nazionale razzista,
-il “diverso valore” dei popoli e dei singoli è l’unico principio ordinatore dell’umanità.
-identifica con i discendenti degli ariani la superiore razza bianca, che rischia di
soccombere ai popoli del sud del mondo.
—> il popolo tedesco va riordinato, e per farlo deve espandere il suo dominio,
sottomettendo le razze inferiori, come gli slavi ma sopratutto gli ebrei, che hitler vede
come il male.
-gli ebrei sono il male, una minaccia pericolosa , hanno spirito materialistico e fitte trame
internazionali.
Caratteristiche del totalitarismo: terrore, propaganda, violenza. le squadre d’assalto
favoriscono ad ottenere un effettivo consenso , con il conseguente potere di H. nel 1933.
consenso aumentato anche con il programma di massicce opere pubbliche e produzione
industriale.
-obbiettivo politico è l’espansione della razza ariana e come mezzi H. Utilizza l’olocausto
per sterminare la razza nemica.
Lo Stato, a differenza del fascismo, è un mezzo per affermare il principio ideologico e
organizzativo del capo, che è l’unico detentore del potere.
1.3 dialettica illuminismo
Gli orrori del totalitarismo e l'Olocausto non interrompono l'incedere della ragione, anzi ne
sono l'esisto inevitabile, così si esprimono Horkheimer e Adorno, nella “dialettica
dell'illuminismo”, ebrei tedeschi riparati negli Stati Uniti, promotori dell'Istituto per la ricerca
sociale, fondato a Francoforte. L'intenzione è quella di ampliare gli orizzonti del marxismo.
Per illuminismo intendono la ragione in quanto tale, nel senso più ampio, il logos, come
strumento che viene in aiuto al soggetto per sottomettere la natura. Lungi dal potersi
considerare in termini di progresso lineare, il movimento della ratio porta dentro di sé il
germe dialettico della sua stessa contraddizione. —> Quel germe ha a che fare con la
cattiva uguaglianza, una ragione violenta e borghese.
-L’umana costruzione del sapere serve a neutralizzare la paura dell'ignoto, l'angoscia di
fronte all'inconoscibilità della natura. La conoscenza razionale manipola la natura,
rendendola oggetto concettualizzabile, riconducibile a leggi universali di regolarità,
svuotandola dei suoi multiformi contenuti specifici.
-L’illuminismo si presenta come lotta al “mito”, ma l'analisi critica della ragione su se
stessa, mostra come ratio e mito siano accomunati da un legame di profonda solidarietà.
Se la magia, la prima risposta dell'uomo all'ansia di autoconservazione, resta
un'operazione episodica e mimetica, il mito è un atto di rischiaramento-impossessamento,
di interpretazione della natura, un'operazione sistematica di azzeramento della folla della
qualità, sotto il controllo degli dei, che preparano le categorie universali della filosofia da
Platone a Kant. La ragione che combatte il mito ha un'anima mitica, perchè alimentata
dalla irriducibile opacità della paura. La ratio sorge per eliminare il terrore della natura, ma
da esso rimane soggiogata. Lo stesso soggetto è sottoposto alla logica universale del
dominio, del quale il soggetto al pari dell'oggetto è un sostrato, una forma espressiva,
destituito di una qualche essenzialità. Il soggetto, per dispiegare la propria potenza
razionale sulla natura, deve costringersi nei confini della sola ragione, estirpando da sé i
desideri, le passioni gli impulsi che ostacolano l'uso efficiente della ragione. Questo è un
“trattamento spaventoso”, che coinvolge la specie (filogenesi) ripetendolo in ogni infanzia
(ontogenesi).
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-Le figure cui Adorno e Horkheimer fanno riferimento sono due: Odisseo, il grande
borghese, il capitano che si fa legare all'albero della nave per sentire il canto delle sirene
senza il rischio di smarrirsi, sottraendosi così alla passione e all'istinto, senza però
rinunciare alla momentanea esperienza della conciliazione sensuale con la natura;
un'esperienza pericolosa per l'individuazione, per la costituzione razionale dell'Io, negata
ai lavoratori-rematori, cui Ulisse impone l'uso dei tappi di cera, così che possano
continuare a svolgere la loro sorda, meccanica mansione produttiva.
-L’altra figura è quella di Sade, per il quale la natura, da ricordo di un bene perduto,
diventa un male rifiutato, le cui pulsioni sono patologicamente stravolte in perversioni, il
piacere si trasforma in nevrotico meccanismo di sofferenza, gusto degenerato nel
rievocare nel grido della vittima i tormenti che il carnefice ha patito per la repressione della
propria.
Auschwitz e l'antisemitismo sono quindi esito necessario della ratio occidentale, nella loro
azione di dominio i fascisti sono i più ossessivi nemici della differenza: infatti non si può
non perseguitare il diverso, colui che resiste alle mediazioni dello spirito, che resta in
basso, a contatto con la spontaneità, con l'autenticità della natura negata: animali, zingari,
omosessuali, le donne, ma soprattutto gli ebrei la cui inferiorità rimanda ad una radice
teologica. Irrappresentabile, il Dio dei Giudei esercita un potere naturale sull'uomo, il
potere dell'infinito sul finito, che per ciò stesso, data la sua alterità rispetto al padre,
conserva la sua immediata distinta condizione materiale. Il cristianesimo invece, la
religione dle Figlio, è mediazione assoluta, pretesa di innalzare il finito all'infinito, dominio
spirituale di un Dio costruito a immagine e somiglianza della volontà di potenza dell'uomo.
L'oppressione della ragione non termina con il nazismo, sia perchè continua con stalin, sia
perchè la logica del dominio si diffonde nelle società a capitalismo monopolistico,
assumendo la forma dell”industria culturale”: variante più morbida, ma ancora più
insinuante e invasiva. La grande cultura del passato svolgeva una funzione critica della
società, la cultura contemporanea, massificata, inserita in meccanismi economici del
mercato e del consumo reifica le anime, distrugge ogni autentica spontaneità nella sfera
del tempo libero , che soggiace alle stesse norme di organizzazione e programmazione
del tempo di lavoro. La riproducibilità tecnica dell'arte non realizza il sogno di divulgare o
democratizzare i contenuti di forme espressive alte, e nemmeno garantisce la possibilità di
un suo uso rivoluzionario e progressista, in contrapposizione all'uso regressivo e
oppressivo che ne ha fatto il totalitarismo (Benjamin).
La mercificazione è ripetizione meccanica del sempre uguale, sia dal lato delle merci che
degli individui, ridotti a clienti, fruitori acritici e passivi. L'organizzazione capitalistica della
produzione e del consumo smentisce Max Weber, che ha colto la contraddizione della
modernità quale processo razionale avviatosi all'insegna della libertà ma destinato a
concludersi in una gabbia d'acciaio di un dominio senza senso. Eclissandosi il
presupposto unitario religioso, la crescente differenziazione tecnica e sociale e la
tendenza allo specialismo producono per weber il caos culturale, espressione di un ritorno
ad un pagano, frantumato e incomponibile politeismo dei valori, in cui l'individuo si salva,
compiendo scelte consapevoli e eroiche. Per Adorno e Horkheimer invece la civiltà attuale
non salva l'individuo, ma conferisce a tutti i suoi prodotti un'aria di somiglianza
(film,radio,giornali, musica,pittura, un sistema in cui tutti i settori sono armonizzati tra se e
tra loro), l'individuo è quindi illusorio, scomposto e ricomposto nel magma universale
dell'indifferenziato.
La dialettica dell'illuminismo non supera la sua contraddizione: non Nietzsche con la
volontà di potenza, né nella filosofia hegeliana, enemmeno nel piano materialistico
marxiano, evaporato il soggetto rivoluzionario come ogni soggetto, nell'assuefazione
all'industria culturale o nella politicizzazione delle masse. L'unica via è la teorica critica,
riflessione della ragione su se stessa. Non è quindi una rivoluzione, ma un salto, una
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nuova conciliazione con la natura, nella libertà spontanea e plurale, in nuovo possesso di
sé.
1.4 Rawls e Dworkin
John Rawls, muovendosi nella filosofia politica normativa anglosassone, riprendendo la
morale kantiana, afferma che ogni persona possiede un'inviolabilità fondata sulla giustizia,
su cui nemmeno il benessere della società in totale può prevalere. Si contrappone così
all'egemonia utilitaristica, che si attiene al principio teleologico di un vantaggio per il
maggior numero, esaltando la pari dignità di ognuno, le peculiari disposizioni e necessità.
Ma il presupposto ugualitario guarda in modo critico anche la teoria liberale, e quindi
anche kantiana, che identifica la cittadinanza con la proprietà , riducendo l'orizzonte della
libertà politica. Rawls fa valere la condizione naturale di ogni uomo, quale essere
autonomo, razionale ed eguale, capace di elaborare principi di giustizia condivisi. E' la
“posizione originaria di ugugaglianza”, corrispondente allo stato di natura.
I contraenti devono agire sotto un “velo di ignoranza”, tale da precludere ad ognuno di
conoscere il modo in cui le norme influiranno nel loro caso particolare, così da valutare i
principi soltanto in base a considerazioni generali. Il velo di ignoranza consente una equa
considerazione di tutti, capovolgendo il principio utilitaristico del più alto vantaggio medio.
I contraenti accettano due principi di giustizia: pari libertà e differenza. Il primo garantisce
a tutti diritti civili e politici, e il secondo risponde ad una logica sociale distributiva,
ricorrendo all'imposizione fiscale, in favore dei meno avvantaggiati. Le ineguaglianza
immeritate, per natura, devono essere ricompensate, riparando ai torti subiti dal caso.
Nell'ignorare la loro condizione originaria, i contraenti convergeranno nel principio del
maximin, concordano sull'alternativa in cui il peggior risultato è superiori ai peggiori risultati
delle altre.
Ronald Dworkin si allinea con Rawls nello sfondo dell'etica kantiana, nell'equilibrio
riflessivo e nella critica all'utilitarismo, criticando però il velo d'ignoranza e il principio di
differenza.
Dworkin si richiama alla tradizione giusnaturalistica, opponendo l'idea classica liberale dei
diritti naturali individuali all'utilitarismo giuspositivista di Bentham o Harsanyi, inadatto a
produrre un'adeguata impostazione distributiva.
La critica mossa a Rawls si fonda sui due principi di giustizia, fondati su logiche diverse e
asimmetriche: il primo appare di stampo chiaramente individualistico, mentre il secondo
reca un'impronta classista, assumendo alla base della giustizia l'aggregato degli
svantaggiati. Da un lato, Rawls spinge tutti ad accettare un livello basso di esistenza quale
punto di partenza; dall'altra, in quanto migliore tra i possibili peggiori, si rischia di
trascurare condizioni di vita ancora più sfavorevoli e marginali. Dworkin propone di
modificare la teoria del velo d'ignoranza e del principio di differenza con quello
dell'uguaglianza delle risorse. Ricorre alla metafora di un gruppo di naufraghi , posti
accidentalmente nella condizione di procedere ad una ottimal distribuzione dei beni; gli
oggetti disponibili vengono messi all'asta, dotando ogni naufrago dello stesso potere
d'acquisto, potendo liberamente accaparrarsi le risorse più funzionali ai propri progetti di
vita. Se l'asta funziona, ognuno sarà soddisfatto, preferendo i propri beni a quelli altrui. Ma
questo risultato è ottenibile solo nel caso in cui i conraenti risultino forniti di stessa
possibilità di comprare, oltre che di doti naturali equivalenti. Nella realtà empirica tale
situazione è irrealizzabile, perchè gli uomini sono diversi sia ai livelli di partenza che a
quelli di arrivo; così,il test dell'invidia non verrà mai risolto.
Vanno prese alcune misure: parte delle conchiglie sarà obbligatoriamente investito in
polizze assicurative, l'entita dei cui premi resterà a discrezione di ciascuno, per ripararsi
dalle avversità della fortuna. Il sistema distributivo sarà poi più efficace se riuscirà a
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limitare le conseguenze delle doti naturali, enfatizzando le ambizioni. In questi termini si
esprime il progressismo liberale americano, vicino alla socialdemocrazia europea.
1.5 Nozick
Robert Nozick, professore di Harvard, condivide con Rawls la critica all'utilitarismo e il
principio kantiano della eguale dignità e inviolabilità dell'individuo, che va tratto come fine
in sé, non come strumento.
L'uguaglianza morale apre immediatamente alla concreta diversità, alla molteplicità
molecolare degli individui. Quindi il primo diritto non riguarda le risorse a disposizione di
ciascuno, ma l'autonomia personale, l'appartenenza a se stessi, che trova espressione
nella proprietà privata. L'ambito di realizzazione delle scelte individuali è il mercato, che va
emancipato da qualsiasi dirigismo, da qualsiasi costruttivismo razionalistico (Hayek lo
chiamerà catallasi, scambiare), sottolineandone la natura spontanea. Il “titolo valido” è il
criterio di leggittimità, che permette a ciascuno di presentarsi come individuo, come attore
qualificato nelle azioni del mercato, condizione sia etica che giuridica. Il valore del titolo
che qualcuno detiene su qualcosa si valuta in termini storici, in relazione al fatto che il suo
conseguimento sia avvenuto senza ledere diritti altrui, in caso contrario vale il “principio di
rettificazione”, una riparazione etico-legale. Gli scambi dovranno avvenire in modo
analogo, senza ledere i titoli alla proprietà di nessuno. Complementare a tale visione è il
concetto di “Stato minimo”, mero strumento di garanzia delle dinamiche del mercato, che
si limita a garantire la sicurezza interna ed esterna, difendendo la libertà e la società degli
individui.
In Dworkin l'invidia nasce da dalle disuguaglianze sociali in quanto tali, in Nozick diventa
una perturbante pulsione psicologica della massa , volta a sconvolgere con l'uguaglianza
la comunità naturale del mercato.
1.6 comunitarismo
Il “comunitarismo” (la vita associata come organismo etico e politico iscritto nell'ordine
generale delle cose) viene fatto risalire agli anni Ottanta, con la pubblicazione dei libri
“dopo la virtù”, dello scozzese Alasdayr MacIntyre, e “il liberalismo e i limiti della giustizia”,
di Michael Sandel. Lo stato-nazione è in crisi, investito dalle grandi migraizoni e dalla
globalizzazione capitalistica, conseguenza della fine del bipolarismo a causa del crollo del
blocco sovietico. I communitarians fanno valere l'idea di collettività a fortissima densità
morale, spontanee e naturali. La nuova cultura comunitaria si presenta come risposta “di
sinistra” alla crisi dello Stato sociale, minatodalla globalizzazione e dal liberismo, pur
mantenendo però alcuni toni e temi del conservatorismo.
Obiettivo critico dei comunitari è il razionalismo liberale-rogressista, specie nella versione
rawlsiana. Nella posizione originaria gli individui appaiono a Sandel soggetti vuoti, atomi
disincarnati, sciolti dalle relazioni che condividono con gli altri membri della comunità,che
rendono davvero l'io un soggetto. I comunitarians pongono i fini come condizione
imprescindibile di un io dialetticamente sociale e sostanziale, segnato dai vincoli del
collettivo. Oppongono alla concezione universalistica e procedurale della democrazia, che
regola la convivenza tra diverse concezioni dle bene, il riconoscimento di società
determinate, che alimentano la propria densità collettiva a partire dalla convergenza su
un'idea fondamentale di bene comune, legame di un'etica condivisa, oltre la separazione
borghese di pubblico e privato. Vi è quindi un riferimento all'ethos organicistico di Aristotele
o Tommaso, o all'eticità hegeliana. L'invito MacIntyre è quindi quello a uomini e donne
affinchè si uniscano in piccole comunità, capaci di tenere in vita la speranza della civiltà e
della morale. Allo scioglimento dello Stato punta anche Sandel, nel momento in cui
l'autocomprensione costitutiva riuscisse ad andare oltre il soggetto individuale, imposto
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dallo Stato liberale, si creerebbe un comune vocabolario di discorso, uno sfondo di
pratiche implicite, di intese, che dissolverebbero la conflittualità.
Spesso i comunitari finiscono per ricorrere alla mediazione dello Stato, per superare le
sfide del multiculturalismo , i problemi della convivenza di diverse etnie o gruppi religiosi:
Sandel propone una democrazia etica, che consenta ai gruppi maggioritari di imporre i
propri codici di vita; o in Walzer, che lascia il pieno pluralismo delle varie culture, non
specificando però lo spazio pubblico comune.
Zygmunt Bauman afferma che molte logiche del comunitarismo e del multiculturalismo si
risolvono solo nelcrudo riconoscimento di una realtà dell'inuguaglianza, come un dato di
fatto in cui gli uomini non dovrebbero intervenire.
1.7 differenze di genere
A partire dalla metà dell'Ottocento si sviluppa un vero e proprio movimento delle donne,
date le emergenze sociali del tempo: lo sfruttamento del lavoro femminile nelle fabbriche;
la passività e l'isolamento della donna borghese benestante; l'ingresso delle donne nel
mondo delle professioni e nella politica; l'acculturazione; un disagio che esplode nella
generale protesta contro il sistema capitalistico, alla sua potenza di assuefazione ad una
logica conformista di benessere e consumo.
Il movimento viene ricostruito attraverso una bipartizione: una prima ondata del
femminismo, ispirata al paradigma dell’uguaglianza di genere, alla conquista della
parificazione sociale e politico-giuridica fra i sessi; successivamente, nel dopoguerra e alla
fine degli anni Sessanta, una nuova corrente di pensiero pone al centro la valorizzazione
della differenza femminile, passando al vaglio di una critica radicale la subordinazione
sessuale che attraversa tutta l'esperienza storica dell'umanità.
La prima fase si divide a sua volta in due tronconi paralleli: uno liberale, Mill, Taylor, che
punta alla rivendicazione di diritti civili e politici; un altro socialista, ispirato dal saggio di
Engels del 1884 “l'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato”, che ha fra i
suoi esponenti Rosa Luxemburg, Clara Zetkin, Aleksandra Kollontaj. Richiamandosi agli
studi di Johann Jakob Bachofen sul matriarcato, Engels distingue nella preistoria una fase
caratterizzata dalla caccia e dalla raccolta, con rapporti sessuali promiscui, in un contesto
di parità dei sessi, che però lascia alla donna una certa supremazia, onorata quale origine
di vita e fecondità, sono le femmine a consolidarsi all'interno della gens di appartenenza,
mentre i maschi di disperdono nelle tribù. Questa impostazione matriarcale viene
sconvolta dall'introduzione della famiglia monogamica, conseguenza dell'affermarsi della
proprietà privata, con l'agricoltura, il bestiame, le guerre di conquista; come combattente e
pastore, l'uomo si impone come capofamiglia, padrone della casa degli schiavi e anche
della moglie. Passando dall'antico (Grecia, Roma, feudalesimo, mercantilismo, rivoluzione
industriale) fino al moderno, la nuova famiglia borghese non modifica la supremazia
incontrastata dell'uomo, che esclude l'amore dai rapporti di coppia, e che raddoppia lo
sfruttamento nelle donne proletarie. Solo attraverso la rivoluzione comunista potrà
diffondersi un rinnovamento nei rapporti di genere, all'insegna del libero amore tra libere
persone.
Negli anni più recenti, Susan Okin riprende il velo d'ignoranza rawlsiano, estendendolo
però anche alla questione di genere; oppure il pensiero femminista inglese degli anni
Settanta, che vuole estendere la riflessione marxiana alla condizione di sfruttamento
femminile.
Un posto di rilievo va riconosciuto al volume “il secondo sesso”, di Simone de Beauvoir.
Una volta venuto al mondo, ogni essere umano è costretto alla libertà, destinato a
scegliere tra una vitta attiva e una passiva, la prima è trascendenza e il persè, la seconda
l'in sé. Questa alternativa taglia in verticale i rapporti tra i generi, all'insegna del dominio
trascendentale dell'uomo e la subordinazione immanente della donna. Un esito non
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spiegabili in termini naturali, economici o psicologici. Per cogliere il carattere di soggezione
della donna, bisogna risalire al suo essere parte di una relazione esistenziale, e quindi
insuperabile, che distingue il dominio sessuale da qualunque tipo di dominio, razziale,
economico, che consente agli sfruttati di liberarsi eliminando gli sfruttatori. Per la donna e
per l'uomo il rapporto non si supera, ma si è sviluppato in maniera asimmetrica, in un per
sé dell'uomo e in un in sé della donna. Tale costrizione non è imposta solo dal maschio,
ma la donna ha scelto di parteciparvi. Le esigenze esistenziali l'hanno portata ad essere
l'Altro dell'uomo. Per riconquistare la sua trascendenza, per diventare altro, soggetto, va
posta la piena indipendenza economica, che potrà realizzarsi solo in una società
socialista. Solo con l'uguaglianza sostanziale del socialismo potrà realizzarsi un nuovo
rapporto con l'uomo, in una riconosciuta e compiaciuta reciprocità.
A partire dagli anni Sessanta, la seconda ondata del femminismo si caratterizza nella
direzione di una riflessione globale sulla struttura patriarcale di tutta la società e di tutta la
cultura occidentale.
Contributo di particolare rilievo è offerto dal volume “speculum.dell'altro in quanto
donna”,della francese Luce Irigaray, che denuncia la struttura fallogocentrica del discorso
dell'uomo sulla donna. Un'impostazione alla base della filosofia, ma anche della
psicanalisi, infatti da Freud a Lacan, il destino della donna è nella sua anatomia
incompiuta: nel suo essere considerata ometto mancato, segnata dal desiderio frustrato di
avere qualcosa di simile al pene. Aspetto rilevante anche nella filosofia, in particolare nel
mito della caverna di Platone, dove la Irigaray vede la metafora dell'utero materno, luogo
umido,impulsivo, dal quale l'essere umano nasce e deve necessariamente liberarsi per
attingere all'asciutta conoscenza della luce del sole e del bene.
In discussione finisce anche la moderna nozione di uguaglianza, Carla Lonzi dice che il
mondo dell'uguaglianza è il mondo della sopraffazione legalizzata maschile. Le rivoluzioni
moderne, scrive Adriana Cavarero, soppiantano le differenze tra uomini in uguaglianza tra
uomini. Ma le donne sono escluse in partenza da questo percorso, relegate nella sfera
naturale della casa., vittime della separazione tra pubblico e privato, che ha le sue radici
nell'antica Grecia, e ora si esprime in termini di liberalismo.
Apparentemente neutro e asessuato, l'egualitarismo universalistico moderno si fonda su
uno schema di dominazione e assimilazione maschile. Bisognerà quindi procedere ad un
uso ironico del pensiero e dell’apparato maschile.
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